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PREFAZIONE
Avete in mano il libro di Padre Bernard Peyrous, sacerdote
dell’Emmanuele e postulatore dal 1996 della causa di Marthe
Robin: anche se non vive permanentemente in un Foyer de
Charité, Padre Peyrous conosce molto bene questa realtà ecclesiale e vi consacra una parte del suo ministero.
Non c’è forse una relazione, discreta, ma diretta, tra l’Île-Bouchard e Notre-Dame de la Prière – dove egli risiede – e i Foyers
de Charité, dove predica gli esercizi spirituali, i quali terminano
con la consacrazione a Gesù attraverso Maria, e sono dei ritiri
d’insegnamento del Credo e del catechismo e altrettante occasioni di progredire in quella “arte della preghiera” di cui parla
Giovanni Paolo II? Evidentemente, come postulatore, il Padre
Peyrous ha avuto accesso ai documenti che sono stati raccolti
durante l’inchiesta diocesana, tenutasi dal 1986 al 1996 sotto la
direzione di Mons. Marchand, vescovo di Valence, ha potuto
avvalersi dei consigli di Mons. Bouvier, promotore di giustizia.
Il giorno di Pentecoste del 1996 furono consegnate alla Congregazione per le Cause dei Santi, in Piazza Pio XII, ben 17.000
pagine. Quest’inchiesta diocesana aveva già raccolto numerose
testimonianze, a partire da quelle dei familiari di Marthe che
furono i primi testimoni della sua vita alla fattoria della Plaine.
Hanno poi fatto seguito quelle di personalità molto conosciute
all’epoca e, infine, quelle di persone molto varie, che avevano
tutte come punto in comune una profonda riconoscenza verso
Marthe. Quest’inchiesta ha mostrato – era il suo scopo – un’esigenza di chiarezza, un bisogno di verità, sia negli elementi bio-
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grafici – in particolare il dossier medico del 1942 – sia negli scritti attribuiti a Marthe. Oggi noi beneficiamo di analisi rigorose,
che mettono in rilievo l’originalità di Marthe nella lettura dei
libri di pietà che aveva potuto prendere in prestito alla biblioteca parrocchiale di Châteauneuf. Questo lavoro di analisi dovrà
essere ancora lungo: più si conosceranno le sue letture e il modo
con cui se n’è servita, più si potrà, con uno studio rigoroso, precisare l’originalità e, dunque, la ricchezza, del suo pensiero.
Noi tutti, membri dei Foyers che abbiamo incontrato Marthe
nella sua casa alla Plaine, conserviamo una certa discrezione,
per rispettare il suo desiderio esplicito di rimanere nascosta, ma
tutti questi studi, di ogni genere, iniziati a partire dal 1986, ci
hanno già dato una prima veduta d’insieme.
Storico della spiritualità, il Padre Peyrous era preparato ad
inquadrare Marthe nel suo tempo, come erede e innovatrice.
Gli sono riconoscente dal profondo del cuore perché ha messo
a disposizione di tutti, in particolare dei 75 Foyers de Charité
nel mondo, i frutti del suo lavoro. Come sempre nei Foyers, non
ha lavorato da solo, ma con l’aiuto di alcuni membri dell’Associazione, che gli hanno fornito elementi sicuri, provenienti
da testimoni diretti e dagli archivi già voluminosi raccolti al
Foyer de Châteauneuf. Un lavoro ininterrotto di parecchi anni,
durante l’inchiesta diocesana e dal 1996 con la Congregazione
per le Cause dei Santi, che Marie-Thérèse Gill, vice-postulatrice,
ha riassunto con un ulteriore sforzo di analisi e di sintesi, per
aiutare il Padre Peyrous e con lui rileggere l’insieme dei manoscritti. Bisogna estendere questa riconoscenza al Padre Ravanel
che, come primo postulatore della causa, dal 1986 al 1996, ha
raccolto dai vari Foyers molte testimonianze, che gli hanno permesso di redigere una prima “biografia critica” con l’intento di
soddisfare le esigenze dell’inchiesta diocesana. Ha potuto, così,
accorgersi da vicino di ciò che poteva apparire più difficoltoso,
e nella sua anima e nella sua preghiera di montanaro ha portato
tutto nel suo cuore, senza voler cercare troppo in fretta una risposta a queste difficoltà.
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Questa Vita di Marthe Robin è per tutti. Per questo auguro al
libro una larga diffusione nel mondo intero. In effetti, visitando
i Foyers d’America Latina o dell’Asia – i più geograficamente
lontani da Châteauneuf –, constato dappertutto, senza ricercarle, le prove della fama sanctitatis di Marthe. Mi capita alle volte
di aver di fronte a me un uomo, una donna, tutta una famiglia,
che sono arrivati alla fede cattolica e a ad una vita veramente
cristiana grazie alla lettura dei libri già pubblicati su Marthe,
a cominciare da La croce e la gioia del Padre R. Peyret, fino alle
immagini televisive diffuse sia in Francia sia negli altri Paesi.
Spesso si tratta di piccole cose: una parola di Marthe, un ricordo
preciso, una testimonianza diretta o indiretta, simili alle briciole
che nutrono la siro-cananea di cui Gesù ammira la fede. Anche
se ciò che dico potrebbe sembrare eccessivo, io sono persuaso
che Marthe è per tutto il mondo. E i Foyers de Charité non sono
che agli inizi. Effettivamente, se Marthe ha compreso nella sua
preghiera e consigliato numerose comunità cristiane tramite i
loro fondatori o i loro primi membri, il Signore le ha affidato
soprattutto l’opera dei Foyers di Luce, di Carità e di Amore,
insieme al Padre Finet. Insieme, ma ciascuno col suo compito.
È certo che Marthe è stata un dono per la Chiesa intera, ma
i Foyers erano veramente il cuore del suo cuore. In quest’anno
2006 noi faremo memoria del primo incontro fra Marthe e il Padre Finet e dei due loro primi ritiri spirituali, nel settembre 1936
e nel Natale dello stesso anno. Da qualche anno, su suggerimento di Mons. Rylko, ora Presidente del Pontificio Consiglio per i
Laici – Consiglio che approvò definitivamente i nostri statuti nel
1999 – ho chiesto a tutti Foyers di mettere per iscritto la storia
delle loro origini, i dettagli dei loro incontri e dialoghi con Padre
Finet e Marthe, i ricordi orali e le fotocopie della corrispondenza. Ho osato chiamare queste testimonianze i nostri “Atti degli
Apostoli”. Vi si ritrova la gioia dello Spirito Santo, le meraviglie
di Dio tra difficoltà di ogni genere, che, in ogni Foyer, ostacolavano gli inizi dell’opera. Il Padre Finet così commentava: «È
l’insieme dei Foyers che continua ed estende nel mondo intero
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l’offerta totale di Marthe ogni settimana a partire dal giovedì
sera». A me e ad altri Marthe ha ricordato questo o quel luogo
della Passione di Gesù a Gerusalemme: «Gesù mi fa la grazia
di accompagnarlo ogni settimana»; ma, a dire il vero, al di là
di questi dettagli topografici, talmente realistici che non poteva
inventarseli e nemmeno prenderli a prestito da altri scritti dello
stesso genere, la sua relazione personale con Gesù sarà per noi
tutti la realtà più illuminante e più stimolante. Non solo l’infanzia a Nazareth, né la predicazione sulle colline della Galilea
intorno al lago, che lei conosce bene, né soltanto il Crocifisso del
Calvario: nella sua unione intensa a Gesù Redentore, Marthe
vive di Cristo in tutti i suoi misteri e in tutti i suoi stati – come
si diceva nel XVII secolo – e, come la liturgia, ne fa memoria; lo
guarda, lo ama e lo propone a tutti. Con una nota di fascino,
che è ben lontana dalla visione di una religione che esalta la
sofferenza o moraleggia. Non è proprio questa bellezza che può,
in tutte le culture, attirare a Gesù? E Gesù insegna proprio a
noi, come a Maria Maddalena, a lasciarci attirare dal Padre coi
sentimenti del Figlio verso il suo Padre celeste. Perdonatemi se
vado troppo in fretta: sono persuaso che Marthe ci trascinerà
sempre più nelle nostre relazioni con le tre Persone divine, in
tutta conformità con l’intuizione di Giovanni Paolo II, che durante tre anni consecutivi, a partire dal 1997, ci ha proposto di
entrare nel futuro Giubileo con la grazia del nostro battesimo
e una relazione nuova con ciascuna delle tre Persone divine.
L’anno del Giubileo è passato, dunque cominciamo ad intravedere la grandezza trinitaria, e dunque mistica, delle prospettive
allora aperte. I testi di Marthe, di cui auguro ardentemente la
pubblicazione, potranno aiutarci molto in questo senso. Rispondendo a una persona che stava facendo gli esercizi spirituali e
le poneva questioni assai bizzarre, con l’intenzione di collocare
Marthe e i Foyers accanto o al di sopra della Chiesa, lei concluse
l’incontro con un luminoso: «Amo la Chiesa!».
Ho detto sopra che i Foyers non sono che agli inizi, come ho
constatato con meraviglia dopo averli visitati quasi tutti. È in
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questo senso che i Foyers non sono innanzitutto una struttura
o una regola e nemmeno una spiritualità particolare, ma una
“vita di famiglia”. In molte culture questa novità sorprende, alle volte disturba: un prete – diocesano o religioso – che vive
con dei laici consacrati, uomini o donne, che cosa significa? La
domanda rimane attuale anche quando il Foyer è fondato da
parecchi anni. È molto delicato parlare della paternità del sacerdote, ma, se questa è ben vissuta dai preti del Foyer, che testimonianza! Questa collaborazione tra i due sacerdozi, quello dei
battezzati, tutti chiamati alla santità, e quello ministeriale dei
preti, in pieno accordo con il documento del Concilio Il ministero
e la vita dei preti, è l’espressione più vera e più quotidiana della
nostra missione, un’iniziativa che coinvolge, senza confusione,
il Padre e i laici consacrati del Foyer.
Vi sono, però, anche dei Paesi e delle culture dove questa
collaborazione appare come risposta profetica al rinnovamento
profondo della Chiesa locale. I vescovi africani sono i più numerosi a chiedere un Foyer de Charité, proprio per l’esperienza
che loro stessi ne hanno ricavato, e anche per fedeltà alla loro
percezione della Chiesa come famiglia – espressa dal documento Ecclesia in Africa –. È la ricchezza di queste giovani Chiese,
in gran parte nate nel XIX secolo per opera di alcuni ordini
missionari che ebbero per primi l’intuizione di formare in modo accurato i catechisti locali, veri “padri” di queste comunità
cristiane. Per questo motivo i Vescovi di oggi puntano ancora
molto sulla formazione di tutti, a cominciare da preti, catechisti
e famiglie.
Per l’America Latina, l’America del Nord e l’Europa, questa
Vita di Marthe Robin rappresenterà una sintesi obiettiva, anche se,
evidentemente, molti degli aspetti e delle prospettive dovranno
essere approfonditi. In tali continenti molti credenti si trovano
in una situazione di confusione globale, religiosa e morale: questa Vita di Marthe Robin potrà illuminarli, fortificarli e consolarli,
in particolare, con le sue stessa parole, che qui sono messe tra
virgolette perché autentiche. È per questo che io auguro che, al
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più presto, molti traduttori si mettano al lavoro, perché in numerosi Paesi questa Vita di Marthe Robin è attesa.
In Asia, i Foyers de Charité sono ancora poco numerosi – una
decina – e alcuni in condizioni precarie a causa della situazione
politica e anche per la novità dei Foyers, che non è facilmente percepibile in culture così differenti. Sono sicuro, però, che
questa Vita aprirà gli occhi e il cuore di molti – dei giovani in
particolare, così numerosi –, impregnando e contestando la loro
cultura e la loro saggezza ancestrale, sovente pagana o confusamente religiosa. Giovanni Paolo II ha apertamente dichiarato, a
New Delhi, il 6 novembre 1999: «Il terzo millennio sarà quello
dell’evangelizzazione dell’Asia».
Lascio al Padre Peyrous, storico della spiritualità occidentale, la cura di presentare la grandezza di quanto Marthe propone in una visione d’insieme dell’essere umano, che traspare
nell’educazione dei bambini e dei giovani data nelle scuole di
Châteauneuf e altrove. Senza essere la priorità della nostra missione, queste scuole sostengono l’Opera da più di settant’anni.
Oggi l’Opera è anche sorretta dalla preghiera degli anziani, che
Marthe paragonava a delle “cattedrali di preghiera”.
Infine, permettetemi un suggerimento: se potete, con uno stile preciso e andando all’essenziale, inviateci una testimonianza
di “grazie e favori” ottenuti per intercessione di Marthe. La faremo pervenire, come di dovere, a Mons. Lagleize, nostro Vescovo
di Valence; o fatela pervenire voi stessi ai vostri Vescovi, che, a
loro volta, se lo giudicheranno opportuno, la faranno pervenire
alla Congregazione delle Cause dei Santi. Restando ben inseriti
nella Chiesa – il Padre Finet lo ripeteva tre volte di seguito –,
dobbiamo andare avanti!
Padre Bernard Michon
Responsabile dei Foyers de Charité
Châteauneuf de Galaure
2 gennaio 2006
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