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n° 372 - ottobre 2015
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Direttore Responsabile Lorenzo Gualtieri - Redazione, corrispondenza: «Minuti» Edificio L - Strada 6 - Centro Direzionale Milanofiori
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È stato completato
il lungo restauro
degli affreschi,
capolavoro
della scuola
leonardesca
a Milano
I colori
e la luce
rivivono
a San Maurizio
Bernardino Luini (attr.): Medaglione con Sant’Agnese - Milano, Chiesa di San Maurizio al Monastero Maggiore
Nel cuore di Milano, a pochi passi
dalla basilica di Santa Maria delle Grazie e dal refettorio dell’annesso convento domenicano, che Leonardo
affrescò con l’Ultima cena tra il 1494
e il 1498, sorge la chiesa di San Maurizio, in origine anch’essa appartenente a un importante monastero:
edificato sulle rovine del circo romano
nel IX secolo, assunse il nome odierno
nel 964, quando l'imperatore Ottone
I fece dono di una reliquia di S. Maurizio al complesso monastico.
La costruzione della chiesa nella sua
forma attuale fu iniziata nel 1503, e
i lavori dovevano essere terminati
quando, nel secondo decennio del
Cinquecento, viene dato incarico a
Bernardino Luini di eseguire gran
parte della decorazione della chiesa.
Qui si trovano anche i ritratti di Ippolita Sforza e del suo sposo Alessandro Bentivoglio, proprietari dell’omo-
nimo palazzo in Piazza S. Giovanni
in Conca, che paiono i veri mecenati
della decorazione della chiesa rinascimentale.
L’interno a una navata è diviso in due
parti da un tramezzo che separa lo
spazio destinato alle monache, che
assistevano alla messa da una grata,
da quello dei fedeli.
L'aula destinata alle monache di clausura fu la prima ad essere affrescata,
a partire dal secondo decennio del
Cinquecento. La volta è decorata con
un fondo blu, illuminato da stelle dorate, sul quale sono raffigurati i quattro evangelisti, angeli musicanti, e
al centro un medaglione con il Padre
Eterno benedicente. L’opera, di gusto ancora tardo quattrocentesco, è
attribuita alla bottega di Vincenzo
Foppa, e si distingue per la dolcezza
delle figure rappresentate, oltre che
per la vivacità dei colori. Nell'Annun-
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ciazione che decora l’arcone appare
evidente l’ispirazione leonardesca;
l’affresco è stato attribuito a Giovanni
Antonio Boltraffio, così come i tondi
con immagini di sante dipinti sul matroneo. La decorazione proseguì nel
secondo decennio del Cinquecento,
con l'intervento di Bernardino Luini,
che affrescò la parte inferiore del tramezzo con un vasto ciclo dedicato alla
Passione di Cristo. Nelle varie scene
risaltano le caratteristiche della produzione matura dell'artista: i colori
caldi e vivaci, il disegno morbido e
delicato, le espressioni e i gesti pacati
delle figure dalla classica bellezza.
La navata della chiesa è fiancheggiata
da alcune piccole cappelle coperte da
volta a botte, sormontate da una loggia, tutte interamente ricoperte da
affreschi realizzati nel corso del Cinquecento: la parete divisoria fu decorata da Bernardino Luini negli anni
Venti del Cinquecento, mentre sull’altare è collocata una pala con l'Adorazione dei Magi, opera del cremonese Antonio Campi.
Le rappresentazioni di Sante e Angioletti nel primo ordine, le lunette con
i Committenti attorniati da santi, e i
due riquadri del terzo ordine sono
stati tutti attribuiti a Luini, mentre
al resto della decorazione collaborarono gli artisti che facevano parte della
sua bottega, nella quale lavoravano
anche tre suoi figli. Il sereno classicismo, la monumentalità delle figure,
la dolcezza dei passaggi chiaroscurali
e dell'espressività dei volti, testimoniano quanto la presenza di Leonardo
a Milano abbia influito sulla scuola
pittorica lombarda del suo tempo e
della generazione successiva. Gli affreschi che ornano la controfacciata, ultimi ad essere realizzati, sono opera
di Simone Peterzano, che li completò
nel 1573.
Il complesso monumentale di San
Maurizio al Monastero Maggiore è
sicuramente uno delle realizzazioni
artistiche tra le più significative della
Milano rinascimentale e la chiesa costituisce un unicum, non solo per le
straordinarie dimensioni della superficie affrescata (più di 4.000 mq)
ma anche perché offre una panoramica sulla produzione degli artisti più
rappresentativi del tempo e sul pas-
Vedute dell’interno dopo il restauro
saggio dal linguaggio figurativo tardoquattrocentesco (Foppa, Boltraffio),
ai pittori leonardeschi (Luini e i suoi
collaboratori), fino al tardo manierismo di Simone Peterzano - che fu
maestro di Caravaggio - e ai toni spettacolari di Antonio Campi, in cui si
avverte già un presagio del Barocco.
Fino agli anni Ottanta del secolo scorso
la decorazione pittorica della chiesa
si andava progressivamente degradando, sia per le infiltrazioni di acqua dal tetto e dalle pareti esterne, sia
per l’annerimento prodotto dal fumo
delle candele e dall’inquinamento ambientale. Dopo alcuni interventi sal-
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tuari, la campagna di restauro sistematico e completo è iniziata nel 1997
a partire dalle cappelle del coro, proseguendo poi con il matroneo del coro
e la grande volta; negli ultimi cinque
anni gli interventi hanno riguardato
le cappelle della chiesa, il matroneo e
infine la facciata. L’opera di restauro
si è conclusa nella primavera scorsa,
dopo quasi venti anni di lavoro ininterrotto.
La fase di lavoro più complessa e
delicata è risultata la pulitura, data la
fragile natura dello strato pittorico:
si tratta infatti di una tecnica mista e
non di buon fresco.
Il recupero della policromia originale
è risultato straordinario nonostante
la presenza di tante finiture a secco
e dei numerosi dettagli in oro. Sono
riemersi sulla superficie annerita dall’usura del tempo e dall’incuria, i chiari
e luminosi colori della pittura lombarda del Cinquecento, che regalano
uno spettacolo di cromie nuovamente
e pienamente godibile dopo tanto
tempo.
federico poletti