Suggestioni culturali e sopravvivenze iconografiche dell`antico

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Suggestioni culturali e sopravvivenze iconografiche dell`antico
DANIELA PICCHI
Suggestioni culturali e sopravvivenze iconografiche
dell’antico Egitto nella medaglistica italiana del XVII
secolo: gli obelischi
Ormai da alcuni anni ho avviato una ricerca volta a rintracciare quanto sopravviva dell’antico Egitto nelle
medaglie italiane, e questo a partire dagli esemplari conservati presso il Museo Civico Archeologico di Bologna1.
I risultati della prima fase d’indagine, dedicata alla medaglistica italiana dei secoli XV e XVI, sono stati resi noti
in una pubblicazione recente2, alla quale si rimanda per
gli approfondimenti del caso. Pur non volendo soffermarmi su un periodo già trattato, è comunque opportuno ricordare che, dalla seconda metà del XVI secolo,
l’Egitto simbolico e mitico concepito dal neoplatonismo
di età rinascimentale ha un termine di paragone sempre
più forte nell’Egitto reale delle testimonianze archeologiche. Piccoli oggetti provenienti da aree sepolcrali, facili da trasportare e da rivendere sul mercato antiquario,
iniziano a diffondersi per l’Europa assieme alle mummie
o alla polvere di mummia. Durante i lavori di riassetto
urbanistico del tempo, inoltre, i monumenti egiziani
presenti nelle città italiane sin dall’antichità riemergono
dal sottosuolo nella loro imponenza e originalità, suscitando un rinnovato interesse nei confronti del loro esotico paese d’origine.
Il confronto con il passato faraonico diventa un’esigenza di lì a breve, quando la Riforma muove potenti accuse di risorto paganesimo al neoplatonismo e alla Chiesa
Romana. La frequentazione del mondo pagano, inteso
quale prefigurazione dell’esperienza cristiana, deve essere riveduta e sostituita da una dichiarata ostilità nei suoi
confronti. Il cambiamento è evidente anche nelle trasformazioni della Roma di Sisto V (1520-1590; papa dal
24 aprile 1585), che razionalizza urbanisticamente la
capitale per renderla il centro del mondo cattolico3.
Alcuni dei monumenti più rappresentativi del culto antico per gli idoli pagani, e in particolare quattro obelischi
egiziani, sono allora riscattati alla cristianità come simboli di una nuova fase culturale, che non riesce e non
sempre vuole cancellare la tradizione neoplatonica e la
sua grandiosa lettura del passato. Dopo l’innalzamento
del primo monolite in Piazza San Pietro nel 1586, sono
eretti l’obelisco Laterano, l’Esquilino, il Flaminio; ogni
volta, una o più medaglie papali celebrano la riuscita
dell’impresa, perché porre un obelisco davanti a una basilica significa innalzare la Croce a trofeo della guerra
vinta sul paganesimo dalla religione trionfante4.
Il XVII secolo eredita questa particolare abitudine architettonica, ormai cara ai pontefici, arricchendo il significato simbolico attribuito agli obelischi da Sisto V di
ulteriori sfaccettature. In primo luogo, cambiano la cura
estetica e l’attenzione architettonica con cui si erigono
alcuni nuovi monoliti o si ridisegnano e si arricchiscono
gli spazi cittadini dei quali essi costituiscono il fulcro
ideale. Anche in questo modo l’insorgere e il diffondersi
del gusto barocco, il cui centro di fioritura è Roma,
manifesta il mutato spirito della Chiesa Romana. Dopo
l’austerità fine-cinquecentesca di vita, di atteggiamenti e
di pratiche, che doveva scagionarla dalle accuse di rilassatezza nei costumi e quasi di degenerazione pagana,
infatti, la Chiesa stempera ora il proprio rigore recuperando l’orgoglio dell’essere e del voler essere “caput
mundi”, nella vita come nell’arte.
1. Le medaglie appartenenti al Museo utili all’indagine sul XVII secolo sono 45 e, con poche eccezioni, esauriscono l’intero ambito di
ricerca. In merito al Medagliere di Bologna cfr. Morigi Govi, C.: Il
medagliere del Museo Civico Archeologico di Bologna. Storia della
sua formazione, Dep. di Storia Patria di Bologna, XXXVI, 1986, pp.
87-103; Giovetti, P.: La catalogazione elettronica delle collezioni
numismatiche del Museo Civico Archeologico di Bologna, RIN, CI,
2000, pp. 309-318.
2. Picchi, D.: Suggestioni culturali e sopravvivenze iconografiche
dell’antico Egitto nella medaglistica italiana di XV e XVI secolo,
Proceedings of the 3RD International Numismatic Congress in Croatia (October
11th-14th, 2001), Pula, 2002, pp. 247-258.
3. Il pontefice, aiutato dall’architetto Domenico Fontana, apre nuove
strade che collegano luoghi preminenti del tessuto cittadino (piazze, chiese, monumenti), creando così un sistema centralizzato,
esteso e in movimento a immagine dell’universo copernicano.
4. Cfr. Mercati, M.: Gli obelischi di Roma (a cura di Cantelli, G.),
Bologna, 1981, pp. 293-296.
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DANIELA PICCHI
Un protagonista del conseguente risveglio artistico e
architettonico, che la medaglistica documenta, è Gian
Lorenzo Bernini (1598-1680), personalità fondamentale nel determinare l’aspetto di Piazza Navona, che
viene contornata all’epoca da nuovi edifici e arricchita da
tre fontane dalle quali sgorga l’Acqua Vergine5. Per ordine di Innocenzo X (1574-1655; papa dal 6 agosto
1644) è innalzata al centro della piazza una fontana
monumentale, detta dei Quattro Fiumi, che Bernini
inizia nel 1648, completandola nel 1651. La fontana,
una rappresentazione allegorica del ruolo pacificatore
del papa sul mondo, i cui quattro continenti sono rappresentati dalle personificazioni di quattro grandi fiumi
(Nilo, Gange, Danubio e Rio della Plata), ha come elemento centrale un obelisco di età domizianea (81-96
d.C.)6, che il gesuita Athanasius Kircher (1602-1680)
studia in un’opera specifica dal titolo Athanasii Kircheri e
Societate Iesu obeliscus Pamphilius… (Roma, 1650). Per
comprendere meglio cosa pensi Kircher dell’obelisco in
sé, opinione che influenzerà l’interpretazione di tali
antichità per tutto il XVII secolo, basti la lettura del
seguente passo: “Dicimus… per pyramidem seu obeliscum Aegyptios rerum naturam… repraesentare voluisse
… sicut enim pyramis a summo fastigio velut a puncto
incipiens per lineas in superficies et corpus abiens paulatim in omnes partes dilatatur, sic rerum omnium natura ab unico principio et fonte qui dividi nequit, nempe
a Deo summo opifice profecta, varia deinceps formas
suscipit ac in varia genera atque species diffunditur
omniaque apici illi et puncto a quo omnia manant et
profluunt, coniungit, quo sane optime repraesentari
videtur primigenia illa mundi origo…”7. In aggiunta a
queste valenze cinquecentesche che Kircher fa proprie,
l’obelisco della fontana acquisisce i significati impliciti
nella colomba con il ramoscello d’ulivo che ne domina la
sommità come potente emblema della pace ma, soprattutto, del casato Pamphili8. Le correzioni apportate dal papa
a uno dei testi composti dal gesuita per il basamento
dell’obelisco lo dimostrano, dato che nella redazione definitiva dell’iscrizione destinata al lato meridionale la
“innocens columba”, solo allusiva alle insegne di
Innocenzo X, è seguita su sua richiesta dall’espressione
ben più forte “… obeliscum pro tropheo sibi statuens /
Romae triumphat”9. La grandiosità dell’impresa architettonica, il prestigio della famiglia Pamphili, il cui palazzo
si affaccia proprio sulla piazza, e la vocazione pubblica che
l’area riacquista dal XVII secolo10, sono commemorate
da alcune medaglie di Gaspare Morone (1603-1669).
La prima, databile al quinto anno di Innocenzo X ed
emessa in pochi esemplari per essere posta sotto l’obelisco, ha al dritto il busto a destra del pontefice, a testa
nuda e con piviale ornato da una processione, e la leggenda “INNOCENTIVS.X.PON.MAX.”, completata sotto il busto
da “AN.V.” e “GM.”; al rovescio, reca una veduta prospettica di Piazza Navona con la fontana al centro, in primo
piano, e la leggenda “ABLVTO AQVA - VIRGINE”, sopra, e
“AGONALIVM CRVORE.”, sotto (figg. 1-2)11. All’anno
successivo appartiene una medaglia, di modulo identico e dallo stesso rovescio, che ha al dritto il busto
del papa a destra, con tiara e piviale ornato dalla
Vergine, e la leggenda “INNOCEN. .X.PON.MAX. A.VI.”,
completata da “.GM.” sotto il taglio spalla12. Seguono
altre due medaglie dallo stesso rovescio, ma diverse
per l’immagine del dritto e per la circostanza di emissione: la prima, una coniazione non ufficiale, risale al
settimo anno di Innocenzo X, ha il busto del papa a
destra, con tiara e piviale ornato dall’Arcangelo, e la
leggenda “INNOCEN.X - PONT.MAX.A.VII.” con le iniziali dell’incisore, “.GM.”, sul taglio spalla13; la seconda,
invece, è la medaglia annuale dell’ottavo anno, emessa
per la fine lavori, recante il busto del papa a sinistra,
con camauro e mozzetta, e la leggenda “INNOCENTIVS.
5. L’acquedotto dell’Acqua Vergine, voluto da Agrippa per rifornire le
sue terme nel Campo Marzio, alimenta ancora oggi la fontana dei
Quattro Fiumi a Piazza Navona.
6. L’obelisco Agonale, alto più di 16 metri e recante un’iscrizione in
caratteri geroglifici in onore di Domiziano, ritorna così nel luogo
dove era stato eretto in età imperiale romana, e cioè nell’area occupata allora dal Circo Domizianeo.
7. Kircher, A.: Athanasii Kircheri e Societate Iesu obeliscus Pamphilius…, II,
Roma, 1650, pp. 169-178. Cfr. Donadoni, S.: L’Egitto dell’Età
Barocca, L’Egitto dal mito all’Egittologia, Milano, 1990, pp. 61-73;
Marrone, C.: I geroglifici fantastici di Athanasius Kircher, Viterbo, 2002,
pp. 85-100.
8. Lo stemma Pamphili, infatti, reca la colomba con un ramoscello
d’ulivo nel becco.
9. Cfr. Cipriani, G.: Gli obelischi egizi. Politica e cultura nella Roma Barocca,
Firenze, 1993, pp. 115-122.
10. All’epoca di Cesare e di Augusto vi sorgeva un recinto per i Ludi
Ginnici, mentre al tempo di Nerone un anfiteatro per i Ludi
Quinquennali. La forma allungata della piazza, invece, deriva dallo
Stadio di Domiziano che occupò la stessa area dall’anno 86 d.C.
L’antica tradizione ludica del luogo riprende vigore nel 1652 grazie a Innocenzo X, quando diventa un’abitudine allagare la piazza
nel mese di agosto per svolgervi feste e manifestazioni varie.
11. MCAB, n. 7540, Salina, AE-coniazione, Ø 39. Cfr. MCAB, n.
1907, Incerta, AE-coniazione, Ø 39,5; n. 2128, Palagi (?), AEconiazione, Ø 40; n. 3438, Universitaria, AE-coniazione con
appiccagnoli, Ø 39,5; n. 6210, Salina, AE-coniazione, Ø 40.
Bartolotti, F.: La medaglia annuale dei romani pontefici da Paolo V a Paolo
VI, 1605-1967, Roma, 1967, p. 53, nota; Miselli, W.: Il papato dal
1605 al 1669 attraverso le medaglie, Milano, 2003, n. 417.
12. Cfr. MCAB, n. 6214, Salina, AE-coniazione, Ø 39,5; n. 6215,
Salina, AR-coniazione, Ø 38. Bartolotti, F.: op.cit., p. 53, la considera coniazione non ufficiale; Miselli, op.cit., n. 437 e var. n. 438
non attestata a Bologna.
13. Cfr. MCAB, n. 6224, Salina, Ø 39,5; n. 1400, Palagi o duplicati
Univ., AE-coniazione, Ø 39. n. 3451, Università, AE-coniazione,
Ø 39. Bartolotti, F.: op.cit., p. 53, nota; Miselli, op.cit., n. 465.
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SUGGESTIONI CULTURALI E SOPRAVVIVENZE ICONOGRAFICHE DELL’ANTICO EGITTO NELLA MEDAGLISTICA ITALIANA DEL XVII SECOLO
X.PONT.MAX.”,
seguita da “.AN.VIII.GM.” sotto il taglio
del busto (figg. 3-4)14.
Sempre a Bernini e a Morone si legano alcune medaglie
che, celebrando la costruzione del colonnato di San
Pietro voluto da Alessandro VII (1599-1667; papa dal 7
aprile 1655), esaltano indirettamente il ruolo dell’obelisco vaticano quale fulcro spaziale e simbolico della
Chiesa Romana. Nel 1656 il papa incarica Bernini della
progettazione di un porticato per arricchire, circoscrivendolo, il piazzale antistante la basilica del Santo. Il progetto, al quale collabora lo stesso pontefice, è modificato
più volte prima di essere finito nel marzo 1657. Bernini,
attento agli effetti di percezione visiva e in grado di
dominare le leggi della prospettiva ottica, concepisce un
colonnato quasi ellittico, che abbraccia la piazza senza
chiuderla e senza sovrapporsi agli edifici esistenti. La
scelta strategica di unire questo spazio alla facciata della
chiesa tramite due ulteriori ali di colonnato, avvicina
apparentemente ancora di più la basilica alla piazza e
all’obelisco, che funge da asse prospettico. Il 28 agosto
1657 sono deposte a fondazione della struttura alcuni
esemplari di una medaglia disegnata e modellata in cera
da Bernini, e poi fusa da Morone. La medaglia (figg. 56)15, datata 1657, ha al dritto il busto a destra di
Alessandro VII, con camauro e mozzetta, e la leggenda
“VATICANI.TEMPLI.AREA.PORTICIBVS.ORNATA.”, completata
da “ALEX.VII.P.M.” in un cartiglio sotto il taglio del busto;
sul rovescio sono invece raffigurati, in visione prospettica e dall’alto, piazza San Pietro con il nuovo colonnato,
un’unica fontana in asse centrale con l’obelisco, e, sullo
sfondo, la basilica16. La leggenda “FVNDAMENTA.EIVS. /
IN.MONTIBVS.SANCTIS” (Vulgata, Salmo 86, 1), inserita
in un cartiglio a rotolo di pergamena che prosegue idealmente l’andamento del colonnato, è attribuibile al latinista Lukas Holsten (1596-1661), bibliotecario vaticano dal 1636. Un autografo di Alessandro VII, con allegato un suo schizzo del colonnato, infatti, attesta l’affidamento d’incarico al canonico, oltre a descrivere le successive fasi di lavoro a cura di Bernini17. Mentre la fusione di questa medaglia è attribuibile a Morone, le cui
iniziali compaiono al dritto, sul taglio del busto dopo la
data18, non è certo a chi debba essere attribuita un’altra
medaglia senza firma e senza contorno perlinato, che ha
un rovescio identico a questa, ma un dritto diverso nella
scritta e nella forma del cartiglio, così come nel busto del
papa, un poco più grande e stilisticamente migliore (figg.
7-8)19; un’ipotesi allettante potrebbe essere quella di
attribuirla proprio a Bernini20. Dieci anni dopo, conclusi
i lavori, nuove medaglie celebrano la grandiosa trasformazione architettonica che ha modificato l’approccio
visivo con la chiesa più importante della Cristianità21.
Due medaglie, attribuibili a Gaspare Morone e datate al
1667, hanno al dritto il busto di Alessandro VII a sinistra, con tiara e piviale ornato dalle insegne Chigi, e la
leggenda “ALEXAN.VII.PONT - MAX.A.XII.”. Al rovescio sono
identiche nella raffigurazione prospettica e dall’alto della
basilica vaticana con il colonnato, l’obelisco e le due fontane del progetto finale, mentre si differenziano per le
leggende, che sono comunque le stesse delle medaglie di
fondazione: in un caso “FVNDAMENTA EIVS / IN MONTIBVS
/ SANCTIS” è all’esergo (figg. 9-10)22; nell’altro, “FVNDAMENTA EIVS IN MONTIBVS SANCTIS” è disposta in circolo
nel campo, mentre in esergo compare “VATICANI TEMPLI /
23
AREA PORTICIBVS / ORNATA” (fig. 11) .
14. MCAB, n. 6238, Salina, AR-coniazione, Ø 38,5. Cfr. MCAB, n. 6237,
Salina, AR-coniazione, Ø 37,5. Bartolotti, F.: op. cit., E 652; Miselli,
op.cit., n. 469 e il riconio anacronistico n. 481, non attestato a Bologna,
come la medaglia fusa dell’ottavo anno che reca al dritto il papa a destra,
con tiara e piviale, e la sola fontana al rovescio (n. 470). È inoltre
opportuno citare un’altra medaglia non esistente a Bologna, dell’undicesimo anno dello stesso pontefice, che celebra l’innalzamento dell’obelisco di Piazza della Minerva sopra l’elefantino ispirato a un’immagine
dell’Hypnerotomachia Poliphili di Francesco Colonna (n. 629).
15. MCAB, n. 6263, Salina, Ø 76,5. Cfr. MCAB, n. 175, Crescimbeni,
AE-fusione, Ø 74. Parise, R.: L’ideologia della Controriforma nelle
medaglie del ‘600 e ‘700, Se non v’è denar, l’Arcadia… è presto terminata.
Simbolismo nelle monete e nelle medaglie tra Controriforma e Secolo dei Lumi,
Padova, 1997, n. 148; Miselli, op.cit., nn. 549-450 e cfr. anche n. 657.
16. Esiste un’altra medaglia detta di fondazione, che reca al dritto il
busto del papa a sinistra e una diversa forma del cartiglio, mentre
al rovescio la veduta prospettica e dall’alto della piazza, con al centro l’obelisco e di lato le due fontane del progetto finale. Varriano,
J.: Alexander VII, Bernini and the Baroque Papal Medal, Italian
Medals, Washington, 1987, p. 256, fig. 14; Vannel, F. e Toderi, G.:
Medaglie e placchette del Museo Bardini di Firenze, Firenze, 1998, n. 92;
Miselli, op.cit., n. 658.
17. Biblioteca Apostolica Vaticana, Chigi R VIII c, fig.11; Morello, G.:
Documenti berniniani nella Biblioteca Apostolica Vaticana, Bernini
in Vaticano, Roma, 1981, p. 318.
18. Sul taglio del busto, quindi, compare: “.1657.G M.”.
19. MCAB, n. 3538, Università, Ø 71,5. Cfr. MCAB, n. 2142, Palagi
(?), Ø 70,5; Miselli, op.cit., n. 551.
20. Vannel, F. e Toderi, G.: La medaglia barocca in Toscana, Firenze, pp. 1718; Idem (1998), op. cit., n. 79.
21. Va menzionata anche una medaglia annuale del settimo anno di
Alessandro VII, mancante nelle collezioni bolognesi, che, prima di
queste, celebra la fase più viva dei lavori. Bartolotti, F.: op. cit., E. 661a;
Vannel, F. e Toderi, G.: op. cit. (1998), n. 81; Miselli, op. cit., n. 590.
22. MCAB, n. 1438, Palagi o duplicati Univ., AE-coniazione, ø 42. Cfr.
MCAB, n. 3529, Università, AE-coniazione, ø 42; n. 6317, Salina, AEconiazione, ø 42,5; n. 6318, Salina, AE-coniazione, ø 40. Va segnalato
un ibrido (MCAB, n. 6325, Salina, AE dorato-coniazione, ø 41,5), costituito dai rovesci di questa medaglia e di quella per la costruzione della
cattedra di San Pietro; cfr. Vannel, F. e Toderi, G.: op. cit. (1998), n. 82;
Miselli, op.cit., n. 635.
23. MCAB, n. 2141, Palagi (?), AE-coniazione, ø 41. Cfr. MCAB, n.
1439, Palagi o duplicati Univ., AE-coniazione, ø 40; n. 2140,
Palagi (?), AE-coniazione, ø 41; n. 3530, Università, AE-coniazione, ø 40,5; n. 6315, Salina, AE-fusione, ø 40,5; n. 6316, Salina,
AE-coniazione, ø 40,5; Miselli, op.cit., n. 636 e cfr. anche n. 659.
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DANIELA PICCHI
Sempre durante il pontificato di Alessandro VII, un
secondo obelisco di quelli innalzati da Sisto V, il
Flaminio, diventa punto focale e prospettico privilegiato nella riconsiderazione spaziale e architettonica di
un’altra importante piazza romana. Nel 1658 il papa
incarica Carlo Rainaldi (1611-1691) di costruire due
chiese in Piazza del Popolo, Santa Maria di Montesanto
e Santa Maria dei Miracoli. La fabbrica della prima inizia
nel 1662 e, per l’occasione, è creata una medaglia (figg.
12-13)24 che ha al dritto il busto del papa a sinistra, con
tiara e piviale, e la leggenda “ALEX.VII.PONT.-MAX.A.VIII”;
al rovescio, in primo piano e al centro, l’obelisco
Flaminio funge da asse simmetrico per le due chiese
gemelle. La leggenda nel campo, “SAPIENTIA IN PLATEIS
DAT VOCEM SVAM” (Proverbi, I, 20), rimarca il significato religioso che si attribuisce all’impresa, mentre la data
in esergo, “MDCLXII.”, ripete in caratteri romani l’anno
espresso in cifre arabe al dritto, sotto il busto di
Alessandro VII. A questa medaglia, attribuita a
Gioacchino Francesco Travani, ma caratterizzata da un
pittoricismo berniniano, ne va associata una seconda, di
modulo poco inferiore e con la leggenda in esergo
“EQ:CAROLVS RAINALDVS / INVENTOR”, che celebra la
fondazione di Santa Maria di Montesanto tramandando
il nome del suo primo architetto (fig. 14)25, poi sostituito nel prosieguo dei lavori da Bernini e da Carlo
Fontana.
Per completare questo filone tematico, è opportuno
menzionare una medaglia fusa (fig. 15)26, emessa nel
secondo anno di Innocenzo XII (1615-1700; papa dal
12 luglio 1691), quando il Palazzo di San Giovanni in
Laterano è trasformato in ospizio per i poveri. La medaglia ha al dritto il busto del papa a destra, con camauro,
mozzetta e stola, e la leggenda “INNOCENTIVS.XII.PONT.
OPTIM.MAXIM”, completata da “.AN:II.”, sotto il taglio del
busto. Il suo rovescio reca ancora una volta un obelisco,
il Laterano, che spicca nell’insieme compositivo per la
posizione centrale e il forte rilievo, elementi utili a ricucire la prospettiva delle due strutture architettoniche
raffigurate sullo sfondo della piazza, il palazzo e la chiesa di San Giovanni, molto diverse e asimmetriche tra
loro. La leggenda “EGENOS.VAGOSQVE. INDVC. /
IN.DOMVM.TVAM” (Isaia, 58.7), inserita in un cartiglio
a nastro in alto, ricorda l’iscrizione apposta sul
palazzo per volontà di Sisto V al tempo della sua
costruzione.
Se in tutte le medaglie esaminate sino a ora l’iconografia dell’obelisco occupa una posizione centrale o assiale
da un punto di vista compositivo, in due opere successi-
ve, la prima di Gaspare Morone e la seconda di Giovanni
Hamerani (1646-1701), perde tale collocazione per
spostarsi lateralmente e mostrarsi solo in parte. Questo
nuovo tipo di visione non sminuisce certo il suo significato simbolico, ormai tanto forte e intellegibile da
essere sufficiente anche un solo accenno del monolite.
La medaglia annuale di Morone (figg. 16-17)27, che
risale al secondo anno di Clemente IX (1600-1669;
papa dal 20 giugno 1667) e commemora il successo
ottenuto dal papa quale pacificatore di Francia e Spagna
e quale promotore della Pace di Aquisgrana (2 maggio
1668), ne è un bell’esempio. Al dritto compare il busto
del pontefice a sinistra con camauro, mozzetta e stola, e
la leggenda “CLEM.IX.PONT - .MAX.AN.II”, mentre il rovescio, che ha in esergo “PACE POPVLIS SVIS / A DOMINO /
CONCESSA.”, è caratterizzato da un notevole senso del
movimento e non è privo di originali simmetrie. Il punto
di vista dal quale si osserva la processione con il papa in
primo piano a sinistra, i vescovi, il clero e gli armati,
diretti in doppia fila verso San Pietro, si trova all’interno dell’ala destra del colonnato vaticano. Benché la basilica sia quasi completamente celata, non esistono dubbi
sulla sua identità grazie alla raffigurazione della parte
sinistra del portico e dell’obelisco che ne sono diventati
potenti segni identificativi. La prospettiva ardita e la
necessità, per coloro che avanzano in processione, di
superare a destra il monolite consentono di ribadire il
senso di solidità, di fermezza e di affidabilità della
Chiesa Romana, riassunte iconicamente dall’obelisco,
creando allo stesso tempo un duplice colonnato umano,
speculare nell’andamento a quello architettonico.
Anche Giovanni Hamerani affida a un obelisco appena
visibile sul rovescio della prima medaglia annuale di
Clemente XI (1649-1721; papa dal 29 novembre
24. MCAB, n. 3518, Università, AE-fusione, ø 65,5. In Museo esiste
una medaglia uniface dallo stesso rovescio (MCAB, n. 6303,
Salina, AE-fusione, ø 65,5); Varriano, J.: Alexander VII, Bernini
and the Baroque Papal Medal, Italian Medals, Washington, 1987, p.
259 e fig. 21; Miselli, op.cit., nn. 601 e var. 602.
25. MCAB, n. 3519, Università, AE-fusione, ø 63,5; Miselli, op.cit., n.
603.
26. MCAB, n. 3731, Università, AE dorato-fusione, ø 102,5. Cfr.
MCAB, n. 6560, Salina, zinco-fusione, ø 103,5; n. 6561, Salina,
AE-fusione, ø 101,5; n. 6562, Salina, AE dorato-fusione, ø 102,5.
Vannel, F. e Toderi, G.: La medaglia barocca in Toscana, Firenze, 1987,
p. 23, fig. 14; Miselli, W.: Il papato dal 1669 al 1700 attraverso le medaglie, Pavia, 2001, n. 307.
27. MCAB, n. 1918, Incerta, AE-coniazione, ø 33. Cfr. MCAB, n.
1453, Palagi o duplicati Univ., AE-coniazione, ø 34; n. 3560,
Università, AE-coniazione, ø 33; n. 6343, Salina, AE-coniazione, ø
33,5; n. 6344, Salina, AR-coniazione, ø 33,5. Bartolotti, F.: op. cit.,
E 668 (la medaglia è datata al 1668).
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SUGGESTIONI CULTURALI E SOPRAVVIVENZE ICONOGRAFICHE DELL’ANTICO EGITTO NELLA MEDAGLISTICA ITALIANA DEL XVII SECOLO
1700) (figg. 18-19)28 lo stesso significato di fermezza,
che in questo caso lo Stato della Chiesa e il suo pontefice devono avere nei confronti della turbolenta situazione politica europea, prefiggendosi il difficile obbiettivo di tutelare una pace a rischio per la successione sul
trono di Spagna di Filippo d’Angiò a Carlo II. La medaglia, che ha al dritto il busto di Clemente XI a sinistra,
con tiara e piviale ornato da San Paolo, e la leggenda
“CLEMENS.XI - .PONT.MAX.ANNO.I.”, reca al rovescio la
Chiesa genuflessa a sinistra, con lo sguardo volto al
triangolo dello Spirito Santo e la mano sinistra sulla
tiara; subito dietro, una tripla croce è appoggiata al basamento, con stemma Albani, di un obelisco appena visibile. Nonostante gli sforzi di Clemente XI, testimoniati dalla leggenda bene augurante “.FIAT.PAX.SVPER
ISRAEL” (Salmo 125, 5), la guerra dilaga molto presto,
dal 1701 al 1724, portando devastazione in tutta
Europa. Per comprendere appieno questa medaglia, è
utile menzionarne un’altra, databile al diciottesimo anno
di Clemente XI e a firma di Ferdinand de Saint Urbain
(1658-1738)29, che ribadisce lo stesso concetto. Infatti,
al suo rovescio compaiono tre figure femminili, sedute
attorno a un obelisco, di nuovo centrale: a sinistra la
Religione o la Fede con la croce e il calice; al centro, la
Fermezza con la destra appoggiata all’obelisco; a destra,
la Giustizia con scettro e bilancia. È la leggenda sopra di
loro, “ÆTERNA.FIRMITAS - ORBIS.ROMANI.”, a sottolineare la valenza semantica assunta dal monolite che, nello
specifico, sembra riferirsi a una controversia tra il papa
e Filippo V di Spagna per la nomina dell’arcivescovo di
Siviglia30 ma che, più in generale, evoca le gravi preoccupazioni e le difficoltà affrontate proprio da Clemente XI
dopo lo scoppio della guerra in Europa.
L’incidenza numerica degli obelischi nelle medaglie
italiane diminuisce in maniera drastica durante il
secolo successivo, in particolare nella seconda metà
del XVIII secolo. Obelischi di vario tipo continueranno a essere utilizzati anche in età neoclassica per
decorare fontane, giardini, scalinate, portali d’ingresso e recinti, in molti casi privati, a Roma e altrove, ma
saranno rappresentati su stampe, incisioni e pitture,
solo di rado sulle medaglie, perché si attenua la loro
importanza simbolica a favore di più generici significati decorativi e architettonici. Saranno altri i soggetti di ispirazione antico-egiziana prediletti dalla
medaglistica, ma a questi si dedicherà un ulteriore
capitolo della ricerca in corso.
28 MCAB, n. 3757, Università, AE dorato-coniazione, ø 31,5. Cfr.
MCAB, n. 1545, Palagi o duplicati Univ., AE-coniazione, ø 32; n.
2554, Verzaglia-Rusconi, AE-coniazione, ø 32; n. 6608, Salina, AE
dorato-coniazione, ø 31,5; n. 6609, Salina, AR-coniazione, ø 31,5.
Bartolotti, F.: op. cit., E 701; Miselli, W.: Il Papato dal 1700 al 1730
attraverso le medaglie, Torino, 1997, n. 23.
29. La medaglia non è conservata nel Medagliere di Bologna, che possiede
invece quella per l’abate Jean Paul Bignon (1662-1743), sempre a
firma di Ferdinand de Saint Urbain e dallo stesso rovescio (MCAB, n.
9643, Salina, AE-coniazione, ø 56).
30. Miselli, W.: Il Papato dal 1700 al 1730 attraverso le medaglie, Torino,
1997, n. 115 e n. 33.
1741
DANIELA PICCHI
1742