Attività - Fondazione Don Gnocchi

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Attività - Fondazione Don Gnocchi
Maggio 2015
Anno XIX - Numero 1
RIVISTA DELLA FONDAZIONE DON CARLO GNOCCHI - ONLUS
DON GNOCCHI
SPECIALE EXPO
Le più belle lettere
di don Carlo
ai collaboratori
Gli anziani in RSA:
l’alimentazione
dei pazienti fragili
Cristo con gli alpini,
un’edizione
anche in Polonia
Gli ausili per il cibo:
perchè non mangi
con la tua forchetta?
Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale
D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004, n° 46) art. 1, comma 1, LO/MI
Mappe tattili in 3D
per i visitatori
con deficit visivo
ATTIVITA’
Torino e Roma,
i Centri da 65 anni
accanto alla vita
Parkinson, a Parma
approccio efficace
contro le distonie
Gara di solidarietà
regala il Cro System
al Centro di Massa
Gravi cerebrolesi:
la vita affettiva
dopo il trauma
Solidarietà
internazionale:
diario dal Rwanda
TECNOLOGIA E RICERCA
PER LA RIABILITAZIONE
● Lo strumento che restituisce il movimento ai gravi neurolesi
● Le gambe bioniche per far tornare a camminare gli amputati
● Stanze multimediali e realtà virtuale per i pazienti più piccoli
● Un treadmill innovativo per i pazienti con sclerosi multipla
Sommario
Editoriale
Puoi seguire
la Fondazione Don Gnocchi anche su
IN QUESTO NUMERO
MISSIONE UOMO
Fierezza e orgoglio
Attualità
■ Anziani e pazienti fragili:
2
l’alimentazione nelle RSA
RIVISTA DELLA FONDAZIONE
DON CARLO GNOCCHI - ONLUS
DIRETTORE RESPONSABILE
Emanuele Brambilla
le raccomandazioni dell’OCSE
avanza la riforma
■
REDAZIONE
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HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMERO
Giuseppe Barbaro, Tiberio Boldrini, Francesco Converti,
Roberto Costantini, Luigi Cremasco, Furio Gramatica,
Lino Lacagnina, Stefano Malfatti, Diego Maltagliati,
Enrico Mambretti, Rossella Manfredi, Jessica Matera,
Paolo Mocarelli, Rita Mosca, Simonetta Mosca, Marco
Parizzi, Roberto Rambaldi, Adonella Pedotti, Paolo
Perucci, Stefano Peruzzotti, Giuliano Pozza, Mauro
Ricca, Maurizio Ripamonti, Paolo Rolleri, Alberto
Rotondi, Antonio Troisi, Giovanni Vastola
FOTO
Archivio Fondazione Don Gnocchi
PROGETTO GRAFICO
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Graphic Line Sas - Milano
Tiratura: 35.000 copie
porte d’ingresso dei pazienti . . . . . . . . . . . . .24
■ Sclerosi multipla,
al centro pazienti e famiglie . . . . . . . . . . . . .26
■ CareLAB, approccio innovativo
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Reg. presso il Tribunale di Milano n° 297 del 17 maggio 1997
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viene inviata a chiunque la richieda. È possibile utilizzare l'allegato bollettino postale a sostegno della rivista e delle attività istituzionali della Fondazione.
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Le erogazioni liberali fatte alla Fondazione Don Carlo Gnocchi Onlus da
persone fisiche o da enti soggetti all’imposta sul reddito delle società
sono deducibili dal reddito imponibile nel limite del 10% del reddito
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Resta in vigore anche la normativa precedente (D.Lgs. 460/1997) per le
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e la loro trasformazione in forma anonima o il loro blocco scrivendo a:
Fondazione Don Carlo Gnocchi - Onlus, P.le Rodolfo Morandi 6,
20121 Milano o inviando un fax al numero 02.40308.927.
2
■ Ambulatori territoriali,
STAMPA
Fiordo srl - Galliate (NO)
l’esperienza della “Don Gnocchi” . . . . . . .12
Il “grazie” al presidente
“amico della baracca” . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .14
«Il servizio alla vita misura
il progresso della medicina» . . . . . . . . . . . . .16
I movimenti della solidarietà:
energia in aiuto dei più fragili . . . . . . . . . . .20
La testimonianza di Rosanna:
«Al “Don Gnocchi”, una famiglia» . . . . . .22
Attività
Gigi Brandazza - [email protected]
REALIZZAZIONE
11
.........................
■ Il rapporto pubblico-privato:
Angelo Bazzari
Piazzale R. Morandi 6 - 20121 Milano
Tel. 02-40308.910-911 - Fax 02-40308.926
[email protected]
www.dongnocchi.it
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■ Terzo settore,
DIRETTORE EDITORIALE
Giovanni Ghislandi, Danilo Carena,
Claudia Dorini, Ilaria Gentili, Damiano Gornati
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■ Assistenza sanitaria in Italia:
■
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alla riabilitazione pediatrica . . . . . . . . . . . .28
Nuovo “reparto protetto”
per anziani con demenze lievi . . . . . . . . . .30
Torino, il Centro festeggia
il traguardo dei 65 anni sui “colli” . . . . . . . .32
Distonie nel Parkinson,
a Parma trattamento d’efficacia . . . . . . . . . .34
Fivizzano, positivo
il bilancio del primo anno . . . . . . . . . . . . . . . .36
Una gara di solidarietà
“regala” il CroSystem a Massa . . . . . . . . . . . . .38
Vita affettiva e sessualità
dopo una grave cerebrolesione . . . . . . . . . . .40
Lo strumento che restituisce
il movimento ai gravi neurolesi . . . . . . . . .42
Cyberlegs, gambe bioniche
per far camminare gli amputati . . . . . . . . .45
Roma, 65 anni dopo
sguardo ancora al futuro . . . . . . . . . . . . . . . . . . .48
Gambe... bioniche
per pazienti amputati . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .50
Ausili, una guida spiega
come scegliere i più adatti . . . . . . . . . . . . . . . .51
Dieci anni ad Acerenza:
4500 i pazienti ricoverati . . . . . . . . . . . . . . . . . .55
Il terapista e la paziente:
le immagini di una rinascita . . . . . . . . . . . . . .56
Famiglie e “dopo di noi”:
primi passi della nuova legge . . . . . . . . . . . .60
Diario di una missione:
«Io, tra i bimbi del Rwanda” . . . . . . . . . . . . . .62
28
42
62
Don Gnocchi
■ «Cari direttori vi scrivo...»
Lettere di don Carlo ai collegi
66
.........
■ Un’edizione polacca
del “Cristo con gli alpini”
69
................
■ «Ho conosciuto don Carlo:
era un uomo tutto di Dio» . . . . . . . . . . . . . . .70
■ «Don Gnocchi sopravvive
in ogni vostro operatore»
72
..............
70
■ BENEDETTO XVI nella sua prima enciclica dice con disarmante semplicità e con
carezzevole tenerezza: «La cura attenta e
competente da sola non basta. Si tratta, infatti,
di essere umani, e gli esseri umani necessitano
sempre di qualcosa in più di una cura tecnicamente corretta. Hanno bisogno di umanità.
Hanno bisogno dell’attenzione del cuore.
Quanti operano nelle istituzioni caritative
della Chiesa (vale anche e soprattutto nel settore sociosanitario non profit!) devono distinguersi per il fatto che non si limitano ad
eseguire in modo abile la cosa conveniente al
momento, ma si dedicano all’altro con le
attenzioni suggerite dal cuore, in modo che
questi sperimenti la loro ricchezza di umanità.
Perciò, oltre alla preparazione professionale, a
tali operatori è necessaria anche, e soprattutto,
la formazione del cuore»(Deus caritas est, 31).
L’affermazione, tutt’altro che retorica e
quanto mai puntuale, porta a chiedersi: la
nostra Fondazione, generata dal carisma di
don Gnocchi, oggi concorre davvero a servire tutto l’umano? È opera che pone al centro
la persona, prima di ogni altro interesse?
La società in cui viviamo sembra priva di
speranza, impoverita da una crisi che, più
che economica, è culturale, morale e spirituale; grida il bisogno di un umanesimo nuovo, soprattutto nei luoghi dove la solidarietà
e la compassione dovrebbero governare
sovrane. Perché questo accada, nei nostri
Centri, templi della sofferenza e santuari della misericordia frequentati da tutti, è necessario che si avverino due condizioni, mai
parallele e sempre integrate: la fedeltà creativa al carisma fondazionale dell’ente e la
gestione trasparente, solidale, sostenibile e
corresponsabile delle opere da parte di
quanti sono al servizio di persone sofferenti,
che sperimentano risposte sempre più precarie alla loro domanda di salute.
Gesti nascosti di solidarietà
«Ogni comunità deve sapere che non solo i
deboli hanno bisogno dei forti, ma che questi
ultimi non possono essere veramente uomini
senza i primi» (D. Bonhoeffer).
Negli ultimi tempi e in più occasioni, negli
incontri con il personale, sono stati rivolti
appelli leggermente preoccupati; con franchezza si è cercato di attivare le leve positive
e virtuose della nostra opera in difficoltà, di
risvegliare in tutti la consapevolezza, in merito al critico quadro economico, sanitario e
sociale; si è auspicato un supplemento di
responsabilità di ciascun operatore, pro-
Sono tante le opportunitàche si presentano per l’attività della Fondazione e che vanno
scovate, perché sommerse nel dedalo di un
“sistema vecchio”, duro a morire, con il
“nuovo” che fatica a nascere.
La Fondazione
ha inforcato la via di
un sostenibile equilibrio.
C’è ancora spazio
per interrogarsi su ciò
che ognuno e tutti
insieme possiamo fare
di Angelo Bazzari
spettando un’azione corale per contenere i
costi eriorganizzare i servizi, con una visione
più unitaria e una gestione più integrata, al
fine di potenziare cultura e prassi per una
presenza più esemplare nel mondo della
sanità cattolica, in forte crisi, e per l’assunzione di un ruolo più significativo e riconosciuto nel panorama della salute del Paese.
Si è cercato di convincere e persuadere
che “da soli non si vince” e che “serve poco
lavorare come navigatori solitari”: occorre
giocare di squadra, operare insieme nella
gestione della Fondazione coltivando relazioni, condividendo esperienze, annodando alleanze tra pubblico e privato, finalizzando gli strumenti informatici e tecnologici e il controllo di gestione, ma scovando
e saldando insieme gesti nascosti di solidarietà, disponibilità di sacrifici personali,
straordinarie giacenze di bontà nei cuori
di molti.
Il tutto... nella convinzione che siamo
migliori di quanto appare, nella consapevolezza che la crisi che viviamo, senza affogare
nel detto popolare “mal comune mezzo gaudio”, è superabile e ne possiamo uscire
migliorati, se non ci lasciamo scippare una
speranza affidabile, senza inopportuni pessimismi o ottimismi di maniera. Impariamo
da W. Churchill che diceva: «Un pessimista
vede la difficoltà in ogni opportunità; un ottimista vede l’opportunità in ogni difficoltà».
Segnali di fiducia
Ora giriamo pagina e insieme diamo
ossigeno ad una promettente svolta per la
Fondazione. Il bilancio del 2014, varato dal
Consiglio di Amministrazione, testimonia e
declina - non solo nella verità dei numeri - lo
stato di salute di una Fondazione febbricitante, non ancora in buona salute, ma in via
di guarigione. I dolorosi provvedimenti
presi, i cambiamenti organizzativi realizzati, la gestione rinnovata configurano un treno ad alta velocità con una destinazione
sicura: la Fondazione non si limita a commemorare un glorioso passato e a vivere
dignitosamente il presente, ma si candida a
celebrare un primaverile futuro. La Provvidenza non solo non fa mancare il proprio
sostegno, ma incrementa la sua consistenza,
provocata da una comunicazione promozionale e da un fundraising rinnovato.
La Fondazione deve continuare a credere in sé e nel proprio talento.Si è inforcata la
strada di un difficile e sostenibile equilibrio,
evidenziato dai numeri, ma che si legge
meglio negli occhi, negli umori, nelle voci
della maggior parte dei collaboratori,
dipendenti e volontari. Un segnale di fiducia nei mezzi tecnici e nelle risorse umane di
un’opera congiunturalmente indebolita,
ma mai domata. Diamo una spallata al
“negativo” che ci perseguita per un sussulto di orgoglio e di fierezza.
Coraggio! Il peggio è alle spalle. C’è
ancora spazio per interrogarsi su ciò che
ognuno e tutti insieme possiamo fare per
migliorare la situazione, dissipare la nebbia
dei dubbi sul presente e navigare verso la
serenità di un sicuro futuro.
All’ingresso della sede di presidenza luogo storico, legale e affettivo della Fondazione - è incastonata la reliquia di don
Gnocchi: è un segno di fede e di speranza.
Desidero estendere la protezione del
beato a tutti i nostri operatori che ogni mattina “timbrano” all’ingresso dei Centri, per
servire i malati con dedizione e passione
proprie del fondatore, che ha sigillato la
sua opera e chiuso il suo testamento con le
parole: «Altri potrà servirli meglio ch’io non
abbia saputo e potuto fare; nessun altro, forse, amarli più ch’io non abbia fatto».
1
MISSIONE UOMO
Maggio 2015 - Anno XIX - n° 1
Attualità
SPECIALE EXPO
EXPONIMI. Mappe tattili in 3D per visitatori ipovedenti
Anziani e pazienti fragili:
l’alimentazione nelle RSA
■ L’INVECCHIAMENTO non è una malattia e
non è prevedibile, ma è possibile ritardarne
gli effetti negativi. È ormai accertato che per
l’anziano un’alimentazione equilibrata e
attenta come quella della tipica dieta mediterranea, associata a un’adeguata attività
fisica, sia indispensabile per un invecchiamento attivo, fisiologico e di successo,
associandosi a una minore incidenza di
malattie cronico-degenerative. D’altra parte un invecchiamento patologico si associa a
comorbilità, fragilità, disabilità e a diminuzione dell’aspettativa di vita.
Le Residenze Sanitario-Assistenziali
(RSA) che accolgono gli anziani fragili
devono dedicare molta attenzione all’alimentazione, intesa sia dal punto di vista
strettamente nutrizionale che sociale, considerando gli aspetti culturali, relazionali
ed edonistici che accompagnano l’esistenza di ogni essere umano nel suo rapporto
con il cibo. Tutto questo presuppone l’impegno di varie figure professionali: dal
medico nutrizionista al dietista, attenti
all’impostazione di un programma dietetico-nutrizionale soddisfacente; dal cuoco al
personale infermieristico e socio-assistenziale, attenti al significato del pasto e ai bisogni alimentari dell’anziano, oltre che pronti
L’avvio dell’EXPO
accende i riflettori
su un tema essenziale
per il mantenimento
del benessere degli ospiti
e per prevenire il rischio
di malnutrizione
di Guya Devalle
medico nutrizionista, responsabile
Nucleo di Accoglienza per Persone in Stato
Vegetativo e Malattie Neuromuscolari,
Istituto “Palazzolo-Don Gnocchi”, Milano
a segnalare ogni problema legato all’atto
dell’alimentarsi. Uno sforzo particolare da
parte di ogni sanitario dovrebbe essere
dedicato a riconoscere precocemente l’insorgenza di malnutrizione sia nell’ospite
autosufficiente che in quello impossibilitato ad alimentarsi autonomamente.
Anche se oggi nei Paesi Industrializzati il
problema nutrizionale di maggior rilievo è
rappresentato dal sovrappeso, le sindromi
malnutritive nella popolazione anziana
sono molto frequenti e possono essere definite “una malattia nella malattia”.
Il quadro di malnutrizione che più frequentemente viene descritto è uno stato da
ipoalimentazione cronica, con insufficiente assimilazione di calorie e conseguente
distruzione di masse muscolari e tessuto
adiposo. L’entità della
malnutrizione è un
problema rilevante,
potendo interessare
un’elevata percentuale di casi, stimati in letteratura tra il 30-65%.
Questo è da attribuire
a diversi fattori, alcuni
intrinseci alla “fragilità” dell’ospite.
Guya Devalle
Considerando la
fragilità una sindrome, uno dei sintomi che
la caratterizzano è proprio la perdita del
peso che si evidenzia con la perdita della
massa muscolare e la riduzione della massa
ossea. Le conseguenze sono molteplici e
conducono alla perdita di autonomia del
soggetto, anche nell’assunzione del cibo:
problemi di masticazione e deglutizione,
compromissione dello stato cognitivo,
■ MAPPE TATTILI IN 3Dper facilitare l’accessibilità ad ambienti e servizi, in occasione di Expo, sia a cittadini milanesi che ad eventuali turisti ipovedenti. È l’obiettivo
del progetto, proposto dal Cefos (Centro di Formazione, Orientamento e Sviluppo) di Milano della Fondazione Don Gnocchi, premiato dal Comune di Milano nell’ambito del bando per l’individuazione di iniziative per l’abbattimento delle barriere alla comunicazione.
«Abbiamo presentato il progetto chiamato “EXPOnimi - spiega il direttore del
Cefos, Tiberio Boldrini- che si prefigge di realizzare mappe tattili di luoghi e situazioni che possano permettere anche a persone con disabilità visiva di vivere l’evento straordinario di Milano in maniera più facile e immediata».
Il progetto consente di applicare l’esperienza sviluppata attraverso il progetto Tiberio Boldrini
“Lavorare in 3D” (finanziato dalla Provincia di Milano-Piano Emergo), che ha permesso di ottimizzare la tecnica di produzione di mappe tattili con stampa tridimensionale finalizzate
alla riproduzione di documenti, piantine di ambienti lavorativi e mappe di evacuazione. Attraverso un
continuo confronto con lavoratori ciechi e ipovedenti, è stato possibile definire le caratteristiche del
materiale stampato per una migliore “leggibilità” (dimensioni, definizione, legenda…). Ora, in collaborazione con il Comune di Milano verranno selezionati obiettivi ritenuti utili sia in chiave Expo, sia per un
utilizzo successivo, che potrà riguardare luoghi significativi di Milano: una sperimentazione sul campo
finalizzata a consentire la massima inclusione sociale delle persone con disabilità visiva, attraverso strumenti che consentano una migliore fruizione degli spazi e la partecipazione ad eventi collegati ad Expo.
ridotta funzionalità degli arti superiori...
fanno instaurare un circolo vizioso tra peggioramento dello stato nutrizionale e ulteriore incapacità ad alimentarsi.
È quindi importante riuscire a identificare precocemente il rischio di malnutrizione delle persone ricoverate.
Uno strumento che permette di individuare il rischio di malnutrizione è il MUST
(Malnutrition Universal Screening Tool)
test validato a livello internazionale, i cui
parametri (peso, altezza, Indice di Massa
Corporea, circonferenza del braccio meno
usato, percentuale del calo ponderale negli
ultimi 3-6 mesi) permettono di definire il
rischio di malnutrizione in basso-medioalto, su cui intraprendere azioni di miglioramento mirate.
Un altro parametro significativo e molto
utilizzato è il monitoraggio ponderale, che
in una RSA non può essere considerato solo
un indicatore di qualità dell’assistenza erogata, ma anche un campanello d’allarme
per uno stato di salute che cambia. Infatti la
letteratura indica come “critici” i pazienti
che hanno perso circa il 5% del loro peso
abituale in un mese.
L’anziano con Alzheimer
Tra gli ospiti più a rischio all’interno di
una RSA vi è l’anziano affetto da demenzaa
causa di comportamenti problematici che
spesso manifesta proprio durante l’assunzione di cibo: opposizione, rifiuto, difficoltà a restare seduto al tavolo, uso scorretto
delle posate, cibo trattenuto in bocca o sputato. Per questo è essenziale non solo identificare, ma anche monitorare con attenzione eventuali situazioni scatenanti il distur-
bo comportamentale, in modo da elaborare
strategie miratee contribuire alla definizione di protocolli precisi d’intervento.
Gli anziani con Alzheimer o altre
demenze tendono a mangiare molto velocemente e a scappare dal tavolo subito
dopo aver vuotato il piatto, sono estremamente sensibili a qualsiasi elemento di disturbo e con facilità possono diventare
insofferenti all’ambiente e rifiutare qualsiasi contatto. A volte hanno l’abitudine di
nascondere posate, bicchieri, pane ed altro
negli indumenti e vanno inoltre sempre stimolati a bere. Per tali ragioni sui tavoli viene
posizionato il minimo indispensabile e le
pietanze prima di essere portate a tavola
vengono tagliate e a volte sminuzzate con
l’ausilio di un masticatore meccanico.
È opportuno farli sedere a tavola solo
all’ultimo momento e servirli per primi,
occupando il tempo in attesa che arrivi il
carrello con l’idratazione o altre attività di
tipo ludico (canto, battute di spirito...). È
necessario tenerli concentrati sul cibo, per
3
MISSIONE UOMO
MISSIONE UOMO
2
evitare che si dedichino ad attività alternative, come nascondere le posate, rovesciare
l’acqua sul tavolo, stropicciare o togliersi la
bavaglia, e fare attenzione a chi siede con
loro, perché talvolta anche solo la presenza
di una persona estranea all’ambiente può
essere causa di disturbo.
La perdita di interesse per il cibo non è
sempre da interpretarsi come diminuzione
di appetito; dietro a questo disturbo del
comportamento ci può essere un momento
alimentare che perde di significato e di valore per l’ospite, ma ci può essere anche uno
stato di “fatica masticatoria”, determinata
da scarsa secrezione salivare, edentulia,
artrosi temporomandibolare, sarcopenia,
parkinsonismo.
Una valutazione particolare va agli ospiti della RSA che presentano disfagia e a
coloro che si alimentano tramite nutrizione
artificiale. La disfagia dovrebbe essere considerata tra le malattie sistemiche che si
associano a malnutrizione. La persona
anziana che comincia a manifestare problemi durante la deglutizione, come tosse
anche lieve durante o subito dopo l’assunzione di bevande o di cibo, deve essere tempestivamente valutatata da parte del medico specialista in otorinolaringoiatria e della
logopedista per fare una diagnosi corretta
in seguito alla quale vanno prese misure per
confezionare una dieta di consistenza
diversificata, rispettosa comunque degli
aspetti nutrizionali e del gusto dell’anziano
con l’obiettivo di preservare il più a lungo
possibile l’alimentazione per bocca.
Le persone affette da gravi patologie
neurologiche spesso perdono la capacità di
alimentarsi per bocca e devono essere nutri-
IL PAPA. «C’è cibo per tutti, la radice di tutti i mali è l’iniquità»
■ NEL VIDEOMESSAGGIO ALL’INAUGURAZIONE DI EXPO Papa Francesco ha ricordato che «la prima preoccupazione deve essere la persona, quanti mancano del cibo quotidiano e hanno smesso di pensare alla vita,
ai rapporti familiari e sociali, e lottano solo per la sopravvivenza». Ha poi citato San Giovanni Paolo II
che condannò il “paradosso dell'abbondanza” secondo il quale «c'è cibo per tutti, ma non tutti possono mangiare, mentre lo spreco, lo scarto, il consumo eccessivo e l'uso di alimenti per altri fini sono
davanti ai nostri occhi». Ha continuato: «Abbiate uno sguardo e un cuore orientati non a un pragmatismo emergenziale che si rivela come proposta sempre provvisoria, ma a un orientamento deciso nel
risolvere le cause strutturali della povertà. Ricordiamoci che la radice di tutti i mali è l’iniquità.La Terra, che è madre per tutti, chiede rispetto e non violenza. Dobbiamo riportarla ai nostri figli migliorata,
custodita. L’atteggiamento della custodia non è un impegno esclusivo dei cristiani, riguarda tutti».
Attualità
«Perché non mangi con la tua forchetta?»
Tecnologia e designa supporto dell’autonomia
■ “PERCHÈ NON MANGI CON LA TUA FORCHETTA? Tecnologia e design per la migliore autonomia della persona con disabilità”: questo il tema dell’evento proposto dalla Fondazione Don Gnocchi in occasione
di Expo, con l’obiettivo di offrire una panoramica di
quanto oggi disponibile per facilitare l’autonomia
delle persone con disabilità e delle persone anziane in situazione di fragilità rispetto alle attività
quotidiane legate all’alimentazione.
Un convegno (data e luogo saranno comunicati
su www.dongnocchi.it) nel corso del quale verranno esplorati prevalentemente tre ambiti: l’ambiente cucina, che se sapientemente progettato in termini di ergonomia, design ed elettrodomestici
“intelligenti” consente l’autonomia nella preparazione dei pasti, nella gestione degli alimenti e nel
rigovernare; gli ausili specifici per consumare autonomamente e gustare cibi e bevande nonostante le
proprie limitazioni motorie, sensoriali e cognitive; i
dispositivi robotici di assistenza all’alimentazione.
L’appuntamento si articolerà in una lectio
magistralis - preparata ed esposta dagli studenti
del corso di laurea in Terapia Occupazionale dell’Università degli Studi di Milano, sotto la guida del
loro docente dell’insegnamento di “Design Indu-
striale” - e nella presentazione di una serie di casi di
studio opportunamente selezionati a livello internazionale.
Il convegno è rivolto principalmente a operatori sociosanitari, ad architetti e designer, a persone
con disabilità e loro familiari, a studenti e ricercatori, ad aziende impegnate nell’interior design o
nel settore degli ausili tecnici per la disabilità.
L’evento intende sollevare una tematica attualmente poco conosciuta e sulla quale c’è bisogno di
molta sensibilizzazione, anche a livello internazionale. Si parla esaustivamente di “cosa” si mangia,
ma non di “con che strumenti”, ed è diffusa l’idea
che alle esigenze nutritive della persone che hanno
difficoltà fisiche nel preparare i pasti e nel consumarli si debba provvedere con la sola assistenza
umana (“imboccare”), mentre esistono oggi tecnologie e criteri progettuali in grado di dare una sufficiente autonomia. L’obiettivo è anche quello di
sensibilizzare le coscienze rispetto al fatto che
spesso la di-sabilità è la conseguenza di un’errata
progettazione, più che una condizione umana legata a limitazioni funzionali: “Good design enables,
bad design disables” (un buon design rende abili, un
cattivo design rende disabili).
L’approccio del personale di
assistenzacon ospiti da imboccare
✔ Attenzione alla postura
(evitare l’eccessiva iperestensione del capo)
✔ Presentare bene il cibo (curarne aspetto,
temperatura, quantità e qualità)
✔ Alternare cucchiaio e cucchiaino
✔ Invitare e incoraggiare a sorridere
e ad aprire bene la bocca
✔ Porre attenzione alla traiettoria del
cucchiaio (dal basso e di lato e non dall’alto)
✔ Toccare più volte le labbra col cucchiaio
(evocare il riflesso di suzione)
✔ Rispettare i tempi di deglutizione dell’ospite
✔ Aiutare con sorsetti d’acqua
(verificare se la tipologia del bicchiere
è adatta all’ospite, o non sia necessario
fare uso di cannucce)
✔ Osservare il processo di formazione
del bolo (verificare se si accumula
cibo in bocca, o porre attenzione alla tosse)
✔ Se il paziente è particolarmente
impegnativo, disporre il broncoaspiratore
nelle vicinanze
✔ Può essere utile frazionare i pasti e
in alcuni casi ricorrere ad omogeneizzati,
gelato, yogurt...
✔ Osservare il comportamento alimentare
dell’ospite e segnalare problemi
(nausea, vomito, dolori addominali,
diarrea, stipsi ostinata)
✔ Coinvolgere i familiari e i volontari
Le modalità di intervento
del terapista occupazionale:
✔ Valutazione dell’ospite
✔ Uso di strumenti valutativi specifici
(MiniMental, Cornell, EBS)
✔ Corretto posizionamento delle posate
ed eventuale modifica della posata
o proposta di posate ergonomiche
✔ Spostamento del menu su preferenze
alimentari osservate
✔ Evitare l’ansia da “piatto troppo pieno”
✔ Uso di addensanti
✔ Valutazione della disposizione
delle persone ai tavoli
✔ Corretto posizionamento dell’ospite
al tavolo, eventuale ricorso a sistemi
antiscivolo
✔ Applicazione dei principi della
Reminiscence e Validation Therapy
✔ Rilevazione di problemi specifici
durante la dispensa
✔ Controllo di alcune situazioni: c’è sempre
chi esibisce competenze dietetiche
che non ha (familiari, badanti, operatori...)
SPECIALE EXPO
EXPO. Il Museodella Scalaaccessibile a disabilie anziani
te tramite sondino naso-gastrico o PEG
(Gastrostomia Endoscopica Percutanea).
Per questi soggetti la valutazione dello stato
nutrizionale è fondamentale per impostare
una nutrizione artificiale adeguata ai problemi clinici, essendo necessario conoscere
approfonditamente le miscele nutrizionali
presenti in commercio per poter scegliere il
prodotto più appropriato.
■ IL MUSEO DEL TEATRO ALLA SCALA di Milano - che ha da poco festeggiato i cent’anni e che con i suoi 250 mila
visitatori all’anno è fra i principali musei teatrali d’Europa - apre le porte in occasione di Expo alle persone
disabili: grazie al “Progetto accessibilità”, fino a dicembre tre giornate al mese saranno dedicate proprio a
loro, con ingresso gratuito. Sono infatti previsti percorsi specifici per i non vedenti, i non udenti, i disabili
motori e la terza e quarta età, con il coinvolgimento anche della Fondazione Don Gnocchi.
Il progetto è stato presentato dal Sovrintendente Alexander Pereira, alla presenza, tra gli altri, di Roberto
Costantini, direttore del Presidio Nord 1 della Fondazione Don Gnocchi (nella foto la conferenza stampa).
Sono previste aperture speciali per i non vedenti (in
collaborazione con l’Istituto dei Ciechi di Milano),
per disabili motori (in collaborazione con la Fondazione Don Gnocchi) e per non udenti (in collaborazione con l’Ente Nazionale Sordi), oltre alle giornate
dedicate alla terza e quarta età, con visite guidate
sempre in collaborazione con la Fondazione. Le visite
dedicate ai disabili motori e alla terza e quarta età
che vedono coinvolta la “Don Gnocchi” (avviate lo
scorso 23 marzo e proseguite il 20 aprile) si svolgeranno alla presenza di guide delle associazioni “Lilopera”
e “Gruppo Artema” anche il 18 maggio, 22 giugno, 21
settembre, 19 ottobre e 9 novembre.
Il momento alimentare
Gli ospiti delle RSA della Fondazione
Don Gnocchi in Regione Lombardia vengono pesati almeno ogni due mesi e al bisogno. Se vengono evidenziate variazioni
ponderali in senso peggiorativo, queste
vengono segnalate tempestivamente al
medico. La discussione nell’ambito delle
riunioni periodiche d’équipe per la stesura
del Piano Assistenziale Individuale (PAI)
mette in risalto il problema e pone un obiettivo di miglioramento che verrà verificato
nella discussione successiva.
Gli ospiti che vengono segnalati dal personale assistenziale agli infermieri e al medico per un’inappetenza di durata superiore
ai due giorni vengono sottoposti a una valutazione più accurata, con applicazione di un
protocollo specifico.
Periodicamente viene inoltre distribuito
un questionario ai familiari dei degenti, al
fine di rilevare elementi di insoddisfazione
da parte dell’utenza nei confronti del menu
e della ristorazione (customer satisfaction).
Questa operazione di confronto costante permette, sulla base di segnalazioni mirate, di intervenire sul processo della ristorazione per migliorare la qualità del servizio
e di educare i familiari e il personale in senso
alimentare.
Essendo il momento alimentare molto
importante per l’ospite in RSA si cerca di
gestirlo nel modo più sereno e allegro per
tutti, personale compreso. Per favorire questo momento esiste un’organizzazione del
personale che passa attraverso la formazione e la sensibilizzazione alle diverse problematiche alimentari che gli ospiti possono
presentare. Inoltre l’organizzazione del
lavoro della RSA cerca di rispettare il più
possibile l’orariodi assunzione dei pasti dell’anziano per evitare un intervallo di ore irregolare tra un pasto e l’altro con momenti alimentari o troppo vicini, o troppo lontani.
La preparazione al momento alimentare
consiste di alcuni punti fondamentali: è
importante curare l’ambiente e predisporlo in maniera adeguata e confortevole. Gli
anziani vengono prima accompagnati in
bagno (non rimandare a dopo il pasto) e poi
portati in sala da pranzo (non prima di 30
minuti dal pasto stesso), sono loro lavate le
mani (anche il tavolino annesso alla carrozzina) e viene controllato il grado di collaborazione al fine di predisporre adeguatamente posate e posto a tavola e la postura.
L’ambiente deve essere il più possibile
confortevole e simile a quello di un’abitazione. La tavola deve essere apparecchiata
con tovaglie e stoviglie colorate e dove possibile è gradita una musica dolce di sottofondo. È necessario controllare sedie, tavoli e pavimento, che devono essere puliti e
privi di carte e briciole; la tavola va apparecchiata in modo adeguato (bavaglie monouso, posate senza coltelli per i soggetti con
demenza, bicchieri di plastica se a rischio di
romperli poco prima del pasto).
La medesima attenzione viene riservata
alla distribuzione dei pasti: il personale
deve indossare cuffia e grembiule, predisporre gli strumenti necessari, ritirare il carrello scaldavivande ed attaccarlo alla presa
se non si inizia subito a dispensare (per
mantenere la temperatura del carrello che
deve essere almeno 40-50°C), controllare il
cibo nel carrello, condire le verdure se
necessario, mettere gli attrezzi da cucina nei
contenitori, chiedere agli ospiti autosufficienti che cosa desiderano mangiare e servirli per primi.
È importante presentare bene il cibo: i
piatti dovrebbero contenere il cibo in
maniera raccolta e non “perdersi” nel bianco della ceramica. Occorre inoltre preparare i piatti per gli ospiti non autosufficienti,
sminuzzando il cibo per edentuli e disfagici
che devono essere aiutati o imboccati.
Prima di sparecchiare è importante controllare che tutti gli ospiti abbiano finito, far
loro bere acqua, lavare mani e bocca e ripulire eventuali residui di cibo caduti sugli abiti o sulle carrozzine.
Racomandazioni e linee guida
L’Istituto Superiore di Sanità raccomanda per la popolazione ultrasettantenne un
ACCESSIBILITA’. Giapponesia consulto in “Don Gnocchi”
■ GRAZIE ALLA PROPRIA ESPERIENZA, la Fondazione Don Gnocchi protagonista di un momento formativo in occasione di
Expo. Argomento: “Come accogliere le persone con disabilità con un approccio interculturale”. Il tema è stato al
centro di un incontro di formazione tenutosi a Milano lo scorso 7 aprile. Da una parte un gruppo di esperti facenti
capo alla “Don Gnocchi” e coordinati dall’Area Solidarietà Internazionale, dall’altra l’intera delegazione che rappresenta il Giapponea Expo 2015 all’interno del padiglione allestito dal Sol Levante. Elisa Kalaj, assistente sociale della
Fondazione ed esperta in relazioni interculturali; Senad Saracevic, informatico della Fondazione; Rodolfo Cattani,
segretario del Forum Europeo sulla disabilità e Giulio Scotto di Carlo, informatico e matematico, hanno spiegato ai
110 ospiti giapponesi come viene gestita all’interno del contesto socio culturale italiano l’accoglienza delle persone con disabilità motorie, visive o uditive: il tutto con l’intento di aiutarli a mettersi in sintonia con gli standard in
uso abitualmente nel nostro Paese, per un’accessibilità ottimale alle strutture e servizi del padiglione giapponese.
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MISSIONE UOMO
MISSIONE UOMO
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EVENTO SCIENTIFICO “DON GNOCCHI”
L’ALIMENTAZIONE
DELL’ANZIANO IN RSA
EXPO - LA SCHEDA
introito calorico di circa 2000 Kcal/die per
le persone di sesso maschile e di circa 1500
Kcal/die per le persone di sesso femminile
con attività fisica lieve-moderata, ripartite
in tre pasti principali e uno spuntino. Per le
persone con scarsa attività fisica le necessità
energetiche possono diminuire tra i 13001600 kcal/die.
Le Linee Guida per una corretta alimentazione consigliano anche per la popolazione anziana di consumare più frutta, verdura, ortaggi freschi; preferire carni bianche ; preferire per i condimenti e per le cotture l’olio extravergine di oliva; aumentare
il consumo di pesce; limitare zuccheri, sale
da cucina e bevande alcoliche. Grande
attenzione va posta all’idratazione dell’anziano, non solo nelle stagioni più calde: vengono consigliati 2 l/die di acqua per le donne e 2.5 l/die per gli uomini.
In conclusione, all’interno della RSA
una corretta alimentazione, associata alla
migliore attività fisica possibile, permette
di mantenere un adeguato stato immunitario, di ridurre la frequenza di nuovi eventi
acuti (infezioni), di mantenere un buon trofismo cutaneo, oltre a rallentare il decorso
di alcune malattie croniche.
Cucina e coesione sociale
■ S’INTITOLA “CUSCUS E POLENTA. Il sapore dell’integrazione” il volumetto che racconta la straordinaria esperienza del laboratorio di cucina nato all’interno del
progetto di coesione sociale “Col-legati” che ha visto
protagonista la Fondazione Don Gnocchi(capofila nel
triennio 2012-2014), insieme all’Associazione “Mamme a scuola” e il Consorzio Farsi Prossimo, con le
cooperative sociali “Bethlem” e “Farsi Prossimo”.
Il progetto è nato per accompagnare la crescita di due
quartieri di Milano, Villapizzone e Cagnola, caratterizzati da un’alta percentuale di anziani e di famiglie di
nuova immigrazione. Il progetto ha agito su queste
fasce della popolazione con lo specifico scopo di
migliorare la qualità della vita rafforzando il senso di
appartenenza e l’affezione per i luoghi di vita, sostenendo le relazioni fra persone e gruppi, lavorando con
la rete di servizi pubblici e privati. Il laboratorio di cucina, espressione insieme di
cultura e di socialità, si è così trasformato in un ottimo strumento di coesione
sociale. Nel volumetto - curato da Elisabetta Isola, con il contributo di Fondazione Cariplo- le storie dei protagonisti si alternano con le ricette di piatti
locali e dei Paesi d’origine delle immigrate, in un menu davvero ricco e all’insegna dell’integrazione.
CHE COS’È EXPO
Expo Milano 2015 è l’Esposizione Universale che l’Italia ospita dal 1° maggio al 31 ottobre dedicata al tema
“Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita”.
Un’area espositiva di 1,1 milioni di metri quadri, con 12
mila alberi, giochi d’acqua e un lungo canale che circonda il sito, più di 140 Paesi e organizzazioni internazionali coinvolti, oltre 20 milioni di visitatori attesi.
Ruolo centrale e di rilievo è occupato dal Paese organizzatore, con il Padiglione Italiadisposto su sei livelli, per un totale di oltre 13 mila metri quadrati.
NUTRIRE IL PIANETA
Expo Milano 2015 rappresenta la piattaforma di un
confronto di idee e soluzioni condivise sul tema dell’alimentazione, intende stimolare la creatività dei
Paesi e promuovere le innovazioni per un futuro
sostenibile.
Sarà inoltre l’occasione per riflettere e confrontarsi
sui diversi tentativi di trovare soluzioni alle contraddizioni del nostro mondo: se da una parte c’è ancora
chi soffre la fame (circa 870 milioni di persone denutrite nel biennio 2010-2012), dall’altra c’è chi muore
per disturbi di salute legati a un’alimentazione scorretta e troppo cibo (circa 2,8 milioni di decessi per
malattie legate a obesità o sovrappeso). Inoltre ogni
anno, circa 1,3 miliardi di tonnellate di cibo vengono
sprecate.
LE AREE TEMATICHE
Il sito ospita quattro aree tematiche, luoghi in cui
viene sviluppato il tema dell’evento. Si va dal Padiglione Zero, che racconta la storia dell’uomo sulla
Terra attraverso il suo rapporto con il cibo, al Future
Food District, che spiega come la tecnologia cambierà le modalità di conservazione, distribuzione, acquisto e consumo di cibo.
Ci sono poi il Children Park, lo spazio in cui bambini
imparano a conoscere i temi di Expo Milano 2015
divertendosi, e il Parco della Biodiversità, un grande
giardino in cui viene riprodotta la varietà degli ecosistemi che si trovano sul nostro Pianeta. In città, al
palazzo della Triennale, si trova Arts & Foods, una
quinta area tematica: una straordinaria mostra che
racconta com’è cambiato il rapporto tra cibo e arte
nel corso dei secoli.
LA FORZA DELLA COLLABORAZIONE
Ai Paesi che non realizzano un proprio padiglione, è
stata proposta un’innovativa modalità di partecipazione: i cluster. Questi spazi espositivi uniscono sotto lo stesso progetto architettonico Paesi accomunati dalla produzione di uno specifico alimento o da
un determinato tema: Bio-Mediterraneo, Cereali e
Tuberi, Isole, Zone Aride, Frutta e Legumi, Spezie,
Caffè, Cacao e Riso.
LA PRESENZA DELLA SOCIETÀ CIVILE
Un luogo totalmente rinnovato, ma anche un pezzo
del patrimonio storico, architettonico e ambientale
della Lombardia. Cascina Triulza, un’antica costruzio-
ne rurale già presente all’interno del sito espositivo,
ospita il padiglione della Società Civile, che vuole
valorizzare il contributo di queste organizzazioni nell’affrontare i grandi problemi dell’umanità, presenta
esperienze concrete e buone pratiche e incentiva la
collaborazione fra più soggetti in grado di promuovere proposte per un futuro sostenibile.
Cascina Triulza non rappresenta solo uno spazio unico
riservato al terzo settore, ma anche un luogo in cui
aziende, istituzioni pubbliche e organizzazioni internazionali possono dare visibilità e valore alle proprie
best practice in collaborazione con le organizzazioni
della società civile.
LA PRESENZA DELLA CHIESA
“Non di solo pane vive l’uomo, ma di ogni parola che
esce dalla bocca di Dio”.È da questo passo del Vangelo che si sviluppa il messaggio che la Santa Sedevuole
trasmettere attraverso la sua partecipazione a Expo
Milano 2015. Il cibo come valore primario nella vita
degli uomini, da sempre oggetto di riti, simboli, racconti, calendari e regole, ma anche strumento per
conoscere la propria identità e costruire relazioni con
il mondo, il creato, il tempo e la storia.
Attraverso il proprio padiglione, la Santa Sede vuole
offrire ai visitatori uno spazio di riflessione attorno
alle problematiche che ancora oggi sono connesse
all’alimentazione e all’accesso al cibo, mettendo in
luce come l’operazione antropologica del nutrire sia
al cuore dell’esperienza cristiana e della riflessione
culturale e spirituale che ha generato dentro la storia.
LA “CARTA DI MILANO”
La prima firma, il giorno dell’inaugurazione, è stata
quella del presidente del Consiglio Matteo Renzi. La
Carta di Milano è un manifesto concreto e attuabile,
che coinvolge tutti, donne e uomini, cittadini del pianeta, nel combattere da denutrizione, la malnutrizione e lo spreco, promuovere un equo accesso alle
risorse naturali e garantire una gestione sostenibile
dei processi produttivi. La Carta di Milano esplora
infatti il tema di Expo Milano 2015 attraverso quattro
prospettive interconnesse: cibo, energia, identità e
dinamiche della convivenza.
Chiunque può sottoscrivere il documento collegandosi al sito carta.milano.it.
Info su www.expo2015.org.
Per turisti con disabilità: www.expofacile.it
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MISSIONE UOMO
Anche un sito per visitatori con disabilità
Attualità
AGENAS. Cure palliative, monitorata la rete nazionale
Assistenza sanitaria in Italia:
le raccomandazioni dell’OCSE
■ ANALIZZARE NEL DETTAGLIO tutte le
caratteristiche del nostro sistema sanitario,
valutare ciò che funziona e ciò che funziona
meno bene in un’ottica comparata tra Paesi,
con l’intento di fornire indicazioni e raccomandazioni per migliorare la qualità dell’assistenza sanitaria e segnalare le buone
pratiche esistenti: questo lo scopo dell’indagine sostenuta dal ministero della Salute
ed elaborata dalla Divisione Salute dell’OCSE di Parigi (l’organizzazione europea
per la cooperazione e lo sviluppo economico), con la collaborazione di Agenas e della
direzione generale della programmazione
sanitaria dello stesso ministero della Salute,
presentata a Roma alla presenza del ministro
della Salute, Beatrice Lorenzin.
La monografia illustra l’assistenza sanitaria in Italia a partire da una panoramica
generale delle politiche e delle pratiche per
la qualità della cure, per poi concentrarsi su
L’identikit fotografa
la situazione del Paese:
indicatori buoni,
ma ancora troppe
le disparità regionali.
Tra tagli alla spesa
e qualità a rischio
di Claudia Dorini
tre tematiche particolarmente significative
per il sistema sanitario italiano: le cure primarie, la formazione del personale sanitarioe il miglioramento dei sistemi di monitoraggio e della qualità dell’assistenza.
Aspettativa di vita:
Italia al quinto posto
Gli indicatori di salute della popolazione italiana sono tra i migliori
nell’area OCSE: l’Italia
è infatti al quinto posto
per aspettativa di vita
alla nascita, valore che
ha raggiunto gli 82 anni.
I tassi di ricovero ospeBeatrice Lorenzin
daliero per alcune patologie (asma, malattie polmonari croniche,
diabete...) sono tra i più bassi dell’area, così
come quelli di mortalità a seguito di ictus o
infarto, che sono al di sotto della media.
L’assistenza sanitaria risulta nel complesso buona ed è erogata a un prezzo contenuto. Il nostro Paese infatti spende meno
di Austria, Francia e Germania, nonostante
i tagli di spesa che hanno messo a dura pro-
va le risorse disponibili. L’Italia deve continuare a lavorare - sottolinea lo studio - affinchè i continui sforzi per contenere la spesa
sanitaria non ne intacchino la qualità.
Anche il sistema di cure primarie fornisce un’assistenza di qualità, come dimostrato da indicatori quali il ricovero ospedaliero
evitabile e i livelli di soddisfazione del
paziente, che sono anch’essi alti.
Il ruolo determinante
del nuovo Sistema Informativo
Diverse sono le iniziative a livello nazionale che hanno costituito il quadro giuridico attraverso il quale l’Italia garantisce
un’assistenza sanitaria di qualità, come per
esempio il Patto per la Salute, i Livelli
Essenziali di Assistenza (LEA), il Sistema
Nazionale di Verifica e Controllo sull’Assistenza (SIVeAS), l’Agenzia Italiana del
Farmaco (AIFA), l’Osservatorio Nazionale Buone Praticheper migliorare la sicurezza del paziente e la Conferenza Unificata
tra Stato, Regioni e Comuni.
Inoltre, secondo l’OCSE, sono di grande utilità e importanza l’ampio numero di
database nazionali e regionali che l’Italia
possiede e i numerosi registri dei pazienti,
che contengono informazioni importanti
sulla qualità e sugli esisti dell’assistenza
sanitaria. A questo proposito la creazione
del Nuovo Sistema Informativo Sanitario
(NSIS) è stata una decisione sostanziale per
utilizzare al meglio tutti questi dati.
Criticità sulla prevenzione
e l’assistenza si lungodegenti
La situazione del nostro Paese non è
ovviamente priva di criticità, soprattutto se
pensiamo che oggi il risanamento delle
finanze è divenuto priorità assoluta, anche
a fronte dell’evoluzione dei bisogni di salu-
Le indicazioni dell’OCSE
➧
CRITICITÀ. Preoccupa l’osservazione che la spesa
sanitaria nelle ASL italiane appare ancora diretta in
modo predominante a tradizionali servizi di cure primarie, quali medici individuali, con una piccole spesa allocata a servizi per pazienti fragili e con patologie croniche.
RACCOMANDAZIONE. Ampliare le reti per l’assistenza territoriale e gli ospedali di comunità su tutto
il territorio nazionale, attraverso l’erogazione di
risorse finanziarie, lo sviluppo di linee-guida per la
messa a punto di tali servizi di comunità o per il supporto organizzativo volto ad incoraggiare l’adozione
di chronic care model.
➧
MISSIONE UOMO
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■ A FINE MARZO AGENAS HA PRESENTATO i risultati del monitoraggio condotto dall’Osservatorio delle Buone
Pratiche nelle Cure Palliative per verificare l’effettivo sviluppo delle reti di cure palliative e il relativo processo di accreditamento. Mission dell’Osservatorio è quella di controllare il possesso degli standard strutturali qualitativi e quantitativi previsti dalla legge 38/2010 e dai successivi provvedimenti attuativi, che
garantiscono la tutela e la promozione della qualità di vita per ogni persona in ogni fase della malattia,
soprattutto in quella terminale.
Delle 118 Unità di Cure Palliative censite (UCP), solo 56 hanno soddisfatto tutti e tre i criteri essenziali: di
carattere normativo, relativi alla certificazione e ai dati di attività mentre le altre sono state classificate
semplicemente come “eligibili”. Le UCP ammesse sono state in seguito sottoposte a 14 indicatori per valutarne le best practices, indicatori specifici tra i quali la presenza della rete locale di cure palliative, l’assistenza
h 24, il sostegno psicologico, l’assistenza di base e specialistica, il colloquio strutturato con i famigliari, la
formazione continua del personale e il coefficiente di intensità assistenziale.
I parametri soddisfatti con maggiore frequenza riguardano: il colloquio famigliare strutturato (100%); l’assistenza specialistica (98%), la formazione del personale (96%) e il supporto psicologico (93%).
I più difficili da soddisfare risultano i decessi a domicilio(50%) e il coefficiente intensità assistenziale medio
(44,6%). Nel 76% delle UCP censite è garantita la presa in carico di malati anche con età inferiore ai 18 anni
mentre nell’oltre 70% è prevista la presenza di volontari nella maggioranza dei casi attraverso veri e propri
accordi formali.
Obiettivo primario dell’Osservatorio è quello di garantire un pieno e organico coinvolgimento dei cittadini
su un tema così delicato che deve costituire un importante stimolo per tutte le azioni da mettere in campo
sul territorio.
te. L’invecchiamento della popolazione ha
portato inevitabilmente ad un aumentato
carico delle patologie croniche e ad un’ulteriore pressione sul settore delle cure primarie. In Italia, però, lo sviluppo verso un
modello sanitario - in cui la prevenzione e la
gestione di tali patologie sono in primo piano - è ancora piuttosto lento; l’Italia infatti
spende meno di un decimo di quanto spendono Germania e Olanda, ad esempio, per
le campagne di prevenzione e presenta la
più bassa percentuale di operatori per l’assistenza a lungo termine, in rapporto alla
popolazione over 65 presente.
Restano significative
le differenze regionali
Inoltre il sistema sanitario italiano è tradizionalmente caratterizzato da un alto
livello di frammentazione, visto che l’Italia
è un Paese eterogeneo, sia dal punto di vista
sociale che economico e questa eterogeneità non può non riflettersi anche nel sistema
sanitario: le differenze regionali (e addirittura provinciali) in termini di qualità dell’assistenza rimangono significative.
Il numero di bambini ricoverati in ospedale con un attacco d’asma in Sicilia è cinque volte superiore rispetto alla Toscana e i
ricoveri ospedalieri per malattie polmonari
croniche variano del doppio, con 1,5 ricoveri per 1000 abitanti in Piemonte e i 3,07
per mille abitanti in Basilicata.
Anche l’incidenza di parti cesarei, associati ad un maggior rischio di morte della
madre per complicazioni e che quindi
andrebbero limitati, mostrano forti variazioni: 45% di parti cesarei in Campania
contro il 13% a Bolzano e il 14% a Trento.
Poco impegnativa
la formazione continua
Emergono anche grandi differenze tra e
dentro le singole regioni e province, nelle
modalità e negli strumenti di gestione della
performance del sistema sanitario e nei
modelli di accreditamento. Ciò rende difficile il confronto con gli standard nazionali e
limita la responsabilità del provider nei confronti dell’utente.
Non dobbiamo dimenticare poi i dati
relativi alla mobilità sanitaria nazionale,
dato che ancora troppo elevato nel nostro
Paese è il numero di pazienti che si spostano
da regione a regione per ricevere un’adeguata assistenza sanitaria.
È dunque necessario sviluppare un
approccio più omogeneo ed ambizioso al
fine di monitorare e migliorare la qualità a
livello nazionale. Le iniziative nazionali volte al miglioramento della qualità dell’assistenza non vengono infatti applicate in
modo omogeneo a livello regionale e c’è
scarso coordinamento dell’assistenza erogata dai diversi professionisti. La professio-
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MISSIONE UOMO
RAPPORTI
Popolazione anziana, obesa e depressa:
ecco i dati del rapporto “Osservasalute”
■ ITALIANI SEMPRE PIÙ VECCHI, in sovrappesoe sedentari. Cala il consumo di fumo e di alcol, ma cresce il
ricorso agli antidepressivi e ai farmaci in genere.
Con le malattie cardiovascolari che si confermano
uno dei più importanti problemi di salute pubblica.
È un dito indice puntato agli stili di vita del Belpaese il tradizionale rapporto “Osservasalute” dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, presentato lo
scorso marzo a Roma.
ETA’. I dati dell’Osservatorio nazionale sulla salute
nelle regioni italiane rivelano che gli anziani (75-84
anni) sono oggi più di 4 milioni e rappresentano il
7,6% del totale della popolazione. Si conferma il
boom degli ultracentenari, più che raddoppiati nel
periodo 2002-2013, passando da poco più di 6.100
nel 2002 a oltre 16.390 nel 2013.
SPERANZA DI VITA.Nel 2012 la speranza di vita alla
nascita è di 79,6 anni per gli uomini e 84,4 anni per le
donne. Nei 10 anni trascorsi dal 2002 al 2012, gli
uomini hanno guadagnato 2,4 anni, mentre le donne 1,4 anni.
OBESITA’. Si conferma elevata la percentuale di
italiani che ha problemi con la bilancia: oltre un
terzo della popolazione adulta risulta in sovrappeso, mentre è obesa oltre una persona su dieci,
problema cresciuto molto nelle regioni settentrionali. La quota di bambini e adolescenti in
eccesso di peso è pari al 26,5%, con percentuali
particolarmente elevate in Campania, Calabria,
Molise, Sicilia e Puglia.
SEDENTARIETA’. Diminuisce leggermente la percentuale di sportivi assidui: il 21,5% della popolazione si dedica allo sport in modo continuativo.
Cresce pertanto la sedentarietà: il 36,2% negli
uomini e il 45,8% nelle donne, più marcata nelle
regioni del sud.
ALCOL. Continua la diminuzione dei consumatori
di alcolici, mentre sono in leggero aumento gli aste-
mi. In calo anche i consumatori a rischio. Gli astemi
sono il 34,2%, i consumatori a rischio il 24,0% per gli
uomini e il 9,7% per le donne, con una riduzione,
rispettivamente, di 2,6 e 0,8 punti rispetto al 2011.
FUMO. In calo anche i fumatori: nel 2010 fumava il
22,8% degli over 14, nel 2013 il 20,9%. Fascia d’età
critica quella dei giovani tra i 25-34 anni: fuma il
36,2% degli uomini e il 20,4% delle donne.
MALATTIE. Le malattie cardiovascolarisono tra le
principali cause di mortalità e invalidità. Rientrano
in questo gruppo le più frequenti patologie di origine arteriosclerotica, in particolare le malattie
ischemiche del cuore e le malattie cerebrovascolari. Chi sopravvive ad una forma acuta, diventa un
malato cronico con notevoli ripercussioni sulla
qualità della vita e sui costi economici e sociali.
La mortalità per le malattie ischemiche del cuore
continua a colpire quasi il doppio degli uomini
rispetto alle donne; a livello regionale il primato
negativo spetta alla Campania.
Il dato confortante è il trend in discesa che continua dal 2003 in entrambi i generi, in tutte le classi di
età ed in tutte le regioni.
FARMACI. Di nuovo in aumento il consumo di antidepressivi. Tali farmaci vengono utilizzati sempre
più frequentemente come parte integrante della
terapia di supporto di soggetti affetti da gravi patologie degenerative e oncologiche e i mutamenti del
contesto sociale, influenzati dall’aggravarsi della
crisi economica ancora in corso, possono aver
modificato in senso incrementale i consumi.
In generale è in aumento il consumo farmaceutico:
nel 2013 sono state prescritte 1.032 dosi di farmaco
al giorno per 1.000 abitanti. Nelle farmacie pubbliche e private sono state erogate, complessivamente, circa 1,3 miliardi di confezioni (in media, ventidue confezioni per ogni cittadino), di cui 608 milioni a carico del Servizio Sanitario Nazionale.
Attualità
RAPPORTI
LEGISLAZIONE
Terzo Settore,
avanza la riforma
ne medica continua a basarsi sull’abilitazione e su sistemi di educazione continua in
medicina relativamente poco impegnativi
a confronto di altri Paesi. Scarsa è l’attenzione prestata ai meccanismi per la promozione della qualità del personale sanitario,
come la ri-certificazione o la revisione tra
pari, e non c’è alcun collegamento tra la
valutazione della performance dei singoli
operatori e l’accreditamento ECM.
Governance da rafforzare
e reti territoriali da ampliare
Quali le raccomandazioni che l’OCSE
propone al nostro Paese per il miglioramento della qualità dell’assistenza sanitaria?
Prima fra tutte, “il rafforzamento della
governance della qualità nell’assistenza
sanitaria”, attuabile attraverso un’applicazione più omogenea delle iniziative nazionali per la qualità, in particolar modo riguardo
accreditamento e requisiti minimi.
A seguire, il miglioramento della qualità
dei servizi di cure primarie ed assistenza
territoriale che passa attraverso il rafforzamento dell’infrastruttura informativa e
l’ampliamento delle reti per l’assistenza territoriale e degli ospedali di comunità, su tutto il territorio nazionale.
Il perfezionamento della formazione
medica è inoltre individuato dall’OCSE
come un passo indispensabile per rafforzare la qualità del personale sanitario,
come essenziale risulta essere il miglioramento della qualità e degli esiti dell’assistenza, lavorando per un’infrastruttura
informativa meno frammentata e assicurando che l’allocazione delle risorse regionali abbia un focus sulla qualità e sia collegata ad incentivi per il miglioramento della qualità.
Anche se il Patto della Salute 20142016, a revisione conclusa, contiene molte
delle azioni che rispondono alle raccomandazioni OCSE in materia di qualità dell’assistenza sanitaria, molti ancora sono i passi
che il nostro Paese deve compiere per colmare le forti disparità tra le regioni, per
sostenere le regioni che hanno un’infrastruttura più debole e per ridefinire piani di
miglioramento della qualità dei servizi sanitari erogati con obiettivi specifici.
Il tema della valutazione della qualità in
sanità è certamente complesso, anche perché si tratta di un concetto multidisciplinare, ma è di grande rilevanza per continuare a
rispondere in modo adeguato ai bisogni di
salute emergenti e per garantire ancora
quella continuità nelle cure che va oltre la
qualità delle prestazioni erogate e che
diventa migliore qualità della vita.
L’ok della Camera
al disegno di legge:
«Passaggio epocale
che coinvolge il Paese,
non solo il non profit».
La soddisfazione
del ministro Poletti
■ LA CAMERA DEI deputati ha approvato lo scorso
9 aprile il disegno di legge
delega per la riforma del
Terzo settore. L’impianto
di 11 articoli ha ottenuto
un’ampia maggioranza:
297 i sì, 121 i no (Sinistra
ecologia e libertà e Movimento 5 stelle) e 50 astenuti (Forza Italia).
Giuliano Poletti
Rispetto al testo uscito
dalle commissioni, sono stati approvati in
assemblea tre emendamenti: uno con cui si
precisa che il servizio civile universale(rivolto ai giovani tra i 18 e i 28 anni) è finalizzato
“alla difesa dei valori fondativi della patria,
attraverso la realizzazione di esperienze di cittadinanza attiva, di solidarietà e inclusione
sociale”; con gli altri due sono state specificate alcune attività degli enti di servizio civile e
ed è stato previsto che lo stesso servizio civile
possa essere svolto anche in altri Stati europeio per progetti di promozione della pace o
di cooperazione, anche al di fuori dell’Unione europea.
Soddisfatto il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti: «Voglio esprimere la mia soddisfazione e il mio apprezzamento per il lavoro
svolto dalla commissione Affari sociali, dai
relatori e dall’aula, che ha consentito di
migliorare il testo consegnato dal governo».
Sulla stessa lunghezza d’onda, anche Luigi Bobba, sottosegretario al Lavoro: «Direi
che il passaggio parlamentare più impegnativo
si è concluso e ora riprenderemo i lavori in
Senato, auspicando che si possa mantenere lo
stesso passo».
Apprezzamenti per la riforma sono giunti pure dal Forum nazionale del Terzo settore: «A meno di un anno dal suo annuncio ci
viene restituito per questa prima parte dell’iter
parlamentare un buon testo, a riprova che la
commissione e l’aula alla Camera hanno lavorato con grande attenzione per la riforma e la
riorganizzazione di un mondo vastissimo, che
interessa oltre 300 mila organizzazioni, quasi
un milione di lavoratori totali e oltre 4,5 milioni di volontari. Si tratta di un passaggio epocale che coinvolge l’intero Paese e non solo il
nostro mondo. Ora la speranza è che il Senato
introduca alcune migliorie legate ad alcuni
aspetti gestionali e organizzativi e che arrivino
risposte anche sul fronte delle risorse».
Tra le novità più significative, per la prima
volta si definisce un ambito ben preciso di
ente del Terzo settore. Lasciando inalterata
la massima libertà di associazione, si mettono poi nero su bianco i criteri attraverso i
quali gli enti hanno diritto agli sgravi fiscali,
oppure a ricevere le donazioni del 5 per mille. Enti e associazioni riconosciute dallo Stato verranno inoltre iscritti in un unico registro, mentre oggi ne esistono oltre 15.
«Con questa legge - evidenzia Riccardo
Bonacina, direttore editoriale di “Vita” - il
Terzo settore viene affrancato dal regime concessorio e dalla visione improduttiva dentro
cui fu confinato dal Codice civile fascista del
1942 e per la prima volta si opera una netta
distinzione tra una finalità non lucrativa e la
possibilità di svolgere attività commerciali: è
un punto, questo, che farà uscire da un terreno
grigio e spesso elusivo la gran parte delle organizzazioni non profit che, come dice l’Istat,
sono già da tempo market oriented».
Positivo anche il commento dell’economista
Leonardo Becchetti, che
su “Avvenire” ha scritto:
«Va apprezzato il tentativo di risolvere l’apparente
dilemma della capitalizzazione (da una parte le attività massimizzatrici di
profitto che non hanno
problemi ad attirare nuovi
capitali di rischio, dall’alLuigi Bobba
tra le attività sociali che
fanno grande fatica ad attirarli) attraverso la
“ibridazione” delle organizzazioni di Terzo
settore e l’apertura al capitale di rischio. È proprio questa la direzione più interessante della
riforma che sembra anche evitare l’errore della rigida separazione tra un mondo profit
socialmente e ambientalmente irresponsabile
e uno del non profit senza risorse, chiamato a
riparare i guasti del primo dipendendo per il
proprio funzionamento solo dalla generosità
dello Stato, delle imprese o delle persone».
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MISSIONE UOMO
MISSIONE UOMO
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IDENTIKIT
Attualità
Attualità
LA MAPPA
MISSIONE UOMO
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Il rapporto pubblico-privato:
l’esperienzadella “Don Gnocchi”
■ «UNO DEI PIÙ ALTI E SENTITI DOVERI della società odierna è quello di assistere non
solo gli indigenti e i malati, ma di prevenire le
malattie mediante una apposita legislazione,
in modo che la società stessa abbia a risentire
il minor danno economico e morale». Così,
negli anni ’30, in un trattato di assistenza, il
professor Francesco Abba declinava i principi universalistici che avrebbero guidato la
possibilità di una moderna assistenza a tutela dei cittadini.
L’attenzione alla salute attraversa i secoli, fondandosi sui principi della carità cristiana e dell’assistenza agli infermi , rispondendo ai bisogni di assistenza attraverso
un’organizzazione basata prevalentemente sulla volontà del singolo cittadino. Dobbiamo attendere la fine del XVIII secolo per
veder fiorire un’assistenza sanitaria in grado di provvedere alle cure dei poveri infermi, ricoverandoli in appositi edifici speciali che presero il nome di ospedali, manicomi, lazzaretti, gerontocomi, orfanotrofi…
Nasce così in Italia - e non solo - un’attività sanitaria basata su istituzioni di beneficienza di privati religiosi che iniziano,
mediante forme organizzative, a «prestare
assistenza in stato di sanità, quanto di malattia, di procurare l’educazione, l’istruzione,
l’avviamento a qualche professione, arte o
mestiere, di contribuire al miglioramento
morale ed economico…» (legge sulle Opere
Pie del 1890).
È a partire dai primi decenni del Novecento che si rende obbligatorio per i Comuni sostenere le spese di «assistenza medicochirurgica e ostetrica gratuita per i poveri… e
somministrazione gratuita dei medicinali»:
nasce in quegli anni la Sanità Pubblica con i
laboratori di igiene e profilassi.
Si osservano pertanto scenari che evolvono nel tempo, ma che partono sempre da
un unico concetto: quello di tutelare e salvaguardare l’individuo, considerando che
Il successo
delle sperimentazioni
sta nella capacità
di creare sistema
attorno ad obiettivi
non in competizione
a tutela dei pazienti
di Mauro Ricca
direttore medico Fondazione Don Gnocchi
«la salute è uno stato di
completo benessere fisico, mentale e sociale e
non consiste soltanto nell’assenza di malattie o di
infermità».
È proprio partendo
da questa considerazione che viene sancito il
principio dell’inesistenza di una sanità a gestio- Mauro Ricca
ne pubblica e di una
sanità a gestione privata e che occorra piuttosto partire dal primato dell’uomo, in
quanto individuo che necessita di risposte
precise e concrete rispetto alle problematiche di salute che si trova a vivere.
La storia dei giorni nostri, nell’evoluzione dei sistemi sanitari che si sono succeduti,
si avvicina molto al concetto solidale e universalistico, caratteristico dei Paesi prevalentemente dell’area mediterranea, dove il
Sistema Sanitario Nazionale viene erogato
ai cittadini mediante la fiscalità generale a
sostegno di un’organizzazione pubblica
capace di erogare servizi sanitari.
Ed è in tale contesto che si inseriscono le
«Il modo più rapido, più economico e più conclusivo per lo Stato
di attuare i propri compiti assistenziali è quella di entrare in stretta
e fiduciosa collaborazione con l'iniziativa privata.
In questa umanissima attività, dove la giustizia e la carità
si danno la mano, fin quasi a confondersi, né lo Stato può fare
senza l'iniziativa privata, né questa deve fare senza lo Stato».
Don Carlo Gnocchi, 1955
collaborazioni pubblico-privato e le sperimentazioni gestionali dei servizi sanitari.
L’ambito normativo che ha consentito
alla Fondazione Don Gnocchi di assumere
in questi anni - a partire dal giugno del 2002,
con la gestione della struttura riabilitativa
realizzata all’interno dell’ospedale pubblico “San Bartolomeo” di Sarzana (Sp) nasce dalla legge 412/1991 e dal DL
502/1992e successive modifiche. Normative che hanno consentito, partendo dai presupposti di partnership, l’erogazione di prestazioni qualificate alla popolazione nell’ambito riabilitativo specialistico.
Le relazioni territoriali
La relazione di partenariato, all’interno
di una cornice normativa, ha significato la
possibilità di affidare la gestione di servizi
sanitari a privati in un contesto definito delle “sperimentazioni gestionali”, che hanno
consentito all’ente gestore di usufruire di
finanziamenti pubblici per garantire le attività, in cambio di adeguamenti strutturali e
tecnologici, necessari allo svolgimento delle
attività assegnate. Tutto ciò non è però sufficiente a definire il perimetro operativo, visto
che si tratta e si è trattato, nel caso specifico,
di condividere servizi e funzioni di supporto
alle attività, facendo nascere in questo modo
relazioni tra loro complementari per svolgere al meglio i compiti assegnati, concentrando gli sforzi organizzativi e gestionali
sulla persona da riabilitare.
L’ospedale di Sarzana, ad esempio, ha
offerto tutti i supporti necessari e indispensabili alla “Don Gnocchi” per operare ed
esprimere una riabilitazione ospedaliera
d’avanguardia, divenendo in breve tempo
punto di riferimento per la regione Liguria.
Questo sta a significare che il successo delle
sperimentazioni è spesso affidato alle relazioni locali, dove gli operatori sono capaci
di creare sistema e squadra attorno ad
obiettivi non in competizione tra loro, ma
complementari, dove l’unico ad essere salvaguardato risulta proprio il paziente.
Diritti e sussidiarietà
La legge Mariotti del 1968 istituì la riforma degli ospedali, fino ad allora gestiti per
lo più da enti di assistenza e beneficenza,
trasformandoli in enti pubblici.
Ma l’ulteriore passo avanti fu soprattut-
to la legge 833 del 1978, che soppresse il
sistema mutualistico e istituì il Servizio
Sanitario Nazionale a partire dal 1º luglio
1980. Questi brevi raccordi consentono di
dare attuazione all’articolo 32 della
Costituzione , che sancisce il “diritto alla
salute”di tutti gli individui, ponendo le basi
per un sistema pubblico a carattere “universalistico a finanziamento statale”, tipico
di uno stato sociale garante dell’assistenza
sanitaria, ovvero della tutela e salvaguardia
della salute dei cittadini. Tale principio
costituisce un diritto fondamentale per l’individuo e per la collettività, nel rispetto
della dignità e libertà della persona
umana, mentre in base al principio di sussidiarietà, il servizio sanitario è articolato
secondo livelli di responsabilità e di governo, dal livello centrale a quello regionale.
I valori aggiunti
È dunque partendo dalla condivisione
universalistica e solidale sopra enunciata
che la Fondazione Don Gnocchi, attraverso la propria mission, è in grado di realizzare “una nuova cultura di attenzione ai bisogni dell’uomo per farsi carico del sofferente
nella sua dimensione globale di persona”,
sviluppando la propria vision “ispirandosi
ai principi della carità cristiana declinando
nell’oggi i valori di don Carlo Gnocchi, da
sempre riferimento ideale...”.
Alla luce di ciò, nascono due considerazioni: la prima è dovuta al fatto che l’iniziativa privata di ispirazione religiosa non ha
mai smesso, nei secoli, di sostenere l’uomo
nella sua interezza, a partire dai bisogni di
salute, ma soprattutto sostenendolo nella
sua esistenza dal momento del concepimento fino agli ultimi momenti di vita; la
seconda è relativa alla complementarietà
della visione pubblica universalistica e
solidale, arricchita da valori etici e morali
tradotti nelle opere che oggi vedono la Fondazione Don Gnocchi perseguire la propria missione all’interno di 29 Centri presenti in 9 regioni d’Italia.
Questo aspetto costituisce un valore
aggiunto alle attività che vengono svolte,
nel rispetto di regole comuni, orientando le
proprie capacità e attenzioni verso la ricerca e l’innovazione di sistemi che creano
valore attorno alla persona umana.
Le sfide per il futuro
Dalle esperienze positive di partnership
con il pubblico nascono alcune sfide per il
futuro in grado prefigurare possibili scenari derivanti dalla centralità e dai bisogni della persona affetta da disabilità temporanea
o permanente, che necessita di attenzione,
Dalla Lombardia alla Basilicata:
le sperimentazioni gestionali in corso
CENTRO “E. SPALENZA” - ROVATO (BS)
Nel 2001 la Fondazione Don
Gnocchi ha sottoscritto l’atto di
concessione con l’Azienda
Ospedaliera “M. Mellini” di Chiari, per la gestione del presidio
ospedaliero “E. Spalenza” di
Rovato. La Fondazione ha ristrutturato il presidio
ospedaliero trasformandolo in un moderno Centro
di Riabilitazione specialistica. L’attività sanitaria è
stata avviata nel 2006 (foto sopra).
POLO RIABILITATIVO DEL LEVANTE LIGURE - SARZANA (SP)
Nel 2001 la Fondazione Don Gnocchi ha sottoscritto
con l’Azienda Sanitaria Locale 5 “Spezzino” l’atto di
concessione per la gestione dell’attività di riabilitazione da svolgere presso i reparti del nuovo ospedale “S. Bartolomeo” di Sarzana. Il Polo Riabilitativo è
stato inaugurato nel giugno del 2002 e, a fronte di un
forte bisogno espresso del territorio, è stata autorizzata la creazione all’interno del Centro di un presidio di alta specializzazione riabilitativa per la cura
di persone affette da gravi cerebrolesioni acquisite.
Il Centro è in fase di trasferimento a La Spezia.
POLO SPEC. RIABILITATIVO - S. ANGELO DEI LOMBARDI (AV)
Risale al 2003 l’atto di concessione stipulato dalla
“Don Gnocchi” con l’ASL 1 di Avellino, per la gestione
delle attività di riabilitazione all’interno dell’ospedale civile “G. Criscuoli” di Sant’Angelo dei Lombardi. Il nuovo Polo Specialistico Riabilitativo, inaugurato nel maggio 2006, perfettamente integrato con
le altre strutture dell’ospedale, è
un punto di riferimento regionale ed extra regionale.
POLO RIABILITATIVO - FIVIZZANO (MS)
Il Polo Riabilitativo di Fivizzano
di cure e di servizi in grado di dare risposte ai
problemi. Dalle sfide dei sistemi informativi, alla tecnologia al servizio dell’uomo; da
nuovi farmaci con terapie personalizzate, a
nuove tecniche diagnostiche e chirurgiche
all’interno di strutture ospedaliere caratterizzate da alta tecnologia e alta complessità
nella gestione clinica, l’attività risulta sempre più vicina al cittadino, anche in termini
decisionali, consentendo una maggior consapevolezza della disponibilità di cure sempre più trasparenti e di qualità.
La flessibilità e la rapidità con cui si susseguono modifiche scientifiche, tecnologiche, economiche e socio-culturali inducono
sempre più la capacità di scelta della persona verso scenari sanitari che si modificano in
nasce a seguito di un atto di concessione stipulato nel lontano
2004 dalla Fondazione Don
Gnocchi con l’Asl 1 di Massa Carrara e la Regione Toscana, d’intesa con il Comune di Fivizzano,
inerente la gestione delle attività di riabilitazione intensiva all'interno dell'ospedale “S. Antonio Abate”.Il Polo Riabilitativoha accolto
i primi pazienti nel gennaio 2014.
CENTRO “M. GALA” - ACERENZA (PZ)
Il Centro “Don Michele Gala” di Acerenza nasce dalla
volontà congiunta dell’amministrazione regionale,
della Fondazione Don Gnocchi e della diocesi di Acerenza. Interventi di ristrutturazione e ampliamento
hanno consentito lo sviluppo e l’implementazione
delle attività riabilitative. Nell’autunno del 2005, in
collaborazione con l’Azienda Ospedaliera “San Carlo” di Potenza, è stata inaugurata la nuova struttura
per la riabilitazione intensiva ed estensiva. L’Azienda
Sanitaria di Potenza (ASP) ha affidato la gestione delle attività riabilitative alla “Don Gnocchi”.
POLO SPEC. RIABILITATIVO - TRICARICO (MT)
Risale al 2004 l’atto di concessione stipulato dalla
Fondazione Don Gnocchi con l’ASL 4 di Matera (oggi
ASM), per la gestione delle attività di riabilitazione
nell’ospedale civile di Tricarico. Interventi di ristrutturazione hanno permesso di allargare ulteriormente l’offerta riabilitativa garantita dal presidio. L’avvio
delle attività è avvenuto nel giugno 2006; un ulteriore ampliamento dei servizi resi
dal Presidio ha portato all’inaugurazione nel 2009 dei nuovi spazi (foto a sinistra), consolidando
ulteriormente la presenza della
Fondazione in Basilicata.
un lasso di tempo assai breve. Le sfide future imporranno organizzazioni flessibili
orientate alle esigenze della persona ricoverata e alla continuità di cura in un sistema in
rete che dovrà tener conto da un lato di livelli diversi di intensità di cura, e dall’altro di
setting adeguati e sempre più orientati a fornire risposte assistenziali presso servizi di
comunità.
La Fondazione Don Gnocchi continua
oggi ad essere partner con il pubblico, in
cinque delle nove Regioni in cui opera, con
esperienze attive sia nell’ambito sanitario
che socio assistenziale, apportando il proprio contributo nelle tematiche della riabilitazione, della residenzialità, della cronicità e
della terminalità.
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MISSIONE UOMO
SCENARI
Attualità
MISSIONE UOMO
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Il grazie al presidente
“amico della baracca”
Gli incontri al Quirinale e l’omaggio all’urna
con le spoglie del beato don Carlo: la riconoscenza
della Fondazione a Giorgio Napolitano
■ DALLE DIMISSIONI DI GIORGIO NAPOLITANO, all’elezione di Sergio Mattarella: l’inizio del 2015 ha portato la Fondazione
Don Gnocchi - forte della sua sessantennale storia e dei rapporti istituzionali che si
sono instaurati con i vari inquilini del Quirinale dal dopoguerra ad oggi - a formulare un cordiale augurio di buon lavoro al
neo presidente della Repubblica e un
affettuoso ringraziamento al suo predecessore. Auguri e ringraziamenti prontamente ricambiati da entrambi, con la sottolineatura del prezioso ruolo della Fondazione nel panorama socio-sanitario italiano.
L’eccellente rapporto sviluppato con
Napolitano durante i quasi nove anni del
suo mandato, comporta oggi il dovere di
ricordare i momenti di incontro con la
Fondazione Don Gnocchi con questo
presidente che in più occasioni si è mostrato particolarmente sensibile di fronte ai
temi della fragilità, dell’invecchiamento e
della disabilità, fino a prendere atto egli
stesso della necessità delle dimissioni proprio per il suo avvicinarsi alla soglia dei
novant’anni: «Desidero dirvi - aveva sottolineato nel discorso del 31 dicembre 2014
agli italiani, a proposito della sua imminente rinuncia - che a ciò mi spinge l’avere
negli ultimi tempi toccato con mano come
l’età da me raggiunta porti con sé crescenti
limitazioni e difficoltà nell’esercizio dei
compiti istituzionali, complessi e altamente
impegnativi, nonché del ruolo di rappresentanza internazionale, affidati dai Padri
Costituenti al Capo dello Stato».
Nonostante gli ultimi gravosi impegni,
il presidente Napolitano ha voluto conferire ufficialmente il 12 gennaio 2015, due
giorni prima delle sue dimissioni, il titolo di
Commendatore della Repubblica a Salvatore Provenza, figura storica della Fondazione Don Gnocchi, in particolare per
quanto riguarda i Centri di Roma. E nei
giorni precedenti, a cavallo di fine anno, il
presidente Napolitano si era inoltre recato
in visita privata al Centro “S. Maria della
Provvidenza” di Roma, incontrando anche il presidente della Fondazione, monsignor Angelo Bazzari, in un cordialissimo
colloquio conclusosi con reciproche attestazioni di stima e auguri.
L’inchino al “padre dei mutilatini”
Nel corso dei nove anni al Quirinale,
non sono mancati preziosi momenti di
ufficialità a suggellare l’amicizia con la
Fondazione.
Alla vigilia della beatificazione di don
Carlo Gnocchi - avvenuta a Milano il 25
ottobre 2009 -, il Segretario Generale della Presidenza della Repubblica inviò un
messaggio che tra l’altro recitava: «Il Capo
dello Stato, nel rammentare quanto la promozione della dignità umana attraverso la
pratica della solidarietà sia un terreno nel
quale i valori della nostra Carta fondamentale confluiscono con quelli della tradizione
cristiana, sottolinea come l’opera di don
Gnocchi costituisca, ancora oggi, un indimenticato esempio di impegno a favore di
quanti si trovano, senza alcuna colpa, in
condizioni di disagio fisico e sociale».
Il 4 dicembre 2012 giunse poi il momento dell’incontro ufficiale: Napolitano ricevette infatti al Quirinale, una delegazione
della Fondazione Don Gnocchi, in occasione del sessantesimo anniversario di attività dell’Opera voluta e creata dal beato
don Carlo, riconosciuta ufficialmente proprio con decreto del presidente della
Repubblica l’11 febbraio del 1952.
Nell’occasione venne donata dalla
delegazione guidata da monsignor Bazzari
una medaglia d’argento al Capo dello Stato, a ricordo della beatificazione di don
Gnocchi, unitamente a scritti e raccolte
riguardanti l’attività della Fondazione e il
presidente ricambiò con parole di ammirazione per l’intensa e preziosa attività
svolta dagli operatori della “Don Gnocchi” accanto a bambini, anziani e a sostegno delle persone più fragili, invitando la
Fondazione a continuare il proprio impegno per il bene del Paese.
MATTARELLA. «Dobbiamo garantire i diritti dei disabili»
■ «IL MIO PENSIERO va soprattutto e anzitutto alle difficoltà e alle speranze dei
nostri concittadini…». Sono queste le prime parole pronunciate dal nuovo presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, pochi istanti dopo la sua elezione, a
testimonianza del fatto che da Capo dello Stato intende essere il più autorevole
interprete delle attese e dei problemi degli italiani, a partire dai più fragili.
Primo siciliano al Colle, 73 anni, giurista, docente universitario, giudice costituzionale in carica fino al momento dell’elezione, Mattarella si è distinto nel tempo per
le sue doti di uomo equilibrato, di grande preparazione e alto profilo morale.
Particolarmente significativi alcuni passaggi del suo discorso di insediamento, nel
quale non ha dimenticato i diritti dei malati e delle persone con disabilità: «Il Presidente della Repubblica - ha sottolineato Mattarella - è garante della Costituzione. Sergio Mattarella
La garanzia più forte della nostra Costituzione consiste, peraltro, nella sua applicazione. Nel viverla giorno per giorno. Garantire la Costituzione significa garantire il diritto allo studio dei
nostri ragazzi in una scuola moderna in ambienti sicuri. Significa riconoscere e rendere effettivo il diritto
al lavoro. Significa promuovere la cultura e la ricerca, anche utilizzando le nuove tecnologie. Significa
amare i nostri tesori ambientali e artistici. Significa ripudiare la guerra e promuovere la pace. Significa
garantire i diritti dei malati. Significa che ciascuno concorra, con lealtà, alle spese della comunità nazionale. Significa che si possa ottenere giustizia in tempi rapidi. Significa fare in modo che le donne non debbano avere paura di violenze. Significa rimuovere ogni barriera che limiti i diritti delle persone con disabilità. Significa sostenere la famiglia, risorsa della società. (…) Significa libertà, come pieno sviluppo dei
diritti civili, nella sfera sociale come in quella economica, nella sfera personale e affettiva».
L’appuntamento si è posto nel solco di
una tradizione che nei decenni ha visto il
Quirinale riservare grande attenzione
all’Opera del beato don Gnocchi: dagli
incontri di don Carlo con Luigi Einaudi e
con Giovanni Gronchi fino, in tempi più
recenti, alle visite di Francesco Cossiga,
Oscar Luigi Scalfaro e Carlo Azeglio
Ciampi, che nel 2003 conferì alla Fondazione la medaglia d’oro al merito della
Sanità pubblica.
C’è poi un’ultima data di rilievo: poco
più di un anno fa, l’8 febbraio 2014, il presidente Napolitano fu un prima fila ad
accogliere al Centro “S. Maria della Pace”
l’arrivo a Roma dell’urna con le spoglie
mortali del beato don Carlo Gnocchi,
esposta nella capitale per tre giorni nel-
l’ambito delle celebrazioni del quinto
anniversario della beatificazione, con un
omaggio all’indimenticato “padre dei
mutilatini” da parte di numerosissimi
fedeli, autorità, cittadinanza e alpini.
«La missione di don Gnocchi - aveva
detto nell’occasione - è stata quella di rifare
l’uomo ferito e mutilato dagli ordigni di
guerra, colpito dalla malattia e dalla sofferenza. Questo nobile compito oggi è portato
avanti dall’Opera che porta il suo nome e
che si rende nel presente ancora più importante e necessaria».
E con il suo inchino, è come se l’Italia
tutta si fosse inchinata in segno di gratitudine al “padre dei mutilatini”, per quanto
da lui fatto in vita per l’infanzia sofferente
e per l’intero Paese.
La dedica del presidente Napolitano in occasione della visita al Quirinale di una delegazione della Fondazione, nel 2012.
Nelle altre immagini: in alto un altro momento dell’incontro, al centro la visita del presidente al Centro “S. Maria della
Provvidenza” di Roma e - in basso - l’omaggio di Napolitano all’urna del beato don Carlo Gnocchi nel febbraio del 2014
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MISSIONE UOMO
ISTITUZIONI
Attualità
GIORNATA DEL MALATO
MISSIONE UOMO
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«Il servizio alla vita misura
il progresso della medicina»
■ LE CURE PALLIATIVE sono espressione
dell’attitudine propriamente umana a
prendersi cura gli uni degli altri, specialmente di chi soffre. Esse testimoniano che
la persona umana rimane sempre preziosa, anche se segnata dall’anzianità e dalla
malattia. La persona, infatti, in qualsiasi
circostanza, è un bene per sé stessa e per gli
altri ed è amata da Dio. Per questo quando
la sua vita diventa molto fragile e si avvicina la conclusione dell’esistenza terrena,
sentiamo la responsabilità di assisterla e
accompagnarla nel modo migliore.
Il comandamento biblico che ci chiede di
onorare i genitori, in senso lato ci rammenta
l’onore che dobbiamo a tutte le persone
anziane. A questo comandamento Dio associa una duplice promessa: «perché si prolunghino i tuoi giorni» (Es 20,12) e - l’altra - «tu
sia felice» (Dt 5,16).
La fedeltà al quarto comandamento assicura non solo il dono della terra, ma soprattutto la possibilità di goderne. Infatti, la
sapienza che ci fa riconoscere il valore della
persona anziana e ci porta ad onorarla, è
quella stessa sapienza che ci consente di
apprezzare i numerosi doni che quotidianamente riceviamo dalla mano provvidente
del Padre e di esserne felici. Il precetto ci
rivela la fondamentale relazione pedagogica tra i genitori e i figli, tra gli anziani e i giovani, in riferimento alla custodia e alla trasmissione dell’insegnamento religioso e
sapienziale alle generazioni future.
Onorare questo insegnamento e coloro
L’appello del Santo Padre
agli operatori impegnati
nelle cure palliative
e negli stati terminali:
«La malattia più grave
e l’ingiustizia più grande
rimane l’abbandono»
di Papa Francesco *
che lo trasmettono è fonte di vita e di benedizione.
Il dovere di custodire
ogni persona umana
Al contrario, la Bibbia riserva una severa
ammonizione per coloro che trascurano o
maltrattano i genitori (cfr Es21,17; Lv20,9).
Lo stesso giudizio vale oggi quando i genitori, divenuti anziani e meno utili, rimangono
emarginati fino all’abbandono; e ne abbiamo tanti esempi!
La parola di Dio è sempre viva e vediamo
bene come il comandamento risulti di stringente attualità per la società contemporanea,
dove la logica dell’utilità prende il sopravvento su quella della solidarietà e della gratuità, persino all’interno delle famiglie.
Ascoltiamo, dunque, con cuore docile, la
parola di Dio che ci viene dai comandamenti
i quali, ricordiamolo sempre, non sono legami che imprigionano, ma sono parole di vita.
“Onorare” oggi potrebbe essere tradotto pure come il dovere di avere estremo
rispetto e prendersi cura di chi, per la sua
condizione fisica o sociale, potrebbe essere
lasciato morire o “fatto morire”. Tutta la
medicina ha un ruolo speciale all’interno
della società come testimone dell’onore
che si deve alla persona anziana e ad ogni
essere umano.
Evidenza ed efficienza non possono essere gli unici criteri a governare l’agire dei
medici, né lo sono le regole dei sistemi sanitari e il profitto economico. Uno Stato non
può pensare di guadagnare con la medicina.
Al contrario, non vi è dovere più importante
per una società di quello di custodire la persona umana.
Anziani, malati cronici
e patologie oncologiche
Il vostro lavoro di questi giorni esplora
nuove aree di applicazione delle cure palliative. Fino ad ora esse sono state un prezioso
accompagnamento per i malati oncologici,
ma oggi sono molte e variegate le malattie,
spesso legate all’anzianità, caratterizzate
da un deperimento cronico progressivo e
che possono avvalersi di questo tipo di
assistenza.
Gli anziani hanno bisogno in primo luogo delle cure dei familiari, il cui affetto non
può essere sostituito neppure dalle strutture
più efficienti o dagli operatori sanitari più
competenti e caritatevoli. Quando non
autosufficienti o con malattia avanzata o terminale, gli anziani possono godere di un’assistenza veramente umana e ricevere risposte adeguate alle loro esigenze grazie alle
cure palliative offerte ad integrazione e
sostegno delle cure prestate dai familiari.
Le cure palliative hanno l’obiettivo di
alleviare le sofferenze nella fase finale della
malattia e di assicurare al tempo stesso al
paziente un adeguato accompagnamento
umano.
Si tratta di un sostegno importante
soprattutto per gli anziani, i quali, a motivo
dell’età, ricevono sempre meno attenzione
dalla medicina curativa e rimangono spesso
abbandonati. L’abbandono è la “malattia”
più grave dell’anziano, e anche l’ingiustizia
più grande che può subire: coloro che ci
hanno aiutato a crescere non devono essere
abbandonati quando hanno bisogno del
nostro aiuto, del nostro amore e della nostra
tenerezza.
L’assistenza che non salva
non possiede meno valore
Apprezzo pertanto il vostro impegno
scientifico e culturale per assicurare che le
cure palliative possano giungere a tutti
coloro che ne hanno bisogno. Incoraggio i
professionisti e gli studenti a specializzarsi
in questo tipo di assistenza che non possiede meno valore per il fatto che “non salva la
vita”. Le cure palliative realizzano qualcosa
di altrettanto importante: valorizzano la
persona. Esorto tutti coloro che, a diverso
titolo, sono impegnati nel campo delle cure
palliative, a praticare questo impegno conservando integro lo spirito di servizio e
ricordando che ogni conoscenza medica è
davvero scienza, nel suo significato più
nobile, solo se si pone come ausilio in vista
del bene dell’uomo, un bene che non si raggiunge mai “contro” la sua vita e la sua
dignità.
È questa capacità di servizio alla vita e alla
dignità della persona malata, anche quando
anziana, che misura il vero progresso della
medicina e della società tutta. Ripeto l’appello di san Giovanni Paolo II: «Rispetta,
difendi, ama e servi la vita, ogni vita umana!
Solo su questa strada troverai giustizia, sviluppo, libertà vera, pace e felicità!».
Vi auguro di continuare lo studio e la
ricerca, perché l’opera di promozione e di
difesa della vita sia sempre più efficace e
feconda.
* discorso ai partecipanti alla Plenaria
della Pontificia Accademia per Vita
Città del Vaticano, 5 marzo 2015
«Siate occhi per il ciecoe piedi per lo zoppo:
è questo il cammino autentico verso la santità»
■ ECCO ALCUNI STRALCI del messaggio di Papa Francesco nella 23esima “Giornata Mondiale del Malato”.
Quanti cristiani anche oggi testimoniano, non con le
parole, ma con la loro vita radicata in una fede genuina, di essere “occhi per il cieco” e “piedi per lo zoppo”! Persone che stanno vicino ai malati che hanno
bisogno di un’assistenza continua, di un aiuto per
lavarsi, per vestirsi, per nutrirsi. Questo servizio, specialmente quando si prolunga nel tempo, può diventare faticoso e pesante. È relativamente facile servire per qualche giorno, ma è difficile accudire una
persona per mesi o addirittura per anni, anche quando essa non è più in grado di ringraziare. E tuttavia,
che grande cammino di santificazione è questo! In
quei momenti si può contare in modo particolare
sulla vicinanza del Signore, e si è anche di speciale
sostegno alla missione della Chiesa.
[…] Chiediamo con viva fede allo Spirito Santo che ci
doni la grazia di comprendere il valore dell’accompagnamento, tante volte silenzioso, che ci porta a
dedicare tempo a queste sorelle e a questi fratelli, i
quali, grazie alla nostra vicinanza e al nostro affetto,
si sentono più amati e confortati.
Quale grande menzogna invece si nasconde dietro
certe espressioni che insistono tanto sulla “qualità
della vita”, per indurre a credere che le vite grave-
mente affette da malattia non sarebbero degne di
essere vissute!
[…] Per questo, vorrei ricordare ancora una volta
«l’assoluta priorità dell’“uscita da sé verso il fratello” come uno dei due comandamenti principali che
fondano ogni norma morale e come il segno più chiaro per fare discernimento sul cammino di crescita
spirituale in risposta alla donazione assolutamente
gratuita di Dio». Dalla stessa natura missionaria della Chiesa sgorgano «la carità effettiva per il prossimo, la compassione che comprende, assiste e promuove».
[…] Anche quando la malattia, la solitudine e l’inabilità hanno il sopravvento sulla nostra vita di donazione, l’esperienza del dolore può diventare luogo privilegiato della trasmissione della grazia e fonte per
acquisire e rafforzare la sapientia cordis. Si comprende perciò come Giobbe, alla fine della sua esperienza, rivolgendosi a Dio possa affermare: «Io ti conoscevo solo per sentito dire, ma ora i miei occhi ti hanno veduto». Anche le persone immerse nel mistero
della sofferenza e del dolore, accolto nella fede,
possono diventare testimoni viventi di una fede che
permette di abitare la stessa sofferenza, benché
l’uomo con la propria intelligenza non sia capace di
comprenderla fino in fondo.
Papa Francesco
Nelle foto, la visita di Papa Francesco al Centro “S. Maria della Provvidenza” di Roma della Fondazione Don Gnocchi lo
scorso anno, in occasione della Messa in Coena Domini del Giovedì Santo, con la lavanda dei piedi a dodici persone disabili
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MISSIONE UOMO
CHIESA
Attualità
RICORDI
Scomparso il professor Felice Martinelli,
membro del CDA della “Don Gnocchi”
■ È SCOMPARSO lunedì 6 aprile, all’età di 78
anni, il professor Felice Martinelli, membro
del Consiglio di Amministrazione della
Fondazione Don Gnocchi, già presidente
del Collegio dei Revisori.Apprezzato revisore contabile, iscritto all’albo dei dottori
commercialisti di Milano, aveva ricoperto
importanti incarichi professionali. Era stato
docente universitario al Politecnico di Milano e all’Università Cattolica, oltre che autore di importanti manuali nelle materie economico-aziendali. Era stato inoltre consulente tecnico del tribunale di Milano, commissario liquidatore del Banco Ambrosiano
■ MEDICO SAPIENTE e persona di
grande umanità, professore e primario di oncologia, ma sempre
capace di un sorriso dolce per i
pazienti, accompagnato da un
guizzo di malinconica ironia che
padiglione “Falck” (struttura d’adissipava, almeno per quell’attivanguardia dedicata al settore
mo, l’angoscia della diagnosi. Era il
oncologico), il professor Ghislanprimo a soffrire con i suoi malati e
di è stato uno dei principali artefici
per questo trasmetteva una specia- Enrico Ghislandi
che hanno portato nel 2000 all’avle empatia che riusciva a consolare.
vio dell’Hospice “S. Maria delle
La Fondazione piange la scomparsa - Grazie” di Monza della Fondazione Don
avvenuta a fine febbraio, all’età di 86 anni - Gnocchi e alla successiva crescita in rispodel professor Enrico Ghislandi, già presi- sta ai bisogni dei malati oncologici terminadente e componente fino al 2013 del Comi- li. Pioniere dello sviluppo delle cure palliatato Etico della “Don Gnocchi”.
tive, fu anche presidente scientifico del
Oncologo milanese molto conosciuto, Vidas.
storico primario di Oncologia medica
Nel corso dei funerali - celebrati nella
all’Ospedale “Niguarda” e promotore del chiesa dell’Annunciata all’interno dell’o-
Il saluto all’oncologo Enrico Ghislandi,
aveva avviato l’hospice di Monza
Granelli, Pierfrancesco Majorino
e Carmela Rozza e l’assessore
regionale Mario Melazzini.
Nato a Firenze 62 anni fa, direttore della testata Fish “Superanimperfetta, detta anche malattia
do”, animatore del blog “InVisibidelle “ossa fragili”), era ricoverato
li” sul Corriere della sera, Bomal Centro Nemo di Niguarda.
prezzi è stato il primo direttore del
I funerali si sono svolti a Milaportale Superabile.it, promosso
no, nella chiesa dell’Incoronata. Il
dall’Inail nel 2000. A lui si deve la
Franco Bomprezzi
rito, presieduto da padre Giuseplettura sottile dei tanti stereotipi
pe Bettoni, è stato concelebrato anche da sulla disabilità che ancora tardano a scommonsignor Angelo Bazzari, presidente del- parire e la critica alle tante contraddizioni e
la Fondazione Don Gnocchi. Insieme al fra- ipocrisie del mondo degli “abili”. Ultimatello Marco e ai familiari, la funzione ha visto mente era presidente di Ledha, la Lega per
presenti tanti amici, esponenti delle associa- i diritti delle persone con disabilità.
zioni e autorità, fra cui il sindaco di Milano,
Alcuni suoi scritti sono stati raccolti nel
Giuliano Pisapia, il vice sindaco Ada Lucia volumetto “La disabilità è negli occhi di chi
De Cesaris, gli assessori comunali Marco la guarda” (Lombardiasociale.it).
La lezione di Franco Bomprezzi:
la disabilità è negli occhi di chi la guarda
■ UN GRANDE AMICO della “baracca” di
don Gnocchi. Sempre presente, quando un
incontro, un appuntamento, un convegno,
una riflessione non sarebbero stati gli stessi
senza la sua generosa disponibilità, la sua
profonda competenza, la sua garbata ironia. Franco Bomprezzi, giornalista e scrittore, amato e apprezzato da tutti per la sua
onestà intellettuale, come anche per la leggerezza e al tempo stesso la profondità con
cui negli anni ha saputo raccontare problemi e speranze di tante persone disabili, è
scomparso nel dicembre dello scorso
anno. Disabile dalla nascita (osteogenesi
spedale “Niguarda” - sono state ricordate
alcune raccomandazioni da lui scritte ai
figli, prima di un lungo viaggio con la
moglie: «Cari ragazzi, non si può solo pensare a se stessi; il farsi carico degli altri è importante perché fa toccare con mano la realtà,
crea un contesto non ostile e ci fa perdonare i
nostri difetti. Essere conta più dell’avere.
Non misurate solo gli aspetti economici della vita. Il papà e la mamma vostri hanno fatto quello che hanno saputo e potuto. Noi crediamo che tutto non finisce con la morte: di
qui derivano tante conseguenze. Dio vi illumini. Un forte, tenerissimo abbraccio».
MISSIONE UOMO
19
ardente, allestita prima alla Clinica
Capitanio e poi nella cappella dell’Università Cattolica.
Commendatore al merito della Repubblica Italiana, Martinelli
(1982-1990) nominato dal ministro
era stato studente dell’ateneo e
del Tesoro e dal governatore della
ospite del collegio Augustinianum
Banca d’Italia, amministratore,
negli anni 1958-1962 insieme - tra
sindaco e revisore di importanti
gli altri - a Giovanni Maria Flick,
banche e aziende del Paese.
Giorgio Floridia, don Marco
Il presidente della Fondazione, Felice Martinelli
Lunghi, Giovanni Mangion, Samonsignor Angelo Bazzari, lo ha
verio Mannino, Franco Pizzolato
seguito nella dolorosa malattia, in particola- e Antonio Tessitore. In Cattolica, era nel
re negli ultimi giorni e ha concelebrato la Comitato di indirizzo e nel Consiglio di
cerimonia funebre, presieduta dal cardinale amministrazione dell’Istituto Giuseppe
Dionigi Tettamanzi, arcivescovo emerito Toniolo di Studi Superiori.
della diocesi di Milano, nella basilica di SanLe spoglie del professor Martinelli sono
t’Ambrogio. Numerosi gli amici e cono- state tumulate nel cimitero di Ala di Trenscenti che hanno reso omaggio alla camera to, suo paese natale.
Attualità
IL MANIFESTO DELLA CAMPAGNA
CAMPAGNE
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I movimenti della solidarietà:
energia in aiuto dei più fragili
■ PROMUOVERE, SOSTENERE E ALIMENTARE “movimenti di vita”, perché si moltiplichino e non si interrompano mai, liberando
l’energia necessaria a portare sollievo ai più
fragili. Questa l’idea all’origine della nuova
campagna attraverso la quale la Fondazione Don Gnocchi punta a rivolgersi a un
pubblico nuovo per richiedere sostegno
alle sue numerose attività.
L’obiettivo è quello di raccontare e far
raccontare storie legate alla difficoltà, ma
anche al piacere di poter dedicare attenzione alla dimensione del movimento nelle sue
infinite sfaccettature. Dentro al concetto di
“movimenti di vita” si colloca l’idea primordiale dello stesso don Carlo Gnocchi: la
disabilità, e in generale la malattia, non
deve essere vissuta come un limite alle possibilità dell’individuo, ma come un elemento della vita stessa della persona e di chi è
chiamato ad assisterla.
Così, dalla volontà della “Don Gnocchi” di dialogare con un pubblico e con
strumenti nuovi e da uno studio mirato e
innovativo di DoxaCRM, la Customer Data
Agency del Gruppo Doxa, nasce il tema della nuova campagna, declinata sulla positività dell’idea stessa di “movimento” e sulla
circolarità che questo richiama nella sua
differenti interpretazioni. Il gesto sportivo,
il gioco, la cura e l’assistenza diventano
temi e tonalità diverse attraverso le quali far
sentire la vicinanza degli uni agli altri, di chi
ha bisogno e di chi offre aiuto.
Un vero e proprio dialogo attraverso il
web e i social network, per comunicare sensazioni, stati d’animo, azioni, immagini,
L’invito agli amici
della Fondazione
per alimentare
la nuova campagna.
Il “grazie” sincero
per i risultati
dell’SMS solidale
«Cercavamo un’idea forte dentro la quale
racchiudere le molteplici attività della Fondazione per i propri pazienti in Italia a nel mondo -aggiunge Stefano Malfatti, responsabile
del servizio Fundraising della Fondazione -,
un’idea che richiamasse grande attenzione da
parte di un pubblico nuovo, che normalmente
non guarda a queste sfere di bisogno, ma che si
incuriosisce nel momento in cui ascolta storie
reali, raccontate attraverso strumenti e linguaggi nuovi. Con “movimenti di vita” abbiamo trovato la chiave giusta».
eventi e quant’altro possa essere utile a condividere anche il più profondo dei movimenti: il motus animi.
Nuove iniziative in alcune piazze
La campagna ha avuto il via nei mesi
scorsi con l’Sms solidale a sostegno del progetto MecFES, un dispositivo per restituire
il movimento a persone con gravi danni
neurologici, brevettato dalla “Don Gnocchi”. Uno spot, anche questo focalizzato sul
concetto dei movimenti di vita, è stato rilanciato da alcuni network nazionali (in tv e
radio) invitando gli amici della Fondazione
al generoso gesto della donazione attraverso un semplice messaggio telefonico.
Numerosi, come sempre, sono stati i sostenitori che ci hanno dimostrato attenzione,
vicinanza e che generosamente hanno contribuito alla riuscita dell’iniziativa.
A tutti loro va il nostro più riconoscente
ringraziamento.
Ora la campagna prosegue, orientando
la propria attenzione verso il 5xmille. L’invito è a continuare a sostenere la Fondazione Don Gnocchi con questo semplice strumento che non costa nulla: è sufficiente,
nella dichiarazione dei redditi, firmare nel
riquadro “Sostegno del volontariato”,
oppure in quello “Finanziamento della
ricerca sanitaria” e inserire il codice fiscale
della Fondazione: 04793650583.
Ulteriori informazioni - oltre che materiale utile alle aziende per invitare dipendenti e colleghi allo stesso gesto di generosità - è consultabile e scaricabile al sito internet 5x1000.dongnocchi.it.
Quest’anno le iniziative per promuovere il 5xmille, dedicate prevalentemente a
progetti di cura, di innovazione in ambito
riabilitativo e di ricerca scientifica non si
limiteranno alla presenza sui media e ai promemoria distribuiti presso i Centri: a questi
si affiancano infatti nuove iniziative di
“guerrilla marketing” che vedono coinvolte
Far muovere, non solo commuovere
Partecipare con il proprio movimento
significa dedicare una parte di se stessi agli
altri e avere la consapevolezza che un semplice gesto, apparentemente privo di
importanza, può alleviare la sofferenza dei
più sfortunati, e farci sentire tutti parte dello stesso grande movimento: la vita.
«Siamo partiti dal concetto di movimento
- spiega Sonia Russo, direttore Clienti
DoxaCrm - inteso come movimento d’animo, come azione vera e propria e sensibilizzazione verso le tematiche della Fondazione
Don Gnocchi. Da qui abbiamo creato un
modello di digital branding con un approccio
poetico e concreto allo stesso tempo. Lo spirito è stato quello di far avvicinare le persone ai
vari servizi offerti da Fondazione secondo un
nuovo motto: “quello di far muovere”, piuttosto che far commuovere».
L’equivoco più grande del nostro tempo è considerare le nostre azioni,
i nostri gesti, come fine a se stessi.
Questo ci impedisce avere una visione più vasta di ciò che siamo.
In realtà, ognuno di noi ha un grande potere,perché ogni nostra azione libera energia,
facendone nascere un’altra.
le città di Milano, Bologna e Roma (nelle
foto, alcuni momenti). In alcune piazze
mimi, ballerini, sportivi e artisti donano i
loro movimenti dopo che i passanti li hanno
“attivati” staccando dai loro abiti alcuni
promemoria del codice fiscale della Fondazione, da scrivere nella dichiarazione dei
redditi per destinare alla “Don Gnocchi” il
proprio contributo.
Ogni movimento è quindi un “grazie” ai
tanti passanti che scelgono di gratificare la
Fondazione con questo piccolo gesto.
La campagna “movimenti di vita”, con
queste novità di linguaggi e di strumenti,
continuerà tutto l’anno attraverso cause,
iniziative, progetti e attività che coinvolgeranno il pubblico con diversi strumenti prevalentemente web: il sito www.movimentidivita.it e i profili facebook e twitter che
portano lo stesso nome. Tutti luoghi ove
ogni singolo utente potrà interagire anche
postando e caricando immagini o video, o
semplicemente scrivendo le proprie emozioni scaturite dall’idea multidimensionale
di movimento.
La vita è un circolo virtuoso composto dalla condivisione di tutti i nostri movimenti
e dall’energia che si sprigiona da essi.
I movimenti più importanti, quelli più profondi,
che partono dalla parte più intima del nostro cuore, sono i movimenti di vita.
I movimenti di vita sono un dono di se stessi a chi ne ha bisogno.
Nascono attraverso la condivisione di una passione e si trasformano in abbracci
verso chi necessita di aiuto, in carezzeper chi ha bisogno affetto,
in paroleper chi cerca ascolto, in ricerca e studioper chi aspetta risposte.
I movimenti di vita sono energia che smuove le anime.
Partecipare con il proprio movimento significa dedicare una parte di se stessi agli altri
e avere la consapevolezza che un semplice gesto quotidiano,
apparentemente privo di importanza, può alleviare la sofferenza dei più sfortunati
e farci sentire tutti parte dello stesso grande movimento: la vita.
La missione della Fondazione Don Gnocchi è promuovere e sviluppare
i movimenti di vita, affinché non si interrompano mai, e possano liberare
l’energia necessaria a portare sollievo ai più fragili.
Per farlo abbiamo bisogno anche di te, partecipa con il tuo movimento di vita!
MISSIONE UOMO
MISSIONE UOMO
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Attualità
STORIE
IMPRESE
23
La testimonianza di Rosanna:
«Al “Don Gnocchi”, una famiglia...»
«La riabilitazione è stata un percorso
lungo e difficile, fatto di piccole conquiste quotidiane - così ha ricordato
Rosanna Lambertucci -. Nei mesi che
ho trascorso accanto a lui mi sono sentita sostenuta da una forza che mi aiutava
a mantenere l’equilibrio, a non perdere
quella lucidità che quando si assiste un
malato è necessaria per prendere decisioni
molto importanti. Passavamo insieme tante
ore. All’inizio su una sedia a rotelle: cercavo di
portarlo fuori dal Centro per tentare di farlo
comunque vivere all’aria aperta. Quando poi
ha ricominciato a parlare e a camminare, facevamo lunghe passeggiate e parlavamo tanto
di progetti futuri, perché è molto importante,
quando una persona è malata, cercare di dargli una prospettiva, dargli il senso di ritrovare
una vita normale».
La serata di presentazione
al Centro “S. Maria della Pace”
È in virtù di questo legame di amicizia
che Rosannaha volutamente scelto di torna-
Nelle foto, momenti della serata al Centro “S. Maria
della Pace” di Roma della Fondazione Don Gnocchi. Sotto,
Rosanna Lambertucci con la direttrice Simonetta Mosca
re “in famiglia”, al Don Gnocchi, per condividere questa
testimonianza di affetto e di
prossimità raccontata nel
libro.
L’evento, presentato dalla
giornalista Barbara Palombelli, è stato introdotto dai
saluti della direttrice del Centro, Simonetta Mosca - che ha ricordato la
filosofia che ispira l’attività riabilitativa dei
Centri della Fondazione Don Gnocchi e che
pone al centro di ogni attenzione la persona
- e dal direttore sanitario, Fabio De Santis.
Con un’appassionata testimonianza è
intervenuta anche Annarita Pellegrino, primario fisiatra della Casa di Cura del Centro,
che ha accompagnato Alberto nel suo percorso riabilitativo, passo dopo passo.
Nutrita anche la presenza di personaggi
noti come Edoardo Vianello, Marco Liorni, l’attrice Eleonora Vallone, l’ex ministro
Margherita Boniver, l’autore televisivo
Gregorio Paolini.
FATTORE H. L’ex allievo CeFOScontro i pregiudizisui disabili
■«COSÌ, DOPOQUALCHEGIORNO di controlli, ti abbiamo trasferito in una nuova struttura, sempre a Roma, che è diventata la tua
seconda casa per tanto tempo: il “Don Gnocchi” a Ponte Milvio. Una grande famiglia che
ha condiviso con noi questo percorso riabilitativo non sempre facile...».
È così che Rosanna Lambertucci, nota
conduttrice televisiva, parla del ricovero
dell’ex marito Alberto Amodei nel Centro
“S. Maria della Pace” di Roma della Fondazione Don Gnocchi nel suo ultimo libro “E
sono corsa da te”. Il volume, edito da Mondadori, è stato presentato nell’auditorium della storica struttura della Fondazione nella
capitale, in una sala gremita di amici, operatori della Fondazione, rappresentanti del
giornalismo, della televisione e dello spettacolo: una serata dove si è parlato di dolore,
malattia, sofferenza, ma anche di condivisione, speranza, amore.
La nota conduttrice tv
racconta nel libro
“E sono corsa da te”
l’esperienza vissuta
accanto all’ex marito
riabilitato e assistito
al Centro di Roma
di Damiano Gornati
Il libro è il racconto di un’esperienza
drammatica, allo stesso tempo ricca di tenerezza e speranza, vissuta dall’autrice assistendo la persona con cui era stata sposata e
da cui si era separata vent’anni prima.
Tutto inizia il giorno in cui Alberto viene
colpito da un’emorragia cerebrale e Rosanna, non sentendolo come di consueto, si precipita da lui e si rende conto dell’accaduto.
Il resto è il racconto di un calvario - comune purtroppo a tante persone colpite da questo male - durato due anni e nei quali Rosanna ha interrotto ogni impegno di lavoro per
accudire, seguire, sostenere e accompagnare Alberto fino al recupero. Nella condivisione della sofferenza e nel corso di questo
cammino lento e faticoso, riaffiora una tenerezza nuova, rinasce il dialogo interrotto
tanti anni prima: «Le nostre strade sono tornate a unirsi nel momento del dolore».
Dopo la fase di ricovero ospedaliero,
Alberto arriva al Centro “S. Maria della
Pace, dove trascorrerà un lungo periodo di
riabilitazione. Qui gli operatori - medici,
terapisti, logopedista, infermieri - diventano co-protagonisti di un lento, progressivo
cammino verso il recupero.
■ S’INTITOLA “FATTORE H”. È il racconto autobiografico di Tyrone Nigretti, ventenne costretto su una
sedia a rotelle perchè affetto da tetraparesi spastica, ex allievo del CeFOS della Fondazione Don Gnocchi. La testimonianza disincantata, a volte cruda e rabbiosa, altre struggente e ironica, di un’infanzia e di
un’adolescenza che è perfino riduttivo definire difficili. La battaglia quotidiana contro la montagna di
pregiudizi e discriminazioni che la società di oggi ancora riserva ai disabili. «Vorrei che ciò che scrivo confida Tyrone - cambiasse gli atteggiamenti perbenisti e falsi che ancora oggi esistono nei confronti
delle persone con disabilità».
Il libro è stato presentato anche nel corso di una serata alla libreria Feltrinelli di corso Buenos Aires a
Milano, condotta da Selvaggia Lucarelli, presenti tanti amici di Tyrone con insegnanti ed educatori del
CeFOS. Una madre alcolizzata e tossicodipendente; un padre che fa perdere le proprie tracce; un uomo
malato di Aids che lo cresce come un figlio. Un ictus - a poche settimane dal parto prematuro - che lo
costringe per sempre su una sedia a rotelle. Uno slalom impossibile, lungo un
muro scosceso, tra umiliazioni, barriere, tragedie (la morte del padre adottivo e
poi quella della madre) e piccole, grandi conquiste quotidiane.
In tutto questo, l’esperienza positiva del CeFOS: «Mi iscrissi in una scuola dove il
“diverso” - si legge nel libro - non era quello su quattro ruote, una scuola dove
ogni disabile poteva andare in qualunque area della struttura volesse, una scuola che era il mondo che avevo sempre desiderato. Al CeFOS mi sono fatto molti
amici, amici veri, amici che, come me, sapevano di dover cercare ristoranti senza barriere architettoniche quando
uscivano. Amici ai quali non avevo
vergogna di chiedere di andare in giro a
divertirci, perchè grazie a loro avevo capito che
fare una vita dignitosa è un diritto di tutti. La scuola della
Fondazione Don Gnocchi è stata davvero la mia salvezza:
oltre alla mancanza di mia madre, non so se sarei riuscito a
sopportare anche di stare con persone incapaci di capirmi».
La rivincita sul “fattore H”: H di handicap, ma anche di hip
hop, la grande passione che - confessa Tyrone - gli ha salvato
la vita, insegnandogli a rialzare sempre la testa e gridare «Ci
sono!».
Handbike, partita da Milano
l’ultima sfida di Bobo Mainini
■ RINATO GRAZIE ALL’IMPEGNO dei medici e operatori
della Fondazione Don Gnocchi, è oggi protagonista
di un’avvincente maratona dedicata a don Carlo e
alla sua “baracca”. Ha infatti preso il via il 4 aprile l’impresa di Bobo Mainini, 63 anni, il quale, con la sua
handbike - nonostante l’invalidità che gli blocca il
lato destro del corpo -, raggiungerà Lecce, dopo un
percorso di oltre 1200 chilometri spalmati in 25 tappe.
Ex-pilota professionista di rally, nel 1998 a seguito di
un grave incidente automobilistico durante una gara
Mainini rimane invalido. Dopo il ricovero in ospedale e 22 giorni di coma, è stato a lungo in cura per la
riabilitazione all’IRCCS “S. Maria” Nascente di Milano della Fondazione Don Gnocchi.
La sfida ha avuto inizio la vigilia di Pasqua dalla sua
città di adozione, Corbetta (Mi): dopo esser stato
ricevuto dalle autorità comunali, tra cui il sindaco
Antonio Balzarotti e gli assessori Gabriele Randolino
e Marco Ballarini, Mainini si è recato con un gruppo
di amici al Santuario del Beato don Gnocchinel centro milanese della Fondazione: «Qui - ha sottolineato con emozione - sono rinato a nuova vita e quindi
per dire grazie ai medici ed agli operatori che allora
mi hanno rimesso in piedi, voglio rendere omaggio al
fondatore di un’opera che si occupa della cura di disabilità in tanti giovani ed anziani».
Al Santuario ha recitato una preghiera davanti all’urna di don Carlo e ricevuto insieme al suo mezzo una
benedizione impartita dal rettore, don Maurizio
Rivolta. Poi via per un’altra tappa ricca di significati:
nel pomeriggio è arrivato infatti a San Colombano al
Lambro (Mi), per una visita alla casa natale di don
Carlo e alla chiesa dove fu battezzato, con la calorosa accoglienza di tanti banini con il sindaco Pasquale
Belloni in testa. E l’agenda di Bobo prevede altri due
tour de force: a giugno fino a Medjugoriee a settembre in Spagna, con meta Barcellona.
MISSIONE UOMO
MISSIONE UOMO
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Attività
BRIANZA. Vimercate, operativo il nuovo ambulatorio
MISSIONE UOMO
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Ambulatori territoriali,
porte di ingresso dei pazienti
■ GLI AMBULATORI TERRITORIALI rivestono per la Fondazione Don Gnocchi un’importanza strategica, per via del loro ruolo di
“porte di ingresso” dei pazienti e punto di
raccordo e integrazione con l’articolata attività dei Centri, in rapporto ai modelli di
continuità assistenziale. In altre parole, gli
ambulatori rappresentano la “via che porta
alla gente”.
A monte di tutto ciò, ci sono le competenze maturate dalla “Don Gnocchi” nell’ambito dell’assistenza e presa in carico
riabilitativa delle persone più fragili, con
tutto il patrimonio culturale tecnico e scientifico che le accompagna. All’interno di
questo lungo percorso si collocano esperienze molto peculiari, che oggi coincidono
con gli obiettivi istituzionali di un welfare in
cerca di dimensioni e strategie finalizzate a
coniugare il bisogno con le risorse disponibili, decentrando sul territorio buona parte
dei servizi di assistenza socio-sanitaria alla
persona.
La Fondazione Don Gnocchi ha iniziato
Punto di raccordo
con i vari Centri
operativi nelle regioni,
sono importanti
nelle strategie di
continuità assistenziale
della Fondazione
questa politica di “apertura sul territorio”
già a metà degli anni ‘70, grazie al Centro “S.
Maria Nascente” di Milano: in quel periodo sono stati infatti avviati nella provincia
milanese alcuni poliambulatori di riabilitazione neuromotoria in località limitrofe alla
metropoli, gestiti dalla sede centrale attraverso un decentramento di personale tecnico e di strategie riabilitative collaudate.
Quell’esperienza di decentramento ha
dato il via a una nuova visione della riabilita-
zione che nel tempo ha portato ad una graduale e costante crescita dei presìdi ambulatoriali da un punto di vista sia qualitativo
che quantitativo. Per la sola Lombardia è
sufficiente citare qualche numero: oggi gli
ambulatori lombardi della Fondazione
Don Gnocchi sono in totale 22 e svolgono
un’attività di riabilitazione ambulatoriale
generale ai sensi della delibera di Giunta
regionale VII/19883 del 2004.
Proprio nella consapevolezza dell’importanza strategica di questa capillare presenza sul territorio, la Fondazione Don
Gnocchi sta lavorando per individuare
soluzioni che diano sempre maggiore visibilità ed efficienza agli ambulatori, con l’obiettivo di rendere sempre più attrattiva
l’offerta di servizi, come risposta ai veri
bisogni delle comunità locali.
La rete in Lombardia...
Le prestazioni erogate annualmente ai
pazienti in Lombardia sono nel complesso
210.000 (dati 2013) e vedono coinvolti un
■ È OPERATIVO DALLE PRIME SETTIMANE DELL’ANNO e sarà inaugurato il prossimo 4 luglio il nuovo Centro ambulatoriale della Fondazione Don Gnocchi a Vimercate (Monza e Brianza). I servizi e gli ambulatori “Don Gnocchi”
che da decenni operano nella cittadina a nord di Milano, in via Ponti, si sono trasferiti nella nuovissima struttura, con un’operazione logistico-organizzativa che andrà pienamente a regime nei prossimi mesi.
L’edificio di via per Rossino è stato concesso in comodato d’uso per 35 anni dal Comune di Vimercate alla Fondazione Don Gnocchi con l’intento di potenziare i servizi sociosanitari presenti in città e rivolti anche al vasto territorio circostante.
I nuovi spazi - progettati dalla Fondazione Don Gnocchi, che ha anche
cofinanziato l’operazione in base a una convenzione approvata a suo
tempo dal Consiglio comunale - occupano una superficie di circa
500 metri quadrati e sono attrezzati secondo i più moderni criteri
finalizzati a garantire e potenziare i servizi in regime di accreditamento con il Servizio sanitario Regionale, ampliando di molto l’offerta già presente nella vecchia sede di via Ponti: il nuovo edificio,
prevede infatti di ospitare ambulatori vari, sale d’attesa, studi medici, bagni e spogliatoi per utenti e personale, archivio, locali di servizio, una grande palestra, nonché spazi per la logopedia, la terapia
occupazionale, la psicomotricità e la fisioterapia. Rispetto al passato, migliora di molto anche l’accessibilità, grazie all’ampia dotazione
di parcheggi disponibili: un aspetto, quest’ultimo, che rappresentava
un punto critico della vecchia sede. Altri punti di forza della struttura riguardano gli aspetti dell’efficienza energetica (l’edificio è in
classe energetica A+) e della gradevolezza estetica, ritenuta elemento necessario per sottolineare la sua funzione di accoglienza per i
pazienti. Completano l’edificio l’illuminazione esterna e gli impianti
di climatizzazione, di diffusione sonora e TV, sia digitale terrestre che satellitare.
Nei lunghi anni di presenza a Vimercate, la Fondazione Don Gnocchi ha rappresentato un costante punto di
riferimento per gli operatori sociosanitari, scolastici e per le famiglie, con richieste di intervento sempre più
numerose, a volte costrette a sottostare ai limiti degli spazi della precedente sede. In base alla convenzione
tra il Comune e la Fondazione Don Gnocchi, quest’ultima potrà fruire nell’arco dei prossimi 35 anni di spazi e
strutture più ampi e funzionali, ispirati alle moderne concezioni di recupero delle disabilità; le parti interne
saranno inoltre integrate da un parco gioco tematico che avrà non solo funzioni estetiche, ma sarà organizzato con giochi e attrezzature sempre funzionali alle terapie riabilitative.
totale di 50 dipendenti e di 170 liberi professionisti.
La suddivisione nel territorio regionale
vede 12 ambulatori presenti in provincia di
Milano (Sesto San Giovanni, Cologno
Monzese, Bollate, Nerviano, Canegrate,
Santo Stefano Ticino, Legnano, Melzo, San
Giuliano Milanese, San Donato Milanese,
Segrate, Peschiera Borromeo), 3 nella provincia di Monza e Brianza (Barlassina, Lentate sul Seveso, Vimercate), 3 nella provincia di Lodi (Lodi città, Lodi Vecchio e
Casalpusterlengo), 2 nella provincia di
Como (Como città e Guanzate), uno in
quella di Varese (Villa Ponticaccia in città) e
uno in quella di Cremona (Crema).
Si tratta di una rete articolata, che fa capo
ai presìdi lombardi della Fondazione Don
Gnocchi, a cui ciascun ambulatorio fa rifermento in termini di risultati, di produttività,
di efficienza e qualità del servizio erogato.
«Da lungo tempo- precisa il dottor Diego
Maltagliati, responsabile del “Progetto
Ambulatori” della Fondazione Don Gnocchi - esiste l’esigenza di guardare al di fuori dei
nostri Centri, in piena coerenza con le intui-
zioni formulate a suo tempo da don Gnocchi:
considerata l’elevata e sempre crescente percentuale di persone che richiedono interventi
riabilitativi, la medicina riabilitativa ha un
senso solo se viene portata sul territorio, con
possibilità sia ambulatoriali, sia domiciliari:
il ruolo strategico degli ambulatori della Fondazione è principalmente questo, tenendo
anche conto del regime di convenzione che
abbiamo in essere con la Regione
Lombardia».
...e in Piemonte, Marche e Basilicata
Da segnalare infine che la presenza
ambulatoriale della Fondazione non si limita alla sola Lombardia, ma si estende anche
al Piemonte, alle Marche e alla Basilicata.
Sono complessivamente 31 (vedi cartina nella pagina a sinistra) gli ambulatori territoriali della Fondazione Don Gnocchi. Sono
infatti attivi anche un ambulatorio a Torino,
uno a Ferrandina (Matera), mentre sette
ambulatori afferiscono invece al Centro
“Bignamini-Don Gnocchi” di Falconara
Marittima (tre ad Ancona città, gli altri a
Camerano, Fano, Osimo e Senigallia).
ORGANIZZAZIONE
In vigore il nuovo modello,
i Centriaggregati in 9 presidi
25
MISSIONE UOMO
SERVIZI
■ CONTINUARE A PERSEGUIRE la mission della Fondazione, garantendone la sostenibilità economico-finanziaria, per riposizionare la “Don Gnocchi” nei nuovi e
futuri scenari della salute a livello nazionale e oltre.
Questo l’obiettivo del nuovo modello organizzativo
adottato negli ultimi mesi, per contribuire al raggiungimento degli obiettivi del Piano Industriale 2014-2019 e migliorare i processi
di presa in carico e assistenza del
paziente. Il tutto tramite un efficace ed
efficiente lavoro di squadra, condivivendo valori e metodi, nonché valorizzando e diffondendo le best practices e
le eccellenze presenti in ogni struttura.
I contenuti del nuovo modello illustrati in un apposito audiovisivo diffuso capillarmente tra gli operatori e Mons. Angelo Bazzari
pubblicato in rete sul canale istituzionale youtube della Fondazione Don
Gnocchi - sono stati presentati nell’ambito di una serie di incontri promossi in
tutti i Centri a cavallo tra la fine dell’anno scorso e l’inizio del nuovo, a cui hanno partecipato il presidente monsignor
Angelo Bazzari, il consigliere delegato
ingegner Marco Campari, il direttore
Organizzazione dottor Paolo Rolleri e
il direttore medico di Fondazione, dot- Marco Campari
tor Mauro Ricca.
Tra le novità più rilevanti, la nuova
aggregazione geografica dei Centri,
oggi articolati in presidi: Nord 1 (IRCCS
S. Maria Nascente-Milano, PalazzoloMilano, Vismara-Milano, Legnano);
Nord 2(Rovato, Pessano con Bornago e
Monza); Nord 3 (Girola-Milano, Seregno e Inverigo); Nord 4 (Malnate e Salice Terme); Nord 5 (Torino); Centro 1
(IRCCS Firenze, Marina di Massa, Colle Paolo Rolleri
Val d’Elsa, Fivizzano e Sarzana); Centro
2 (Parma e Falconara M.ma), Centrosud (Roma, Salerno e Sant’Angelo dei Lombardi) e Sud (Acerenza e Tricarico). Sono stati inoltre introdotti la Direzione
Medica e Socio-Assistenzialedi Fondazione, il Progetto “Ambulatori Territoriali” e l’Ufficio Normativa,
Conformità e Gare. Nuovo assetto anche per le Direzioni centrali (Direzione Organizzazione, Direzione
Personale, Direzione Amministrazione e Finanza e
Direzione Servizi).
«Confidiamo nel senso di responsabilità di ciascun operatore - è l’appello di presidente e consigliere delegato - perché possiamo tutti insieme superare
questo difficile momento di crisi che ha investito il
Paese e la Fondazione, rinvigoriti nella fierezza di
appartenere all’opera del beato don Gnocchi e rimotivati ad un impegno di dedizione generosamente
incondizionata ai nostri pazienti».
Attività
MISSIONE UOMO
26
Sclerosi multipla,
l’attenzione a pazienti e famiglie
■ LA CURA DELLA PERSONA con sclerosi
multipla è “una missione possibile”. Con
l’esperienza e la professionalità, frutto di
anni di costante impegno accanto ai pazienti. Con il lavoro d’équipe e l’interazione di
più figure professionali a disposizione del
malato. Con la valorizzazione delle reti tra
analoghe strutture italiane e non solo. Con la
collaborazione con le associazioni impegnate sul campo. Con l’ascolto delle famiglie e dei caregiver delle persone assistite. E,
soprattutto, senza declinare sforzi nell’ambito della ricerca scientifica, con l’occhio
attento al meglio che la tecnologia oggi può
mettere a disposizione nel percorso di riabilitazione dei pazienti e con la pronta disponibilità delle nuove terapie farmacologiche
di recente approvazione Aifa.
Il tutto, secondo quello stile “Don Gnocchi”, così efficacemente sintetizzato ormai
più di sessant’anni fa dallo stesso don Carlo
in un memorabile discorso ai medici dell’allora Fondazione Pro Juventute: «Condividere la sofferenza è il primo atto terapeutico».
«La centralità della persona umana - conferma il dottor Marco Rovaris, neurologo,
responsabile del Centro Sclerosi Multipla
dell’Irccs “S. Maria Nascente” di Milano
della Fondazione Don Gnocchi - resta fondamentale per continuare efficacemente la
nostra missione. La cura della persona con
Professionalità,
ascolto dei malati,
ricerca scientifica,
innovazione tecnologica
ed esperienza:
ecco lo stile di cura
della “Don Gnocchi”
sclerosi multipla - ce lo insegna l’esperienza
maturata nel tempo - rappresenta un atto complesso, che necessita dell’interazione tra più
figure: dal personale sanitario, medici, infermieri e terapisti della riabilitazione, ai caregiver di riferimento, familiari, amici e volontari.
La collaborazione tra tutti gli attori in gioco è
determinante per ottenere risultati significativi, partendo da una reale condivisione degli
obiettivi che si vogliono raggiungere».
L’evoluzione delle terapie
Da qui l’idea di confronti periodici con
gli stessi pazienti e le loro famiglie, l’ultimo
dei quali si è svolto nelle scorse settimane
proprio al Centro Irccs “S. Maria Nascente”
di Milano, in collaborazione con l’Associazione Italiana Sclerosi Multipla (AISM).
DA BIOGEN. Forcelink, novitàin Italia per i disturbi del cammino
■ UN’APPARECCHIATURA TECNOLOGICAMENTE AVANZATA per la riabilitazione dei disturbi del cammino da utilizzare con
i pazienti di sclerosi multipla. Un treadmill che combina realtà virtuale e riabilitazione del cammino, utilizzando un
software dedicato e un programma personalizzato di esercizi, che varia a seconda dei problemi del paziente.
L’apparecchiatura - una vera e propria novità per l’Italia, mentre è già utilizzata in alcuni Centri di riabilitazione di
Paesi del nord Europa - è stata donata da Biogen Italia all’Unità di Sclerosi Multipla del Centro Irccs “S. Maria
Nascente” di Milano della Fondazione Don Gnocchi.
“Forcelink” (questo il nome dell’apparecchiatura) permette di
impostare i parametri del cammino, rieducando il paziente alla
deambulazione, comprese tecniche e strategia di superamento di
eventuali ostacoli (presentati con un particolare proiettore), in un
ambiente sicuro e controllato. Il tutto senza la necessità di collegare marcatori o fili al paziente stesso: una sorta di tapis-roulant laboratorio e centro di formazionein pochissimi metri quadrati.
L’acquisizione del sofisticato treadmill è un ulteriore passo lungo la
strada del continuo miglioramento tecnologico del Centro di Sclerosi Multipla - così come dell’intera Fondazione Don Gnocchi - per
offrire risposte sempre più efficaci ai bisogni dei pazienti.
«Lo scopo di questa iniziativa - hanno
spiegato in apertura Rovaris e il presidente
della sezione milanese dell’Aism, Franco
Milesi, che ha sottolineato l’eccellente rapporto instaurato con la Fondazione Don
Gnocchi - è informare le persone con sclerosi
multipla sulle più recenti acquisizioni nei
diversi ambiti di cura della malattia e rendere
possibile un confronto aperto e costruttivo
con tutti gli attori coinvolti, per fare della complessità un valore aggiunto e
non un limite, condividendo domande, perplessità e dubbi dei pazienti».
All’incontro sono intervenuti molti componenti dello staff del Centro Sclerosi Multipla: la
neurologa Rosella CaMarco Rovaris
varretta, che ha approfondito le nuove prospettive sul fronte farmacologico; la fisiatra Cristina Grosso, che
ha sviluppato il tema della riabilitazione e
della terapia fisica; l’infermiera Franca Mazzoli, sul tema della gestione del rapporto con
i pazienti; la neurologa Laura Mendozzi,
circa gli approcci “non convenzionali” e lo
psicologo Dario Toffanetti, che ha illustrato
i possibili supporti della psicologia a favore
dei malati.
Particolarmente importante la parte
dedicata all’evoluzione delle terapie negli
ultimi decenni, con relativi benefici ed effetti collaterali di farmaci più sperimentati
quali il Beta-interferone peghilato, il Natolizumabe il Fingolimod, fino alle novità portate dal Teriflunomidee dall’acido fumarico Bg
12, per arrivare al nuovissimo anticorpo
Alemtuzumab.
Il futuro - su cui è in corso un’avanzata
fase di studio - sono i due nuovi anticorpi
Ocrelizumab e Daclizumab, ma soprattutto
si attende con grande impazienza la possibilità del trapianto di cellule staminali,a cui gli
operatori del settore, a partire dal Centro
Sclerosi Multipla della Fondazione Don
Gnocchi e l’intera comunità scientifica e dei
pazienti, guardano con
speranza e fiducia.
«Siamo in una situazione di straordinari cambiamenti, come non ci
sono mai stati nei secoli
passati - ha ribadito a tale
proposito il professor
Paolo Mocarelli, diretPaolo Mocarelli
tore scientifico della
Fondazione Don Gnocchi -. Le conoscenze
scientifiche oggi raddoppiano ogni 3 anni,
mentre quando ero studente io ogni 25 anni e
prima ancora, nei secoli precedenti, praticamente ogni 100 anni. L’impegno prioritario
della Fondazione e soprattutto del nostro
Irccs è dunque quello di spendersi sul fronte
della ricerca e dell’aggiornamento, mantenendo un fondamentale rapporto con le persone malate e che hanno problemi».
■ LA DEMENZA È RITENUTA UN PROBLEMA DI SANITÀ PUBBLICA e richiede la messa in atto di interventi validati,
rivolti alle persone con demenza e ai loro familiari, lungo tutto il decorso della malattia. Il progetto
“Meetingdem” (supportato da JNPD, Joint Programme - Neurodegenerative Disease Research) ha
come obiettivo di implementare e valutare l’innovativo programma di
supporto dei Centri di Incontro per persone con demenza che vivono a
domicilio e dei loro familiari, in tre Paesi europei: Italia, Polonia e Regno
Unito. In Italia, il progetto vede protagonista il Centro IRCCS “S. Maria
Nascente” di Milano della Fondazione Don Gnocchi (dr.ssa Elisabetta Farina, dr.ssa Francesca Baglio, dr.ssa Francesca Saibene).
I Centri di Incontro si sono dimostrati efficaci e sono stati implementati
positivamente in 120 realtà in Olanda. I risultati hanno dimostrato l’efficacia dell’intervento nella riduzione dei sintomi psicologici e comportamentali, nel ritardare l’istituzionalizzazione, nel miglioramento del senso di competenza dei familiari nel promuovere una maggiore collaborazione tra le organizzazioni e gli enti che si occupano della cura e dell’assistenza alle persone con demenza, oltre ad essere gradito dagli utenti.
L’implementazione dei Centri di Incontro in altri Paesi europei e il suo adattamento ai bisogni degli
utenti, agli aspetti culturali specifici e ai diversi sistemi di cura e di assistenza, permetterà di rendere
disponibile e fruibile, alle persone con demenza, ai loro familiari, di questa tipologia di intervento,
mentre ai responsabili dei servizi socio-assistenziali metterà a disposizione un metodo di intervento
utile, efficace ed efficiente nella cura delle demenze. Il progetto prevede inizialmente un’analisi delle
specifiche realtà nazionali e lo sviluppo di un piano di implementazione adattato e mirato; successivamente sarà realizzato almeno un Centro di Incontro per ogni Paese coinvolto e ne verrà valutato l’impatto sui sintomi comportamentali, sull’umore e sulla qualità di vita delle persone con demenza e sui
loro familiari, oltre al rapporto costo-efficacia del programma.
In base ai risultati ottenuti verranno suggerite linee guida e raccomandazioni per l’implementazione del programma nei diversi Paesi europei. La durata del progetto sarà di tre anni.
Un migliaio gli assistiti
La sclerosi multipla è una malattia neurodegenerativa demielinizzante, che comporta lesioni a carico del sistema nervoso centrale. Le persone ammalate di sclerosi multipla
in Italia sono circa 72.000(di cui 12.000 nella sola Lombardia). Questa malattia può
esordire a ogni età della vita, ma è diagnosticata per lo più in soggetti tra i 20 e i 40 anni di
età, in particolare nelle donne, che risultano
colpite in numero doppio rispetto agli
uomini. Per frequenza è la seconda malattia
neurologica nel giovane adulto e la prima di
tipo infiammatorio cronico.
Le cause ad oggi sono ancora in parte
sconosciute, tuttavia la ricerca ha fatto grandi passi nel chiarire il modo con cui la malattia agisce, permettendo così di arrivare a una
diagnosi e a un trattamento precoce che
consentono alle persone con sclerosi multipla di mantenere una buona qualità di vita
per anni. La malattia è complessa e imprevedibile, ma non riduce l’aspettativa di vita.
L’assistenza ai malati di sclerosi multipla
in Fondazione fu avviata negli anni Ottanta,
quando al Centro Irccs “S. Maria Nascente”
di Milano venne creato il Centro Universitario di Sclerosi Multipla (CUSM), grazie al
fondamentale apporto del professor Carlo
Lorenzo Cazzullo. Oggi sono circa un
migliaio i pazienti con sclerosi multipla in
carico al Centro della Fondazione Don
Gnocchi, metà dei quali sono seguiti con
terapie farmacologiche specifiche per la
malattia. Oltre il 30 per cento dei pazienti
proviene da altre regioni italiane.
L’Unità Operativa di Riabilitazione Neuromuscolare e Centro di Sclerosi Multipla
di Milano (intitolata proprio al professor
Cazzullo, scomparso di recente, e guidata
per anni dal dottor Domenico Caputo, presente all’incontro dello scorso aprile e al
quale i partecipanti hanno tributato un caloroso applauso) dispone di 40 posti letto di
ricovero continuativo. In relazione alla continua variabilità sintomatologica e ai diversi
risvolti, soprattutto psicologici, del paziente
e in considerazione dell’elevata evoluzione
della patologia, un’équipe multidisciplinare
fornisce cura e assistenza ai ricoverati,
rispondendo in modo qualificato ai bisogni
emergenti , specie in termini riabilitativi.
La rete dei centri per la sclerosi multipla
si avvale complessivamente in Italia di circa
250 strutture, delle quali oltre 30 si trovano
in Lombardia. E proprio a Milano, sempre
lo scorso aprile, si è svolta la ventesima conferenza annuale RIMS (Rehabilitation in
Multiple Sclerosis), la rete europea sulle
best practice e sui risultati della ricerca
scientifica, alla quale il dottor Rovaris e il
Centro Sclerosi Multipla della Fondazione
Don Gnocchi hanno portato il proprio prezioso contributo.
MISSIONE UOMO
PROGETTO EUROPEO
Il modello dei Centri di Incontroper le persone con demenza 27
SERVIZI
Attività
SERVIZI
RETE . Avviato il dipartimento di Neuropsichiatria infantile
MISSIONE UOMO
28
CARE Lab, approccio innovativo
alla riabilitazione pediatrica
■ L’EVOLUZIONE DELLA TECNOLOGIA ha
prodotto effetti che, oltre a modificare
radicalmente la nostra quotidianità, da
diverso tempo sono entrati a fare parte
anche dei percorsi riabilitativi, in particolare nel contesto della riabilitazione pediatrica. In questo ambito, però, nonostante i
numerosi esempi di utilizzo di tecnologie
avanzate (dall’utilizzo di consolle per
videogiochi a specifici software per la riabilitazione motoria e/o cognitiva) e i relativi
incoraggianti risultati, queste modalità di
intervento non sono ancora entrate nella
routine riabilitativa.
Su queste tematiche di grande e crescente interesse, da diverso tempo e in
un’ottica multidisciplinare l’Unità Operativa di Neuropsichiatria e Riabilitazione
dell’Età Evolutiva (Uonpia) del Centro
Irccs “S. Maria Nascente” di Milano collabora con il Citt (Centro per l’Innovazione
e il Trasferimento Tecnologico) della stessa Fondazione allo studio, sviluppo e validazione di metodi, modelli e strumenti
innovativi per una migliore efficacia dell’attività clinica e riabilitativa, sempre più
vicina alla quotidianità del bambino.
Da un paio di anni all’Uonpia è stato
avviato un protocollo riabilitativo sperimentale mediante l’utilizzo della realtà virtuale rivolto a bambini con deficit neuromotori (emiparesi). I risultati dello studiopilota hanno evidenziato un elevato gradimento da parte dei bambini di questo nuovo approccio e soprattutto un miglioramento delle loro capacità motorie.
Un laboratorio
d’avanguardia
anche con l’utilizzo
della realtà virtuale
per coinvolgere
attivamente
i pazienti più piccoli
di Ivana Olivieri e Paolo Meriggi
neuropsichiatra infantile e responsabile
laboratorio di Integrazione Tecnologie Biomediche,
Centro Irccs “S. Maria Nascente”, Milano
Tre stanze multimediali
a partire dalla realtà virtuale
La scelta di usare tecnologie avanzate
nella pratica clinica e riabilitativa non
risponde tanto ad un generico desiderio di
modernità, nel tentativo di allinearsi alla
tecnologia presente nella quotidianità dei
bambini (smartphone, tablet, consolle di
videogioco…), quanto piuttosto alla valutazione delle potenzialità offerte da un utilizzo appropriato e controllato delle tecnologie.
Per questo motivo, anche a partire dalla
positiva esperienza con la realtà virtuale, si
è pensato che fosse necessario creare uno
spazio dove potere studiare potenzialità e
limiti delle nuove tecnologie, oltre che defi-
nire e validare protocolli riabilitativi che le
utilizzino: nasce così il laboratorio per la
riabilitazione assistita al computer o
CARE (Computer Assisted REhabilitation) Lab.
In questo laboratorio saranno selezionate e tra loro integrate le tecnologie avanzate, che promuovano un coinvolgimento
attivo del bambino, sostenendo la sua partecipazione e motivazione durante l’esercizio riabilitativo. Per questo, le soluzioni
tecnologiche selezionate andranno adeguatamente “nascoste” e integrate nel contesto reale, in modo da risultare minimamente invasive e garantire un’esperienza
ludica che si avvicini il più possibile alla sua
quotidianità.
Concretamente, il CARE Lab si articolerà in tre spazi, opportunamente allestiti:
una prima stanza multimediale “hi-tech”
(alta tecnologia), una stanza di controllo e
supervisione e una stanza “low-tech” (bassa tecnologia).
La prima stanza sarà attrezzata con strumentazione audio-video all’avanguardia,
per permettere ai bambini di svolgere attività di riabilitazione motoria e cognitiva,
sotto forma di gioco interattivo presentato
in una realtà virtuale semi-immersiva. L’attività del bambino verrà rilevata tramite i
sensori e i dispositivi di misura presenti (e
nascosti) nel laboratorio e l’elaborazione di
queste informazioni fornirà le misure
quantitative necessarie al monitoraggio del
suo percorso riabilitativo.
La stanza “low-tech” è invece pensata
■ AL FINE DI MEGLIO PERSEGUIRE OBIETTIVI DI QUALITÀ TECNICO SCIENTIFICA nell’assistenza specialistica, di sviluppo
dell’attività scientifica e di aggiornamento continuo tecnico professionale e gestionale settoriale è stato
istituito in Fondazione Don Gnocchi un Dipartimento di Neuropsichiatria e Riabilitazione dell’Età Evolutiva
(Dnpree) per le specifiche attività presenti nei presidi della Fondazione stessa. Il dipartimento è collocato
all’interno dell’Irccs “S. Maria Nascente” di Milano, dove è già presente una Unità
operativa di Neuropsichiatria Infantile. Il responsabile del Dipartimento è la professoressa Lucia Angelini, già responsabile della Neuropsichiatria Infantile dell’Irccs di
Milano, che si avvarrà di un Consiglio di Dipartimento costituito dai medici specialisti referenti di presidio o struttura e dai coordinatori dei terapisti.
In ogni Presidio, o Presidio dotato di rilevante attività di Neuropsichiatria e Riabilitazione dell’Età Evolutiva, è individuato un medico specialista di neuropsichiatria
infantile direttamente responsabile dell’attività locale e referente particolare nell’ambito del Dipartimento in qualità di componente del Comitato di Dipartimento.
Tra gli obiettivi del dipartimento, l’ottimizzazione delle risorse e degli spazi a disposizione necessari al raggiungimento e mantenimento di elevati standard assistenziaLucia Angelini
li, stimolando e favorendo un ambiente capace di esprimere eccellenze professionali; la promozione di iniziative di nuove attività garantendo efficacia, efficienza, etica e sostenibilità economica; la partecipazione e collaborazione a iniziative nell’ambito della ricerca scientifica con particolare
attenzione alla innovazione nell’ambito della riabilitazione tecnologicamente assistita e alla ricerca traslazionale; la promozione di network di patologie caratterizzanti alcune attività specialistiche comunemente
svolte all’interno dei presidi e delle strutture, con particolare attenzione alle disabilità cognitive, all’autismo, ai disturbi specifici di apprendimento, alla disabilità grave di origine neuropsichica, raccordandosi in
questo modo sia all’attività clinica che di ricerca.
cati anche i computer dedicati alla costruzione dell’esperienza virtuale e per la raccolta dei dati.
per potere sviluppare e valutare attività
riabilitative che utilizzino attrezzature
simili a quelle normalmente presenti nel
contesto domiciliare (ad esempio le consolle di videogiochi), per consentire al
bambino di proseguire a casa una parte
dell’attività svolta presso i Centri. In
un’ottica di continuità della cura, inoltre,
grazie anche a strette collaborazioni con
importanti aziende (ad esempio Microsoft), verranno studiate e realizzate forme
di monitoraggio e supervisione a distanza
da parte dell’operatore.
Le attività svolte in entrambe queste
stanze potranno inoltre essere supervisionate attraverso specchi unidirezionali dalla stanza di controllo, dove verranno collo-
L’operatore protagonista,
sessioni più personalizzate
Va sottolineato che la presenza delle
soluzioni tecnologiche non è pensata per
sostituirsi all’operatore, che rimane un
indispensabile protagonista del processo
riabilitativo, ma ha lo scopo di promuoverne e supportarne l’azione. Grazie alla presenza di queste soluzioni, infatti, l’operatore potrà ad ogni sessione personalizzare e
adattare il più possibile gli esercizi ai bisogni ed alle caratteristiche del bambino in
quel momento, raccogliendo misure quantitative e indici sull’attività svolta, agevolando il monitoraggio del percorso riabilitativo e della sua efficacia.
Ovviamente, per sfruttare appieno le
potenzialità di questo innovativo tipo di
approccio riabilitativo, saranno necessari
opportuni percorsi di formazione per gli
operatori.
Questo approccio, caratterizzato da una
prospettiva di riabilitazione coinvolgente,
personalizzata e quantitativa, basata su un
utilizzo controllato delle nuove tecnologie,
potrà in futuro e con i necessari adattamenti essere esteso anche ad altri bisogni riabilitativi. In questa direzione, nonostante lo
sviluppo sia soltanto all’inizio, il CARE Lab
sembra rappresentare a pieno titolo un elemento chiave per un approccio innovativo
alla riabilitazione pediatrica
MILANO
Riabilitazione cardiologica,
nuovoconcetto di palestra
■ LA RIABILITAZIONE CARDIOLOGICA al Centro Irccs “S.
Maria Nascente” di Milano ha da poco adottato un
nuovo concetto di palestra riabilitativa. Sono state
infatti recentemente rinnovate tutte le strumentazioni esistenti. Attualmente la palestra di riabilitazione
cardiologica dispone di 9 cyclette, una
cyclette recumbent (cyclette con
pedalata in posizione orizzontale), due
tapis roulant di cui uno con possibilità
di imbrago di sicurezza per i pazienti
più instabili dal punto di vista del cammino e 12 telemetrie, che trasmettono
alla postazione dei fisioterapisti il tracciato elettrocardiografico.
La particolarità della palestra, tra
le più grandi in Lombardia, non è deter- Monica Tavanelli
minata solo dalla nuova strumentazione, ma dalla modalità di gestione dei protocolli riabilitativi. Le apparecchiature sono tutte programmabili
e regolabili nell’assetto relativo al paziente (altezza
delle selle e altezza del tapis roulant) e nel protocollo
riabilitativo dalla postazione del fisioterapista accanto ai due monitor. Ciò consente di gestire l’andamento della seduta riabilitativa, visionando contemporaneamente i tracciati elettrocardiografici dei pazienti
che in quel momento svolgono l’attività fisica.
L’andamento dell’intero ciclo riabilitativo o semplicemente della seduta giornaliera può essere programmato e regolato automaticamente dal computer, qualora il medico o il fisioterapista lo ritenessero
opportuno, con impostazione della frequenza cardiaca “target”. In questo caso la durata e la durezza (wattaggio) applicata ai pedali verrà gestita in automatico
dal software. Il computer permette inoltre una preimpostazione delle sedute per gruppi di pazienti (sino
a 12 contemporaneamente), consentendo nell’ambito
del gruppo il programma individuale per ogni paziente. Al termine del programma, nella cartella del
paziente può essere inserita la stampa del protocollo
riabilitativo utilizzato e dei risultati ottenuti.
Tutte queste specificità rendono la palestra riabilitativa cardiologica un orgogliodal punto di vista tecnologico, nonché un utile strumento per agevolare il
lavoro di tutti gli operatori che quotidianamente si
dedicano alla riabilitazione dei pazienti cardiopatici.
Dott.ssa Monica Tavanelli
Resp. Riabilitazione Cardiologica
Centro Irccs “S. Maria Nascente” - Milano
Attività
SERVIZI
PROGETTI SPERIMENTALI
Nuovo reparto protetto
per anziani con “demenze” lievi
La struttura con 18 posti letto è stata attivata
all’Istituto “Palazzolo” di Milano. Sempre più intenso
l’impegno “Don Gnocchi” sul fronte Alzheimer
di Adonella Pedotti
■ AL FINE DI POTER RISPONDERE all’incremento delle patologie della popolazione
anziana, dalla fine dello scorso mese di marzo è attivo presso l’Istituto “Palazzolo-Don
Gnocchi” di Milanoun nuovo “reparto protetto” dedicato ad anziani con malattia di
Alzheimer e decadimento cognitivo. La
nuova unità si trova al primo piano della
LA SCHEDA. Alzheimer, le strutture della Fondazione
■ L’ATTENZIONE DELLA FONDAZIONE DON GNOCCHI ALL’ETÀ SENILE E AI SUOI PROBLEMI ha portato ad individuare un modello organizzativo basato sulla la presa in carico complessiva del paziente attraverso un approccio integrato e multidisciplinare. L’assistenza ai pazienti con Alzheimer prevede un intervento di cura globale e personalizzato, che
tocca tanto gli aspetti medico-sanitari quanto quelli umani e relazionali. Accanto alle specifiche attività sanitarie
e riabilitative, sono proposti programmi di animazione sociale e collettivi, volti il più possibile al contenimento
della situazione che ha determinato il ricovero. L’ampio spettro di iniziative assistenziali è inoltre supportato da
un’intensa e riconosciuta attività di ricerca scientifica e di formazione tecnico-professionale agli operatori.
Questi i Centri “Don Gnocchi” particolarmente specializzati nella cura della patologia di Alzheimer.
✔ ISTITUTO PALAZZOLO - MILANO • Nucleo Alzheimer di 30 posti letto all’interno della Residenza Sanitaria Assistenziale (RSA) • Nuovo reparto protetto con 18 posti letto • UVA - Unità di Valutazione Alzheimer
✔ CENTRO GIROLA - MILANO • Nucleo Alzheimer di 20 posti letto all’interno della Residenza Sanitaria Assistenziale
(RSA) • Centro Diurno Integrato Alzheimer (CDIA) di 15 posti • UVA - Unità di Valutazione Alzheimer • Giardino Alzheimer
✔CENTRO S. MARIA DELLA PROVVIDENZA – ROMA • Reparto di eccellenza “S. Maria Goretti” di 30 posti letto • Giardino
Alzheimer
✔POLO SPECIALISTICO RIABILITATIVO - (MT)• Residenza Sanitaria Assistenziale di 20 posti letto per pazienti con patologie prevalentemente neurodegenerative e dementigene
sezione “Montini”. Interamente rinnovato
dal punto di vista strutturale e alberghiero, il
reparto è in grado di accogliere 18 pazienti,
alloggiati in camere confortevoli a due letti.
La popolazione censita a Milano nel 2011
è di 1.324.110 residenti, il 24 per cento dei
quali ha un’età superiore a 65 anni. In tutto il
Paese attualmente sono diagnosticati più di
400 mila nuovi casi l’anno di decadimento
cognitivo, il 60 per cento dei quali con malattia di Alzheimer. Si tratta di situazioni con
complesse problematiche assistenziali, di
fronte alle quali le famiglie e la rete dei caregiver sono spesso disarmate: di qui l’impegno
ormai pluriennale della Fondazione Don
Gnocchi e la messa a punto di questo ulteriore servizio, vero e proprio ambiente idoneo
ad ospitare pazienti meno gravi.
La “Residenza Arcobaleno”
dal 2005 per i casi più gravi
L’Istituto “Palazzolo-Don Gnocchi”,
forte dell’esperienza acquisita negli anni nella cura delle patologie connesse al decadimento cognitivo, dispone già dal 2005 di un
vero e proprio Nucleo Alzheimer (“Residenza Arcobaleno”), costituito da 30 posti
letto, destinato ad anziani dementi con gravi
turbe comportamentali, per i quali è necessaria una organizzazione assistenziale specifica. Al Nucleo opera un’équipe multidiscipli-
narecomposta da medici (geriatra e fisiatra),
infermieri, fisioterapisti, personale di assistenza (ASA e OSS), psicologo, assistente
sociale e assistente spirituale, oltre alla presenza di un medico di guardia disponibile
sulle 24 ore tutti i giorni. All’interno dell’Istituto è attivo un Polo Volontari opportunamente formato, che svolge attività di supporto durante la somministrazione dei
pasti e in collaborazione con il Servizio Animazione promuove eventi culturali e
momenti di socializzazione.
La completezza dei servizi offerti dal
“Palazzolo” garantisce per i degenti del nuovo reparto che le eventuali visite medicospecialistiche e gli accertamenti diagnostici,
se necessari e richiesti dal medico di reparto,
possano essere attivate direttamente presso
le strutture convenzionate o presso il
poliambulatorio specialistico dello stesso
Istituto. In tali casi sarà la struttura a farsi
carico di organizzare l’appuntamento e l’eventuale trasporto del paziente.
Ove richiesto dall’équipe medica, sarà
inoltre possibile, avvalendosi del Servizio
Informazione e Valutazione Ausili presente
in Istituto, poter usufruire di carrozzine e
ausili standard per la mobilizzazione; eventuali ausili personalizzati di postura o per la
mobilizzazione verranno richiesti dal medico prescrittore e, conseguentemente, sarà
avviato l’iter per la fornitura tramite ASL.
Per informazioni: Punto Accesso Servizi Socio Sanitari (PASS) allo 02 397035493310, oppure alla mail [email protected]. Il PASS ha il compito di attivare il
contatto tra famigliari e il Servizio Sociale
per la valutazione delle richieste di ricovero.
31
MISSIONE UOMO
MISSIONE UOMO
30
Casa Aurora, due anni di attività:
già ospitati temporaneamente 80 anziani
■ “CASA AURORA”, soluzione abitativa temporanea
che la Fondazione Don Gnocchi gestisce con Associazione Sarepta presso l’edifico “Padre Beccaro” a
Milano (zona Fiera MilanoCity), compie due anni
tagliando il traguardo degli 80 ospiti anziani accolti
che, anche in momenti diversi, hanno usufruito del
servizio di ospitalità temporanea.
La realtà, nata anche grazie ad un importante
contributo di Fondazione Cariplo, conferma di essere in grado di muovere i suoi passi con sicurezza e solidità. L’86% degli ospiti accolti sono ultrasettantenni,
mentre il 60% è costituito da donne; più di tre ospiti
su quattro sono stati accolti per un periodo non
superiore ai quattro mesi, confermando la caratteristica di “temporaneità” che la struttura ha voluto
darsi fin dall’inizio.
L’obiettivo finale infatti resta quello di offrire
un’opportunità di “assistenza” per il periodo di tempo necessario ad attivare una rete di sostegno che
permetta il rientro protetto al proprio domicilio o in caso di necessità - il ricovero in una strutture di lungodegenza (RSA o altro).
L’oggettiva conformazione logistica di “Casa
Aurora” (cinque camere doppie e una singola) e la
presenza di ampi spazi comuni (cucina, sala pranzo,
sala lettura) favoriscono quotidianamente il contatto tra gli ospiti, stimolando relazioni comunicative
che, in molti casi, si sono trasformate in vere e proprie relazioni di amicizia, anche tra i familiari.
Inserendosi in un ambito di assistenza più di tipo
comunitario che residenziale, pur non mancando le
necessarie cadenze giornaliere legate principalmente alle fasi dell’igiene personale, dei pasti e del ritmo
sonno-veglia, l’accoglienza in “Casa Aurora” mira a
rispettare le singole esigenze degli ospiti, garantendo loro piena libertà di scelta rispetto alla partecipazione o meno alle varie attività proposte giornalmente dal personale.
Laboratori animativi, attività motoria, intratteni-
mento serale ma anche assistenza diretta nella cura
personale, supervisione infermieristica e servizio di
assistenza sociale. Il tutto sotto lo sguardo attento di
operatori socioassistenziali qualificati, ma anche
degli oltre venti volontari che, alternandosi, hanno
garantito e garantiscono una presenza media mensile di circa 200 ore, favorendo uno sviluppo cordiale,
solidale ed amicale del tempo giornaliero degli ospiti della casa. Recentemente il gruppo di volontari si è
arricchito della presenza di giovani - alcuni dei quali
appartenenti ai gruppi scout delle parrocchie della
zona 8 di Milano - desiderosi di intraprendere questa
bella esperienza intergenerazionale, peraltro già
avviata con ottimi risultati, nel corso del biennio, con
i bambini della scuola primaria presente all’interno
dell’edificio “Padre Beccaro, favorendo risvegli emozionali e partecipazione proattiva ed alleviando
alcune fragilità.
Situazioni difficili e complesse come possono
essere una temporanea situazione di solitudine, un
alloggio inadatto, l’assenza o la lontananza temporanea di figli o assistenti familiari, una repentina dimissione ospedaliera, uno sfratto esecutivo senza
immediate soluzioni abitative alternative continuano a trovare una soluzione nel progetto innovativo di
“Casa Aurora”, che a distanza di due anni dalla sua
attivazione resta un punto di riferimento solido.
Inoltre le recenti disposizioni regionali, sempre
più mirate al sostegno della famiglia e dei suoi componenti fragili, con l’introduzione del sostegno economico (voucher sociale) indirizzato anche a strutture di residenzialità leggera, permetteranno a “Casa
Aurora” non solo di consolidare la propria presenza,
garantendo servizi sempre più efficienti e di qualità,
ma anche di allargare il bacino di utenza, estendendo
l’accoglienza anche a ospiti in difficoltà finanziaria.
Rino Malengo
Achille Lex
Servizi Territoriali - Istituto “Palazzolo-Don Gnocchi”, Milano
Attività
ANNIVERSARI
33
Torino, il Centro festeggia
il traguardo dei 65 anni sui “colli”
■ IL CENTRO “S. MARIA AI COLLI” di Torino taglia nel 2015 l’importante traguardo
dei 65 anni di attività a servizio dei più
deboli. Situato in una splendida posizione
nel verde della collina torinese (di qui il
nome “Santa Maria ai Colli”), fu acquisito
dalla Fondazione nel 1950. Don Gnocchi,
che già nel ‘49 aveva manifestato l’intenzione di fondare in Piemonte una «sezione per
la lotta contro la paralisi infantile» e per il
recupero dei bimbi affetti dalla malattia,
volle che il centro di Torino ricoverasse
mutilatini provenienti da tutt’Italia (il
numero delle segnalazioni era in crescita) e
ospitasse i giovani degli altri collegi durante
le vacanze estive.
«Questi cari mutilatini costituiscono una
porzione eletta del mio gregge e le loro sofferenze hanno diritto alle primizie dell’affetto
paterno dell’Arcivescovo... Per parte nostra
cercheremo di rendere meno triste la loro
vita». Sono le parole dell’allora arcivescovo
di Torino, cardinale Maurilio Fossati, scritte nella lettera di approvazione dell’Opera
torinese voluta da don Carlo Gnocchi,
datata 14 novembre 1950. Un legame, quello con la diocesi subalpina, che si spiega
La storica struttura
piemontese
fu inaugurata
dal presidente Einaudi
il 13 novembre 1950.
Un cammino sempre
al servizio della vita
anche perché l’opera di don Gnocchi si
innestava perfettamente nella tradizione
dei santi sociali torinesi come don Bosco e
Leonardo Murialdo dediti al recupero dei
giovani più poveri e nell’opera caritativa del
Cottolengo.
Don Gnocchi, infatti, mise a punto nel
Centro “S. Maria ai Colli” un’opera che per
i mutilatini era allo stesso tempo educativa e
caritativa, una “cattedra-laboratorio di
carità” dove si sperimentava la formidabile
tensione educativa di don Bosco e la smisurata fede nella Divina Provvidenza.
E così accadde: l’opera fu inaugurata il
13 novembre 1950 dall’allora presidente
della Repubblica Luigi Einaudi. Preziosi
collaboratori di don Gnocchi furono fin dai
primi momenti i Fratelli delle Scuole Cristiane che, con spirito missionario, si dedicarono alla gestione del
Collegio per più di vent’anni. Il loro impegno
nel servizio educativo,
prima dei mutilatini, poi
dei poliomielitici, fu
esemplare. Il Collegio
ospitava circa 400 ragazzi e a essi forniva una preziosa occasione di studio
e di formazione profes- Luigi Cremasco
sionale, una specializzata terapia riabilitativa e un cammino di crescita umana e spirituale.
Nel 1960 vennero ampliate le strutture
fisioterapiche del Centro, nell’ottica di
rispondere al crescente numero di ragazzi
poliomielitici. Debellato il flagello della
poliomielite, la Fondazione rivolse l’attenzione verso i bambini portatori di handicap
molto gravi e verso nuovi modelli di attività
sanitaria come l’ambulatorio per adulti
affetti da patologie gravemente invalidanti.
Il progressivo incremento dell’età media e il
significativo invecchiamento della popolazione spinse infatti la Fondazione a modificare, nel 1981, il proprio statuto, abolendo
ogni limite di età nei soggetti da riabilitare.
Punto di riferimento
della sanità regionale
I decenni più vicini ai giorni nostri, portano con sé importanti e decisivi cambiamenti: nel 1985 il Centro di Torino vede
infatti l’apertura di un reparto di degenza
finalizzato all’intervento riabilitativo per
adulti, che nel 1997 verrà poi ampliato con
un importante intervento di adeguamento
e il raddoppio dei posti letto.
Risale inoltre agli anni Ottanta l’avvio
delle prime esperienze di terapia domiciliare da parte del Centro torinese, finalizzate a
seguire il paziente anche dopo la dimissione, nella critica fase del reinserimento nell’ambiente familiare: medici, fisioterapisti,
logopedisti e psicologi pongono le proprie
competenze al servizio dei malati che non
sono in grado di recarsi in ambulatorio,
valutando attentamente l’ambiente domestico e impostando di conseguenza un lavoro sull’autonomia più personalizzato.
Nel 1990 nasce presso il Centro di Torino anche il Servizio Informazione Valutazione Ausili (con il nome di Dedalus), con
lo scopo di fornire informazioni qualificate
e consulenze personalizzate ad ogni utente
LA SCHEDA. L’attivitàdella Fondazione Don Gnocchi a Torino
✔ CENTRO S. MARIA AI COLLI: 66 posti lettodestinati a pazienti affetti da patologie ortopediche e neurologiche, che
necessitano di terapia riabilitativa intensiva ed estensiva.
• Riabilitazione neuromotoria • Riabilitazione ortopedica •
Riabilitazione neurologica • Servizio informazione e valutazione ausili • Idrokinesiterapia (riabilitazione in acqua) •
Logopedia • Riabilitazione ambulatoriale e domiciliare
✔ AMBULATORIO DI VIA LIVORNO: la riabilitazione è rivolta a
pazienti affetti da patologie ortopediche, neurologiche e da
disturbi del linguaggio, anche in età evolutiva.
• Rieducazione neuromotoria • Rieducazione funzionale • Rieducazione posturale • Massoterapia • Psicomotricità • Logopedia • Terapie fisiche
✔ PRESIDIO AUSILIATRICE- DON GNOCCHI: 50 posti letto destinati all’assistenza di pazienti affetti da Gravi Cerebrolesioni Acquisite.
• Riabilitazione specialistica • Valutazione e verifica della corretta postura del paziente sia a letto che in carrozzina • Colloquio e sostegno psicologico • Anamnesi della personalità premorbosa del paziente nell’ambito familiare, sociale e lavorativo • Counselling informativi con i familiari • Definizione del programma alimentare per l’adeguato apporto calorico e nutrizionale del paziente disfagico • Prescrizione di ortesi, protesi ed altri ausili • Ambulatorio Polispecialistico • Radiologia • Diagnostica per immagini
MISSIONE UOMO
MISSIONE UOMO
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rispetto agli ausili tecnici per facilitare l’autonomia e la mobilità in tutti gli ambienti di
vita quotidiana.
Nel 2004, grazie alla generosità di un
benefattore, si è infine aggiunta una nuova
ala che ha permesso di incrementare i servizi all’insegna della qualità e di consolidare la
capienza degli attuali 66 posti letto destinati a pazienti affetti da patologie ortopediche e neurologiche, che necessitano di terapia riabilitativa intensiva ed estensiva.
Il potenziamento degli interventi riabilitativi attuato in questi ultimi anni pone il
Centro “S. Maria ai Colli” quale significativo punto di riferimento nel panorama sanitario piemontese.
Nel 2005 la Fondazione Don Gnocchi
ha acquisito anche il “Presidio Ausiliatrice” di Torino, in precedenza gestito dalla
Congregazione Suore di Nostra Signora
Ausiliatrice di Montpellier: questa struttura riabilitativa agisce oggi in stretto coordinamento e collaborazione con il Centro “S.
Maria ai Colli”, all’interno del Presidio
Nord 5 della Fondazione, diretto dal dottor
Luigi Cremasco.
PIEMONTE. Nominati i nuovi verticidi Asl e ospedali
Don Gnocchi
con il presidente
Einaudi
all’inaugurazione
del Centro di Torino.
Nelle altre foto,
immagini attuali
della struttura
■ NOMINATIIDIRIGENTI chiamati a guidare le Asl e gli ospedali piemontesi. Sono 16, decisi nelle scorse settimane dal governatore Sergio Chiamparinoe dall’assessore alla Sanità Antonio
Saitta (nella foto). Per quanto riguarda le Asl con competenza sui Centri torinesi della “Don
Gnocchi”, alla To1 è stato nominato Giovanni Soro, direttore generale del Pio Albergo Trivulzio, mentre all’Asl To2 Valerio Alberti. Queste le altre nomine: Asl To3 Flavio Boraso, Asl To4
Lorenzo Ardissone, Asl To5 Massimo Uberti, Ospedale San Luigi Stefano Manfredi , Mauriziano Silvio Falco, Aso Alessandria Giovanna Baraldi, Asl Alessandria Gilberto Gentili, Asl
Asti Ida Grossi, Asl Vercelli Chiara Serpieri, Asl Biella Gianni Bonelli, Asl Novara Adriano Giacoletto, Asl Vco Giovanni Caruso, Asl Cn1 Francesco Magni, Aso Cuneo Corrado Bedogni.
Attività
SERVIZI. Lo Sportelloe una guida per pazienti e familiari
MISSIONE UOMO
34
Distonie nel Parkinson,
a Parma trattamento d’efficacia
■ NELLA MALATTIA DI PARKINSON con il
passare del tempo si presentano alterazioni
della postura, dell’equilibrio e del cammino, quali l’instabilità posturale, il freezing
del cammino e i disturbi assiali definiti sintomi “farmaco-resistenti”.
Al trattamento medico-chirurgico si
associa quindi in maniera crescente il trattamento riabilitativo, visto come parte essenziale nella cura della malattia, in particolare
per questi sintomi. La riabilitazione è un
processo che ha lo scopo di facilitare e di
migliorare il recupero sensitivo-motorio
dei pazienti, favorendo l’apprendimento di
nuove strategie atte a compensare le alterazioni funzionali conseguenti al danno subito.
L’innovativo modulo
diagnostico-terapeuticoriabilitativo, attivato al
Centro “S. Maria ai Servi” di Parma della Fondazione Don Gnocchi
punta proprio al miglioramento della postura
nelle distonie del rachide Michele Rossi
Tossina botulinica
e riabilitazione
assicurano significativi
miglioramenti
nelle alterazioni
della postura
di alcuni pazienti
di Michele Rossi e Massimo Bacchini
Sportello Parkinson
Centro “S. Maria ai Servi” , Parma
nelle persone affette da malattia di Parkinson, grazie a un trattamento con l’inoculazione mirata con tossina botulinica, in sincronia con il trattamento riabilitativo. Passano da qui i miglioramenti ottenuti in questi anni sui numerosi pazienti.
Tra i vari disturbi torsionali del rachide si
possono riscontrare l’atteggiamento in fles-
sione laterale (sindrome di Pisa) e la camptocormia (o flessione anteriore del tronco), che secondo la letteratura scientifica
internazionale sono presenti con una frequenza
tra il 4 ed il 16% dei soggetti parkinsoniani.
Nella pratica clinica
sviluppata al Centro
“Don Gnocchi” è previsto un protocollo di
simultaneità tra il trattamento botulinico e
quello riabilitativo, che
Massimo Bacchini
costituisce un requisito
necessario per la sua efficacia.
Non è quindi un trattamento per tutti: è
infatti fondamentale differenziare la sindrome di Pisa e la camptocormia dalla scoliosi e dalla cifosi strutturate. La scoliosi
rappresenta una deformità che colpisce la
colonna vertebrale fino ad incurvarla lateralmente in modo permanente e fisso,
creando alterazioni anatomiche non modificabili volontariamente.
La sindrome di Pisa e la camptocormia
sono invece disturbi funzionali della
muscolatura, che non hanno origine strutturale ossea, cioè non riguardano la morfologia della colonna vertebrale (rachide) e
non sono quindi patologie da confondere
con la scoliosi e la cifosi.
Sindrome di Pisa e camptocormia
Le distonie nella malattia di Parkinson e
in particolare la sindrome di Pisa e la camptocormia traggono giovamento dalla somministrazione della tossina botulinica ed è
per questo motivo che tale scelta rappresenta la base dell’innovativo trattamento basato sull’elettromiografia dinamica.
La tossina botulinica è una neurotossina
prodotta da un batterio, il clostridium botulinum, in grado di indurre una paralisi
muscolare focale, graduale e reversibile. Il
razionale del trattamento con tossina botulinica è quello di indurre, nei muscoli iniettati, una “debolezza” sufficiente ad abolire gli
spasmi, ma non tale da provocare la paralisi
completa. La riduzione selettiva della contrattilità muscolare dipende dalla dose iniettata di tossina botulinica ed è comunque
sempre reversibile. Per il mantenimento del
beneficio è indispensabile che il trattamento sia ripetuto nel tempo ad intervalli regolari, generalmente ogni sei mesi.
Per la selezione del paziente idoneo, il
Centro “S. Maria ai Servi” segue dei criteri
di inclusione che valutano tra l’altro la stadiazione della malattia di Parkinson, la tipologia della distonia, se c’è una buona risposta alla levodopa e alla terapia dopaminergica, se non sono presenti fluttuazioni motorie e se all’elettromiografia statica ad ago
non risultano segni di miopatia.
Con l’elettromiografia dinamica vengono individuati i muscoli del “bending”, si
vanno cioè a scegliere quali sono i muscoli
interessati dalla pendenza. Attraverso l’elettromiografia statica ad ago- che valuta il
livello di iperattività del muscolo misurando la sua attività elettrica - si guida l’inoculazione del farmaco; tramite essa, si collega
con il computer un elettrodo di derivazione ad ago infisso nel muscolo e si verifica se
l’ago è nel punto giusto. Se il muscolo presenta iperattività, significa che il muscolo
scelto è giusto e sulla guida dell’ago viene
iniettato il botulino, il muscolo si rilassa e la
colonna vertebrale tende a raddrizzarsi.
La sinergia con la fisioterapia
La tossina botulinica seguita immediatamente dal trattamento riabilitativo permette una congrua “finestra” temporale di rilassamento sulla forza contrattile dei muscoli
distonici per modificare strutturalmente le
■ IL PARKINSON RAPPRESENTA oggi la malattia neurodegenerativa più frequente dopo l’Alzheimer e in Italia
interessa 230 mila persone, con un’età d’esordio che si aggira introno ai 58-60 anni. Il Centro “S. Maria ai Servi di Parma, in collaborazione con l’Unione Parkinsoniani e con
neurologi specialisti, ha promosso da alcuni anni un innovativo
Sportello a cui pazienti con Parkinson o Parkinsonismi e familiari
possono rivolgersi per visite di consulenza specialistica multiprofessionale (neurologica, fisiatrica, psicologica, fisioterapica, logopedica, cardiologica e sociale) adattate ai bisogni individuali di
ogni paziente; progetti terapeutici globali ( farmacologici, riabilitativi-motori, logopedici, diabetologici) e sostegno psicologico.
Lo stesso Sportello ha inoltre realizzato una guida con consigli e
suggerimenti utili (a fianco).
Da segnalare anche la recente pubblicazione della “Carta dei Diritti del Parkinsoniano”, frutto di un lavoro sviluppato dall’Associazione Italiana Parkinsoniani ed esperti in materia per stimolare il
dibattito sulla malattia e favorire la collaborazione e il dialogo tra
tutti gli attori del sistema impegnati ad affrontare quella che sta
diventando un’emergenza non solo sanitaria, ma anche sociale.
masse muscolari. Tale azione consente di
aprire un’ulteriore “finestra”, quella riabilitativa, da sfruttare nell’immediato, che permette di sinergizzare sia funzionalmente che
morfologicamente l’effetto della tossina
botulinica.
L’inoculazione con tossina botulinica
nei muscoli iperattivi deve quindi essere
in sinergia simultanea con la fisioterapia,
che consente di implementare e di stabilizzare gli effetti muscolari generalmente
limitati nel tempo della tossina: la nostra
esperienza suggerisce che casi selezionati
delle suddette patologie possono avere un
significativo beneficio da una strategia
integrata tra concomitante trattamento
riabilitativo e uso della tossina botulinica.
È questa sincronia che rende la cura efficace: con la tossina botulinica si rilassa il
muscolo iperattivo e a questo punto entra in
gioco la fisioterapia, quasi “sghiacciando” la
situazione pregressa.
A seconda della sensibilità o delle complicanze del paziente, la tossina botulinica
può durare più o meno a lungo. La fisioterapiasi deve inserire per modificare strutturalmente le masse muscolari iperattive. Purtroppo i risultati della fisioterapia non sono
durevoli e questo può creare qualche problema. Esiste tuttavia un asse virtuoso tra
tossina botulinica e fisioterapia, da tenere
sempre presente.
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MISSIONE UOMO
SERVIZI
Attività
RICERCA
MISSIONE UOMO
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di Damiano Gornati
Fivizzano, positivo
il bilancio del primo anno
Quasi 400 pazienti assistiti nella struttura
riabilitativa attivata nell’ospedale locale. Efficace
l’integrazione con il Centro di Massa e con il territorio
SARZANA. Imminente il trasferimentodel Polo a La Spezia
■ SONO ORMAI IMMINENTI i tempi del cambio di sede
del Polo Riabilitativo del Levante Ligure di Sarzana,
che si sposterà nella struttura di La Spezia (località
Fontevivo, nella foto), di proprietà della Fondazione
Cassa di Risparmio di La Spezia. Sarà di fatto un trasferimento di tutte le attività oggi svolte a Sarzana.
La nuova struttura di La Spezia, che fa parte del Presidio Centro 1 della Fondazione, diretto da Francesco Converti è dotata complessivamente di 92 posti
letto e si articolerà in 23 posti letto di riabilitazione
intensiva ad alta specializzazione per pazienti affetti da Gravi Cerebrolesioni Acquisite (Codice 75); 61 posti letto di
riabilitazione intensiva neurologica, ortopedica, respiratoria(Codice 56); 8 posti letto di degenza diurnapluridisciplinare (neurologia, ortopedia e malattie dell’apparato respiratorio) e attività ambulatoriale.
■ È TRASCORSO UN ANNO da quando - era il
30 marzo 2014 - la comunità di Fivizzano
(Massa) e della Lunigiana aveva festosamente salutato con la Fondazione Don
Gnocchi l’inaugurazione del nuovo Presidio Riabilitativo presso il locale ospedale
“S. Antonio Abate”. In questi primi 12 mesi
di attività, i pazienti trattati sono stati 372,
in massima parte provenienti dalla USL 1
(prevalentemente Lunigiana), ma anche da
altre ASL Toscane, con una degenza media
intorno ai 25 giorni.
L’avvio della struttura era stato un
momento atteso da tempo dal territorio e un
rinnovato attestato di stima per la Fondazione, suggellato dall’intitolazione della via che
porta al nuovo presidio al beato don Carlo
Gnocchi. All’importante giornata avevano
partecipato il presidente della Regione
Toscana Enrico Rossi, l’on. Maria Chiara
Carrozza, l’assessore regionale alla Salute
Luigi Marroni, il direttore generale dell’ASL 1 Maria Teresa De Lauretis, il vescovo di Massa e Carrara monsignor Giovanni
Santucci, il sindaco di
Fivizzano Paolo Grassi,
il presidente della Fondazione Don Gnocchi
monsignor Angelo Bazzari e il direttore del Presidio Centro 1 Francesco
Converti.
Nell’occasione, il presidente Rossi aveva sottolineato quanto sia impor- Francesco Converti
tante la collaborazione
tra la Fondazione Don Gnocchi e la Regione
Toscana: «Da tanti anni la Fondazione è un
nostro importante partner che, attraverso le
sue strutture sul nostro territorio, opera a tutti
gli effetti all’interno del servizio sanitario
toscano. L’apertura di questo nuovo Centro
riabilitativo, basato su un modello innovativo, ci darà un’opportunità in più per offrire ai
cittadini toscani le cure migliori, in un’ottica di
proficua integrazione».
«Audace sfida, coraggioso investimento,
scommessa di speranza, modello innovativo
di riabilitazione di qualità, nel quadro di un
servizio integrato con le attività del vicino
Centro di Marina di Massa» erano state le
parole con le quali il presidente della “Don
Gnocchi” aveva salutato l’avvio dell’attività
nella nuova struttura.
Il Centro di Fivizzano dispone di 32 posti
letto: 13 di riabilitazione intensiva ospedaliera, per il recupero di disabilità complesse
relative a malattie e disturbi del sistema ner-
voso e per malattie e disturbi dell’apparato
osteomuscolare e tessuto connettivo; 19
posti letto invece sono dedicati alla riabilitazione extra ospedaliera.
L’équipe riabilitativa è composta da
medici (fisiatri, geriatra, internisti), terapisti
della riabilitazione, logopedista, infermieri,
psicologo e tecnico ortopedico per valutazione ausili.
Le prestazioni riabilitative comprendono trattamenti individuali di fisiochinesiterapia, di logopedia, di neuropsicologia e
valutazione della disfagia, oltre a trattamenti individualizzati in piccolo gruppo: in particolare terapia occupazionale, training del
cammino, training nelle ADL (attività di
vita quotidiana) e terapia strumentale (elettroterapia, ultrasuoni, diatermia). La grande palestra del reparto è dotata di ausili e
attrezzature per il recupero neuromotorio.
La struttura è parte integrante dell’ospedale di Fivizzano e questo offre la possibilità per i pazienti ricoverati di potersi avvalere
dei servizi offerti dall’ospedale stesso: pronto soccorso, consulenza rianimatore e cardiologo, chirurgia, ortopedia e traumatologia, medicina generale e pneumologia. Il
paziente viene seguito
attraverso percorsi di
riabilitazione integrati
con l’ospedale e il territorio, in stretta collaborazione con l’Unità
Operativa di Riabilitazione Funzionale della
USL 1 e con l’Unità Funzionale della Riabilitazione della Lunigiana e
Francesca Cecchi
della Zona Apuana.
«Dopo un anno di attività - commenta la
dottoressa Francesca Cecchi, responsabile
medico della struttura - ci sentiamo di poter
affermare, anche grazie alle testimonianze
ricevute dai nostri pazienti e dalle loro famiglie, che la struttura stia offrendo un servizio
di valore al territorio della Lunigiana,
riuscendo ad attrarre anche pazienti provenienti da altre ASL. In quest’anno abbiamo
trattato e trattiamo pazienti con disabilità
complesse, in molti casi notevolmente impegnativi sul piano clinico e questo è reso possibile anche grazie alla stretta collaborazione
con tutti servizi dell’ospedale. Credo che la
cifra che si è inteso imprimere a questa struttura, e forse anche il suo punto di forza, sia racchiusa proprio nel termine “integrazione”, sia
tra le diverse figure professionali che compongono l’équipe di riabilitazione, sia con la vicina struttura della Fondazione di Marina di
Massa, con la riabilitazione aziendale, con l’ospedale e il suo territorio».
Batteri e salute cardiovascolare:
all’Irccs di Firenzestudio su alimentazione e malattie
■ IL SERVIZIO DI Dietologia e Nutrizione Clinica dell’Irccs “Don Gnocchi” di Firenze, grazie alla collaborazione con l’Ente Cassa di Risparmio di Firenze che
da tempo sostiene la ricerca scientifica in Fondazione, ha potuto di recente aprire e chiudere un cerchio
innovativo di studio.
La conoscenza della letteratura più recente e la
stretta collaborazione con la prof.ssa Rosanna Abbate e il dott. Francesco Sofi della S.O.D. Malattie Aterotrombotiche del Dipartimento di Medicina Sperimentale e Clinica dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Careggi e la dott.ssa Maria Teresa Ceccherini
del DISPAA - Dipartimento di Scienze delle produzioni agroalimentari e dell’ambiente dell’Università
degli Studi di Firenze, hanno portato ad ampliare lo
studio del mondo legato all’alimentazione, espandendo lo sguardo verso un mondo altrettanto complesso e ad esso connesso: i batteri.
Se si parla di corretta alimentazione non si può
non parlare di dieta mediterranea, patrimonio dell’Unesco e del nostro Paese, il cui alimento principe è
l’olio extravergine di oliva. I suoi grassi protettivi per
la salute (acidi grassi monoinsaturi) e la presenza di
antiossidanti lo rendono un nostro alleato nella prevenzione delle malattie cardiovascolari. Ma da dove
nasce questo suo potere? E dove arriva?
L’ulivo prende nutrimento dal terreno su cui cresce, dove si trovano i prodotti del metabolismo dei
batteri che lo popolano. Scopo dei ricercatori è stato quello di identificare specifici microrganismi che
permettano di capire la relazione tra la diversità del
territorio e le proprietà qualitative del prodotto
finale (tramite studio degli antiossidanti di due
diversi oli extravergine di oliva prodotti da ulivi di
due territori toscani diversi).
La parte clinica del progetto, ancora in corso, ha
invece lo scopo di valutare l’effetto che gli oli in studio,
con le loro differenti caratteristiche, abbiano nel
modificare alcuni parametri di rischio cardiovascolare dopo il loro esclusivo utilizzo come unici grassi di
condimento e cottura. I soggetti che si sono prestati
alla ricerca e sono stati arruolati in questa fase, sono
soggetti normopeso, aderenti alla dieta mediterranea.
Per chiudere il cerchio, aperto con lo studio dei
batteri del suolo, il gruppo ha voluto fare un passo
avanti e vedere come i batteri intestinali partecipino
a questo processo. Perché i batteri intestinali?
Basti pensare che nel tratto gastrointestinale
umano è presente una popolazione microbica, detta
“microbiota intestinale”, che comprende dalle 500
alle 1000 specie differenti tra le quali alcune autoctone, altre acquisite alla nascita ed altre ancora
transitorie di origine ambientale. Una così cospicua
presenza non può essere inerte; infatti, diverse patologie sono associate alla composizione della flora
intestinale e dalla letteratura più recente sappiamo
che questa è implicata anche nella patogenesi dell’obesità. La microflora è infatti in grado di influenzare il
bilancio energetico dell’organismo ospite, come
dimostrato da diversi studi su animali germ-free (privati artificialmente dei batteri intestinali), in cui è
richiesto un 30% in più di energia della dieta normale
per mantenere il peso ideale.
Il progetto si propone quindi di studiare le variazioni dei batteri intestinali e del profilo infiammatorio plasmatico in relazione all’aderenza ad una dieta
ricca di olio extra vergine di oliva e di valutare la differente composizione del microbiota intestinale tra
i soggetti sovrappeso/obesi e normopeso.
Il cerchio che vede i batteri i protagonisti della
nostra salute cardiovascolare sarà presto chiuso per
capire sempre di più questo “sistema complesso” in
equilibrio dinamico che è l’uomo.
Elena Rafanelli
Il Servizio di Dietologia e Nutrizione Clinica dell’Irccs “Don Gnocchi” di Firenze da 18 anni opera nella quotidiana pratica clinica di reparto ed è impegnato nelle attività di ricerca. È guidato dalla
dott.ssa Maria Luisa Luisi (seconda da sinistra nella foto sotto), medico specialista in Endocrinologia e
malattie del ricambio, e ne fanno parteun medico (Chiara Francesca Gheri), due dietiste (Barbara Biffi ed Emanuela Graziano) e una biologa nutrizionista (Elena Rafanelli). Il Servizio segue il Nutrition
Care Process and Model per la pratica clinica in tutti i reparti per quei pazienti che necessitano di un
intervento nutrizionale, con diete speciali per i pazienti complessi, nutrizioni artificiali e diete a consistenza modificata in particolare per i ricoverati nel reparto Gravi Cerebrolesioni Acquisite.
37
MISSIONE UOMO
SERVIZI
Attività
SERVIZI
PER BAMBINI E ADULTI
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Una gara di solidarietà
“regala” il Cro System a Massa
■ MATTEO OGGI HA 6 ANNI, frequenta la
scuola dell’infanzia ed è un gran chiacchierone. Grande appassionato di “Avanti un
altro”, la trasmissione con Paolo Bonolis di
Canale 5, è esperto di musica e riconosce le
canzoni alle prime note: tutto questo, pochi
anni fa, sembrava solo un sogno.
Matteo è nato di sei mesi, pesava meno di
un chilo e mezzo e secondo alcuni medici
non avrebbe avuto molte speranze: fin dalla
nascita è affetto da una grave patologia che
gli impedisce di camminare e muoversi e che
inizialmente aveva colpito anche le capacità
cognitive. «Ci avevano detto che sarebbe stato come un vegetale - ricorda la madre -.
Eppure, contro ogni previsione, Matteo oggi è
tutt’altro...».
Fin dal primo momento, i genitori
Roberta e Simone hanno preferito dare
ascolto a chi lasciava intravvedere spiragli di
La generosità di una città
in risposta all’appello
dei genitori di Matteo
ha permesso l’acquisto
dell’efficace strumento
oggi a disposizione di tutti
al Centro Don Gnocchi
speranza. I primi a dare qualche possibilità
furono i medici della neonatologia: forse,
sottoponendolo a stimoli di vario tipo, Matteo avrebbe potuto avere qualche miglioramento...
È su questo sentiero che s’incammina la
tenacia dei genitori: una lenta, quotidiana
TOSCANA. Approvata la riforma della sanità regionale,
riconfermato l’accordo di collaborazionecon la Fondazione
■ È STATA APPROVATA NEL MARZO SCORSO dal Consiglio Regionale
della Toscana la legge di riforma della Sanità in Regione che
andrà a regime dal 1 gennaio 2016. Si tratta di un complesso processo riorganizzativo finalizzato a trovare un nuovo equilibrio
tra la qualità delle cure del Sistema sanitario regionale e le risorse attualmente disponibili. Il dato più rilevante è la riduzione
delle 12 Aziende Sanitarie toscane che diventeranno 3, una per
ciascuna Area vasta: Toscana Centro, Toscana Nord Ovest,
Toscana Sud Est. L’Area vasta assurgerà così a sede dell’attuazione della programmazione strategica regionale.
La nuova norma riafferma inoltre l’obiettivo di una completa Enrico Rossi
Luigi Marroni
integrazione tra Azienda sanitaria locale e Azienda ospedaliero
universitaria (Aou) in un’unica azienda. Nascono così i dipartimenti interaziendali di Area vasta, strumento di proposta e coordinamento per la programmazione tra azienda ospedaliero-universitaria e azienda sanitaria locale,
saranno adottate specifiche convenzioni con l’Aou per la formazione, la didattica e la ricerca, sarà rivalutato il ruolo della Medicina generale per lo sviluppo delle reti assistenziali, la loro integrazione, la continuità dell’assistenza.
«In questi anni, la sanità toscana ha affrontato con decisione la crisi, riorganizzando, razionalizzando, eliminando
sprechi e doppioni - spiegano il governatore Enrico Rossie l’assessore alla salute Luigi Marroni- ottenendo risultati
che l’hanno posta ai vertici delle classifiche nazionali. Pensavamo di non dover ulteriormente intervenire, ma il
governo ci chiede nuovi sforzi e sacrifici. Per questo abbiamo messo mano ad una grande riforma per risparmiare,
ma anche, e direi prima di tutto, per migliorare la qualità dei servizi».
Con delibera di Giunta del 2 febbraio è stato intanto prorogato per l’anno 2015 l’accordo di collaborazione triennale tra Regione Toscana e Fondazione Don Gnocchi sottoscritto nell’ottobre 2012. L’accordo prevede il riconoscimento della Fondazione come “parte integrante del Servizio Sanitario Regionale, all’interno della programmazione dei servizi sanitari”, operando all’interno dei percorsi assistenziali attivati dalle aziende sanitarie e garantendo
“modalità di lavoro che privilegino gli aspetti dell’eccellenza e della appropriatezza delle prestazioni”.
risalita fatta di piccoli passi, a volte anche
impercettibili. Dapprima la stimolazione
con le immagini, poi con esercizi per sviluppare le capacità motorie, fino all’incontro quando il bambino ha solo cinque mesi - con
Antonietta Frijia, oggi responsabile dell’Area Riabilitativa del Centro “S. Maria alla
Pineta” di Marina di Massa della Fondazione Don Gnocchi.
«Antonietta è stata l’unica - dicono i
genitori - a cogliere in Matteo potenzialità
che potevano essere sviluppate e competenze
che potevano essere migliorate. Ha iniziato a
lavorare con lui in nostra presenza, ci ha
mostrato gli esercizi da fare, per giocare con
lui in maniera mirata, per fargli fare movimenti appropriati e cercando di insegnargli la
postura corretta attraverso continui aggiustamenti».
E così, poco alla volta, la situazione cambia. Negli anni, i miglioramenti iniziano a
farsi vedere: tutti frutto di un lavoro costante e continuo. E a sorprendere non sono
solo le capacità motorie; dal punto di vista
cognitivo i progressi sono addirittura maggiori.
Nel gennaio scorso, un’altra svolta
importante: Matteo si sottopone ad alcune
sedute di trattamento con una nuova apparecchiatura chiamata “Cro System”: in
pochi giorni, i risultati sono sorprendenti.
Non è un miracolo, semplicemente l’apparecchiatura, unita alla competenza e all’esperienza dell’operatore, accelera un processo che si sarebbe forse ottenuto lo stesso,
ma in un tempo più lungo. Senza però mai
smettere con gli esercizi, proprio per consolidare i risultati raggiunti.
La mobilitazione in rete
C’è un problema certamente di non
poco conto, ma che non scoraggia affatto la
famiglia di Matteo: ogni seduta è costosa e i
trattamenti andrebbero ripetuti nel tempo, perchè siano efficaci. Un costo che, a
lungo andare, potrebbe diventare insostenibile. Da qui l’idea di fare appello alla solidarietà e di organizzare una raccolta fondi
inizialmente finalizzata a consentire a Matteo di continuare con i trattamenti.
La mobilitazione parte in sordina, ma
cresce rapidamente, grazie al tam tam e alla
generosità dei massesi: prima un passaparola tra parenti e amici e l’apertura della
Uno scorcio del Centro
“S. Maria alla Pineta”
di Marina di Massa.
Sotto, il piccolo Matteo
con i genitori. In basso,
Antonietta Frijia
con il “Cro System”
pagina facebook “Noi per Matteo”; poi
qualcuno suggerisce di mettere dei salvadanai nei negozi della zona. Molte scuole di
Massa organizzano raccolte fondi ad hoc,
via via aderiscono all’iniziativa parrocchie,
associazioni, circoli culturali...
In un mese e mezzo si raccoglie la cifra
necessaria ad acquistare l’apparecchiatura. Il sogno a questo punto si allarga, coinvolge altre famiglie di bambini che potrebbero avere beneficio dal “Cro System”.
Avuta conferma delle potenzialità dell’apparecchio e dei reali benefici, i genitori di Matteo decidono di acquistarlo e di
metterlo a di-sposizione del Centro di
Massa della Fondazione Don Gnocchi,
perchè a sua volta lo usi a beneficio della
comunità.
L’apparecchio - efficace anche per
pazienti adulti - viene installato nello scorso mese di gennaio ed entra a far parte della dotazione dei servizi ambulatoriali del
Centro. Nello stesso tempo vengono formati gli operatori che poi lo useranno.
«A nome della Fondazione Don Gnocchi, voglio ringraziare tutti coloro che si sono
prodigati in questa bellissima gara di solidarietà e in particolare la famiglia del piccolo
Matteo e tutti i massesi - ha commentato il
direttore del Centro “S. Maria alla Pineta”,
Francesco Converti -. Siamo orgogliosi della fiducia riposta in noi e garantisco il nostro
massimo impegno, insieme alla nostra pro-
fessionalità, perché questo nuovo servizio
sia messo in maniera proficua a servizio del
territorio».
Dal 16 febbraio il “Cro System” è operativo, a disposizione di pazienti di ogni età e
in particolare dei bambini fino a 12 anni
che possono godere di un accesso facilitato
a tariffe estremamente agevolate.
Ogni giorno piccoli, grandi progressi
Uno dei primi piccoli pazienti ad utilizzare l’apparecchio nella nuova sede è stato
proprio Matteo, che nel frattempo prosegue con i suoi piccoli, grandi progressi: ogni
giorno un pizzico di autonomia in più.
«Un dito che si muove, una mano che
stringe un oggetto, un sorriso, mantenersi in
equilibrio anche per pochi secondi - racconta
ancora la madre -: per noi genitori tutto questo è come conquistare il mondo. Come un’azione per noi così scontata come infilarsi il
braccio in una manica: una volta era un’operazione complicatissima, ora invece Matteo
ci riesce bene. Tutto questo oggi non ci sarebbe se avessimo dato ascolto solo al pessimismo e allo sconforto».
Il sogno dei genitori ha contagiato l’intera città, che ha risposto in maniera straordinaria all’appello dimostrando ancora una
volta come la solidarietà - sollecitata e provocata da situazioni di estremo bisogno ed
esaltata dalla prossimità abbracciata alla
professionalità - è capace di cose grandi.
Strumento innovativo
poco diffuso in Italia
■ IL “CRO SYSTEM”è un apparecchio di ultima generazione che agisce sul sistema nervoso centrale in
modo da migliorare le performance motorie, attraverso vibrazioni a frequenza costante che agiscono
direttamente sui muscoli, senza l’utilizzo di correnti
né di campi magnetici. Si può quindi applicare anche
in presenza di protesi, stimolatori cardiaci o altri dispositivi elettromagnetici, mentre non sono mai stati riportati eventi avversi o controindicazioni particolari.
L’utilizzo di questo apparecchio ha fornito risultati
rapidi e persistenti nel tempo in ambito riabilitativo,
documentati anche in letteratura scientifica. È ancora poco diffuso in Italia, tanto che quello attivo al
Centro “S. Maria alla Pineta” di Marina di Massa della
Fondazione Don Gnocchi è il secondo in Toscana..
Possono essere trattati pazienti di ogni età, in
ambito neurologico e motorio; i bambini ad esempio, sono trattati per esiti di paralisi cerebrali infantili.
Per quanto riguarda gli adulti, è particolarmente
indicato per cervicalgie, lombalgie, patologie
osteoarticolari e muscolari e anche in ambito medico sportivo e geriatrico, mentre al momento non si
applica al morbo di Parkinson né alle distrofie
muscolari. A Marina di Massa, in un mese circa di
attività su pazienti sia bambini che adulti, sono stati
effettuati 83 trattamenti da parte di personale specificamente formato. A disposizione dei pazienti
non è solo l’apparecchio, ma la competenza del personale, unica in ambito nazionale nel campo della
riabilitazione.
Per informazioni: tel. 0585 863239
email: [email protected]
MISSIONE UOMO
MISSIONE UOMO
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Attività
RICERCA
MILANO. Coscienzanei pazienti in coma, inaugurata la stanza
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Vita affettiva e sessualità
dopo una grave cerebrolesione
■ È UN TEMA DIFFICILE e complesso quello
della vita di relazione e della sessualità di una
persona con disabilità, specie se è il cervello
ad aver subito delle alterazioni funzionali.
Dopo una grave cerebrolesione acquisita
(GCA) in età giovanile o adulta, la persona
in qualche modo cambia, si modifica la sua
personalità, si impoverisce il suo modo di
relazionarsi e di comunicare con le parole e
con il corpo, come pure non può essere più
quello di prima il suo modo di porsi, di proporsi, di rispondere alle attese dei propri
cari, dei partner e degli amici.
Quando il percorso riabilitativo si è
sostanzialmente concluso e la persona con
esiti di GCA torna a casa, iniziano spesso a
prospettarsi i problemi di inadeguatezza
relazionale con il coniuge, i genitori, i figli, gli
amici. Paziente e familiari si trovano così a fare
conti e confronti con la
vita prima dell’evento
patologico: di qui il
rischio di frustrazione e
insoddisfazione per l’incapacità di riprendere
rapporti interpersonali Anna Mazzucchi
positivi.
Nei primi cinque anni dopo una grave
cerebrolesione, negli Stati Uniti il 70% circa
dei partner abbandona il compagno o la
compagna.
In Italia le cose sembrano andare meglio,
ma non esistono percorsi di accompagnamento né durante il ricovero riabilitativo, né
dopo la dimissione. Poco si sa, pertanto, di
Un’innovativa ricerca
su temi spesso tabù
in pazienti e familiari.
I dati saranno discussi
nei prossimi mese
in due congressi
a Bruxelles e Milano
di Anna Mazzucchi e Antonello D’Amato
Neurologi, Rete GCA - Fondazione Don Gnocchi
come le situazioni evolvono, di quale solitudini, sofferenze e a volte umiliazioni sono
caratterizzate le giornate di pazienti, coniugi, genitori, o dei rimedi che si possono
comunque proporre. La sfera della sessualità, specie nei soggetti disabili, come quella dei loro rapporti affettivi, delle loro aspirazioni relazionali è sempre stata avvolta da
un grigio silenzio, fatto di ignoranza, ipocrisia, indifferenza.
Il tema è stato affrontato dal gruppo di
lavoro sulle gravi cerebrolesioni acquisite,
operativo in rete nei Centri italiani della
Fondazione Don Gnocchi. «Ci siamo interrogati al nostro interno, tra psicologi, medici
responsabili di struttura e membri del comitato etico - spiegano - e in linea con la mission
del nostro fondatore («Il mio progetto guarda
al dolore e lo cerca ovunque si trovi…»)
abbiamo deciso di affrontare il problema e
suggerire soluzioni.
MODELLO OPERATIVO PER LE GCA
Una nuova sfida
in ambito scientifico
Accettare la nuova sfida ha richiesto
approfondimenti scrupolosi sul piano professionale e scientifico, nell’interesse del
paziente “inteso nella sua globalità”. Ha
preso così il via un vivace confronto sulle
problematiche relative al reinserimento e
all’integrazione delle persone con grave
cerebrolesione acquisita nelle rispettive
famiglie dopo il rientro a domicilio. Tra i
problemi affrontati, anche quello della sessualità e della vita di relazione, finora trascurato nell’esperienza clinica comune e nei
percorsi e progetti riabilitativi.
L’indagine - condotta tramite un questionario, messo a punto con la necessaria attenzione anche alla letteratura scientifica precedente - ha puntato a conoscere l’esperienza di vita relazionale, affettiva e sessuale
delle persone con grave cerebrolesione
acquisita e dei loro partner.
«Essendo la prima esperienza di studio sul
tema in ambito nazionale ed europeo - continuano i componenti del gruppo di lavoro abbiamo avvertito la responsabilità di coinvolgere le famiglie di persone con GCA che
ruotano intorno alle strutture di riabilitazione della Fondazione Don Gnocchi, ma anche
altre strutture riabilitative del Paese e sia le
associazioni dei famigliari con le quali da anni
stiamo intessendo un dialogo costruttivo per
condividere problemi e trovare risposte dopo
la dimissione dai reparti.
«Siamo poi partiti da una lettura della sessualità intesa come dimensione relazionale,
coinvolgendo anche i partner delle persone
con GCA, ma anche i genitori-caregiver di
pazienti ancora affettivamente soli o divenuti
tali dopo l’evento. Il nostro scopo è stato quello di conoscere quale potesse essere l’effetto di
una grave cerebrolesione sulla vita sessuale e
sentimentale delle persone, ma anche di conoscere come l’esperienza d’intimità e di relazione si fosse mantenuta o modificata o in qualche
modo adattata alla nuova situazione, se e
quanto la componente affettiva fosse stata in
grado di far superare l’impatto con una realtà
relazionale in molti modi diversa, oppure no».
I dati preliminari raccolti sono stati presentati alle associazioni dei famigliari a S.
Pellegrino Terme (Bg) nel novembre dello
scorso anno, in coincidenza con la “Giornata nazionale del trauma cranico” organizza-
ta da Genesis (Associazione per il recupero
dell’handicap da trauma cranico) e dalla
R.E.T.E. (Associazioni riunite per il trauma
cranico).
I dati definitivi - che riguardano un campione di 175 famiglie di pazienti con GCA saranno illustrati il prossimo 29 maggio a
Bruxelles, in occasione della conferenza
promossa dalla European Brain Injury
Society sul tema “Sexe, intimité et lésions
cérébrales acquisés” e il prossimo luglio
all’European Congress of Psychology, che si
terrà a Milano in occasione dell’Expo.
Pronte risposte
nei percorsi riabilitativi
Quali sono i dati più significativi emersi
dalla ricerca?
I risultati rivelano che la stabilità coniugale dopo gravi cerebrolesioni in Italia si mantiene alta, nonostante la
persona colpita cambi in
vario modo nel suo essere e nel suo comportamento. La lesione cerebrale, tuttavia, è percepita come evento perturbatore della vita di coppia: gli effetti negativi
Antonello D’Amato
sono percepiti con maggiore intensità dal partner, mentre la persona con GCA, non adeguatamente consapevole dei propri cambiamenti, riferisce di
una vita sessuale più soddisfacente.
La relazione di coppia si realizza dopo
GCA principalmente sulla dimensione
affettiva e sentimentale, a scapito di quella
erotica e sessuale. Sembra dunque prevalere una relazione affettiva di accudimento,
accompagnata da un forte sentimento d’amore, espresso da entrambi i partner.
■ È STATA INAUGURATA nelle scorse settimane, al Nucleo di Accoglienza per persone in stato vegetativo
dell’Istituto “Palazzolo-Fondazione Don Gnocchi” di Milano,la stanza attrezzata con l’innovativo strumento diagnostico “TMS/EEG”, il quale - combinando la stimolazione magnetica transcranica e l’elettroencefalogramma - misura in maniera non invasiva il dialogo interno al cervello di pazienti usciti dal
coma. Al taglio del nastro, la dottoressa Guya Devalle, responsabile del Nucleo, e i genitori di Joel Bossi (giovane paziente a cui è stata intitolata la stanza), che hanno contribuito - insieme a una recente raccolta fondi con SMS solidale - all’acquisto dell’apparecchiatura.
L’avvio della nuova attrezzatura rientra nell’ambito di un progetto di ricerca in corso al “Palazzolo”,
dove è in atto una sperimentazione su persone con
disordini di coscienza per valutare le loro effettive
potenzialità di recupero misurando la comunicazione interna al cervello, condizione necessaria affinché la coscienza possa emergere. I risultati di questo
lavoro avranno importanti ricadute in campo clinico,
dato che la distinzione tra pazienti in stato vegetativo e pazienti che possono invece recuperare un livello minimo di coscienza è così difficile da portare ancora oggi a un elevato errore diagnostico.
L’attività si svolge in collaborazione con il dottor Marcello Massiminidell’Università Statale di Milano e membro del Comitato Tecnico-Scientifico della Fondazione, nonché scienziato di fama internazionale il quale, con i suoi collaboratori, ha messo a punto un sistema che permette di misurare la complessità del linguaggio cerebrale traducendo empiricamente la “teoria dell’informazione integrata” elaborata da Giulio Tononi sulla coscienza.
«Di norma, valutiamo il livello di coscienza di una persona basandoci sulla sua capacità di interagire con il mondo circostante - spiega la dottoressa Devalle -. Ma l’esperienza cosciente può essere generata all’interno del cervello anche quando siamo completamente disconnessi dall’ambiente esterno,
come accade, ad esempio, quando sogniamo. Tutto questo assume particolare importanza nel caso di
quei pazienti che, dopo essere sopravvissuti a una grave lesione cerebrale, possono recuperare
coscienza senza tuttavia riprendere la capacità di comprendere, muoversi e comunicare. Che cosa succede all’interno del loro cervello? Qual è il loro livello di coscienza? Aprire la “scatola nera” del cervello per misurarne il dialogo interno è un passo fondamentale per migliorare la diagnosi e la riabilitazione delle persone uscite dal coma».
Nonostante entrambi valutino importante la sessualità nel rapporto di coppia,
l’intensità del desiderio risulta affievolita
dalla presenza di disordini comportamentali e dalla gravità della disabilità, soprattutto
cognitiva più che fisica. I genitori-caregiver
ai quali è stato chiesto di indicare la loro percezione circa la sessualità dei propri cari
LA RETE. Le strutture che hanno partecipato alla ricerca
Fondazione Don Gnocchi • Polo Riabilitativo del Levante Ligure (Sp) (dott. Antonello D’Amato, dott.ssa Paola Gemignani, dott.ssa Martina Iardella) • Centro “Spalenza-Don Gnocchi”, Rovato (Bs) (dott.ssa Alessandra Redolfi, dott.ssa
Alessandra Maietti) • Presidio “Ausiliatrice-Don Gnocchi”, Torino (dott.ssa Sabrina Sapienza, dott.ssa Tiziana Mezzanato) • Centro “IRCSS Don Gnocchi”, Firenze (prof.ssa Rosanna Intini)
Altri Centri per la Riabilitazione delle CGA • Centro Cardinal Ferrari, Fontanellato (Pr) (dott.ssa Benedetta Basagni) • Clinica Quarenghi, San Pellegrino Terme (Bg) (dott.ssa Simona Dolci) • Centro Don Calabria, Negrar (Vr)
(dott.ssa Grazia Gambini) • Cooperativa Progettazione, Pedrengo (Bg) (dott.ssa Claudia Maggio) • Istituto Privato di
Riabilitazione “Madre della Divina Provvidenza”, Arezzo (dott.ssa Paola Perini) • Fondazione “San Raffaele”, Ceglie
Messapica (Br) (dott.ssa Francesca Buonocunto)
Associazioni famigliari di pazienti con GCA • Associazione Arco92 (Roma) (dott.ssa Monica Risetti) • Associazione ATE (To) (sig. Amorina Attanasio) • ATRACTO (Arezzo) (Dott.ssa Chiara Beni) • BRAIN (Vicenza) (dott.ssa Elisabetta
Mondin, dott.ssa Ilaria Locati) • Rinascita e Vita (Ge) (dott.ssa Francesca Nota)
Analisi Statistica dei Risultati: dott.ssa Marzia Gugliotta (Università degli Studi di Parma)
mostrano di conoscere poco o nulla dei desideri e della vita sessuale degli assistiti, anche
se suppongono che non ne siano soddisfatti.
Le persone e le coppie coinvolte hanno
dimostrato una partecipazione interessata,
con reazioni di sollievo nel poter finalmente
esprimere i propri bisogni di relazione .
«Abbiamo ascoltato tante storie che ci
hanno colpito - spiegano gli autori della
ricerca -. Ora non possiamo che trovare le
modalità giuste per accompagnare le famiglie,
informandole per tempo anche su come gestire queste inevitabili modificazioni, sostenendo paziente e partner in un percorso riabilitativo dedicato da avviare in prossimità della
dimissione dalle strutture, ma che necessariamente deve proseguire dopo il rientro a casa».
Il gruppo di lavoro si è già impegnato ad
avviare percorsi di continuità assistenziale
dopo la dimissione e una prima concreta iniziativa è stata quella di organizzare nel febbraio scorso, insieme Società degli Psicologi di Area Neuropsicologica, al Centro
“Vismara-Don Gnocchi” di Milano una
giornata formativa dedicata a queste tematiche per gli psicologi che operano nelle strutture di riabilitazione per GCA.
MISSIONE UOMO
MISSIONE UOMO
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TECNOLOGIE EMERGENTI
“Don Gnocchi” protagonista alla “Disruptive Week Milan”
TECNOLOGIE
MISSIONE UOMO
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Lo strumento che restituisce
il movimento ai gravi neurolesi
■ RECUPERARE LE FUNZIONALITÀ possibili
dei pazienti colpiti da disabilità più o meno
gravi, sostituendosi nei loro movimenti laddove il recupero è impossibile. Questo l’obiettivo di “MecFES”, l’innovativo dispositivo brevettato a livello internazionale dalla
Fondazione Don Gnocchi, in grado non
solo di restituire un elevato livello di autonomia a persone con gravi neurolesioni, ma
anche di migliorare le loro funzionalità
motorie, aiutandole nella riabilitazione e
nelle normali attività di vita quotidiana.
Si chiama MecFES
l’innovativo dispositivo
brevettato dalla
Fondazione Don Gnocchi
per aiutare paraplegici
e tetraplegici nel
recupero dell’autonomia
Esiti di ictus o traumi spinali
A seguito di lesioni del sistema nervoso
centrale (nel cervello, nel caso di ictus; o nella colonna vertebrale, nel caso di traumi spinali), risulta danneggiata e insufficiente la
produzione o la conduzione degli impulsi
elettrici per l’attivamento di alcuni muscoli
scheletrici, come quelli per i movimenti di
piede, gamba o per la presa della mano.
La Fondazione è spesso chiamata ad
occuparsi di soggetti giovani con lesione
spinale alta (tetraplegia da parto o da trauma), che riscontrano gravi difficoltà nella
vita quotidiana dovute alla mancanza di forza nella presa. La tetraplegia in genere è la
conseguenza di un grave trauma o lesione
avvenuta in una particolare e delicata frazio-
ne della colonna vertebrale, composta dalle
vertebre da C1 a C7. Oltre che quello causato da un parto problematico, il trauma può
essere quello provocato da un incidente
d’auto e da cadute da motociclette e motorini (il casco protegge la testa, ma non quel
tratto del collo).
Può essere anche causato da un violento
impatto da cadute accidentali, o da traumi
derivati da attività sportive (i più frequenti
sono equitazione, hockey, paracadutismo,
tuffi...), insomma in tutti quei casi per cui il
midollo spinale viene coinvolto o danneggiato da lesioni in quel tratto di vertebre cervicali.
Il deficit neurologico che ne consegue è la
tetraplegia incompleta (circa il 30% dei
Un momento della presentazione del dispositivo “MecFES” alla popolare trasmissione Rai “Elisir”, nell’ambito della
campagna di raccolta fondi promossa dalla Fondazione Don Gnocchi. Nelle foto a destra, altri momenti delle riprese
casi), la tetraplegia completa (nel 26% dei
casi ), o la paraplegia incompleta (nel 20%
dei casi). Quasi il 60% di questi devastanti
infortuni riguarda i giovani tra i 16 e i 30
anni, con tutte le conseguenze e i costi sociali che comportano patologie di questa gravità che prevedono la non autosufficienza per
tutt il resto della vita.
La soluzione classica
Una delle soluzioni classiche adottate sia
a scopo riabilitativo che come ausilio è la stimolazione elettrica funzionale (FES). Da
oltre vent’anni viene utilizzato questo particolare tipo di stimolazione elettrica nei centri di riabilitazione neurologica quale metodica di supporto e di complemento nella
rieducazione neuromotoria.
«La FES - spiega Furio Gramatica, responsabile Health Technology Assessment
della Fondazione Don Gnocchi - è la stimolazione dei muscoli isolati dal controllo nervoso centrale, allo scopo di provocare la loro
contrazione in maniera tale da innescare un
movimento funzionale. In pratica si sostituisce all’impulso nervoso proveniente dal neurone motore centrale e può far sì che si ottenga
una buona attività muscolare e funzionale,
come pure evocare un bio-feedback proveniente dai muscoli in contrazione utile al
ripristino dell’attività volontaria».
Attraverso un dispositivo esterno, in sostanza, azionato da un interruttore comandato da una parte ancora efficiente del corpo, somministra dall’esterno impulsi di corrente al muscolo verso il quale i nervi non
sono più in grado di recare un impulso endogeno di sufficiente intensità, provocandone
così la contrazione e il conseguente movimento, sebbene in modo non naturale in termini di gradualità e di forza esercitata.
Il valore aggiunto
“MecFES” è un dispositivo FES concepito, brevettato e clinicamente sperimentato in Fondazione Don Gnocchi, il cui valore
aggiunto è quello di offrire all’utente il controllo diretto e naturale della forza di presa,
senza l’azionamento di interruttori esterni,
ma con un’attivazione spontanea e una
modulazione della forza esercitata direttamente in base alla volontà del paziente.
«Per far questo - continua Gramatica - il
dispositivo legge da sopra la pelle, con elettro-
■ LA FONDAZIONE DON GNOCCHI è stata partner della “Disruptive Week Milan”, la settimana di appuntamenti
internazionali dedicati alle tecnologie emergenti, svoltasi a fine aprile e che per la prima volta ha riunito
assieme cinque manifestazioni: “M2M+IoT forum”, “Robobusiness Europe”, “Arteq - Tecnologie per il turismo culturale”, “Weareable Technologies Conferenze” e “Disruptive Broadband”.
Gli appuntamenti in programma hanno messo in evidenza come le ultime innovazioni tecnologiche stiano
ormai modellando la quotidianità, trasformando lo stile di vita, i modelli di business, il panorama sociale e di
conseguenza anche l’attività sanitario-assistenziale, specie in tema di riabilitazione.
Nell’ambito della partnership con “Disruptive Week”, la Fondazione Don Gnocchi ha curato l’organizzazione di un workshop aperto
al pubblico sul tema “High-tech rehab: innovation empowers disruptive care”, durante il quale gli intervenuti si sono confrontati
rispetto all’impatto che le tecnologie “ disruptive” hanno e avranno sempre più nel settore della riabilitazione. Con i responsabili
della Fondazione (Furio Gramatica, responsabile Health Technology Assessment; Silvia Casarotto e Davide Cattaneo, coordinatori Larice Lab; Paolo Meriggi, responsabile “ICT and Biomedical
Technology Integration” e Carlo Morasso, del laboratorio di nanomedicina e biofotonica) sono intervenuti partner di Microsoft, di
Telerobot Labs e dell’Istituto Sant’Anna di Pisa.
La Fondazione Don Gnocchi è stata inoltre coinvolta nella tavola
rotonda dell’evento RoboBusiness Europe “Considering the enduser’s perspectives”: Furio Gramatica ha fatto il punto sull’utilizzo
di sistemi robotici autonomi analizzando le esperienze e le aspettative dal punto di vista dell’utente finale.
La voce della “Don Gnocchi” ha caratterizzato anche la sessione
“Healthcare” di RoboBusiness Europe, con interventi sulle esperienze di applicazione delle tecnologie in campo riabilitativo a
cura di Maurizio Ferrarin, coordinatore del Biomedical Technology Department e Luca Padua, referente
scientifico dei Centri di Roma. La Fondazione ha infine partecipato al “Disruptive Talk” svoltosi al Mercedes
Benz Center sul tema “Auto sicure, intelligenti e connesse per guidatori smart”, nell’ambito di un dibattito
che ha visto protagonisti Mercedes Benz Italia, Samsung e Telecom Italia.
di di superficie, il segnale nervoso residuo e
insufficiente, ma ancora correttamente
modulato dal cervello e lo amplifica e restituisce, sempre in modo non invasivo, ai muscoli
da attivare. È quindi possibile afferrare una
pesante bottiglia, una penna per scrivere, o
stringere delicatamente un bicchierino di carta del caffè, in modo del tutto naturale: grazie
a questo, il paziente neuroleso può recuperare un elevato grado di autonomia».
La Fondazione Don Gnocchi ha svolto
negli ultimi anni un’intensa attività di ricerca, sia tecnologica che clinica, sul dispositivo MecFES, con risultati clinici molto incoraggianti, recentemente pubblicati su riviste
internazionali di prestigio.
Un recente studio sul trattamento dell’arto superiore di pazienti post ictus ha
dimostrato un’efficacia clinicamente rilevante e superiore a quella del trattamento
tradizionalmente utilizzato, con benefici
mantenuti nel tempo.
In caso di tetraplegia, “MecFES” ha migliorato i risultati di un apposito test sulla
funzionalità della mano nel 63% dei soggetti trattati, già dalla prima applicazione.
Dopo un apposito training, si è ottenuto
anche un positivo effetto terapeutico sulla
funzione della mano nell’89% dei soggetti
trattati.
Obiettivo “ultimo miglio”
La Fondazione Don Gnocchi ha brevettato il dispositivo a livello internazionale e
intende portarne i vantaggi clinici e assistenziali a un numero di pazienti il più elevato
possibile.
Per far questo, è stata promossa lo scorso
mese di marzo una campagna di raccolta
fondi con SMS solidale, con approfondimenti anche nei principali quotidiani e riviste e in tv (da segnalare i servizi dedicati dalla popolare trasmissione Rai “Elisir”). L’obiettivo finale è quello di ottimizzare e ingegnerizzare il dispositivo per conferirgli una
più elevata usabilità dal punto di vista ergonomico e di design, attraverso i servizi specializzati di aziende dei settori elettronico e
dell’industrial design, e mettere a punto il
trasferimento tecnologico per la produzione in serie e la distribuzione agli utenti finali,
estendendo così le possibilità di riabilitazione e restituzione di autonomia a giovani e
adulti che siano incorsi nell’esperienza
improvvisa e devastante di un ictus o di un
trauma spinale.
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MISSIONE UOMO
Attività
Attività
TECNOLOGIE
MISSIONE UOMO
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Cyberlegs, gambe bioniche
per far camminare gli amputati
■ TRE ANNI DI PROGETTO, cinque partner
europei, undici pazienti volontari coinvolti, 35 ricercatori, 2,5 milioni di euro di budget: sono questi i numeri del Progetto Cyberlegs, i cui risultati finali sono stati presentati
ai revisori della Commissione Europea nel
marco scorso, al Centro Irccs “Don Carlo
Gnocchi” di Firenze.
La sfida ambiziosa del progetto era di
restituire il cammino in sicurezza e autonomia e con il minor sforzo fisico e cognitivo
possibile a persone che hanno subito l’amputazione dell’arto inferiore a livello transfemorale (sopra il ginocchio), riducendo il
rischio di cadute e imprimendo ai movimenti la regolarità di una falcata armonica e sicura. L’obiettivo è stato raggiunto ed è stato
messo a punto un prototipo formato da due
dispositivi robotizzati, testato a più riprese
con esito positivo su alcuni pazienti che erano stati in cura allo stesso Centro “Don
Gnocchi” e che si sono prestati volontariamente alle prove.
Il progetto, finanziato dalla Commissione Europea nell’ambito del “Settimo Pro-
Ottimi i risultati
dell’ambizioso
progetto europeo.
Il contributo
della Fondazione
e i test positivi
su alcuni volontari
di Damiano Gornati
gramma Quadro”, è stato coordinato da
Nicola Vitiello dell’Istituto di Biorobotica
della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e
ha visto la partecipazione, oltre che della
Fondazione Don Gnocchi, anche di altre
importanti istituzioni accademiche, come
l’Università di Lubiana (Slovenia), l’Università Cattolica di Louvain e l’Università
Libera di Bruxelles (Belgio). Per la Fondazione hanno attivamente partecipato al pro-
getto Raffaele Molino Lova(principal investigator, medico), Simone Ceppatelli (medico) Federica Vannetti (ingegnere), Guido
Pasquini (fisioterapista), Aurelio Roccuzzo (fisioterapista) e Michela Meneghetti
(psicologa).
È stato realizzato un prototipo formato
da due dispositivi robotizzati e coordinati:
una nuova protesi transfemorale motorizzata che consente di camminare, sedersi,
salire o scendere le scale, dotata di caratteristiche innovative, grazie all’utilizzo di elementi elastici passivi, uniti ad attuatori elettromagnetici che permettono il movimento
sia per il giunto del ginocchio, sia della caviglia, e un’ortesi bilaterale di bacino (un sofisticato tutore), robotizzata e capace di assistere il movimento di flessione e di estensione di entrambe le anche.
Un dispositivo, quest’ultimo, contenuto
in una sorta di zainetto, in grado di fornire
alla persona amputata che lo indossa un’assistenza motoria gentile e naturale, quasi
una spinta se e quando necessario, di grande
aiuto per gli utenti che sono generalmente
Attività
TECNOLOGIE
LA SCHEDA . Scarpa intelligentee algoritmo “anticaduta”
MISSIONE UOMO
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Samantha, trasmessi dallo spazio
i dati raccolti nel sonnocon “Magic Space”
■ SAMANTHA CRISTOFORETTI, l’astronauta italiana dell’Agenzia Spaziale Europea e capitano pilota dell’Aeronautica Militare a bordo della Missione Futura, ha
effettuato con successo le registrazioni notturne
previste dal progetto “Wearable Monitoring”, uno
dei nove progetti selezionati e sviluppati dall’Agenzia Spaziale Italiana, proposto dalla Fondazione Don
Gnocchi e svolto in collaborazione con l’Istituto
Auxologico Italiano. L’accurata esecuzione del protocollo sperimentale da parte dell’astronauta e l’attento coordinamento delle attività da parte di ASI e
della NASA sono state determinanti per l’alta qualità dei dati raccolti.
Obiettivo del progetto è approfondire le conoscenze dei meccanismi fisiologici del sonno in
microgravità: durante le missioni spaziali la qualità
del sonno è normalmente ridotta e questo può portare a una diminuzione dell’attenzione e della vigilanza durante le attività in veglia degli astronauti. I
fattori responsabili di questo fenomeno sono in gran
parte ancora da studiare. Il progetto si propone di
chiarire l’andamento nel sonno dell’attività elettrica
e meccanica del cuore, dei livelli di attivazione del
sistema nervoso autonomo, della respirazione e della temperatura.
I dati sono stati rilevati e raccolti attraverso un
sistema indossabile, denominato MagIC-Space, sviluppato nel Laboratorio dei Sensori Indossabili e
Telemedicina di Milano della Fondazione Don
Gnocchi. Il team di sviluppo è costituito dagli ingegneri Francesco Rizzo, Paolo Meriggi e Prospero
Lombardi, sotto la guida dell’ingegner Marco Di
Rienzo (PI del progetto).
MagIC-Space è composto da una maglietta contenente sensori tessili per la rilevazione dell’elettrocardiogramma e del respiro, un’unità di monitoraggio per la raccolta dei dati e la misura delle vibrazioni cardiache , un termometro per la misura della
temperatura cutanea e un pacco batterie per l’alimentazione. Il sistema è stato progettato in modo
da integrare gran parte dei sensori e dei fili all’interno della maglietta.
Il piano delle attività a bordo ha previsto sei registrazioni notturne nell’arco dei sei mesi di perma-
nenza di Samantha Cristoforetti nello spazio. In ciascuna sessione sperimentale, l’astronauta ha indossato la maglietta sensorizzata per tutta la notte e al
risveglio ha trasferito i dati sul computer di bordo
per la successiva trasmissione a terra.
Le registrazioni sono state poi analizzate alla
Fondazione Don Gnocchi dagli ingegneri Emanuele
Vaini, Prospero Lombardie Paolo Castiglioni. La raccolta dei dati a terra e l’interpretazione biologica dei
risultati si sono svolte in collaborazione con il team
di cardiologi dell’Istituto Auxologico Italiano - dottoresse Carolina Lombardi, Giovanna Branzi e Valeria Rella - sotto il coordinamento del professor
Gianfranco Parati, docente di Medicina Cardiovascolare dell’Università di Milano Bicocca.
Oltre che in situazione di microgravità, i risultati
dell’esperimento potranno avere importanti ricadute anche a terra.
Nel mondo occidentale una persona su quattro
soffre di disturbi del sonno, che spesso richiedono
monitoraggi complessi. Il dispositivo sviluppato per
questo progetto è caratterizzato da un’estrema facilità d’uso e potrebbe essere agevolmente utilizzato
per la diagnosi remota dei disturbi del sonno presso
il domicilio del paziente, nell’ambito di servizi di
telemedicina.
I primi risultati verranno presentati a fine agosto
a Milano, in un minisimposio organizzato dalla Fondazione Don Gnocchi nell'ambito del congresso IEEE
EMBC 2015, l'appuntamento annuale più prestigioso
sulle tecnologie biomedicali.
anziani e con basso livello di performance
fisica a causa delle frequenti comorbilità.
Il laboratorio di biorobotica
Il ruolo della Fondazione Don Gnocchi
nel progetto è stato particolarmente rilevante: ha ospitato i meeting annuali di verifica
dello stato di avanzamento dei lavori, ma in
particolare, in partnership con il S. Anna di
Pisa, ha costituito il MARe Lab (Movement
Assistance in Rehabilitation), ovvero un
laboratorio congiunto di biorobotica assistiva, sede dei test di valutazione sui pazienti dei prototipi via via messi a punto e dove
sono confluiti tutti i ricercatori del consorzio.
La Fondazione ha curato inoltre il reclutamento dei pazienti su cui testare i dispositivi: da un campione iniziale di 119 persone
che negli ultimi due anni avevano effettuato
un accesso o un percorso riabilitativo
all’Irccs di Firenze, sono state selezionate
prima le 58 persone con amputazione transfemorale potenzialmente idonee e infine le
11 che in diversi momenti del progetto hanno preso parte ai test.
Inoltre, la Fondazione ha fornito la propria assistenza e competenza medica e fisioterapica durante le prove con i pazienti.
Il ruolo dei ricercatori della Fondazione
è stato importante anche per l’effettuazione
dei test per la valutazione dello sforzo cognitivo e del dispendio energetico durante il
cammino, che rappresentano il “gold standard” per verificare l’efficacia dei nuovi di-
Gli esperimenti
del Progetto Cyberlegs
al Centro Irccs
“Don Gnocchi” di Firenze
spositivi: ogni impegno infatti sarebbe stato
inutile se il dispositivo realizzato non avesse
sollevato il paziente dalla fatica del camminare, sia dal punto fisico che mentale. Infine,
altra grande innovazione, è stata l’implementazione nell’ortesi pelvica di un algoritmo “anticaduta”, attraverso lo studio dei
meccanismi fisiologici che sottendono il
venir meno dell’equilibrio (scivolamento e inciampo): questo
ha permesso di mettere a punto
un sistema in grado di riconoscere una caduta imminente e di far
effettuare all’ortesi una correzione per evitare di cadere.
L’algoritmo anticaduta, il
controllo della protesi attraverso
una serie di sensori indossabili costituiti da
scarpe “intelligenti”, equipaggiate con sensori di pressione, e da sensori inerziali posti
a livello dei 7 segmenti corporei, la comunicazione bi-direzione uomo-robot e l’ortesi
pelvica attiva che assiste il cammino dell’amputato sono sicuramente gli elementi
più innovativi del progetto.
Carrozza: «Una sfida divenuta realtà»
Uno dei più assidui volontari tra gli undici che a varie riprese hanno testato i dispositivi, è Daniele Bellini, 67 anni, di Scandicci,
con un passato lavorativo di progettista per
un’azienda meccanica. Non è stato una semplice cavia, ma i suoi consigli sono stati molto utili per mettere a punto, affinare e correggere dispositivi così complessi. «Sono
soddisfatto di aver portato il mio contributo
alla realizzazione del progetto - commenta - e
non escludo che l’ulteriore sviluppo dell’ortesi pelvica potrà essere di grande aiuto non solo
alle persone amputate più debilitate, ma
anche a tutti coloro che, anche se non amputati, soffrono di difficoltà motorie».
Alla conferenza stampa di presentazione
dei risultati era presente anche l’on. Maria
Chiara Carrozza, già ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca Scientifica, rettore
del S. Anna e coordinatrice del progetto agli
esordi: «Mettere un robot indosso a una persona anziana e disabile era una sfida che aveva dell’incredibile, ma oggi tutto questo è una
realtà».
Molto soddisfatto anche Francesco
Converti, direttore del Centro IRCCS
“Don Gnocchi” di Firenze: «Mi auguro che
si possa arrivare in tempi rapidi a mettere a
disposizione di tutte le persone fragili questo
nuovo dispositivo. Tutto questo sottolinea
l’importanza e il valore della partnership col
S. Anna di Pisa, che ha permesso di concretizzare in ambito clinico una ricerca così
innovatica».
■ LA PERDITA DI UN ARTO INFERIORE è una condizione invalidante che
compromette notevolmente la qualità di vita. Oggi le malattie
del sistema vascolare periferico sono la principale causa di amputazione agli arti inferiori e, in totale, circa l’80 per cento delle
amputazioni rientra in questa categoria. Fra tutte le amputazioni,
quelle transfemorali (al di sopra del ginocchio) risultano particolarmente invalidanti. Gli amputati transfemorali devono infatti
sostenere uno sforzo fisico e cognitivo più intenso rispetto ai soggetti amputati al di sotto del ginocchio. In Europa gli amputati transfemorali sono circa 30 mila ogni anno.
L’Ortesi pelvica: lo “zainetto” che agevola il movimento. L’innovazione più rilevante del progetto è
stata la realizzazione di un’ortesi bilaterale di bacino robotizzata, capace di assistere bilateralmente
il movimento di flessione e di estensione dell’anca.
Il dispositivo, che funziona come il motore elettrico su una bicicletta a “pedalata assistita”, è stato
progettato per essere ergonomico, cioè per seguire
la naturale biomeccanica dell’anca, per cui la coppia di forze erogata dall’ortesi risulta sempre allineata con l’asse fisiologico delle anche e questo
garantisce una efficace assistenza ai movimenti di
estensione e di flessione.
La protesi transfemorale robotica, i sensori indossabili, la scarpa
“intelligente”. La nuova protesi transfemorale motorizzata permette
di camminare, di sedersi, di salire o di scendere le scale, grazie a un complesso e sofisticato sistema di snodi elastici passivi e di
attuatori elettromagnetici. I motori forniscono energia
aiutando la propulsione, mentre gli elementi elastici
passivi assorbono l’impatto con il terreno. In aggiunta,
i motori forniscono assistenza anche nel passaggio
dalla postura seduta a quella eretta e viceversa.
Una scarpa “intelligente”, equipaggiata con sensori
di pressione, ed una rete di sensori inerziali, solidali con ciascuno dei sei principali segmenti anatomici
degli arti inferiori e con il tronco, permette al sistema di
controllo di riconoscere il movimento desiderato dalla persona amputata e tradurre tale intenzione in comandi di movimento che si trasmettono ai motori della protesi.
Protesi e ortesi uniti per garantire il cammino in sicurezza.
Un’altra sfida vinta con successo è stata l’integrazione della protesi transfemorale con l’ortesi di bacino. Mentre la
protesi sostituisce l’arto mancante, l’ortesi assiste il cammino fornendo l’assistenza necessaria.
L’algoritmo anticaduta. Le cadute rappresentano un serio problema
per le persone anziane. Il progetto ha messo a punto strategie per consentire all’ortesi pelvica di riconoscere in tempo reale una possibile
imminente caduta e di erogare la coppia necessaria per limitarne le
conseguenze.
Le nuove sfide. Con i risultati ottenuti, Cyberlegs ha aperto la strada
verso una nuova generazione di sistemi robotici protesici e ortesici.
L’auspicio è che queste tecnologie saranno adottate in maniera progressiva, grazie anche ad un progetto imprenditoriale, così che le persone amputate, ma non solo, potranno contare su una nuova generazione di sistemi
robotici leggeri
per una migliore
qualità della vita.
47
MISSIONE UOMO
MISSIONE FUTURA
LA SCHEDA
Un laboratorio di biologiaper lo studio delle malattie rare
ANNIVERSARI
MISSIONE UOMO
48
Roma, 65 anni dopo
sguardo ancora al futuro
Dal ricordo dell’inaugurazione con De Gasperi
alle sfide di oggi “accanto alla vita”: lo storico Centro
“S. Maria della Pace” rilancia la propria missione
■ «TERAPIA DELL’ANIMA E DEL CORPO, del
lavoro e del gioco, dell’individuo e dell’ambiente: psicoterapia, fisioterapia, il tutto
armonicamente convergente alla rieducazione della personalità vulnerata; medici, fisioterapisti, maestri, capi d’arte ed educatori, concordemente uniti nella prodigiosa impresa di
ricostruire quello che l’uomo o la natura hanno distrutto, o almeno, quando questo è
impossibile, di compensare con la maggior
validità nei campi inesauribili dello spirito,
quello che è irreparabilmente perduto nei piani limitati e inferiori della materia».
Sono le parole pronunciate da don Carlo
Gnocchi il 18 maggio 1950, in occasione
dell’inaugurazione del Centro “S. Maria
della Pace” di Roma, alla presenza - tra gli
altri - dell’allora presidente del Consiglio
Alcide De Gasperi. Parole per certi versi
anticipatorie della moderna scienza riabilitativa, ma che erano già criteri ispiratori dell’azione del sacerdote lombardo nelle strutture che via via si stavano aprendo in tutta
Italia.
Sono passati 65 anni da quel giorno e la
struttura del Foro Italico, a due passi dalla
Farnesina e da Ponte Milvio, non ha mai
smesso di funzionare. Tutto era partito nel
1949, con la firma della convenzione attraverso la quale il Commissario per la Gioventù Italiana assegnava la struttura alla “Federazione Pro infanzia Mutilata”. Don Carlo
Nelle foto sopra, due immagini storiche della giornata di
inaugurazione del Centro “S. Maria della Pace” di Roma,
alla presenza di De Gasperi. A sinistra, la visita di Giovanni
Paolo II nel 1990 e - sotto e in basso - momenti di attività
Gnocchi da poco aveva ricevuto da De
Gasperi l’incarico di consulente della presidenza del Consiglio per il problema dei
mutilatini.
Tutto pronto, insomma, per lo “sbarco”
nella capitale della sua opera; fino a quel
momento i collegi si trovavano al nord, ma
in don Gnocchi era sempre prevalsa l’esigenza di non allontanare troppo i suoi piccoli assistiti dai propri luoghi di origine e
dalle famiglie di provenienza. Per questo fu
aperto il Centro di Roma, per garantire cure
mediche, istruzione, formazione professionale e integrazione sociale ai mutilatini
provenienti dal Centro-Sud Italia.
L’affetto di Capi di Stato e Pontefici
Due giorni dopo l’inaugurazione, il 20
maggio, ci fu un’altra giornata particolare: la
mattina, una delegazione di ragazzi provenienti da tutti gli istituti dell’Opera fino ad
allora aperti si recarono in udienza da Papa
Pio XII in Vaticano; nel pomeriggio, furono
accolti nei giardini del Quirinale, dove il
presidente della Repubblica Luigi Einaudi
aveva offerto loro una merenda.
L’incontro in Vaticano merita di essere
ricordato per un episodio che lo stesso don
Gnocchi riportò qualche anno dopo in
“Pedagogia del dolore innocente”. «Durante
l’incontro - raccontò don Carlo - i mutilatini
consegnarono in dono al Santo Padre il loro
■ IL CENTRO “S. MARIA DELLA PACE” di Roma opera con autorizzazione e accreditamento definitivo della
Regione Lazio nel campo della riabilitazione neuromotoria, pneumologica, cardiologica e nella riabilitazione delle patologie degenerative e vascolari. È articolato in due strutture: una Casa di Cura per interventi di
riabilitazione in fase “post acuta” e un Centro per la riabilitazione estensiva e di mantenimento (residenziale, semiresidenziale e ambulatoriale) con un importante reparto di neuropsicomotricità dell'età evolutiva.
Sono inoltre attivi un laboratorio di analisi cliniche, attività di diagnostica per immagini, di neurofisiologia,
di psicologia, attività educative, un Servizio Informazione e Valutazione Ausili, un poliambulatorio specialistico, una piscina per la terapia in acqua e attività di riabilitazione ambulatoriale e domiciliare.
Intensa è altresì l'attività di ricerca scientifica, anche in convenzione con l’Università Cattolica del Sacro
Cuore e l’Università “Sapienza” di Roma.
Nel 2013 è stato inaugurato un moderno laboratorio di Biologia Molecolareche ha aperto la strada ad un nuovo filone di ricerca nell’ambito della genetica e della medicina molecolare, con particolare riferimento alle
malattie rare e di origine neurologica.
Dal 2003 la Fondazione è presente nella capitale anche con il Centro “S. Maria della Provvidenza”, dove sono
attive una RSA per persone non autosufficienti affette da gravi patologie invalidanti di natura neuromotoria
o psichica, un moderno reparto di riabilitazione estensiva ad alto livello assistenziale e un reparto per la
riabilitazione integrata di pazienti affetti da patologie di carattere neuromotorio e patologie dementigene.
mielitici, negli anni ’70, il Centro avviò, in
collegamento con la clinica ortopedica dell’Università di Roma, grazie al professor
Giorgio Monticelli, un intenso lavoro di
riabilitazione sulle patologie della colonna.
distintivo, raffigurante le stampelle incoronate a formare il monogramma di Cristo, composto da tante perline ognuna delle quali traeva origine da un’operazione chirurgica o da
una medicazione dolorosa sopportata senza
lamento e senza pianto. E quando riferii che
avevo visto bambini lottare tenacemente contro il pianto e contro il dolore per avere diritto
di prendere una perlina e deporla nella cassettina del Papa, Pio XII si fece improvvisamente pensoso e nel suo sguardo tremò una lacrima di tenerezza e di riconoscenza».
Qualche anno dopo l’inaugurazione, il
Centro fece da cornice ad un evento senza
precedenti: il Campo d’agosto dell’infanzia
mutilata. Sei mutilatini (francese, belga,
tedesco, greco, danese e italiano) pronunciarono nelle rispettive lingue il solenne
impegno di pace: venne costituita la Federazione Europea della Gioventù Mutilata di
Guerra, con don Carlo presidente.
Il 1954 segnò un’altra tappa fondamentale nella realizzazione del progetto riabilitativo di don Gnocchi: l’inaugurazione del
“Villaggio del lavoro”, con diverse sezioni:
radiotecnica, orologeria, lavorazione del
vimini, ceramica, calzoleria, falegnameria,
meccanica e tipografia, per riaffermare che
il bambino mutilato non doveva rimanere
negli Istituti, ma rientrare da protagonista
nella società.
Sempre nel 1954, quando ancora non si
parlava di medicina riabilitativa, nacque qui
una delle prime palestre di fisioterapia e
una piscina concepita per l’idroterapia.
Esaurita la fase dei mutilatini e dei polio-
Cura, ricerca e formazione
Gli anni ’80 e ’90 segnarono soprattutto
lo sviluppo degli “screening scolastici” per
la diagnosi precoce delle deformità della
colonna vertebrale e iniziò l’attività di ricerca scientifica, grazie soprattutto al professor
Ignazio Caruso.
Il 23 dicembre 1990, papa Giovanni
Paolo II fece visita al Centro: «Carissimi
medici e operatori sanitari - disse il Santo
Padre nell’occasione -: rimanete sempre
fedeli allo stile e allo spirito di don Gnocchi!
Mediante le cure fisiche che voi prestate,
come pure l’istruzione scolastica, la formazione professionale, lo sviluppo di attività
sportive, ma anche mediante la vostra professionalità, seria e coerente sotto il profilo etico
e soprattutto con il vostro amore, illuminato
e sostenuto dalla fede, voi potete contribuire
alla riabilitazione piena dei ragazzi e dei gio-
IRPINIA. L’educazione alla salute per gli alunni delle scuole
■ DOPO IL SUCCESSO delle prime tre edizioni, è ripartito il progetto di educazione alla salute realizzato
in alcune scuole dell’Irpinia dagli esperti del Polo Specialistico Riabilitativo di S. Angelo dei Lombardi
sul tema “Educazione sanitaria in età scolare: salute della colonna vertebrale”.
Quest’anno saranno coinvolte le scuole primarie e secondarie di primo grado dei comuni di Andretta,
Bisaccia, Fontanarosa, Taurasi, Luogosano, Sant’Angelo Allesca, Paternopoli, Castelfranci, Calabritto e
Senerchia. Il progetto rientra nelle attività di prevenzione svolte dalla Fondazione sul territorio. In particolare, l’iniziativa nasce dalla necessità di focalizzare l’attenzione sulla salute della colonna vertebrale in età scolare, per il dolore sempre più spesso riferito dai ragazzi e per le patologie che, nell’età di
accrescimento, hanno un più alto rischio di insorgenza. Tutto ciò attraverso incontri con insegnanti e
genitori e laboratori in classe con i ragazzi coordinati dalla dottoressa Rita Mosca.
vani degenti e al loro pieno reinserimento
nella comunità civile. A tutti chiedo attenzione, partecipazione e solidarietà nei confronti
dei disabili che hanno bisogno non solo di
cure efficaci, ma di accoglienza, di vicinanza,
di sostegno in modo che siano abbattute tutte
le barriere che una società efficientistica e
produttivistica, come l’attuale, innalza spesso nei loro confronti».
Gli anni 2000 - in particolare con la direzione di Salvatore Provenza -vedono il Centro allargare le proprie attività con l’apertura della Casa di cura a indirizzo riabilitativo
della sezione di riabilitazione cardiologica
in regime ambulatoriale, del Servizio di Diagnostica per immagini e - più di recente - del
potenziamento dell’attività privata e della
riabilitazione domiciliare. Nel febbraio
2014, il Centro ha ospitato l’urna con i resti
mortali del Beato don Gnocchi, nel quinto
anniversario della beatificazione, a cui ha
reso omaggio anche il presidente della
Repubblica, Giorgio Napolitano.
Una serie di iniziative e celebrazioni
accompagneranno il 65esimo anniversario
di inaugurazione della struttura.
49
MISSIONE UOMO
Attività
Attività
Attività
NEWS
SUSSIDI
51
MISSIONE UOMO
RICONOSCIMENTI
IMPORTANTI ATTESTATI
PER MONFARDINI E MACCHI
■ IMPORTANTE RICONOSCIMENTO internazionale per il
professor Silvio Monfardini, direttore del Programma
di Oncologia Geriatrica dell’Istituto “Palazzolo-Fondazione Don Gnocchi” di Milano. L’American Society
of Clinical Oncology (ASCO) - organizzazione professionale degli Stati Uniti e leader mondiale in rappresentanza dei i medici che si occupano di persone
malate di cancro - assegnerà infatti al
professor Monfardini il prossimo 31
maggio un “Premio Speciale 2015 per
l’eccellenza scientifica in Oncologia
Geriatrica” che riconosce la dedizione
e il significativo contributo, sul fronte
dell’innovazione, di ricercatori, rappresentanti dei pazienti, e leader della
comunità oncologica globale al fine di
migliorare la prevenzione del cancro,
il trattamento e la cura del paziente.
Silvio Monfardini
È la prima volta che questo riconoscimento viene attribuito ad un oncologo italiano. Monfardini dirige il programma a cui fa riferimento l’Unità
Operativa di Oncologia Geriatrica e di
Riabilitazione Oncologica Geriatrica
dell“Palazzolo”, un modello organizzativo innovativo nel panorama sanitario milanese e lombardo.
La Scuola di Scienze della salute umana dell’Università degli Studi di FirenClaudio Macchi
ze ha invece deliberato il ripristino
della scuola di specializzazione in medicina fisica e
riabilitativa a Firenze, da cui mancava da cinque anni,
affidandone la direzione al professor Claudio Macchi, direttore del Dipartimento di Riabilitazione del
Centro IRCCS “Don Carlo Gnocchi” di Firenze.
RICONOSCIMENTO
LUGANO, A MONS. BAZZARI
LAUREA HONORIS CAUSA
■ SIGNIFICATIVO RICONOSCIMENTO per il presidente
della Fondazione Don Gnocchi, monsignor Angelo
Bazzari,che è stato insignito dellalaurea honoris causa in “Scienze dei servizi sociali” dal senato accademico dell’ateneo svizzero “L.U.de.S” di Lugano, Libera
Università degli Studi di scienze umane e tecnologiche, guidata dal Magnifico Rettore Antonello Martinez (foto sotto).
Il riconoscimento è stato assegnato il 27 marzo, nel
corso di una solenne cerimonia svoltasi a Lugano in
occasione del “Dies meritorum”. Questa la motivazione: «Per la profonda intelligenza e la rilevante sensibilità umana con cui ha saputo radicare il rigore
imprenditoriale nella dimensione comunitaria, l’eccellenza aziendale nella pratica quotidiana del servizio, la produttività nell’etica del servizio».
Nel suo breve intervento, monsignor Bazzari ha ricordato la straordinaria figura del beato don Carlo
Gnocchi(del quale il prossimo anno ricorrerà il 60esimo anniversario di morte) e il generoso e qualificato
impegno di tutti gli operatori per garantire servizi di
eccellenza alle oltre diecimila persone che ogni giorno si rivolgono ai Centri “Don Gnocchi” attivi in Italia.
La Libera Università degli Studi di Scienze Umane e
Tecnologiche di Lugano è una realtà accademica di
eccellenza e di qualità, sia in campo umanistico che
scientifico.
MARINA DI MASSA
ASCOLTARE PER GUARIRE:
CORSO PER MEDICI E TERAPISTI
■“L’ASCOLTO ATTIVO DELLA NARRAZIONE della sofferenza dei malati e dei care-givers: i segni della logoguarigine integrale”, questo il titolo di un corso al Centro
“S. Maria alla Pineta” di Marina di Massa in programma - dopo la prima data del 21 aprile scorso - anche i
prossimi 19 maggio e 3 giugno. L’iniziativa, rivolta ad
operatori quali medici, infermieri e terapisti della
riabilitazione, è accreditata ECM ed è finalizza al
miglioramento della qualità dell’assistenza e dell’efficacia delle cure prestate, riducendo disagi e stress
per malati e care-givers, attraverso una migliore
comunicazione. L’obiettivo è di fornire ai partecipanti strumenti e conoscenze per migliorare la propria
capacità di ascolto (ascolto attivo ed empatico) e
sapersi porre in sintonia maggiore con lo stato d’animo e i sentimenti del paziente.
Docente del corso è Paolo Giovanni Monformoso,
counselor trainer e supervisore, logoanalista esistenziale, logoterapeuta.
Il programma completo di corsi e convegni della Fondazione è disponibile sul sito www.dongnocchi.it
MILANO
CENTRO ODONTOIATRICO
A TARIFFE AGEVOLATE
■ È OPERATIVO ORMAI DA ALCUNI ANNI all’Istituto
“Palazzolo” di Milano uno speciale e moderno Centro odontoiatrico gestito dalla Fondazione Don
Gnocchi in convenzione con l’Università degli Studi
Milano-Bicocca.
Il Centro, aperto a tutti, si caratterizza in particolare
per un’assistenza odontoiatrica a persone anziane e a
persone con bisogni speciali. Tutte le prestazioni
vengono erogate privatamente a tariffe contenute.
Sono previste agevolazioni per diverse categorie di
pazienti, con l’applicazione di uno sconto del 10 per
cento ai pazienti ultra 75enni e ai dipendenti della
Fondazione Don Gnocchi.
Alcune delle prestazioni vengono erogate anche in
Ausili, una guida spiega
come scegliere i più adatti
regime di convenzione con il Servizio Sanitario
Nazionale per specifiche categorie di utenti (anziani,
minori di 14 anni, disabili), così come previsto dalla
normativa vigente. Sono inoltre previsti sconti per
società ed enti convenzionati.
Scopo del Centro Odontoiatrico è la diagnosi, la cura
e la prevenzione di tutte le patologie del cavo orale,
offrendo servizi specializzati alla portata di tutti i cittadini, rivolti in particolare alle persone anziane. L’équipe del Centro, composta da specialisti in differenti ambiti odontostomatologici, pianifica il trattamento in maniera personalizzata per tutto il percorso
delle cure sino al raggiungimento di un quadro di
salute orale ottimale.
Per gli interventi più complessi, il Centro opera in
convenzione con la Clinica Odontoiatrica dell’Università Milano-Bicocca.
La sinergia tra qualificate istituzioni quali la Fondazione Don Gnocchi e l’Università degli Studi di Milano-Bicocca per l’assistenza e la ricerca in merito alle
alterazioni del cavo orale nell’anziano e nelle persone
con bisogni speciali, rendono il Centro Odontoiatrico all’interno dell’Istituto Palazzolo un punto di riferimento del territorio per l’assistenza odontoiatrica e
la gerodontoiatria.
ROMA
AL CEFOS UN LABORATORIO
DI PSICOTERAPIA DI PROSSIMITÀ
■ È ATTIVO NELLA SEDE DI ROMA del Centro di Formazione Orientamento e Sviluppo (CeFOS)della Fondazione Don Gnocchi un laboratorio di psicologia e psicoterapia di prossimità, che offre counselling, psicoterapia e attività di promozione della salute
psicologica, rivolti ad adulti (percorsi di cura finalizzati a promuovere il benessere psicologico e il miglioramento della qualità di vita dell’individuo), bambini
e ragazzi (per curare disturbi caratteristici della prima
infanzia e pubertà, o a sostegno di stati emotivi tipici
della preadolescenza), triade madre-bambino-padre
(per lo sviluppo armonico del bambino fino a 3 anni
all’interno della relazione di accudimento) e gruppi
(trattamenti specifici finalizzati alla gestione e/o al
superamento di problematiche condivise; educazione e sostegno della genitorialità).
L’iniziativa sottolinea l’impegno e l’attenzione
che la Fondazione Don Gnocchi continua ad avere
quotidianamente verso le persone che si trovano in
stato di maggior bisogno, per garantire loro una piena
partecipazione nella società e una migliore qualità
della vita.
Un nuovo Quaderno
della collana “Don Gnocchi”
dedicato agli operatori
della riabilitazione.
Dalla carrozzina al tablet
alla casa domotica:
ecco come orientarsi
di Giovanni Ghislandi
■ “VALUTARE, CONSIGLIARE, PRESCRIVERE
GLI AUSILI: la tecnologia al servizio delle
persone con disabilità”: questo il titolo dell’ottava guida della collana “I Quaderni della Fondazione Don Gnocchi”,
in distribuzione in queste settimane. Al pari dei precedenti, scopo del Quadernoè quello di offrire alle persone con
disabilità, alle loro famiglie e
agli operatori una serie di
informazioni, consigli e suggerimenti sulla scelta degli
ausili per l’autonomia, con
linguaggio semplice e facilmente comprensibile.
La guida - curata dall’ingegner Renzo Andrich,direttore del corso di Alta Formazione “Tecnologie per l’Autonomia” della Fondazione Don Gnocchi descrive i concetti basilari del mondo degli
ausili, con riferimenti ai problemi concreti e
ai fattori che contribuiscono in modo interdipendente e sinergico a costruire quel
“sistema di ausilio” capace di contrastare la
disabilità e favorire l’autonomia della persona e della propria famiglia: in particolare gli
ausili tecnici (ad esempio una carrozzina, o
un tablet con un software per la comunicazione), gli adattamenti ambientali personalizzati(una modifica architettonica alla propria casa), o l’assistenza personale da parte
di familiari, caregiver o operatori.
«L’introduzione di un ausilio nella vita di
una persona - spiega l’ingegner Andrich perturba un equilibrio preesistente, a volte
fragile, a favore di un nuovo equilibrio, che si
vuole positivo, solido e il più
possibile duraturo. Chi
valuta, sceglie o prescrive gli
ausili dovrà conoscere bene
il contesto ambientale e
dosare in modo intelligente
questi tre fattori: solo in
questo modo l’ausilio potrà
conseguire un buon outcome (sarà efficace ed utile) e
motiverà il suo investimento economico, professionale e umano. Questo manualetto - lungi dal fornire risposte esaurienti a questa complessa tematica - vuole essere un sintetico promemoria per tutti gli operatori che a vario
livello si trovano a confrontarsi con la scelta
degli ausili, sapendo di poter poi contare sul
portale Siva/Eastin per ogni informazione sugli ausili presenti sul mercato e, per le valutazioni specialistiche, sulla competenza dei Servizi
Informazione e Valutazione
Ausili (Rete Siva) della Fondazione
Don Gnocchi».
Consigli e informazioni
per vincere la burocrazia
Il Quaderno indica con un’effica-
ce sintesi le strade da percorrere per mettere
la tecnologia al servizio della persona con
disabilità, della sua autonomia, delle sue
relazioni, della sua partecipazione alla vita
sociale, scolastica, lavorativa.
La tecnologia ha infatti aperto prospettive di sviluppo un tempo impensabili per
chiunque, ma in modo particolare per chi è
portatore di disabilità: «Eppure - sottolinea
nella prefazione monsignor Angelo Bazzari, presidente della Fondazione Don Gnocchi - , nell’epoca in cui le autostrade spaziali
sono percorse da sonde che esplorano l’universo e atterrano sulle comete e dove ormai la
maggior parte della popolazione ha in
tasca smartphone con potenzialità
incalcolabili e imprevedibili fino a
qualche anno fa, nel nostro Paese
sono ancora troppe le persone
che vivono sulla propria
pelle difficoltà talvolta
insormontabili per ottenere
gli ausili necessari per una qualità di vita sociale dignitosa. Gli
ostacoli sono a volte economicoburocratici (a quando la riforma
del vecchio Nomenclatore?);
altre volte i prodotti sono di dif-
MISSIONE UOMO
50
Attività
■ L E DOMANDE CHE OCCORRE PORSI per una corretta
scelta dell’ausilio. Il Quaderno e i servizi offerti dalla Fondazione Don Gnocchi sono a disposizione per
aiutare nelle risposte.
Dal punto di vista dell’utente
- Qual è il problema che intendo risolvere?
- Ho già un’idea di come questo problema potrebbe essere risolto in modo efficace?
- Sarà sufficiente uno strumento o un intervento
tecnico, oppure occorrerà anche qualcos’altro?
- Conosco Centri o professionisti esperti che
potranno aiutarmi a trovare la soluzione giusta?
- Conosco le agevolazioni economiche previste
dalla legge per l’ottenimento degli ausili, e le
procedure da seguire?
- Ho idee chiare su come valutare la qualità e l’efficacia dell’ausilio che mi verrà fornito?
- Quali condizioni di vendita, garanzia e assistenza negozierò con l’Azienda che mi fornirà l’ausilio?
Dal punto di vista dell’operatore della riabilitazione
- Quali sono esattamente i problemi da risolvere?
- Oltre all’utente diretto (la persona con disabilità), ci sono altre persone significativamente
coinvolte (es. familiari, assistenti, operatori,
insegnanti, colleghi)?
- Nel caso ci siano altre persone coinvolte, come
posso tenere conto delle varie esigenze e punti
di vista?
- Come affronto il colloquio iniziale? Se ci sono
più persone coinvolte nel problema, è meglio un
unico colloquio tutti assieme, oppure colloqui
separati?
- Rispetto al problema posto, dispongo di tutte le
competenze necessarie, oppure occorre aggregare un’équipe con più competenze?
L’équipe del Servizio DAT (Domotica, Ausili,
Terapia Occupazionale) del Centro Irccs
“S. Maria Nascente” di Milano guidato
dalla dottoressa Rosa Maria Converti (al centro)
- Con che metodo e strumenti svolgo le analisi cliniche e funzionali necessarie per la scelta dell’ausilio?
- Con che metodo e strumenti svolgo le analisi
socio-educative necessarie per la scelta dell’ausilio, ove l’intervento si collochi in un contesto
scolastico?
Dal punto di vista dell’azienda fornitrice
- Ho perfettamente compreso il problema posto
dall’utente?
- Se l’ausilio deve rispondere ad una prescrizione
medica, questa è sufficientemente chiara e
completa per consentirmi di fornire o confezionare l’ausilio appropriato?
- Ho dei dubbi o perplessità su quanto scritto nella prescrizione? In tal caso, so come contattare il
medico prescrittore per chiarirli?
- Ho fornito all’utente informazioni precise, chiare e comprensibili sugli eventuali costi a suo
carico, sul tempo di fornitura, sulle prove necessarie per la personalizzazione, sulle condizioni
di garanzia?
- Ho fornito all’utente adeguate istruzioni tecniche sul corretto uso e sulla corretta manutenzione? Mi sono assicurato che esse siano state
comprese?
- Ho fornito all’utente indicazioni comprensibili
su come fare nel caso in cui l’ausilio necessiti di
riparazioni, con relativi costi e tempi? Nel caso
la mia azienda non sia attrezzata per un efficiente servizio di riparazione, a chi indirizzo l’utente?
- Sono attrezzato per verificare la qualità effettiva “sul campo” degli ausili che fornisco e la soddisfazione dei miei clienti?
- Ho fornito all’utente indicazioni chiare su chi
contattare nella mia azienda in caso di problemi?
IL DECALOGO. Le dieci regole del valutatore di ausili
ficile reperibilità, mancano le informazioni necessarie o gli operatori competenti in grado di accompagnare la persona nel
complesso percorso di
conoscenza, valutazione,
scelta, messa in opera con
apprendimento dell’uso
dell’ausilio».
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Renzo Andrich
La Convenzione ONU
e il Disability Action Plan
Si tratta di criticità che rischiano di vanificare il valore e l’importanza attribuiti alla
tecnologia dalla Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità, approvata il
13 dicembre 2006 (e alla cui elaborazione la
Fondazione Don Gnocchi ha dato il proprio
contributo, partecipando ad alcune sedute
assembleari al Palazzo di vetro di New York)
e ratificata dall’Italia il 3 marzo 2009 e dal
2014-2021 Global Disability Action Plan,
documento promosso dall’Organizzazione
Mondiale della Sanità.
«Da quasi quarant’anni - aggiunge mon-
Prima di cominciare a risolvere un problema, studialo.
Suddividi ogni problema in sottoproblemi.
Valorizza, ove possibile, la capacità della persona stessa di arrangiarsi ed evita ausili superflui.
Per quanto possibile usa soluzioni validate, non reinventare la ruota.
Spingiti all’estremo nel ricercare la semplicità d’uso della soluzione proposta.
Nel puntare alla semplicità, non trascurare la qualità tecnica, l’estetica e la funzionalità.
È l’opinione dell’utente, e non la tua, che conta: lui o lei, non tu, dovrà vivere con quella soluzione.
Non irritarti se la tua proposta non viene accettata.
La buona volontà non sostituisce le conoscenze mediche e tecniche.
Attento a non combinare danni!
signor Bazzari - la Fondazione Don Gnocchi
è in prima linea su questo fronte. Con una diffusa e capillare informazione, la formazione
degli operatori, la ricerca scientifica e l’aggiornamento tecnologico e soprattutto con il lavoro nei Centri attivi in nove regioni italiane ha
contribuito a trovare soluzioni su misura e
adeguate ai bisogni dei singoli utenti. Attraverso il Servizio Informazione e Valutazione
Ausili (SIVA), ha costruito nel tempo in Italia, e in continuo dialogo con analoghe esperienze internazionali, un patrimonio unico di
competenze e un prezioso giacimento di esperienze divulgate ad ampio raggio per migliorare la vita di tutti. Questa agile e sintetica guida ne è un prezioso distillato».
Il testo è rappresentativo di un “accom-
pagnamento” tecnico, ma anche umanamente ricco, che va oltre i dati medico-sanitari e ingegneristici, per diventare riflessione
sul valore della persona umana e sulla sua
accoglienza: nei vari capitoli vengono infatti
approfonditi aspetti quali la definizione di
ONU-OMS . Ausili essenziali, primo passo in “Don Gnocchi”
Il saluto del ministroal workshop con esperti da tutta Europa
■ L’ORGANIZZAZIONE MONDIALE DELLA SANITÀ ha recentemente lanciato un’iniziativa denominata Gate (Global Collaboration on Assistive Health Technology, vale a dire collaborazione mondiale in tema di ausili tecnici), il cui
obiettivo è di promuovere la disponibilità in tutto il mondo delle tecnologie assistive necessarie all’autonomia
personale e familiare e alla sostenibilità assistenziale delle persone con disabilità e delle persone anziane.
L’iniziativa è stata varata nel 2013 nel corso di una sessione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite dedicata
alle tematiche della disabilità e dello sviluppo e mira a preparare uno specifico piano d’azione da sottoporre
all’Assemblea Oms del 2016. Una delle linee di lavoro dell’iniziativa Gate è l’identificazione delle tipologie di ausilio da ritenersi “essenziali” - ossia che l’Oms raccomanderà a tutti gli Stati membri come prioritarie nelle politiche socio sanitarie e industriali - delle quali va garantita ovunque la disponibilità per le persone che ne abbiano
bisogno. Esse costituiranno la cosiddetta Apl (Priority Assistive Product List), simile come concetto alla lista che
l’Oms ha già da tempo pubblicato per i farmaci.
Il primo passo di questo lavoro si è svoltoa Milano, dal 27 al 29 aprile scorsi, presso il Centro Irccs “S. Maria Nascente” della Fondazione Don Gnocchi, attraverso un workshop tecnico internazionale a cui ha partecipato una trentina di esperti provenienti da tutta Europa (Belgio, Bulgaria, Cipro, Repubblica Ceca, Danimarca, Germania, Spagna, Finlandia, Inghilterra, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Olanda, Portogallo, Romania, Serbia, Slovacchia e Italia). I lavori sono stati aperti dal saluto che il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, ha fatto pervenire alla Fondazione Don Gnocchi: «Oggi è un giorno importante - ha scritto il ministro - perchè verrà compiuto il primo e fondamentale passo per l'effettiva implementazione di una delle linee di lavoro dell'iniziativa Gate e, cioè, l'identificazione delle tipologie di ausilio da ritenersi "essenziali" e prioritarie, nelle politiche sociosanitarie e industriali, e delle quali va garantita ovunque la disponibilità per le persone che ne abbiano bisogno».
MILANO
Una nuova casa-famiglia
per persone con disabilità
■ È STATA INAUGURATA nei mesi scorsi a Milano, “Casa
Cenni”, casa-famiglia per persone con disabilità, che
ospita attualmente tre inquilini, due dei quali da anni
utenti del Servizio Socio-Educativo del Centro
IRCCS “S. Maria Nascente” di Milano.
“Casa Cenni” nasce dalla collaborazione tra l’Associazione Genitori “Fondazione Don Carlo Gnocchi”
di Milano e la stessa Fondazione - con il sostegno
dell’Amministrazione comunale e della Fondazione
Cariplo - per la progettazione e la realizzazione di
una casa-famiglia per persone con disabilità in un
contesto di housing sociale. Si tratta del secondo
appartamento sorto in questi anni a Milano per
utenti del Servizio Socio-Educativo del Centro “S.
Maria Nascente”, frutto dei percorsi di formazione e
sensibilizzazione al tema del “dopo di noi” già nel
“durante noi”, rivolti ai genitori e finalizzati a pensare da subito al futuro dei propri figli disabili; il Servizio Socio Educativo, da anni impegnato in questo
ambito, ha infatti sostenuto l’Associazione
Genitori in questa seconda impresa, che
scaturisce proprio dalla messa a frutto delle
energie spese in questi anni da psicologi e
operatori della Fondazione Don Gnocchi.
L’appartamento “Casa Cenni”si compone di cinque locali ed è stato attrezzato per
permettere un agile spostamento al proprio interno di persone in carrozzina. Oggi
è abitato da Cristina, Massimo e Franco
(nella foto a sinistra, con familiari e amici,
durante la cerimonia di inaugurazione), i
quali vengono accompagnati nella quotidianità da
due assistenti familiari che si preoccupano, oltre
che del riassetto dell’alloggio, dell’igiene personale, della colazione e della preparazione per recarsi
ai Centri diurni al mattino; nel pomeriggio e sera
offrono gli ospiti un’adeguata accoglienza al rientro
e insieme a loro organizzano il resto della giornata.
Il contesto di housing sociale promosso da Fondazione Cariplo, in cui è ubicato l’appartamento, offre
l’opportunità ai ragazzi e alle famiglie di conoscere
altre realtà e di allargare la propria rete sociale.
Casa Cenni fa seguito alla positiva esperienza di
Casa Lulù,efficace esempio di alleanza tra famiglie,
Fondazione Don Gnocchi e istituzioni, avviata a
Milano da alcuni anni. Lulù è una delle tre ragazze
residenti. I genitori - che hanno tenacemente voluto concretizzare un sogno a lungo accarezzato hanno messo a disposizione l’appartamento dove
oggi la figlia vive con le amiche Nadiae Roberta,
due operatrici ed il bimbo di una di loro. Una formula innovativa per una residenzialità a forte impronta
familiare. Il supporto degli operatori della Fondazione Don Gnocchi è stato significativo nell’avvio
del progetto, nella formazione delle operatrici e
nel costante monitoraggio dell’iniziativa.
53
MISSIONE UOMO
MISSIONE UOMO
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SUSSIDI
PUNTI DI VISTA. Che cosa chiedersi prima della scelta
Portali, motori di ricerca, ausiliotecae servizio DAT
MISSIONE UOMO
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pletezza, veridicità, correttezza, assenza di linguaggio “commerciale”) e analizza la letteratura scientifica, i congressi e le fiere del settore per venire a conoscenza di eventuali nuovi ausili.
■ IL PORTALE SIVA
È disponibile all’indirizzo www.portale.siva.it e rappresenta oggi una delle più autorevoli fonti di informazione sugli ausili per disabili: per gli utenti diretti
(persone con disabilità e loro familiari), ma anche per
operatori (della sanità, del sociale, dell’educazione),
aziende produttrici e distributrici di ausili, funzionari (Asl, regioni ecc.) e cultori della materia (ricercatori, progettisti, studenti, formatori, ecc.).
Il suo obiettivo è di fornire un’informazione super
partes a 360 gradi sugli ausili presenti sul mercato italiano, con riferimenti a letteratura scientifica, idee,
esperienze e ogni altro elemento che possa aiutare a
trovare le soluzioni appropriate allo specifico problema di ogni utente.
Il Portale è bilingue (italiano e inglese) e contiene cinque banche dati, ciascuna dotata di varie funzioni di
ricerca rispettivamente sugli ausili (ciascuno descritto con una dettagliata scheda standardizzata e da
vario materiale allegato), le aziende (produttrici o
rivenditrici), i centri (di informazione, di valutazione,
di ricerca), le idee (su come risolvere problemi di vita
quotidiana) e la biblioteca (letteratura scientifica,
strumenti di lavoro, esperienze, lezioni ecc...).
L’aggiornamento dei contenuti è curato da un’apposita redazione composta da esperti della Fondazione Don Gnocchi che provvede allo sviluppo di
nuovi contenuti, risponde al telesportello, valuta le
segnalazioni che chiunque può fare attraverso il portale stesso, invita periodicamente le aziende ad
aggiornare, tramite un’apposita procedura on-line, i
dati sui loro ausili, controlla che essi siano conformi a
rigorosi standard di qualità dell’informazione (com-
■ IL MOTORE DI RICERCA EUROPEO
Il portale Siva fa parte della rete europea Eastin European Assistive Technology Network, ossia Rete
Informativa Europea sulle Tecnologie Assistive. Essa
aggrega e integra in un unico portale (www.eastin.eu)
i principali dati presenti nel portale SIVA e nei portali nazionali di informazione sugli ausili di altri Paesi
europei (Regno Unito, Danimarca, Germania, Francia,
Belgio, Olanda, Spagna).
Grazie ad avanzate tecnologie linguistiche, le rende
disponibili in tutte le lingue dell’Unione Europea,
offrendo in questo modo un prezioso servizio anche
ai cittadini di quei Paesi che non dispongono di un
sistema informativo nazionale.
Non è una banca dati, ma un motore di ricerca: la rete
nasce da un progetto promosso dalla Fondazione
Don Gnocchi, inizialmente finanziato dalla Commissione Europea, che nel 2006 diede vita alla prima versione del portale Eastin in collaborazione con vari
partner di sei Paesi europei.
■ LA RETE SIVA E IL SERVIZIO DAT
Oggi molti servizi di riabilitazione della Fondazione
Don Gnocchi in varie Regioni italiane hanno al loro
interno un nucleo SIVA (Servizio Informazione e
Valutazione Ausili), in grado di svolgere valutazioni
specialistiche per la scelta degli ausili e percorsi
riabilitativi di istruzione e addestramento, su richiesta diretta dell’utente oppure di altri Servizi della
Fondazione che lo hanno in carico. Fulcro della rete è
inoltre il Servizio DAT (sigla che sta per “Domotica,
Ausili, Terapia Occupazionale”) del Centro Irccs
“S.Maria Nascente” di Milano: esso dispone di una
vasta ausilioteca (con ausili per la vita quotidiana, la
mobilità, la comunicazione e l’informatica ecc...) e di
un appartamento dotato di automazioni avanzate
(casa domotica), ove è possibile sperimentare soluzioni per l’autonomia in tutti gli ambienti domestici e
di condurre programmi riabilitativi mirati all’autonomia personale e familiare.
Attività
SUSSIDI
ANNIVERSARI
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ausilio, la classificazione standard degli
ausili, il Nomenclatore Tariffario (ovvero il
documento del ministero della Salute che
stabilisce le tipologie di protesi e ausili
ammessi alla fornitura su prescrizione medica a carico del Servizio Sanitario Nazionale),
l’Ambient Assisted Living (ossia “l’ambiente che collabora all’autonomia”, altrimenti
detto “domotica”), le varie tipologie di tecnologie assistive (ausili protesici, ortesici,
adattivi, ambientali, assistenziali, terapeutici, cognitivi), oltre alle tecnologie didattiche
e riabilitative per i disabili, agli interventi
strutturali sull’accessibilità degli ambienti,
dei prodotti e dei servizi.
Garanzia di efficacia
e investimenti oculati
Si ribadisce inoltre l’importanza della
scelta di un buon ausilio - con consigli per
utenti, operatori e aziende produttrici -, l’aspetto dei costi, l’impostazione di un buon
programma protesico (con i vari momenti
di valutazione, decisione, fornitura e verifica
in merito alle singole soluzioni per gli ausili),
insieme a varifocus sui vari tipi di ausili (per
la postura, la mobilità, la casa e l’attività della vita quotidiana, il controllo ambientale e
domotica, l’accessibilità informatica, la
comunicazione aumentativa, il contesto
scolastico e quello lavorativo).
L’introduzione di un ausilio nella vita di
una persona comporta il cambiamento di un
equilibrio preesistente - a volte fragile - in
favore di un nuovo equilibrio, che si vuole
positivo, solido e il più possibile duraturo.
La guida promossa dalla Fondazione
Don Gnocchi vuole aiutare coloro che valutano, scelgono o prescrivono gli ausili, avvicinandoli alla conoscenza del contesto
ambientale e a dosare in modo intelligente i
vari fattori: solo in questo modo l’ausilio sarà
utile ed efficace e motiverà il suo investimento economico, professionale e umano.
Tutti i “Quaderni”
disponibili in rete
La nuova guida e i precedenti sette quaderni della collana (“Il paziente con grave
cerebrolesione”, “Back School: impariamo ad
amare la nostra colonna vertebrale”, “Il
paziente con ictus cerebrale”, “A scuola per
imparare a sentire e capire il proprio corpo”,
“Il paziente cardiopatico”, “L’attività socioeducativa e l’educatore professionale in Fondazione Don Gnocchi” e “La malattia di Parkinson”) sono scaricabili dal sito internet
www.dongnocchi.it, oppure possono essere richiesti al Servizio Comunicazione della
“Don Gnocchi”, allo 02 40308938, oppure
[email protected].
Dieci anni ad Acerenza:
4500 i pazienti ricoverati
■NASCE NEGLI ANNI ’90il progetto che porterà il 1° ottobre 2005 la Fondazione Don
Gnocchi ad inaugurare ad Acerenza, in
Basilicata, il Centro di riabilitazione “don
Michele Gala”, dal nome del sacerdote,
discendente di una nobile famiglia, che
lasciò nel 1960 alla diocesi acheruntina la villa di famiglia e un vasto terreno che avrebbero dovuto ospitare un’opera per i malati e i
sofferenti. Fu in questa tenuta che nel 1968
venne istituito il villaggio “Tabor” con un
Centro di riabilitazione psicomotoria.
In seguito, fu don Canio Forenza, sacerdote dell’arcidiocesi di Acerenza e responsabile dell’Opera “Michele Gala”, a prendersi a cuore le sorti della struttura e ad individuare - insieme all’allora responsabile
medico - nella Fondazione Don Gnocchi il
partner ideale per far rinascere a nuova vita
il Centro.
Un altro impulso si ebbe nel 1994, quando l’allora arcivescovo di Milano, card. Carlo Maria Martini fu ospite ad Acerenza in
occasione delle celebrazioni per il nono centenario della cattedrale. Fu infatti l’arcivescovo di Acerenza, mons. Michele Scandiffio (che lasciò la diocesi pochi giorni dopo
l’inaugurazione del Centro a mons. Giovanni Ricchiuti), a parlare al card. Martini dell’idea di far incontrare l’opera di don Michele
Gala con quella di don Gnocchi.
La collaborazione venne poi messa a
punto negli anni successivi, con il coinvolgimento della Regione Basilicata (con le presidenze di Filippo Bubbico e Vito De Filippo) dell’Usl e dell’azienda ospedaliera “S.
Carlo” di Potenza.
A distanza di dieci anni, il Centro di riabilitazione “Gala-Don Gnocchi” è una struttura di eccellenza e punto di riferimento
importante per la riabilitazione in Basilicata; opera in stretta collaborazione con la Asl
I NUMERI DEL CENTRO
10 anni di attività
64 posti letto
● 4.500 pazienti ricoverati
● 175 mila giornate di degenza
● 72 anni l’età media dei pazienti in degenza
● 46 anni l’età media dei pazienti in day hospital
● 75 dipendenti
● 39 anni l’età media dei dipendenti
●
●
L’inaugurazione nel 2005 con l’allora arcivescovo di Napoli, card. Michele Giordano, il governatore De Filippo, il vescovo
mons. Scandiffio e il sindaco di Acerenza Antonio Giordano. A fianco, la struttura e in alto un momento dell’attività
di Potenza, l’azienda ospedaliera “San Car- decennale: tra gli eventi, un’iniziativa Aido,
lo” e con le altre strutture ospedaliere lucane. l’allestimento di una mostra sul beato don
La struttura dispone di 64 posti letto di Gnocchi e un convegno a Potenza, organizriabilitazione specialistica ospedaliera zato dall’Ordine dei Medici della Provincia
neurologica e ortopedica: vengono ricove- sulla sclerosi multipla. Previste anche una
rati pazienti che hanno superato la fase acu- giornata di apertura del Centro per le famita della malattia e che provengono diretta- glie dei dipendenti e iniziative con le scuole
mente dalle strutture ospedaliere, a
in tema di prevenzione e promozioseguito di interventi chirurgici,
ne della salute.
ictus o affetti da sclerosi multipla.
«L’ anniversario è un momento
Sono inoltre attivi servizi di
privilegiato non solo per ricordare
riabilitazione a carattere ambulaquanto fatto - spiega la responsabile
toriale e un poliambulatorio per
del Centro, Rossella Manfredi - ma
trattamenti di fisiochinesiterapia,
per ripartire con nuovo slancio e rinterapia strumentale e logoterapia.
novate energie per essere ancora di
In regime di solvenza sono pospiù e meglio risposta tangibile ai
sibili visite specialistiche fisiatribisogni dei più fragili, rinsaldando la
che, neurologiche e ortopediche; Rossella Manfredi
collaborazione e l’integrazione con
onde d’urto; massoterapia; esame
le istituzioni, nel solco del mandato e
urodinamico; ionoforesi. Il Servizio Infor- del carisma di don Gnocchi e nel segno della
mazione e Valutazione Ausili (SIVA) offre continuità del sogno di un figlio della terra di
consulenze sugli ausili.
Acerenza, il sacerdote e benefattore don
Un programma di iniziative celebrerà il Michele Gala».
MISSIONE UOMO
STRUMENTI DI LAVORO
Attività
Attività
LA SCHEDA. Riabilitazione d’eccellenza e una RSA
56
MISSIONE UOMO
■ IL POLO RIABILITATIVO DI TRICARICO ha avviato l’attività nel 2006, in seguito ad un’apposita convenzione siglata dalla Fondazione Don Gnocchi e dall’Asl di Matera. I lavori di ampliamento del presidio ospedaliero hanno reso possibile la realizzazione di una struttura funzionale, in grado di svolgere e gestire
unitamente le attività riabilitative, assistenziali e formative.
I servizi erogati comprendono la riabilitazione in regime di ricovero, e ambulatoriale, l’assistenza residenziale per pazienti non autosufficienti e la formazione di figure professionali in ambito sanitario.
Il Polo specialistico riabilitativo a prevalente indirizzo neurologico e ortopedico dispone di 48 posti
letto di degenza intensiva riabilitativa e 16 posti letto di lungodegenza riabilitativa, a cui si aggiungono
20 posti letto di RSA (patologie neurovegetative e dementigene).
Sono inoltre attivi il day-hospital e un servizio di riabilitazione ambulatoriale.
Il terapista e la paziente:
le immagini di una rinascita
■ CI PUÒ ESSERE UNA GIOIA più grande per
una giovane madre della nascita di una
figlia? A lungo attesa, con le apprensioni e le
ansie tipiche della prima gravidanza. Finalmente il momento arriva, la bimba nasce e
tutto va bene.
È al ritorno a casa che Maria Rosaria, 31
anni, si rende conto che qualcosa non va: si
sente come stordita e in preda ad una forte
stanchezza non giustificata. Accusa un
capogiro, sente il braccio sinistro insensibile, senza forze. Ricoverata in ospedale, dopo
i primi accertamenti perde i sensi e cade in
uno stato di semicoscienza. Sono gli effetti di
un’emorragia cerebrale.
In pochi istanti la sua vita passa dalla gioia
alla disperazione, ma tale è il suo stato che
non se ne rende nemmeno conto. Anche al
termine del ricovero ospedaliero a Potenza,
quasi un mese dopo, e al suo arrivo al Polo
riabilitativo di Tricarico della Fondazione
Don Gnocchi, nel luglio 2014, per iniziare il
lungo cammino di riabilitazione, non è
ancora completamente cosciente.
«La parte sinistra del corpo era parzialmente paralizzata e anche dal punto di vista
Una giovane mamma
colpita da una grave
emorragia cerebrale.
Un servizio fotografico
per documentare
la riabilitazione
al Centro di Tricarico
di Damiano Gornati
cognitivo la situazione era problematica»:
così la ricorda il coordinatore dei terapisti
Stefano Larocca, che la seguirà durante tutta la degenza.
Col tempo, la vicinanza della famiglia,
che nel frattempo si è trasferta da Potenza a
Tricarico per esserle più vicina e la professionalità dell’équipe riabilitativa della Fondazione Don Gnocchi, Maria Rosaria si rende
conto di quanto è successo. E, dimostrando
una forza di volontà forse sconosciuta anche
a lei stessa, si mette al lavoro senza indugio.
«È stata lei - ricorda ancora Larocca - a
spronare i terapisti a dare di più. È stata lei
quasi a ordinarci di farle recuperare la funzionalità del braccio, perché con quello doveva
tenere la sua bambina».
L’approccio multidisciplinare
E i tempi di recupero sono veramente
rapidi, anche grazie alla modalità di intervento che è il tratto distintivo della filosofia
riabilitativa della Fondazione: un approccio
multidisciplinare, dove diverse figure professionali, dai medici, ai terapisti, alla psicologa, alla logopedista concorrono alla realizzazione del progetto: al centro dell’azione, la persona e non la sua malattia.
Maria Rosaria riprende così a camminare, a salire le scale e può finalmente iniziare
ad accudire la figlia, tanto che ottiene un
permesso speciale per uscire quasi tutti i
giorni dal Centro per starle più vicina.
È a questo punto che Michele Lategana,
che lavora come terapista a Tricarico e coltiva una fortissima passione per la fotografia,
decide di raccontare per immagini la storia
del recupero di Maria Rosaria, della sua risalita dalla disperazione verso la normalità.
Parla del suo progetto a Maria Rosaria
che accetta e si presta, quasi divertita e contenta se la sua storia, il suo messaggio di speranza sapranno o potranno spronare altre
persone che si trovano nella sua condizione
a non lasciarsi travolgere e vincere dallo
sconforto e dal pessimismo. È questo lo spirito con cui accetta di farsi fotografare.
Il racconto che ne esce è in bianco e nero,
a tratti angosciante, quasi cuopo, tale era la
situazione di partenza. Racconta Michele,
spiegando il suo lavoro: «La giovane mamma che doveva accudire e coccolare tra le sue
braccia la tenera creatura data alla luce è
diventata lei stessa una bambina da dover
accudire e accompagnare passo dopo passo,
verso una nuova vita. Queste foto che la
ritraggono vogliono ripercorrere tutte le tappe del suo calvario, mesi di duro recupero, tanto sconforto, paura di non potercela fare, stanchezza, crolli emotivi...».
La vittoria sulle scale
Maria Rosaria e Michele ricordano bene
lo scatto fatto davanti alle scale. Da una parte la paura di non potercela fare, di cadere,
dall’altra però la determinazione: «Io devo
salire quelle scale, perché per tornare a casa
mia devo fare le scale e le voglio fare con le mie
gambe, presto», così Maria Rosaria dice a se
stessa e ai terapisti. Alla fine, la giovane
mamma ce la fa; dimessa dopo due mesi circa di riabilitazione, ritorna velocemente alla
sua vita di tutti i giorni, moglie, donna che
lavora (si occupa di animazione di feste per
bambini), perfino alla sua passione per il
ballo latino americano: «La mia forza è stata
la mia bimba e oggi mi piacerebbe con la mia
storia e queste foto trasmettere la stessa forza
a chi pensa di non potercela fare».
La sua tenacia è stata premiata e i medici
che ancora oggi la visitano quasi non credono al suo recupero così veloce. «Alcune foto
- sottolinea Lategana - possono sembrare
drammatiche, ma questo è lo stato d’animo da
chi è colpito da un male così; io ho solo rappresentato la realtà, in alcuni momenti certamente cruda; nessuno scatto è stato costruito
artificialmente, ho solo registrato ciò che accadeva in presa diretta, per fortuna però, il film
ha avuto un lieto fine».
Foto viste in tutto il mondo
Poco dopo la pubblicazione del servizio
su alcuni siti internazionali e prestigiosi,
come 121licks.come Viewworld,Michele ha
ricevuto complimenti e attestati di stima da
tutto il mondo, segno che è riuscito a raccontare sentimenti universali e non solo scatti
artistici.
Oggi in Maria Rosaria quasi non c’è traccia del male che l’ha colpita e - confessa - è
come se fosse rinata. Questo in fondo significa riabilitazione: recupero del massimo
possibile delle capacità di vita. Così come la
intendeva il beato don Gnocchi.
57
MISSIONE UOMO
TESTIMONIANZE
Attività
NEWS
ALLIEVI CON DISABILITA’,
PRESENTATI I CORSI DEL 2015-16
■ SONO STATI PRESENTATI nel corso dell’Open Day
svoltosi al CeFOS - Centro di Formazione Orientamento e Sviluppo di Milano della Fondazione Don
Gnocchi (via Gozzadini 7) i “percorsi personalizzati
per allievi con disabilità dopo la terza media” . Alla
giornata sono intervenuti i docenti di sostegno, i
genitori e gli alunni delle classi terze: ai partecipanti
sono state fornite tutte le informazioni utili per
conoscere le proposte educative e didattiche,
“mostrando dal vivo”, attraverso la visita della scuola,
alcune significative attività promosse. In particolare,
per l’anno scolastico 2015-2016 sono in programma
per adolescenti con disabilità certificata che abbiano
concluso il primo ciclo di studi, un corso per operatore amministrativo-segretarialee un corso per operatore della ristorazione, affiancati da laboratori trasversali “artistico-artigianali” e di “teatro sociale”.
INVERIGO-SEREGNO-MILANO
MUSICOTERAPIA PER GLI OSPITI
CON TRASDUTTORI TATTILI SONORI
■ MUSICOTERAPIA ATTIVA E RICETTIVA, con l’ausilio di
nuove tecnologie: il progetto è in corso al Centro “S.
Maria alla Rotonda” di Inverigo, al Centro “Ronzoni
Villa” di Seregno e al “Centro Girola” di Milano.
Il progetto utilizza apparecchiature che permettono
la registrazione di dati e interventi, attraverso strumenti digitali e software audio. L’apporto tecnologicoè infatti estremamente efficace per la valutazione
del percorso di musicoterapia, facilitando il lavoro di
programmazione e verifica degli interventi.
Per quanto riguarda l’ambito ricettivo, si è avviata una
sperimentazione sulla possibile integrazione tra
terapia vibroacustica e strutture ritmico-sonore, che
utilizza in modo combinato basse frequenze, struttura ritmica e area timbrico-musicale.
La strumentazione utilizzata è innovativa e prevede
l’utilizzo di trasduttori tattili sonori su lettini, piani
vibranti e cuscini. La finalità è favorire, attraverso programmi personalizzati, un riequilibrio psicofisico e un
piacevole rilassamento per ospiti della RSA e pazienti del CDC, migliorando il tono muscolare e riducendo situazioni di tensione e dolore.
PROGETTO
DISABILI, AVVIATO UN PERCORSO
DI SOSTEGNO PER LE FAMIGLIE
■ ACCANTO ALLA VITA... DELLE FAMIGLIE: questo il titolo
del progetto a sostegno delle famiglie dei disabili che
frequentano i Centri della Fondazione Don Gnocchi.
«L’obiettivo - spiega don Mauro Santoro, del Centro
“Vismara di Milano - è quello di mettere a confronto
gli operatori e le famiglie dei ragazzi disabili che frequentano le nostre strutture, creando momenti di
coinvolgimento e di ascolto dei genitori. Vorremmo
aiutare le famiglie a riscoprire nella propria vulnerabilità e nelle fatiche compiute una grande ricchezza,
aiutarle a narrare la propria storia al fine di poter
anche trovare un senso e un
significato del loro impegno a
favore dei figli».
I lavori si sono finora articolari
in alcuni incontri svoltisi al
Centro “Vismara” e al Centro
“Girola” di Milano e al Centro
“S. Maria al Castello” di Pessano con Bornago (Mi); un quarto
incontro è in programma al
Centro “S. Maria alle Fonti” di Don Mauro Santoro
Salice Terme (Pv).
I vari momenti di approfondimento - con Mario Mozzanicanel ruolo di facilitatore - hanno preso in considerazione sia le famiglie con ragazzi disabili in età
evolutiva, sia le famiglie con ragazzi disabili che hanno trovato collocazione sino al momento in cui la
famiglia non è più in grado di prendersi cura di loro .
sperimento Wearable Monitoring, coordinato dall’ingegner Marco Di Rienzo.
Nella seconda sessione, organizzata in collaborazione con la “European Society of Hypertension”, verrà
fatto il punto su una metodologia emergente che
permette la misura della pressione arteriosa senza
richiedere l'uso del tradizionale manicotto gonfiabile intorno al braccio e che vede la Fondazione coinvolta in una ricerca appena iniziata.
Nella terza sessione, alcuni esperti esporranno le loro
ultime ricerche sui metodi di analisi del sismocardiogramma(la misura delle vibrazioni del torace prodotte dal battito cardiaco), per derivare informazioni cliniche sulla performance meccanica del cuore. Si tratta di una metodica - allo studio in “Don Gnocchi” dal
2011 - molto interessante perchè non invasiva e facilmente integrabile in un servizio di telemedicina per la
continuità assistenziale dei pazienti cardiologici e il
loro monitoraggio nella riabilitazione domiciliare.
ROMA
L’EDUCATORE SUPERVISORE,
IL CONTRI BUTO DI CRISTINA PORTA
■ C’È ANCHE CRISTINA PORTA, educatrice professionale, responsabile del Servizio educativo dei Centri
romani della Fondazione Don Gnocchi, tra gli autori
del sedicesimo volume della Collana “Navigazioni”,
diretta da Vincenzo Piccione.
Il libro, curato dal professor Raffaele Occulto, si intitola “L’educatore supervisore nell’organizzazione
dei servizi sociali” e nasce da un’idea maturata grazie
all’iniziativa e all’adesione di un gruppo di educatori
laureati al Dipartimento di Scienze della formazione
dell’Università degli Studi Roma Tre. Lo scopo di questo lavoro è di introdurre nei servizi sociali prassi
innovative in materia di supervisione nel settore dell’educazione professionale. La dottoressa Porta ha
sviluppato il tema “Ruolo e metodologia della supervisione. Nuova sfida tra teoria e prassi”.
MILANO
TRE SESSIONI “DON GNOCCHI”
ALLA PROSSIMA “IEEE EMBC 2015”
■IL COMITATO ORGANIZZATORE della “IEEE Engineering
in Medicine and Biology Conference 2015” (Conference Chairs anche il professor Sergio Cerutti, del
Politecnico di Milano, membro del Comitato Tecnico-Scientifico della Fondazione Don Gnocchi) ha
approvato tre proposte “Don Gnocchi” per altrettante sessioni a invito che si svolgeranno all'interno della conferenza (in programma ad agosto a Milano, in
coincidenza con Expo), vero e proprio riferimento
mondiale per la ricerca scientifica nel settore delle
tecnologie biomedicali e della bioingegneria .
Nella prima sessione, con la partecipazione del direttore di Missione Futura dell’Agenzia Spaziale Italiana,
i ricercatori responsabili dei vari esperimenti compiuti a bordo della Stazione Spaziale da Samantha
Cristoforetti illustreranno i primi risultati delle loro
ricerche. In questa occasione il laboratorio dei Sensori Indossabili e Telemedicina di Milano della Fondazione Don Gnocchi presenterà i primi dati dell'e-
ROMA
PADUA PROFESSORE ASSOCIATO
DI MEDICINA RIABILITATIVA
■ IL PROFESSOR LUCA PADUA, dal 2005 referente scientifico dei Centri romani della “Don Gnocchi” è stato
nominato professore associato di medicina fisica e
riabilitativa presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia
dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma.
Neurologo, coordinatore del Polo di Neuroscienze
dell’Università Cattolica di Roma, autore di pubblicazioni scientifiche, Padua è membro del Consiglio
Direttivo SINC (Società Italiana di Neurofisiologia
Clinica) e del Consiglio Direttivo ASNP (Associazione
Italiana per lo Studio del Sistema nervosa Periferico).
MILANO
PARKINSON E SCLEROSI MULTIPLA,
LA FONDAZIONE VINCE UN BANDO
■ PRESTIGIOSO RICONOSCIMENTO internazionaleper un
gruppo di giovani ricercatori della Fondazione Don
Gnocchi. Il progetto “Studio combinato di neurodegenerazione, reattività cerebrovascolare e venoso,
menomazioni di drenaggio nella malattia di Parkinson e nella sclerosi multipla”, coordinato dall’ingegner Marcella Laganà, dell’Irccs “S. Maria Nascente”
di Milano, è risultato tra i vincitori di un bando della
Annette Funicello Foundation, in collaborazione con
la International Society of Neurovascular Diseases. Il
progetto della Fondazione Don Gnocchi è frutto di
un lavoro congiunto con il dipartimento di Radiologia della Wayne State University di Detroit (USA).
PARMA
LA NEUROLOGA MAZZUCCHI
NOMINATA NEL CDA DI CARIPARMA
■ IMPORTANTE INCARICO per la professoressa Anna
Mazzucchi, neurologa, responsabile della “Rete Gravi Cerebrolesioni Acquisite” della Fondazione Don
Gnocchi e componente del Comitato Tecnico-Scientifico, nominata nel Consiglio di Amministrazione
della Fondazione bancaria Cariparma.
MISSIONE UOMO
59
MILANO
Attività
VOLONTARIATO
61
Famiglie e “dopo di noi”:
primi passi della nuova legge
■ COME AFFRONTARE la questione della
tutela delle persone con disabilità adulte,
in particolare nella prospettiva del venir
meno, con il tempo, dei riferimenti familiari? L’argomento è stato dibattuto nelle scorse settimane a Lucca, nell’ambito di uno
degli incontri del Festival del Volontariato
2015, dedicato al tema “Durante e dopo di
noi: una policy regionale, un indirizzo governativo, una legge nazionale”, che ha visto
presente, tra i relatori, anche Lino Lacagnina, responsabile del progetto Volontariato
della Fondazione Don Gnocchi.
Al centro della riflessione, oltre alle varie
politiche regionali e nazionali attualmente
in atto, a partire dai Livelli Essenziali di
Assistenza, il nuovo disegno di legge in
materia di “assistenza a favore delle persone affette da disabilità grave”, con interventi della parlamentare pd Elena Carnevali, relatrice del disegno di legge; Vinicio
Ezio Biagi, coordinatore area politiche di
solidarietà sociale della regione Toscana;
Edoardo Patriarca, presidente del Centro
Nazionale per il Volontariato; Alessandro
Bianchini, presidente della Fondazione
Volontariato e Partecipazione; Filippo
Il contributo
della Fondazione
al dibattito a Lucca.
I contentuti del testo
«che sana una carenza
storica nei confronti
degli sforzi dei genitori»
Toccafondi, del Cesvot
e di Donata Vivanti, del
Forum Nazionale del
Terzo Settore.
L’onorevole Carnevali ha definito la proposta di legge sul “dopo di
noi” - il cui testo base di
dieci articoli è stato
approvato poche settimane fa in Commissio- Lino Lacagnina
ne Affari sociali della
Camera - «un’occasione fondamentale per
sanare una carenza storica nei confronti degli
sforzi compiuti dalle famiglie con persone
disabili e dalle loro associazioni. È il frutto di
un lavoro approfondito, che ha tenuto conto
anche degli elementi emersi nel corso delle
numerose audizioni svolte in sede parlamentare». La relatrice ha inoltre sottolineato
l’attenzione che è stata messa nell’individuare con chiarezza i soggetti interessati,
nel definire forme abitative innovativee nel
valorizzare uno strumento già adottato in
via di prassi come il “trust”.
I contenuti della legge
Il disegno di legge si propone come finalità di fondo quella di dare attuazione ai
principi stabiliti dagli articoli 2, 30, 32 e 38
della Costituzione, dagli articoli 24 e 26 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea e dalla Convenzione delle
Nazioni Unite sui diritti delle persone con
disabilità, con lo scopo di “favorire il benessere, l’inclusione e l’autonomia delle persone
con disabilità”.
A questo proposito si intende disciplinare “misure di assistenza, cura e protezione in favore delle persone con disabilità grave nonché delle altre persone con disabilità
prive di sostegno familiare in quanto mancanti di entrambi i genitori o perché gli stessi non sono in grado di sostenere le responsabilità della loro assistenza”, nonché “agevolare erogazioni di soggetti privati e la
costituzione di trust in favore di persone
con disabilità”.
Lino Lacagnina ha rimarcato il punto di
partenza rappresentato dalla legge nazionale del 2004 sull’amministratore di sostegno e l’esperienza rappresentata da “Oltre
noi... la vita”, l’associazione di cui è presidente, promossa nel lontano 1992 da Fondazione Don Gnocchi, Sacra Famiglia e
sezioni milanesi di Aiase Anffas, con lo scopo di unire i propri sforzi e far convergere le
proprie esperienze sul problema della tutela dei disabili adulti: «Nell’affrontare il tema
del “dopo di noi”- ha detto Lacagnina - è fondamentale il ruolo attivo delle famiglie delle
persone disabili e bisogna soprattutto fare in
modo che questo protagonismo venga mantenuto, aiutando i genitori ad “accompagnare” i figli in una vita futura con gradualità,
costruendo iniziative che consentano di sperimentare esperienze residenziali fuori dalla
famiglia anche prima di uscirne definitivamente. Perché ciò avvenga occorre che anche
le famiglie vengano “accompagnate” per
imparare a fidarsi ed affidarsi. Dunque è
necessario costituire servizi che sappiano
accogliere e capire le loro istanze più profonde senza giudizio o pregiudizio, che sappia
oltrepassare il primo ed immediato livello
delle apparenze per cercare senso ed attribuire significato alla storia di ciascuno».
La proposta di legge cerca di affrontare i
vari aspetti connessi a questo delicato tema,
comprese le questioni di tipo economico:
vengono infatti definiti i livelli essenziali
delle prestazioni nel campo sociale da
garantire ai soggetti disabili, si prevede di
istituire presso il ministero del Lavoro e delle politiche sociali, un fondo per l’assistenza alle persone con disabilità grave e disabili prive del sostegno familiare, con una
dotazione annua di 83 milioni di euro nel
2016, 36,8 milioni di euro nel 2017 e 140
milioni a decorrere dal 2018. Tale Fondo
punta a realizzare programmi di intervento
volti a favorire “percorsi di deistituzionalizzazione e di intervento in residenze o gruppo
appartamento che riproducono le condizioni
abitative della casa familiare”; a realizzare
interventi innovativi di “residenzialità volti
alla creazione di soluzioni alloggiative di tipo
familiare o di analoghe strutture residenziali
previste dalle normative regionali, che possono comprendere gli oneri di acquisto, di locazione, di ristrutturazione e di messa in opera
persone fisiche in favore del fondo, per un
importo pari al 26 per cento e, comunque,
nella misura massima di 30 mila euro annui
e agevolazioni tributarie (sull’imposta di
successione e donazione) per i trust costituiti in favore di persone affette da disabilità grave con età inferiore ai 65 anni.
degli impianti e delle attrezzature necessari
per il funzionamento degli alloggi e delle
strutture” e a sviluppare “programmi di
apprendimento, di recupero di capacità e di
nuove competenze necessarie alla gestione
della vita quotidiana da parte delle persone
disabili, in vista del momento in cui la famiglia non sarà più in grado di assisterle”.
Sono infine previste detrazioni fiscali
per le erogazioni liberali effettuate dalle
Coinvolte 165 mila persone
In Italia - sulla base di calcoli che tengono conto della speranza di vita e dei più
recenti dati ISTAT - si stima che il 64% dei
figli con disabilità grave sopravvivrà a tutti
i propri familiari (genitori e fratelli), per un
totale di 165 mila individui.
In particolare, circa 19 mila persone con
disabilità hanno la prospettiva di restare in
vita per un massimo di altri 5 anni, 18 mila
tra i 5 e i 10 anni, 71 mila tra i 15 e i 24 anni e
51 mila addirittura oltre 25 anni.
La questione del “dopo di noi” si incrocia a doppio filo anche con la finora scarsa
disponibilità di risorse economiche nel
nostro Paese: a fronte infatti di una spesa
italiana per il settore sociale pari al 28,4%
del Pil (in media con i 27 Paesi dell’Unione
Europea, che sono al 28,9%), abbiamo una
spesa pensionistica del 17,1% (ben superiore alla media europea, attestata al
13,1%) e una spesa per la disabilità solo
dell’1,7%, inferiore alla media europea
(2,3%) e superiore solo a quella della Spagna, con bassi investimenti nel settore dei
servizi per la disabilità.
MISSIONE UOMO
MISSIONE UOMO
60
Attività
SOLIDARIETÀ INTERNAZIONALE
DALLA BOLIVIA
MISSIONE UOMO
vetuste, fare salite incredibili per portarle a
casa. È solo il secondo giorno, ma già l’Africa insegna. Speriamo di conservarne traccia.
3° giorno
Il giorno dei bambini. Tutti i bambini ricoverati hanno partecipato alla Messa. È impressionante come bimbi così piccoli affrontino da
soli operazioni e relative sofferenze. Tutti sulle loro seggioline che tentano di battere le
mani a ritmo. E basta guardarli che ti sorridono e ti chiedi: siamo davvero noi quelli evoluti che lasciano fare ai bambini tutti i capricci
del mondo?
Diario di una missione:
«Io, tra i bimbi del Rwanda»
■ LA FONDAZIONE DON GNOCCHI è presente in Rwanda, al Centro di chirurgia ortopedica pediatrica e riabilitazione “S. Maria”
di Rilima fin dal 2004, prima con un progetto di formazione al personale locale, in particolare su tematiche e pratiche della riabilitazione, poi sempre più per un accompagnamento complessivo alla crescita del Centro
per il raggiungimento dell’eccellenza e del
riconoscimento da parte del ministero della
Salute ruandese, ottenuto a fine 2012.
Il Centro si inserisce nel contesto dell’ancora povera prefettura di Bugesera, nel nord
del Paese, e in un settore di attività ancora
poco sviluppato. Oggi i bisogni prioritari
A cuore aperto
dal Centro di chirurgia
ortopedico-pediatrica
“S. Maria” di Rilima:
«Dovremmo tutti vivere
un po’ l’Africa per capire
la nostra fortuna…»
di Patrizia Spelta
neuropsichiatra, Centro “Ronzoni Villa”, Seregno
RWANDA. Prosegue il progetto formativo “nEUROcycle”
■ IL BIMESTRE FEBBRAIO-MARZO 2015 si è caratterizzato per l’intensa fase di formazione al Centro di Chirurgia
Pediatrica Ortopedica e Riabilitazione “S. Maria” di Rilima. Il progetto formativo “nEUROcycle”, sviluppato
dall’Area Solidarietà Internazionale della “Don Gnocchi”, ha infatti compiuto significativi passi avanti grazie
al prezioso impegno in loco del personale italiano. In particolare, Patrizia Spelta, neuropsichiatra infantile
della Fondazione Don Gnocchi, e Mariona Subirana, fisioterapista specializzata, hanno portato avanti un percorso di formazione dello staff locale per il miglioramento del servizio, cura e riabilitazione del bambino con
patologie neurologiche.
Claudia Fontana - operatrice sociosanitaria della Fondazione Don Gnocchi - ha passato un mese in Rwanda
per rafforzare il lavoro delle operatrici locali: da evidenziare che le sue sessioni formative si sono concentrate sulle tecniche di imboccamento e mobilitazione dei pazienti minori neurologici. Parallelamente, Anne
Devreux, assistente sociale della Fondazione Don Gnocchi, ha lavorato sulla motivazione, l’approccio olistico e il t eam building dello staff del Centro, coinvolgendo tutte le categorie di lavoro presenti nel Centro.
Uno sforzo importante, considerando che il Centro “S. Maria” di Rilima rappresenta uno dei pochi ospedali
in Africa dove i pazienti minori sono accolti soli, senza la presenza di un genitore o di un parente.
sono il costante miglioramento degli standard sanitari in linea con le politiche sanitarie nazionali e la formazione e l’aggiornamento del personale locale.
Il progetto consiste nell’accompagnamento alla gestione del Centro sia dal punto
di vista organizzativo-amministrativo che
come supervisione delle attività, con focus
particolare sulla formazione. Tre gli ambiti
di intervento, il servizio di chirurgia ortopedica pediatrica e riabilitazione, la riabilitazione fisica, sociale e professionale di minori disabili e l’avvio di processi per la presa in
carico del minore con patologie neurologiche.
Questo è il diario della missione di un
medico della Fondazione Don Gnocchi.
1° giorno
Arrivare in Rwanda nell’anniversario della
liberazione ha un suo senso simbolico.
Anch’io voglio liberarmi da una fatica che mi
attanaglia da un lungo periodo. Nuova energia deve scorrere nelle mie vene. E mentre
scrivo, con il suo urlo si leva in volo un’aquila
pescatrice, con il suo capo bianco e il corpo scuro e mi viene in mente un canto : «Ti solleverò
su ali d’aquila ti condurrò...».
2° giorno
Il giorno dell’acqua. Quanta ne sprechiamo
nelle nostre realtà! Vedere uomini, donne e
bambini che si immergono nel lago con
grandi taniche gialle per raccogliere questo
bene prezioso, e poi caricarle su biciclette
4° giorno
Inizio dei lavori “Musungo Muganga”, il
“bianco dottore”. Lavorare in un mondo
diverso ti fa ripensare a come sei e a come gli
altri ti percepiscono, che va oltre le tue competenze. E poi ci sono loro, i bambini belli
come il sole, sfortunati come i nostri bimbi
disabili, forse anche di più, perché hanno
discrete competenze ma decisamente meno
opportunità...
5° giorno
Lavoro sul territorio: visita domiciliare su
una stuoia tra le capre e una mucca. Quanta
povertà e quanta dignità. Mi vergogno per tutte le volte che al Centro in Italia ci siamo
lamentati di non avere questo o quello.
Dovremmo tutti vivere un po’ in Africa per
comprendere quanta fortuna abbiamo. Un
altro giorno si chiude, un’altra traccia rimane
impressa.
6° giorno
Visita ad un ospedale di distretto: se ieri pensavo di aver toccato una grossa realtà, non
sapevo cosa avrei visto oggi. Anziani insieme
ai bambini, donne e uomini, ognuno nel proprio giaciglio (perché non si può dire letto). E
un giovane medico chirurgo che con entusiasmo ci descrive il suo lavoro in ospedale. Devo
ricordarmi di evitare di sentirmi frustrata al
lavoro, perché non so quanto ho quotidianamente.
7° giorno
Visite in ambulatorio. Sono state programmate 17 visite: con una pazienza tutta africana fin
dal primo mattino (dopo ore di cammino)
bambini e genitori hanno aspettato su panche,
fuori dall’ambulatorio, il proprio turno. Buona parte non hanno alcuna copertura medica e
non potranno fare alcuna riabilitazione. Quasi tutti i casi sono esiti di trauma da parto.
Anche in questo caso non devo dimenticare la
fortuna (perché è solo questo) di abitare in una
parte del mondo piuttosto che l’altra.
«La disabilità invisibilenella terra dei contrasti»
■ LA BOLIVIA È UNA TERRA DI CONTRASTI: lo si vede e si
sente appena atterrati nella città dell’eterna primavera, Cochabamba. Quest’ultima è una città molto
caotica e ha uno dei mercati all’aperto più grandi dell’America del sud: impossibile non perdersi fra le sue
affascinanti bancarelle. I profondi contrasti sociali
sono palpabili ogni volta che con un “trufi” - come
vengono chiamati i taxi condivisi - si attraversa la città da sud a nord. La parte sud è estremamente povera e pericolosa, la parte nord risulta più simile a un
quartiere residenziale del nord America.
Abbiamo notato differenze ancora più marcate
quando siamo partiti dall’ufficio dell’associazione
“Tukuy Pacha”, partner della Fondazione Don Gnocchi per fare visita ai sette municipi inseriti nel progetto di cooperazione internazionale di “Rafforzamento del sistema pubblico e comunitario per la prevenzione della disabilità e l’integrazione socio-sanitaria
delle persone disabili nella regione di Cochabamba”.
Nel Paese esistono importanti strumenti legislativi a
favore delle persone con disabilità, ma la politica
nazionale in materia di prevenzione, tutela e riabilitazione non sempre è adeguatamente applicata e si
manifesta in una non completa valorizzazione dei
diritti fondamentali delle persone con disabilità.
L’intervento si basa così sulla sensibilizzazione, formazione e rafforzamento delle istituzioni negli
ambiti della promozione, della prevenzione, dell’assistenza medica, della riabilitazione e della fornitura
dei dispositivi di assistenza.
Uno dei sette comuni dista circa tre ore di viaggio e
alla fine si raggiunge l’altitudine di 3.420 metri sul
livello del mare. La vita scorre lenta in queste realtà e
per noi - italiani o comunque provenienti da altre
realtà - risulta fisicamente ancora più lenta rispetto
agli autoctoni. Il respiro è corto e affaticato e lo
diventa ancora di più ogni volta che si ascolta lo stesso racconto dalle persone via via incontrate, quelle
che non hanno né un nome né un’età per il loro municipio. I disabili, in Bolivia, sei volte su dieci sono
sprovvisti di documenti e non di rado sono lasciati
per anni in un angolo della casa, perché non sono
considerati parte della famiglia, ma esseri da nascondere e da evitare.
Grazie a questo progetto si sono potute censire le
persone disabili dei territori interessati. Un lavoro
lungo e delicato, che però è ancora lontano dal suo
traguardo finale, visto che molto spesso vengono
segnalati casi troppo lontani per essere raggiunti fra
le Ande. Queste persone vivono in condizioni di salute gravissime, peggiorate oltretutto dalla totale
mancanza di appoggio da parte delle amministrazioni comunali e delle politiche statali. La gravità non è
inoltre data dalla disabilità in quanto tale, ma dalla
reale trascuratezza che acuisce la malattia giorno per
giorno.
Una mattina piovosa di dicembre sono partita da
Cochabamba insieme alla fisioterapista del progetto, per una delle consegne degli ausili tecnici ai disabili: è stato uno dei giorni più belli e più duri della
mia vita. Sono entrata nelle case di queste persone,
ho visto come vivevano e a che cosa vanno incontro
tutti i giorni. Un caso in particolare mi ha tolto la
parola per almeno un’ora: in una casa fatiscente e in
condizioni igieniche precarissime una bambina di 8
anni si prendeva cura dei suoi fratelli disabili più
grandi di lei, mentre la madre lavorava tutto il giorno
fuori casa per guadagnare a malapena l’equivalente
di 100 euro al mese…
La relazione che si instaura con la gente del posto non
è facile da spiegare: il carattere degli andini non rientra infatti nelle immagini stereotipate dell’America
Latina. Le loro lacrime non sono visibili e ho imparato a capire che una smorfia, seguita da un’espressione di gioia e gratitudine visti sul viso di una madre
mentre riceve una carrozzina per la figlia paraplegica,
equivalgono a un pianto mancato, alle lacrime che io
verserei per ore.
Le persone incontrate sono state davvero tante e la
cosa che più rimane nella memoria è la loro fiducia in
quello che la Fondazione Don Gnocchi può fare, vista
come una via di salvezza per coloro a cui nessuno
pensa e che spesso è la prima volta che ricevono un
aiuto concreto. Dall’Associazione Tukuy Pacha, alle
suore della Caritas, ai piccoli uffici per la disabilità (là
dove sono presenti), la voglia di cambiare, sviluppare
e rendere visibili le problematiche della disabilità è
forte ed estremamente appassionante.
Ripensando poi a queste esperienze, c’è in fondo un
sentimento che domina su tutti gli altri: non puoi non
sentirti parte della lotta quotidiana di queste donne
e di questi uomini! Quando gli amici, i familiari, i
conoscenti e il tuo fidanzato ti chiedono al ritorno
come è andata e si aspettano una risposta tipo: «Bellissimo, un’esperienza da urlo!», beh, non sai mai cosa
rispondere. Ma soprattutto non sai come rispondere.
Perché ogni volta ti viene in mente che potresti spiegare quei visi, quella miseria, quel caos e poi quella
calma e quella bellezza delle Ande. Ma poi ti accorgi
che forse non sei ancora in grado di farlo così bene...
Marta Paola Zola volontaria
63
MISSIONE UOMO
62
Attualità
SOLIDARIETÀ INTERNAZIONALE
MISSIONE UOMO
8° giorno
Giornata dedicata alla revisione e alla programmazione futura del lavoro fatto sino ad
ora. Non nascondo una certa stanchezza, ma
anche contentezza nel vedere qualche cosa
prendere forma. In fondo sono solo 8 giorni
che sono in Africa...
10° giorno
Domenica, giorno della Messa e dei bambini.
Oggi quelli più abili hanno messo le seggioline vicino a me. Aumentiamo la relazione.
Mentre scrivo due aquile fanno i loro richiami: è proprio un posto magico, voglio trattenere questi momenti per quando ritornerò nel mondo del rumore. Attendo la luna, ma la
parte meno magica delle
zanzare mi induce a rientrare.
OPERATORI DELLA FONDAZIONE NEL MONDO 2014-2015
Situazione aggiornata
ad aprile 2015 .
Altre missioni
e collaborazioni
saranno attivate
nel corso dell’anno
medica, non possono essere aiutate per la
riabilitazione. Le vite non sono tutte uguali e
mai frase mi è sembrata più vera.
11° giorno
Il giorno della foresta.
Abbiamo attraversato la
foresta per arrivare al confine con il Congo (56 km
di attraversamento). La
natura è imponente e
incute timore. Poi
appaiono distese di thè
di un verde acceso e infine il
lago Kivu, una sponda ruandese e una congolese. Un Paese veramente vario, ma oggi
mi sento un po’ a disagio...
18° giorno
Lavoro insieme con la terapista: bello e interessante scambiarci i punti di vista. Sono stanca mentalmente, ma contenta per quello che
possiamo fare. Certo si dovrebbe rimanere sei
mesi continuativi, ma se l’Africa ha bisogno,
l’Italia non è da meno.
19° giorno
Iniziato il lavoro per la comunicazione per
immagini. Ho visto l’entusiasmo delle persone che vedono per la prima volta questo lavoro. C’è un grosso bisogno per sistemare gli
ausili, servirebbero persone capaci di smontare le carrozzine e vedere come recuperarle.
Quanto lavoro c’è da fare e quanta gente in
Italia si sente inutile…
13° giorno
Il giorno dell’indignazione. Il
secondo Centro visitato era
costituito da 170 bambini e
ragazzi provenienti da tutto il Rwanda, molti
abbandonati e trattati
poco più che gli animali.
La vita non è uguale per
tutti, ma questa mi è sembrata più dolorosa. Chi
gestisce i fondi dovrebbe
fare anche un’azione di controllo e non solo tacciare la
propria coscienza. Non riesco a
non pensare alle condizioni di vita
di quei bambini…
14° giorno
Ancora consultazioni: 15 bambini con vari
livelli di handicap. La fatica della gestione dei
bambini è tutta a carico delle madri e delle
nonne. Spesso abbandonate dai mariti, perché considerate non capaci, dato che hanno
fatto un figlio così… Spesso senza copertura
20° giorno
Visita all’ospedale psichiatrico: abbiamo avuto modo di visitare reparti con pazienti in via
di dimissione: non ci è stato mostrato il repar-
■ LA MIA PRIMA ESPERIENZA come fisioterapista in Ecuador, presso l’Istituto “Nuevos Pasos” di San Lorenzo,
risale al 2008, quando sono partita nell’ambito del progetto sviluppato dall’Area Solidarietà Internazionale
della Fondazione Don Gnocchi. Il Cantone di San Lorenzo, situato nella provincia di Esmeraldas, ai confini con
la Colombia, si trova in una situazione di estrema precarietà e povertà: la quotidianità è fatta di gente che
muore di fame, di ragazze madri giovanissime, con molti figli, e padri che non si preoccupano di riconoscerli
e sostenerli, bambini e ragazzi abbandonati a se stessi in una zona crocevia di traffici illeciti e violenza, dove
la tensione sociale è altissima a causa della povertà e i pericoli molto elevati. L’obiettivo del lavoro svolto da
questo Centro, sostenuto dalla Fondazione Don Gnocchi, è favorire l’integrazione degli studenti disabili, sia
al proprio interno, sia nelle comunità limitrofe, con il coinvolgimento delle diverse organizzazioni governative e non, presenti in zona.
L’esperienza di cooperatrice internazionale mi ha
colpito nel profondo e mi ha davvero cambiata.
Anzitutto perché ti obbliga a metterti in gioco:
qui in Italia arriviamo alla fine della giornata senza far caso al lavoro che abbiamo svolto, a quanto
abbiamo fatto, senza mai fermarci a meditare sui
problemi; lì devi invece riflettere con te stessa su
ogni singola questione e ti trovi a vivere più in
profondità, con uno spirito completamente
diverso. Questa è la differenza più forte che ho
provato. Alla mia prima esperienza all’estero ero
poi animata dal pensiero che caratterizza tanti o
forse tutti gli operatori internazionali: «Adesso
sono qua e voglio salvare il mondo…».
In realtà ti accorgi poi che non è così, che il tuo ruolo non è quello. Devi sì dar da mangiare a un bambino a colazione o a pranzo, ma tu svolgi quel compito nel tal giorno e nei giorni successivi, ma poi, in futuro, come
andrà? Lo stesso se devi curarlo: ti chiedi chi e che cosa verrà dopo di te e comprendi che la realtà è davvero
complessa. L’importante è allora fare il proprio dovere nel momento in cui ci tocca e creare le condizioni per
un cambiamento reale, magari piccolo, nella vita di tutti i giorni.
È vero, ho visto situazioni di drammatica povertà e miseria, ma ho anche incontrato persone straordinarie, che mi hanno dato molto più di quanto ho ricevuto. Sono cambiata: il ritorno a casa dopo le straordinarie esperienze in Sudamerica e in Africa ha lasciato in me una grande e rinnovata voglia di vivere.
Mariona Subirana fisioterapista
to dei pazienti in cui vengono ricoverati anche
i bambini e adulti con problemi comportamentali. Apparentemente tutto ordinato e
tranquillo, ma non so cosa pensare dopo le
altre esperienze.
21° giorno
Ultima giornata di consultazioni. Altri 15
bambini impegnativi. In particolare un bam-
ECUADOR. Avviato il progetto per l’accoglienza dei disabili
LEGENDA
ONG - Organizzazione Non Governativa “Don Gnocchi”
ASI - Area Solidarietà Internazionale
■ L’ONG FONDAZIONE DON GNOCCHI e l’Ong Ovci “La Nostra Famiglia” hanno avviato nelle scorse settimane la
realizzazione del progetto “Ecuador” (Educare le comunità ad un percorso di accoglienza del disabile con l’obiettivo della riabilitazione). Le due realtà - impegnate da lungo tempo in Ecuador, nella regione di Esmeraldas - questa volta uniscono le proprie forze in una Associazione Temporanea di Scopo, mettendo in rete i
rispettivi partner locali e duplicando l’impegno a favore delle persone con disabilità, le più svantaggiate di
tutta la regione e dell’intero Paese sudamericano.
“Ecuador” è un progetto cofinanziato dal ministero degli Affari Esteri italiano e ha una durata di tre anni: nell’arco di questo periodo temporale si vogliono raggiungere 3.500 persone con disabilità neuromotoria, intellettiva e sensoriale al fine di garantire accesso alle attività di riabilitazionesu base comunitaria e ai servizi istituzionali nella regione. Tra queste, almeno 2 mila minori potranno usufruire dei servizi scolastici, di riabilitazione e delle attività ludico-pedagogiche e ludico-riabilitative.
bino con idrocefalo a cui non è stato possibile
fare la derivazione ventricolo-peritoneale e
che piangeva disperato per il dolore. Qui è difficile recuperare anche la tachipirina. Signore
quanta sofferenza... Lui non ha fatto nulla, è
stato ritrovato nella pattumiera. Ti prego,
accoglilo nel mondo dei giusti!
22° giorno
Giornata di passaggio di consegne, che continuerà anche nei prossimi giorni. Alle 6 di sera
improvviso arrivo di 10 persone. Nuovi equilibri da ricreare con il lavoro che incalza.
Vedremo cosa succederà e domani è il mio
compleanno lontano da casa.
25° giorno
Incredibilmente dal mio compleanno non ho
più scritto neanche una riga. Forse perché sto
cercando nella mia mente di fare un bilancio
di vita e uno di missione in Africa. Risultato:
tutto si confonde e non riesco a dare una giusta
collocazione alle cose. Ho bisogno di far sedimentare questa esperienza e intanto un cielo
stellato mi avvolge senza confine. Anche questo è Africa.
65
MISSIONE UOMO
ECUADOR. «Sono esperienze che cambiano la vita...»
64
donGnocchi
ARCHIVIO
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«Cari direttori vi scrivo...»
Lettere di don Carlo ai collegi
Pagare sì, ma con lo sconto!
■ LA MOLE DI LETTERE scritte da don
Gnocchi è davvero impressionante. Grande la varietà dei destinatari, così come la
molteplicità degli argomenti trattati con i
suoi interlocutori. Ma sempre chiaro e
preciso il suo messaggio, limpido il suo stile di scrittura per entrare in perfetta sintonia con l’altro.
Accanto alle lettere più formali destinate
alle personalità politiche del tempo, ai vertici dei vari enti pubblici e privati con cui
entrava in contatto o alle più alte cariche religiose, ci sono quelle più intime e profonde,
destinate al cugino Mario Biassoni o ai suoi
più stretti collaboratori, e quelle più divertenti e spensierate per i ragazzi dei collegi
della Pro Infanzia Mutilata prima e Fondazione Pro Juventute poi.
Ritornato sano e salvo dal fronte russo,
univoco l’argomento che fa da filo conduttore ai suoi carteggi: protezione, tutela e assistenza adeguata per i suoi mutilatini.
A questo proposito, con il piglio battagliero e l’irrequietezza che lo caratterizzavano, emblematiche sono le lettere e le comunicazioni che don Carlo scriveva ai direttori
e padri spirituali dei suoi Istituti, o meglio
definiti collegi.
Sì, perché è don Gnocchi stesso che scrive, nel settembre 1952, alle direzioni: «Non
L’assistenza ai mutilatini,
indicazioni per le spese
e consigli sulla gestione
di Case e Collegi:
spigolando
nell’archivio storico
della “Pro Juventute”
di Claudia Dorini
si usi più, ad eccezione di Parma, che rimane
Centro Chirurgico ortopedico, il nome di Istituto, ma quello di Collegio per indicare le
nostre case…».
Memorandum per l’adeguata gestione
dei mutilatini, indicazioni per una miglior
gestione delle spese, suggerimenti per le
celebrazioni religiose in particolari periodi
dell’anno, istruzioni per la gestione delle
colonie estive e per il disbrigo delle pratiche
amministrative: questi alcuni degli argomenti trattati. Le lettere di don Carlo sono
un susseguirsi di consigli, di “imperativi”
dispensati con ferma discrezione e con
attenzione quasi maniacale per il dettaglio.
I mutilatini sono molto esigenti, oltre che
un’espressione improvvisa di bisogni. Nel
dicembre del 1951 don Carlo così scriveva.
«Cari direttori, abbiamo ordinato a
Vigevano tutte le scarpe richieste per l’istituto, ottenendo un prezzo veramente inatteso, data l’ottima qualità della merce: duemila lire al paio. Resta però inteso che i bambini ricoverati hanno diritto ad un paio di
scarpe gratuite a norma della Convenzione
con l’ONIG, questa però non dice ogni
quanto tempo, quindi si intende una volta
per sempre. Dove le famiglie possono contribuire, duemila lire sono sempre un acquisto
al 50% del prezzo corrente».
Per quanto riguarda invece gli acquisti di
prima necessità, già allora in ottica di risparmio e di “acquisto collettivo”, si legge:
«Direttori, l’economo generale della Fondazione sta prendendo contatto con ditte di portata nazionale per commissionare loro alcuni
generi di largo consumo che verranno dalle
ditte stesse consegnate al domicilio dei vari
Collegi (riso, salumi, pasta, olio, formaggi,
carbone, sapone...). A tale scopo si prega ogni
Direzione di non fare scorte troppe lunghe di
tali generi!».
Da qui al dispensare indicazioni per l’acquisto di nuovo materiale il passo è breve:
«Direttori - scrive don Carlo nel febbraio
1952 - da parecchie Case ci giunge richiesta
per l’autorizzazione a nuovi acquisti. In linea
generale si tenga presente che il numero dei
ricoverati attualmente raggiunto deve ritenersi il livello più alto possibile che nei prossimi anni andrà gradualmente flettendo per la
dimissione dei maggiori di età. Si veda quindi,
ove è possibile, di tirare avanti fino alla fine
dell’anno con accorgimenti di fortuna e magari prestiti di materiale, pensando che nei prossimi anni ne avremo in misura assai superiore
al numero dei ragazzi e che vi avremo immobilizzato del capitale inutile».
Dove gli acquisti risultavano necessari,
don Carlo, ricordando che la Federazione spendeva circa un milione al giorno,
affermava: «se proprio si deve pagare subito, si esiga almeno un sconto adeguato (dal
3 al 5 per cento) e soprattutto non si paghi
fino all’ultimo centesimo! (come spesso
dobbiamo constatare con sorpresa dalle fatture trasmesse alla sede centrale della Federazione)».
Natale, Pasqua e feste comandate
Non appena poteva, don Carlo, sia pure
di fretta, si recava personalmente presso le
Caseper vivere più da vicino l’atmosfera che
si respirava, per dimostrare la sua vicinanza
ai piccoli ricoverati, ma anche per ringraziare personalmente tutti coloro che se ne
occupavano quotidianamente e che contribuivano alla migliore riuscita di tutte le attività svolte.
Massima attenzione per la situazione
sanitaria dei ragazzi, ma anche per l’istruzione, l’educazione spirituale e lo sviluppo della personalità di tutti i mutilatini e poliomielitici. In questo senso vanno le note che don
Carlo inviava ai direttori e padri spirituali in
periodi particolari dell’anno quali il Natale,
la Pasqua o in occasione di eventi religiosi
particolari.
Nel dicembre 1951 don Carlo scriveva:
«Nelle Case dove i nostri ragazzi rimangono
per le Feste natalizie mi permetto di esprimere il vivo desiderio che si prepari per loro, nella Santa Notte, un presepe vivente... Certo è
che questa cerimonia, così cara alla tradizione
francescana, è destinata a lasciare una traccia
indelebile nel cuore dei nostri ragazzi».
Mentre in occasione della Quaresima,
nel marzo 1952, in un appunto a tutti i direttori, si legge: «Mi permetto di raccomandare
che questo periodo venga veramente distinto
dai giovani con qualche concreta mortificazione. Intendo particolarmente quella del
cinema o del fumo. La Chiesa ha molto addolcito la sua disciplina quanto alle mortificazioni corporali, ma la parsimonia negli spettacoli - tuttora in vigore - non nuoce certo alla salute; che anzi vi giova. Certo è “comodo” infilare i giovani al cinema per due o tre ore, ma sta
a vedere se è altrettanto educativo- o non si
possono trovare altri divertimenti, certo più
onerosi per gli educatori ma più sani per i giovani (che dal cinema raramente possono trarre elementi veramente formativi)».
Non mancano nemmeno le istruzioni
impartite in vista della festività di Maria
Immacolata(lo stesso don Carlo aveva voluto dedicare tutte le case alla “celeste protettrice”), dove le realizzazioni esterne e materiali
vogliono essere però soltanto il segno visibi-
le di quelle invisibili e soprannaturali alle
quali la Fondazione principalmente mira e
per le quali ha bisogno assoluto della collaborazione dei direttori e dei padri spirituali
dei Collegi.
In una nota di fine novembre 1953 don
Gnocchi non solo ritiene opportuno che
tutti i Collegi vengano dotati di una grande
statua dell’Immacolata, in bronzo dorato o
in marmo, ma aggiunge: «Mi permetto di
segnalare a tutti voi direttori alcune attività
che non devono mancare in alcun Collegio:
lezioni, conferenze, letture di carattere mariano, intensa predicazione mariana ordinaria e
straordinaria (catechismi, novene, tridui);
devozioni mariane: S. Rosario, visite ai Santuari, fioretti...».
La Provvidenza? Costringiamola…
I Collegi devono offrire «un supplemento
di attenzioni e pratiche ma devono aprirsi
anche alla famiglia, alla scuola e alla società in
generale», non si pongono cioè come un’isola felice lontana dal mondo ma devono essere costantemente integrati e in comunicazione con esso.
Infatti, in relazione alla buona riuscita
della “Giornata del Mutilato”, svoltasi nel
Collegio di Salerno nel febbraio 1952, che
ha rappresentato un’importante occasione
di apertura al territorio e testimoniato la
grande e commovente manifestazione di
solidarietà da parte di tutte le Autorità e della cittadinanza, don Carlo è sempre più convinto che «è necessario istituire in ognuna
delle città dove hanno sede i nostri Collegi
un’analoga iniziativa a carattere annuale,
non fosse che allo scopo di tenere desta l’attenzione intorno al problema dei mutilatini. Poiché il tempo più opportuno per tale Giornata
è dalla primavera fino alla fine dell’anno scolastico, vedano i direttori di orientarsi verso
questo periodo » .
Don Carlo è molto attento anche al futuro dei suoi ragazzi. L’Opera da lui fondata
deve urgentemente proporsi la soluzione di
un grave problema, quello cioè legato al collocamento al lavoro dei mutilatini.
Scrive nel gennaio 1952: «Tutti i direttori
sanno che da quest’anno in avanti noi dovre-
mo dimettere parecchie decine di ragazzi e di
figliole, non tanto per aver essi raggiunto il
18esimo anno di età, quanto perché dopo i 18
anni è ben difficile (e forse antieducativo) che
un giovane possa vivere utilmente in una
comunità, a tipo collegiale quali sono le
nostre, nate ed organizzate per fanciulli e adolescenti; così come sanno i direttori che la
maggior parte di questi ragazzi, tornando alle
proprie case, ripiomba fatalmente nell’ignavia e nell’abbandono dal quale sono stati sottratti con tanta vicendevole fatica. Per questo
ci siamo proposti di impostare quest’anno l’istituzione di Cooperative di Lavoro tra mutilatini dimessi dal Collegio, accanto alle quali
dovranno funzionare dei pensionati dove i
giovani possano trovare condizioni di vita
adatte alle esigenze della loro maggiore età. In
tali Cooperative di lavoro a carattere artigianale (sartoria, calzoleria, falegnameria, tipografia...) i giovani, sotto la guida di uno dei
loro educatori quale pater familias, dovranno
mettere insieme i frutti del proprio lavoro e
creare un tipo di prodotto che vada sotto il
marchio “Cooperativa Mutilatini” e che
potrebbe essere per questo essere preferito sul
mercato».
Ed ancora: «L’impresa sarà possibile e di
rapida attuazione soltanto se la Divina Provvidenza la vuole: e la provvidenza la vorrà se
noi sapremo, cari direttori, costringerla all’intervento con la forza della nostra fede!».
Basta incidenti d’auto
Non mancano però anche aneddoti
curiosi nelle interlocuzioni con le direzioni
dei Collegi, come ad esempio quando don
Carlo redarguisce i responsabili dei Collegi
sull’uso degli automezzi.
«Il ripetersi degli incidenti agli automezzi
delle Case mi suggerisce di ricordare ai direttori la necessità di segnalare telegraficamente
tali incidenti alla Federazione per gli opportuni passi presso l’Assicurazione, passi che devono essere compiuti per contratto, entro tre
giorni dal sinistro oltre che la necessità di non
cedere ad altri la guida di automezzi e di usare
la massima prudenza da parte di quelli che li
hanno in consegna ordinaria. I danni dei sinistri, è vero, si possono riparare, ma le macchine riparate non sono più quelle di prima ed il
loro valore, in caso di vendita, viene enormemente deprezzato!».
Oppure quando don Carlo invita i direttori a ritirare all’Ufficio di Milano la nuova
carta del Collegio intestata alla Fondazione, «perché essa deve servire per atti ufficiali e
di importanza. Con la raccomandazione, per
un criterio di uniformità, di usare il carattere
“bodoni” o romano lapidario».
O ancora quando avvisa i direttori - nel
MISSIONE UOMO
MISSIONE UOMO
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MISSIONE UOMO
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C’è anche il beato don Carlo Gnocchi
tra le figurinedei personaggi illustri di Milano
■ C’È ANCHE IL BEATO DON CARLO GNOCCHI nell’album promosso dal Corriere della Sera per raccontare Milano con le figurine dei personaggi che l’hanno resa grande, dal 1865 ad oggi.
Centocinquant’anni riassunti dalle vignette di Emilio Giannelli e dai testi di scrittori e giornalisti interpreti della Milano
che si affaccia alla modernità, sulla scia della giustizia sociale,
del lavoro, della scienza e dell’accoglienza.
L’iniziativa vuole essere anche un esercizio di memoria per
rendere omaggio a uomini e donne che hanno scritto pagine
di storia e di vita nel capoluogo lombardo: e il milanesissimo
don Carlo Gnocchi non poteva mancare, con il suo profilo di
generosità tipicamente ambrosiana che emerge nelle figurine d’autore dell’album, in edicola fino al prossimo 18 maggio
con il settimanale Sette: «Ho avuto la fortuna di conoscere
questo santo e sacerdote, beatificato nel 2009, quando studiavo all’Istituto Gonzaga - ha dichiarato al Corriere della
Sera Carlo Sangalli, presidente della Camera di Commercio e
ai vertici di Confcommercio nazionale -. Amato da tutti, don
Gnocchi era capace di straordinari gesti e di visione caritatevole, ma soprattutto, come diceva lui stesso “di gioia nonostante le inevitabili angustie dell’ora”».
Una sezione speciale del sito del Corriere della Sera è dedicata alle figure di questi milanesi illustri e di quanti verranno
segnalati dai lettori nell’ambito di questa iniziativa.
Alcune delle lettere
scritte da don Gnocchi
e oggi conservate
nell’archivio storico
della Fondazione
donGnocchi
ARCHIVIO
EDITORIA
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maggio 1953 - che la Fondazione ha deciso
di editare entro il mese di luglio dello stesso
anno, la rivista federale. «Essa, cari direttori,
avrà lo scopo di collegare le Case fra loro, mettendo in comune notizie, studi ed esperienze;
di collegare la Fondazione con gli Amici, i
benefattori, le Autorità; di divulgare l’attività
e i principi della Pro Juventute; di studiare tutti i problemi dell’assistenza specifica ai mutilatini di guerra e in generale alla gioventù fisicamente minorata».
Indicazioni che risultano ancora oggi
così attuali: «La rivista avrà scopi di informazione ma anche di studio. Il tono e la sua veste
esteriore saranno tali che essa possa penetrare
e non sfigurare in alcun ambiente. Sarà nominato un Comitato di redazione nel quale
faranno parte i direttori dei Collegi, medici,
pedagogisti e scrittori. Per incominciare si prega ogni direttore di nominare una persona
incaricata di raccogliere il materiale del Collegio e di tenere rapporti con la redazione di
Milano e di inviare subito alla redazione tutto
il materiale già pronto: fotografie, articoli,
relazioni, elaborati di qualche ragazzo...».
Don Carlo presidente, educatore, padre,
guida spirituale ma anche economo, amministratore, imprenditore e grande comunicatore. Tutto in nome dei suoi ragazzi!
Una nuova edizione
de “La croce sui girasoli”
■ I N OCCASIONE DEL CENTENARIO della nascita dell’autore, del decimo anniversario della morte e
a settant’anni dalla fine della seconda guerra
mondiale, le Edizioni Interlinea hanno ristampato il libro di monsignor Aldo Del Monte (19152005) “La croce sui girasoli.
Diario di un cappellano militare sul fronte russo” , già
pubblicato pochi mesi dopo
la fine della guerra. Già
vescovo di Novara, cappellano militare volontario in
Russia nel 1942-43 insieme a
don Gnocchi, sostenitore e
amico della Fondazione,
monsignor Aldo Del Monte
accompagna in questo tragico diario - uno dei più intensi della nostra letteratura - sulle rive del Don, dove su molti delle decine di
migliaia di morti di quella tragica impresa ora
«veglia una croce gigantesca levata sui girasoli» , condividendo con i lettori, ieri come oggi,
«lo sforzo di trovare - anche in mezzo alla burrasca - qualche raggio di luce».
Un’edizione polacca
del “Cristo con gli alpini”
■UN EDIZIONE IN LINGUA POLACCA del “Cristo con gli alpini”, il libro certamente più
conosciuto del beato don Carlo Gnocchi. Lo
ha editato la piccola casa editrice Arte
(Agencja Wydawniczo-Reklamowa Arte),
che opera dal 1997. Il proprietario, Mariusz
Bechta - storico in un importante Istituto di
ricerca polacco - si è laureato in storia contemporanea all’Università di Varsavia, dove
ha conseguito nel 2011 il dottorato di ricerca.
Il profilo della casa editrice è scientifico: i
libri pubblicati riguardano, in maggior parte, la storia politica della Polonia o quella universale del ventesimo secolo. Pubblica inoltre opere di filosofia, di
sociologia o di pensiero politico. Dal 2005 esce una collana intitolata
Rekonkwista (sono usciti già 10 volumi) e in questa collana è stato inserito il
libro di don Gnocchi.
In copertina, la dicitura “Note dal
fronte russo durante la seconda guerra
mondiale del Cappellano della Tridentina beatificato da Papa Benedetto XVI
nel 2009”.
L’introduzione è opera dell’arcivescovo Celestino Migliore, Nunzio
Apostolico in Polonia, piemontese di
nascita e da sempre vicino alla grande
famiglia di alpini.
Il testo vanta inoltre una dettagliata
prefazione del giornalista e storico italiano Marco Patricelli, recentemente insignito dal ministero degli
Esteri polacco della prestigiosa onorificenza di “benemerito della
Polonia”, grazie al libro “Il Volontario” (Laterza) dove racconta la
vicenda del capitano polacco Witold Pilecki, unico prigioniero
volontario del lager di Auschwitz.
«L’ultimo scontro per evitare l’accerchiamento e provare a tornare a
casa - si legge nell’introduzione al “Cisto con gli alpini”, capitolo che
ripercorre le vicende della spedizione italiana in Russia - è a Nikolajevka, dove i russi aspettano per distruggere le unità superstiti e le speranze di salvezza. La battaglia della disperazione divampa a mezzogiorno
del 26 gennaio 1943. Uno scontro biblico. Non si combatte per vincere,
ma per la vita. Dieci ore interminabili, almeno 5.000 morti. Quando la
“Tridentina” riesce ad aprirsi un varco nella sacca, ne fuoriescono
20.000 italiani e 16.000 tra tedeschi e ungheresi. I testimoni raccontano che in un villaggio raggiunto da quei soldati esausti e a pezzi, i tedeschi delle retrovie fotografano e insultano gli italiani, mentre i civili russi, soprattutto donne e vecchi, si commuovono...».
“Cristo con gli alpini”(la prima edizione - foto sopra - uscì nel 1942
per i tipi della Stefanoni di Lecco,ma la diffusione fu resa difficile dall’ostracismo del regime fascista;, ne seguì un’altra nel 1946 che ebbe
maggiore fortuna e che diventò presto un testo fondamentale per
coloro che avevano vissuto in prima persona la tragedia della guerra)
è lo scritto maggiormente noto di don Carlo, che visse da uomo, da
cristiano e da cappellano degli alpini il dramma della ritirata con la
“Tridentina” durante la seconda guerra
mondiale. Davanti alla tragedia, il sacerdote
scopre il volto di Cristo e il senso ultimo di
quella vicenda: «Da quel giorno, la memoria
esatta dell’irrevocabile incontro mi guidò d’istinto a scoprire i segni caratteristici del Cristo
sotto la maschera essenziale e profonda di ogni
uomo percosso e denudato dal dolore».
È uno scritto confessione che cambia il
corso della sua vita: dalla sua miracolosa
sopravvivenza don Carlo trasse l’impegno e
la forza per creare un’Opera per i figli dei suoi
alpini caduti, per i mutilatini, vittime innocenti della guerra e per i disabili di ogni tipo, istituzioni che saranno
da lui stesso considerate come la vera “eredità di quei morti”, allo
scopo di far sì che “i caduti non muoiano”.
L’ultima edizione è stata pubblicata da Mursia nel Natale del
2008: «Riproponiamo oggi questo libro - scrive nella prefazione del
giornalista Armando Torno - perché non solo è una testimonianza
storica importante, ma soprattutto è un atto di fede gettato nella follia
della guerra, uno slancio d’amore che replica ai colpi della violenza».
È stata pubblicata
da una casa editrice
di Varsavia,
con introduzione
del card. Migliore
e prefazione
dello storico Patricelli
MISSIONE UOMO
INIZIATIVA DEL CORRIERE DELLA SERA
donGnocchi
donGnocchi
ADUNATA 2015
MISSIONE UOMO
70
«Ho conosciuto don Carlo:
era un uomo tutto di Dio»
■DAANNIIMPEGNATA ad assistere i “ragazzi” di don Gnocchi, come è iniziata la sua
grande esperienza umana e religiosa e
come è avvenuto il suo incontro con don
Carlo?
Avevo 16 anni quando ho iniziato a lavorare nella struttura di Roma appartenente alla
grande Opera di Don Gnocchi, con il compito
di aiutare e assistere i ragazzi delle scuole elementari accolti nel Collegio, colpiti dalla
poliomielite o mutilati a causa della guerra. È
proprio lì che ho incontrato per la prima volta
don Carlo. Rimasi molto affascinata, lo ricordo ancora come se fosse oggi, dal suo modo di
rapportarsi ai ragazzi così affettuosamente
accolti e raccolti in quell’ambiente così famigliare. Don Carlo era sempre sorridente, parlava con tutti; cordiale e spiritoso si avvicinava a loro e per ognuno aveva parole di conforto e di stima. Il suo modo di fare e il suo grande
esempio di umanità mi coinvolsero a tal punto che decisi di donare tutto il mio tempo e la
mia vita a beneficio delle persone bisognose.
L’aver conosciuto don Carlo costituisce
un dono preziosissimo per interpretare in
Suor Tommasina,
una vita al servizio dei
Centri della Fondazione:
«La nostra missione
è quella di testimoniare
ogni giorno il significato
di speranza e amore»
Suor Tommasina con un ragazzo assistito dalla Fondazione
modo autentico e rinnovare ogni giorno il
suo pensiero. Oggi, più di allora, nell’assistenza ai più fragili, è necessario rispolverare quei valori autentici di prossimità e
gratuità che hanno caratterizzato il suo
operato...
Don Caro era veramente un uomo di Dio.
Amava tutte le creature che incontrava,
soprattutto coloro che, segnati dalla sofferenza, si trovavano in stato di maggior bisogno.
Primi fra tutti i figli dei suoi alpini, vittime
innocenti di un conflitto per loro così incomprensibile. Orfani, mutilati a causa di ordigni
inesplosi è da loro che don Carlo partì per
costruire la sua opera, accettando le “consegne” degli stessi padri morenti sul campo di
battaglia. Don Carlo fu per loro un padre, un
amico, un grande insegnante di vita. Condividere la sofferenza stando uno accanto all’altro
aiutava i ragazzi a sentirsi meno soli e a sopportare maggiormente il dolore provocato
dalle loro menomazioni fisiche.
Nel meraviglioso audace cammino del
Beato don Carlo il corpo e lo spirito si fondono
con l’aiuto di Dio. Seguendo il suo esempio, la
sua Opera oggi continua il cammino a favore
LA SCHEDA
■ IL SERVIZIO PASTORALE nei Centri della Fondazione
Don Gnocchi è garantito da operatori religiosi presenti nei reparti. Prestano servizio, in qualità di
cappellani, con modalità di servizio diverse, una
trentina tra sacerdoti, religiosi e diaconi e altrettante suore appartenenti a diverse congregazioni.
In particolare, il rapporto tra la Fondazione e le
congregazioni religiose attualmente presenti può
essere riassunto in tre tipologie:
● Realtà inserite dalle origini o da diverso tempo e
ormai fidelizzate (Suore Salesie a Milano e Roma;
Suore Domenicane di S. Sisto a Falconara Marittima)
● Realtà coinvolte in occasione di strutture acquisite della Fondazione (Suore delle Poverelle del
Beato Palazzolo all’Istituto “Palazzolo” di Milano;
Suore della Piccola Casa Divina Provvidenza a
Roma)
● Realtà di recente inserimento (Suore di Sant’Anna di Tiruchirapalli a Malnate, Seregno, Roma;
Ausiliarie diocesane al Centro “Girola” di Milano;
Suore Indiane della Carità all’Istituto “Palazzolo”
di Milano.
delle tante persone colpite dalla sofferenza,
con la stessa intensità e vicinanza, facendosi
portatrice di un messaggio di speranza.
Rispolverando quei valori originari che ne
hanno caratterizzato l’autenticità, gli operatori oggi impegnati in tutte le strutture della
Fondazione Don Gnocchi testimoniano ogni
giorno l’attenzione al prossimo più debole e
sofferente.
Attualmente si dedica ai pazienti ricoverati al Centro “S. Maria Nascente” di Milano. Come si svolge la sua giornata di prossimità e di condivisione con le persone incontrate sul cammino della sofferenza e della
speranza?
La mia opera al Centrodi Milanoè profondamente e sinceramente orientata alla condivisione e partecipazione ai vari momenti che
caratterizzano la giornata dei pazienti ricoverati. Al mattino passo per i vari reparti a salutare gli ammalati, soffermandomi maggiormente vicino a coloro che sono più sofferenti,
o che manifestano necessità particolari, incoraggiandoli e sostenendoli anche più volte al
giono. È importante che i nostri ammalati e
disabili capiscano di non essere soli, quotidianamente mi impegno per dar voce a quello che
Don Gnocchi sosteneva: “Condividere la
sofferenza è il primo passo terapeutico”.
L’incontro più caro è quello della sera,
quando porto l’augurio della buonanotte,
anticipato dal ringraziamento al Signore della giornata trascorsa, suscitando sempre nuove speranze. Il mio rapporto con i pazienti è
all’insegna di valori quali amicizia e amore
sincero, lontano da sentimenti di pietà e commiserazione.
Nei suoi tanti anni di servizio nella
“baracca” ricorda qualche episodio significativo, passato e presente, che si fervidamente impresso nella sua memoria?
In tutti i miei anni di servizio sono stata
testimone di numerosi accadimenti, alcuni
all’insegna del dolore altri ricchi di speranza,
ma in ogni caso carichi di quell’amore e quella vicinanza che caratterizzano l’operato della
grande famiglia “Don Gnocchi”.
Ricordo con commozione don Carlo che
tiene tra le braccia, con tanta tenerezza, un
bambino, il fortunato Marcello, appartenente a quel gruppetto di bambini che correvano incontro a lui quando arrivava al Centro. Chi zoppicando, chi trascinandosi a fatica o aiutato dagli altri ragazzi, con un unico
intento, quello di abbracciare il loro “papà”.
Marcello però rimaneva sempre indietro,
con le sue stampelle si muoveva a fatica così
era don Carlo che si avvicinava a lui, prendendolo caldamente tra la braccia. Questa
Anche la Fondazione Don Gnocchia L’Aquila,
è sempre saldoil legamecon le “penne nere”
■ “CONDIVISIONE E AMICIZIA in un momento difficile
per L’Aquila e per l’Abruzzo”:è con questo spirito che
gli alpini si apprestano a partecipare all’88ª Adunata,
in programma dal 15 al 17 maggio. Lo ha detto il presidente nazionale Sebastiano Favero durante la presentazione della manifestazione a cui parteciperà,
come di consueto, anche la Fondazione Don Gnocchi. Inscindibile è infatti il legame tra l’Opera di don
Carlo e le “penne nere”, sottoscritto con quel miracolo di speranza e futuro concretizzato nella Fondazione Pro Juventute dal cappellano della Tridentina
al rientro dalla guerra - straordinaria risposta alle
preghiere di tanti giovani alpini morti nell’inferno
bianco di Russia - e più volte rinsaldato in questi settant’anni di cammino fianco a fianco, all’insegna della solidarietà e della prossimità ai più fragili.
Il presidente della Fondazione Don Gnocchi, monsignor Angelo Bazzari, concelebrerà la Messa solenne
di sabato pomeriggio nella basilica di San Bernardino, presieduta dall’ordinario militare per l’Italia,
monsignor Santo Marcianò, con il vescovo di L’Aquila, monsignor Giuseppe Petrocchi.
Né mancheranno, nel corso della sfilata di domenica,
tradizionale e suggestivo momento clou della manifestazione, con settantamila alpini in corteoalla presenza delle massime autorità civili e militari del Paese. i consueti striscioni testimonianza di affetto degli
alpini per l’indimenticato cappellano e per la sua
immagine affettuosa la ricordo ancora oggi
perché stampata in una fotografia che è
diventata uno dei simboli della Fondazione.
Tornando invece al presente, ricordo la
vicenda di un’anziana signora ricoverata
nel reparto di ortopedia. Aveva conosciuto
don Carlo quando aveva 17 anni; lo incontrava spesso all’uscita del cinema quando il
giovane sacerdote chiedeva la carità per i
suoi ragazzi. Molte persone a questo invito
commovente, rispondevano con tanta gene-
“baracca”. Affetto che si fa anche concreta generosità, visto che l’Ana ha confermato l’annuale borsa di
studio di 24 mila euro - istituita dal 2011, in memoria
di don Carlo - che sarà assegnata ad uno o più ricercatori della “Don Gnocchi”per studi di specializzazione
in ambito medico e della ricerca scientifica.
Mascotte dell’adunata sarà “Alpiedino”: così è stato
intitolato il disegno di Adam El Haddad,un alunno di
seconda elementare di origini straniere («E questo fa
riflettere - spiega Bruno Fasani, direttore de “L’Alpino” - su come la contaminazione alpina permei tutte
le culture») che rappresenta efficacemente il sentimento delle penne nere, con il cappello che copre
l’alpino dalla testa ai piedi.
rosità. È anche grazie a loro che la “baracca”
è diventata quello che è oggi.
Quale immagine vorrebbe lasciare nel
cuore di tutte le persone che ha incontrato e
che incontrerà nel suo percorso?
Al momentodel bisognoe della forte sofferenza, Dio si manifesta attraverso le persone
che ti possono aiutare: don Carlo è veramente
una di queste. Questa è l’immagine che nessuno dovrebbe dimenticare.
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MISSIONE UOMO
TESTIMONIANZE
donGnocchi
STORIE
MISSIONE UOMO
«Don Gnocchi sopravvive
in ogni vostro operatore»
Carlo Filippo Follis,
oggi imprenditore
piemontese di 52 anni,
ha trascorso l’infanzia
al Centro di Milano:
«Devo alla Fondazione
ciò che sono diventato»
■ QUELLO CON CARLO FILIPPO FOLLIS è
uno di quei tanti incontri che succedono un
po’ per caso dentro quella piazza affollata e
caotica che è il web. È leggendo la sua storia
su un giornale online che viene voglia di
saperne di più, soprattutto di quei suoi 7
anni al Centro “S. Maria Nascente” di Milano che tanto hanno significato nella sua crescita e nel suo cammino verso l’autonomia.
Residente a Settimo Rottaro, in provincia
di Torino, 52 anni, colpito dalla nascita da
tetraparesi spastica, di se stesso ha detto:
«Non sono né carne né pesce: troppo disabile
per non esserlo e troppo poco per esserlo».
Commerciante, imprenditore, editore,
l’ultimo suo progetto si chiama Disabili Doc
(www.disabilidoc.it), una testata online per
chi vive oggi la disabilità (guai a parlare con
lui di “diversamente abili”).
L’imprenditore
Carlo Filippo Follis
con le figlie
TORINO. La visita alla Sindonee l’omaggio a un benefattore
■ ANCHE LA FONDAZIONE DON GNOCCHI all’ostensione straordinaria della Sacra Sindone,
esposta nel Duomo di Torino fino al 24 giugno nel bicentenario della nascita di san Giovanni Bosco. Dipendenti e collaboratori di presidenza e direzione generale saranno
infatti a Torino il 20 maggio. La Sindone rappresenta un rimando diretto e immediato,
che aiuta a comprendere e mediare la drammatica realtà della passione di Gesù. Una
testimonianza d’indubbia suggestione per i fedeli e un mistero impresso da secoli nell’immaginario collettivo. Il pellegrinaggio sarà anche l’occasione per una visita ai
reparti del Centro “S. Maria ai Colli”, nel corso della quale verrà posata una targa commemorativa in memoria di Armando Garosci, fratello di un insigne benefattore.
Ci racconta qualcosa di lei? La sua vita, i
suoi lavori, le sfide che ha dovuto affrontare
e vincere nel corso degli anni…
Volendo giocare con le parole di Pirandello, escludendo di essere i 100 mila, penso di
essere quell’uno che grazie anche a questa
intervista non si sente nessuno. Non è facile
descrivere se stessi e per me lo è di più, essendo
logorroico per amore del racconto.
Sono essenzialmente un uomo nato disabile il 25 febbraio del 1963, durante i festeggiamenti carnevalizi di Ivrea. Per un incauto
uso del forcipe nacqui “estratto malamente” e
con una lesione al cervelletto che ha provocato una tetraparesi spastica.
Ebbi la fortuna di nascere e crescere in un
momento storico in cui le ferite lasciate dal
secondo conflitto mondiale erano ancora talmente vive e vivide da rendere la gente pratica
e non teorica: bisognava risolvere i problemi e
non discuterne soltanto.
Grazie alla mia famiglia ricevetti cure e
attenzioni e, grazie alla loro lungimiranza,
frequentai il Centro di Milano della Fondazione Don Gnocchi per i primi sette anni di
studio: elementari e i primi due anni di medie.
Gli anni passavano e con il boom economico arrivarono i “teorici”, i filosofi che trovano
terreno fertile nel benessere per discutere più
che agire. Come spesso accade nel nostro Paese si procede a iniziative senza prima prepararsi al dopo. Arrivò il tempo dell’integrazione
dei disabili nelle scuole pubbliche e io volli
integrarmi nella mia città: se quello era il futuro, quella sarebbe stata la scelta più corretta
per far parte del tessuto sociale di quella che
sarebbe stata la mia realtà.
A Chivasso terminai le medie, conseguii la
maturità scientifica e dopo aver accertato che
giurisprudenza non era adeguata al mio futuro la lasciai, per diventare un imprenditore
commerciale all’età di 23 anni. Ho insomma
52 anni, vissuti con caparbietà, ricordando
quotidianamente gli insegnamenti ricevuti al
“Don Gnocchi”, uno per tutti: escluso l’impossibile, la mia volontà poteva condurmi a
tutto. Ed eccoci qua.
Che cosa ricorda degli anni trascorsi al
“Don Gnocchi” di Milano?
«Io ne ho viste cose che voi umani non
potreste immaginarvi…». Le parole di Roy
Batty in “Blade Runner” possono rendere l’idea di com’è difficile spiegare talune realtà.
Che cosa mi ha colpito del “Don Gnocchi”? La capacità del fondatore, don Carlo, di
essere sopravvissuto in ogni persona che operava nelle sue strutture. Non è umanamente
descrivibile, volendo dare un’idea completa,
ciò che era per noi il “Don Gnocchi”.
Oggi, da adulto, posso dire che era per me
l’isola che non c’è. Quel luogo magico dove
persone come la signora Bianchi - per me
mamma 2 - o i fratelli Bertani, la dottoressa
Boccardi o padre Mario con i vari assistenti ed
operatori erano quei “magici” Peter Pan che ci
rendevano felici, istruiti, preparati all’azione,
perché il disabile deve agire più di chi non lo è
per pareggiare i risultati.
Che cosa ricordo o che cosa mi e rimasto?
Tutto! Il “Don Gnocchi”, il suo spirito, i ricordi di quegli anni fanno parte di me. Non sarei
la persona che sono se non avessi frequentato
il “Don Gnocchi” e non ha fatto bene solo a
me, ha aiutato la mia famiglia a capire cosa
significa avere un figlio disabile. Molte volte
ho visto uscire in lacrime i miei genitori da
riunioni o incontri con i medici: erano lacrime
curative e di riconoscenza.
Oggi i disabili urlano i loro diritti sottovoce per differenziarsi da altre realtà più chiassose. Sbagliato! Si può urlare anche sottovoce,
73
MISSIONE UOMO
UN CUSCINO DI FIORI PER DON CARLO
72
■ SEMBRANO UN VERO E PROPRIO CUSCINO ai piedi del beato don Gnocchi queste magnolie in fiore, nel sapiente
gioco di prospettive dell’immagine scattata da Alessio Franconi (www.franconiphotos.eu) alla statua del
papà dei mutilatini che dall’ottobre del 2013 si trova sulla mensola 211 del Duomo (lato est, sacrestia capitolare, tra la via dell’Arcivescovado e la piazza).
La statua è opera dello scultore Mauro Baldessari (su blocco di marmo di Candoglia, generosamente offerto
dalla Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano): è alta poco meno di due metri e pesa oltre 900 chilogrammi.
Raffigura don Carlo che accoglie tra le proprie braccia un piccolo mutilatino tratto dalle macerie.
ma bisogna essere certi che il messaggio giunga. Al “Don Gnocchi” si sapeva comunicare.
Spesso mi sento dire che non ho assolutamente problemi di autostima e come potrei? Sono
stato educato dagli eredi spirituali del beato
don Carlo…
Chi è oggi la persona disabile? Perché
non vuole sentir parlare di persone “diversamente abili”?
Il disabile è un normodotato con ridotte
capacità residue. Non è niente di più e niente
di meno. È una persona a cui bisogna insegnare come prendersi beffa dei propri limiti.
Il disabile ha molte necessità, alcune si soddisfano dandogli un fattivo supporto umano,
altre si superano attraverso la tecnologia e gli
ausili, mentre altri saranno, forse, colmati da
un destino che solo in parte possiamo invitare
a venirci incontro.
Per molti il disagio maggiore resterà un
certo tipo di solitudine, quella data dalla mancanza di un amore, di qualcuno che ti guarda,
ti valuta, ti sceglie e decide di vivere accanto a
te. Per questo e per mille altri motivi il disabile dovrebbe diventare realmente protagonista della propria vita. Dovrebbe diventare
libero come io lo ero al “Don Gnocchi”e come
mi sento oggi.
Non sempre la libertà coincide con l’autonomia, se però incominciamo a volare con
l’intelletto allora molti ostacoli inizieremo a
guardarli dall’alto...
Don Carlo sarebbe rabbrividito di fronte
all’espressione “diversamente abili”. È un falso linguistico, culturale, una mistificazione
della realtà e un insulto al disabile. Quando
don Carlo iniziò a coinvolgere la Milano che
poteva sostenerlo era accompagnato dai suoi
mutilatini. Poi spinse la medicina ad infrangere la legge e lo fece per due bimbi ciechi, che
non erano “diversamente vedenti”.
Il concetto di “diversamente abili” provate
a inserirlo nella storia dei diritti dei neri d’America - “diversamente bianchi” - o degli omosessuali - “diversamente etero” - e registratene
le reazioni.
Non è, per caso, che definirci così crea un
alibi politico, sociale e culturale che permette
di soprassedere rispetto alle nostre necessità?
Se siamo diversamente abili alla fine cosa ci
manca? Che cosa vogliamo pretendere? Alla
fine siamo comunque abili diversamente, ma
pur sempre abili. La quotidianità non è però
un insieme di teorie.
Ci parli del suo lavoro di oggi e dei suoi
progetti: che cos’è Disabili Doc?
Nel 1986 ho avviato un negozio di modellismo, poi si sono susseguite varie attività per
giungere al 2009 e creare “Ideas & Business”.
L’idea era di dar vita a un incubatore di proget-
donGnocchi
STORIE
75
Da Centro-pilota a moderno IRCCS:
“S. Maria Nascente”,doppio anniversario
■ LA PIÙ IMPORTANTE ed esaustiva spiegazione di cosa
avrebbe dovuto essere quella struttura è dello stesso
don Gnocchi, in una delle poche registrazioni radiofoniche conservate ancora oggi gelosamente negli
archivi della Fondazione: «Vorremmo fare una casa
tipica per questi ragazzi - diceva don Carlo nel 1955 -,
cioè una casa pensata al servizio di bambini non sufficienti, non autosufficienti. Quindi dove tutto, dalla
sedia, al banco, al letto, al servizio, al campo da gioco, ai pavimenti, alle pareti, alle porte, sia pensato in
funzione di una comunità non deambulante con propri mezzi…».
Parole dette alla vigilia della posa della prima
pietra- avvenuta l’11 settembre 1955, alla presenza del
Capo dello Stato, Giovanni Gronchi - del “Centro
pilota per poliomielitici”, l’ultima iniziativa scaturita
dalla fervida mente e dalla ferrea volontà di don
Gnocchi, dove poi volle fossero conservate per sempre le sue spoglie.
Sono trascorsi 60 anni da quella cerimonia e 55
dall’inaugurazione ufficiale del Centro, avvenuta il 13
aprile del 1960. Pochi giorni prima, le spoglie di don
Gnocchi vennero traslate dal cimitero monumentale
alla cappella della nuova struttura, intitolata a “S.
Maria Nascente” e lì sono rimaste fino alla solenne
beatificazione, il 25 ottobre 2009. Un anno dopo, nel
2010, è stato consacrato e intitolato a don Gnocchi il
nuovo santuariorealizzato dalla Fondazione accanto
al Centro, dove oggi è conservata - per la venerazione
dei fedeli - l’urna con i resti mortali del beato.
I primi anni di attività del Centro sono stati contrassegnati da uno sviluppo costante, qualitativo e
quantitativo, dei servizi offerti: nel 1966 il Centro si
aprì all’accoglienza di disabili con problemi neurologici e psichici. Due anni dopo venne inaugurato il
Centro per discinetici, mentre nel ’72 fu realizzato il
fabbricato di via Gozzadini. Nel 1976 venne stipulata
la convenzione con il Politecnico di
Milano che diede origine al Centro di
Bioingegneria ; nel 1980 nacque il Servizio Informazione e Valutazione Ausili
(SIVA).
Nel 1986, in collaborazione con la
facoltà di Medicina dell’Università di
Milano, venne fondato il CUSM (Centro Universitario di Sclerosi multipla) e
dall’esperienza del Centro Scoliosi
nacque, all’inizio degli anni ’90, l’Unità
di Riabilitazione a indirizzo ortopedico, successivamente ampliata fino a
raggiungere l’attuale configurazione di Unità di Recupero e Rieducazione funzionale. Nel 1991 il Centro ha
ottenuto il prestigioso suggello del riconoscimento
a Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico
(IRCCS), che ha permesso di sviluppare al meglio e far
crescere l’attività di ricerca scientifica.
Nel 1995 è stata inaugurata l’Unità di degenza di
Riabilitazione neurologica, mentre l’Unità di Riabilitazione cardiologica ha avviato l’attività nel 2000.
Il resto è cronaca, con la conclusione, nel 2004, di
importanti lavori di riqualificazione avviati due anni
prima e - opera di questi ultimi mesi – la realizzazione del nuovo reparto di neuropsichitaria infantile e
della nuova Residenza Sanitaria per Disabili.
I prestigiosi riconoscimenti istituzionali ottenuti
nel tempo hanno richiesto forti investimenti da parte della Fondazione e precise scelte che hanno portato il Centro a una progressiva “sanitarizzazione” delle
strutture, con la determinazione chiara di non perdere però l’originaria e forte vocazione socio-educativa-formativa. Il tutto con un denominatore comune:
la qualità dei servizi e la costante attenzione ai bisogni del paziente.
MISSIONE UOMO
MISSIONE UOMO
74
MILANO
La posa della prima pietra del Centro con don Carlo
e il presidente della Repubblica Giovanni Gronchi,
l’11 settembre 1955. Sotto, l’inaugurazione del 1960,
con il presidente mons. Gilardi e donna Carla Gronchi
ti che, nell’agire, strizzasse l’occhio al mondo
dei disabili: oggi è un progetto editoriale con
un network di testate online, fra cui Disabilidoc.it.
Vorrei ricordare che non c’è tema più contestuale al “tutto” della disabilità. Potete scegliere di non far uso di droghe, potete scegliere di non affiliarvi ad un clan mafioso, potete
scegliere di non uccidere, come potete tutelarvi su un’infinità di eventi. Purtroppo non
potrete scegliere di non diventare disabili, o
per una patologia che vi portate dentro, o per
un incidente, o semplicemente per una vecchiaia più sfortunata di altre.
È forse anche un progetto culturale, uno
strumento per ridefinire l’immagine del disabile, è forse anche il sogno di creare qualcosa
di condivisibile che resterà. Sicuramente è la
speranza che io smetta i panni del “testimonial” lasciando spazio alle storie dei miei colleghi e del loro mondo famigliare, scolastico,
lavorativo e sentimentale.
Che cosa, secondo lei, è più urgente oggi
in Italia per una persona disabile? Politiche
sociali, accesso alla tecnologia, abbattimento delle barriere architettoniche o culturali...
È difficile rispondere in poche parole. Siamo un grande popolo, generoso e creativo.
Ripartiamo dal nostro genio per comprendere
chi siamo e chi è il disabile.
Le leggi si fanno se ispirate da una necessità, le barriere o si abbattono o non si costruiscono se non abbiamo limiti culturali. La forza di ciò che manca è nelle mani dei diretti
interessati: i disabili. Alla base di tutto manca
il protagonismo intellettuale e fisico del disabile. In assenza di ciò continuerà a mancare
tutto ciò che invece risulterebbe innovativo.
Perapprofondire
LIBRI
MISSIONE UOMO
76
Sergio Toppi (tavole)
Don Gnocchi
Ed. San Paolo, 2010
Ennio Apeciti
Li amò sino alla fine
Centro Ambrosiano, 2009
Luisa Bove
Don Carlo Gnocchi
Edizioni Paoline, 2009
Roberto Parmeggiani
Don Carlo Gnocchi
Ed. San Paolo, 2009
Carlo Gnocchi
Restaurazione
della persona umana
Editrice Vaticana, 2009
Carlo Gnocchi
Cristo
con gli alpini
Mursia, 2008
Gaetano Agnini
Don Gnocchi,
alpino cappellano
Mursia, 2011
Carlo Gnocchi
«Dio è tutto qui»
Lettere di una vita
Mondadori, 2005
Barbara Garavaglia
MALATO D’INFINITO
Don Gnocchi e le virtù
Centro Ambrosiano, 2013
Edoardo Bressan
Don Carlo Gnocchi,
una vita al servizio
degli ultimi
Mondadori, 2009
Emanuele Brambilla
Don Gnocchi,
il prete che cercò
Dio tra gli uomini
Centro Ambrosiano, 2009
Carlo Gnocchi
Poesia della vita
(A. Bazzari - O. Arzuffi)
Ed. San Paolo, 2006
Stefano Zurlo
L’ardimento.Racconto
dellavitadidonCarlo Gnocchi
Rizzoli, 2006
Un recente volume che illustra le virtù
del Beato Carlo Gnocchi attraverso le sue parole,
le sue opere e testimonianze di chi l’ha conosciuto
Contiene QR code per approfondimenti multimediali
Emanuele Brambilla (a cura di)
«E d’ora in poi sia chiamato Beato»
I volti, le emozioni, le immagini del 25 ottobre 2009
Mursia, 2010
«Amis ve raccomandi la mia baracca...»
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