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la Repubblica la Repubblica MARTEDÌ 11 MAGGIO 2010 MARTEDÌ 11 MAGGIO 2010 @ ■ 30 1 milione 16.250 84° 920 LE VENDITE IL LISTINO FLEXDOORS IL BAGAGLIAIO In sette anni di vita la popolare monovolume Opel è stata venduta in due milioni di pezzi, dei quali 180 mila solo in Italia La nuova Meriva arriverà a giugno, con prezzi a partire da 16.250 euro. La più costosa, la 1.7 CDTI Cosmo, arriverà a 21.750 euro L’angolo d’ingresso posteriore della Meriva, grazie alle Flexdoors, è di 84 gradi contro i 68 abituali per questo tipo di auto Con i sedili posteriori abbassati, la capacità del bagagliaio è di 920 litri. Che diventano 1500 se si considera l’altezza fino al tetto Fiat, Magna anzi Gm la Opel un anno dopo Meriva istinguersi, caratterizzare con più forza la propria immagine anche sotto il profilo stilistico, talvolta perfino rischiare con scelte progettuali controcorrente, sono ormai condizioni irrinunciabili per competere in un mercato sempre più complesso e dove i mille vincoli imposti da obbligatorie sinergie produttive e norme stringenti condizionano i costruttori e spingono all’omologazione. Così, gli stessi marchi generalisti, legati alla produzione di massa, compresi quelli dal passato più tradizionalista, tendono a scrollarsi di dosso i vestiti borghesi, affiancando a tecnologie in progresso valori emozionali prima trascurati. Con la Insignia e l’ultima Astra, la Opel ha dato prova proprio della capacità d’interpretare canoni estetici inediti per la casa tedesca e, adesso, con la seconda generazione della Meriva, sposta ulteriormente in avanti le lancette dell’innovazione in una fase, tra l’altro, estremamente delicata della sua vita aziendale. Anzi, la compatta monovolume di- D della chiusura quando si superano i 4 Km/h. Lo spazio interno, inoltre, abbondante per cinque persone e i bagagli è ampiamente modulabile grazie alla possibilità di ribaltare con un semplice gesto i sedili e alla presenza del “flex rail”, una rotaia sul tunnel centrale che fa scorrere piccoli contenitori e un poggiabraccia. Fra gli optional, anche l’intelligente portabiciclette estraibile dal paraurti posteriore. Per quanto riguarda la meccanica, la piattaforma di base è ora quella della sorella maggiore Zafira e varie componenti sono riprese dall’Astra e dalla Insignia, mentre i motori sono i più avanzati della scuderia Opel per la gamma mediobassa, a partire dai diesel 1300, realizzati in collaborazione con Fiat, fino ai più brillanti turbo a benzina per potenze fino a 140 Cv. Pronta al lancio in Italia, la neonata compatta monovolume, costruita in Spagna a Saragozza, mira diritto a rivali come la Idea, la Musa o la Modus, ma guarda anche alle avversarie più anticonformiste, come la C3 Picasso o la Kia Soul. © RIPRODUZIONE RISERVATA Opel Agila Alla base della gamma Opel c’è la Agila, una cinque porte costruita in collaborazione con la Suzuki che ha in listino la gemella Splash BERLINO icordate la vicenda Opel, grande story mediatica mondiale un anno fa col no di politici e sindacati tedeschi alla Fiat? Allora, il gran rifiuto opposto al gruppo italiano, sullo sfondo del clima elettorale per le consultazioni politiche tedesche, sembrò la scelta risolutiva, che avrebbe spazzato via ogni problema. O almeno così i tedeschi credevano o davano a intendere di credere. Si sono sbagliati: guarda un po’, anche i perfetti tedeschi, signori dell’auto di qualità, dell’export globale (numero due dopo la Cina ma prima di Usa e Giappone) e dell’efficienza economica e tecnologica made in Europe, possono sbagliarsi. Oggi, un anno dopo, tutto è aperto, e il futuro dell’antico, glorioso marchio resta incerto. Ricordiamo i fatti. General Motors in crisi voleva sbarazzarsi di Opel e della sua filiale britannica Vauxhall. A Fiat il potere tedesco, garante del negoziato sul futuro dell’azienda, preferì la cordata del gruppo austrocanadese Magna e delle banche russe. Segno anche di voglia tedesca di consolidare la partnership strategica col Cremlino. Ma dopo le elezioni, vinte dalla Cancelliera democristiana Angela Merkel e dai liberali di Guido Westerwelle, i negoziati con Magna e i russi sono falliti. GM risanata grazie al salvataggio dell’amministrazione Obama è tornata in campo. Ci ha ripensato, ha ben deciso di tentare di tenersi a ogni costo il patrimonio tecnologico di Opel. Non avrà magari la gloria di Audi, Bmw o Mercedes o Volkswagen, ma è pur sempre know-how tedesco di alto livello. GM ne ha bisogno per le auto del futuro, ecologiche, ibride, elettriche e di ogni tipo. Da sola Detroit però non ce la fa a riprendere in carico Opel e Vauxhall: il risanamento costa troppo, più del previsto, cioè almeno 3,7 miliardi di euro contro i 3,3 inizialmente calcolati. Di questa somma, Gm dice di riuscire a contribuire al massimo per circa la metà, cioè ha aumentato la sua partecipazione a investimenti e copertura dei costi del risanamento (accordo col sindacato sui tagli di oltre ottomila dei 48mila posti di lavoro in tutta Europa, chiusura dello stabilimento di Anversa in Belgio, e voci varie) dall’offerta iniziale di 600 milioni di euro a 1,9 miliardi. Chiede in cambio una Buerg- R Il segno del nuovo stile dalle porte ad armadio all’abitacolo flessibile venta un vero e proprio laboratorio, nell’ambito della categoria, che riesce ad unire design fuori dagli schemi classici e prerogative di praticità al di sopra della media. Dopo sette anni e oltre un milione di unità vendute (delle quali 180 mila in Italia), la Meriva volta dunque decisamente pagina e si ripropone non solo con un aspetto estremamente dinamico per un’auto a vocazione familiare ma soprattutto mettendo in campo una soluzione, come quella delle portiere laterali che si aprono ad armadio, esclusiva nell’ambito della concorrenza diretta e dalle qualità che suscitano interesse. Diffuso fino agli anni Sessanta, e poi abbandonato per ragioni di sicurezza, questo sistema di accesso è stato riproposto oggi su vetture particolari e di prestigio (dalla Mini Clubman, alla Mazda RX8 alle Rolls Royce), ma con la debuttante Opel cerca di dimostrare pienamente superiorità in materia funzionale. L’angolo d’ingresso posteriore della Meriva è infatti di ben 84 gradi, rispetto ai 68 di norma, mentre la tutela dei passeggeri è garantita dal bloccaggio automatico PAOLO ODINZOV ducare gli automobilisti a uno stile di guida corretto e soprattutto eco compatibile. L’idea è della Opel che a questo scopo ha istituito il concorso “ecoFlex Experience” nel quale gli automobilisti posso- E no partecipare ad una sorta di gara a livello europeo dove la sfida, inizialmente on line, è a chi riesce a condurre un’automobile riducendo al minimo consumi ed emissioni. Partecipare è semplice e sono già oltre 15.000 le persone che hanno aderito all’iniziativa solo in Italia. Basta, infatti, collegarsi al link www. ecoflex-experience.com/it per iscriversi alla gara e tentare di aggiudicarsi il premio finale che consiste in una Opel Ampera: ovvero la rivoluzionaria vettura elettrica ad autonomia ■ 31 La situazione DAL NOSTRO CORRISPONDENTE ANDREA TARQUINI MASSIMO TIBERI PER SAPERNE DI PIÙ www.opel.it www.ecoflex-experience.com Ecoflex, tutti a scuola per abbassare i consumi estesa fino a 500 km che la marca di Rüsselheim inizierà a commercializzare alla fine del prossimo anno. La prima prova da superare è un quiz dove bisogna rispondere a diverse eco-domande scegliendo tra tre o quattro soluzioni e cercando di totalizzate il massimo punteggio. Coloro che ci riusciranno potranno accedere alla fase successiva della competizione che avrà inizio a metà maggio e vedrà i partecipanti cimentarsi in una esperienza di guida con un simulatore virtuale per mostrare la propria abilità nel risparmiare carburante. Terminata quest’ultima, l’11 giugno tra i primi cento classificati di ogni paese verrà estratto un vincitore chiamato a confrontarsi con gli altri nella sfida finale e soprattutto reale, che si disputerà in Svezia sullo Sturup Raceway di Malmoe. Qui sarà possibile gareggiare al volante delle vetture della gamma Opel ecoFlex: ovvero le automobili che più di tutte testimoniano l’impegno di tedeschi nei confronti dell’ambiente. Si tratta infatti delle vetture capaci di assicurare il più basso grado di emissioni e consumi all’interno della gamma Opel. Ottimizzate nelle prestazioni con un più efficiente funzionamento delle motorizzazioni e modificate nei rapporti del cambio, rispetto alle versioni tradizionali sono riviste perfino nell’aerodinamica e impiegano pneumatici a bassa resi- stenza nel rotolamento. Ultime arrivate sulle strade sono le varianti ecoFlex della nuova Corsa e dell’Astra equipaggiate con il turbodiesel 1.3 CDTI da 95 Cv: motore destinato tra breve anche alla Meriva. La prima ha stabilito un vero record nella sua categoria e riesce a percorrere 100 Km con soli 3,7 litri di gasolio lasciandosi dietro un quantitativo di CO2 pari a 98 g/Km, mentre la seconda con emissioni di CO2 di soli 109 g/Km richiede appena 4,2 litri di carburante per fare 100 Km. D e l fronte verde Opel, poi, fa parte anche la piccola Agila e per i più esigenti in fatto di lusso e prestazioni è disponibile la lussuosa Insignia che strizza l’occhio all’ambiente nella versione turbodiesel 2.0 CDTI da 160 Cv ecoFlex. Questa, da poco nelle concessionarie, è già apprezzata dal pubblico e raccoglie oltre il 10% delle immatricolazioni totali del modello. © RIPRODUZIONE RISERVATA Opel Astra Dopo il grande successo ottenuto con l’Insignia la Opel tenta il bis con la più piccola Astra che ripropone gli stessi contenuti schaft, cioè una garanzia di copertura dei governi europei dei paesi dove sorgono stabilimenti Opel o Vauxhall (Germania, Polonia, Regno Unito, Spagna), senza la quale teme che non le sarà possibile ottenere il resto della somma da crediti delle grandi banche. Per Nick Reilly, il gallese cui Gm ha affidato l’ultimo tentativo di salvare Opel, la partita è difficile. È una corsa contro il tempo, perché lui promette di portare l’azienda in pareggio l’anno prossimo. E i tempi di un’intesa possibile si allungano a causa delle incertezze della politica interna tedesca. Non è finita. Il potere politico, Alla fine il colosso tedesco è rimasto nelle mani della General Motors e questa, probabilmente, è stata la sua grande fortuna in cambio di una concessione di garanzie ai crediti, esige qualcosa che Opel e Gm non hanno ancora in mano, cioè un loro accordo con il Consiglio di fabbrica e con la IgMetall, il potentissimo sindacato dei metalmeccanici tedeschi. I sindacati, in cambio del sì a tagli di esuberi e di retribuzioni, chiedono una coproprietà dell’azienda, Gm si oppone e offre in cambio più investimenti in Germania. E il fatto che la parte dei costi del risanamento che Opel è disposta a coprire, appunto circa 1,9 miliardi di euro, siano in sostanza soldi dei contribuenti americani, venuti dall’aiuto pubblico di Washington, complica ulteriormente la partita per Detroit e per la sua filiale europea. Da tutte queste variabili dipende il futuro di Opel in ogni campo: impianti, numero di dipendenti, scelte sempre più urgenti sulla futura strategia di gamma. Mentre i concorrenti, soprattutto tedeschi ma non solo, accelerano negli investimenti sulle nuove propulsioni ecologiche (elettrico, ibrido) e rafforzano la loro presenza in Cina, Brasile, India, insomma nei mercati del futuro. In una recente intervista al prestigioso settimanale Die Zeit, Reilly ha ostentato ottimismo. «Vedo per Opel un futuro molto più roseo di quanto non potessimo immaginarci un anno fa», ha detto. E non ha risparmiato frecciate ai politici europei: «È singolare», ha affermato, «che governi dell’Unione europea esigano per concedere le loro garanzie che i soldi non finiscano dall’Europa negli Usa, ma poi accolgono entusiasti i soldi dei contribuenti americani che noi vogliamo investire in Europa». Partita difficilissima, insomma. Su chi pagherà di più (europei o americani) per salvare Opel e consentirle di lanciare una strategia per il futuro, e su quanto gli investimenti in Opel saranno o no soprattutto un vantaggio tecnologico e strategico per Gm, si può litigare all’infinito. Mentre il tempo stringe, appunto, mentre i concorrenti non aspettano, e mentre l’industria dell’auto con tutti i suoi impianti e capacità produttive in eccesso in Europa resta un settore saturo. © RIPRODUZIONE RISERVATA