Da 13 anni vivo dentro l`aeroporto
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Da 13 anni vivo dentro l`aeroporto
CITTÀ L’ECO DI BERGAMO VENERDÌ 23 DICEMBRE 2005 15 «Da 13 anni vivo dentro l’aeroporto» Alfredo Lozza, pensionato di Stezzano, passa le giornate a Orio al Serio: va a casa di notte «È un’alternativa al bar. Qui ho trovato tanti amici. Ma ho preso l’aereo solo una volta» Segue da pagina 1 reale di un esiliato iraniano, Merhan Karimi Nasseri, rimasto per anni chiuso dentro un aeroporto parigino. Alfredo Lozza, che tutti chiamano «lo zio», a Orio è giunto per una serie di insolite coincidenze che nulla hanno di politico. Volto bonario e umile, parlata semplice e placida, Lozza ha alle spalle una vita di lavoro duro nei cantieri edili e ora si gode la pensione. «L’aeroporto è diventato la mia casa, nell’altra a Stezzano ormai ci vado solo per dormire», taglia corto Lozza. Per tutto il giorno si aggira fra bar, negozi, banchi dei check in, ufficio informazioni, spingendo un carrello portabagagli su cui poggia i suoi acquisti: il quotidiano, un sacchetto di cellophane con la spesa del giorno, assieme a due inseparabili bastoni da passeggio e un giubbotto. Porta un badge al collo, un tesserino di riconoscimento che in realtà custodisce solo la sua foto tessera. «Me l’ha regalato un amico - dice Lozza -, mi piace portarlo perché mi sento ormai come tutti gli altri che lavorano qua. E poi mi serve perché ci attacco le chiavi di casa che perdo sempre». Il badge è diventato insomma uno strumento che lo identifica, lo accomuna ai dipendenti dello scalo, ma gli dà forse, oltre al senso di appartenenza, anche una sorta di protezione psicologica. I due bastoni posati sul carrello sono un indizio che portano dritto dritto al motivo della sua presenza a Orio. «È successo tutto più di dieci anni fa. Dopo un intervento all’anca e alla schiena ho avuto problemi di deambulazione e dovevo utilizzare due bastoni per reggermi. Poi mi sono ricordato del "girello" che si utilizza negli ospedali per aiutare chi ha problemi nel camminare, così una volta in aeroporto ho scoperto che i portabagagli facevano al caso mio». Detto così può sembrare una barzelletta, ma nella realtà i fatti sono andati proprio in questo modo. I motivi sono però anche altri. E non sono legati solo all’aspetto per così dire «terapeutico» del carrello. «L’aeroporto è stata un’alternativa al bar - continua Lozza -, io non posso bere niente, solo acqua, non fumo, non mangio dolci, ho il diabete giusto per non farmi mancare niente e allora per quale motivo dovrei andare nei bar?». Ricorda ancora il primo giorno a Orio? «Purtroppo no, ricordo però che l’aerostazione era più piccola e c’era davvero poca gente. Oggi invece è un via vai continuo, soprattutto di stranieri». Com’è la sua giornata tipo in aeroporto? «Arrivo alle 8,30 o alle 9, parcheggio il mio scooter e prendo il carrello. Il giro è più o meno lo stesso, ma non mi annoio mai. Faccio colazione, prendo L’Eco di Bergamo, saluto qualche amico, la farmacista, le bariste e la gente che lavora qui. Alcune volte mangio una pizza a mezzogiorno e nel pomeriggio vado all’Oriocenter per le compere. Poi faccio la spesa per la sera e dopo le 17 vado a casa». Cosa legge durante la giornata? «Leggo solo L’Eco di Bergamo, la pagina dei programmi televisivi. A casa ho quattro televisori che sintonizzo su quattro canali diversi. Così di giorno mi diverto a scegliere cosa vedere la sera. Non mi perdo mai niente. Adesso seguo il serial Walker Texas Ranger». In 13 anni chissà quante cose le saranno accadute all’aeroporto... «Certo, belle e brutte. Ogni tanto mi chiedono camminare. Mi sono fermato e non riuscivo più ad alzarmi, per fortuna qui c’è tutto, anche il medico, così l’ho chiamato e mi ha aiutato a risolvere il problema». A Orio c’è proprio tutto o le manca qualcosa? «Probabilmente manca un televisore, ma visto ni a medio raggio piuttosto che sul mercato interno. Grasso che cola per uno come Michael O’Leary, che della guerra alle compagnie di bandiera ha fatto una ragione di vita e d’affari: non a caso a Orio ha messo anche un collegamento per Dublino, tratta già coperta dall’irlandese Air Lingus. E anche qui si annunciano scintille. La terza considerazione riguarda Montichiari, che dopo aver perso 2/3 del già scarso potenziale Ryanair, è sempre più debole e nell’occhio del ciclone. La strada per un accordo Bergamo-Verona-Brescia è sempre in salita (anche per le recenti resistenze dei soci trentini della Catullo di Verona), ma nelle prime settimane del 2006 ci potrebbe essere qualche novità. che lo guardo già a casa non è necessario. Per il resto i negozi sono ben forniti, ogni tanto cambiano e se non trovo nulla c’è sempre Oriocenter». A casa insomma non riesce a stare? «Le ho detto che a casa vado solo per dormire. Certo qualche domenica rimango a Stezzano». E a Natale? «Lo festeggio con i fratelli, ma a Santo Stefano sono qui in aeroporto. E anche Capodanno lo festeggio qui con gli amici che dovranno lavorare». È vero che lei non ha mai preso l’aereo? «Solo una volta, dieci anni fa, per recarmi in Olanda, poi mai più un volo». Allora lei non fa parte del gruppo che si raduna per vedere i decolli degli aerei, insomma non è un patito del volo? «Quella è una passione un po’ maniacale. Contenti loro, a me gli aerei non interessano». Rispetto a 13 anni fa cosa è cambiato a Orio? «Praticamente tutto. Lo scalo si è allargato a dismisura, mi pare. Poi alcune volte c’è una ressa di passeggeri impressionante. A proposito, quando arrivano gli sciatori? Quando ci sono loro c’è un caos anche fuori». E qualche incontro importante se lo ricorda? «Ho visto solo di passaggio qualche vip: Pozzetto, la Barale. E poi i politici come Tremaglia o i sindacalisti come Pezzotta, ma non conosco nessuno di loro né li ho mai fermati per parlarci». Altri personaggi famosi? «Le atlete della Foppapedretti, i calciatori dell’Atalanta, anche se a me piacerebbe vedere quelli dell’Inter visto che sono interista». Lei ha mai sentito parlare del film «The Terminal» o di quel tizio che abitava all’aeroporto di Parigi? «No, mai. So solo di una persona che viveva all’aeroporto di Milano, poi però mi pare sia finito fuori». Nulla a che vedere con la sua storia? «Chiaro, probabilmente aveva qualche problema. Io a parte qualche acciacco fortunatamente di problemi non ne ho. Ma anch’io presto però dovrò lasciare l’aeroporto. Aspetto d’essere chiamato per un intervento chirurgico e per almeno un mese starò lontano da Orio. Mi mancherà, ne sono certo». D. N. Emanuele Roncalli NEL FILM DI SPIELBERG «THE TERMINAL» LO SCALO È LA CASA DI UN IMMIGRATO La vicenda di Viktor Navorsky (Tom Hanks, nella foto sopra) nel film «The Terminal» (2004) non è lontanamente paragonabile a quella di Alfredo Lozza, ma per qualche aspetto le due storie si intrecciano. Almeno laddove si mostra come si vive in un aeroporto e chi si incontra. La trama di «The Terminal» è nota. Presentato al festival del cinema di Venezia nel 2004, la pellicola non aveva riscosso grandi entusiasmi. È la storia di un cittadino di un Paese dell’Europa dell’Est in volo verso gli Stati Uniti. Durante la trasvolata il suo Paese verrà sconvolto da un colpo di stato e, di fatto, non esisterà più. Così Navorsky appena mette piede all’aeroporto «Jfk» di New York, viene trattenuto per controlli. Gli agenti gli contestano il fatto che il suo passaporto non è più valido in quanto emesso da uno Stato che non c’è più. L’attesa presso il terminal dell’aeroporto, che sarebbe dovuta durare poche ore, si prolunga invece per giorni e poi per mesi. Navorsky si adatterà così alla nuova vita, trovando addirittura un lavoro in aeroporto. Naturalmente arriverà anche l’amore per la bella hostess Catherine Zeta-Jones. Firmato da Steven Spielberg, «The Terminal» - che ha visto nel cast anche Stanley Tucci e Diego Luna - è ispirato a un fatto realmente accaduto nel 1988 quando Merhan Nasseri, rifugiato iraniano in transito a Parigi per l’Inghilterra, fu bloccato nello scalo «Charles De Gaulle» dopo il furto del passaporto. Per Alfredo Lozza una simile situazione non si è mai avverata. I documenti li ha sempre con sé. Quanto alle hostess tipo Catherine Zeta Jones, lui non si scompone, ma fa capire che, almeno da questo punto di vista, Orio si difende bene. E. R. Alfredo Lozza, il pensionato di Stezzano che ormai da tredici anni trascorre le sue giornate all’aeroporto di Orio al Serio (foto E. Roncalli) IL RETROSCENA LOW COST PER ROMA, BERGAMO HA BATTUTO MONTICHIARI D ue a zero e a casa. Nell’attesa di tentare la scalata a Montichiari, Orio continua la propria crescita nel mercato dei voli low cost, questa volta proprio a discapito dei cugini bresciani. Perché quello che nessuno ha ancora detto in merito ai due voli di Ryanair che dal prossimo 28 marzo collegheranno lo scalo bergamasco a Roma Ciampino, è che si tratta di quelli di stanza a Montichiari. Almeno fino al 25 marzo. La compagnia irlandese leader del mercato dei voli a basso prezzo (e alta soddisfazione, statistiche alla mano) ha difatti deciso di spostare i due voli da Montichiari a Orio. Un’ipotesi che aveva cominciato a circolare già nelle ore successive all’annuncio Ryanair dei nuovi collegamenti per Ciampino e Dublino e che trova conferma nello strumento privilegiato del mercato low cost: Internet. Basta cliccare sul sito Ryanair per scoprire che dal 26 marzo i voli (due al giorno, come quelli spostati a Orio) Montichiari-Ciampino non ci sono più. Dallo scalo bresciano Ryanair garantisce solo un collegamento giornaliero per Londra Stansted. In verità non è nemmeno la prima volta che Bergamo batte Brescia nella guerra dei cieli: tre anni fa lo sgarbo fu ancora più grosso, visto che i cugini erano praticamente convinti di aver chiuso la partita con Ryanair e far decollare così Montichiari. Ma sul filo di lana ci fu la zampata di Sacbo, che sfilò gli irlandesi praticamente da sotto il naso di Montichiari. Ma al di là delle questioni di campanile, i nuovi investimenti Ryanair su Orio si prestano a più interpretazioni. La prima: gli attriti tra Sacbo e la compagnia irlandese del vulcanico Michael O’Leary sono finiti. A gennaio c’era stato il taglio di una relazione andata-ritorno al giorno per Londra Stansted, Francoforte Hahn e BruxellesCharleroi, ufficialmente per presunti disaccordi contrattuali, in realtà per la poca disponibilità di Sacbo a fare da testa di ponte per lo sbarco su Roma degli irlandesi. A luglio il primo dietrofront con il ripristino dei voli per Germania e Belgio, ieri il mosaico si è completato con il ritorno del volo per Londra Stansted: si parte alle 6,35 da Orio e dalle 8,15 dalla Gran Bretagna. La seconda interpretazione ri- guarda il ruolo di Alitalia, che collega Orio con Fiumicino: come reagirà allo sbarco di Ryanair nello scalo bergamasco? Probabilmente nello stesso modo con cui ha accolto i voli Blue-express.com (del gruppo italiano Blue Panorama Airlines) da Malpensa a Fiumicino nei mesi scorsi: con una certa qual indifferenza. E rassegnazione. Del resto una cosa è certa, la compagnia di bandiera è ormai fuori mercato in un settore, quello dei voli a breve raggio (tranne Linate-Fiumicino) che si acquistano in rete. In più il servizio non è dei migliori, e la clientela bergamasca alle prese sovente con cancellazioni e ritardi ne sa qualcosa. È come se dopo aver combattuto in tutti i modi lo sbarco di Ryanair, Alitalia si fosse arresa puntando su destinazioINFORMAZIONI PUBBLICITARIE Volo annullato, a terra in 150 Erano in maggioranza albanesi diretti a casa per le vacanze Appiedati. Improvvisamente, senza alternative a livello di coincidenze aeree, ma con la sola prospettiva di sobbarcarsi un lunghissimo viaggio prima in pullman e poi in traghetto. Sono quasi 150 i passeggeri (anche se si sono presentati in meno), in maggioranza albanesi, che sarebbero dovuti partire ieri pomeriggio da Orio per Tirana e che invece si sono visti annullare il volo poche ore prima del decollo previsto per le 17,30: «Nessun responsabile della compagnia aerea si è preso la briga di spiegarci spiega S. T., impiegata, che aveva accompagnato la nipote Kiti, studentessa alla Cattolica, allo scalo bergamasco -. Era un volo programmato da mesi: per- informazioni, dove si trova il ristorante o la rivendita dei giornali. Sono sempre gli stranieri ad avvicinarmi, non conosco le lingue ma mi faccio capire a gesti». E qualcosa che è andato storto? «È capitato proprio a me. Avevo problemi nel sonale Enac ci ha fatto capire che esistevano problemi di autorizzazione per il decollo. Una brutta storia: c’erano intere famiglie disorientate con bambini piccoli, anziani, giovani che dovevano tornare a casa dai loro cari per le vacanze natalizie». L’agenzia Bel Air che aveva venduto i biglietti (al prezzo di circa 300 euro andata e ritorno) li ha prontamente rimborsati già ieri, ma quello che premeva di più ai viaggiatori era di poter partire, in qualche modo, alla volta dell’Albania. «Qui dallo scalo - spiega un altro studente albanese, Gerald Kamberi - hanno provato a vagliare alcune opzioni: l’unica praticabile è stata il noleggio di un pullman che ci porterà a Bari e da qui potremo forse prendere il traghetto per l’Albania. Per noi giovani è solo una gran seccatura, ma penso ad alcune famiglie con bambini piccoli: per loro sarà un viaggio massacrante». E in effetti, già la cancellazione del volo aveva costretto molti nuclei a sostare a lungo nello scalo, assistiti dal personale Sacbo. «Per noi è stato un fulmine a ciel sereno - racconta Ndoja Nikolin, carpentiere a Monza -: e pensare che per avere la sicurezza che tutto filasse liscio, ieri ho chiesto conferma del volo e ci hanno detto che era tutto regolare. Capirete il disagio: ora con il pullman ci attende un viaggio di non so quante ore con mia moglie che è al quarto mese di gravidanza e un altro bim- bo di soli tre anni. Speravamo di tornare a casa dopo un anno di duro lavoro, avevamo avanzato qualche soldo per poter rivedere i nostri cari, ma la vacanza è iniziata malissimo». Da parte sua Sacbo, che peraltro non ha responsabilità per il disguido, precisa che «il "check in" non è mai stato neppure aperto perché non è mai giunta l’autorizzazione al decollo da parte di Enac. Il nostro personale ha comunque cercato di assistere i passeggeri». Fino alla loro partenza, con un bus dell’Autostradale, alla volta di Bari, attorno alle 18,15. Sempre ieri un altro ritardo, con conseguenti altri disagi, ha riguardato il volo serale MyAir per Brindisi. M. F. ASSOCIAZIONE VIA “A. MAJ e LIMITROFE” BERGAMO RACCOLTA GENERI ALIMENTARI per la MENSA dei POVERI Anche quest’anno l’Associazione di Via Angelo Maj e Vie limitrofe ha organizzato la raccolta di generi alimentari che saranno poi portati alla Mensa dei poveri gestita dai Padri Cappuccini in Bergamo. La raccolta avviene davanti al presepio che ormai da otto anni viene allestito in una delle vetrine dell’Agenzia Viaggi IPARC di Bergamo e che per il suo allestimento richiama l’attenzione di molti visitatori. I doni raccolti (generi alimentari a lunga conservazione) saranno poi offerti al Celebrante durante la S. Messa alle ore 18 nel giorno dell’Epifania. L’Associazione di Via Maj è certa che “anche quest’anno tutti i residenti e i bergamaschi contribuiranno in modo generoso all’iniziativa – così ha dichiarato il Presidente Luca Pontani – perché la grande opera svolta dalla Comunità dei Padri Cappuccini merita sostegno e solidarietà da parte di tutti.” 308029_5