Paulus pro pecunia sua

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Paulus pro pecunia sua
Università, docenza, che fare, chi coinvolgere
Ho seguito il dibattito che i recenti provvedimenti hanno innescato. Le proposte e i
commenti sono stati, a mio avviso, di natura diversa e finalizzati a obiettivi talvolta
diversi.
Forse è utile cercare di vedere se ci intendiamo su alcuni punti. Ho cercato di essere
breve. Mi scuso in anticipo per la lunghezza.
• Concordiamo sulla funzione dell’università?
Parto da una formulazione fatta negli USA fine anni ‘60 - inizio anni ‘70.
"L’università gode di una posizione permanente d’influenza sociale. La sua funzione nel
campo dell’istruzione la rende indispensabile e ne fa automaticamente un’istituzione
decisiva per la formazione della coscienza sociale. In un mondo incredibilmente
complicato, essa costituisce l’istituzione centrale che organizza, vaglia e trasmette il
sapere. L’importanza sociale, l’accessibilità alla conoscenza, l’apertura interna è tutto
questo concorre a fare dell’università una base e un motore del mutamento sociale."
à Io credo che questa caratteristica debba continuare a connotare l’università pur,
ovviamente, operando tutti gli aggiustamenti operativi che le mutate condizioni al
contorno impongono. Tuttavia, come sappiamo, questa visione dell’università è
attualmente sotto attacco.
• Concordiamo sul modus operandi del docente universitario?
Sono convinto che il docente universitario è, in certo senso, fuori dell’ordinamento e
opera tra passato e futuro in bilico tra il rispetto dei canoni vigenti e la loro critica. La
storia del progresso delle conoscenze è un elogio all’eresia e, pertanto, è del tutto
evidente che la tutela del diritto all’eresia e l’incoraggiamento all’esercizio dello stesso
sono intrinsecamente incompatibili con una struttura burocratizzata e gerarchizzata. Il
docente universitario quando assume servizio non è tenuto a prestare alcun giuramento
(fu introdotto in Italia nel ventennio nella prima metà del secolo scorso: solo 14 - mi pare
- professori rifiutarono); egli ha prestato di fatto giuramento alla libertà della ricerca in
nome della quale è pronto, se ciò è necessario per l’avanzamento delle conoscenze,
anchea violare le leggi correnti che governano i vari campi del sapere.
Quanto singolare modus operandi viene protetto anche riconoscendo - come è già stato
ricordato da altri interventi - ai docenti universitari (come ad altre categorie non
contrattualizzate) una tutela economica tramite il meccanismo degli scatti stipendiali.
Vogliamo continuare ad avere questo tipo di Docente universitario, oppure vogliamo
che venga trasformato in un lavoratore come tanti altri rispettabilissimi lavoratori?
Personalmente se qualcuno michiama lavoratore della conoscenza io – chiedo scusa a
tutti ed al moderatore in primis - m’incavolo e di brutto. Sono certo che anche un
Giudice s’incavolerebbe se qualcuno lo considerasse un lavoratore della giustizia. Le
funzioni giudicante e quella di docenza e ricerca sono diverse (nel senso
omnicomprensivo del termine) da quelle degli altri rispettabilissimi ed indispensabili
operatori dello stesso settore. Mettere all'interno di uno stesso comparto persone con
funzioni così diverse è impossibile oltre che un errore concettuale .
• Di chi è la colpa se l’università è sotto attacco?
Su questa lista molti hanno impietosamente elencato le colpe - le nostre comprese
naturalmente - dei tanti attori che concorrono alla definizione e implementazione di un
politica dell’università. Tuttavia c’è il rischio che se la colpa è di tutti finisce con l’essere
di nessuno. Io non ci sto. La responsabilità primaria è stata del Potere Legislativo e di
quello Esecutivo. Insomma della Politica. Quella Politica che è stata incapace di fare il
proprio Mestiere: elaborare e varare le riforme indispensabile per innovare l’Università
(incapacità determinata innanzitutto dal conflitto d’interessi - di cui si parla poco - dei
tanti parlamentari che hanno "giocato" nel ruolo sia di «arbitro» - in quanto Politici - sia
di «giocatore» - in quanto Docenti universitari; e sappiamo come la varie «partite» sono
terminate!). Quella stessa Politica - nazionale e locale - che, ad esempio, invece di
esercitare responsabilmente la sua alta funzione ha alimentato la stagione della
proliferazione clientelare delle sedi, certamente avendo come sponda operativa la parte
più «intraprendente» della docenza universitaria. Non posso esimermi dal citare, tra le
nostre tante colpe, quella che ritengo sia stata «la madre di tutte le nostre colpe»: cioè
avere accettato e implementato sino all’inverosimile la «politica del costo zero» (ognuno
faccia mente locale per la propria sedearea geografica e troverà innumerevoli esempi
delle conseguenza di una tale politica - non ultimi la proliferazioni di corsi a incremento
ZERO di risorse umane). È ora che noi si dica che «una riforma a costo zero vale
ZERO!».
• Che fare?
Ripristino della legalità
- I Docenti universitari hanno obblighi didattici diversi: Professori (presa di servizio pre
legge Moratti) circa 60 ore; Ricercatori solo tetto massimo e non minimo. Se si
rispettano questi limiti, si rispetta la legge. E' evidente che un tale rispetto comporta
una ridefinizione dell'offerta didattica di ciascuna Facoltà.
- Sessioni di esame come per legge (mi pare che siano 2+1?) senza appelli mensili.
- Esami con obbligo di firma da parte dello studente all’inizio della prova, quindi in
caso di non superamento dello stesso con bocciatura a verbale (già immagino i
commenti).
Inoltre
- Non partecipazione agli organismi universitari se non per determinarne il blocco a
seguito di richiesta di verifica del numero legale (come ho ricordato, circa venti anni
fa fu efficace poiché indusse il governo - credo quello presieduto da Amato - a
ritirare un provvedimento «antiuniversità»).
- Sospensione di esami? (è necessario informarsi sulle disposizioni vigenti: di certo
Paolo Manzini potrà darci lumi).
- Azione di lobbing con i parlamentari.
- Azione coordinata tra i sindacati (vedi oltre) della docenza universitaria.
• Chi coinvolgere?
Le CRUI
Con le CRUI - non la CRUI - naturalmente si deve provare anche se sono scettico
perché nel passato è stata troppe volte nostra controparte (vedi, ad esempio,
adeguamenti ISTAT e assegno ad personam). Dico le CRUI perché convivono 3 corpi,
a mio avviso «separati in casa», con esigenze diverse, talvolta - vedi finanziamenti incompatibili - : 1) Gruppo di lavoro delle università private presieduto dal Rettore della
Libera Università di Lingue e Comunicazione IULM di Milano Giovanni Pugliesi (questa
notizia che tempo addietro ho reperito sul sito CRUI ora è introvabile); 2) AQUIS; 3)
tutte le altre Università. Sulle CRUI, comunque, si possono esercitare pressioni anche
agendo sui quattrini. L’articolo 13 dello Statuto CRUI recita: «(…) 2.1 Tutti gli associati,
ordinari e aggregati, provvedono al finanziamento della CRUI versando il contributo
associativo stabilito annualmente dall’Assemblea generale (…)». Se le CRUI si defilano
dalla battaglia i docenti nei CdA voteranno contro il finanziamento del relativo
"contributo associativo".
• Il CUN
Il CUN che è il nostro organismo di rappresentanza (ho visto che si è parlato poco del
CUN. Perché?) deve prendere una decisa posizione. Ma non a qualsiasi costo. Le
mediazioni al ribasso non servono. Il CUN deve prendere posizione anche se il
processo di formazione delle decisioni dovesse essere un processo lacerante per il
CUN.
• SA, CdA, Facoltà, Poli, Dipartimenti, CCS
Prese di posizione di condanna sul provvedimento con stato di agitazione.
1. Sindacati
Quali? Sui sindacati della sola Docenza universitaria sono certo che possiamo contarci.
Credo che dovrebbero incontrasi a breve ed elaborare una linea d'azione comune.
Questa volta non dovrebbe essere difficile visto che gli effetti dell'attacco sferrato
all'università si faranno sentire su tutta la Docenza universitaria. Ho più di un dubbio su
quei sindacati che, invece, vogliono rappresentare sia le istanze dei Docenti e sia quelle
del Personale TS (Tecnico Scientifico). Qui ritorna la questione accennata in
precedenza a proposito dell'impossibilità di voler tenere insieme Docenti e Personale
TS come «lavoratori della conoscenza». A questo proposito cito solo da parte del
Personale TS mi è stata sempre rinfacciata quella che secondo loro era un’inspiegabile
anomalia retributiva riservata ai Docenti universitari: gli scatti biennali. Ecco perché
penso che questi sindacati trasversali vivono una insanabile contraddizione che ne
limita fortemente l'efficacia operativa per quanto attiene alla difesa degli interessi dei
Docenti universitari. Molti colleghi ed amici che militano in questi sindacati riconoscono ma solamente in privato - che una tale contraddizione è presente e ne condiziona
pesantemente l'operato. Vedremo se gli eventi dei prossimi giorni e settimane
consolideranno o meno i miei dubbi.
• In chiusura
La cancellazione del fuori ruolo da parte del governo Prodi è stata, a mio avviso, la
prova generale dell'attacco scatenato in questi giorni all'università dal governo
Berlusconi. Se in quell'occasione fossimo stati compatti nel difendere un diritto acquisito
- che riguardava una parte della docenza anziana e che sarebbe rapidamente
scomparso visto che era già stato abolito per i nuovi assunti con la legge Moratti - i
"picconatori" odierni dell'Università avrebbero avuto più di una qualche esitazione prima
di mettersi all'opera. Che quanto successo allora ci sia di monito.
Alberto Incoronato
Prof. Alberto Incoronato, PhD
Full Professor of Geophysics
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