Berto e Spruzzo Berto è ormai stanco. Vola da ore e non
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Berto e Spruzzo Berto è ormai stanco. Vola da ore e non
Marpi – Berto e Spruzzo settembre 2011 Berto e Spruzzo Berto è ormai stanco. Vola da ore e non vede che acqua, un'enorme distesa d'acqua su cui non si fida a posarsi. I muscoli delle ali gli fanno un gran male. Ancora un po' e rischia di cadere. E poi quel sole, caldo e accecante, proprio davanti ai suoi occhi, lo mette ancora più in difficoltà. Improvvisamente, sopra le onde appena accennate, Berto vede un punto nero. Man mano che gli si avvicina, quel puntino diventa più grande. E' un grosso pezzo di legno che galleggia. Il cormorano si dirige a capofitto verso quella cosa oscillante e ci si butta sopra. Pur ondeggiando, quel rottame è abbastanza robusto e regge il suo peso. Sfinito, il grosso volatile si rilassa completamente e chiude le palpebre, mettendo finalmente una difesa davanti ai suoi occhi abbagliati dal sole. Sta per addormentarsi, quando sente un respiro, un debole respiro accanto a sé. A fatica apre un occhio e si accorge di un corpo coperto di pelo che respira appena. Vorrebbe richiudere subito gli occhi, ma si è allarmato. Non sa se può fidarsi. Alza il collo e si pone in allerta. Vede il muso del suo vicino: è un cane. Un cane malconcio, in fin di vita. Si rende conto che quell'essere malandato non può certo fargli male e quindi si abbandona sulla tavola di legno e si rilassa. Assapora il lento movimento delle onde che lo culla e lo fa star bene. Pensa a quando è partito per andare a sud, sperando di attraversare terre come quella in cui era nato. Il mare gli era sempre piaciuto, ci aveva pescato e giocato. Non aveva mai pensato, però, che fosse così grande. Altrimenti avrebbe viaggiato sempre lungo la costa. Per i prossimi viaggi sarà di sicuro più prudente, sempre che gli venga data la possibilità di effettuare nuovi viaggi. Sito folartisti.it Raccolta sugli animali dalle ombre verdi Marpi – Berto e Spruzzo settembre 2011 Un respiro più profondo del cane lo riporta alla sua realtà. Drizza nuovamente il collo e lo osserva. Sembra sfinito. L’uccello prova a girarsi dall'altra parte; in fondo la sorte dell'altro non lo riguarda. Poi pensa che è lì fermo in mezzo al mare. Potrebbe riprendere a volare appena riposato, ma quanto dista la terra? E poi, quando sarà di nuovo stanco, avrà la fortuna di trovare qualcosa su cui posarsi? Certo, se quel legno si muovesse, sarebbe meglio. Così potrebbe andare verso terra, verso qualsiasi terra. Ma senza vento come si può far muovere quell'asse? Forse il cane potrebbe essergli utile. Aveva visto molti cani nuotare vicino alla spiaggia. Erano molto abili e sapevano spingere degli oggetti. Sì, quel cane potrebbe aiutarlo. Vorrebbe dargli dell'acqua, ma sa che quella salata non va bevuta. Pensa di pescare. Un buon pesce può attenuare la fame, e anche la sete. Si tuffa. Pescare è ciò che sa fare meglio. Va sott'acqua e dopo poco riemerge, con un pesce nel becco. Lo avvicina all'altro, toccandogli una zampa col becco, per incoraggiarlo a mangiare. Il cane è sfinito e neppure lo guarda. Ha gli occhi chiusi e respira a fatica, con la lingua abbandonata sul legno. Berto deposita il pesce vicino al muso del cane. Per permettergli di nutrirsi, lacera la sua preda con il becco. Poi sposta alcuni piccoli frammenti di carne sulla lingua di quella povera bestiola, che se la ritira in bocca istintivamente, appena la sente umida. Dopo poco l’operazione si ripete. Ci vuole tempo, ma, un po’ alla volta, il malcapitato riceve sostanze sufficienti per riprendersi. Il sole è ormai al tramonto quando un orecchio dritto dimostra che il cane è di nuovo in sé. Alza anche il collo e vede il cormorano che nel frattempo aveva depositato altri pesci sul tavolato. Berto vede che l’altro è sveglio e istintivamente fa un salto all'indietro: meglio tenersi a debita distanza. Dal cane esausto esce un lamento e un debole “Grazie!”. Berto prende fiducia e si avvicina per spezzettare ancora un pesce. Il cane allunga il collo e prova a fare da solo, inghiottendo e sminuzzando un grosso boccone. Sta decisamente riprendendo le sue forze. Berto decide che è ora di presentarsi e di chiedergli come mai si trovi in mezzo al mare. “Ciao! Mi chiamo Spruzzo.- risponde il cane- Fino a poco tempo fa vivevo su una spiaggia Sito folartisti.it Raccolta sugli animali dalle ombre verdi Marpi – Berto e Spruzzo settembre 2011 con il mio amico uomo che faceva il pescatore. Una notte siamo partiti come al solito sulla barca, ma siamo stati sorpresi in mare dalla tempesta. Una grande ondata ci ha portato verso l'alto. La barca si è rovesciata ed è andata in pezzi. Mi sono ritrovato in acqua, senza capire dov'ero. Tra le onde ho provato a nuotare, ma non sapevo in quale direzione andare. Ho avuto la fortuna di sbattere contro un legno della vecchia barca. Mi ci sono aggrappato ed eccomi qui. Non so quanto ho viaggiato, né dove mi trovo ora. Grazie per avermi salvato.” “A dire il vero- precisa il cormorano- anch'io devo ringraziarti. Senza questo pezzo di legno in mezzo al mare non avrei potuto smettere di volare. Ormai stavo rischiando di precipitare, accecato dal sole. Ora chissà dove siamo?” “Non ci resta che sperare in un po' di vento, per essere portati da qualche parte verso la terraferma.” Il mare invece continua a essere calmo. Giorno dopo giorno, i due animali, che ormai sono diventati amici, non vedono che mare. Berto pesca per entrambi. Spruzzo intervalla lunghe nuotate per spingere il legno ad altrettanto lunghi momenti di riposo. Finalmente un mattino arriva un po' di vento e la corsa della tavola diventa più veloce di quanto Spruzzo avesse potuto garantire fino ad allora. “Alberi- urla Spruzzo. Subito Berto si alza in volo e si dirige verso quella linea verde lontana. “Terra, terra, finalmente terra - si ripete il cormorano, mentre vola sempre più veloce. Arriva alla spiaggia e agli alberi che si trovano già a pochi metri dalla riva. Scende a zampettare sulla sabbia e poi ritorna verso l'acqua. Si tuffa. Si lancia in alto verso il cielo e poi di nuovo verso il bosco. Vola felice e pensa solo alla sua fortuna. Improvvisamente si ricorda di Spruzzo. Si alza in cielo e non lo vede. Va ancora più in alto, ma la tavola sembra essersi persa nell'immenso oceano. Torna a terra, si riposa un po' e poi riparte. Ancora nulla. Prova a cambiare direzione e finalmente vede la tavola. Il vento l'aveva spinta oltre l’isola e Sito folartisti.it Raccolta sugli animali dalle ombre verdi Marpi – Berto e Spruzzo settembre 2011 la stava allontanando sempre più. Il cormorano si avvicina veloce e vede Spruzzo agitato, indeciso su cosa gli convenga fare. Lo chiama. Spruzzo si gira e muove festoso la coda. Berto si posa e gli spiega che il legno si sta allontanando dalla terra. Spruzzo scende in acqua e spinge nella direzione che gli dice il suo compagno. La fatica è enorme perché è quasi contro corrente. Senza la tavola sarebbe più veloce, ma l'isola è ancora lontana e rischierebbe di non arrivare. Schizzo un po’ si riposa e un po’ spinge come Berto gli indica. Finalmente rivede dal pelo dell'acqua le cime degli alberi. La riva è abbastanza vicina. Può abbandonare la tavola. Incoraggiato da Berto, la lascia e nuota con vigore. Ci vogliono tempo ed energia , ma finalmente arriva. Sfinito, si butta sulla spiaggia, accarezzato dalla risacca. Poi, con una zampa preme la sabbia. E' ancora lì. Batte la coda soddisfatto. Tende l'orecchio e sente Berto che urla felice. Spruzzo si alza e comincia a correre verso gli alberi. Può di nuovo fare pipì in modo decente. Sito folartisti.it Raccolta sugli animali dalle ombre verdi