Il paradIso InfInIto

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Il paradIso InfInIto
Il paradiso infinito
di Markus Albers
www.sony.it/futurescapes
Benvenuti A
Come pensate sarà
la vita nel 2025?
FutureScapes è un progetto partecipativo che intende esplorare il potenziale
della tecnologia e dell’intrattenimento per creare, nel 2025, un mondo migliore
e più divertente. Non si tratta di prevedere il futuro, quanto di immaginarne le
possibilità. C’è un numero infinito di futuri possibili davanti a noi, ma una cosa
è certa: il mondo del 2025 sarà molto diverso da quello in cui viviamo oggi.
Partendo da ciò che sarà la nostra vita nel 2025, FutureScapes intende stimolare
un pensiero più creativo sul modo in cui la tecnologia potrebbe aiutarci a vivere
in modo sostenibile. Condividendo stimoli in forme coinvolgenti e divertenti, come
quella dei racconti, questa collaborazione invita un gruppo eclettico di futurologi,
pensatori, scrittori, designer, ma anche il pubblico, a contribuire in modo da
anticipare le opportunità e le sfide della vita nel 2025 e i ruoli potenziali che la
tecnologia avrà a quel tempo.
FutureScapes è progettato per essere aperto e collaborativo, ed è promosso
dall’ organizzazione no-profit sulla sostenibilità - Forum for the Future -,
in collaborazione con Sony, fra le aziende leader nell’elettronica di consumo.
Per maggiori informazioni, o per partecipare, visitate il sito
www.sony.it/futurescapes o seguiteci su Twitter
@better_futures e #futurescapes.
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Il paradiso infinito
di Markus Albers
Markus Albers è giornalista e
saggista e vive a Berlino. Markus
è collaboratore di Monocle e
Brand Eins, oltre che Socio
dirigente dell’azienda di
consulenza pubblicitaria Rethink.
I suoi testi sono stati pubblicati
su GQ, AD, Vanity Fair, Spiegel,
Stern, SZ-Magazin, Welt am
Sonntag e Die Zeit. Scrive anche
per le colonne del Die Welt.
Markus ha pubblicato due libri,
"Meconomy" (2010) e il bestseller
"Morgen komm ich später rein"
(2008). Le sue opere sono state
tradotte in inglese, coreano
e ungherese.
Si svegliò con un sobbalzo, non sapendo dove si trovasse, né come ci fosse arrivato.
L’oscurità lo circondava. Cercò di guardarsi attorno, guardandosi le mani, ma c’era solo
oscurità. “Luce”, disse. “Controlla messaggi”. Poi “Che ore sono?”. A casa sua queste frasi
avrebbero fatto reagire la stanza in maniera familiare e rassicurante, facendo cose come
accendere la sua lampada vintage Arne Jacobsen, quella che aveva tenuto dopo che
Renée se ne era andata; o illuminare il VisuaWalls della camera da letto con tonalità di
grigio e rosso, con una finestra di ricerca stilizzata, una visualizzazione della sua cronologia
di ricerca, oppure una versione ingrandita di una sveglia digitale classica del 1985.
Ma c’era solo buio. Cercò di concentrarsi, di ricordare. Non era a casa, quindi
doveva essere in un albergo. Vi si trovava la maggior parte delle volte, in ogni caso.
Naturalmente non era in una grande catena di hotel, perché i suoi ordini avrebbero
almeno provocato una reazione standard da parte della camera intelligente. Doveva
trattarsi di uno di quei luoghi in stile super chic, troppo alla moda per piegarsi alle
regole universali di VoiceCom. Accidenti, come odiava questi locali pretenziosi,
soprattutto quando si svegliava con la peggiore combinazione di jetlag e di postumi
da sbornia. Sentiva ancora l’odore del malto nel freddo asettico della stanza.
Poi cominciò a ricordare, un frammento cerebrale alla volta: l’agenzia lo aveva
chiamato due giorni prima. Un incarico di ricerca, davvero urgente. Naturalmente
il cliente avrebbe pagato la sua considerevole tariffa giornaliera, senza le negoziazioni
che di solito finivano con un grande sconto, in base alla sua attuale valutazione
del credito. Aveva afferrato la borsa Porter Longhauler già pronta e si era diretto
all’aeroporto. Tutto era sistemato: prenotazione per un volo a suo nome. Controllo del
nome: Robert Weill, Berlino, Stati Uniti d’Europa. Corretto. In periodi come questi, non
si era mai abbastanza prudenti, soprattutto quando si viaggiava negli Emirati Arabi, con
la loro rigidissima tecnologia di sicurezza alla sezione immigrazione. Ricordò anche un
briefing dettagliato inviato al suo dispositivo, che aveva iniziato a proiettare sul sedile
posteriore della sua vecchia Mercedes-ElectroCab elettrica (del tipo che si trovano
solo ormai in Europa) mentre si dirigeva verso l’Aeroporto Willy Brandt.
Robert ricordò di aver guardato brevemente il flusso di dati e fuori dal finestrino
dell’auto. La città era ancora addormentata, in un misto malinconico di architettura
high-tech leggermente trasandata, fabbriche dismesse e graffiti sbiaditi.
Si era imbarcato sul volo Etihad per Abu Dhabi e aveva trascorso le cinque ore di
volo guardando video e informazioni sulla persona che era incaricato di cercare.
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Abu Dhabi: l’Eclipse Terrace. Che nome pretenzioso per un buco del genere.
Probabilmente 15 anni fa era un hotel di lusso, ma era invecchiato male e malridotto.
Niente iAssist, niente VisuaWalls, solo un antico condizionatore che gli sbuffava aria
ghiacciata sul collo.
Al cliente non mancavano i soldi per pagargli qualcosa di meglio, questo lo sapeva,
ma l’Eclipse aveva lo scopo di tenerlo sotto controllo. Il controllo di chi, non lo sapeva.
Si alzò, trovò un vecchio e sano interruttore, e controllò il suo dispositivo. Erano
le dieci e mezzo del mattino, cioè le sette e mezzo a Berlino. L’ora in cui Robert
solitamente si svegliava, indipendentemente dal fuso orario. Renée scherzava sempre
al riguardo, chiamandolo “la mia sveglia”. Dio, quanto le mancava; ogni volta che
accadeva qualcosa di strano o buffo, istintivamente tirava fuori il suo dispositivo per
raccontarglielo. Ma adesso non poteva, non più.
Robert aprì le tende per lasciare entrare il sole, si fece una doccia, tolse il suo abito da
viaggio anti-piega Uniqlo dal contenitore grande quanto una bottiglia, e scese al bar
per un caffè doppio. Poi ne prese un altro per scacciare la nebbia mentale. Doveva
essere sveglio: oggi avrebbe incontrato l’emiro.
Lo schermo luminoso della reception dell’hotel confermò che “fuori” (una metafora,
visto che l’intera città era coperta da un enorme tetto) la sua AutoDrive era pronta.
Era una delle auto a sei posti Google-BMW che si vedono ovunque in Medio Oriente.
Praticamente non ci sono quasi auto robotiche in Europa, neanche a Berlino. Dopo
la caduta dell’euro nel 2013 il continente aveva iniziato il declino che tutti avevano
immaginato, solo che era avvennuto in maniera più rapida del previsto. Economie
blindate, popolazione invecchiata, niente soldi per affrontare il cambiamento climatico
in maniera tecnologica e avanzata, così che alle persone era chiesto di rimanere entro
i singoli budget della carta “verde” CarbonCred. In ogni caso, non si vedevano molte
auto a Berlino, al di là di alcuni taxi. La maggior parte dei vecchi viali della zona est
della città erano stati convertiti in lunghe strisce di giardino urbano. La capitale degli
Stati Uniti d’Europa era adesso un centro agricolo. Chi lo avrebbe mai detto: pensare
che Berlino era soprattutto un terreno di crescita per artisti e scansafatiche dei mass
media di giorno e una enorme discoteca di notte. Robert sorrise.
Naturalmente le nuove tecnologie intelligenti aiutavano. La gente in Europa, come nella
maggior parte del Vecchio Continente, si era abituata a ricevere il controllo dei consumi
di energia da parte dei governi. Si doveva imparare ad usare la CarbonCred in maniera
oculata. Tra i suoi amici, Robert era l’unico che ancora viaggiava in maniera regolare,
percorrendo lunghe distanze. Nel suo ramo si trattava di una necessità, naturalmente,
e i suoi clienti pagavano per i Cred. Ma, a parte questo, conduceva una vita ristretta
soprattutto alla sua comunità, proprio come facevano gli altri. Tutti preferivano
passeggiare, andare in bici, divertirsi con amici e vicini, anziché consumare in maniera
esagerata come accadeva solo pochi anni prima. “Fare shopping è molto anni ‘10”,
diceva sempre Renée, scherzando, ma non troppo. E lui comunque aveva la fortuna
di vedere alcune parti del mondo di persona, e non solo tramite VirtuHolidays, come
facevano i suoi amici.
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Tutti sapevano che le innovazioni all’avanguardia venivano da altrove: soprattutto da
Cina e Medio Oriente. Ma, quando tornava dai suoi viaggi, avvertiva la differenza tra
i paesi. In Europa le infrastrutture erano diventate piuttosto logore, Parigi e Londra
avevano iniziato ad avere quell’apparenza tipica di chi ha visto tempi migliori che aveva
sempre caratterizzato città come Lisbona e Berlino. Tutto era pittoresco, e i turisti
coreani e kuwaitiani adoravano questa patina. La vita non era poi male, soprattutto in
Germania, dove l’economia era rimasta solida un po’ più a lungo e le persone erano
comunque già abituate a riciclare la spazzatura. Adesso tutti coltivavano il cibo da soli;
persino Robert era fiero dei suoi quattro piccoli meli in terrazza. Tutti quegli spiazzi
verdi e quegli alberi da frutta, la gente che si attardava nei caffè e sui marciapiedi
(gente che era troppo anziana per lavorare e, in ogni caso, non c’era molto lavoro in
giro) davano alla città quell’apparenza leggermente Mediterranea che gli piaceva tanto.
Anche il fatto che le temperature fossero aumentate di due gradi non era male. Ma,
naturalmente, quello che un tempo si chiamava “progresso” si era spostato in altre
parti del mondo, e così il denaro e i suoi clienti.
L’AutoDrive lo distolse dai suoi pensieri con un effetto acustico brioso. Lo sportello del
passeggero si aprì a scorrimento. Pensava che sarebbe stato invaso da una folata di
aria torrida, come era accaduto qualche anno prima quando si era recato per la prima
volta in questa zona. Ma, oltre al fatto che l’intera città era stata coperta da un tetto,
l’auto era collegata ermeticamente con l’edificio in cui stava per entrare. Il flusso più
intenso di aria condizionata dell’ingresso lo fece starnutire. Ok, pensò, la Fondazione
Mark Zuckerberg ha aumentato la durata della nostra vita del 35% negli ultimi 10 anni,
debellato l’AIDS e le forme più aggressive di cancro (oltre all’impotenza maschile),
ma era ancora possibile prendere un normale raffreddore come gli capitava quando
aveva otto anni.
“Signor Weill, benvenuto al Saabar Investment”. Gli si avvicinò un bell’uomo con una
corta barba grigia e gli occhi tristi, vestito con il tradizionale thawb e guthra, e lo fece
passare al bar dell’atrio. Conosceva quest’uomo dalle riunioni video tenute in aereo:
aveva diretto il dipartimento dei trasporti del paese in un periodo in cui la costruzione di
infrastrutture era ancora una priorità. L’uomo si presentò “Rashid Al Dhakwan, Direttore
del Dipartimento della Vita Eterna”. Il DVE.
In Europa le persone vivevano fino a 90, 100 anni al massimo, il che, secondo Robert,
non era niente male. Suo padre era morto l’anno prima a 95 anni, sua madre ne aveva
96 e era ancora nel pieno delle forze. E qui? Ingannare la morte era ciò per cui il
governo impegnava la maggior parte delle risorse. L’aspettativa di vita degli arabi era
già al livello notevole di 120 anni e, con l’arrivo massiccio di nuove menti dall’occidente,
erano arrivati anche i migliori cervelli che erano impegnati a rendere gli abitanti ancora
più longevi, magari immortali, a partire dalla famiglia reale.
L’ultima tecnologia, quella su cui Robert conduceva la ricerca, era chiamata BB,
o Brain Backup. Riguardava la creazione di una replica digitale di un cervello tramite
l’ingegneria inversa, e l’upload del contenuto dei ricordi di una persona morta in un
potentissimo hard drive. Come suggerisce il nome, si trattava solo di un backup,
ovvero non era possibile interagire con esso. Ma gli esperti affermavano che un giorno
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questo sarebbe stato possibile. I dati avrebbero potuto essere scaricati in un replicante
dell’individuo, creando effettivamente una vita eterna. Questo avrebbe riportato in
terra le persone morte, almeno quelle economicamente in grado di permettersi questo
processo. Gli scienziati ritenevano che non ci sarebbero voluti più di tre-cinque anni a
raggiungere questo obiettivo.
Robert si era chiesto perché Rashid lo stesse accogliendo nella più grande società di
investimento anziché nel suo ufficio governativo. Sapeva che Saabar era strettamente
collegata con il DVE, ma aveva anche imparato che fare troppe domande non era
molto consigliabile. Robert sapeva ascoltare e questo, nel corso degli anni, era
diventato un elemento fondamentale del suo successo professionale.
Il bar era un’area verde e bianca, che proponeva più di 30 bevande a base di caffè
e vantava il nome di “Saabarbucks”. Nove anni prima Saabar aveva acquistato
Starbucks, che a quel tempo era una catena americana di caffetterie molto popolare.
Una mossa intelligente, vista la passione di lunga data e piuttosto irrazionale che gli
uomini d’affari arabi avevano per i prodotti di Starbucks. Saabar dotava tutti gli edifici
ufficiali di caffetterie Saabarbucks. Forse era per via dell’immagine del marchio, che
aveva gli stessi colori del profeta. Rashid ordinò un Caffè Macinato a Mano ghiacciato
- anche se ovviamente non c’era nessuno dietro al bancone che macinasse a mano il
caffè, ma solo il solito schermo – e un espresso doppio per Robert.
Dopo alcune chiacchiere sui viaggi, la salute e gli ultimi scontri per il CarbonCred
negli USA, Rashid arrivò al punto del loro incontro. “Purtroppo sua Maestà, lo
Sceicco Muhammad, non potrà incontrarla oggi”, disse senza nessun tono di scusa.
Muhammad ibn Zayid Al Nahyan, il sovrano del paese, era salito al potere quattro
anni prima dopo suo fratello Chalifa. “Ma terrò io la riunione, così che lei possa iniziare
immediatamente il suo lavoro”. Robert annuì. Sapeva che non avrebbe mai avuto
un appuntamento con l’emiro; questa era solo la tipica ostentazione di cortesia. Era
sempre il braccio destro con cui si parlava, spesso parenti di minore importanza, ma
andava bene lo stesso. Robert aveva imparato tutto quello che serviva per questo
lavoro studiando in aereo. Era tutta una questione di gerarchia; per loro, Robert era un
mercenario di un paese povero, un uomo da lavori curiosi con un’abilità speciale.
Anni prima, Robert Weill era quello che la gente a quel tempo chiamava un
“giornalista”. Oggi questo era un concetto disperatamente antiquato, difficile da
spiegare ai bambini. Ormai non esistevano più i giornali, né le emittenti televisive.
Le persone guardavano in streaming i contenuti fatti su misura per loro, tramite
dispositivi proiettati su qualsiasi superficie. Il contenuto proveniva da altri individui:
un tempo, quando Robert era più giovane, erano persone speciali, ed erano chiamati
“blogger”, mentre oggi era semplicemente chiunque comunicasse. Oppure si trattava
di contenuti di lusso e di marca delle aziende, il che non era male come può sembrare:
potevi avere esattamente le informazioni o il divertimento che volevi, quando volevi.
I tuoi filtri sociali ben sintonizzati sceglievano quello che era rilevante per te, basandosi
sulle tue esigenze meglio dei direttori dei programmi del passato. I marchi avevano
imparato ad interagire con gli individui a livello personale anziché commerciale.
Naturalmente, la privacy era ormai una cosa del passato, altrimenti come avrebbero
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fatto i marchi a sapere come esaudire i desideri più profondi di ciascun individuo?
Il sistema era comodo, attento al contesto, e personalizzato. Di certo non si trattava
più di giornalismo.
Quindi, alcuni anni prima aveva ammesso di far parte di una razza in via di estinzione.
Se gli editori non chiamavano più, allora, aveva deciso, , altri tipi di business avrebbero
comperato le sue peculiari capacità. Da tempo aveva smesso di definirsi un giornalista,
e anche “reporter” suonava davvero superato. Il Profilo Lavorativo Globale di Robert
(PLG) indicava “Professionista della ricerca”. Era una dicitura abbastanza vaga da
permettergli di essere chiamato da tutti i tipi di clienti, almeno dopo che il suo elenco
di clienti aveva iniziato a vantare nomi di grandi società. E in effetti era così: agenzie
di strategie di marca che cercavano un pattern recognition, laboratori di Ricerca e
Sviluppo che volevano sapere tutto sulla concorrenza, e che gli assegnavano una
serie di compiti stupidi che doveva giurare di non rivelare a nessuno
Robert aveva imparato che, con questo particolare lavoro – e questo era tutto quanto
c’era a disposizione al momento visto che la percentuale di disoccupazione in Europa
si aggirava attorno al 30% - poteva guadagnare bene, senza lavorare tutto il tempo.
Soprattutto visto che viveva in una città economica come Berlino e produceva la frutta
che gli serviva. Vero: oggi chiunque poteva lasciare che il proprio schermo facesse
una ricerca nella nuvola invisibile di dati che circondava ogni persona, ogni città, ogni
attività e, in pochi nanosecondi, poteva trovate esattamente quello che voleva. Però
non sempre lo facevano, ed è qui che le persone come Robert entravano in gioco.
Perché Robert cercava non solo tag, parole chiave e metadati. Non aveva algoritmi. Lui
parlava con le persone, controllava il mondo fisico che stava attorno, oltre i proiettori di
realtà aumentata dei salotti della gente. Robert interrogava i dati, cercava tramite uno
strumento che le macchine non avevano ancora imparato ad usare: il cinismo.
Ecco perché non aveva acquistato le informazioni che il tizio chiamato Rashid aveva
inviato. Peter Masch, uno scienziato tedesco di Monaco, era stato assunto da Saabar e
dal DVE. Era considerato il miglior neuroingegnere del mondo, e pare stesse lavorando
a qualcosa che aveva a che fare con il BrainBackup. Però, cinque giorni prima, Masch
era scomparso da Abu Dhabi. Adesso Saabar lo rivoleva indietro e rapidamente.
Robert aveva chiesto:”20 milioni di dirham all’anno più la cittadinanza e, nonostante
questo, non siete riusciti a farlo rimanere?”. “Non sappiamo se se ne sia andato di sua
volontà” aveva risposto Rashid giocherellando con la tazza di carta. “In effetti molti al
DVE pensano che non sia così, ed è per questo che abbiamo contattato lei”.
“E se avesse preso i soldi e fosse scappato?”.
Rashid sembrava sinceramente sorpreso. “E dove sarebbe scappato… a Monaco?”
disse con un sorrisetto. Il sorriso si aprì in una risata mista a un accenno di disprezzo
“Negli Stati Uniti?”.
Robert non rispose, ma sapeva cosa intendeva Rashid. Nessuno se ne sarebbe
andato da lì, a meno che non fosse stato costretto. Nel 2025, in confronto ad altre parti
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del mondo, gli Emirati Arabi erano un paradiso, per chi amava l’AutoDrives placcata in
oro e l’aria condizionata a tutte le ore del giorno e della notte. Per Robert non era così;
ora che Renée se ne era andata, e visto che Berlino era diventata una città di contadini
nel suo particolare modo post-industriale, sapeva che, almeno lui, avrebbe fatto di
tutto per rimanere. Inoltre, magari quegli sceicchi avrebbero potuto aiutarlo a riavere la
donna che amava. “Mi serve un mese” disse Robert.
Rashid scosse la testa; i suoi occhi erano ancora più tristi: “Dodici giorni a partire da
oggi. Il 26 febbraio abbiamo la nostra presentazione trimestrale all’emiro. Se Masch
non torna per allora…” la sua voce cambiò. Cercò di riprendersi. “Dodici giorni”, ripeté.
“100.000 dirhan di bonus per ogni giorno d’anticipo sulla scadenza”.
Robert non disse nulla per un po’. Osservò la tazza di carta vuota che aveva in mano,
l’ampio atrio con VisuaWalls di vetro e VisuaFloors che si muovevano con metafore
grafiche animate delle tante attività di Saabar Investment. Fuori, il parco auto di
AutoDrive ronzava. Si chiese per un attimo a quale concetto religioso di paradiso
stesse assistendo, in questo paese. Gli mancavano il microscopico frutteto di mele
e il caos amichevole e sporco di Berlino. “Voglio la cittadinanza”, disse, guardando
Rashid e facendo attenzione a rimanere calmo.
“Impossibile”, replicò Rashid.
“Allora non posso accettare”.
Rashid lo guardò negli occhi per circa un minuto, poi, respirando affannosamente,
disse “Mi ci faccia pensare. Glielo dirò stasera”.
Robert osservò una ventina di robot pulenti, ciascuno della grandezza di una mano,
che strisciavano su una delle VisuaWalls per rimuovere macchie invisibili, cercando
di lucidare ulteriormente la superficie già immacolata. Vide il suo riflesso dietro
all’infografica turbinante. Pensò che avrebbe dovuto radersi; la camicia era spiegazzata
e aveva il viso stanco. O forse era proprio quell’ambiente che lo faceva sentire come un
appartenente al Vecchio Mondo. Quando uscì dal suo torpore, Rashid se ne era andato.
“Acqua naturale” disse allo schermo del bar. “No, anzi, un Hendricks and tonic”.
“Spiacente, signore, non è permesso bere alcolici in questa struttura”, disse lo schermo
con un accento vagamente svizzero.
il denaro del petrolio per aumentare turismo e cultura. Poi si erano resi conto che,
a causa della velocità con cui procedeva il cambiamento climatico, il Vecchio
Continente sarebbe diventato sempre più ossessionato dal controllo della produzione
di carbonio di ogni cittadino. Molti europei e americani percepivano i governi come
baby-sitter. Chi poteva ancora viaggiare, cercava di emigrare in Asia e nel Medio
Oriente. Con le sue enormi fattorie solari nei deserti, il mondo arabo era adesso
uno dei pochi luoghi in cui si potevano ancora sfornare i CarbonCred e vivere bene.
Così gli Emirati Arabi avevano iniziato a ridurre il numero dei visitatori, investendo meno
petro-dirhan in hotel e più in tecnologia, l’unica in grado di promettere la sola cosa che
fino ad allora non potevano comprare: una vita decisamente più lunga. Oggi Abu Dhabi
era il centro di un prospero giro d’affari di MPV, la Medicina per il Prolungamento della
Vita. I miliardari e il mondo intero impazzivano per la MPV, e l’emiro si era reso conto
che, promuovendola, avrebbe potuto fare molti più soldi di quanti ne avrebbe fatti con
il normale turismo e, al tempo stesso, avrebbe potuto ottenere la vita eterna per se
stesso. Se qualcuno poteva farcela a trasformare i Brain Backup in persone reali
– a vincere la morte – questi erano proprio gli sceicchi e i loro gruppi di
scienziati internazionali.
Quindi, cosa avrebbe significato vivere qui da persona non ricchissima? Mentre se ne
stava disteso sul letto dell’hotel, Robert pensò che forse ne valeva la pena. Avrebbe
potuto offrire a Renée una nuova vita, pensò, una vita da paradiso infinito. Aveva solo
bisogno che Rashid gli permettesse di rimanere, e per questo doveva trovare Masch.
L’indomani avrebbe iniziato le ricerche a Monaco.
Nella stanza d’hotel vecchio stile non c’erano schermi che controllassero la sua attività,
né macchine che attendessero pazientemente i suoi ordini. Una stanza stranamente
libera dai multifeed, dai pattern recognition di Intelligenza Artificiale, e dagli scanner di
CarbonCred che solitamente accompagnavano gli individui in ogni momento della vita.
Questa assenza gli dava un’intima sensazione di anonimato. Per la prima volta sentiva
che i muscoli attorno agli occhi si stavano rilassando.
A Robert venne di nuovo in mente di bere qualcosa, ma invece prese dalla tasca
una VisualPage flessibile. La guardò a lungo, mentre le dita passavano
sull’immagine in movimento come se volesse accarezzarla. Dal display,
il flebile suono di una risata attraversò la stanza. Quando finalmente
si addormentò, il dispositivo gli scivolò dalle dita e cadde in terra.
Sul display, un breve video in loop di una ragazza dai
capelli scuri che faceva le smorfie alla telecamera.
Sull’immagine, una semplice scritta in font
Helvetica “Renée Hoffmann – 1993-2025”.
Robert prese l’acqua e si diresse verso l’AutoDrive che l’attendeva. Lungo la strada di
ritorno verso l’hotel, pensò a cosa avrebbe significato davvero vivere lì. L’immigrazione
era diventata ancora più restrittiva dell’ultima volta. Non volevano far entrare più
nessuno, e questo non lo stupiva. Tra il 2000 e il 2020, gli Emirati Arabi avevano usato
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Sony
Forum for the Future
Sony è un’azienda leader a livello mondiale, produttrice di innovative apparecchiature
audio, video e di Information & Communication Technology destinate al mercato
consumer, alle aziende e ai professionisti. Con la sua offerta HD 3D completa e con la
sua attività nei settori dell’elettronica, della musica, dell’immagine, dei videogiochi e del
commercio online, Sony si colloca tra le aziende leader nel campo dell’intrattenimento
digitale, con circa 170.000 dipendenti in tutto il mondo.
Forum for the Future è un’organizzazione no-profit che lavora a livello mondiale con
aziende e governi per creare un futuro sostenibile. In 15 anni di esperienza, abbiamo
ispirato nuove idee, creato collaborazioni creative e sviluppato innovazioni pratiche per
cambiare il nostro mondo. Il nostro obiettivo è quello di trasformare i sistemi fondamentali
da cui tutti noi dipendiamo, come cibo, energia e finanza, in modo che siano pronti per le
sfide del 21° secolo.
Siamo consapevoli che le nostre attività hanno un impatto diretto e indiretto
sull’ambiente, e per questo consideriamo la sostenibilità come un’aspetto fondamentale
dell’etica dell’azienda. La collaborazione con ONG come WWF, UNICEF e Save the
Children garantisce l’impegno di Sony per la sostenibilità. Il nostro piano ambientale
“Road to Zero” prevede, come obiettivo a lungo termine, quello di raggiungere un
impatto ambientale pari a zero (tramite il controllo del cambiamento climatico, la
conservazione delle risorse, il controllo delle sostanze chimiche e la biodiversità) per
tutto il ciclo di vita dei nostri prodotti e delle nostre attività commerciali entro il 2050, oltre
a traguardi specifici a medio termine, in linea con il primo obiettivo.
Forum collabora con più di 100 partner nel settore aziendale e pubblico. Siamo
specializzati in un approccio di “innovazione del sistema” alla sostenibilità, e usiamo
strumenti potenti come l’innovazione e lo sviluppo di un modello di business sostenibile
per aiutare il progresso delle aziende. Comunichiamo e condividiamo le nostre idee
e i nostri strumenti in vari modi, incluso un Master per futuri leader, e pubblicando la
principale rivista sulle soluzioni aziendali e i futuri sostenibili, i Green Futures.
Sony crede fermamente che la tecnologia possa fornire un contributo positivo
nell’affrontare le questioni sociali e ambientali, adesso come nel 2025. Abbiamo una
grande esperienza nell’innovazione per la sostenibilità, grazie alle nostre iniziative
Forest Guard e Open Planet Ideas.
www.forumforthefuture.org
Il ruolo di Forum for the Future in FutureScapes è quello di progettare e realizzare i
processi del futuro e fornire la sua competenza nell’ambito della sostenibilità.
Il ruolo di Sony in FutureScapes è quello di sfruttare la forza del marchio e la
competenza nei settori della tecnologia, dell’immaginazione e dell’innovazione per
coinvolgere un pubblico sempre maggiore in un progetto collaborativo che si propone di
aiutare tutti a comprendere meglio - e a cambiare – un futuro incerto.
Per saperne di più sulle nostre attività in tema di sostenibilità, visitate:
Per saperne di più sulle nostre attività di sostenibilità aziendale,
visitate: www.sony.it/eco
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Illustrazioni di Sciberia
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