La tragedia del suicidio di Daniel mette i genitori, parimenti

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La tragedia del suicidio di Daniel mette i genitori, parimenti
La tragedia del suicidio di Daniel mette i genitori, parimenti
protagonisti del nuovo romanzo di Catherine Dunne, di fronte alla
rivelazione del profondo disagio e dell’insanabile infelicità del
proprio figlio adolescente.
Quel che ora sappiamo è il titolo che sancisce il momento tardivo
della verità e trasuda dell’inconsolabile dolore genitoriale per quanto
avrebbero dovuto sapere, capire per tempo.
Ma come accorgersi del male del vivere quando i nostri figli sono
come Daniel … un adolescente appassionato e talentuoso : sue la
passione per la musica, per il disegno, la fotografia e ancora per le
uscite in barca a vela.
Già, un amore quello per il mare che “ fa famiglia” perché condiviso
con la madre Ella ed il padre Patrick.
E’ nella brezza marina che la genitrice si sente pervasa da una sinistra
inquietudine… la madre, che pur non ha saputo o compreso nei
tempi giusti, sente la fine della vita.
Una donna perdente quella scolpita nell’incipit di un romanzo, che
non ricerca la suspense, ma rivela la tragedia.
Non la storia di un riscatto morale come in La Metà di Niente, ma il
niente , l’abisso, il labirinto dannato del lutto di un figlio.
Ed il dolore assurge a vero protagonista della narrazione scandita
dalla ricerca della identità degli adulti nel fallito ruolo genitoriale e
del mondo adolescenziale, chiuso e confinato a scelte segrete di
complicità.
Ha un amico del cuore Daniel che per lui è come un fratello e una
famiglia allargata, apparentemente serena nella sua complessità.
Non gli manca niente - è quello che sempre ci diciamo al di là di ogni
ragionevole dubbio- e il futuro gli si preannuncia roseo. Su questo
scenario di ordinaria quotidianità si genera la secolare domanda :
perché è accaduto?
Quali segnali non hanno saputo o voluto cogliere Ella e Patrick e quali
non cogliamo noi genitori?
Se è vero che non c’è nulla di più potente della conoscenza, la ricerca
ostinata sulle tracce delle responsabilità dà un senso alla storia di
Catherine Dunne e alla nostra di lettori. La magia dell’intertestualità
ci prende e fa soffrire nella condivisa responsabilità adulta.
Nella scrittura emozionale e partecipe si snoda un vissuto sopito di
brucianti attriti famigliari in cui si incunea il mondo “ virtuale” dei
nostri figli sulla rete e non solo.
La fragilità è vittima della cattiveria . I ragazzi dall’indole sensibilegli artisti come Daniel - sono per Catherine Dunne i più fragili. La
persecuzione li umilia.
La rete con i cyber bulli nella sua cogente attualità è la metafora della
trappola in agguato di fronte a solitudine, disagio ed inadeguatezza
del vivere.
Perché,
rché, anche quando c’e’,
c’e’, l’amore della famiglia
famiglia non basta ? La
risposta è di una impietosa verità: i ragazzi sentono la fragilità dei
loro genitori e a loro modo li proteggono. Cavarsela da soli è troppo
spesso un atto sacrificale a noi adulti che abbiamo perso la capacità di
ascoltare immersi, come siamo, in un mondo materiale che è il triste
contraltare di quello virtuale: entrambi egualmente minati dalla
infelicità.
Quel che resta del libro è il tratto sapiente e delicato della Dunne nel
ritrarre i suoi personaggi: Patrick, umanissimo nei suoi errori con un
figlio piccolo, Daniel, adorato perché arrivato in tarda età alle sue
seconde nozze; Ella,
Ella espressione di un fragile
l’universo
dell’essere
donna
e
modello di vivere
madre; Daniel,
Daniel,
come
tutti
gli
adolescenti, intensamente privato…
Quel che ora sappiamo è la storia della vita che i protagonisti hanno
mantenuta segreta per non confrontarsi con la verità.
Guardare in faccia la realtà può richiedere un atto di distruzione
della vita sognata, quella che ci raccontiamo per consolarci: i nostri
traguardi, il figlio perfetto, la “favola" per dirla con Catherine Dunne.
Il
matrimonio e con esso la famiglia come finzione sono il danno; il
rimpianto per l’autenticità delle parole non dette sono la dannazione.
Patrick ne esce sconfitto, la madre nel libro
sceglie di reagire e
trasformare il dolore in un patrimonio di condivisione.
La Dunne ci crede, noi non lo sappiamo …
L ‘inattesa festa finale del romanzo per celebrare un futuro di
speranze è, pur sempre, atto
dolore.
corale di una famiglia distrutta dal