Il treno - Amici nella Cultura

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Il treno - Amici nella Cultura
Il treno
L’annuncia un fischio lontano al di la dello sperone roccioso che nasce dal
mare e i ragazzi smettono all’istante i loro giochi per correre verso l’imboccatura
del tunnel. Aspettano trattenendo il respiro, che la possente macchina sbuffante
esca fischiando dall’antro buio per poi, mentre passa, accoglierla con urla festose
e grandi movimenti di braccia a salutare gli sparuti passeggeri che si intravedono
dai finestrini. Concetta li osserva dall’alto del cortile, a lei piace molto il treno.
Vorrebbe essere con loro, ma sua madre l’ha voluta con lei a servizio dei Signori e
ora la sta aiutando a stendere il bucato. < Concettina, sbrigati > La voce della
madre è impaziente. Il lavoro è molto ed i soldi pochi per una donna e sua figlia,
rimaste sole per colpa di un siluro e deve ringraziare l’onorevole che ha dato
lavoro a lei e poi anche alla figlia dodicenne.
La grande casa colonica è uscita indenne dalla guerra e anche se reca
qualche segno del tempo, il caldo colore rosato gli conferisce una patina di
palazzo d’epoca. E’ posta su di un piccolo pianoro, appena sopra la ferrovia che
costeggia il mare e dista qualche chilometro dal paesino tipicamente siciliano
incastonato più in alto su per il monte. Il suo portale baroccheggiante con il
cancello in ferro battuto, tenuto sempre lucido da mani di vernice nera,
introducono nell’ampio cortile quadrato chiuso sui tre lati dalla costruzione, con
qualche palma, un’aiuola e un pozzo di pietra nel mezzo. Un ampio passaggio
sotto l’ala destra consente di raggiungere sul retro l’ampio giardino dove vi sta il
lavatoio e gli stenditoi. Più avanti, separati da un filare di fichi d’india iniziano i
campi coltivati e il frutteto.
Don Egidio, il padre ormai anziano, è stato a capo della famiglia fino alla fine
della guerra, poi le redine le ha prese Don Fausto, l’unico dei cinque figli che è
riuscito a schivare il militare e a infilarsi nelle pieghe della politica, grazie a un
matrimonio con la figlia di un senatore. Tancredi è il maggiore dei fratelli e
dovrebbe essere lui il reggente, ma per la scarsa propensione al lavoro di qualsiasi
genere e la mancanza di interesse a qualsiasi cosa che non fossero i libri, venne a
suo tempo scavalcato dal fratello, con il suo massimo sollievo.
La casa è stata divisa in diversi appartamenti per le famiglie dei figli e solo la
parte centrale è mantenuta inalterata per gli eventuali ricevimenti e come
abitazione per il vecchio Don Egidio, Tancredi e il fratello minore Mimmo, unici
ancora scapoli. Nei primi anni cinquanta la vita scorre tranquilla e sonnolenta
nella provincia siciliana. Il patrimonio di famiglia, la rendita di alcune case di
proprietà su al paese, gli agrumeti e altri terreni dati in affitto, consentono una vita
agiata agli abitanti della casa. Anche gli affari per la ricostruzione rendono bene
all’ormai per tutti, onorevole Don Fausto, sempre alla costante ricerca di donne
giovani su cui far presa col suo fascino latino e il portafoglio gonfio.
< Ho visto giusto, la ragazzina promette bene > L’onorevole si complimenta
con se stesso, mentre seduto sulla poltroncina in ferro, all’ombra del grande
carrubo, si sorbisce una granita all’anice e osserva Concetta che si china per
raccogliere le ultime cose da stendere. Il vestito corto lascia scoperte le gambe
magre ma dritte e i lunghi capelli chiari cascandole in avanti producono guizzi di
luce. < Hai finito la granita. Ne vuoi un’altra? > La voce della moglie lo distoglie dal
pensiero che lo sta eccitando.
A tredici anni è difficile capire il male. Attenzioni continue senza mai forzare i
tempi e piccoli regali ad ogni occasione, sono facilmente intesi come segni di
affetto da chi dalla vita ne ha avuto poco, cosi lei ancora bambina, ci casca,
attaccandosi ogni giorno di più e credendo ciecamente a tutto quello che lui,
trentaduenne professionista in amore clandestino, vuole farle credere.
< Bisogna che tu ti dia da fare, siamo stufi di vederti a non far niente mentre
noi ti manteniamo > La voce dell’onorevole ha preso un tono aspro, accusatorio.
La risposta di Tancredi è un che di comico, perché la sua voce baritonale e la sua
stazza mal si addicono all’esitazione e al piagnucolio < Io .. io sto facendo
qualcosa… ho in mente un libro che porterà … prestigio … si prestigio, è questa la
parola giusta … e poi … lo sai che non sono portato per certe cose… io devo
studiare… cosa vuoi che altro faccia? > Balbetta queste parole sudando
copiosamente, mentre a testa china cerca di guadagnare la porta.
Probabilmente è la frase più lunga detta da lui da quando è tornato dalla guerra.
Ma l’onorevole non ha nessuna intenzione di mollare la preda, così lo agguanta
per un braccio e gli dice con voce diventata suadente < Stai diventando
vecchio. Ti devi sposare per il bene della famiglia e avere un figlio >. La faccia di
Tancredi si sbianca di colpo e il suo corpo si accascia pesantemente su di una
sedia < Non posso …sposarmi. Non so stare con una… donna e poi … non ne
conosco… chi vuoi che stia con me.. > I suoi occhi fissano il fratello implorando,
ma lui incalza deciso < Abbiamo già la moglie per te. Anche se non la meriti è
giovane e carina. Pensiamo noi a tutto, tu non ti devi preoccupare, sappi solo che
così facendo salvi l’onorabilità e la stabilità della famiglia >.
Per l’onorevole non è difficile, mentendo spudoratamente, convincere anche
la madre di Concetta e soprattutto far credere a sua moglie che tutte le
responsabilità sono del povero sempliciotto di Tancredi e che lui è disposto a
riparare al suo errore con il matrimonio. Tancredi dal canto suo, non è uno stupido
e sa benissimo quello che il fratello ha combinato, però se la verità trapelasse, lui
dovrebbe accollarsi gli oneri e la responsabilità di gestire la casa e l’azienda e non
avrebbe più tempo per i suoi libri. Quindi preferisce accettare la versione umiliante
fatta dal fratello. Così il più velocemente e discretamente possibile, viene
celebrato il matrimonio tra la magra ragazza quattordicenne con le lacrime che
le bagnano il bianco vestito e l’omone quarantenne dal viso ceruleo e le
movenze da imbranato.
Quando ormai l’onorevole pensa di aver scampato il pericolo, pianificato
tutto e sistemata l’amante gravida sempre disponibile, in casa col fratello e con il
beneplacito della sua ignara moglie, i suoi piani vengono stravolti da una lettera
giunta da Roma, in cui suo suocero gli scrive che se aveva fatto fessi gli altri, lui
conosce bene Tancredi e non crede alla versione che lui ha dato. Inoltre
minaccia di distruggerlo se non fa sparire la ragazza in cinta dalla casa.
Per alcuni giorni il poco onorevole, sta nervosamente attaccato al telefono
per muovere tutte le conoscenze possibili, poi parte in macchina per un “viaggio
importantissimo di lavoro” rimanendo assente una decina di giorni. Quando torna
sembra che qualcuno gli avesse tolto un peso dalle spalle tanto è brillante. Solo
Concetta inizia a chiudersi in camera per piangere. Quando Tancredi si rivolge al
fratello chiedendo cosa può fare per sua moglie, lui sorridendo risponde < Lascia
stare, non fare niente. Cose da donne sono >. Poi verso la fine di marzo, quando
l’onorevole gli da la notizia, Tancredi capisce in che guaio si è cacciato: per il
bene della famiglia dove andarsene il più lontano possibile e lasciare il suo rosato
mondo. Ma ormai è troppo coinvolto e non può più tirarsi indietro, inoltre è anche
troppo pavido per reagire in qualche modo, così non gli rimane che accettare.
Anche se Concetta ha molto sognato di salire su quel treno e godere dei
paesaggi che passano, trascorre tutto il tempo del lungo viaggio in uno stato di
dormiveglia alternandolo a rari spuntini e frequenti conati. Tancredi, presente col
massiccio corpo, è completamente assente con lo spirito. Raramente distoglie gli
occhi dal libro, infastidito da quella situazione. Fortunatamente con loro in quello
scomparto riservato c’è Mimmo, a cui l’onorevole ha trovato un lavoro in uno
studio notarile a Milano, che si occupa di tutto e così, dopo alcuni cambi di treno,
il giorno dopo giungono alla stazione di un paesino a pochi chilometri da Milano.
Partiti col sole di una bella stagione già iniziata, quando scendono dal treno si
trovano ancora in un inverno piovoso. Appena escono dalla stazione, guidati da
Mimmo, si ripararono in una vecchia osteria e ordinano qualcosa di caldo.
Fortunatamente l’oste fa anche servizio pubblico con la macchina così si fanno
portare alla nuova casa.
La palazzina a cui giungono fa parte di un gruppo di tre uguali e appena
costruite, di colore verde salvia sono poste in campo di fango, lungo una strada
sterrata e fangosa. Le case sono di due piani, composte da quattro appartamenti
col balconcino. Dietro le case, oltre alcuni campi erbosi, si vede un antico palazzo
settecentesco circondato da un malandato muro di cinta e incastonato nel
vecchio paese. Davanti i campi piatti e brulli, si estendono a perdita d’occhio,
interrotti solo da sparuti boschetti ancora spogli. Non si vede nessuno in giro.
Scendono dalla macchina sotto una pioggerellina fitta e gelida. Mimmo paga
l’autista e prese le borse, entrano nel portone della palazzina A. Una corta rampa
e la porta a destra. L’onorevole ha fatto le cose per bene, non manca nulla:
mobili, tende, cucina. Persino la spesa è già stata fatta. In una cameretta ci
stanno le scatole coi libri, i loro vestiti in un grande baule e diverse valigie. Contro
la parete una branda è già preparata. Persino nel bagno ci sono già delle
saponette e alcuni prodotti sulla mensola.
Mentre i due uomini, tolte le scarpe infangate si aggirano per i locali,
Concetta stremata si butta sopra il letto matrimoniale e ripiomba nel pianto
lagnoso. < Niente, non è niente, poi vedrai che passa >. Mimmo, istruito bene
dall’onorevole, risponde così allo sguardo preoccupato del fratello che, subito
tranquillizzato, riprende in mano il libro e va a sedersi sul divano nuovo, poi inforca
gli occhiali si immerge nella lettura estraniandosi da tutto.
Inizia così una vita diversa per quella famiglia atipica. Una giovane ragazza
con una pancia che lascia intuire il prossimo evento, che si occupa della casa,
della spesa e fa dietro ai due uomini. Il più giovane che esce presto al mattino e
torna tardi la sera, che si occupa delle finanze e salda con regolarità il conto
settimanalmente alla “bottega”; poi quello più anziano, grande e grosso ma quasi
invisibile tanto è discreto, che non scende mai in cortile e non parla mai con
nessuno e lo si intravede solo attraverso le finestre.
In poco tempo gli appartamenti delle palazzine vengono tutti riempiti da
famiglie venete sfollate dopo l’inondazione del Polesine e da qualche famiglia del
posto. Unici meridionali, anzi isolani sono loro. Culture completamente diverse.
Estroversi e ciarloni i veneti, brontoloni i lombardi e chiusi nel loro mondo personale
i tre siciliani.
All’apice dell’estate e nel pieno della notte c’e trambusto, la levatrice in
bicicletta arriva e a mezzogiorno nelle case già si festeggia la prima nascita delle
“case popolari”. Il continuo andirivieni dei vicini che si prodigano ad aiutare la
giovane puerpera, provoca in Tancredi una malcelata antipatia verso il piccolo,
colpevole di avere, col suo arrivo, disturbato la sua tranquillità, così decide di
spostarsi nella cameretta e costringe il fratello a procurare un’altra branda per lui.
Tre mesi dopo, nel giorno del battesimo di Nunzio i vicini scoprono sconcertati
che quello che pensavano fosse il marito e padre era solo lo zio e di quanto
grande fosse differenza di anni tra l’esile moglie e il grosso marito. Nessuno di loro
ha mai conosciuto una famiglia così. I pettegolezzi si sprecano e poco alla volta,
complice la ritrosità di Tancredi, nessuno mette più piede in quella casa.
Un mattino di nebbia, in cui non si riusciva a vedere nemmeno il nuovo
cancelletto, il campanello di casa suona insistente. Concetta va ad aprire e si
trova davanti un viso conosciuto. Un compaesano suo vicino di casa, che la
conosce da quando è nata < Ciao Concettina, come stai? > Lei rimane ferma
sulla soglia incapace di reagire < Ti sei fatta grande, ormai sei diventata una
donna. Ti ho portato cose da parte dei signori e anche da tua madre. Dimmi dove
posso metterli >. Non le piace lo sguardo indagatore dell’uomo < Bene.. stò bene
> poi si fa da parte per farlo entrare e gli indica la cameretta. Mentre l’uomo
scende per raggiungere il retro di un vecchio camion che si intravede appena, si
sente la voce di Tancredi dal soggiorno < Concetta, chi è? Ho sentito un parlare di
casa. Qualcuno dal paese nostro? > La ragazza superata la sorpresa, risponde
piccata < E’ meglio che ti smuovi dal divano e lo aiuti a portare in casa le cose
che ci sono arrivate, così vedi anche chi è > Non ha mai parlato così al marito, ma
ora non vuole far sapere a sua madre che è li solo per fare da serva.
Tancredi scende le scale ciabattando e giunto sul portone si sorprende < Ma
come, c’è la nebbia? >. Gli arriva uno scatolone tra le mani e lui sbuffando,
lentamente risale le scale e lo deposita in anticamera. Con poco aiuto da parte di
Tancredi vengono scaricati e riposti gli scatoloni. Portate nella cantina due
damigiane di vino e alcune ceste di verdura e di agrumi, sistemati sui ripiani i
bottiglioni di olio. Concetta ha un ospite a pranzo. Cucina quello che sa fare
meglio e per la prima volta nella sua vita fa anche la padrona di casa. Il pranzo
segna una svolta della casa, in assenza di Mimmo lei ha capito che può disporre
del marito, è riuscita a dargli un ordine e lui ha obbedito senza discutere. Quando
nel pomeriggio l’ospite riparte, la nebbia si è alzata non solo all’esterno. Negli
scatoloni Concetta scopre molte cose utili per il piccolo, tra le quali anche una
carrozzina. E quando Mimmo ritorna, in mezzo alle scatole vuote invece della
ragazzina triste, trova una donna decisa.
A Mimmo questa nuova donna piace e se ne rende conto. Non vuole che
questo succeda per rispetto a Tancredi, ma soprattutto per paura di quello che gli
possa fare l’onorevole nel caso venisse a saperlo. Allora decide che è il momento
di andarsene. Non potendo contare sul fratello, per un mese con tanta pazienza,
insegna a Concetta come gestire la rendita mensile che arriva in posta e a
segnare sul calendario le varie scadenze che poi andranno pagate. Nel
frattempo trova un appartamento in città e vi trasloca con la promessa di
ritornare almeno una volta al mese. Le cose nella casa rimangono invariate.
Tancredi seguita a dormire nella cameretta e Concetta nel letto matrimoniale col
figlio accanto. La sola sorpresa è per i vicini, quando vedono uscire la coppia ogni
mattino a fare la spesa in paese, con la carrozzina spinta dal marito e la moglie a
braccetto.
In pochi anni tutto attorno cambia. Le strade vengono tutte asfaltate. Nuovi
caseggiati sono sorti con qualche negozio sotto e perfino un bar con biliardo. Il
paese crescendo ha inghiottito le palazzine e davanti a loro non vi sono più dei
campi e la visuale poco lontano è chiusa dal ponte sulla ferrovia. Sono arrivate
diverse famiglie di meridionali attirati dalle fabbriche della zona. Di bambini che
giocano per strada ve ne sono molti, le comari fanno chiacchiere in capannelli o
da un balcone all’altro, affaccendate. Di uomini non se ne vedono in giro di
giorno, tranne qualche anziano e quei pochi che fanno i turni di lavoro in
fabbrica. Uno solo non fa nulla, Tancredi, e questo pesa sul giudizio della gente
che riesce fatica, pur lavorando, a tirare fine mese.
A ottobre Nunzio inizia ad andare a scuola. Concetta l’accompagna e va a
prenderlo. Per sei anni lo ha tenuto nella bambagia, consentendogli, complice il
marito, di avere solo contatti sporadici con gli altri ragazzi. Quando solo si
avvicinava ad una bambina < Nunzio! > la voce baritonale del padre risuonava
dalla finestra e lui mogio mogio risaliva in casa. Ma ora il bambino è costretto a
passare la maggiore parte del tempo assieme agli altri e se pur timido riesce a
stringere alcune amicizie. Questo a Concetta non piace e ne è gelosa tanto da
farsi raccontare ogni giorno ciò che fa quando non sta con lei. Anche se il
bambino è ormai cresciuto e dovrebbe avere il suo letto, lei non rinuncia a
tenerselo vicino nel letto, come fosse un orsacchiotto a cui stringersi di notte per
non avere paura del buio. Ha da poco compiuto i vent’anni ed è diventata una
bella donna che attira su di se molti sguardi di ammirazione e d’invidia. Ma questo
non sembra interessare a Tancredi, che quando la guarda lo fa senza alcun
interesse evidente e si limita a farle solo da cavaliere quando escono ed a tenere
lontano con la sua stazza, chiunque voglia importunarla.
La madre di Concetta non ha mai perdonata la figlia e la carrozzina
mandata da lei è stata una sorpresa. Di notizie dalla Sicilia ne giungono poche e
quando nello stesso giorno il postino ne consegna due assieme, preoccupano. Il
telegramma è dell’onorevole che comunica al fratello la morte del padre e gli
ordina di tornare per le esequie. La seconda è una lettera per Concetta in cui la
madre le scrive che la carrozzina l’aveva mandata per il piccolo innocente e che
lei non deve farsi più vedere perché l’ha ricoperta di vergogna e non la considera
più sua figlia. Il giorno stesso arriva Mimmo e con Tancredi prendono il primo treno
per l’isola.
Con il marito o senza, la vita di Concetta si modifica poco, anzi, diminuisce il
lavoro in casa e così riesce anche a leggere un libro scelto fra quelli del marito,
con un titolo strano ma con pagine intere piene di erotismo. Vedendola sola
qualcuno le rivolge la parola e le fa delle galanterie che lei accetta volentieri
quando non è senza il figlio, altrimenti sta sulle sue. Intanto il rientro di Tancredi
assente da un mese, viene continuamente posticipato con la scusa della
spartizione dell’eredita e tutte le cose burocratiche che ne conseguono. In effetti
le cose sono più gravi. L’onorevole si è mangiato buona parte del patrimonio di
famiglia e a parte la casa con i campi li attorno non è rimasto altro. Tancredi e gli
altri tre fratelli si sono rivolti ad un avvocato per riuscire ad avere la loro parte di
quello che è rimasto, ma l’onorevole non vuole dividere la proprietà e non molla
una lira.
Quando arriva l’estate anche al nord, Tancredi è ancora giù in Sicilia e dà
sue notizie per lettera ogni quindici giorni, promettendo di ritornare appena
possibile. Il caldo, di giorno è ancora sopportabile per la leggera brezza presente,
ma quando cala la sera l’afa invade ovunque e qualsiasi indumento diventa
superfluo. Dopo che hanno mangiato, Concetta abbassa le tapparelle fino a
lasciare solo delle fessure e nella penombra si spoglia e poi libera dei vestiti anche
il figlio, poi col sottofondo della radio che a spostato nella camera, si mettono
come sempre assieme sopra il letto, ad aspettare il sonno. I sui sogni da ventenne
sono spesso turbati da voglie celate che lei stessa rinnega, ma basta una mano di
bambino che le sfiori il seno, che un lampo la accenda di calore per tutto il corpo.
La luce del mattino che filtra dalle fessure, la coglie, come per proteggersi
dall’aria più fresca e dal nuovo giorno, in un abbraccio possessivo col figlio.
La solitudine comincia a pesare a Concetta. Benché ora Nunzio, giri per casa
tutto il giorno per le vacanze estive, le manca persino l’ingombrante presenza di
Tancredi e le uscite assieme per la spesa. Per far passare il tempo, ha cominciato
ad osservare dalla finestra i vicini di casa che curano gli orticelli sul retro del cortile.
Tra questi c’è un ragazzo che tutte le sere dopo le sei, con una lunga canna di
gomma bagna la verdura. Poter spiare quel corpo snello e molto abbronzato,
coperto solo da un pantaloncino corto, il viso aperto e concentrato sovrastato da
un ciuffo di capelli neri, la eccita non poco, tanto che quando Nunzio la
raggiunge per chiederle di giocare con lui, si sorprende diventando rossa in viso.
I piccoli guai in casa che venivano sistemati prevalentemente da Mimmo,
quando veniva a far visita nei fine settimana, ora sono da risolvere. Urgente tra
questi il lavello della cucina intasato. Concetta è venuta a sapere che nella
palazzina accanto vi abita un idraulico, che però sta fuori per lavoro tutta la
settimana. Vinta dalla necessità chiede aiuto alla moglie, spiegandogli del lavello.
< Mio marito non ha tempo nemmeno per sistemare quelli della mia casa, però
quando torna dal lavoro le mando Lorenzo, mio figlio, per le piccole cose è molto
bravo e veloce > Senza fermarsi a chiacchierare, Concetta ringrazia e con questa
promessa ritorna a casa sollevata.
Al suono del campanello va ad aprire la porta … il cuore balza in gola. Lì
davanti, con una borsa logora di cuoio in mano c’è lui, il ragazzo che è entrato
nei suoi sogni quotidiani. Pantaloncini e maglietta e abbronzatura, giovane ma più
alto di lei, la fissa negli occhi con impertinenza, quasi sapesse del suo segreto. <
Buonasera, mia madre mi ha detto che avete un problema. Se mi fa vedere dove,
vedo se riesco a sistemarlo > Fatica a spostarsi per farlo entrare < Ciao, entra .. di
là.. in cucina >. Lo precede fino allo stretto locale e gli indica il lavello con ancora
dell’acqua sporca all’interno. < Mi serve un recipiente ampio per scaricare
l’acqua > fa lui, accostandosi fino a sfiorarla. Lo spazio è stretto e lei si vede
costretta ad appoggiarsi a quel corpo per ritornare al ripostiglio in anticamera.
Quando ritorna col catino il viso è paonazzo. Lorenzo lo posiziona sotto il lavello e
accucciandosi con le mani svita il sifone. La roba che esce sotto è schifosa e lui vi
distoglie lo sguardo rivolgendolo verso l’alto al viso di lei che sta li a fianco
impalata ed imbarazzata. < Non ti preoccupare, è normale che si formi sta roba >
Fa lui dandole del tu spontaneamente, come fosse una sua compagna di giochi.
Poi porgendole il catino colmo < Potresti vuotarlo nel gabinetto, fai attenzione a
non rovesciarlo > Lei lo prende e cautamente si avvia. Come esce dal cucinino
arriva di corsa Nunzio e le piomba tra le gambe. Una parte del maleodorante
liquido finisce per terra e una sequela di rimproveri volano nell’aria. Quando
Lorenzo finisce il suo lavoro, lei sta ancora pulendo le tracce dello scontro e
l’atmosfera romanticamente erotica dei suoi pensieri svanita. Scontrata con le
difficoltà della vita.
Di piccoli guai se ne sono accumulati molti e Concetta deve ricorrere ancora
al giovane e chiede il suo intervento direttamente affacciandosi alla finestra,
mentre lui sta annaffiando i pomodori nell’orto. Il giorno dopo lui si presenta alla
porta con la solita borsa e lei, che ha passato il pomeriggio a trarre il meglio dalla
scatola del trucco, per poi lavarsi il viso e accontentarsi di piccoli tocchi, lo
accoglie con un timido sorriso. Ora c’è più confidenza tra i due. Si parlano e si
sfiorano in continuazione, mentre gli sguardi si fanno più intensi. Se non fosse per il
bambino che non li molla un attimo, inconsapevolmente geloso dell’attenzione
della madre rivolta ad un altro, la corda della tapparella non sarebbe
sicuramente stata cambiata. Finito il lavoro lei gli offre una bibita fresca e una
piccola mancia che lui rifiuta. Lei insiste e mentre è davanti alla porta per uscire
non sa resistere e gli da un leggero bacio sulla bocca. Poi, aperta la porta, quasi
di forza lo spinge fuori.
Concetta sa che i vicini non sono molto benevoli nei confronti della sua
famiglia, così per evitare altre chiacchiere, anche se sente un bisogno fisico di un
contatto con Lorenzo, attende la settimana successiva per “trovargli“ un altro
lavoro. Questa volta fa si che il bambino sia impegnato con i compiti nel
soggiorno quando chiama il giovane dalla finestra. Quando Lorenzo si presenta
sull’uscio di casa gli fa < Mentre mi lavavo le mani mi è finito l’anello nel lavandino,
riesci a recuperarlo? > Le parole dette ad alta voce sono dette a uso esclusivo dei
vicini di casa, gli occhi e i gesti dicono un’altra cosa. Entrano in casa e si dirigono
subito nel bagno chiudendosi dentro. Il vestito di lei, abbottonato sul davanti, si
apre rivelando, con la mancanza degli indumenti intimi, la sua intenzione.
L’inesperienza blocca il giovane che per un momento si ferma a rimirare quel
corpo, poi si avvolgono in un abbraccio e una serie di baci fanno da preludio ad
un congiungimento reso difficoltoso anche dallo spazio angusto del locale. Tutto si
svolge in fretta e il più silenziosamente possibile per non farsi sentire da Nunzio. Un
momento per ricomporsi, poi mentre Lorenzo si sciacqua il viso, lei raggiunge il
figlio, fingendo un interessamento al suo compito. Poi ritorna ad accompagnare il
giovane e lo saluta < Quando posso venire > gli sussurra lui. < Vai adesso, ti chiamo
io > Un bacio e lo fa uscire.
La sera, nell’afa che ancora volge tutto, se ne sta nella penombra stesa
sopra il letto a fianco del figlio con il pensiero all’episodio del pomeriggio, l’alone
sorriso sulle labbra si smorza, < sono diventata come Fausto, anch’io ho sedotto un
giovane, è bastato un nulla, così! > con un dito da un colpetto leggero al cosino
del figlio, che sta dormendo tranquillamente, nudo come lei e a pancia in su. La
reazione è immediata, allo stimolo il cosino diventa rigido. Concetta è sorpresa
nello scoprire la sessualità in un bambino così piccolo, poi scoppia in una risata
che fa girare il figlio verso di lei, la piccola mano calda si appoggia al suo seno
nudo, mentre dice alcune parole senza senso. La reazione che provoca il
contatto della mano è la medesima del suo gesto, ora è lei ad essere eccitata e
mentre lentamente e dolcemente cerca di darsi sollievo con le dita pensa < è
proprio vero quello scritto su quel libro, siamo solo bestie soggette a qualunque
stimolo >.
La settimana successiva richiama Lorenzo e succede tutto come la volta
precedente. L’incontro però non soddisfa Concetta, che desidera prolungare
quelle sensazioni il più possibile invece di doverle troncare immediatamente per la
paura che sopraggiunga il figlio. Inoltre giungono sempre entrambi troppo eccitati
all’incontro che si conclude in pochi secondi per poter appagare. Ma non esiste
una soluzione diversa, il tempo della scuola è ancora lontano e non sa a chi
affidare il figlio. Alcuni giorni dopo tutto si risolve anche se non è come Concetta
vorrebbe. < Questa è l’ultima volta che posso venire. Mia madre me lo ha vietato,
dice che sconveniente che io venga in questa casa dove non c’è un uomo così
spesso > La voce del ragazzo e passata attraverso un setaccio di lacrime. Per una
volta entrano nella camera e lei lo consola come meglio sa fare e finalmente il
loro rapporto risulta quanto più vicino a quello che lei ha desiderato.
Finalmente con l’inizio di settembre ritorna Tancredi. L’onorevole ha ceduto e
i fratelli dopo la vendita di tutto, hanno diviso equamente l’eredità. Non ci sarà più
la piccola rendita e devono lasciare la casa di cui il fratello pagava l’affitto, ma in
compenso hanno una bella cifra tutta loro da gestire. Inoltre Tancredi sembra una
persona più decisa. Tramite Mimmo ha trovato un lavoro a Milano, come
correttore di bozze in una casa editrice. Nella nuova casa iniziano una vita
diversa.
La visuale dal terzo piano è ampia, dalla finestra del soggiorno si vede il
giardino della casa, una serie di villette e in fondo i capannoni delle tessiture. Dalla
camera lo sguardo sovrasta buona parte dei tetti del paese fino alti palazzi che lo
chiudono a ovest. Ora hanno una sola camera, il marito la notte è obbligato al
posto che gli compete e il figlio dorme in un lettino. Il rapporto tra marito e moglie,
per l’insistenza di Concetta, è come dovrebbe essere e la vita per alcuni anni
scorre nella normalità.
Finite le scuole elementari, viene scelto di far frequentare a Nunzio le scuole
secondarie di un paese vicino. Il problema è che bisogna andarci in bicicletta e il
ragazzo non ha una bicicletta e inoltre non ci sa nemmeno andare. Sia Tancredi
che Concetta non possono insegnargli, perché anche loro non sono mai saliti su
quell’affare, inutile al loro paese per via degli alti dislivelli. Fortunatamente rimedia
a tutto Mimmo, che oltre a regalare al nipote una vecchia bicicletta da donna, gli
dedica alcune domeniche per insegnargli a pedalare.
Nunzio così comincia il viaggio giornaliero di quattro chilometri con la cartella
dei libri fissata sul portapacchi posteriore, con qualsiasi tempo, aggregandosi ad
altri ragazzi che frequentano lo stesso istituto. Nonostante la preoccupazione dei
genitori che lo vedono avviarsi, a differenza degli altri ragazzi, tutto incerto e
scomposto in sella, Nunzio riesce a tenere il ritmo degli altri e a non farsi staccare
nelle volate di sfida che tengono lungo il percorso. Purtroppo in bicicletta si può
cadere e bisogna saperlo fare senza farsi troppo male. Nunzio questo non lo sa e
così, un giorno piovoso di primavera, mentre si reca in paese per prendere il pane
come gli Ha chiesto la madre, infila la ruota davanti in una buca fangosa della
strada. La bicicletta si impenna e lui viene catapultato in aria, poi finisce
pesantemente a terra. Il ragazzo rimane per un momento frastornato poi inizia a
lamentarsi e da quel momento parte la solidarietà della gente. Chi chiama il
medico, chi la madre, poi l’auto di piazza lo porta in ospedale dove viene
ricoverato. Quando viene dimesso, ha la spalla destra ed il braccio bloccati dal
gesso e la mano sinistra tutta fasciata. Come un neonato ha bisogno che gli sia
fatto tutto. < Sei proprio un imbranato > è Il commento di Tancredi, come se lui
fosse un’aquila. Concetta invece la prende con filosofia, coccolandosi il figlio che
è quasi alto come lei, forse perché prova un leggero senso di colpa per averlo
mandato in paese. Gli gira le pagine mentre studia la lezione che i ragazzi gli
portano, lo imbocca e gli lava la faccia, lo aiuta in tutto. Le sue mani sostituiscono
quelle infortunate del ragazzo anche per le più intime necessità. A volte ci scherza
su, specialmente quando da dietro lo cinge e gli prende fra le dita le parte intime
per il bisogno. Se si attarda un attimo di più del necessario, si rivela subito
l’eccitazione. Il bagno poi diventa un che di erotico. Quando lo fa entrare nudo
nella vasca con l’acqua calda, sembra un pargolo, ma una volta in piedi, il
ragazzo per mantenere l’equilibrio, appoggia la testa sulla sua spalla e mentre lei
gli passa le parti con la spugna e il sapone, il suo membro si eccita vistosamente e
la sua bocca umida e ansimante gli si appoggia al collo. < Sei proprio un
maschietto birichino > fa lei, poi lo sciacqua e lo asciuga con tenerezza e gli fa
infilare il pigiama. Tutto questo sempre prima che il padre torni dal lavoro. E’ un
periodo di intimità fra i due che il ragazzo sfrutta per rimanere, quando il padre è
assente, appiccicato alla madre. Poi la fasciatura alla mano viene tolta e anche il
gesso e con mille raccomandazioni riprende la bicicletta per recarsi a scuola. Con
i soldi della tredicesima arriva in casa la televisione a portare nuovi interessi nelle
serate.
La notizia viene data dalla televisione < Delitto in Sicilia. Un uomo è stato
ucciso con uno sparo alla nuca. Ci sono indizi che fanno pensare a un
regolamento di conti. > Poi la telefonata dal paese. < Tancredi devi tornare,
hanno ucciso nostro fratello Fausto >. In fretta la valigia e poi al treno < State
tranquilli, torno presto >. Questa volta la lontananza del marito dura poco. Dopo
una decina di giorni Tancredi è a casa. Ma Concetta non riesce a farlo parlare
dell’accaduto, sembrerebbe che lui abbia paura di rivelare qualcosa che possa
danneggiarli tutti. Ne perde anche in salute e dopo pochi mesi viene trovato
nell’ufficio dove lavorava, con la testa sui fogli del romanzo che stava
correggendo, morto. Concetta e il figlio tredicenne sono scioccati dalla perdita.
Ancora una volta è Mimmo e sua moglie che li aiutano per le esequie ed a
ricominciare la vita di tutti i giorni.
Nunzio che è molto grande per la sua età ed è diventato introverso come il
padre putativo, vive morbosamente attaccato alla madre e con la scusa di
consolarla ritorna a dormire nel letto matrimoniale. Anche se sa che non è bene e
che lui è ormai un adolescente, è troppo debole in questo momento per
mandarlo via e momentaneamente lo accetta. Sopporta pure le pulsioni sessuali
del ragazzo in fase di sviluppo, fingendo di non accorgersi anche quando i
movimenti sono evidenti e culminano con la visita in bagno. La vita del ragazzo si
svolge esclusivamente tra casa e scuola, le poche volte che esce lo fa con la
madre. L’educazione sbagliata ha fatto si che ha pochi amici ma nessuno con cui
è legato veramente e non riesce ad avere degli approcci con le ragazze, non sa
nemmeno come iniziare senza farsi deridere. Di questo ne soffre molto e cerca
consolazione nello stare con la madre, che è ancora abbastanza giovane,
piacente e ammirata dagli uomini.
Con la licenza di terza media finisce il periodo scolastico di Nunzio. Concetta
vorrebbe iscrivere il figlio alle superiori, ma anche se ci sono ancora dei buoni
postali, i loro fondi non dureranno ancora molto. Dopo una serata sul divano a
vedere il quiz di Buongiorno si mettono a letto, ma il sonno tarda a venire ad
entrambi. < Un posto di lavoro, anche coma cameriera, andrebbe bene. Ci
sarebbero dei soldi a sufficienza e tu potresti continuare la scuola. Ormai sei
grande e te la sai cavare anche quando non ci sono. > Nel buio la voce di
Concetta è tranquilla, per lei la decisione è presa ma la reazione di Nunzio la
coglie inaspettata < Tu … mia madre … vorresti andare a fare la serva! Non ci
pensare nemmeno, puoi toglierti questa idea dalla testa > e prima che lei possa
ribattere, il peso del corpo di Nunzio le grava addosso < Che fai… smettila! > Ma
lui a forza le ferma le braccia che lo respingono < Ora sono io l’uomo di casa e io
ci penso a te > Poi per far valere la sua posizione dominante le schiaccia le labbra
con le sue in una parodia di bacio. Concetta è sconcertata, mai si sarebbe
aspettata una reazione di forza simile da chi a visto sempre come un bambino.
Non sa come reagire. Si accorge della pressione che il sesso del figlio comincia a
manifestare. Con tutta la sua disperazione riesce a spingerlo a lato < Ora basta!
Vuoi andare a lavorare, va bene. Andrai a lavorare e mi manterrai da signora >.
Poi si gira a lato voltandogli le spalle e inizia a singhiozzare sommessamente. Lui le
si avvicina e inizia ad accarezzarle i capelli < Lasciami stare > Ma la voce non è
più decisa < Mamma …Concettina, lo sai che ti voglio bene e che vorrei fare tutto
per te > Le mani seguitano ad sfiorarla con delicatezza, poi la cingono in un dolce
e morbido abbraccio. Lei sente il corpo del figlio aderire alla sua schiena. Per un
poco reagisce, poi vi si abbandona e si addormenta.
La luce del mattino sveglia Concetta ancora tra le braccia del figlio. Una
mano che fa da coppa al suo seno gli rammenta lui piccino e allora lentamente
la sposta badando a non svegliarlo, poi scende dal letto e maliziosamente con un
dito stuzzica da sopra al pigiama, il coso che ebbe già una reazione da piccolino.
Il pigiama che si gonfia immediatamente al suo leggero tocco la fa scappare in
bagno < Ha ragione lui, ormai è un uomo … il mio uomo > e un pensiero torbido la
eccita e le toglie le forze.
Verso le dieci telefona a Mimmo drammatizzando la loro situazione < Ci devi
aiutare, i soldi sono diventati veramente pochi e non so per quanto riusciamo a
tirare avanti. Tu non hai dei soldi da prestarci? > Lui cerca delle scuse e da la
colpa alla cattiva gestione del patrimonio che avevano se ora anche lui fatica.
Lei lo ascolta con un sorriso sarcastico in volto, poi lancia la proposta alla quale
non potrà rifiutare < E se invece dei soldi dai un lavoro a tuo nipote? Così se li
guadagna! > La proposta viene accolta con un sospiro di sollievo da parte del
cognato e il giorno stesso, madre e figlio, prendono la corriera per Milano.
Il lavoro da fattorino interno nella ditta dove ha lavorato il padre per ora
soddisfa le ambizioni di Nunzio. Il sabato prima della settimana di Ferragosto,
ritorna tutto pimpante e annuncia alla madre < Sono in ferie > poi apre la cartella
di cuoio che usa per il viaggio e ne trae una bottiglia di spumante < questa sera
festeggiamo! >. Dopo la cena siedono come al solito davanti al televisore. Due
calici e un vassoio di pasticcini li dividono. Fa caldo e lo spumante fresco si beve
volentieri. Finita la bottiglia e ridendo per ogni nonnulla decidono di andare a
dormire. Anche se poco, non sono abituati agli effetti dell’alcool e così perdono le
inibizioni. Scherzando sul caldo e la stanchezza che è piombata loro addosso si
aiutano a spogliarsi …completamente. Poi si lasciano cadere sopra il letto quasi in
un abbraccio. Continuando a ridere Concetta fa < Guarda cosa ho scoperto > e
dà un colpetto provocatorio al membro ristretto del figlio. < Hai visto cosa ti
succede? > la reazione non è immediata ma comunque è evidente e provoca
anche la voglia di giocare col sesso anche di Nunzio. Forse per l’alcol o per la
voglia d’amore, dimentichi di chi e cosa sono, si perdono in giochi che solo gli
amanti fanno. Poi quando è ormai notte e i loro spiriti si sono calmati, Il ragazzo si
alza e dal portafoglio tra dei soldi. Li deposita su cuscino in fianco a lei, Poi le si
corica sopra. < Ti avevo detto che avrei pesato io a te. Non hai bisogno di
trovarne altri, sono io il tuo uomo >. Lei è stordita ma si sente felice. Non pensa al
paradosso di quella situazione. Ormai sono solo una donna ed un uomo, anche se
troppo giovane. Lui la ama e penserà sempre a lei, proteggendola come nessuno
ha mai fatto. Alla pressione del sesso turgido lei allarga le gambe e lo accoglie
guidandolo dentro di lei. Il loro “matrimonio” si consuma così senza testimoni e per
tutta la settimana si comportano in casa come due sposini in viaggio di nozze.
Solo quando escono tra la gente ritornano ad essere madre e figlio. Tra alti e bassi
il tempo scorre in quella “famiglia atipica” sempre gelosi uno dell’altra, ognuno
controlla i movimenti dell’altro non lasciando spazi le individualità.
A vent’anni Nunzio non è più soddisfatto del suo lavoro, vorrebbe fare un
passo avanti ma gli studi avuti non lo consentono. Allora decide di frequentare
una scuola serale per un corso triennale di ragioneria. Concetta che in un primo
tempo è contraria, alla fine cede alle insistenze di lui e così da ottobre, Nunzio
esce di casa prima delle sette e rientra la sera alle undici. I sabati e le feste le
passa a studiare caparbio perché, a discapito della fatica con cui afferra i
concetti, vuole ottenere un risultato.
Concetta, rimasta da sola tutto il giorno, si annoia e non cura più nell’aspetto
tranne l’essenziale per quando c’è il figlio. Annoiata e inattiva, passa buona parte
del giorno ad osservare dalla finestra le persone che entrano nel portone della
casa. Sono prevalentemente donne e ragazze quelle che percorrono il tragitto
dal cancello al portone e quelle che escono hanno i capelli pettinati. C’è
qualcuna che fa la parrucchiera in casa. Concetta decide di scoprire chi è e cosi
quando vede una ragazza varcare il cancello, si precipita per le scale per
guardare da chi entra.
Sono diverse sere che lui quasi la ignora. Arriva tardi e mangia poco,
apparentemente non apprezzando quello che lei gli prepara. Poi mentre lei lava i
piatti lui occupa il tavolo immergendosi su libri e quaderni fino a notte fonda. Lei
resiste a rimanere li vicino sul divano e a fargli sentire la sua presenza, ma alla fine
crolla a si addormenta. Poi la mano di lui la sveglia e vanno a letto solo per
dormire. Il sole primaverile penetra sfacciato dalla finestra e le mette il corpo nudo
da trentacinquenne, come sotto un impietoso riflettore e ancora più
impietosamente lo specchio ne rimanda l’immagine. Concetta osserva quella
immagine quasi con critica indifferenza. I fianchi si sono allargati, la pancia è
diventata evidente e i seni, se pur ancora tondi, tendono verso il basso; e poi la
faccia sfatta e gli occhi gonfi, per non parlare dei capelli che fanno schifo. Le
sorge un dubbio. Come sarò diventata fra due anni quando lui avrà più tempo
per me? Mi starà ancora vicino? Io, una come quella dello specchio la lascerei
subito. Le lacrime le pungono gli occhi. Deve fare qualcosa per non far
peggiorare oltre il suo aspetto. E’ arrivato il momento di incontrare la parrucchiera.
Si veste e si sistema meglio che può e scende le scale fino al primo piano. Al suono
del campanello sente una voce allegra che urla dall’interno < La porta è aperta,
entra pure > Chiedendo il permesso lei entra e attraversata l’anticamera vede
una donna vicina alla finestra, seduta sotto il casco. < Vuoi fare la messa in
piega?... direi che ne hai proprio bisogno, vieni sono in bagno. > Concetta
ubbidisce alla voce. La “parrucchiera” è una ragazza bionda, un po’ in carne ma
dal viso simpatico e aperto. Sta posizionando una sedia davanti al lavandino <
Dai siediti >. Lei siede con la nuca rivolta al lavandino. La ragazza alza la sedia sul
davanti inclinandola fino a far appoggiare lo schienale e poi le fa mandare
indietro la testa e inizia la lavarle i capelli con l’acqua calda e uno shampo dal
profumo delicato < Stai tranquilla che non cadi. Faccio in fretta >. A Concetta
piace quella famigliarità, le sembra di essere di casa. Allo scampo seguono tutte
quelle cose che necessitano prima dell’asciugatura. < Mi chiamo Concetta e
abito qua sopra. Non sapevo che vi era una parrucchiera sotto di me >. La
ragazza la guarda attentamente da molto vicino il suo viso, mentre le sue mani
seguitano a lavorare sui capelli < So chi sei e che hai un figlio grande che ha
ripreso a studiare. Mi capita di vedervi passare. Io sono Daniela e non è da molto
che mi sono messa a lavorare in casa, appena ho abbastanza soldi apro un
negozio in paese. Dove lavoravo mi facevano far tutto e mi pagavano
pochissimo, così li ho lasciati; anche se poi mi hanno chiesto di diventare socia,
occupandomi da sola delle clienti. Che bravi… così avrei dovuto lavorare solo io e
loro avrebbero incassato. Non sono mica scema, tanto quelle che mi conoscono
ora vengono qua. > La sua risata sommessa chiude il discorso. Quando ha finito di
sistemare i bigodini toglie il casco all’altra signora e fa sedere lei al suo posto. Il
rumore dell’aria calda cancella quelli dell’esterno e a Concetta viene da sorridere
vedendo la velocità con cui la ragazza muove le mani e fa andare la lingua. Poi
scopre alcune riviste posate sul tavolino a fianco. Ne prende una e la sfoglia. Parla
di bellezza e come fare per invecchiare più tardi possibile. Parla di creme di
ginnastica e di dieta, tutto ciò che necessita a lei.
Quando la ragazza le toglie il casco e inizia a toglierle gli affari sulla testa, lei
tiene stretto quel vangelo che ha deciso di seguire. Ora sono rimaste sole, la
ragazza ha finito di sistemarle i capelli e l’accompagna allo specchio in
anticamera e accende la luce per farle vedere meglio il risultato. Ora sta molto
meglio, si sente sulla buona strada. Quando paga il lavoro chiede se le vende
anche la rivista. < Puoi tenerla, ormai e già da un po’ che sta sul tavolino. Avrei
bisogno anch’io di seguire le cose che dice, ma sono incostante e ho poco
tempo, inoltre mi piace mangiare, e si vede > Concetta la osserva con simpatia,
le fa tenerezza < Non è vero, non stai così male come dici, sei bella così come sei
> mai avrebbe pensato di fare un complimento a una donna. Poi prosegue < Io si
che sto invecchiano anzitempo e mi sto lasciando andare. Ma ho deciso di
seguire quello che vi è scritto qui. Ho il tempo per farlo e sono sempre sola.
Quando vuoi puoi salire da me, così potremmo aiutarci e fare assieme la
ginnastica. > la ragazza accetta subito con entusiasmo < Vengo volentieri. Qua
non ho spazio per la ginnastica. Mia mamma è sempre attorno, anche se ora non
la vedi perchè è a Luino a curare la sorella malata >. Concetta si morderebbe la
lingua, ma le parole escono da sole < Adesso ti andrebbe? > < Benissimo,
comincia a salire che ti raggiungo subito >.
Giunta nel suo appartamento Concetta è eccitata all’idea di condividere
con qualcuno la nuova esperienza e quando la ragazza arriva, ha già spostato il
tavolo posizionando il tappeto in mezzo al locale. < Questa è la mia casa, fa
come se fosse la tua >. Guardano le fotografie sulla rivista per poterne seguire i
movimenti poi li ripetono sul tappeto. Dopo poco gli abiti danno fastidio e
d’accordo decidono di toglierli rimanendo solo in mutande e reggiseno. Bastano
una decina di minuti per esaurire le loro forze. Rimangono li stese e sudate a
percepire quali effetti possano aver avuto sui loro corpi quegli sforzi. < Ora mi alzo
e scendo a farmi un bel bagno caldo, ne sento proprio il bisogno > dice Daniela
mentre rossa in viso si mette seduta. < Non vorrai metterti i vestiti così sudata, poi
sei costretta a lavarli. Usa la mia di vasca > Il suo viso è già rosso dalla fatica
diventa bordeaux, Concetta non riesce a trattenere le parole che gli escono
autonomamente dalla bocca. Poi si alza a fatica e va ad aprire l’acqua calda.
Prepara gli asciugamani e poi le ritorna di là. La ragazza non si è mossa e la fissa. <
Mi piace avere qualcuno con cui parlare. Non ho molte amiche, scusami. Se pensi
che abbia sbagliato e vuoi scendere giù non farti un problema, fallo pure >
Daniela allunga la mano e lei la afferra < Se dobbiamo fare delle cose assieme
per ottenere un risultato, tanto vale che non ci facciamo troppi complimenti, è
meglio che tra noi ci sia la massima confidenza. Chiamarmi pure Dany e ora
andiamo assieme a farci il bagno > Aiutandosi si alzano e quando giungono in
bagno hanno perso gli ultimi indumenti. Entrano nella vasca assieme e si siedono
di fronte intrecciando le gambe rilassandosi. Come sorelle si passano sul corpo
vicendevolmente la pugna insaponata e poi si sciacquano, escono e si
avvolgono nei teli. Poi nel soggiorno, Dany spruzza il talco e lo distribuisce su tutto il
corpo di Concetta in piedi davanti a lei e Concetta fa altrettanto con Dany. La
sensazione per entrambe è molto piacevole. Piccoli commenti su parti eccedenti
che dovranno essere disciolte, sollecitano piccole risate. Poi la ragazza decide di
scendere a casa e si riveste tralasciando gli indumenti intimi ancora umidi per il
sudore. Poi bacia Concetta su di una guancia < Grazie mi sono trovata bene, un
altro giorno, quando sono libera, continuiamo la ginnastica, ciao >. Controlla che
non ci sia nessuno per le scale e scende velocemente. Concetta è gia in attesa
della sua nuova venuta. Quella sera, il figlio la guarda con attenzione < Che ti è
successo, sei diversa > la voce si alza di un tono, <Niente, ho solo scoperto che c’è
una parrucchiera nel palazzo e mi sono fatta mettere a posto i capelli…Ti
piacciono così? > Concetta cerca di coinvolgerlo per nascondere un certo
imbarazzo. E’ contenta che lui si sia accorto dei capelli, ma non vuole far sapere il
resto.
Il giovedì mattina alle dieci, al suono del campanello Concetta va ad aprire,
è Dany con un borsone in mano, che entra lesta in casa. < Sono libera fino alle
due, hai voglia di faticare? > La sua sola vista ha elettrizzato Concetta. L’ha attesa
con trepidazione e finalmente è arrivata, ora è felice. < Diamoci da fare > e subito
creano lo spazio spostando il tavolo, poi sopra al tappeto stendono un lenzuolo.
Questa volta si spogliano completamente e cominciano a lavorare. Gli esercizi
che scelgono sono più complessi e prevedono anche un contatto fisico come
tenere ferme le gambe per consentire all’altra di alzare e abbassare il busto
oppure stare schiena contro schiena e alzarsi assieme. Poi alla fine il lavoro
ripetitivo da stese che porta via le ultime forze. Passata mezz’ora sono stanche
morte ma soddisfatte. Dopo qualche momento, Concetta si alza per preparare il
bagno ma Dany la ferma < Aspetta, ho una sorpresa >. Si alza e dal borsone trae
un flaconcino < dai stenditi a pancia in giù >. Concetta ubbidisce e subito lei le
sale a cavalcioni sulla vita e unte le mani, inizia un massaggio al collo e alle spalle.
Poi poco alla volta, non trascurando parti, si sposta scendendo verso il basso.
Intanto che le mani spingono e accarezzano, lei inizia a parlare del suo ex
fidanzato e di come fosse rozzo nei suoi confronti, entrando senza pudore nei più
intimi particolari. Concetta fatica a seguire il suo discorso, intenta com’è a gustare
le sensazioni di benessere che quelle mani tanto abili le danno. Finito il dietro la fa
girare e poi ricomincia dai piedi. Quando arriva alle cosce indugia al suo interno.
Quella donna dalla carne morbida e rosata e dai capelli dorati che scendono
verso di lei, a cavalcioni sopra le sue gambe con il sesso rossastro che si intravede
sotto i ricci chiari, la eccita più di qualunque cosa al mondo. Tuttavia resiste e
rimane impassibile tradita solo dal respiro ansimante. L’altra insiste e volutamente
le sfiora ripetutamente i sesso. Poi, anticipando la sua reazione, si sposta con le
mani verso il ventre e via via più in su con movimenti circolari. Arrivata al seno le
versa direttamente alcune gocce sopra i capezzoli e inizia anche li un massaggio
delicato pieno di erotismo. Arrivata al collo e poi al viso le braccia fino allora
rimaste inerti sul tappeto, la afferrano e la attirano giù, in un contatto aderente
viso contro viso, corpo contro corpo. Concetta ha dato pochi baci d’amore e
mai a una donna. Quando ancora bambina ne ha avuto qualcuno da Fausto
che poi ha preteso ben altro dalla sua bocca. Poi Lorenzo inesperto, che lei ha
baciato quasi con bramosia. Ora è lei che cerca un bacio e Dany glielo concede
morbido e lungo come mai lo ha avuto. Entrambe turbate ci scherzano sopra ed
è lei che inizia il massaggio cercando di imitare quello che ha avuto. Quando si
trova a cavalcioni sulle morbide natiche di Daniela, Concetta è al settimo cielo
sembra tornata bambina. Non riesce a smettere di fare dei movimenti su quel
morbido sedile di carne. Lo trova bellissimo e spostandosi più in basso non riesce a
resistere dal mordicchiarlo tra gli strilli gioiosi dell’altra. Quando poi la massaggia
sul davanti, cerca di mettere nei movimenti tutta la sensualità possibile per
osservare la reazione di quel corpo che la accetta, rimanendo ancora rilassato. La
visita all’interno delle cosce è doverosa e il dito indugia più del dovuto scivolando
di poco all’interno di quella parte resa umida dai giochi. Poi ricalca il percorso e
arriva al seno dai capezzoli piccoli e rosati. Li stuzzica fino a farli irrigidire e poi un
altro languido bacio. Dany che è rimasta zitta a godere dell’attenzione, con voce
roca propone il bagno, così entrambe entrano nella vasca come la volta
precedente. Poi indossati gli accappatoi che Daniela aveva tratto dal borsone,
tornano sul tappeto e stando in piedi si spalmano vicendevolmente il corpo con la
crema di un tubetto uscito anch’esso dalla capiente borsa. Bistecca e insalata
concludono la mattinata e Dany ritorna giù al lavoro.
Fino al ritorno della madre di Daniela le due si incontrano due volte alla
settimana, il lunedì e il giovedì, per quella ginnastica intrisa di erotismo giocoso.
Anche la dieta applicata è servita. I loro corpi sono più tonici e la bilancia da loro
ragione. Concetta, mentre è a farsi fare i capelli chiacchiera con la madre e
spiega che il miglioramento del corpo della figlia e del suo sono dovuti alla
costanza con cui seguono le indicazioni del giornale. La madre, anche se
dubbiosa perché convinta che la figlia sia dimagrita non mangiando, non da
peso al fatto che le due si incontrino per la ginnastica. Così loro seguitano negli
incontri, anche se non più seguiti dal bagno comune, per non insospettire la
madre.
Mentre a dicembre la differenza di età tra madre e figlio era evidente, a
giugno, superato con successo l’anno scolastico, sembrano coetanei. La madre
sempre ben messa, con i capelli curati, il corpo rassodato e il volto disteso
dall’affetto della nuova amica, non dimostra i suoi trentasei anni. Mentre per
Nunzio il periodo di lavoro, studio e poco riposo lo ha una persona più adulta e
stanca, anche un poco esaurita, che dimostra più dei suoi ventuno anni. Per chi
non li conosce e li vede passare per strada, li scambia sicuramente per una
normale coppia di sposi.
Quando finalmente giunge agosto, per le ferie riescono ad affittare un locale
al lago per due settimane. E’ la prima volta che vanno a far campagna. Il paesino
è piccolo e vicino al confine svizzero. Quando passeggiano e si fermano a
chiacchierare con quelli del posto, oppure nella piccola locanda dove
consumano i pasti, si fanno passare per marito e moglie. Nunzio è orgoglioso e
gode di questo, mentre Concetta ha sempre un’ombra malinconica sul volto e
nella voce. Le mancano le chiacchiere e l’allegria di Daniela. Il riposo
frammentato a passeggiate nei boschi e il buon cibo giovano a Nunzio che si
ritempra e riacquista un vigore di cui Concetta avrebbe fatto volentieri a meno.
Nei loro momenti di intimità lei sovrappone sempre di più l’immagine di una dolce
bionda a quella del ruvido e maldestro corpo maschile. Però due settimane
passano in fretta e il treno li riporta a casa. Nunzio riprende il lavoro e Concetta
aspetta il ritorno di Daniela dal mare, gelosa di chi sta con lei, ma poi ritorna e lei è
felice.
Lei con un falso sorriso stampato sulle labbra, con gli occhi che tradiscono
l’odio profondo verso quella torta con quel numero fumante sopra, cinquanta,
non c’è da festeggiare. Fa la padrona di casa. Lui che ha voluto invitare anche
Mimmo e famiglia, è imbarazzato dal suo comportamento e non ne capisce la
ragione. Così nella loro piccola casa si ritrovano in sette. Ha persino dovuto
chiedere in prestito alcune sedie dalla vicina e spendere un capitale nel negozio
in piazza per alcuni cibi pronti per poter fare una figura decente. Poi lei soffia alla
luce del lampo della polaroid e distribuisce le fette di torta. Quando gli ospiti
vanno via, mette le stoviglie nel lavello e la tovaglia in lavatrice. < Ti aiuto a lavare
i piatti, sono molti > Nunzio cerca di farsi perdonare per aver costretto la madre a
quella festa, la sapeva contraria, ma pensava di farla felice regalandole dei
pendenti d’oro. < Lascia stare, domani sistemo tutto io > fa lei e se ne va a
dormire. Non riesce a prendere sonno mentre Nunzio a fianco russa, le riaffiora
nella mente il ricordo di una ragazza bionda, molto bella, che con la sua gioia
anni fa l’ha resa felice ma poi le ha anche spezzato il cuore andandosene in un
altra casa e poi sposandosi. Ora le è rimasto solo il suo ragioniere geloso di
chiunque la guardi. Purtroppo con gli anni peggiora e somiglia sempre più al
padre putativo, quasi uno scherzo del destino per Fausto.
Ristrutturazione uguale a cassa integrazione uguale a pochi soldi uguale a
non lavoro uguale ad avere a per casa tutto il giorno il figlio. I giorni passano ma la
situazione non cambia, anzi peggiora. L’affitto è cresciuto e i soldi non coprono
tutte le spese, bisogna attingere ai risparmi. Dopo un anno si ritrovano a dovere
bussare ai servizi sociali per ottenere una casa che costi meno. Ma la lista dei
richiedenti è lunga e bisogna aver pazienza. Allora Nunzio inizia a frequentare la
parrocchia per entrare nelle grazie del prete che ha una voce nelle assegnazioni.
Poco alla volta scopre anche la religione ed il peccato. Così ora, pur non
rinunciando a fare il marito è pieno di sensi di colpa per il peccato che commette.
Ormai è sempre più tormentato e di conseguenza se la prende insistentemente
anche con lei perché cede ai suoi approcci.
Quando dopo un anno, entrano nel piccolo appartamento del tipo casa da
bambola, Concetta non sta bene e deperisce sempre di più. Il medico che la
visita la fa ricoverare d’urgenza in ospedale e vi rimane per oltre tre mesi, assistita
da Nunzio che la lascia solo alla sera per poi ritornare da lei al mattino successivo.
Quando viene dimessa è ormai obbligata alla carrozzina, la parte inferiore del
corpo non reagisce più. Non è nemmeno autosufficiente e per ogni cosa deve
essere aiutata. La morte diventa il suo pensiero ricorrente e vorrebbe che
qualcuno l’aiutasse in quel senso, Ma Nunzio ora fa bene il suo dovere di figlio e
non la molla un attimo. Non trascura nulla su quel corpo malato. Pillole, clistere,
pulizia intima e generale, cibo, massaggio, letto e carrozzina, e quando aspetta
una visita, anche rossetto e fard. Ora alla sera recita delle preghiere e alla fine non
trascura mai di dirle che è colpa entrambi se ora lei è ridotta così. La sua parte
inferiore è morta è la punizione divina per il loro peccato.
I medici ad ogni controllo si complimentano col figlio, non hanno mai visto
nessuno accudire così meticolosamente una persona. Forse è per quello che
rimane in vita così a lungo in quelle condizioni, nonostante le previsioni. Tutto
questo mentre Concetta è lì presente e le si riempiono gli occhi di lacrime.
I dolori si fanno sempre più forti e lei vorrebbe smettere di soffrire, ma lui
egoisticamente non vuole. Poi anche il cuore fa i capricci e subito si aggiunge
una nuova pillola rosa. Dal colore è riconoscibile e quando gli arriva in bocca lei la
nasconde sotto la lingua. Poi la sputa dalla finestra aperta in modo che lui non la
trovi. Così qualche notte dopo la fanciulla bionda, bellissima nella sua nudità
danza sul tappeto e lei la raggiunge in quel ballo che diventa subito vorticoso.
Dietro la bara nel viaggio al cimitero, sorretto da Mimmo c’è Nunzio con la
faccia stravolta dal dolore, tanto da sembrare avesse indossato una maschera
tragica da teatro. Le poche persone al seguito invece non dimostrano nessun
dispiacere e chiacchierano sommessamente tra loro. Solo una persona un poco
discosta segue con gli occhi arrossati. Una bella signora bionda.
Nunzio non ha più lacrime da piangere. Le ha lasciate li vicino a quel
mucchietto di terra e quella lapide con la fotografia di una donna triste. Dopo sei
mesi dice < basta, sono stufo >. Con la bicicletta raggiunge il colmo del ponte.
Smonta di sella e nasconde la bicicletta fra le robinie della scarpata, poi a fatica,
graffiandosi braccia e viso, scende giù in basso fino al canale di scolo asciutto,
risale la scarpata sassosa della ferrovia e si mette in attesa, appoggiato al pilone
del ponte. Prima o poi prenderà il treno e così finalmente espierà la sua colpa. Un
fischio lontano l’annuncia, eccolo ora arriva.
AGL