GIUSEPPE SARAGAT(1898-1988) Giuseppe Saragt è nato a Torino

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GIUSEPPE SARAGAT(1898-1988) Giuseppe Saragt è nato a Torino
GIUSEPPE SARAGAT(1898-1988)
Giuseppe Saragt è nato a Torino il 19 settembre 1898.
Formazione e provenienza:
Laureato in Scienze economiche e commerciali, si è iscritto al Partito socialista unitario nel 1922 ed è entrato nella direzione del
partito nel 1925 per poi divenire protagonista della convulsa storia della famiglia socialista nell'immediato dopouerra. Rientrato in
Italia nel 1943, dopo essere espatriato in Austria con il consolidarsi del regime fascista, ha ripreso l'attività clandestina nel Partito
socialista italiano di unità proletaria a Milano, inziando così un'intensa carriera politica che lo poretrà alla Presidenza.
Deputato alla Costituente (Partito Socialista italiano di unità proletaria) è stato eletto Presidente della Assemblea il 25 giugno 1946 e
ha rassegnato le dimissioni nel gennaio 1947, per fondare in quello stesso anno il Partito socialista dei lavoratori italiani
(successivamente Partito Socialista democratico italiano) del quale è stato Segretario politico.
Sono numerose le cariche istituzionali che riveste:
sarà nominato Vice Presidente del Consiglio dei Ministri durante il Governi De Gasperi nel 1947 e 1948, rassegando ancora le
dimissioni nel novembre 1949 e nel 1954 con il governo Scelba; per poi essere nominato Ministro degli esteri nel 1963 e nel 194 nel I
e II Governo Moro.
E' stato eletto Presidente
della Repubblica il 28 dicembre 1964.
Al termine del settennato è divenuto Senatore a vita quale ex Presidente della Repubblica per poi assumere nel 1975 la presidenza del
Partito Socialista Democratico Italiano.
E' deceduto l'11 giugno 1988 a Roma.
GIOVANNI LEONE
Formazione
Giovanni Leone nasce a Napoli nel 1908 e intrapende la carriera nel mondo dell'avvocatura divenendo uno dei più stimati e vincenti
"principi del foro".
I trascorsi politici di Giovanni Leone ricordano un'iscrizione al Partito Nazionale Fascista e nel referendum istituzionale, monarchia o
repubblica del 1964, l'avvocato partenopeo si schiero' decisamente e fermamente a favore della continuazione del regno dei Savoia.
Entro' a far parte della Dc e fu uno dei rappresentanti dell'ala più conservatrice del partito e così gli scontri con le sinistre e con le parti
più avanzate del suo stesso partito furono duri, anche se tutti gli avversari gli riconobero una salienza e una correttezza encomiabili.
In particolare uno dei punti su cui si dimostro' inflessibile e rigido fu il mantenimento di tutte le norme di ostracismo avverso alla
carriera femminile in magistratura e avvocatura volute da Mussolini e tal poroposito rimangono famosi i suoi scontri con la costituente
comunista Nilde Jotti che al contrario si batteva per un regime di pari opportunità per ambo i sessia anche nel mondo forense.
Nel 1948 viene eletto deputato per la Democrazia Cristiana a Napoli e verrà riconfermato a Montecitorio per tutte le successive
legislazioni sino all'1963, anno in cui riceve l'incarico da parte di Segni di formare un governo monocolore democristiano di
transizione; ma ancora a ricorrere alle doti di mediatore di Leone è Saragat che gli affida un nuovo esecutivo, ma che resta in carica
ancora nei pochi mesi estivi, tanto che i governi leone verranno defintii malignamente, indice di una velata critica, "governi
balneari".
Ma memorabili sono le sue attività di mediazione tra maggioranza ed opposizione anche in ambiti non solo prettamente poltici ma ad
esempio anche in occasione dell'elezione dei primi giudici della Corte Costituzionale di nomina palamentare, in cui non si riusciva a
trovare un accordo tra Dc e Pci e la situazione sembrava così senza via d'uscita, ma al contrario si sblocco' dopo un accordo tra Leone
e Togliatti(il segretario del Pci) ques'ultimo infatti(Pci) avrebbe indicato non un proprio uomo, ma un eminente giurista potremmo dire
di "area"come l'avvocato Jaeger sui cui caddero i voti di una buona parte della Dc.
Nel 1962, si deve eleggere il successore di Gronchi e Leone inzia intravedere la possibilità di salire al Quirinale, ma che sfuma così
come nel 1964 ma che di fatto si concretizza solo nel 1971.
Muore a Roma il 9/11/2001.
SANDRO PERTINI
LA VITA
Sandro Pertini, grande uomo politco, ma soprattutto un uomo dotato di alto senso dell'onore, morale, capace di
Nacque nel 1896 a Stella in Provincia di Savona e dopo gli studi ed il conseguimento della laurea in giurisprudenza, si avvinico' alla
vita politica aderendo e militando nel Partito socialista italiano.
Rimarrà fedele a tali ideee ed al Partito Socialista sino alla sua morte, vievendo 2 guerre mondiali, la dittaura fascita ed infine,
finalmente la democrazia di cui fu senza dubbio un indiscusso protagonista.
Fu uno dei massimi rappresentanti del'anti-fascimo e durante il ventennio in Francia svolse i lavori più umili e innumerveoli furono le
condanne giudiziarie infertegli dal regime, ma seppe sempre salvarsi. Nel lugoio del 1943, tornato in Italia, insieme a Saragat, Nenni e
Basso, assunse la guida del Partito Socialista, e nel 195 promosse l'insurrezione nazionale contro i nazi-fascisti e il 25 aprile l'Italia era
finalmente libera.
Partecipo' sin da subito alal vita politica del Paese e per la prima volta nel 1968 divenne Presidente della Camera dei deputati, il primo
uomo politico non democrstiano e di sinistra.
L'8 luglio del 1978 viene eletto Presidente e muore il 24 febraio 1990 a Roma, a 93 anni.
FRANCESCO COSSIGA
Nasce a Sassari il 26 luglio del 1928 da una famiglia medio-borghese e a soli 20 anni di laurea in giurisprudenza.
Nel frattempo a soli 17 anni si era riscritto alla Dc, diventando subito un elemento molto attivo e dinamico tanto che viene eletto
deputato per la prima volta nel 1958. Approda così a Roma, e da questo momento inizia ad entrare in tutti i Palazzi da dove si governa
la Repubblica italiana. Inizia infatti la sua escalation e a soli 30 annu diviene il piu' giovane sottosegretario alla difesa nel III governo
Moro, nel 1976 il più giovane ministro degli interni e ancora (per allora) il più giovane residente del Consiglio nel 1979, il più giovane
presidente del senato nel 1983 ed infine il più giovane inquilino del Quirinale dove arriv a soli 57 anni nel 1985 con una maggioranza
schiacciante, una maggioranza che certo non poteva certo far prevedere le polemiche che il secondo periodo del suo settennato, quello
delle picconate, avrebbe provocato.
In realtà già Cossiga tra le
polemiche era già stato in passato, ai tempi degli anni di piombo vietando per ordine publico o perchè anti-democratiche alcune
manifestazioni ai comunisti o ancora soprattutto, tra le polemiche ci era passato ai tempi dell'uccisione e il rapimento di Aldo Moro,
una dolorosa vicenda di cui COssiga, allora ministro degli Interni, si prese le responsabilità con le dimissioni il giorno dopo del
ritrovamento del corpo di Moro.
ELEZIONE
Spostiamo ora l'attenzione su quelli che sono gli aspetti relativi all'elezione dei Presidenti:
Saragat: Nel 1964, dopo le dimissioni anticipate di Antonio Segni(DC), una vasta coalizione di parlamentari di sinistra, su
indicazione di Giorgio Amendola(Pci) e di Ugo La Malfa(Pri: Partito Repubblicano italiano sinistra e laico), votava per Giuseppre
Saragat come nuovo Capo dello Stato che, con i voti dei Grandi elettori del Pci, Psi(partito socialista italiano), Psdi(partito socialdemocratico italiano), Pri e buona parte della Dc(che aveva visto bruciarsi il suo candidato ufficiale, Giovanni Leone)era il primo
socialista ad insediarsi al Quirinale ed infatti la sua presidenza fu infatti caratterizzata dalla Resistenza e la volontà di attivarsi per la
costituzione di governi di centro-sinistra.
E' eletto al 21° scrutinio, il 28 dicembre 1964.
I componenti l'Assemblea erano 963, I presenti
937, votanti 927, astenuti 10.
La maggioranza assoluta dei componenti l'Assemblea 482 e Saragat ottenne 646 voti.
Giovanni Leone: Alla scadenza nel mandato di Saragat(1971), sembra venuto il momento di Fanfani per la conquista del Quirinale,
ma a seguito di vicende politiche, il 24 dicembre del 1971, la maggioranza di centro-destra al XXIII scrutinio(e sinora la sua è
stata la più lunga elezione) elegge Giovanni Leone alla Presidenza della Repubblica con la minore percentuale di voti ottenuta da
un candidato sino ad ora: 996 i presenti, 996 i votanti quindi 0 astenuti 518 voti mentre la Maggioranza assoluta dei componenti
l'Assemblea 505. I voti provengono dalla Dc, Pri, Pli e in maniera determinanate dal Msi di Amirante.
Pertini: L'elezione del settimo presidente della Repubblica iniziò il 29 giugno 1978 a seguito delle dimissioni di Giovanni Leone. Nei
primi tre scrutini la DC optò per Guido Gonella e il Pci votò in modo pressoché unanime il proprio candidato, Giorgio Amendola,
mentre l'ala parlamentare socialista concentrò i propri voti su Pietro Nenni. Fino al 13º scrutinio il PCI mantenne la candidatura di
Amendola e il PSI propose Francesco De Martino, senza trovare consensi, ma al 16º scrutinio,l'8 luglio del 1978, la convergenza dei
tre maggiori partiti politici si trovò sul nome di Pertini, che fu eletto presidente della Repubblica Italiana con 832 voti su 995, a
tutt'oggi la più ampia maggioranza nella votazione presidenziale nella storia italiana, circa infatti l'82%.
Cossiga:
Il 24 giugno del 1985 viene eletto VIII Presidente della Repubblica Francesceo Cossiga.
Contra la tradizionale politica italiana, Cssiga, la cui candidatura era stata avanzata dal degretario della Dc Ciriaco De Mita, è eletto al
I scrutino con un'ampia maggioranza:
752 voti su 979 presenti, 977 votanti e 2 astenuti con voti provenienti da Dc, Pci, Psi, Pri, Psdi, Pli e sinistra indipendente
LA PRESIDENZA: Saragat
Soffermiamoci ora su i tratti salienti chee hanno caratterizzato la presidenza della Repubblica italiana dal 1964 sino al 1992.
Iniziamo da Saragt, una figura piuttosto in ombra rispetto a quelle che poi analizzaeremo. Cio' che è certo gli anni della sua
presidenza, come del resto quelli dei presidente successivi, non furono facili sia in politica interna sia in quella estera, ma tutto
sommato si dimostro' equilibrato.
Sono gli anni infatti dell'inzio del terrorismo e della contestazione del '68 mentre in politica estera, Saragat si conferma un leale alleato
del fronte atlantico, anche se una sua strigliata al presidente Usa Lyndon Johnson su “questa guerra del Vietnam che dura troppo a
lungo e che deve essere chiusa, un invito accolto con non poco fastidio alla Casa Bianca.
Sul fronte interno, abbiamo detto, sono anni terribili: il Sessantotto, le violenze di piazza, le prime bombe, la strategia della tensione
che qualche dietrologo vorrebbe far risalire addirittura a lui. Intanto, il centrosinistra sta tramontando per colpa dei socialisti, che mal
guardano all'intesa Dc Pci.
In questi giochi di palazzo Saragat mette spesso
lo zampino patrocinando dal Colle – con interventi ai limiti della Costituzione – la riunificazione socialista, senza pero' grandi
risultati.
Caparbio e testardo, ma schietto e sincero, pane al
pane e vino al vino, Saragat detesta il linguaggio alla vaselina tanto caro ai democristiani.
Quando Ugo La Malfa invita il presidente a dimettersi in anticipo, per non incrociare il semestre bianco con le elezioni politiche e
non paralizzare per un anno la vita politica sulla scadenza quirinalizia, Saragat, che spera tra l’altro spera di essere rieletto, annuncia
pubblicamente in Tv durante il discorso di fine anno, che non lascierà il Colle, prima della scadenza.
Un ultimo sguardo a quelle che sono stete le nomine di Senatori a vita: furono ed in particolare si segnalano G. Leone che gli sarebbe
succeduto e l'On. Pietro Nenni ed Eugenio Montale.
LA PRESIDENZA: Leone
La Presidenza di Leone inizia nel 1971 e termina nel 1978 con sei mesi di anticipo sulla scandenza naturale del mandato a seguito
delle dimissioni richieste e ottenute da parte del Pci(entrato nell'area della maggioranza dopo le elezioni del 1976)a seguito degli
scandali e del nepotismo che da più parti si imputava agli ambieti del Quirinale e dei suoi inquilini.
La presidenza di Leone certo non è stata semplice, non solo nella fase finale del settennato, tanto da indurlo a dimmetersi, ma tutto il
suo percorso, ricordiamo infatti che la sua presidenza coincice con gli anni della crisi economica/austhetity, la crisi petrolifera, il
referendum sul divorzio per poi culminare nelle stragi e con l'escalation del terrorrismo.
Dando uno sguardo generale, da un punto di vista politico e giuridico il settennato di Leone fu notarile e perfettamente corretto, come
del resto lo fu durante tutta la sua carriera politica, anche se nel 1972 sciolse per la prima volta le camere in anticipo perchè il suo
partito la Dc, voleva evitare, rinviandolo all'anno successivo, il referendum sul divorzio.
Cio' che invece si imputa a Leone, come già abbiamo accennato, fu il conivolgimento in alcuni scandali che lo indussero a dimittersi,
su richiesta addirittura dei suoi stessi compagni di partito, fatta ad eccezione dell' On.G. Andreotti, Presidente del Consiglio in carica.
Fu il cosìddetto scandalo "Lockheed", riguarda gravi casi di corruzione avvenuti in diversi paesi, e in particolare Paesi Bassi,
Germania Ovest, Giappone e Italia.
Nel 1976 infatti l'azienda Lockheed(oggi Lockheed Martin) ammette di aver
pagato tangenti a politici e militari stranieri stranieri per vendere a stati esteri i propri aerei. In Olanda è coinvolta la stessa monarchia,
mentrei in Germania, Giappone e Italia i corrotti dalla Lockheed sono le strutture preposte alle valutazioni tecnico-militari dei
Ministeri della Difesa, i Ministri della Difesa, e in Italia e Giappone anche i Primi Ministri.
Tale scandalo porto' parte della stampa a liquidarlo come il peggior Capo dello Stato che l'Italia repubblicana abbia mai avuto.
Un ruolo cruciale ebbe, e qui vediamo il potere dei media, il libro di Camilla Cederna uscito nel 1978: Giovanni Leone. La carriera di
un presidente: un pampleth sulle presunte irregolarità commesse dal presidente e dei suoi familiari, la parte politica di cui Leone era
espressione non reagì, né consentì allo stesso Capo dello Stato di reagire: il Guardasigilli del settimo governo Andreotti, più volte
sollecitato dal Quirinale, rifiutò di accordare la necessaria autorizzazione a procedere penalmente contro l'autrice per oltraggio al Capo
dello Stato. Furono soltanto i figli di Leone a poter sporgere querela, per i fatti loro ascritti.
Ma al di fuori delle polemiche giudiziarie, c'è ci sostiene che una grande lacuna del settennato di Leone, fu di tipo politico:
nei giorni travagliati del rapimento e dell'omicidio di Aldo Moro(16/03/1978), non seppe essere il punto di riferimento del Paese,
come invece fu successivamente il nuovo inquilino de Quirinale, Sandro Pertini.
A fronte di tutto cio' Leone si dimise anticipatamente con un discorso passato alla storia: dove chiaramente afferma di essere giunto a
tale difficile scelta non tanto per gli attacchi, se pur divenuti oramai pressanti, ma soprattutto perchè la campagna diffamatoria
sembrava ormai aver intaccato la fiducia delle forze politiche nella sua persona. Nonostante cio' conclude, rassicurando gli italiani di
che per sei anni e mezzo hanno avuto come presidente della Repubblica un uomo onesto, che ritiene d'aver servito il Paese con
correttezza costituzionale e dignità morale.
POST-PRESIDENZA
Abbandonata la presidenza torna in Senato, come senatore vitalizio ma non si iscrive al gruppo democristiano, ma al gruppo misto,
tornando solo nel 1987 a dare la propria adesione al gruppo senatoriale della Dc.
Ne 1994 ha poi votato la fiducia ed è stato in ci decisivo, al I governo Berlusconi e nel 1996 ha votato fiducia al governo centro-snistra
di Romano Prodi.
LA PRESIDENZA: Pertini
La sua elezione apparve subito un importante segno di cambiamento per il Paese, grazie al carisma e alla fiducia che esprimeva la sua
figura di eroico combattente antifascista e padre fondatore della repubblica, in un Paese ancora scosso dalla vicenda del sequestro
Moro.
Fu così amato e popolare anche per la sua capacità di una
comunicazione schietta con il Paese e a dirlo è la storia.
Sin da subito sottolineò la necessità di porre fine alle violenze del terrorrismo ricordando, tra l'altro, la tragica scomparsa di Aldo
Moro.
La sua statura morale contribuì al riavvicinamento dei cittadini alle istituzioni, in un momento
difficile e costellato di avvenimenti delittuosi come quello degli anni di piombo.
Tra i primi provvedimenti da capo dello Stato ci fu anche quello di concedere la grazia, nonostante l'assenza di pentimento da parte
dell'interessato e il parere contrario della Procura di Trieste, all'ex-partigiano Mario Toffanin detto "Giacca", condannato all'ergastolo.
A seguito al terremoto in Irpinia del 23 novembre 1980, invoco' la repentina risposta dei soccorsi all'immane tragedia dei terremotati,
con un «Fate presto" che il giorno seguente finì su tutti i rotocalchi e dopo la sua visita in Irpinia pochi giorni dopo la tragedia
denunciò pubblicamente l'impotenza e l'inefficienza dello Stato nei soccorsi in un famoso discorso televisivo a reti unificate, in cui
sottolineò la scarsità di provvedimenti legislativi in materia di protezione del territorio e di intervento in caso di calamità.
Assunse sempre un atteggiamento di intransigente denuncia nei confronti della criminalità organizzata denunciando «la nefasta attività
contro l'umanità» della mafia e ammonendo sempre a non confondere i fenomeni criminosi della mafia, della camorra e della
'ndrangheta con i luoghi e le popolazioni in cui sono presenti.
Durante il suo mandato sciolse due volte il Parlamento, convocando le elezioni politiche italiane del 1979 che diedero vita alla VIII
Legislatura e le elezioni politiche del 1983 che diedero vita alla IX Legislatura.
La presidenza di Pertini favorì l'ascesa del primo socialista italiano alla guida di un governo. Già nel 1979 il presidente aveva dato un
incarico (senza successo) a Bettino Craxi. Nel 1983, diede nuovamente l'incarico di formare il governo a Craxi, che stavolta realizzò
l'intento di Pertini. Per due anni e per la prima volta nella storia d'Italia, furono socialisti sia il presidente della Repubblica, sia il
presidente del Consiglio dei ministri. Ciò nonostante, Pertini ebbe con Craxi rapporti altalenanti.
Inoltre nomin cinque senatori a vita.
Il 29 giugno 1985, pochi giorni prima della scadenza naturale del suo mandato, si dimise dalla carica allo scopo di facilitare le
procedure dell'elezione del suo successore. Al termine del mandato presidenziale divenne, come previsto dalla Costituzione, senatore a
vita ed .in tale veste non svolse attività politica.Pertini si rimise completamente ma, la notte del 24 febbraio 1990, all'età di 93 anni,
Dunque un uomo di grande dirittura politica, ma soprattutto morale, trasperente e vicino al suo popolo, super partes, sensibili ai
bisogni, alle necessità e alle speranze del suo popolo, in anni dominati dal generale pessimismo e violenza.
Il suo modo di intervenire direttamente nella vita politica del Paese rappresentò una novità per il ruolo di Presidente della Repubblica,
che era stato, fino ad allora una figura strettamente "notarile" e proprio grazie all'indubbio prestigio di cui godeva, soprattutto tra i
cittadini, fu in genere difficile per i vari esponenti politici non recepire, seppur talvolta controvoglia, le sue incursioni. Questo modo di
fare, portò il sistema istituzionale a rassomigliare quasi ad un'anomala Repubblica presindeziale.
Così ha scritto Indro Montanelli: "Non è necessario essere socialisti per amare Pertini. Qualnque cosa che egli dica o faccia odoria di
pulizia, di lealtà e di sincerità", ecco cio' che al meglio tratteggia la personalità di colui che è restatto nel cuore degli italiani, forse e
probabilmente anche per il poco successo del suo antecendente e del suo successore.
LA PRESIDENZA: Cossiga
In un primo momento il neo presidente Cossiga si muove con molta discrezione nell'ambito ristretto riservato al "presidente notaio".
Un notaio pero' estremamente pignolo nell'interpretazione alla lettera della Costituzione(grande esperto costituzionalista)soprattutto a
proposito dei problemi della Gisutizia e della magistratura in particoalre.
All'inizio del 1990 la situazione cambia radicalmente. Il "presidente notaio" lascio' il posto al "picconatore", così è stato definito da
alcuni.
Cossiga entra in contrasto con le maggori
istituzioni dello Stato, dalla Corte Costituzionale al Csm e lo fa ammette "per togliersi qualche sassolino dalle scarpe".
Si trova al Colle, certo anche lui in momenti non facili, e sopratutto forte e vivo è ancora l'affetto degli italiani per quel grande
Presidente che è stato Pertini ed il confronto è inevitabile.
Si trova ad affrontare il crollo del muro di Berlino e la liberazione dei paesi dell'Est dal regime comunista ed esplicitamente il
Presidente, con la sua prima frase engimatica, sono successe tante cose nell'Est, speriamo anche nell'Ovest.
Poi denuncia il sistema politico ed istituzionale italiano, sollecitando a più riprese la Grande Riforma ed il fatto che a sostenere questi
tesi sia il presidente della Repubblica in persona, massimo custode delle istituzioni, è quantomeno singolare e inconsueto.
Ma gli attacchi a Cossiga continuanio, sono accaniti, sprezzanti, soprattutto quando prende le difese di Gladio e dei gladiatori nel
'90(hanno violato art 28 Cost.)e gli attacchi arrivano anche da Craxi, Cossiga è pronto a dimettersi se il goevrno non confermerà la tesi
della legittimità dell'organizzazione da lui sostenuta, ma interviene in sua difesa Giulio Andreotti, con il quale pero' l'anno successivo
entra in contrasto e cominciano le iniziative per la messa in stato di accusa del Presidente.
Il 26/11 Cossiga si
autodenuncia, chiedendo che gli sia contestato il reato di cospirazione poltica mediante associazione in riferimento alal vicenda
Gladio.
L'anno successivo invia una elttera di dimissioni dalla Dc e firma lo scioglimento delle Camere, ma il 1992 è anche l'anno delle
elezioni politiche che si svolgono nell'aprile in un clima di incertezza e crisi istituzionale di cui risentono i partiti tradizionali e
Cossiga invita alncora una volta, a fronte dei risulatiti elettorali, al cambiamento.
Il 23 aprile del 1992 inizia una nuova legislatura e solo dpo 2 giorrni, in un messaggio televisivo, il presidente Cossiga annuncia le sue
dimissioni ceh saranno formalizzate il 28 aprile. Così "il notaio" trasformatosi in "picconatore" lascia il Quirinale con 10 settimane di
anticipo. Chiede poi di essere ascoltato dal tribunale dei Ministri ma la magisratura archivierà tutta l'indagine, la mgistratura del resto
ha altro da fare: è perfino direttamente o indirettamente protaonista: sta scoppiano la "caldaia" Tangentopoli.
POST-PRESIDENZA
Dopo il suo abbandono dal Quirinale, Cossiga resta in disparte, forse a goderni lo spettacolo degradante ma anche drammatuioc che
25 mesi di "Mani Pulite" offrono la stampa e la Tv.
Lo stesso Cossiga in lacrime, rome il silenzio e dal suo auto-esilio si lancia nuovamente in un'esternazione terrificante, scagliandosi
contro la Dc ed i sioi dirigenti.
Muore a Roma nell'agosto del 2010.