«Alzati e cammina»: fede e guarigione

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«Alzati e cammina»: fede e guarigione
Collegiate Quarterly:
Scuola del Sabato per giovani adulti
Lezione 4
16 – 22 aprile
«Alzati e cammina»:
fede e guarigione
«Infatti, che cos'è più facile, dire: “I tuoi peccati ti sono perdonati”,
o dire: “Àlzati e cammina?”»
(Matteo 9:5)
Sabato 16 aprile
INTRODUZIONE
Non è quello che avevo chiesto
di Isaac Daniel Thomas III, Bowie, Maryland, U.S.A.
Matteo 9:5
Bobby Mammen è figlia di un pastore avventista, nata e cresciuta a Adoor, in India.
Dopo il matrimonio e il diploma di infermiera, si era trasferita negli Stati Uniti e
precisamente nel Maryland. Poco dopo la nascita del suo secondo figlio, si era
ammalata di artrite cronica. Per i successivi quattro anni soffrì terribilmente fino ad
arrivare al punto di allettarsi. Il solo sfiorare del lenzuolo la faceva urlare di dolore.
Dietro suggerimento del pastore, acconsentì a farsi imporre le mani dagli anziani della
sua chiesa. Il pastore la unse d’olio e pregò per la sua guarigione secondo quanto è
scritto in Giacomo 5:14-16. Quella sera Bobby si affidò completamente a Dio, si sentì
in pace con lui e andò a dormire.
Il mattino successivo, al risveglio, era guarita e fu in grado di scendere in cucina e di
preparare il tè per la madre. Cinque anni dopo, Bobby era ancora in ottima forma. Nel
mondo, ci sono persone piuttosto scettiche nel sentire queste storie, perché anch’esse
hanno pregato ma non sono state guarite1.
In Matteo 9:5, Gesù chiede: «Infatti, che cos'è più facile, dire: “I tuoi peccati ti sono
perdonati”, o dire: “Àlzati e cammina?”»? La stessa domanda è valida per chi prega Dio
per la propria guarigione o per quella di un proprio caro. Che cosa vogliamo di più? Una
guarigione spirituale o una fisica? Sappiamo bene che la guarigione fisica è solo un
1
G. Warren Sears, Doctor Jesus still performs miracles, YAV Publications, Asheville, 2013, p. 39
ritardo temporaneo dell’inevitabile morte e che non garantisce la salvezza eterna.
Eppure, quella per una guarigione fisica è la preghiera più spesso pronunciata. Dio,
però, ci offre la guarigione spirituale perché i suoi benefici si estendono al di là del
passaggio terreno, ed è quello che la storia di Bobby racconta. Lei era in pace con Dio la
sera prima di accorgersi di essere guarita.
Durante il periodo della malattia fisica, quel che di bello accade a chi è stato guarito
spiritualmente è che la guarigione spirituale dà pace e piena accettazione della volontà
di Dio, qualunque essa sia. Un’accettazione che dà a Dio il pieno controllo del futuro e
che trascende i nostri desideri. Una fede che ci fa accettare qualsiasi cosa Dio abbia in
serbo per noi, e che non tiene conto delle nostre preferenze. Per esempio: in 2 Corinzi
12:7-9, Paolo prega per una guarigione che non riceverà mai. Eppure, Paolo rispetta
Gesù e gli riconosce l’autorità di decidere in quanto Signore della sua vita.
Naturalmente, quanto esposto è più facile a dirsi che a farsi. Tuttavia, la prossima volta
che preghiamo per essere guariti, chiediamoci: «In tutta sincerità che cosa voglio di più?
Essere guarito fisicamente o avere una sana relazione spirituale con Dio? Se la risposta
è la seconda, allora Dio risponderà sempre positivamente alla preghiera.
Domenica 17 aprile
LOGOS
Guarigione completa
di Karon Powell, Laurel, Maryland, U.S.A.
Matteo 8:9-13; 9:1-5
Matteo è spesso descritto come il Vangelo rivolto soprattutto ai cristiani di origine
ebraica. Considerata nel suo contesto storico, la comunità di Matteo era la
chiesa cristiana ai suoi albori e in questo scenario, la sfida tra Gesù e i farisei è più
evidente rispetto a quanto accade negli altri vangeli. Il contrasto risalta soprattutto nel
caso della guarigione descritta da Matteo e negli eventi dei capitoli 8:9-13 e 9:1-5. In
entrambi questi testi, Matteo parla di guarigioni. Nel secondo caso, però, concentra
l’attenzione soprattutto sul rapporto tra Gesù e i dottori della legge del tempio. Nel
primo caso, punta il riflettore sulle seguenti parole di Gesù: «Io vi dico in verità che in
nessuno, in Israele, ho trovato una fede così grande!», creando così un’interazione
indiretta tra i farisei e gli scribi. Matteo abbina l’atto di guarigione di Gesù alla reazione
degli scribi, dei farisei e della nazione d’Israele nel suo insieme.
In ebraico, il termine usato per «guarigione» è rapha e molti sinonimi di questa parola
includono tra l’altro il significato di «rammendare», «curare». Dai versetti che stiamo
studiando questa settimana, ci rendiamo conto che Gesù offre un vero restauro; ci risana
completamente, sia nel fisico sia nello spirito. Cos’ha a che fare questo con il significato
ebraico della parola guarigione?
Dio viene anche chiamato Jehovah-Rapha, il Dio che guarisce (Esodo 15:26) e i testi di
Matteo segnalano proprio gli aspetti di questa potenza che Cristo ha di guarire sia nel
fisico che nello spirito; nel primo caso Gesù, avvicinandosi al paralitico, annuncia che i
suoi peccati gli saranno perdonati (Matteo 9:2). In seguito, dopo aver ascoltato le
critiche degli scribi, Gesù ordina al paralitico di alzarsi e di camminare (Matteo 9:3-5).
Il paralitico si avvale di Jehova-Rapha sia per una guarigione spirituale, mediante il
perdono dei peccati, sia fisica, arrivando a potere usare di nuovo le sue gambe. La sua
guarigione è totale.
In ogni caso, il vangelo di Matteo ci mostra un Gesù che guarisce situazioni o persone e
gli esempi citati c’invitano dunque a metterci nelle mani di Jehova-Rapha per risanare e
guarire tutto ciò che nella nostra vita si è spezzato o deteriorato.
Rispondi
1. Alla luce delle opinioni degli scribi e dei farisei, che cosa avranno pensato gli israeliti
sul potere guaritore di Gesù?
2. Nel contesto di uno studio biblico, come illustreresti l’idea di una guarigione, così
come descritta in Matteo?
Lunedì 18 aprile
TESTIMONIANZA
Dalla bestia alla tavola amica
di Geoffrey Crowley, Gambrills, Maryland, U.S.A.
Daniele 7:7,8,23; Matteo 8:5-13
Il romano e il Messia (Matteo 8:5-9)
Matteo 8 e 9: c’imbattiamo nell’incontro di Gesù con il centurione romano. Fra tutti gli
emarginati, nessuno era trattato con maggiore disprezzo dei romani, che occupavano e
governavano la Palestina; l’odio verso di loro era tale che si stava arrivando alla
rivoluzione. Avendo bisogno di stabilità, Roma aveva designato dei «procuratori» che
governassero il territorio e anticipassero le ribellioni e le proteste sfociate, poi, nel 66
d.C. in una vera guerra2.
Saputo questo, possiamo definire a dir poco tesa la situazione tra i romani e gli ebrei al
tempo di Gesù; è in questo contesto che un coraggioso centurione, un capo dei soldati
romani, sente parlare di un giudeo che va in giro a guarire chi è in punto di morte o chi
ha problemi fisici. Lo stesso fatto che un centurione voglia andare da Gesù per chiedere
la guarigione di un suo servitore, la dice lunga; Gesù è disposto ad ascoltare
quell’ufficiale romano, un uomo, cioè, che i suoi compatrioti e persino alcuni dei suoi
seguaci odiano. Altrettanto si può dire del romano, il nemico dei nemici, che è pronto a
interpellare il Messia per fede.
La grande «bestia» (Daniele 7:7,8,17,18,23-25)
Il disprezzo che i giudei provavano verso Roma a quel tempo, non era fuori contesto;
infatti, la profezia di Daniele 7 aveva dato una visione sui regni che avrebbero
governato il mondo dopo Babilonia; in questa profezia, ogni regno è rappresentato sotto
le sembianze di una bestia che viene dal mare. La quarta bestia, la più feroce, è descritta
come «spaventosa, terribile, straordinariamente forte» (v. 7). Quando Daniele chiede
spiegazioni sulle bestie, gli viene detto che esse rappresentano i regni che domineranno
la terra, ma che coloro che seguiranno Dio riceveranno un regno con durerà in eterno
(vv. 17,18). Ciò non toglie che la quarta bestia sarà terribile perché conquisterà il
2
N. T. Wright, The New Testament and the People of God, vol. 1, Fortress Press, Minneapolis, 1992, pp. 160,161
mondo (v. 23). Questa bestia rappresentava Roma e la sua spietata conquista del mondo
allora conosciuto3.
L’odio di Israele per i romani era influenzato dalla profezia di Daniele su quel potere
che avrebbe «divorato tutta la terra» (v. 23). Inoltre, Israele sperava di ricevere un regno
che, diversamente da Roma, sarebbe durato per sempre (v. 18). Ecco perché, molti
contemporanei di Gesù si armarono contro i romani4. L’interagire di Gesù con i romani,
dunque, sforava rispetto al contrasto culturale, ed era considerato non solo pericoloso
ma, addirittura, una negazione delle promesse di Dio.
Un posto a tavola (Matteo 8:5-13)
Nonostante l’odio tra i due popoli, un centurione romano si presenta a Gesù e gli chiede
d’intervenire in favore di un suo servitore; salta subito agli occhi il grande contrasto tra
il «popolo» prescelto che odia i romani e questo centurione romano che, invece, si
preoccupa della salute del suo servitore. Di fronte a ciò, Gesù risponde che in Israele
non ha mai visto nessuno con tanta fede; parla, poi, del regno promesso dall’Altissimo
ai santi (Daniele 7:18) ma, anziché prometterlo esclusivamente a chi si ritiene il popolo
di Dio, Gesù specifica che molti arriveranno da oriente e da occidente alla tavola di
Abramo, Isacco e Giacobbe, con i quali Dio aveva stretto un patto eterno per cui in loro
sarebbero state benedette tutte le famiglie della terra (Genesi 12:3). Nel frattempo «i
figli del regno» sarebbero stati gettati fuori (Matteo 8:12). Gesù, spalanca quindi le
porte del regno e invita a tavola chiunque crede in lui e nei suoi insegnamenti5.
La fede dei nemici (Salmo 23:5)
La cosa sorprendente è che non è il popolo di Dio ad avere la fede e a ereditare il regno
promesso a Daniele, ma un alto rappresentante del nemico; il centurione non solo ha
compassione di un suo subordinato meno fortunato di lui, ma ha anche fede nel Dio
d’Israele. Capisce subito che solo la fede nel Messia può guarire il suo servitore e in
effetti la storia termina con questa guarigione. Gesù, comunque, si serve della vicenda
per riaffermare la potenza di quella fede che non solo può disarmare i nostri nemici ma,
addirittura, farli sedere alla tavola dell’amicizia. È lo stesso Dio che imbandisce una
tavola alla presenza dei nemici (Salmo 23:5).
Rispondi
1. Come puoi invitare alla tua tavola persone che hai considerato nemiche?
2. È possibile che chi hai giudicato essere tuo nemico abbia più fede di te?
3. Che cosa puoi fare per riconciliarti con qualcuno con cui sei entrato in conflitto?
3
4
5
William H. Shea, Daniel: A Reader’s Guide, Pacific Press®, Nampa, Idaho, 2005, pp. 114,115
N. T. Wright, The New Testament and the People of God, vol. 1, Fortress Press, Minneapolis, 1992, p. 190
N. T. Wright, Jesus and the Victory of God, Fortress Press, Minneapolis, 1996, p. 431
Martedì 19 aprile
EVIDENZA
Fede operante
di Joyce Cassano, Rochester, New York, U.S.A.
Matteo 8:5-13; 9:2-8,20-22
Un centurione romano intercede perché Gesù guarisca il suo servitore. «Gesù
s'incamminò con loro; ormai non si trovava più molto lontano dalla casa, quando il
centurione mandò degli amici a dirgli: «Signore, non darti quest'incomodo, perché io
non son degno che tu entri sotto il mio tetto» (Luca 7:6).
Nonostante ciò, il Salvatore continua per la sua strada; il centurione, allora, lo raggiunge
personalmente per completare il messaggio dicendo: «Perciò non mi sono neppure
ritenuto degno di venire da te; ma di’ una parola e il mio servo sarà guarito (…).
Io rappresento il potere di Roma e i miei soldati riconoscono la mia suprema autorità.
Tu rappresenti la potenza infinita di Dio e tutte le creature ubbidiscono alla tua parola.
Tu puoi comandare che il male se ne vada, e ti ubbidirà. Di’ solo una parola e il mio
servo guarirà»6.
Il paralitico di Capernaum aveva sentito parlare degli interventi di Gesù. «Il suo più
grande desiderio era quello di liberarsi dal peso del peccato. Voleva tanto vedere Gesù e
avere la certezza di essere perdonato e di essere in pace con Dio»7. Dopo aver cercato
inutilmente di superare la folla, gli amici del paralitico lo calarono dal tetto e lo
deposero ai piedi di Gesù. «Il Cristo aveva attirato a sé quel sofferente. Con parole che
sembravano musica all’orecchio del malato, il Salvatore disse: “Figliolo, coraggio, i
tuoi peccati ti sono perdonati” (Matteo 9:2) (…). Senza chiedere altro rimase in un
silenzio pervaso da una sensazione di pace. Era troppo felice per parlare»8.
Mentre Gesù si recava a casa di Iairo per risuscitarne la figlia, una povera donna che
perdeva sangue da 12 anni vide anche per lei l’opportunità di guarire: «“Se riesco a
toccare almeno la sua veste, sarò guarita” mormorò tra sé e sé. Mentre Gesù stava
passando, ella si protese in avanti e riuscì a sfiorare l’orlo del suo vestito. In quel
momento capì di essere guarita. In quell’unico tocco si era concentrata la fede di tutta la
sua vita e il suo male sparì in un istante»9.
Istintivamente Gesù si girò e chiese: chi mi sta toccando? La donna si fece avanti,
aspettandosi un rimprovero, ma Gesù le disse: «Coraggio, figliola; la tua fede ti ha
guarita» (Matteo 9:22).
6
7
8
9
Ellen G. White, Sulle orme del gran medico, pp. 63,64
Ibid., p. 74
Ibid., pp. 75,76
Ellen G. White, Sulle orme del gran medico, p. 60
Al pari di queste persone «… la richiesta che possiamo avanzare, ora e sempre, si basa
sulla nostra evidente condizione di impotenza che rende necessario l’intervento della
sua potenza che redime»10.
Mercoledì 20 aprile
COME FARE
Il giusto prezzo
di Daniel e Candice Williams, Pine Forge, Pennsylvania, U.S.A.
Ebrei 11:6
Nessuno programma di ammalarsi ma, in un mondo di peccato, la malattia è inevitabile.
In una società capitalistica, qual è la nostra, la malattia ha implicazioni anche
economiche; un ammalato è prezioso per il mondo degli affari. Solo negli Stati Uniti,
l’industria farmaceutica ha un ricavo annuo di oltre 300 miliardi di dollari, ed è un dato
in continua crescita. Nonostante gli introiti che i farmaci portano alle case
farmaceutiche e la loro utilità nel curare i disturbi, spesso essi portano con sé effetti
collaterali spiacevoli, a volte talmente seri da oscurarne o, addirittura, annullarne i
benefici.
In netto contrasto con l’industria farmaceutica che rincorre i profitti ricavandoli dalle
sfortune altrui, Gesù guarì gli ammalati attraverso la potenza di Dio; non rifiutò mai di
ascoltare un’anima che chiedeva di essere guarita e ogni volta che lo fece, la guarigione
arrivò per chi l’aveva domandata.
In una società molto travagliata e bisognosa, Gesù trovò una miniera d’oro che gli
forniva continuamente anime da guadagnare al regno di Dio. E, quando gli fu chiesto
perché frequentava «i peccatori», Gesù rispose dicendo: «Non sono i sani che hanno
bisogno del medico, bensì i malati» (Luca 5:31). «Coraggio, figliola; la tua fede ti ha
guarita» (Matteo 9:22)». La correlazione è innegabile: Gesù, il medico, cercava gli
ammalati perché sapeva che poteva guarirli fisicamente. Allo stesso modo, egli cerca i
peccatori perché sa che può risanarli offrendo perdono e guarigione del corpo e
dell’anima, «due al prezzo di uno». Quasi troppo bello per essere vero!
Ancora oggi la sua offerta è valida. Ma che fare per poterla ottenere?
Impara a fidarti di lui - Più studi la sua Parola e preghi, più impari ad affidarti a lui per
le tue necessità.
Fortifica la fede - Metti in opera ciò che hai imparato aiutando gli altri. Come puoi
usare i talenti che Dio ti ha dato per migliorare la vita di qualcuno?
10
Ibid., p. 65
Giovedì 21 aprile
OPINIONE
Io credo
di Serrah Thomas, Nowie, Maryland, U.S.A.
Marco 5:25-29
Marco 5:25-29 racconta la storia di una donna che aveva un flusso di sangue ormai da
12 anni e che fu guarita per fede da Gesù. Dodici anni di sofferenza sono lunghi ma io
ho visto un’amica soffrire per ben quindici anni; non l’ho mai vista in buona salute
fisica e nei momenti peggiori ho pregato per lei, anche se lei ha snobbato le mie
preghiere. Con il passar degli anni è peggiorata; le ho suggerito di rivolgersi a Dio, ma
non crede che Dio ascolti e risponda alle sue eventuali preghiere; per lei, la fede che
guarisce è solo una burla.
In verità non posso biasimarla; cercando su Google, Facebook o su Youtube argomenti
relativi alla fede, si è assaliti da video di persone che, dopo aver ricevuto un colpo in
testa, chiedono di essere guarite, o di intere congregazioni che cadono in deliquio per
essere state investite dallo «Spirito». Dopo quattro minuti di ricerche, chiudi il
programma completamente disgustato e deluso. Perché mai un Dio potente permette che
tali vaneggiamenti avvengano nel suo nome? Il tutto è ancora più avvilente se ci
eravamo collegati a Internet alla ricerca di una risposta disperata, nel bisogno di
guarigione.
Anche io ho avuto un periodo di malattia in cui sentivo il bisogno di crescere nella fede
o non ce l’avrei fatta ad andare avanti. In particolare ricordo un episodio; era febbraio
2008 e stavo tornando a casa, a Washington, dalla Tanzania. La mattina cominciai a
sentirmi male e fui assalita da un raffreddore terribile. Al momento della partenza
dell’aereo, il disturbo che provavo era aumentato ed ebbi paura di volare sentivo che
non sarei stata in grado di sopportare il volo. Avevo preso delle medicine e avevo
pregato ma, apparentemente, senza successo. Mi sedetti nell’area di attesa
dell’aeroporto, sul punto di piangere. Cinque minuti prima del volo la mia congestione
improvvisamente sparì. Feci il volo dall’Africa all’Europa senza problemi ma, cinque
minuti dopo essere atterrata per lo scalo, mi sentii nuovamente male. Continuai a
pregare. Cinque minuti prima della nuova partenza, la mia congestione sparì e riapparve
dopo essere arrivata a Washington. Una volta a casa rimasi a letto per due settimane.
Dio rispose alle mie preghiere, seppure solo temporaneamente. Quell’esperienza ha
cambiato per sempre il livello della mia fede e del mio rapporto con Dio. Mi ha
insegnato a credere in lui anche se non intravvedo una risposta. Quel giorno, la
guarigione ha reso più forte la mia fede e continua a farlo.
Ogni giorno chiedo a Dio: «Puoi Dio guarire la mia amica? È la sua mancanza di fede
che rallenta la sua guarigione o è la mancanza di guarigione che influisce sulla sua
fede?».
Venerdì 22 aprile
ESPLORAZIONE
Guarigione spirituale = Guarigione fisica
di Allison Sauceda, Dayton, Ohio, U.S.A.
Matteo 9:1-8
CONCLUSIONE
Nel corso di questa settimana abbiamo considerato diverse occasioni in cui Gesù guarì
gli ammalati. La storia più notevole è quella del paralitico; Gesù prima lo lavò dei suoi
peccati e poi guarì il suo corpo. Molto spesso noi ci limitiamo a chiedere a Dio una
guarigione fisica, sebbene la salute spirituale sia più importante e vitale. Se siamo
carenti di salute spirituale, ogni cosa va fuori controllo. Se siamo in buona salute
spirituale, siamo pieni di speranza! Anche se Dio non sempre, su questa terra, ci dà una
guarigione fisica, abbiamo la sua promessa che il nostro corpo godrà di un futuro eterno
con lui!
PROVA A
- Visitare un ospedale locale o una casa di riposo; prodigati verso i pazienti
condividendo la tua fede.
- Fare un elenco delle volte in cui Gesù guarì qualcuno sia fisicamente sia
spiritualmente. Rileggi queste storie nei momenti in cui sei piuttosto scoraggiato a causa
di qualche malattia tua o di altri.
- Ritrarre Gesù nel suo ruolo di grande Medico. Metti il ritratto in un luogo ben visibile,
in modo che ti ricordi continuamente l’importanza della salute spirituale.
- Telefonare a un amico o a un’amica che attualmente sta male, sia fisicamente sia
spiritualmente. Offri la tua amicizia e, se ne ha bisogno, la tua assistenza. Non farlo
però solo a parole!
- Fare una passeggiata nella natura e, nel frattempo, prega chiedendo a Dio di farti
capire quali sono i «lati sofferenti» della tua vita.
- Comporre un brano musicale o creare un mimo o uno sketch che illustri la transizione
tra la malattia del peccato e la salute spirituale. Condividi il tutto con la tua classe della
Scuola del Sabato.
- Scrivere una lettera a Dio per chiedergli il motivo per cui tu o qualcuno a cui vuoi
bene non avete ricevuto guarigione nonostante le preghiere. Domanda a Dio di darti
pace anche in questa situazione.
- Mettere a confronto il benessere fisico e quello spirituale, trovando similitudini e
differenze; cerca di ricavarne un diagramma per meglio organizzare le tue idee.
Chiediti: «Perché la salute spirituale è più importante? A che punto sono con la mia
spiritualità?».
CONSULTA
2 Cronache 7:14; Salmo 103:2,3; Geremia 17:14; 30:17.
Ellen G. White, Sulle orme del gran medico, pp. 342-348.