Una revisione dell`imposizione immobiliare

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Una revisione dell`imposizione immobiliare
Una revisione dell’imposizione immobiliare
Un sistema razionale di finanziamento della finanza locale più equo ed efficiente
1
Scheda di sintesi
•
•
1. Semplificazione , riduzione e razionalizzazione delle imposte sugli immobili
• 2. Recupero di maggiore equità nella distribuzione del prelievo
• 3. Recupero di efficienza
•
•
OBIETTIVI DELLA RIFORMA
ELEMENTI DELLA RIFORMA
•
1. Accorpamento delle imposte esistenti
•
in modo da semplificare le procedure per contribuenti e renderle più trasparenti
•
2. Razionalizzazione delle basi imponibili
•
3. Riforma delle aliquote
•
4. Cancellazione delle imposte sugli affitti (Irpef e cedolare secca)
•
5. Trasformazione delle imposte di registro, ipotecarie e catastali
•
da prelievo percentuale in tassa fissa ottenendone una sostanziale eliminazione
•
6. Modifica dell’imposta di successione lasciando inalterate le attuali soglie esenti
7. Introduzione di un’imposta progressiva su base familiare sui patrimoni immobiliari più consistenti
2
Scheda di sintesi 2
• EFFETTI DELLA RIFORMA
• Totale effetti sul prelievo erariale: -2,5
miliardi
• Totale effetti sul prelievo locale: - 5 miliardi
• Effetto sul prelievo totale: - 7,5 miliardi
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Obiettivi
• Il prelievo sugli immobili in Italia, dopo un biennio turbolento, necessita di una definitiva sistemazione.
• Un riordino complessivo del sistema deve essere orientato a obiettivi di:
– Semplificazione per il contribuente – Equità – Efficienza
• Questi obiettivi possono essere perseguiti insieme a una riduzione della pressione fiscale complessiva.
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Il prelievo sugli immobili in Italia…
Tipo
(1) Imposte di natura "reddituale”
Irpef IRES
(2) Imposte patrimoniali
IMU
(3) Imposta sui servizi TASI (4) Imposte su trasferimenti IVA
Registro e bollo
Ipotecaria e catastale
Successioni e donazioni
(%) Imposte su locazioni
Registro e bollo su locazioni
Cedolare secca
Totale (1)+(2)+(3)+(4)+(5)
(in mld di euro)
2012
2013
2014
6,43 5,78 0,64 7,13 6,44 0,69 7,22 6,53 0,69 23,8 23,8 20,4 20,4 9,80 4,95 2,21 2,07 0,58 8,68 4,12 2,00 1,94 0,62 19,3 19,3 4,6 4,6 8,93 4,26 2,64 1,42 0,62 2,26 1,03 1,23 2,17 0,97 1,20 2,09 0,93 1,16 42,29 38,38* 42,14 *Il dato complessivo di gettito nel 2013 (38,8 mld) riflette l’abolizione dell’IMU sulle prime case per il solo 2013. Fonte: Gli immobili in Italia, 2015 – Dipartimento delle finanze e Agenzia delle Entrate
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…e nel confronto internazionale…
Paesi (2012)
Imposte ricorrenti sulla Imposte sulla Imposte su Imposte sulle proprietà immobiliare (% ricchezza netta (% successioni e transazioni finanziarie e Pil)
Pil)
donazioni (% Pil)
di capitale (% Pil)
Estonia
Slovacchia
Repubblica Ceca
Austria
Slovenia
Ungheria
Germania
Svezia
Turchia
Polonia*
Finlandia
Norvegia
Portogallo
Grecia*
Danimarca
Irlanda
Spagna
Svizzera
Islanda
Italia
Giappone
Lussemburgo
Korea
USA
Canada
Belgio
Francia
Regno Unito
0,34
0,44
0,25
0,23
0,53
0,45
0,45
0,80
0,25
1,16
0,66
0,34
0,75
0,89
1,36
0,88
1,02
0,16
1,68
1,51
2,07
0,07
0,81
2,81
2,86
1,30
2,58
3,38
0,00
0,00
0,00
0,00
0,02
0,15
0,03
0,00
0,00
0,00
0,00
0,58
0,00
0,23
0,00
0,00
0,07
1,21
0,45
0,04
0,00
2,01
0,00
0,00
0,04
0,18
0,25
0,00
0,00
0,00
0,09
0,01
0,03
0,02
0,16
0,00
0,02
0,02
0,26
0,07
0,16
0,06
0,21
0,17
0,22
0,15
0,11
0,04
0,32
0,16
0,32
0,16
0,00
0,73
0,47
0,20
0,00
0,00
0,20
0,33
0,08
0,28
0,28
0,25
0,90
0,00
0,30
0,25
0,36
0,43
0,27
0,79
0,55
0,48
0,21
0,98
0,29
0,44
1,72
0,00
0,17
1,01
0,58
0,58
*Ultimi dati disponibili anno 2011
Fonte: OCSE, 2013
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La distribuzione della ricchezza familiare in Italia
PERCETTORI
meno di 10 mila
3.162.063
da 10 a 50 mila 2.176.838
da 50 a 250 mila
8.042.682
da 250 a 500 mila 5.703.862
da 500 mila a 1 milione 2.844.363
da 1 a 5 milioni
1.904.927
oltre 5 milioni 41.443
Totale
23.876.178
RICCHEZZA FAMILIARE LORDA
%PERCETTORI AMMONTARE
MEDIA
13,24%
10.114.346.510
3.199
9,12%
53.646.967.228
24.644
33,68% 1.201.144.447.741
149.346
23,89% 1.977.558.779.948
346.705
11,91% 1.982.540.173.788
697.007
7,98% 3.206.127.493.889 1.683.071
0,17% 475.147.457.088 11.465.084
100,00% 8.906.279.666.192
373.019
ATTIVITA' REALI
AMMONTARE
MEDIA
3.375.803.219
1.068
23.367.659.974
10.735
918.675.044.841
114.225
1.626.317.104.645
285.126
1.492.338.187.505
524.665
1.817.166.131.901
953.930
360.002.462.140
8.686.689
6.241.242.394.226
261.400
DI CUI: IMMOBILI
ATTIVITA' FINANZIARIE
AMMONTARE MEDIA AMMONTARE MEDIA
112.215.861
35
6.738.543.296
2.131
12.632.604.398
5.803 30.279.307.256 13.910
871.531.892.712 108.363 175.806.457.641 21.859
1.527.195.836.790 267.748 428.730.530.269 75.165
1.371.441.006.646 482.161 590.428.227.478 207.578
1.509.400.691.633 792.367 1.272.424.390.679 667.965
161.109.974.400 3.887.508 160.629.822.476 3.875.922
5.453.424.222.440 228.404 2.665.037.279.095 111.619
Fonte: Banca d’Italia, 2013 • La ricchezza netta media delle famiglie italiane è circa 373 mila euro. • Le attività reali rappresentano circa il 70% (più di 6,2 mila miliardi di euro) e la ricchezza immobiliare è pari al 61,2% • Fra le attività reali, la ricchezza in abitazioni è circa 228 mila euro in media per famiglia; quasi il 77% della ricchezza detenuta in immobili è rappresentato dalle prime case (4,2 mila miliardi).
• Elevato grado di concentrazione: molte famiglie detengono livelli modesti o nulli di ricchezza; all’opposto, il 10% famiglie detiene circa il 41% della ricchezza (3,7 mila miliardi)
Un biennio turbolento 1
• Nel 2012 l’IMU rappresenta uno degli aspetti principali della manovra di Monti.
• Viene reintrodotta la tassazione della “prima casa” sospesa da Berlusconi, che tuttavia grazie alle detrazioni e alle aliquote ridotte, rappresenta nel 2012 solo il 17% dei quasi 24 miliardi di gettito (IMU media “prima casa” 225 euro).
• I valori imponibili continuano a basarsi sulle rendite catastali, che vengono sensibilmente rivalutate, (abitazioni da 100 a 160). • Una rivalutazione dei coefficienti basata su una regola lineare, uniforme sul territorio, non ha modificato la sperequazione esistente e le iniquità del prelievo.
• La revisione dei coefficienti di rivalutazione attuata solo in alcune città (e in alcune microzone), pur avvicinando le basi imponibili ai valori di mercato, è parziale e ha effetti limitati. 8
Un biennio turbolento 2
• Nel 2013 l’imposizione della “prima casa” è praticamente sospesa (Governo Letta).
• Viene formulata, per il 2014, un’imposizione “unica”
comunale (IUC) articolata da TASI (prima casa e altri immobili), IMU (altri immobili) e TARI (nettezza urbana).
• I dati relativi ai Comuni che hanno deliberato le aliquote TASI per la “prima casa" mostrano un gettito TASI di 3,4 miliardi nel 2014 a fronte dei 4 miliardi di IMU nel 2012, con un calo di quasi il 15% rispetto al 2012.
• Il calo avvantaggia soprattutto le abitazioni di maggior valore catastale, per effetto del passaggio dell’aliquota standard dal 4 per mille (IMU 2012) all’1 per mille (TASI 2014), salvo le variazioni delle aliquote deliberate dai Comuni.
• Il gettito degli altri immobili è sostanzialmente costante rispetto al 2013.
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I punti deboli del sistema attuale
Situazione confusa dopo gli ultimi anni di zig zag:
Il mito della “prima casa”
Valori catastali e di mercato
Taxation senza representation
Un prelievo sugli immobili complesso
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Casa dolce casa 1
• La tassazione ICI della casa di abitazione è stata eliminata da
Berlusconi nel 2008, reintrodotta da Monti nel 2012 (IMU),
“sospesa” da Letta nel 2013, reintrodotta come Tasi (in parte a
carico dell’inquilino) nel 2014.
• La detassazione della ‘prima casa’ costituisce una forzatura del
sistema di tassazione: le prime case infatti non sono tutte
uguali; c’è la casa popolare e la grande villa, la condizione
economica degli affittuari è (spesso) peggiore di quella di chi è
proprietario della casa di abitazione. I giovani hanno meno
prime casa in proprietà rispetto agli anziani. il rischio è di
detassare i contribuenti più ricchi; può essere giusto (pratico)
prevedere una esenzione per le abitazioni di minor valore, ma
non per tutte le prime case di maggior valore.
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Casa dolce casa 2
• In tutta l’area OECD le case d’abitazione sono tassate nell’ambito della finanza locale. • la scelta di affidare agli enti decentrati una forma di imposizione sugli immobili (incluse le abitazioni principali) trova sostegno nella letteratura sul federalismo fiscale (visibilità del prelievo, accountability degli amministratori locali e responsabilizzazione per la gestione efficiente della spesa)
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Valore della casa come indicatore
• I valori degli immobili sono un appropriato indicatore per i
Comuni:
– se i governi locali sono responsabili della tassazione immobiliare, sono incentivati a fornire servizi pubblici in modo più efficace ed efficiente perché questo tende ad accrescere le loro entrate
– la qualità dell’amministrazione locale e gli investimenti da essi effettuati si riflettono sul valore degli immobili
– la tassazione immobiliare contribuisce alla disciplina di bilancio dei governi locali, in quanto risulta “visibile” agli elettori, che possono tenerne conto al momento del voto o al momento di scegliere dove risiedere (vedo, voto, pago).
• Ciò vale ovviamente per la casa dove abita il proprietario, che
riceve un reddito in natura, già esente dall’imposizione sul
reddito.
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I valori catastali
• In teoria i valori che risultano dalle rendite catastali dovrebbero
riflettere il valore medio dell’immobile in un arco temporale di
alcuni anni.
• Nei fatti, le rendite catastali, rivalutate da ultimo nel 1989, non solo
sono distanti dai veri valori di mercato, ma lo sono in maniera non
uniforme tra territori e tipologie abitative.
• Con l’introduzione dell’IMU, i valori patrimoniali su cui si basano le
imposte immobiliari sono aumentati in modo proporzionale (il
moltiplicatore applicato alle rendite è stato aumentato da 100 a
160), anche se sulla base dell ’ indice nazionale dei prezzi al
consumo per le famiglie (Istat) la variazione per il periodo 1989‐
2010 è stata ben superiore (+1,9% per anno) che corrisponderebbe
ad un coefficiente di rivalutazione di 205, ed ancora maggiore
(+2,3% per anno, coefficiente 217) è stata la variazione dei prezzi
delle abitazioni (dati BCE).
• L’aumento proporzionale dei moltiplicatori lascia inalterati tutti gli
squilibri rispetto ai valori di mercato.
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Rapporto catasto‐mercato
•
•
•
Mediamente negli ultimi anni (dopo l’introduzione dell’IMU/TASI) il
rapporto medio tra valori di mercato e valori catastali è leggermente
superiore a 2.
Il rapporto sale a 4 o 5 per gli immobili più vecchi e scende a 1 (o volte
anche sotto 1) per quelli nuovi.
Effetti negativi in termini di:
– Equità orizzontale: i contribuenti subiscono prelievi differenziati in relazione alle sperequazioni territoriali delle basi imponibili, intervenute in seguito al mutamento nel tempo dei valori di mercato tra le diverse zone di un comune e tra i diversi comuni. – Equità verticale: i dati disponibili mostrano che il differenziale tra i valori effettivi di mercato e quelli calcolati sulla base delle rendite catastali e dei moltiplicatori tende ad aumentare per i proprietari più ricchi (in termini di ricchezza abitativa posseduta).
– Efficienza: un prelievo commisurato alla rendita edilizia risulta più efficiente di un’imposta sul reddito o sul consumo e tiene conto delle rendite di posizione. – Efficienza: in base alla tesi ricardiana, sarebbe più efficiente un’imposta sulla rendita che colpisse i percettori della rendita e non i fattori produttivi.
– Efficienza: in base alla tesi ricardiana, sarebbe più efficiente un’imposta sulla rendita che colpisce i percettori della rendita e non i fattori produttivi.
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Rapporto catasto‐mercato
• Un modo per tassare il patrimonio immobiliare in
maniera davvero proporzionale al valore è quello di
stimare la base imponibile ai valori di mercato, sia
quando crescono che quando calano.
• Per raggiungere l’obiettivo, una strada è la riforma del
catasto prevista dall ’ art. 2 della delega fiscale. Il
completamento richiederà 5 anni.
• Nell’immediato, l’altra è quella che fa riferimento ai
valori per tipologia dell’immobile e zone omogenee
rilevati dall ’ Osservatorio sul mercato immobiliare
(Omi) curato dall’Agenzia delle Entrate, e utilizzandoli
come parametri utili alla rivalutazione (differenziata)
dei moltiplicatori.
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Taxation and representation 1
• In ogni Comune la maggioranza degli immobili
è costituita dalle abitazioni dove vivono i
proprietari.
• Una quota di cittadini del Comune sono
proprietari anche di altri immobili.
• Un’altra parte di immobili (seconde case) è di
proprietà di persone che risiedono in un altro
Comune
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Taxation and representation 2
• La pratica dei Comuni è quella di aumentare
l’imposizione sugli immobili non residenziali e sulle
seconde case e ridurre quella sulle “prime case”.
• Gli effetti distorsivi di questa tendenza sono evidenti:
essere proprietari di una casa ma spostare la residenza
in un’altra (ad es. presa in affitto per cambio lavoro)
porta ad aggravi fiscali, o a sotterfugi legali (ad es.
l’uso strategico della residenza).
• La stessa cosa si verifica quando i coniugi dividono la
residenza.
• I non residenti non votano (Comuni turistici e comuni
interessati da fenomeni migratori)
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Un prelievo sugli immobili complesso
• Oggi esistono più soggetti impositori (Stato e Comuni) sulle
stesse basi imponibili dell’IMU
– Lo Stato si riserva circa 4 miliardi di gettito dell’IMU sugli immobili produttivi (capannoni
industriali).
– Lo Stato fissa l’aliquota standard del prelievo Imu (al 7,6 per mille) e Tasi (all’1 per
mille). Per la Tasi, i Comuni decidono esenzioni, riduzioni del prelievo e detrazioni e
possono aumentare l’aliquota di base (fino al 2,5 per mille nel 2014 per le prime case;
fino al limite di 10,6 per mille complessivamente per IMU+TASI sulle seconde case e su
immobili produttivi e commerciali).
• Non tutti i Comuni hanno applicato le detrazioni Tasi (sulla
prima casa) che erano previste centralmente per l’IMU (200
euro fisse e 50 euro per ogni figlio minore di 26 anni): quindi
anche i proprietari di case di modesto valore (popolari) hanno
pagato.
• Le molteplici scadenze di versamento (e la giungla di aliquote,
detrazioni e agevolazioni) e i ritardi nelle delibere dei Comuni
fanno aumentare i costi di compliance per i contribuenti.
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Un sistema razionale, più semplice, equo ed efficiente
• Un sistema più semplice e razionale separa prelievi e basi imponibili di Stato e Comuni – Comuni: • Un’unica imposta locale immobiliare, su valori vicini a quelli di mercato e aliquote basse (con esenzione di circa un terzo delle abitazioni ‐ prima casa ‐ nei comuni)
• Trasformazione delle addizionali regionali e comunali in sovra‐imposte, eliminando alcune incongruenze esistenti ed accentuando la progressività
– Stato:
• Imposta personale progressiva sul patrimonio immobiliare (basi imponibili valutate a valori di mercato, ma con franchigia e aliquote basse in modo da esentare di fatto i patrimoni di valore medio e di ottenere un prelievo moderato su quelli di valore medio‐alto) per conseguire una corretta progressività eliminando la discriminazione per le seconde case che poco ha a che fare con la progressività
• riduzione del peso fiscale sui trasferimenti immobiliari, trasformando le imposte di registro, ipotecarie e catastali in tasse fisse
• Abolizione dell’Irpef e della cedolare secca sugli affitti • revisione delle altre imposte statali • Un sistema equo ed efficiente semplifica il prelievo, persegue una corretta progressività e riduce la pressione fiscale complessiva
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Il prelievo dei Comuni: l’imposta comunale sugli immobili
• Imposta comunale sugli immobili: valori basati sulle stime
OMI con riduzione del 10%. Dal valore va dedotto il mutuo
ipotecario.
• Aliquota standard di 0,25% per le abitazioni e 0,26% per gli
altri immobili (rispetto alle attuali 0,1% Tasi e 0,76% Imu);
0,3% per le imprese, con deducibilità del prelievo in sede di
imposte sul reddito (la deducibilità riduce l’aliquota
effettiva dallo 0,3% allo 0,26%).
• I Comuni con i migliori risultati in termini di accertamento
(rapporto tra gettito effettivo e potenziale) possono ridurre
l’aliquota standard.
• Il proprietario di una abitazione (che ci risieda o meno) ha
una detrazione (per una sola casa) pari a 0,13% sul valore,
con limite minimo e massimo (80‐240 euro).
• Riduzione di gettito stimato: ‐5 miliardi.
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Il prelievo dei Comuni: le altre imposte locali
• Trasformazione delle addizionali regionali e comunali in sovra‐imposte, eliminando alcune incongruenze esistenti ed accentuando la progressività.
• Possibilità di variare (entro il 10%) la sovra‐imposta comunale.
• Grado di autonomia del Comune: possibilità di aumentare fino a 0,5%(abitazioni) o 0,6% (altri immobili) l’aliquota immobiliare;
• Possibilità (demandata ai Comuni) di imputare una quota dell’imposta (entro il 20%) all’inquilino;
• Introduzione di meccanismi ‘premianti’ che incentivino i comuni a monitorare e contrastare l’evasione immobiliare.
• Ad invarianza di gettito. 22
Il prelievo dei Comuni: la TARI
• La TARI è oggi dovuta da chiunque possieda, occupi o detenga a qualsiasi titolo locali o aree scoperte; la base imponibile è la superficie calpestabile delle unità immobiliari
• La TARI è di fatto una specie di imposta addizionale sulla casa; è iniqua perché il versamento non è strettamente collegato a quanti rifiuti si producono ma alla dimensione della propria abitazione; è all’origine di scarsa fedeltà fiscale e alta morosità dei contribuenti.
• Una radicale proposta di revisione potrebbe essere basata su due principi:
–
–
Attribuire i costi di gestione dei rifiuti ai soggetti che immettono sul mercato i diversi prodotti, attraverso un contributo ambientale definito in base al peso, alla recuperabilità e alla reciclabilità (che verrebbe traslato in tutto o in parte sui prezzi)
Premiare i cittadini per fare raccolta differenziata, invece di farli pagare per conferire i rifiuti.
• Questo modello sarebbe coerente con il principio ‘chi inquina paga’, incentiverebbe i cittadini ad acquistare prodotti con un minore contributo ambientale e spingerebbe i produttori a ridurre le componenti dei prodotti che generano rifiuti • Ad invarianza di gettito. 23
Il prelievo dello Stato un’imposta progressiva sul patrimonio immobiliare
•
•
•
•
•
L’introduzione di un’imposta di tipo patrimoniale personale consente di eliminare
sia la discriminazione sulle seconde case che il prelievo sugli affitti realizzando un
meccanismo di progressività razionale.
L’unità impositiva sarebbe in questo caso la famiglia fiscale: coniugi, a meno di
separazione legale, coppie di fatto, altre persone a carico (elevando l’attuale
soglia per essere considerati a carico da 2.840,51 a 7.000 euro), compresi i figli
maggiorenni.
La base imponibile è costituita da tutti i cespiti patrimoniali immobiliari, a valori di
mercato, posseduti dai membri del nucleo familiare, inclusi anche i valori degli
immobili delle srl o spa per le quote possedute dalla famiglia.
L’imposta ha caratteristiche di progressività: fino a 500mila euro aliquota 0, da
500mila a 3 milioni 0,25%, da 3 a 5 milioni 0,5%, e sopra i 5 milioni 1%. Il 90% delle
famiglie è esente e il 75% di quelle che la pagano hanno un imposta inferiore a
1000 euro.
Gettito stimato: +3 miliardi.
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Il prelievo dello Stato
La revisione delle imposte statali esistenti
• Eliminazione dall’Irpef dei redditi da immobili (compresa la
cedolare secca ‐ nel 2013 circa 5,5 miliardi). Sugli immobili
graveranno quindi solo le imposte patrimoniale e non quelle
sul reddito.
• Trasformazione del Registro (+ Ipotecaria e Catastale, nel 2014
circa 6 miliardi) per la componente immobiliare in tasse fisse
con radicale riduzione del prelievo.
• Imposta di successione: imponibile fissato a valori di mercato
(mantenendo la soglia di esenzione di 1 milione di euro per
coniuge e figli), cosa che accentuerebbe l ’ effetto
perequativo). La soglia di esenzione è sufficiente ad escludere
dall’imposizione il 90% degli eredi che inoltre non dovrebbero
più pagare le ipotecarie e catastali.
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Il prelievo dello Stato: l’IRPEF
• Eliminazione dall ’ Irpef dei redditi da immobili
(compresa la cedolare secca).
• Progressiva cedolarizzazione dell'IRPEF: i redditi di
capitale, interessi, dividendi e plusvalenze su titoli,
sono già oggi soggetti a imposta sostitutiva e sottratti
alla progressività dell'imposizione; anche i redditi da
locazioni sono soggetti su base opzionale a ‘cedolare
secca’. D’altra parte un prelievo patrimoniale del 2,5%
esiste anche sui patrimoni finanziari.
• La disparità di trattamento tra acquisti di proprietà e
investimenti alternativi deve essere minimizzata,
tenuto conto della presenza di una imposta locale sugli
immobili e di un ’ imposta patrimoniale personale
erariale.
• Riduzione di gettito: circa 5,5 miliardi.
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Il prelievo dello Stato: l’imposta di registro
• In Italia, le imposte sui trasferimenti a titolo
oneroso (compravendite) è alto nel confronto
europeo.
• Una riduzione del prelievo può stimolare le
transazioni e la mobilità sul territorio.
• Trasformazione del Registro (+Ipotecaria e
Catastale, nel 2014 circa 4 miliardi) per la
componente immobiliare in tasse fisse (a
scaglioni), con riduzione del prelievo.
• Riduzione di gettito: ‐2 miliardi.
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Il prelievo dello Stato: l’imposta di successione
• Una
rimodulazione
dell’imposta
di
successione (che produce oggi un gettito di
circa 0,6 miliardi) migliorerebbe l’equità del
prelievo
• Imposta di successione: imponibile a valori di
mercato; rimangono invariate le soglie di
esenzione e le aliquote
• Aumento gettito stimato: +2 miliardi a carico
dei grandi patrimoni.
28
Un quadro degli effetti
Variazione (mld di euro)
Stato (A)
Imposta patrimoniale personale
Eliminazione Irpef sugli immobili e cedolare secca
‐2,5
+3
‐5,5 Riduzione imposta di registro, ipotecaria e catastale ‐2 Rimodulazione imposta di successione
+2 Comuni (B)
‐5
Imposta locale sugli immobili
‐5
Trasformazione addizionali in sovraimposte
0
Totale Stato e Comuni (A+B)
‐7,5
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