Il treno per Helsinki, Dacia Maraini

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Il treno per Helsinki, Dacia Maraini
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Università di Losanna – Facoltà di Lettere
Sezione di italiano – Semestre estivo 2004
Prof. R.Castagnola – Seminario
Giovedì 25 marzo 2004 – Gloria Lurati
Dacia Maraini
Il treno per Helsinki (1984)
INDICE
1
Introduzione..............................................................................................................p.3
2
Riassunto ..................................................................................................................p.3
3
Analisi: .....................................................................................................................p.5
3.1
Struttura..................................................................................................................p.5
3.2
Stile ........................................................................................................................p.5
3.3
Personaggi..............................................................................................................p.5
3.4
Temi principali:......................................................................................................p.6
3.4.1 Amore ..................................................................................................................p.6
3.4.2 Politica .................................................................................................................p.7
3.4.3 Viaggio ................................................................................................................p.8
3.4.4 Treno per Helsinki / Shakespeare........................................................................p.10
4
Bibliografia...............................................................................................................p.11
2
1. INTRODUZIONE
"Il treno per Helsinki" è un romanzo ambientato tra Roma e Helsinki (capitale della Finlandia). Si
svolge verso la fine degli anni '70 e racconta la storia di un gruppo di giovani sui 25-26 anni. Il fatto
centrale del romanzo è un viaggio che intraprendono per andare a Helsinki, ad un raduno politico di
giovani, un festival della gioventú europea.
2. RIASSUNTO
Non è facile fare un riassunto di questo romanzo perché in realtà non succede molto, non ci sono
grandi fatti, grandi avvenimenti.
Nella scena iniziale troviamo la protagonista, Armida, che sta cucinando mentre ascolta la radio.
D'un tratto sente una voce che la fa trasalire. É la voce di Miele, un uomo che ora ha 44 anni, ma di
cui lei è stata molto innamorata quando avevano 25-26 anni. Armida resta imbambolata con una
patata in mano da pelare ed inizia a ricordare ció che era successo 18 anni prima.
Diciotto anni prima, Armida era sposata con Paolo, già da quattro anni, ma il matrimonio non
andava molto bene. Paolo stesso le aveva presentato un amico, Miele appunto, un ragazzo
bellissimo, molto in gamba, di cui Armida si era subito innamorata. In quel periodo frequentava una
compagnia di giovani della sua età, dei quali non conosciamo l'occupazione: si intuisce che sono
studenti universitari, ma non si parla mai di corsi, di esami, di lezioni. Sembrano tutti molto piú
occupati dalla politica o dai loro amori. All'interno del gruppo nascono degli amori che non sono
mai ricambiati, si soffre per gelosia, si tradisce, ci si sposa. Armida resta incinta (del marito Paolo),
fatto che non le impedisce di continuare la sua relazione con Miele. Dopo sette mesi di gravidanza,
perde il bambino, rischiando anche di perdere la vita lei stessa a causa di un'emorragia.
Quest'esperienza dolorosa contribuisce a far allontanare ancora di piú Armida dal marito, tanto che
lei decide di andare ad abitare da sola.
Finché il gruppo decide di partecipare a un festival della gioventú che si svolge a Helsinki. L'unico
che non prenderà parte al viaggio è Paolo, che in quel periodo si reca a Boston grazie a una borsa di
studio. Loro salgono a Roma, città nella quale vivono, ma in treno (come dice il titolo del libro,
vanno a Helsinki in treno) incontrano giovani che vengono da tutta Italia e da tutta Europa. Il
viaggio, che dura 8 giorni, è piuttosto avventuroso. Bisogna far la coda per tutto: per mangiare, per
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andare in bagno, per lavarsi (c'è chi si alza alle quattro del mattino nella speranza di non dover
aspettare, ma non funziona) e comunque spesso si finisce per saltare i pasti o per mangiare un po' di
pane secco e bere una birra. Durante il viaggio si creano delle gerarchie, che Armida definisce cosí:
•
mafiosi, che conoscono tutti, hanno sempre il posto assicurato a tavola e dopo pochi giorni
sono già i padroni del treno.
•
clienti, che non hanno la faccia tosta dei mafiosi ma approfittano volentieri dei loro favori
•
ingenui che non "vedono" né la mafia né i vari traffici loschi
•
incoscienti che vivono alla giornata e si fanno derubare facilmente
•
aristocratici, che passano il loro tempo leggendo libri di storia, senza affannarsi troppo per il
resto, rimanendo un po' in disparte. A questa categoria appartiene il gruppo di Armida.
Durante il viaggio attraversano la Slovenia, l'Austria, la Repubblica Ceca, la Polonia, l'Ukraina, la
Lituania, l'Estonia la Lettonia ed arrivano finalmente in Finlandia a Helsinki, dopo otto giorni.
Si fermano a Helsinki per una decina di giorni, durante i quali partecipano a delle conferenze, sia
come spettatori che come relatori. In realtà, nonostante si trovino in mezzo a giovani di altre
nazioni, di altre culture, tendono a restare tra di loro. Le uniche eccezioni sono Miele che alla fine
di questo soggiorno ha conosciuto le persone piú importanti e le donne piú belle, e Armida che
conosce una certa Asia, molto esuberante, un po' matta. Questa nuova amica la fa ubriacare di
vodka proprio quando Armida dovrebbe dare una conferenza. Armida sale sul palco totalmente
ubriaca e invece di parlare di teatro inizia a raccontare tutto del viaggio da Roma a Helsinki,
compresi i vari traffici mafiosi, i commerci non proprio equi eccetera. In questo campus nel quale
sono ospitati è vietato bere e Armida rischia di farsi cacciare, ma alla fine se la cava con una bella
predica.
Del viaggio di ritorno non si dice quasi niente, sappiamo solo che si ricreano subito le gerarchie
dell'andata. Poco dopo il loro ritorno a Roma, Miele annuncia ad Armida che deve sposarsi, ma si
tratta di un'operazione politica per salvare una profuga guatemalteca, in realtà Miele ama solo lei. A
questo punto Armida decide che non vuole piú soffrire e mette fine a questa relazione.
Arriviamo qui alla fine del romanzo, ritroviamo Armida in cucina, diciott'anni piú tardi, con la
stessa patata in mano.
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3. ANALISI
3.1. STRUTTURA
Ma vediamo in che modo viene raccontata questa storia. In realtà tutto il romanzo è un lungo
flashback, infatti le vicende di questi giovani sono raccontate in prima persona da Armida, una di
loro, che ricorda come avevano vissuto quegli anni.
Mi spiego meglio: all'inizio del romanzo troviamo Armida in cucina, che sta pelando una patata
mentre ascolta la radio: sono passati 18 anni dal viaggio a Helsinki. D'un tratto sente dalla radio una
voce che la riporta indietro nel tempo e le fa ricordare quello che era successo 18 anni prima: è la
voce di Miele, un ragazzo di cui era stata innamorata in quegli anni. Inizia qui un flashback
narrativo che dura fino alla fine del libro, quando ci troviamo di fronte alla stessa situazione che
avevamo all'inizio: Armida in cucina, con in mano ancora la stessa patata da pelare.
Il periodo raccontato, o meglio ricordato, dura tre anni, in realtà peró tra l'inizio e la fine del
romanzo passano forse dieci minuti.
3.2. STILE
Una cosa che colpisce immediatamente è l'assenza totale di virgole, che rende lo stile veloce e
paratattico, e lo avvicina al fluire libero dei pensieri e dei ricordi.
Il romanzo è raccontato in prima persona da Armida, la protagonista, alter-ego dell'autrice.
All'inizio del libro ci troviamo nel 1984, la protagonista è una donna sulla quarantina, autrice di
opere teatrali, che si è sposata presto e poi ha perso un figlio e ha divorziato.
Nel 1984, quando scrive questo romanzo, effettivamente Dacia Maraini ha una quarantina d'anni, è
scrittrice tra l'altro di opere teatrali, si è sposata giovane, ha perso un figlio, ha divorziato ed ha
appena rotto la relazione con Moravia, mentre la protagonista rompe la relazione con Miele.
3.3. PERSONAGGI
Mi sono piaciute in particolar modo le descrizioni che vengono fatte di Ada e di Dida:
-a Dida sono associati aggettivi come vaporosa, profumata, bionda, paffuta, rubensiana, "giunone
di Rubens" (p.42) ed è sempre vestita di rosa o di bianco. E' un personaggio di cui tutti si
innamorano al solo vederla. Abbiamo una sua descrizione a pagina 41:
Dida si aggira fra i fornelli come la dea del piacere: lucida di sudore il petto ampio traboccante
dalla scollatura le braccia tonde piene di fossette il ventre teso sotto la gonna lucida i piedi nudi
dalle dita grassocce e senza calli come quelli di una bimba. (p.41)
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-Ada, invece, è tutto il contrario: capelli neri e naso curvo, profilo di falco, sorride poco, sospettosa,
fumatrice, silenziosa. Spesso si dice di lei che è corvina.
Tra i personaggi maschili, indubbiamente quello principale è Miele, bello, affascinante. Ecco come
lo vede Armida quando lui tiene un discorso in pubblico, al raduno di Helsinki:
Alzo la testa: è la volta di Miele. Che sale sul palco con passo sicuro biondo e bello come un
Apollo. Non sento le sue parole so che sta parlando dei grandi problemi della pace nel mondo si
sente che ha mestiere ed è allenato a parlare non legge non si impappina il discorso fila liscio e
felice e convincente. (p.216)
Naturalmente, quando il discorso finisce, Miele è accolto da un applauso lunghissimo, i riflettori lo
seguono mentre lascia il palco, come un divo del cinema, e subito si forma un gruppo di ragazze
attorno a lui.
Il nome di Miele è anche simbolico: rappresenta la dolcezza, ma anche un cibo ricco, è immagine
della forza vitale e dell'immortalità, associato al sole per il suo colore e perchè viene prodotto grazie
alla luce e al calore (info trovate su un dizionario dei simboli).
3.4. TEMI PRINCIPALI:
3.4.1. AMORE, che non c'entra niente con il matrimonio o con il sesso.
[Cesare:] "La nuova morale Dida mia vuole questo: libertà condizionata alla onestà di parola. La
fedeltà d'altronde non si impone. La proprietà non esiste quando ci si ama si ama non si puó
chiedere niente di piú di quello che l'altro vuole e puó dare… la gelosia è un fossile capisci una
provincialata di cui liberarsi al piú presto…". (p.119)
[Nando, giovane regista di talento, alla sua amante:] "Tu sei libera di fare quello che vuoi. E cosí
anch'io. Io amo la mia libertà come la tua. La coppia mi fa schifo la proprietà dei corpi mi fa
orrore." (p.122)
In sintesi, la gelosia è ridicola, fuori moda, e non si puó pretendere la fedeltà di qualcuno, poiché
significherebbe possedere l'altro, cosa che non è ammissibile.
La protagonista cerca di adattarsi a questa nuova morale, ma non ne sembra molto convinta, infatti
soffre perché è innamorata di Miele, il quale non perde occasione per andarsene con qualche altra
donna. Armida cerca in tutti i modi di convincersi che ormai la gelosia non ha piú senso, che lei non
deve invadere la vita privata di Miele e non ha il diritto di interrogarlo su come passa il suo tempo.
Finché un giorno lui le annuncia che "deve sposarsi". Questo matrimonio, per lui, sarebbe un'azione
politica, niente di piú: deve infatti sposare una profuga guatemalteca che altrimenti verrebbe espulsa
dall'Italia e rimandata al suo paese, dove rischierebbe la prigione. A questo punto, Armida decide di
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troncare la relazione con Miele. Ci accorgiamo della grande importanza per Armida della sua
relazione con Miele da almeno tre elementi:

La voce di Miele, che lei sente dalla radio, la fa sussultare e resta lí immobile a ricordarsi del
passato

La durata interna del flashback (tre anni) corrisponde alla durata della relazione tra lei e
Miele: inizia con il loro primo incontro e termina con l'annuncio di matrimonio di lui.

Soffre moltissimo di gelosia
Gli innamorati hanno tutti un punto in comune: nessuno di loro è corrisposto: abbiamo un'allusione
esplicita nel romanzo, e piú volte ripetuta, a Shakespeare e al "Sogno di una notte di mezza estate"
[schema].
Ma vi sono delle differenze:

In Shakespeare gli amori non ricambiati erano dovuti ad una magia

L'omosessualità (Ada è innamorata di Dida)
Le relazioni tra i personaggi sono in realtà piú complicate: Paolo ha qualche incontro amoroso con
Dida e Armida va a letto con Nico…
Riguardo al matrimonio, è presente in questo romanzo, ma in forme totalmente paradossali: Ada e
Nico si sposano perché entrambi sono innamorati di Dida, poi passano le notti a parlare di Dida,
nudi, a letto, distesi uno accanto all'altra ma senza mai sfiorarsi. Si sposano anche Cesare e Dida,
non si capisce bene perché e comunque Cesare mette subito in chiaro che lui ad ogni modo ama
Ada.
Nella sua recensione a questo romanzo apparsa su "La Stampa" (4.8.1984), Simonetta Robiony fa
notare che << il racconto si svolge su un piano di assoluta parità tra maschi e femmine: a soffrire
per amore, infatti, in "Il treno per Helsinki", sono in identica misura tanto i ragazzi quanto le
ragazze di quel lontano Sessantotto>> e che non si tratta certo di una scelta ovvia, trattandosi di
un'opera scritta da una femminista come Dacia Maraini. La risposta della scrittrice è che "voleva
fare un libro su un momento della nostra storia: un momento in cui uomini e donne credevano di
poter essere pari", il femminismo e le rivendicazioni delle donne sono venuti piú tardi.
3.4.2.
POLITICA:
siamo negli anni attorno al 1968, il gruppo di giovani si reca a Helsinki per
incontrare altri giovani socialisti, manifestano contro la guerra in Vietnam (e vengono riempiti di
botte), escono di notte per attaccare manifesti. Armida non sembra peró totalmente coinvolta
dall'ideologia dell'epoca e durante una manifestazione pensa:
Non riesco ad urlare come gli altri. Per quel misto di timidezza e senso del ridicolo che mi porto
appresso come una remora (=indugio, freno, ma anche tipo di pesce che si attacca ad altri pesci o a
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navi per farsi trasportare) bluastra che nuota sempre con me nelle acque fonde della coscienza.
Partecipo ma senza quell'eccitazione che ti fa dimentico di te e del pericolo. Mi vedo dal di dentro e
dal di fuori un poco impacciata goffa sul chi vive ad agitare l'aria con i pugni e sono presa da un
senso di insensatezza disperata. (p.29)
3.4.3. IL
VIAGGIO
(qui in treno): [schema] Il viaggio di andata (Roma-Helsinki) dura 8 giorni, si
fermano a Helsinki per 10 giorni. Il viaggio di ritorno è raccontato in poche parole, sappiamo solo
che passano da Budapest, città che non avevano toccato all'andata.
Simbolicamente il viaggio ha un grande valore: rappresenta addirittura la vita, o per lo meno un
cammino sul quale si trovano degli ostacoli che devono essere superati per raggiungere una
maturazione, per crescere, per migliorarsi. Pensiamo a certi riti d'iniziazione. Il viaggio puó
rappresentare una ricerca spirituale (per esempio un pellegrinaggio – questo è un pellegrinaggio al
contrario, se ne vanno da Roma!), un viaggio di purificazione, di crescita. In psicanalisi il viaggio
puó essere interpretato come un desiderio di cambiamento.
Stefano Giovanardi scrive su "La Repubblica" del 1° settembre 1984 che il viaggio a Helsinki
rappresenta l'ultimo rito comune celebrato dal gruppo, che "gli amici di Armida vi vedranno
confermate per intero tutte le loro insoddisfazioni politiche e sentimentali, e torneranno in Italia
inevitabilmente uguali a prima."
Fallimento del viaggio? non cambia niente: a Helsinki, nonostante la distanza da casa, nonostante il
lungo e anche avventuroso viaggio, le loro preoccupazioni sono quelle di sempre.
Sguardo dell'autrice verso il passato con rimpianto: fallimento del '68? Giovani che volevano
cambiare il mondo ma non ci sono riusciti: già sul treno, nonostante il fatto che i passeggeri siano
tutti dei giovani idealisti, in pochi giorni si ricrea un "mini mondo", una miniatura del mondo che
c'è fuori, con le stesse disparità e le stesse categorie della società in cui vivono. Quando Armida ha
la possibilità di parlare di fronte a un grande pubblico entusiasta, che è lí per ascoltarla, butta via
questa grande occasione ubriacandosi e raccontando del loro viaggio (senza neanche rendersi conto
di quello che sta dicendo – e d'altra parte si era totalmente dimenticata di preparare una relazione
sul teatro, come avrebbe dovuto fare), e soprattutto facendo morire dal ridere la gente che ascolta.
Tornano e non è cambiato niente.
Il personaggio principale, ed anche gli altri in fondo, tranne forse Miele, è piuttosto passivo.
Quando è incinta non si chiede come sarà il futuro di questo figlio che forse non avrá un padre,
visto che il suo matrimonio sta già naufragando da un bel po', non sappiamo se è felice o triste o
preoccupata, non esprime i suoi sentimenti, cerca di soffocare la sua gelosia ingannando se stessa,
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ma se ne accorgono tutti. D'altra parte lei, durante il viaggio, appartiene al gruppo degli
"aristocratici", quelli che restano in disparte, che non si fanno notare troppo e passano il tempo a
leggere libri di storia senza farsi coinvolgere troppo dagli avvenimenti esterni al loro
scompartimento.
Forse è cosí, incerta, confusa, perché è giovane, forse Dacia Maraini rivede se stessa com'era 18
anni prima e sicuramente in questi 18 anni ha vissuto moltissime esperienze che hanno formato la
sua personalità.
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Il treno per Helsinki, Dacia Maraini
Nico →
Dida
↓
Ada ← Cesare
Armida
→
Miele
Sogno di una notte di mezza estate, Shakespeare
Elena →
↑
Demetrio
↓
Lisandro ← Ermia
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BIBLIOGRAFIA
•
DACIA MARAINI, Il treno per Helsinki, Einaudi, Torino, 1984
•
M.A. CRUCIATA, Dacia Maraini, Fiesole, Cadmo, 2003 (collana Scritture In Corso)
•
Conversazione con Dacia Maraini: il piacere di scrivere, a c. di P.GAGLIANONE con un
saggio di M.S. Sapegno e una nota di A. Rosselli, Roma, Omicron, 1995
•
G. ZAGARRIO, Febbre, furore e fiele, Milano, Mursia, 1983
•
L. CONTI, Dacia Maraini, in Dizionario critico della letteratura italiana del Novecento, a c.
di E.Ghidetti e G.Luti, Roma, Editori riuniti, 1997, pp. 469-470
•
G. SPAGNOLETTI, Storia della letteratura italiana del Novecento, Roma, Newton Compton,
1994
•
M. OESTERREICHER-MOLLWO, Dictionnaire des symboles, Brepols, 1992
•
S. GIOVANARDI, «La Repubblica», 1 settembre 1984
•
A. PORTA, «Corriere della sera», 4 luglio 1984
•
F. RAMONDINO, «Il Mattino», 5 luglio 1984
•
S. ROBIONY, «La Stampa», 4 agosto 1984
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