L`arte del souvenir

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L`arte del souvenir
Sara Ugolini
L’arte del souvenir
www.aracne-rivista.it
#1 – 2013 Souvenir
L’arte del souvenir
figurine in carta, che richiamano il passato e l’infanzia; altre
Brevi note sull’oggetto-ricordo nelle arti visive seguite da
volte sono paesaggi di sabbia e conchiglie che raccontano
un’intervista a Maurizio Giuseppucci
un’escursione estiva, altre ancora microcosmi che alludono
a luoghi mai visitati o immaginari. Il senso di mistero che
di Sara Ugolini
continuano a emanare le scatole dell’artista anche dopo una
osservazione prolungata suggerisce che il souvenir possa
intendersi come traccia di un viaggio soprattutto interiore,
che rifiuta di identificarsi con un oggetto stereotipato se
non volontariamente, per intento poetico.
Non stupisce allora che l’interesse per gli oggetti della
cultura di massa degli artisti pop di tutte le generazioni si
materializzi talvolta nella creazione ex-novo di souvenirs
che, a differenza delle shadow boxes di Cornell, ostentano
gli stilemi del prodotto seriale.
Nel 1964 Jasper Johns fa riprodurre su un piatto in ceramica
Le teche che Joseph Cornell ha iniziato a realizzare da
il suo ritratto fotografico trasformandolo in un oggetto
autodidatta nel corso degli anni trenta del secolo scorso,
per
proseguire
fino
agli
anni
sessanta,
ironicamente autocommemorativo1 e nel 1989, sulla stessa
ospitano
composizioni di oggetti disparati, giocattoli, palle di legno,
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Il titolo dell’opera è “Souvenir”.
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scia, Jeff Koons produce una serie di piatti autografati e
Condividendo con Johns e Koons il gusto per la
accompagnati dalla sua immagine accanto a quella di un
riconversione dell’oggetto quotidiano in arte, Robert
maiale2.
Rauschenberg realizza i “Gluts”3, assemblaggi di forme
metalliche ottenute da materiali di scarto, carcasse di auto,
insegne stradali, saracinesche, radiatori, che diventano, per
lo stesso artista «souvenirs privi di nostalgia»4 del paesaggio
artificiale della città.
È poi grazie all’interesse crescente negli ultimi anni, per la
pratica
del
collezionismo
non
soltanto
in
ambito
antropologico ma anche mediatico5, che il binomio arte e
souvenir si ripropone, in questo caso attraverso la messa in
mostra delle raccolte di artisti celebri; collezioni che non di
rado includono memorabilia, oggetti oscillanti tra il kitsch e
il valore di reperto della storia appena trascorsa.
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Un anno prima, nel 1988, lo stesso Koons aveva ideato, per la serie
intitolata “Banality” tre statue in porcellana di Michael Jackson in
grandezza naturale assieme alla scimmia Bubbles, anticipando quella
che, con la morte del cantante viene descritta - nella pagina di Wikipedia
dedicata ai “memorabilia” - come una delle più impressionanti cacce, in
tempi recenti, all’oggetto-ricordo di un personaggio famoso.
I “Gluts” sono stati realizzati dal 1986 al 1989 e dal 1991 al 1995.
È una dichiarazione di Rauschenberg riportata da Achille Bonito Oliva
nell’articolo “I souvenirs metallici di Rauschenberg”, pubblicato su
«Repubblica», 20 luglio 2009.
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Un esempio, tra gli altri, il programma americano “Collezionisti
estremi” in onda su Real Time da dicembre 2012.
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Orologi con l’effigie di Saddam Hussein, ceramiche e scarpe
sportive
che
celebrano
Barack
Obama6,
piatti
commemorativi delle contestazioni del movimento operaio
inglese degli anni 1984-’85 a fianco di teiere che riproducono
la fisionomia di Margaret Thatcher.
Quella di Parr è dunque una collezione che l’impulso alla
registrazione del reale spinge a muoversi ad ampio raggio
tra testimonianze di matrice opposta, che alludono a
schieramenti politici e ideologie tra loro inconciliabili.
L’oggetto singolo viene valorizzato non come riflesso di un
Penso in particolare a due mostre, una del 2009 a Parigi, alla
credo personale bensì come prodotto tra i tanti di una
Galerie du Jeu de Paume, l’altra a Barcellona al Centre de
società e cultura a cui si guarda con curiosità, fascinazione o
Cultura Contemporanèa nel 2012, in cui il fotografo Martin
distacco ironico.
Parr ha presentato, assieme ai suoi celebri scatti, – che
peraltro, avendo spesso come soggetto il turismo,
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Gadget e materiali pubblicitari su Obama e sui precedenti capi di stato
statunitensi a partire dal 1960 sono stati ospitati recentemente anche
presso la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo in occasione della
mostra “For President” a cura di Mario Calabresi e Francesco Bonami. In
questo caso l’oggettistica legata alle campagne elettorali è stata esposta
assieme a fotografie di reportage e opere d’arte contemporanea per
“parlare dell’evento politico che più di ogni altro influenza le sorti
economiche e politiche del resto del mondo”.
indugiano senza ritegno anche sui ricordini in vendita che si
ammassano nei chioschi all’aperto – parte della sua
collezione che include un ampio numero di souvenirs
politici.
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Meno politically oriented e più
souvenirs turistici all’interno delle sue opere; viene in mente
incline al bizzarro è invece, nel
“Little Lady Luck” (1965), in cui un trifoglio in stoffa,
complesso, la collezione privata
sormontato da altri simboli benaugurali e dalla scritta “Luck
dell’artista pop inglese Peter
for Ireland”, pende da un dipinto che ha come soggetto una
Blake, ospitata nel 2010 dal
ragazza in abiti succinti trasformata per l’occasione in
Museum of Everything di Londra
un’eroina della mitologia irlandese; e ancora il più noto “On
e all’Holbourne Museum di Bath
the balcony” (1955-’57) in cui un gagliardetto turistico con
nel 2011, in cui spiccano elefanti
uno scorcio e il nome della città di Verona, spille, riviste,
in
e
fotografie e altri derivati della cultura popolare convivono
bambole ispirate ai connotati di
accanto a simboli dell’immaginario colto come il dipinto di
Shirley Temple, assieme a busti,
Monet esibito da uno dei personaggi rappresentati.
miniatura,
marionette
cartoline e altro merchandising
vintage dedicato a Elvis Presley.
Dimostrando
interagire
di
la
voler
far
propensione
all’accumulo con il suo lavoro
artistico Blake ha inoltre inserito
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Souvenir d’Italie
Prelevamenti
diretti
Intervista a Maurizio Giuseppucci
manipolazioni
di
di
oggetti
materiale
dal
stampato
quotidiano
già
e
esistente
caratterizzano anche l’opera dell’artista riminese Maurizio
Giuseppucci, al quale sono rivolte le domande che seguono.
Il lavoro di Giuseppucci mira all’attivazione della memoria
storica e sociale attraverso testimonianze visive variegate
sia dal punto di vista della provenienza sia del procedimento
adottato per attualizzarle e renderle di nuovo “parlanti”. Le
fotografie di rifugiati politici e di una terrorista rossa per
esempio vengono rinchiuse in scatole singole, impreziosite
da interventi di ricamo (“As tears go by”) oppure abbinate a
reliquie riconducibili al ritrattato (“A-Mara”), richiamando le
modalità diffuse nei secoli scorsi di costruzione della
memoria privata e familiare attraverso il reperto visivo.
Altre volte il discorso di Giuseppucci si sviluppa a partire da
oggetti-ricordo condivisi, di produzione industriale, come
nelle opere costruite attorno alla presenza di souvenirs e
memorabilia che vengono sistematicamente sottoposti a un
intervento di manipolazione – uno strofinaccio da cucina
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con l’immagine dello stivale e l’indicazione delle principali
Non è inconsueto che gli artisti dediti alla pratica
attrazioni turistiche che appare tinto di nero e bucato con la
dell’assemblaggio, da Cornell a Blake, posseggano collezioni
brace di una sigaretta all’altezza di ciascun luogo in cui si è
che possono diventare, all’occorrenza, serbatoi di materiali da
compiuta una strage tuttora oscura (“Souvenir d’Italie”);
impiegare artisticamente. È anche il suo caso? Da dove
bottiglie di vino intitolate al duce messe a interagire con
provengono gli oggetti e le immagini che compaiono nei suoi
riproduzioni fotografiche di manifestazioni antifasciste e
lavori?
scontri con la polizia nel 1960 (“Natura morta con
bottiglie”) e la replica di un manganello fascista il cui slogan
Non credo di poter definire la mia una collezione e,
“Memento Audere Semper” risulta parzialmente cancellato
comunque, non ritengo di avere la dedizione e la metodica
lasciando intatta soltanto la parola “Memento”).
ossessione tipica del collezionista; mi limito a conservare
immagini e oggetti che mi colpiscono per qualche ragione e,
dopo averli lasciati sedimentare nella mia immaginazione
per qualche tempo, decido di intervenire su di essi. Trovo
questo materiale generalmente nei mercatini dell’usato, di
recente sono attratto però da quel tipo di cose che non
hanno una storia o un passato vero e proprio ma che, pur
essendo state create oggi per un mercato di facile consumo,
in modo del tutto pretestuoso o patetico, cercano di
simularlo o di alludervi.
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I manganelli con i motti fascisti e le collezioni di bottiglie di
Sul The Guardian di qualche giorno fa è comparso un articolo
vino con l’effige di Hitler o Mussolini si vendono ai turisti o
intitolato “Benito Mussolini: un dittatore per tutte le stagioni
agli “estimatori” nei negozietti di souvenir sul lungo mare di
in Italia?”7 Al suo interno si parla, tra le altre cose, anche di
Rimini.
memorabilia del duce che circolano nei negozi e on-line con un
loro circuito di acquirenti apparentemente in crescita negli
ultimi anni. Interpellato sulla questione è lo scrittore Angelo
Meloni,
per
il
quale
il
ricordo
di
Mussolini
non
corrisponderebbe a una precisa militanza ideologica: «Ora è
un'icona pop, un “architaliano”, una personalità la cui
leggenda è legata agli anni del consenso in Italia (…) il 90% di
coloro che acquistano i calendari di Mussolini non hanno mai
votato per un partito fascista». Per quanto perentoria e
oltremodo riduttiva, la posizione di Meloni troverebbe
conferma nel recupero indiscriminato di memorabilia di un
certo collezionismo coltivato da artisti. Condivide l’idea che un
oggetto storicamente connotato sul piano ideologico possa
Natura morta con bottiglie
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T. Kingtom, Benito Mussolini: a dictator for all seasons in Italy?, in «The
Guardian», 1 january 2013.
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oggi liberarsi delle sue implicazioni per divenire un’icona del
È anche questa pratica di utilizzo dell’immagine come mezzo
folklore nazionale?
di persuasione politica che aveva in mente e con cui ha voluto
misurarsi attraverso i suoi lavori? Pensa, a posteriori, che la
Potrebbe liberarsene se l’ideologia che rappresenta o evoca
sua operazione possa considerarsi un simbolico attacco
fosse ridotta ormai a puro folklore, appunto, ma ci sono
vandalico compiuto verso questi simboli?
icone che, al di là della loro conclusa stagione, ai miei occhi
continuano
a
veicolare
l’eco
di
quanto
hanno
In qualche modo sì; quando acquisto questi oggetti non
rappresentato, ben oltre la loro innegabile sconfitta storica.
penso mai di conservarli come semplice testimonianza, non
Detto questo, è pur vero che ormai nel dispositivo
so bene cosa ne farò ma l’impulso che mi spinge ad
consumistico della nostalgia tutto è chiamato a fare la sua
accumularli è quello di svelare la realtà storica da cui
parte e nel gioco del repêchage tutti sono invitati a ritrovare
provengono e a cui questi prodotti tentano di mettere la
una supposta innocenza che temevano perduta.
sordina per essere meglio commercializzati; a volte dunque
è sufficiente combinarli ad altro materiale, magari di segno
Alla produzione tuttora in corso di memorabilia legati al
opposto,
fascismo si aggiunge quella propagandistica dei tempi del
significativamente alcuni dettagli, e la memoria è ancora lì
regime. La testa roteante di Mussolini di Renato Bertelli, un
che riaffiora dietro lo sfregio. Le copie della testa roteante
oggetto d’arte realizzato nel 1932 e riprodotto in materiali e
di Bertelli potrebbero funzionare in questo senso ma
dimensioni diverse come suppellettile domestica ne è la prova
innanzitutto considero l’originale cosa diversa: lì, vedo solo
esemplare.
l’opera di un artista e continuo a percepirla, in fondo, anche
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oppure
modificarne
leggermente
ma
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nella sua copia. Di fronte ad un affresco di Sironi in uno
mignon, sollecitano un nostro coinvolgimento e riflessione più
spazio pubblico, nonostante tutto il portato ideologico che
individuale. Vede un rapporto tra i souvenirs dei Boym e il suo
lo ha generato, vedo solo il lavoro di un maestro. Alexander
lavoro artistico?
Brener che imbratta con lo spray il quadro di Malevich
compie un gesto che non mi appartiene.
Nel loro lavoro intravedo una componente ironica, anche se
in parte dissimulata, da cui anche io sono a volte tentato,
Nel 1995 i designer statunitensi Constantin e Laurene Boym
ma generalmente cerco sempre di controllare questo
hanno iniziato la produzione di una serie di miniature in
aspetto perché sono sinceramente stanco dell’uso fin
metallo di edifici, da Chernobyl alle Twin Towers, in cui hanno
troppo facile che si è fatto dell’estetica camp, che ha pure
avuto luogo eventi drammatici ("Buildings of Disaster") e
segnato molta della produzione artistica con cui sono
ancora di architetture rase al suolo come il Tempio di
cresciuto, ad esempio riduco al minimo la paletta dei colori,
Gerusalemme oppure progettate e mai realizzate, ad esempio,
privilegio il bianco e nero… ma molto interessante rimane
la torre di Vladimir Tatlin ("Missing Monuments")8. I Boym
l’idea di produrre nuovi souvenir, spaesanti, come ho
hanno ribattezzato queste creazioni “souvenirs per la fine del
cercato di fare a mio modo con “A-Mara”.
secolo”, oggetti che pur non testimoniando un’esperienza
diretta, fanno parte della nostra memoria collettiva e in
quanto monumenti commemorativi tascabili, in formato
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A queste si è aggiunta in seguito la serie di grattacieli la cui costruzione
si è interrotta a causa di buchi finanziari (“Recession Skyscrapers”)
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Immagini
Pag. 1 Joseph Cornell, senza titolo (Soap Bubble series), 1936;
Pag. 2 Jeff Koons, Signature Plate, 1988-1989;
Pag. 3 Collezione Martin Parr, teiera e altra oggettistica dedicata a
Margaret Thatcher;
Pag. 4 Peter Blake, Little Lady Luck, 1965;
Pag. 5 Maurizio Giuseppucci, Souvenir d’Italie 2012
Pag. 6 Maurizio Giuseppucci , Memento 2012
Pag. 7 Maurizio Giuseppucci, Natura morta con bottiglie 2012
www.mauriziogiuseppucci.com
Sara Ugolini è dottore di ricerca in Storia dell’Arte e collabora con il
Dipartimento di Arti Visive dell’Università di Bologna. Oggetto dei suoi
studi è il rapporto tra arte e psicologia, la rappresentazione
autoritrattistica e il campo dell’outsider art.
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