Importanza sociale delle terme, centro dell`otium
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Importanza sociale delle terme, centro dell`otium
Importanza sociale delle terme, centro dell'otium cittadino Dal I sec. a.C. le terme diventano una vera e propria istituzione sociale, delineandosi fin da subito come un importante luogo di incontri e socializzazione, attraendo dapprima i più benestanti, poi anche le persone più umili. I romani che affluiscono allo stabilimento termale non cercano soltanto un bagno benefico, ma anche e soprattutto un momento di svago: si va alle terme per rilassarsi con bagni e massaggi, fare attività sportiva in piscina ed in palestra, fare ginnastica, giocare a palla, scambiare due chiacchiere con gli amici, discutere di politica, commentare i fatti del giorno e abbandonarsi ai pettegolezzi, stare sdraiati al sole per l'apricatio, bevendo o mangiando qualcosa. Aulo Gellio, Noctes Atticae, V, 10 Inter alia multaque aedificia publica Romae erant plurimae et celebratae thermae. Ad thermas multi, patricii et plebeii, conveniebant et ibi multa negotia etiam conficiebant. In thermis Romani nom solum lavabantur sed etiam in ludis gymnicis se exercebant; praeterea in thermis cum amicis disputabatur. Antiquae thermae modestae et parvae erant; post Augustum Romanis sumptuosae, amplae et exquisitae thermae erant. Ossevazioni sul lessico Apricatio-onis, f, lo stare al sole, lungo bagno di sole (Cic. Att., 7,11,1) Thermae -arum, f., pl., bagni caldi., sostantivo di derivazione greca dall'aggettivo thermòs (caldo). In particolare il significato del termine si riconnette all'espressione thermài pegài (sorgenti calde). Thermae è attestato soltanto in epoca imperiale (Seneca, Plinio il Vecchio, Marziale, Giovenale) anche con il diminutivo Thermulaearum, piccole terme, (Marziale) Lavabantur : 3° p.s. imperfetto indicativo passivo da lavo,as,lavi,lavatum,are, intr. e tr. e lavo, is, lavi,lautum,ere, 3 tr. lavari: fare il bagno. Caes. e altri. Negotium-ii, n., tempo occupato, impiegato per svolgere affari politici ed economici. Ludis gymnicis: abl. pl., da ludus-i, m., e gymnicus, a, um (agg.), giochi ginnastici.Cic. Le grandi terme sono il maggior centro di vita mondana; chi vuole scambiare tranquillamente due chiacchiere con gli amici preferisce i bagni tenuti dai privati, anche se meno comodi e più cari. Nei grandi stabilimenti vi è infatti un affollamento tumultuoso ed un chiasso da mal di testa; verso la metà del pomeriggio gran parte della popolazione di Roma confluisce alle terme; dopo le occupazioni della giornata o prima del pranzo tutti si concedono la gioia del bagno e le terme brulicano di gente. Seneca aveva una casa a Baia, rinomata località di villeggiatura della costa campana, celebre anche per le sue acque termali sulfuree ed in una lettera all'amico Lucilio ci ha lasciato una descrizione famosa (Epistulae ad Lucilium, 56, 1-2): “Ecce undique me varius clamor circumsonat: nam queror quod supra balneum habito”: Ecco, da ogni dove un clamore differente risuona intorno: abito proprio sopra un bagno, immaginati un vocio, un gridare in tutti i toni che ti fa desiderare d'esser sordo; sento il mugolio di coloro che si esercitano coi manubri; emettono sibili e respirano affannosamente. Se qualcuno se ne sta buono buono a farsi fare il massaggio sento il picchiettio della mano sulla spalla, e un suono diverso a seconda che il colpo sia dato con la mano piatta o incavata. Quando poi viene uno di quelli che non può giocare a palla, se grida e comincia a contare i colpi ad alta voce, è finita. E c'è anche l'accattabrighe, il ladro colto sul fatto, il chiacchierone che, quando parla, sta a sentire il suono della sua voce, e quelli che fanno il tuffo nella vasca per nuotare, mentre l'acqua spruzza rumorosamente da tutte le parti. Ma per lo meno questi mettono fuori una voce che è la loro. Pensa al depilatore che ogni poco fa un verso in falsetto per offrirti i suoi servigi; e non sta zitto che quando strappa i peli a qualcuno; ma allora strilla chi gli sta sotto. Senza contare l'urlo dei venditori di bibite, di salsicce, di pasticcini, e degli inservienti delle bettole che vanno in giro, offrendo la loro merce, ciascuno con una speciale modulazione di voce”. I bagni vengono aperti a mezzogiorno, l'ora nella quale si accendono i forni; l'entrata e l'uscita del pubblico è regolata diversamente secondo i tempi e i luoghi. In Roma le terme sono aperte dal mezzogiorno al calar del sole ed il suono di un gong è il segno dell'apertura e della chiusura, verso l'imbrunire. L'imperatore Adriano prescrive che l'ingresso non cominci se non dopo le due pomeridiane, eccezione fatta per i malati (Elio Sparziano, Hadr. 22,7). Nei bagni di provincia le terme talora rimangono aperte anche qualche ora della notte, specialmente dove i locali sono insufficienti rispetto alle esigenze della popolazione. Nelle terme del Foro di Pompei sono state ritrovate numerose cinquecento lucerne e tracce di fumo sui muri: quest'uso delle lampade si spiega supponendo che i locali rimanessero aperti sino ad ora inoltrata. Nelle terme in cui manca lo scompartimento per i bagni femminili le donne vengono escluse (delle tre terme di Pompei quelle centrali sono per soli uomini), o sono ammesse in ore diverse da quelle degli uomini (Corpus Inscr. Lat., II, 5181, la cosiddetta lex metalli Vipascensis: l'entrata è aperta per le donne dalla levata del sole all'hora septima, cioè l'una del pomeriggio, circa; per gli uomini nel resto della giornata, sino a due ore dopo il tramonto). Il modo di fare il bagno varia a seconda dei desideri individuali, dell'età, del sesso, dello stato di salute. Spesso la sezione femminile è più semplice di quella degli uomini e nuotare nella piscina, che è comune alle due sezioni, quando i regolamenti del bagno non ne vietano l'uso alle donne, pare indizio di facili costumi: signum adulterae lavari cum viris (Quint., Institutiones, V, 9, 14). Tuttavia nella grande varietà dei metodi descritti desunti dalle fonti, si ricava che il principio regolatore del bagno romano è sempre lo stesso, e consiste nel riscaldare il corpo, in modo che i pori siano ben aperti e il calore diffuso uniformemente sotto l'epidermide, per poi temprarlo e ristringerlo con un bagno freddissimo, al quale può seguire per la reazione un nuovo bagno caldo, prima dell'ultimo massaggio. A richiamare il calore verso la superficie del corpo si provvede in vario modo alcuni si limitano a fare un prolungato esercizio nella palestra (lotta, manubri, soprattutto palla) seguito da un primo massaggio, dopo il quale si tuffano a nuotare nella vasca (piscina natatoria). Altri dopo la ginnastica, o dopo il bagno di sole, ovvero, dopo un semplice massaggio preliminare, passati dalla palestra allo spogliatoio, fanno il bagno caldo o il bagno di sudore; poi, dopo una breve sosta in una zona di transizione, si recano a fare le abluzioni fredde. Per rendere più gradita l'alternativa del caldo e del freddo, come si mantiene ad alta temperatura l'acqua destinata al bagno caldo, così si refrigera l'acqua del frigidarium e della natatio anche mediante la neve; piscinis tempore aestivo nivatis (Svetonio Ner., 27). Finito il bagno, si sottopone di nuovo il corpo al massaggio con uso di olio e di unguenti. Per fare il bagno si portano alle terme oggetti di varia specie: ampollo d'olio, strigili, soda, diversi panni per asciugare il corpo (lintea, sabana), la faccia (faciale) ed i piedi (pedale). I cittadini più ricchi sono sempre accompagnati da uno stuolo di schiavi: chi porta l'olio con cui ungersi prima della ginnastica, chi tiene gli asciugamani, chi rimane a sorvegliare le vesti lasciate nello spogliatoio, chi assiste il padrone durante il bagno (balneator), chi fa i massaggi (unctor, aliptes, iatraliptes) o la depilazione (alipilus). Nell'opera di Petronio, Satyricon, 28, l'autore descrive le abitudini di Trimalcione rigurdo la frequentazione delle termae e racconta:”Trimalcione è un liberto che era diventato ricchissimo e talvolta domun abibat, in conspectum publicum magnifico ornatu prodibat et ad thermas ibat, ubi unguentis se perfundebat, deinde non linteis sed palliis ex mollissima lana tegebatur. Tres interim iatraliptae in conspectu eius Falernum potabant, ma, siccome ridendo ne versano a terra, Trimalcione chiama questo un brindisi alla sua salute. Infine viene posto sulla lettiga e torna a casa, dove ordina di preparare un sontuoso banchetto ed invita a cena lieti commensali, con cui discute e disserta. Tutta la casa è piena di soprammobili d'oro.....”. Le terme avevano bellissimi mosaici e pitture parietali