Il 32 per cento dei netbook è in mano a Linux,Skype
Transcript
Il 32 per cento dei netbook è in mano a Linux,Skype
Il 32 per cento dei netbook è in mano a Linux Fonte: oneOpenSource Linux conquisterà il 32 percento dei netbook venduti nel 2009. Lo afferma una ricerca recentemente realizzata dalla società di analisi ABI Research, da cui si deduce anche che il trend di Linux sui netbook è tutt’altro che in ribasso. I risultati presentati contraddicono quello che era ormai stato accettato dai pinguini come l’amara realtà. Ovvero che i netbook con Linux venivano restituiti quattro volte più che quelli con Windows e che, a detta di Microsoft, Windows XP aveva lo scorso aprile il 96% di questa fascia di mercato. La stessa Microsoft ha comunque dovuto riconoscere che il pinguino ha ricominciato a correre e le nuove stime di Redmond indicano Windows presente solo sul 93% dei netbook. ABI Research azzarda anche delle previsioni per il futuro. Secondo la loro ricerca, nel 2013 sarà Linux il sistema più diffuso sui netbook. Questo sarà dovuto ad un boom di installazioni Moblin, accompagnate da computerini equipaggiati con Android e Chrome OS. Bisogna inoltre considerare anche l’incognita ARM. Windows per desktop non è adatto a girare su questa architettura, mentre la maggior parte delle distribuzioni e dei sistemi Linux non soffre dello stesso problema. Microsoft ha però dal canto suo la possibilità di offrire Windows CE, che però non regge il confronto in quanto a funzionalità e disponibilità di applicativi. Sembra quindi che sui netbook Windows 7 non riuscirà a chiudere il becco al pinguino, soprattutto nel Sud-Est asiatico dove il mercato è molto più aperto alle alternative rispetto a quello americano. E qui in Italia quali sono le vostre impressioni? Skype Open Source?! Una delle notizie di oggi è questa: Skype diventerà “open source” per Linux. Detta così ha poco senso: ho diventa “open source” per tutti, o per nessuno. E conoscendo skype, tempo che sia buona la seconda, purtroppo. E, infatti, andando a leggere meglio la notizia si scopre che: “Per calmare gli animi bisogna dire che non sarà aperto tutto il codice del client, ma solo quello relativo all’interfaccia utente“[1]. Ahhhh, te pareva!!! Alla fine il motore sottostante – che è la parte più importante di tutte – rimarrà closed, e quindi inavicinabile agli sviluppatori. Che potranno soltanto, bontà loro, creare varie interfacce utente – skin, la grafica – “open source”. Che cosa significhi di preciso non si sa, ma tant’é… In realtà qualche notizia più precisa si ha, con tanto di interessante informazione sul perché: “lo sviluppo di un client migliore costerebbe degli investimenti che con molta probabilità Skype non è in grado di sostenere vista la brutta crisi finanziaria che la società sta passando, ecco quindi la «genialata» dei boss del gruppo ovvero liberare il codice sorgente per permettere alla comunità open di portare avanti il progetto migliorandolo ed arricchendolo di nuove funzionalità. Nello stesso tempo Skype si comporterebbe come un semplice fornitore di servizi VoIP liberandosi dagli oneri di sviluppo del client che viene usato per usufruire del suo protocollo blindato“[2]. Qui lo dico e qui lo neglo, la possibilità di avere un client skype libero – anche se non il protocollo – magari integrato con gli altri programmi simili (pidgin, kopete), è un’ipotesi interessante. [1] http://www.oneopensource.it/03/11/2009/skype-per-linux-diventera-open-sourc e/ [2] http://www.linuxedintorni.org/archives/2442 Altre fonti: ossblog.it, doxaliber, zeus news. No al crocefisso nelle aule scolastiche La Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo, con la sentenza n. 30814 depositata oggi, ha stabilito che la presenza dei crocifissi nelle aule scolastiche costituisce «una violazione del diritto dei genitori ad educare i figli secondo le loro convinzioni» e una violazione alla «libertà di religione degli alunni». Secondo la Corte il crocefisso ha prevalentemente un significato religioso e come tale viene percepito dagli allievi di ogni età. Un senso che può essere confortante e incoraggiante per gli scolari religiosi ma che è in grado di turbare a “livello emozionale” chi professa un altro credo, in particolare chi fa parte di una minoranza religiosa, o semplicemente è agnostico. La laicità dello Stato non si deve dunque limitare alla volontarietà dell’insegnamento della religione cattolica ma deve estendersi anche al divieto di praticare riti o esporre simboli legati a qualunque religione o all’ateismo. L’esposizione del crocefisso non può essere dunque, conclude la Corte, essere giustificata né dalla richiesta dei genitori cattolici né, come ha sostenuto il governo italiano, dalla necessità di un compromesso con le parti politiche di ispirazione cattolica. I giudici di Strasburgo negano che l’esposizione nelle aule di un simbolo che è ragionevole associare alla religione maggiormente praticata nel Paese possa contribuire al pluralismo educativo essenziale a una società democrat- ica. I sette giudici autori della sentenza sono Francoise Tulkens (Belgio, presidente), Vladimiro Zagrebelsky (Italia), Ireneu Cabral Barreto (Portogallo), Danute Jociene (Lituania), Dragoljub Popovic (Serbia), Andras Sajò (Ungheria), e Isil Karakas (Turchia). Standig ovation!!!! Fonti: Corriere della Sera, Il Sole 24 Ore, Repubblica, il manifesto, (ami) Remember, remember the 8th of November… Chi compra più musica? Chi usa il peer2peer … Ma guarda che colpi di genio, alla fine, dopo solo 10 anni, ci arrivano pure i media meinstream: chi compra più musica sono proprio i terribili “pirati”, cioè gli utilizzatori del file sharing, quelli che attraverso le reti “peer to peer” scaricano musica “illegalmente”. E come mai questi pericolossisimi personaggi avrebbero questo incredibile e contraddittorio comportamento?! Perché: «Le persone che praticano il file-sharing sono le stesse che sono interessate alla musica. Usano il peer-to-peer come meccanismo di scoperta» E noi, minchioni, che lo dicevamo da anni… Fonti: Corriere della Sera Indipendent