La collezione Masters

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La collezione Masters
La
collezione
Masters
Cosa si intende per immagine iconica?
“Icona” significa “immagine”. La parola fa inoltre riferimento a un
tipo particolare di immagine che ricorda, piuttosto che simbolizzare,
un oggetto. Una fotografia è iconica perché quando sfogliamo un
vecchio album, vediamo i volti delle persone care, una tempesta
sulla spiaggia, tagli di capelli ormai fuori moda. Un testo, invece, è
simbolico, perché quando andiamo a ripescare vecchie cartoline,
leggiamo un nome, non vediamo un volto. Una serie di lettere ci
ricorda un dato giorno trascorso al mare ed è la nostra mente
a completare il quadro. La scrittura ci presenta un insieme di
immagini che dobbiamo decodificare; la fotografia, i quadri e i film,
invece, ci offrono immagini che, solo apparentemente, comunicano
un’impressione diretta degli oggetti che ritraggono.
Ma il termine ha anche una terza accezione, di tipo culturale.
L’icona descrive un’immagine, una persona, un’azione o un
oggetto che esprime un significato evidente, ma allo stesso tempo
suggerisce un’altra idea meno ovvia e forse più significativa.
Questo è il territorio dell’icona religiosa: un dipinto che ritrae
un’immagine, una figura o una scena spirituale. Da una parte
il dipinto sostituisce la figura, ma dall’altra viene usato come
strumento di devozione e permette al fedele di avvicinarsi al divino.
Nell’icona coesistono due aspetti, l’immagine e l’idea; l’icona è al
tempo stesso segno e simbolo.
Children watching the story of St. George and the dragon at the puppet theater in the Tuileries, Paris, France, 1963.
92924576, Alfred Eisenstaedt/Time & Life Pictures/Getty Images
Celebrità iconiche
degli anni ‘60
I ritratti fotografici del ventesimo secolo, in particolare l’opera di
Brian Duffy e Terence Donovan, sono un chiaro esempio
dell’affascinante potere dell’immagine iconica. Assieme a David
Bailey, Duffy e Donovan sono stati i protagonisti del boom dei
ritratti celebri che ha colpito gli anni ‘60, direttamente collegato
all’emergente “Swinging London” del 1966. Queste nitide immagini
in bianco e nero dimostrano il rapido discostarsi della fotografia dai
confusi toni seppia che caratterizzavano il diciannovesimo secolo.
Inoltre, il contenuto di alcune di queste famose immagini attesta il
potenziale della fotografia come forma d’arte e la sua efficacia come
strumento di testimonianza.
Basti pensare alla fotografia del 1966 di Donovan che ritrae
Twiggy e la “Union Jack”. Il concetto di base è semplice: una modella
di straordinaria bellezza in posa davanti alla bandiera britannica.
Essenzialmente si tratta di una variante dell’”abito nazionale”, ma
in questo caso, piuttosto che presentare un oggetto associato alla
Gran Bretagna, la fotografia obbliga lo spettatore a confrontarsi con
esso. Nel 1966 indubbiamente la Gran Bretagna non aveva più il
potere imperiale della Pax Britannica, tuttavia l’immagine suggerisce
una continua rivendicazione di dominanza culturale. Affiancare “il
volto del 1966”’ alla specificità di una bandiera nazionale significa
associare la Gran Bretagna e lei soltanto con l’alta moda, un design
all’avanguardia e una sessualità prorompente. Il risultato è un nuovo
immaginario dell’essenza britannica, che devia dal conservatorismo
e dall’austerità tradizionali e si avvicina alla liberazione sociale e alla
forza creativa.
British model Twiggy posing in front of Union Jack flag, 1966. 79855638, Terence Donovan Archive/Getty Images
Icone e pubblicità
Le fotografie di Donovan di Joan Collins e
Sean Connery portano all’estremo questo
suggerimento. In questi scatti pubblicitari del
1966 e del 1962, la Collins promuove il marchio
Vidal Sassoon mentre Connery è associato
al brand Smirnoff Vodka. Sono entrambe
composizioni eccellenti, in cui il volto assume
la priorità, tanto che il prodotto in questione
rimane quasi in ombra. Come nel caso della
fotografia di Twiggy, il concetto è molto
semplice: una donna che guarda l’obiettivo
e un uomo che sorseggia un drink. Di fatto,
però, non c’è niente di anonimo in questi ritratti
apparentemente naturali. Si tratta chiaramente
di Joan Collins che ci guarda e di
Sean Connery che beve.
Poiché i loro volti ci sono familiari, poiché
si tratta di persone a cui aspiriamo, le loro
fotografie non si limitano a essere immagini
da osservare ma trasmettono una serie di
suggerimenti. Se vai da Vidal Sassoon la tua
vita potrà essere glamour come quella delle
stelle del cinema; se bevi vodka Smirnoff potrai
parlare, lottare ed essere sexy come
James Bond.
Il linguista francese Roland Barthes
chiamerebbe questa qualità suggestiva
l’operazione di una “mitologia”: la capacità
di un segno o di un simbolo di comunicare
“l’ovvio”. Le fotografie di Michael Caine scattate
da Brian Duffy per il Sunday Times nel 1965
trasmettono l’elemento iconico con un silenzio
che ha una forza assordante. Uno scatto
lo ritrae di profilo in primo piano, con uno
sfondo bianco. Caine sta fissando qualcuno
fuori dall’obiettivo e sembra in procinto di dire
qualcosa. Viene ritratto un giovane e acclamato
attore, ma anche una persona che parla, che
pensa; un intellettuale, un portavoce.
Caine non viene usato per vendere un prodotto
specifico (a parte il suo ultimo film), ma è più di
un attore: siamo invitati ad ascoltare ciò che
ha da dire.
Scottish actor Sean Connery drinking from a glass during a photoshoot for Smirnoff Vodka, January 1, 1962. 79891370, Terence Donovan Archive/Getty Images
British actress and author Joan Collins, with a haircut by Vidal Sassoon, London, 10th August 1966. 79855247,Terence Donovan Archive/Getty Images
English actor Michael Caine, in a photoshoot for the ‘Sunday Times’, 1965. 89170439, Duffy
Cosa rende una
fotografia iconica?
La domanda che sorge a questo punto si collega alle
motivazioni che stanno alla base della nascita della
fotografia. Lo sviluppo della tecnologia fotografica ha
coinciso con il desiderio dei vittoriani di conservare e
testimoniare la loro “grandezza”. I vantaggi materiali
offerti dalla fotografia hanno permesso di tramandare
ai posteri immagini della grandezza e delle virtù
di un’epoca. In parte, questa intenzione viene
perseguita anche dalle foto delle celebrità.
I soggetti vengono fotografati perché sono icone nel
loro campo. Tra gli altri, Duffy ha fotografato
John Lennon nel 1965 e Harold Wilson nel
1966. Entrambi avevano assunto un significativo
stato sociale e culturale prima di posare davanti
all’obiettivo ed è proprio quel prestigio che ha
giustificato la realizzazione della fotografia. I ritratti di
Duffy e Donovan ci pongono davanti a una raccolta di
immagini iconiche. Queste fotografie ritraggono i volti
di quelli che sono, in un certo senso, i rappresentanti
dello Zeitgeist del loro tempo.
Cos’è quindi una fotografia iconica? Per meritare
questa definizione, l’opera deve posizionarsi al
confine tra la forma e il contenuto. La fotografia è un
linguaggio facilmente accessibile a tutti.
È economico, rapido e flessibile. Per quanto riguarda
il valore della testimonianza, il fascino dell’immagine
fotografica sembra dipendere dalla statura del
soggetto documentato. Il processo fotografico,
tuttavia, possiede anche un elemento magico.
Fare in modo che un’immagine sia osservata,
incorniciata ed esposta in modo da sopravvivere
sia al soggetto che al fotografo significa realizzare
oggetti di culto. Si potrebbe perciò affermare che
la fotografia non si limita a testimoniare l’iconicità,
ma che è anche in grado di generarla. Nel 1839 il
matematico e astronomo Sir John Herschell studiò
la chimica della fotografia poiché desiderava creare
un metodo efficiente per catalogare le stelle. Il boom
della fotografia delle celebrità del ventesimo secolo
suggerisce che i seguaci di Duffy e Donovan hanno
trovato il modo di creare le stelle stesse.
Evie Salmon
Evie Salmon è scrittrice, artista e critica culturale.
Docente dell’Università di Cambridge, è attualmente
impegnata nel programma Creative in Residence
presso l’Idea Generation Gallery di Londra
- www.eviesalmon.co.uk
Singer, songwriter and guitarist John Lennon (1940 - 1980) of English pop group The Beatles, 1965. 96824008, Duffy