18 - La Rivista della Scuola
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1818 LA RIVISTA DELLA SCUOLA INSERTO SPECIALE LA RIVISTA DELLA SCUOLA ANNO XXX - 2008/2009 Sono usciti e sono disponibili: il n. 1, a 24 pagine, con - Provvedimenti dei ministri Brunetta e Gelmini; - Lotta ai fannulloni; - Nuovo statuto degli studenti; - Calendario scolastico - Dossier Educazione civica: La Costituzione della Repubblica Italiana il n. 2, a 20 pagine, con - Le discutibili riforme del ministro Gelmini; - Stanziati i fondi per gli interventi prioritari; - Il nuovo regolamento per il concorso a posti di dirigente; - Le disposizioni per le assenze dei dipendenti; - Il piano per insegnare scienze sperimentali. il n. 3, a 20 pagine, con - Programma finanziario tra Anci e Ministeri; - Convertito in legge il decreto sui tagli; - Atto di sviluppo per l’autonomia; - Pagamento pensioni; - Nomine supplenti. il n. 4, a 20 pagine, con - Il futuro della nostra scuola nel progetto del ministro Gelmini; - Programmazione prossime attività; - Studenti provenienti dall’estero; - Il pragmatismo di William James. il n. 5, a 20 pagine, con - Norme urgenti per istruzione e università; - Riorganizzazione della rete scolastica; - Piani di formazione e aggiornamento; - Cessazioni dal servizio; - Nuovo ordinamento della scuola dell’infanzia e del primo ciclo. il n. 6, a 20 pagine, con - Attività di recupero per carenze formative; - Ipotesi di contratto per il personale; - Programmazione attività per il prossimo triennio; - Maturità: materie per la II prova scritta; - Valutazione del comportamento degli alunni. il n. 7, a 20 pagine, con - Mobilità del personale: trasferimenti e passaggi; - Tabelle di valutazione dei titoli e dei servizi; - Scuola in Europa; - Adozione testi scolastici; - Esami di maturità: formazione delle commissioni; - Nuove tecnologie e disabilità. il n. 8, a 20 pagine, con - Comandi e assegnazioni di dirigenti e docenti; - Periodo di prova per neo assunti; - Esami del primo ciclo; - Assistenti di lingue straniere; - Orario di lezione negli istituti professionali. il n. 9, a 20 pagine, con - Graduatorie esaurite: integrazione e aggiornamento per docenti ed educatori; - Tabelle di valutazione dei titoli; - Rivoluzionata l’editoria scolastica. il n. 10, a 20 pagine, con - Documento di indirizzo per Cittadinanza e Costituzione; - Esami per il primo ciclo di istruzione; - Graduatorie in esaurimento. il n. 11/12, a 20 pagine, con - Graduatorie di circolo e di istituto per docenti di I, II e III fascia; - Istruzione tecnica e professionale; - Tabelle di valutazione dei titoli. ----------------Costo di ciascun fascicolo arretrato: € 6,00 Blocco di 3 fascicoli arretrati: € 10,50; Blocco dell’intera annata: € 38,00 Spedizione con pacco postale editoriale: aggiungere € 3,10. Versamenti in ccp 13554209, vaglia postale, assegno bancario, carta di credito intestando a: La Rivista della Scuola, Casella Postale 10016 20100 Milano L’abbonamento alla Rivista offre il vantaggio di ricevere al proprio domicilio tutti i fascicoli pubblicati nel corso dell’anno scolastico e di assicurarsi la continuità di un servizio di informazione e di aggiornamento professionale Anno XXXI, 1-31 ottobre 2009, n.2 Mutamenti fono di ROBERTO SCAGLIONE rincipiato pressappoco sul finire di millennio e proseguito con l’avvento sempre più cospicuo delle nuove tecnologie informatiche di media sempre più potenti e in costante evoluzione globale, l’ultimo decennio informatico ha massificato e localizzato un’intera comunità di parlanti e scriventi in un unico nuovo dizionario comune, che ha visto la nascita di un altro gergo testuale, volto a divenire una vera e propria lingua con delle regole specifiche ed empirizzabili. La principale diffusione di tale ecosistema linguistico è dovuta essenzialmente all’uso frenetico e ormai indispensabile della chat nell’uso quotidiano, che ne evidenzia l’indissolubilità con il parlante stesso, abituato a trascorrere gran parte del proprio tempo libero davanti allo schermo del proprio computer e a mutuare talvolta in tempo libero, quello che dovrebbe essere viceversa impiegato per usi lavorativi. Tralasciando gli effetti più catastrofici del virtuale e i problemi ad esso, è proprio il caso di dirlo,“connessi”, occorre indagare internamente il fenomeno accennato, nella comprensione dei suoi meccanismi e delle modalità di esternazione degli stessi, resi possibili, come già detto, dalla chat, o “chat in linea” (online chat), servizio che consente all’usufruente di instaurare un dialogo in tempo reale, anche con più persone contemporaneamente e tra esse sconosciute. Si rinviene proprio in tali fattori la principale diffusione del nuovo gergo, giacché questi consentono, in termini istantanei e celeri (dialogo in tempo reale), una rapida e contemporanea diffusione (dialogo tra più persone) a molteplici individui (dialogo con sconosciuti), in una apposita location quale è lo spazio virtuale, o “chatroom”, letteralmente “stanza delle chiacchierate”: un luogo invisibile ma presente, in grado di diffondere presto il neonato verbo come una religione linguistica le cui divinità trovano presto idolatria tra le mani dei parlanti.Tra le diverse tipologie in uso corrente ritroviamo le applicazioni di istant messaging, generalmente integranti anche la posta elettronica, meglio nota come “email”, cui si aggiunge la presenza sul web di 1 = uno 6 = sei B Bll = bello Bn = bene C C = ci Cm = come, centimetro Cmq = comunque Cn = con Complex = compleanno Cs = cosa, così D D = di Dl = dal, del Dm = decreto ministeriale Dmn = domani Dp = dopo Dv = dove, devo G Grz = grazie K K = c, ch, che Ke = che L Lolloso = lol M Msg = messaggio N Nn = non Nnt = niente P Pc = poco Plz = please Q Qlcs = qualcosa Qnd = quando, quindi S S = se Sl = solo, sul Sn = sono Stax = stasera T T = ti Tadb = ti amo di bene Tt = tutto, tutti, tutta, tutte Tv1kdb = ti voglio un casino di bene Tv1mdb = ti voglio un mondo di bene Tvb = ti voglio bene Tvtb = ti voglio tanto bene Tvttb = ti voglio tanto tanto bene V V = vi Vvb = vi voglio (o vogliamo) bene Vvtb = vi voglio (o vogliamo) tanto bene X x = per Xchè = perchè Xché = perchè Xk = perché Xk’ = perché Xke = perchè Xkè = perchè Xké = perchè Xò = però P svariati portali, a supporto di comunità virtuali che si riuniscono nei forum o blog. La principale differenza tra queste tipologie è la sincronia o meno delle stesse: se infatti l’istant messaging consente, indipendentemente dalla caratteristica di “chat 1-on-1” (conosciuta anche come “query”) o “group chat” (chat di gruppo), un dialogo sincronico e quindi contemporaneo all’invio del testo, viceversa i forum, i blog e l’email (questa più simile alla tradizionale lettera, della quale dovrebbe, almeno utopisticamente, mantenere la forma), per la loro peculiarità asincrona, quasi in differita, consentono allo scrivente un maggior tempo per pensare, comporre ed inviare il messaggio testuale. Sincronia e asincronia si caratterizzano dunque come i fondamentali displuvi tra la possibilità di mantenere uno stretto legame con la lingua scritta e parlata da Dante e l’eventualità di scioglierne ogni residua traccia. Eventualità divenuta ormai una constatazione, una realtà di fatto, facilmente constatabile nell’indifferenza con la quale ormai quasi inavvertitamente avviene la composizione della quasi totalità dei messaggi testuali con le modalità linguistiche fermamente insediatesi in quello che è divenuto e si è attestato come il linguaggio gergale della chat, la cui genesi deriva essenzialmente dalle già esposte caratteristiche di velocità e indifferenza linguistica con la quale celermente si compone il testo, atte a rivelare più l’imperfezione linguistica del parlante che la bravura nella composizione degli stessi, evidentissima in un’altra forma finora tacitata, quella dell’SMS (acronimo dell’inglese: short message service), simile al formato della chat 1-on-1 con l’unica differenza tecnica del supporto utilizzato, in questo caso il dispositivo cellulare e non il computer. In sintesi: la conversazione propria della chat, veloce o velocizzata, i cui ritmi impongono la restrizione dei tempi e quindi della forma, del contenuto e della correttezza ortografica del vocabolo così impropriamente usato, consente, a quella che è la scelta rapida del comunicante, di scatenare la rapida etimologia di nuovi termini, a cui si tenta di conferire una spiegazione induttiva, logica e razionale in un’analisi che sorge laddove solca il terreno dell’ignoranza linguistica e dell’indifferenza alla sua correttezza comunicativa, che proprio nell’inconsapevole fondazione di un nuovo gergo si traduce in libertà massima di espressione, non più vigilata dai margini scolastici, ma libera di esprimersi incontrollata nelle sue forme più scorrevoli, libere e indulgenti verso ogni tipo di errore di una grammatica che ufficiosamente non esiste più, ormai tripudio di un nuovo e aschematico gergo giovanile, nella doppia accezione di gergo dei giovani (ovvero praticato dalle nuove generazioni di parlanti) e gergo giovane, neonato, valido nel formare una sorta di orwelliana neolingua dai caratteri tristemente involutivi. Giacché non può essere evoluzione ciò che toglie per peggiorare e imbastardire, ma solo regresso involutivo la cui contaminazione si limita in principio al carattere repentino con il quale viene composto il messaggio testuale, prima motivazione attendibile. Solo che, viceversa a quella ideata dell’autore di “1984” nell’omonima opera, all’elisione dei vocaboli si sostituisce la loro modifica, nelle modalità di una tragica mutazione che ne sconvolge l’esistenza stessa come lingua in una megera quanto insolita involuzione linguistica, per le modalità di comunicazione indirette con le quali si è resa possibile. Si offrirà dunque, per meglio rendere l’idea di quanto finora sostenuto, un sintetico spaccato di dizionario gergale in lingua italiana (o quel che di essa rimane), valido a evidenziare specificamente le abbreviazioni di alcuni tra i più comuni vocaboli riscontrabili nelle conversazioni gergali testuali, di forma chiaramente indiretta. Questi i principali mutamenti, in una lingua italiana in fieri di distruzione, sistemati in un gergo in nuce che lascia peraltro scorgere l’incursione al proprio interno di termini stranieri, quale l’eccezionale quanto paradossale caso dell’aggettivo “lolloso” (divertente), invero poco usato ma sbalorditivo nella sua singolarità di essere la forma gergale addirittura del termine estero, nello specifico inglese, “lol” (laughing out loud), a propria volta acronimo dell’espressione inglese “laughing out loud o lots of laughs”, che tradotta vuol dire “sto ridendo sonoramente”. E tale risata si prolunga, tanto da averne istituito proprio la forma gergale, la quale più che l’abbreviazione ne costituisce invero, per la lunghezza grafica del vocabolo, la sua estensione. Un’accurata verifica sul “neodizionario italiano del gergo della chat” consente inoltre il rinvenimento e la comprensione dei possibili problemi sorti all’intero di questa operazione di Il gergo fustigazione del linguaggio, nella quale si avvertono due tendenze tra esse correlate: la prima delle quali concerne l’uso di smiles ed emoticons, che tendono a geroglifizzare il panorama linguistico con simboli convenzionali, in un mero ritorno alla preistoria e sul ricalco del modello antiquato cinese, che vuole ancora la presenza di numerosissimi simboli a indicare le corrispondenti parole. La seconda, sempre in riferimento alla corrispondenza o alla relazione tra fonemi, concerne la problematica della confusione in seguito ad elisione vocale, per cui talvolta la corrispondenza univoca che si crea tra l’abbreviazione e il suo significato genera disordine, laddove sorge il concreto rischio di sfociare nella generazione di sinonimia semantica per cause (di sinonimia) morfologiche, per esempio tra “cosi” e “cosa”, due vocaboli nettamente distinti l’uno dall’altro, benché entrambi rappresentati graficamente con “cs” e, volendo fare un ulteriore esempio,“dv” può voler dire sia “dove” che “devo”, cosicché il lettore deve aguzzare l’ingegno e comprendere dal contesto semantico l’esatto significato dell’abbreviazione considerata. Questo è quindi uno dei pochi aspetti positivi del gergo della chat, che per il resto non propone altro che scarsi seppur interessanti mutamenti fenomenici involutivi a carattere fono-morfologico del linguaggio italiano, nella sua scadente variante gergale testuale, dalla quale appare chiaro che tali fenomeni interessino principalmente la forma ma anche il suono dei vocaboli da questa involuzione ineriti. Ma ancor prima di forma e suono, concorrono ad interessarne l’aspetto ortografico, come si evince dai numerosi, costanti e ripetuti errori di carattere prettamente ortografico che coinvolgono le composizioni testuali della chat, le cui caratteristiche più frequenti vogliono la storpiatura, per disattenzione o ignoranza, dei grafemi, e l’assenza o l’uso sproporzionato dei segni paragrafematici. Per quanto concerne i grafemi, da notare quanto vengono da tali fenomeni interessate, oltre ad alcune espressione comuni e stereotipate quali il “voler bene”, anche le preposizioni: le semplici (di, a, da, in, con, su, per, tra, fra), le articolate (formate dall’unione di una preposizione semplice e di un articolo determinativo; es. sulla, nel, degli, alle, ecc.), in particolar modo le preposizioni improprie (derivate da aggettivi, avverbi e participi; es. vicino, davanti, lungo, dopo, verso, durante, dato, mediante, ecc.) e le locuzioni preposizionali (costituite da più parole; es. a proposito di, davanti a, per mezzo di, a causa di, conformemente a, a guida di, in quanto a, ecc.).Vengono sottratte a questo processo di corruzione solo le proposizioni semplici composte di sole vocali, quali l’unica, ovvero “a”, la cui completa perdita genererebbe confusione semantica in un già centrifugo contesto terminologico. Nella fattispecie, le preposizioni semplici e le improprie sono interessate da fenomeni di mutilazione vocalica e non consonantica e le articolate e le locuzioni preposizionali oltremodo da entrambi. Appare chiaro come nell’uso comune le preposizioni semplici siano maggiormente colpite da tali fenomeni, secondo una tendenza già consolidata volta a registrare l’uso di tali abbreviazioni e soprattutto delle più semplici, dal momento che il parlante che corrompe la lingua usufruisce già in partenza di un linguaggio davvero infimo, peculiarità che ne consente la riscoperta, nelle preposizioni semplici più che nelle altre, proprio in luogo della loro maggiore, nonché letterale, semplicità. Tornando invece ai segni paragrafematici, il gergo della chat ne vede l’uso o meglio l’abuso dei segni d’interpunzione quali l’esposta esagerazione di punti interrogativi ed esclamativi, oltreché dei puntini di sospensione, con permanenza tuttavia di parentesi, due punti, punto fermo, virgole e virgolette, oltre naturalmente allo spazio, naturalmente posto a distaccare un vocabolo dall’altro, sebbene i casi più gravi ne registrino la sporadica assenza. Invisibili inoltre le lineette, il tratto d’unione, la barra e il punto mediano, segni più prettamente tipografici: a queste si aggiungono la disconoscenza del punto e virgola (già propria di una scrittura non gergale, figuriamoci…), la quale fa da preambolo alla quasi decretata scomparsa dell’apostrofo, su cui occorre particolarmente soffermarsi in virtù del mutamento sia ortografico che fonologico apportato dalla sua presenza e di conseguenza dalla sua scomparsa, laddove la “caduta” di elementare memoria diviene propria un’eredità da relegare ai ricordi dei banchi scolastici che la memoria dell’istruzione primaria regala. L’apostrofo, volto a sostituire l’accento nella forma resa squillante dall’apocope dei verbi che all’imperativo presentano una ripeti-