Convegno Travel Security

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Convegno Travel Security
Travel Security, modelli a confronto.
Strategie e casi concreti: problemi, soluzioni e prospettive.
di Daniela Perassi
L’aumento del numero di aree di crisi e di guerra ha reso più difficili e pericolosi sia la permanenza
sia i viaggi all’estero del personale aziendale, per questo motivo AIPSA (Associazione Italiana
Professionisti Security Aziendale) ha organizzato a Milano, nell’ambito della Fiera della Sicurezza,
un convegno su questo tema.
L’idea guida era di partire da casi concreti, nel tentativo di condividere le migliori best practice, con
il fine di arricchire il patrimonio professionale dei propri soci.
Nel corso del convegno si sono confrontate le strategie aziendali di tre grandi aziende manifatturiere
che devono inviare il proprio personale in paesi lontani evitando però, per quanto possibile, tutte le
aree a rischio di crisi e di guerra; di un’azienda che deve mandare i propri dipendenti proprio in
queste aree, in quanto giornalisti ed infine quella di un’azienda di trasporto italiana per vedere se
queste problematiche, che sembrano geograficamente lontane, possono condizionare anche la
gestione della sicurezza del trasporto nazionale.
Giampiero Cocco, Security Manager Edison, ha raccontato la propria esperienza in un’azienda che,
producendo energia (estrazione petrolio, gas e trasporto) ha molti viaggiatori e residenti all’estero.
In alcuni casi, come ad esempio, in Algeria ogni qual volta sia possibile si adotta la soluzione dei
viaggi “brevi”: i viaggiatori arrivano per la riunione e poi ripartono subito, soggiorni di questo tipo
non creano preoccupazioni.
In Egitto invece ci sono comunque, in questo momento, una serie di problemi quindi si deve
procedere secondo quanto previsto dalla policy aziendale: analisi della situazione, incontro con
istituzioni, studio dei rischi e delle soluzioni da adottare.
Per i necessari e continui aggiornamenti sui possibili problemi ci si rivolge ad una società di
sicurezza locale per una quotidiana mappatura.
E comunque è necessario ogni giorno uno scambio diretto di informazioni ed un monitoraggio
continuo della situazione attraverso la rassegna stampa ed i contatti con i ministeri.
Per i dipendenti naturalmente occorre trovare alloggi in zone sicure, autisti per accompagnare i figli
a scuola, la moglie a fare compere e poi indicare medici ed ospedali e così via.
In casi estremi deve essere pronto un piano di evacuazione (via prima i familiari poi parte dei
dipendenti e poi tutti, se necessario) ed un bunker con soldi e passaporto.
Ogni paese naturalmente deve essere valutato in modo diverso, per quanto riguarda la collocazione
degli uffici, per esempio, normalmente è necessario che sia lontano da sedi di partiti, sedi della
polizia e stazioni TV ma in Israele invece vale il contrario: meglio vicino alla sede del Mossad.
“E poi ci può essere comunque l’imprevisto: un giorno abbiamo trovato i carri armati davanti agli
uffici, la polizia non si trovava, gli autisti erano scappati ed allora abbiamo spostato tutti con
l’elicottero sulle piattaforme e poi da lì a casa: in casi così si deve inventare….”
Per Filippo Ricciarelli, Head of Security FCA, la ricerca di sempre nuovi mercati, spesso in paesi
che potrebbero essere a rischio, richiede una continua attività di bilanciamento tra esigenza di
business e gestione dei possibili rischi.
E’ comunque molto difficile definire quale sia il paese sicuro perché, in molti casi, dipende da quale
città, quale momento e in quale programma di lavoro ci si inserisce.
I rischi purtroppo ci sono anche sotto casa, vedi gli attentati a Madrid, Londra e Parigi, quello alla
maratona di Boston, e quello sventato sul treno per Amsterdam, la minaccia può quindi essere
dovunque.
Partendo dall’assenza di certezze si deve costruire per il viaggiatore (in trasferta o espatriato) tutto
un programma di sicurezza, con un approccio di tipo sartoriale.
Si parte naturalmente da una preventiva conoscenza delle usanze locali, della mentalità e poi si
lavora su 3 direttive principali:
- valutazione preventiva del paese con esame della situazione presente e futura mettendo in
piedi tutta una serie di contatti locali
- aggiornamento continuo tramite tutte le fonti possibili, monitoraggio degli eventi e quindi
invio di comunicazioni interne
- costituzione di un ufficio nella regione che faccia report
“Tutto in casa”, la scelta di FCA è stata quella di mantenere i processi in casa, per le valutazioni del
rischio non vengono acquistate consulenze esterne.
Infine occorre preparare in modo attento anche il viaggiatore che deve segnalare immediatamente
qualunque situazione di possibile rischio.
Citando Einstein si può dire che “ la security (la vita) è come andare in bici, se vuoi stare in
equilibrio devi muoverti”.
Pirelli invece non è presente, in questo momento, in paesi definiti particolarmente a rischio però, ha
detto Andersen Rossi de Almeida, Security Crisis Pirelli, ha molti viaggiatori (circa 500 al giorno)
in paesi con rischi molto diversi, in particolare è forte la preoccupazione derivante dal cyber crime
che mette a rischio la protezione dei dati personali ed aziendali.
Per Pirelli le persone sono il principale asset aziendale, quindi “Protecting our people, anytime,
anywhere" e per questo si mettono in piedi i processi che consentono di espandere il business
aziendale tenendo conto che, in caso di incidente, si deve avere la sicurezza di aver fatto tutto quello
che bisognava fare per proteggere i viaggiatori.
Il programma di security prevede alcune aree chiave:
1) l’intelligence per la mappatura rischi e per adottare le misure necessarie
2) le company policies per fare tutto quello che si deve (ad esempio non più di un certo numero di
dipendenti su un solo aereo) in modo corretto, con particolare attenzione anche da parte del
viaggiatore
3) “travel data”, è il cuore del processo perché è un insieme di sistemi che permettono la raccolta di
tutte le informazioni dei viaggiatori con un alert automatico alla security in caso di necessità
4) awareness cioè formazione dei dipendenti per cui per esempio viene raccomandato loro di
prenotare i voli solo con l’agenzia aziendale con protocollo integrato automatico di sicurezza e
qualora questo non fosse possibile, occorre comunicarlo alla security che provvederà a dare le
necessarie informazioni relativamente al paese in cui sta andando
5) un unico numero da contattare per le emergenze
6) le misure di sicurezza di carattere preventivo (valutare rotte, hotel ecc)
7) la definizione di quale sia il giusto canale di comunicazione tra viaggiatori ed azienda, in alcuni
paesi ci vuole il telefono satellitare, per esempio
Quindi in definitiva: pre-trip intelligence, viaggi secondo protocolli aziendali, una volta partiti
monitoraggio continuo della situazione mediante cross-checking e attivazione misure di sicurezza,
per le destinazioni ad alto rischio le persone possono richiedere di essere geolocalizzate e tracciate.
Questo modello finora ha sempre ha funzionato: “I rischi derivano da quello che non conosci non da
quello che fai”.
Per un’azienda come Sky naturalmente i problemi sono diversi, il processo di protezione “Duty of
care”, che richiede il massimo rispetto anche da parte del giornalista, prevede:
- le travel security policies con un processo di approvazione sequenziale che termina con la
stipula di un’assicurazione specifica che comprenda anche il rimpatrio
la valutazione del livello di rischio dell’attività del giornalista per definire le contromisure
necessarie per mitigare il rischio
- se la missione è “embedded” allora si interfaccia con il governo italiano
- training equipment: la fornitura e la formazione in relazione a dotazioni tipo giubbotto
antiproiettile, elmetto, maschera antigas, telefono satellitare
- il monitoraggio dei viaggiatori e l’assistenza da remoto
- la ricerca di assistenza sul posto
- per l’invio si segue la normale prassi giornalistica che prevede l’invio di persone tanto più
esperte quanto più la zona è a rischio e che richiede quindi anche una maggiore
responsabilità del viaggiatore nell’applicare le regole
- sul posto non si va mai da soli ma con il fixer che conosce il paese
- si utilizzano società partner locali
- si richiede un addetto di Security “embedded” se si devono affrontare grandi rischi
- “post trasferta” con report per miglioramenti nella procedura
Quindi, racconta Andrea Evangelista, Direttore Sicurezza SKY, si utilizzano, a seconda delle
necessità, società di intelligence, International SOS e ci si interfaccia sempre con la Farnesina.
E comunque ci sono dei luoghi in cui in ogni caso non si va.
-
Per Andrea Galletta, Direttore Security Trenord, i problemi quotidiani sono di altro tipo: atti
vandalici, graffiti, titoli di viaggio non pagati e fiumi di persone ogni giorno da proteggere
(purtroppo occorre ricordare gli attentati ferroviari del passato).
Ma le turbolenze mondiali hanno comunque un impatto anche e soprattutto in occasione di eventi
internazionali.
Per i test in occasione di Expo per esempio sono state messe in atto tutta una sere di attività
preventive che prevedevano:
- Un guasto alla metropolitana con necessità di evacuazione dei visitatori con altri mezzi
(treni e bus)
- Un evento grave con attacco armato alla stazione e quindi un’esercitazione con test che
valutavano anche particolari architettonici quali ad esempio lo spessore vetri
- La simulazione di caos generale per attacchi simultanei ai treni, alla centrale elettrica ed al
palazzo della Borsa
Il tutto con una definizione accurata delle varie fasi, tempistiche, possibile negoziazione e così via.
Le esercitazioni preventive hanno visto l’impegno, per parecchi giorni, di Trenord, dell’Arma dei
Carabinieri, della Polizia di Stato, della Prefettura di Milano, del Ministero degli Interni e della
Difesa.
Qualche anno fa non si sarebbe neanche pensato ad un’esercitazione come questa.
E per quanto riguarda il futuro si stanno affinando le varie tipologie di intervento in funzione dei
vari territori con un particolare richiamo all’attenzione da parte del nostro personale.
Su un treno c’è un’intera porzione di società che convive in uno spazio ristretto e c’è, per la
gestione della security in occasione di un evento criminoso, uno spazio temporale molto piccolo tra
l’evento stesso e la stazione successiva per cui tutto deve essere gestito in brevissimo tempo, per
fortuna esiste l’evoluzione tecnologica che ci permette di utilizzare alcuni strumenti essenziali, tipo
le videocamere, ma la sensibilizzazione del cittadino (in particolare dei pendolari) per capire e
segnalare eventuali situazioni di criticità è determinante.