Da Londra. Le prime esperienze di Manuela, laureata in
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Da Londra. Le prime esperienze di Manuela, laureata in
Da Londra. Le prime esperienze di Manuela, laureata in Infermieristica presso l’Università degli Studi di Milano, sezione Niguarda. “Ecco le cose che mi hanno colpito fino ad oggi del sistema inglese (positive e negative). Attualmente lavoro in due reparti riabilitativi, uno medico/ortopedico e uno neurologico, che nel giro di qualche mese si uniranno. • • • • Il personale in reparto è numericamente maggiore che in Italia. Ogni ruolo è ben differenziato e c'è un'ottima collaborazione tra professionisti (nel mio reparto abbiamo tanti fisioterapisti, terapisti occupazionali, assistenti sociali). Tutti (pazienti compresi) riconoscono la grande differenza tra infermiere e OSS (qui HCA). Il piano assistenziale è davvero tale: una prima intervista e valutazione che prende in considerazione tutti i bisogni del paziente. Si compone di 8 pagine fronte e retro che considerano: famiglia e caregivers, capacità mentale, dolore, movimento (Moving and handling assessment+Initial Care Plan Score Dependency level+ rischio di cadute), fumo, alcool, comunicazione, vista, comportamento, respiro, alimentazione e idratazione, eliminazione, riposo e sonno, cute (rischio lesioni). E' tanta la burocrazia, a volte infinita, ma ogni tanto mi rendo conto che grazie a scale valutative, approfondimenti, flow chart si capisce veramente ciò di cui il paziente ha bisogno. Mi sembra di avere veramente in mano la situazione del paziente. L'infermiere fa davvero da "case manager" per i pazienti, è una figura centrale che unisce e dirige la comunicazione tra tutti gli altri professionisti, sia interni al reparto sia esterni (ad esempio contatti con infermieri di comunità, case di riposo, servizi a domicilio). Possibilità di carriera: esistono tanti tanti tanti "tipi di infermieri" in ospedale, cosa molto stimolante. Abbiamo gli infermieri in reparto divisi in diverse fasce: io sono "Band 5", il più basso "grado"; solitamente sono infermieri appena arrivati (nei primi anni di lavoro) o altri infermieri a cui non interessa fare carriera. Poi ci sono le altre Band 6 e oltre (variano responsabilità e stipendio). I colleghi Band 6 solitamente lavorano con me in reparto, ma sono "in charge", quindi responsabili del turno, della consegna, referenti di tutti i problemi. Sono presenti coordinatori e dirigenti (fasce sempre più alte), simili a quelli in Italia. Poi, cosa che trovo assolutamente geniale, ci sono gli infermieri specializzati che girano i diversi reparti dell'ospedale o che puoi chiamare quando hai dubbi/problemi, che ti danno una mano con i piani assistenziali di pazienti con problemi specifici e che educano e formano il personale di reparto. Tra questi, alcuni esempi: infermiere specializzato in colostomie, oppure in persone con diabete, o ferite e ulcere, pazienti bariatrici, controllo delle infezioni ecc. Quando ho un problema specifico posso chiamarli per una consulenza e discutere sul piano (questa cosa è fantastica e utilissima!). Preparazione universitaria: su questo punto devo dire che siamo più avanti noi. In generale gli infermieri neolaureati e in Band 5 non sono molto preparati clinicamente, assistenzialmente, sia come concetti sia manualmente (durante l'università tutto ciò che fanno in tirocinio è l'igiene: non toccano un ago, non inseriscono un catetere ecc.). Appena iniziano a lavorare iniziano a frequentare una serie di corsi che rilasciano certificazioni con le quali possono iniziare a "fare". Per esempio io non posso ancora somministrare la terapia o fare prelievi perché non ho frequentato il corso e ottenuto la certificazione (che farò tra qualche settimana). Questo è abbastanza frustrante per chi ha già lavorato all'estero o comunque ha studiato come da noi (perché dopo l'università, che dovrebbe certificare le mie capacità e conoscenze nella pratica devo ri-certificare le procedure di base!?! non ha senso!!!). Tuttavia per chi ha studiato in U.K. è una sicurezza.”