Anno XXVI Numero 9

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Anno XXVI Numero 9
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Direr. e Redaz.: Piazza di Trevi. 86 00187 ROMA
ANNO XXVI N. 9 Settembre 1978
spedizione in abbonamento postale - Gruppo 111/70
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ORGANO
-
MENSILE
D E L L ' A I C C E , ASSOCIAZIONE
dal quartiere alla regione
per una Comunità europea federale
UNITARIA
DI COMUNI,
PROVINCE,
REGIONI
Europa, Regioni,
Ente intermedio
di Gabriele Panizzi
Le indeterminazioni sulla definizione deil'assetto autonomistico dello Stato condizionano negativamente il difficile e reversibile processo di
conquiste democratiche, dall'autonomia degli eiiti locali al Parlamento europeo.
Il lungo cammino verso la Repubblica delle
autonomie
Il nuovo assetto delle autonomie locali è
oggetto di particolare considerazione da parte delle forze politiche.
Al Parlamento presto dovrebbe iniziare la
tliscussionc delle proposte di legge presentate per concludere la fase di rifondazione
istituzionale del nostro Stato. Questa, iniziata con la costituzione repubblicana. fu sospesa lino alle elezioni regionali del giugno
1970; riprese con gli statuti regionali e proseguì cdn i decreti del Presidente della Repubblica di delega e trasferimento dallo Stato alle Regioni, alle Province ed ai Comuni
di competenze c funzioni del gennaio 1972
e del luglio 1977 (a seguito della legge 382
del 1975).
Definita la s t r u t t u r a istituzionalc dello
Stato, saranno necessari molteplici adempi-
in inserto speciale:
Manifesto federallsta per I'clczlonc
europea
Disegno di legge per l'elezione dei
rappresentanti italiani al Parlamento europeo
J
menti per f a r i'unzionare a regime il complesso sistema delle crrrtotior~~ielocali.
Tra questi la definizione delle articolazioni territoriali dei e tra i tre livelli istituzionali fondamentali (Comune, Ente intermedio,
Regione), il processo di trasferimento c delega dalle Regioni ai Comuni ed agli Enti
intermedi, la verifica dellc aggrcgazioni Ira
Comuni per i servizi sanitari e sociali.
Non ci si può illudere sui tempi brevi per
la rifondazione istituzionale e per gli adempimenti conseguenti.
Nel 1980 (elezioni dei Consigli regionali,
provinciali e comunali) il nuovo edificio istituzionale potrà essere già definito così d a
settembre 1978
COMUNI D'EUROPA
consentire la elezione delle iitlove istituzioni?
Sussistono fondati clubbi, anche in relazioiie etl alcune differenze d'impostazione delle
Ipropostc di legge di riiornia delle autonomie
locali prc,scniate cla DC, PCI, PSI e GoVCI-no.
D'altra parte, supponiamo clie entro la Iìiie del 1979 possa essere promulgata la legge
di riforma delle autonomie locali. Se non
si raccorda l'attuale sistema degli enti locali con quello che conseguirà alla riforma
si rischia di bloccare il processo di trasferimento e tlelega tialle Regioni ai Comuni ed
alle Province con conseguenze negative per
i l sistema democratico nel suo complesso
e, anche, per la ripresa economico-produttiva.
Se, viceversa, le elezioni del 1980 si svolgeranno secondo le trascorse modalità (con
particolare riferimento a quelle interessanti
i Consigli provinciali), allora vi 6 il rischio
di trasciiiare l'incertezza istituzionale per alcuni anni ancora (Corse fino al 1985).
I problemi istituzionali si saldano con quelli
economici e sociali
E' opportuno, di Cronte a tali pericoli, sostenere che nulla deve essere cambiato della s i t u a ~ i o n eistituzionale (e, quindi, paradossalmente, chi con maggiore insistenza pone
l'esigenza di un radicale cambiamento contribuirebbe a lasciare le cose come stanno,
con grave deterioramento del tessuto democratico degli enti locali)?
Se tutto resta fermo, in attesa di futuri,
profondi cambiamenti, le Regioni ed il sistema degli Enti locali non potranno fornire
il proprio contributo alla ripresa economicoproduttiva.
Si parla molto di residui passivi e di crediti tesauriz7ati, spesso più con intento acc u s a t o r i ~che con volontà di capire le cause
ed eliminarle.
Lasciare nella indeterminazione, per anni,
il sistema degli Enti locali, non consentendo il riordino delle competenze (anche attraverso una ricomposizione del governo locale sul territorio: L L ? ~ territorio, i t r i goi)errio
elettiilo), significa rendere impossibile il corretto funzionamento della pubblica amministrazione e, quindi, perpetuarne il iuolo alienato rispetto alle esigenze ed alle dinamiche socio-economiche (1 ).
Questo sotto due aspetti:
SOMMARIO
pcìg.
Europa, Regioni, Ente intermedio,
di Gabriele Panizzi . . . . . .
Appello delllAICCE ad elettori ed
eletti . . . . . . . . . . .
L'ampliamento è nell'interesse della Comunità, di L~ligi Troiani .
L'ora della scelta per l'Italia (appello del Movimento federalista
alle for7e politiche e sociali) . .
L'esperienza tecnica, politica ed
istituzionale nel campo energetico illustrata a Parigi (la relazione del sindaco di Brescia) . .
upproccio orgurlico ui problenii
(11 yeriotir den~ocruricu</e/ ierriiorio, in Comuni d ' E u rona ,,. iueiio-aeoato.
1978.
-
6
8
9
La trasformazione
demografica
delle società europee, di Raimond o Cagiano De Azevedo . . . 12
Comunità europea e sviluppo del
Mezzogiorno, di Domenico Sabella
. . . . . . . . . . . 14
Inserti:
Il secondo aspetto del divario fra pubblica amministrazione e realtà riguarda la
mancanza di capacità programmatoria della
prima, dalla quale dipendono in non poca
misura gli effetti negativi sugli investimenti.
iri,
3
Esperienze locali e regionali in Irlanda, Lussemburgo e Danimarca 11
il primo, quello che più immediatamente
colpisce l'attenzione del cittadino, consiste
nei ritardi decisionali e nel groviglio di funzioni ai vari livelli istituzionali (conseguenti
alla mancata definizione ed attribuzione di
competenze) con effetti negativi sugli investimenti (i soldi ci sono ma non si spendono).
(1) G . Panizzi, Per
1
- Manifesto
J
federalista per l'elezione
europea
Disegno di legge per I'elezione dei
rappresentanti italiani al Parlamento europeo
I
R
Sandro Pertini cla Ventotene al Quirinale
Nella foto i n mima pagina i l Presidente della Repubblica Italiana Pertini viene rappresentato, insieme ad un
gruppo di confinati
di Vcntotene, in un
disegno che Ernesto
Rossi esegui nel '40.
disegno del piano di
un vassoio destina1-2. Due test~i?mnidi ]rova >, - 3. Dino Roberto - 4. Sairdro Pertini - 5.
to quale dono di
Meizghestù, studente d'tngegnerta ahissino - 6 . N La Biondona D - 7 . Giloep/>e nozze per un nipote
i'ianezza - 8 . Umherto Terracrni - 9. Paolo Schicchi - 10. Altiero Spinelli tlello stesso Rossi.
11. Eugenio Colorni - 12-13. Matrro Sroccrmarro con la consorte Morta BerLa pittura si artitoncini.
cf>la in due scene
raffiguranti la passeggiata a , n e l l a
quale h ritratto (il
quarto da sinistra)
Sandro Pertini, e i l
N brindisi D,
che ritrae Ya mensa di
N Giustizia
e libertà D. Ci piace ricordare aucsto oerioclo della vita del
1. hTrllo 'l'raqtiandi, capomrr7s/i - 2-3. Angrlo Ronizzolr e Vari, anarchici, cuonuovo
presidente
chi della nlensa - 4. Frnifcesco Fatzcc,llo - 5. Ernesto Rossi - 6 . Giovaizizt
della
Repubblica
( N i n o ) Woditzka - 7 . Kiccardo Bacier - 8 . Marco Maovaz, fucilato tiai
proprio per l'impornazifascisti a Trrrste - 9 . V ~ n c r n z oCalace - 10.11. Due albanesi, non meglio
tanza che egli ha
rdentifzcati - 12. Giovatini Gervasont - 13. Giohatta Donzaschi, inorto ci
voluto dare, nel suo
Marithausen - 11. Gigino lo stlpettaio, non wzeglio identificato.
niessareio
- - al Paese.
al problema della
~iiiilicii~ionc
clcll'Eui-opn, nttr-ontrito per- In prinia \.alta i i i modo politico ed i.stituzionale proprio clal iiianilc.sto d i Vcntotcnc, reclatio cla Ros.si c Spinelli:
... Dobbiamo prepararci ad irrserire serripre plù l'Italia nella comunità più vasta che è
l'Europa avviata alla sua unificazione con il Parlamento europeo, che l'anno prossimo sarà
eletto a suffragio diretto.
L'Italia, a mio avviso, deve essere nel mondo portatrice di pace: si svuotino gli arsenali
di guerra, sorgente di morte, si colmino i granai, sorgente di vita per milioni di creature
uriiane che lottano contro la fame. Il nostro popolo generoso si è sempre sentito fratello
a tutti i popoli della terra. Questa la strada, la strada della pace che noi dobbiamo seguire n.
iclnl incssaggio al Paese clel Pr-csiclente della Repubblica).
Le esigenze di cambiamento nel modo di
operare della pubblica amministrazione
La pubblica amministrazione costruita durante questi decenni non opera per obiettivi
m a per pratiche: nello sterminato mare di
carta (Salvemini parlava di imperialismo burocratico di carta pesta) il progetto che può
fornire occasione di investimento ed occupazione segue gli stessi itinerari e le stesse
procedure della pratica per l'acquisto della
cancelleria corrente.
Rovesciare questo comportamento della
pubblica amministrazione significa programmare economia e territorio contestualmente
ed essere attenti, in ogni livello di competenza, alle eiitrate ed alle uscite (gli inputs
e gli o ~ t t p ~ t t sche
) condizionano la elaborazione dei programmi.
E' possibile elaborare programmi in assenza della definizione dei livelli istituzionali e della configurazione degli enti operativi?
E' colpa delle Regioni se i loro programmi
(li sviliippo si arrestano alla pubblicazione
sul bollettino ufficiale dopo una fase di elaborazione consumata negli uffici di qualche
assessorato o comitato, senza agganci con la
realtà istituzionale-operativa.
La letterat~ira della programmazione (di
questo prevalentemente si è trattato, più
che di programmazione) tt causa o effetto
della indeterminazione istituzionale?
I1 riflusso del ruolo programmatorio delle
Regioni e le incomprensioni della dimensione
europea
Le Regioni, constatata la vanità dei loro
sforzi programmatori, si attardano su aspztti gestionali, divcrsarnente da quanto stabibiliscono la Costituzione ed i loro Statuti.
Contrariamente a quanto richiederebbe il
condizionamento che sull'attività delle Regio-
3
COMUNI D'EURQPA
settembre 1978
decisioni conlunitarie, esse
ni provocano
non coricor-rono alla costruzione europea.
una parte, dopo aver tardato a stodi fiilanziamcnto delprire alcune
la Comunità Economica Europea (il Fondo
Sociale Europeo, il Fondo Europeo di Orientamcnto e Garanzia Agricolo, i l Fondo Europeo Rc_oionalc di Sviluppo, la Banca Europea per gli Investimenti), approntano progetti volti più a Sostenere e garantire I'esistcrite che a trasformarlo (i Fondi europei
assolvono a d una funzione conservatrice);
poi non l i attuano a causa dclla mancanza
di stiumentazione istituzionale e tecnicooperativa (2).
Dall'altra, pur in presenza di profonde
trasformazioni nclla economia e nella finanza eui-opee, le ~
~ non colgono
~
i Ifcsigen~
za di una progra171171uzioi7ea/ternu/il,a a
quella che traspare dalla loro letteratura
(in genere, tutto, dappertutto e subito).
Le Regioni del iiiezzogiorno non prendono
in considcra7,ionc un indirizzo programmatoi-io che possa consentire al Gover-no italiano di attestarsi s u posizioni di coerente politica di equilibrato sviluppo europeo (non si
può sostenere contcmporancamcnte la battaglia per affrancare l'agricoltura europea
dai condizionamenti degli interessi chiusi
del nord Europa - Francia
Germania in
primo luogo - c quella per diffondere nel
mezzogiorno un sistema industriale assistito finanziarianlcnte dallo Stato); del pari, il
Governo italiano attestandosi (volentieri) s u
posizioni incocrcnti
perdenti per lo sviluppo europeo equilibrato, contribuisce a rinsci-rare le Rcgioni in una logica rivendicativa
di interventi linanziari incapaci di ti-asformare Ic realtà arretrate.
L'Eur-opa non 6 intesa dalle Rcgioni come
dimensione idonea per affrontare i loro
problemi di congestione o arretratezza e di
sqiiilibrio iniei-no.
Le multinazionali, la divisione internazionaie del lavoro, il peso della diversificazione monetaria e della niancan7.a di riserve
comuni sono argomenti sui quali non si soficrina l'attenzione delle Rcgioni, invischiatc
ciltr-o la logica t7uzionalistica di fnr qltudralo
conlpetenze
ai
ad esse
m a del superamento della tradizionale Pi-ovincia (quella della vecchia legge comunale
e provinciale) con atti amministrativi e legislativi che possono essere subito assunti?
Che cosa si può Fare?
in aree
1 , Articolare il territorio
di
locali per i servizi sociodistretti scolastici,...) terl-itol-ialmente coincidenti e nell'ambito dei vecchi confini provinciali (la somma di alcune aree di
servizio d à luogo
alllattualc territorio provincialc).
2. F a r cor-risponderc i collegi elettorali procon le
di
territorio, un governo clettivo
P.
si ricordava
che
il problema della regionalizzazione è
ormai all'ordiiie del giorno ed appare senipre più orientato nel senso di porre i'accento, d a un lato, sulla creazionc di vere e proprie autorità poli!iche autonome e democratiche e. dall'altro, sulla individuazionc della
Regione come indisperisabile cerniera t r a la
~ r o g r a m m a z i o n ecentrale e lo sviluppo autoi'ropulsivo delle singole comunità i-egionali.
nonchC tra la programmazione economica e
la pianificazione del territorio n.
Ncll'appello venivano altresì cvidenziati i
((
rillcssi che le elezioni regionali, provinciali
c comunali avrebbero avuto sulla lotta cu3. Trasformare i l metodo elettorale (dal ropca Ira la stasi
passato
la dinamica
metodo uninominale a quello p r ~ p o r z i o n a l c ) . dellpavvcnire,f r a
prcgiudi7,io
4.~ Procedere
al
trasferimento
e
d
alla
delce
progresso
europeo
».
i
ga dalle Regioni all'ente intermedio ProiJi~lc.i(i. Sono trascorsi pii1 di tre anni da quel 15
Con queste trasformazioni, attuabili entro giugno 1973 e la lotta per la costruzione di
i l 1979, è possibile dar-c un colpo alla vec- una nuova Europa ha consentito la indiziochia concezione clientelare delle Provincie
ne delle elezioni a suffragio universale e difin dai prossimi mesi e certamente a partire
retto del Parlamento europeo.
dalle elezioni del 1980.
Le sorti di questo sono legate allo svilupPoi si potrebbe porre m a n o - se del caso po delle a ~ t o n o n i i clocali (untotlot)re comli- alle modificazioni geografiche dei terri- iliiic n n7is1irn d'liolno t> stati lltliti d'E14rotori provinciali.
pu): il successo della concezione progrcssi11 15 maggio 1975 il Consiglio nazionale
sta dcll'Europa nelle elc7.ioni del giugno 1979
dell'AICCE, alla vigilia delle elezioni per il
dipenderà anche dai passi in avanti che sarinnovo dei Consigli regionali, provinciali e
raririo stati fatti per rilanciarc il processo
coinunali del 15 giugno, lanciava un uppello aulonoinistico; questo, nel 1980, sarà condizionato dal Parlamento cui-opeo eletto nel
(id eleltori ci1 elclli nel quale si sottolineava
il << significato europeo del valore originario giugno 1979.
delle comunità locali », si rilanciava la esiNon possiamo quindi permetterci battute
gcnza di una << ricomposizionc dei poteri sul- di arresto in un difficile e i-cvcrsihile processo
lo stesso territoi-io secondo la foi-mula: un di conquiste democratiche.
<(
le~tic.ic~to
]'P'
!P
~ l r z i o ~ (!PI
ii
1.5
piiiplio
197.5
Appello
dell' AICCE ad elettori ed eletti
Ripirhblichia~no, a chilts~ircl ciell'cirticolo (lell'Asse.\..sore regionale (le1 Lazio, Gabriele
Punizzi, tnrtnhro rlell'Esecittii~o dellri iio.strri ,4.ssocirizione. il /e.sto del rlocutllet~toapproi~rito
a//'tttlutiitnirù itl occusiotie delle passaic elezioni per il rittilo1,o (lei Collsigli regiorlali, proi~iiiciali e cotnir~lu/i.
de''e
autonomie
qiiesio senso e per queste ragioni In struttura.
il lunzionarncnto, la gestioiic degli enti regionali
La prossima consultazione elettorale, che coin- . locali i t a l i a n i - sui q u a l i incideranno
volge la quasi totalità dei Comuni, delle Pro- mente i risultati delle prossime elmioni - ha"vince e delle
nostro Paese, i-ipi-o- no anche una indubbia proiczionc curopcri.
pone all'AICCE (associazione unitaria di tutti i
~
~
l
l rivolto
~
~ atl ~ elettori
~
~
l e l elt t i ~alla
trasleriti e cielegati.
Poteri regionali e locali. Sczione italiana del vigilia delle
comunali, provinciali
e reI1 ciclo k chiuso: mancanza d i definizione Consiglio dei Comuni d'Europa) l'occasione - gionali tlcl 7 giugno 1970, I ~ A I C C E
dcll'edificio istituzionale autonomistico; iini l dovere - di rivolgere. come già tatto alla
I'atteny.ione sulle condizioni necessarie a
giu- l'ordinamento rcgionale - allora in procinto di
delle elezioni amministrative
di sviluppare il processo di tra- vigilia
gno 1970, un appello ad eletlori ed eletti.
essere finalmente atluato sii lutto il territorio
sferirnento e
L'AICCE si ritiene legittimata a prendere que- naziona(e - non solo la termale
tratorc e difensivo dclle Regioni; estraneità sta iniziativa non soltanto dal precedente citato, di u n dettato costituziona~c, clerncnto
insodi queste al processo d i costruzione dell'Eu- che ha avuto a suo telnPo larga eco, rlla SoPrat- stituibilc, politico-istituzionak e nionicnto tlellu
tutto
dalla
sua
coerente
battaglia
Per
le
autocostruzione di una Federazione cLiropca sovraI.ol>a democratica, finora svoltosi in termini
nomie locali. per una democrazia eflcttivamentc
intesa conle ~~~~~~~i~~~ per dar ,,ita
di compromessi nazionalistici e , quindi, con- piuraiista, per una più ampia partecipazione
ad u n modello csenlplare
di socicth di
trario a d ogni forrria di sviluppo democra- popolarc, per un rafforzato ruolo delle Rcgioni
democrazia, aperta alla
in
tico ed autoiiomistico.
nel quadro di una moderna società non solo grado di
con
italiana ma europea.
cittatlini. Lo stesso appello riproponeva l'urgenI destinatari di questo appello sono gli clct- za del
clellii
alnministrativa i r i ~ r - a .
Autonomie locali e nuovo Parlamento euro- tori e gli eletti: i primi chiamati a pronunciarsi
rcgionalc,
capace. di
a l livello dei
peo sono momenti di uno stesso processo responsabilniente per un ordinarilento democrasisteilli
tic0 saldaniente radicato negli enti territoriali
~~~~t~
intuizione del
a
deinocratico
secondo l'articolo 5 della Costituzione rcpubhli- tlcl valore
tlcllc coniunita locali (che
cana; i secondi. afl'inché, consapevoli degli one- lo stato
non
considerare
semplici sogTorniamo agli interrogativi di prima.
ri (piu che degli onori) che la loro designazione getti
della propria
trova seni.
Conviene lasciar tutto come &, oppure conspesso coniporta, si pongano decisamente pre più ampi consensi nella cultura politica più
viene avviare trasformazioni che non con- al servizio dei progresso civile, sociale ed eco- a,,anzata
del nostro paese
costituisce
traddicano gli orientamenti di fondo della no'nico. evitando
il
della denlostida non ricusabile da parte del nostro sistenia
riforma istituziorlalc ma consentono d i
crazia locale in Italia renda più difficile la stessa
IcgisIativo c amministrativo. Il quinquennio 1970partecipazione costruttiva dcl nostro Pacsc alla 75 lla ,..idrnziato in modo drammatico le cnrentare il regresso del processo autonomistico? unificazione
europea,
ze del nostro ordinaniento locale; il prossimo
I Poteri comunali, provinciali c regionali, in- ;chiamato a compirre scelte difficili decisive,
Ha senso impostare il dibattito sull'eiite
intermedio nei termini di Proi~iciasi, Proi~in- fatti, sono chiamati a svolgere una funzione non più dilazionabili, e non certo riconducibili
essenziale Per una corretta attuazione del nlo- ad interventi di rattoppo, senza una corretta
maturo porsi il probleoppure è
dello di organizzazione tracciata dalla Costitu- ,,isione di insieme,
--zione c sono elementi insostituibili per una ade(2) C . Panizzi, L'esperierrzu d c l Fondo Sociale per
guata risposta alle esigenze di
globale La crisi del Comune
i r t i rli~ovo ifnpegtlo europeo delle R e ~ i o n i e d e i Sindel nostro Paese. Entrambi questi aspetti
riduc.aii d e ; luilurururi. in
Comuni d'Europa
marpercuotono direttamente sul inodo in cui l'Italia
Tutti gli enii tc.rritoriali sono chiamali, come
zo 1975.
svolge il suo ruolo nella Comunità europea: in centri di potere pubblico, ad elaborare e discil).
COMUNI D'EUROPA
plinare Lin inatcriale sociale » quantitativamente scmprc più ampio e qualitativamentc differcn/.iato.
I l C o m ~ i n erimane - in linea di principio la struttura portante delle autonomie locali
del nostro sistema; ma i Comuni di dimensioni
minori sono vittiirie di un fenomeno di svuotamento di capacità operative; le grandi città
sono ingovernabili per l'entità e il modo della
loi-u crescita; per tutti i Comuni, la loro struttura, londata su una legge unitornie, superata
c non ispirata ai principi dell'autonomismo, appare inadeguata e inetliciente.
Anchc in Italia, come in altri Paesi europei
(c non solo europei), la proiezione delle esigenze
clei cittadini (e dei servizi pubblici che ad esse
clcvono dare risposta) oltre l'ambito del territorio del Comune, postula un'integrazione s u
scala sovracomunale (intermedia tra il Comune
c la Regione), con strumenti rappresentativi che
assicurino al tenipo stesso il massimo di deniocraticità ed un livello socio-econon~icoottimale,
cioè un rapporto armonioso t r a ampiezza del
territorio, popolazione e possibilità di interventi: i Lict~dkrcise(circondari rurali) tedeschi, pur
oggetto attualmente di revisione nella loro dimensione. offrono utili motivi tli riflessione in
proposito.
L'articolazione politico-ainministrativa delle
aree metropolitane si impone per ragioni di ottimale democrazia rappresentativa e di efficienza,
per un migliore controllo di realtà urbanistiche così complesse quali sono quelle che si
manifestano, in modo esasperato, in dette aree.
Si favorirà cosi anche quel rilancio della democrazia di base e della diretta partecipazione popolare alle istituzioni, che richiede del resto in
ogni aggregato urbano, così come in ogni comunità rurale, niezzi stabili perché il cittadino
possa prendere parte attiva alla vita locale.
S u questi problemi fondamentali di adeguamento dell'organizzazione dei poteri locali alle
esigenze di una moderna società europea, hanno
prcso posizione a Vienna, nel corso degli XI
Stati generali dei Comuni e dei Poteri locali e regionali d'Europa, oltre 3.000 delegati di cui 400
italiani rappresentanti tutto l'arco costituzionale. L'AICCE contribuirà con lo studio e l'azione
politica all'attuazione nel nostro ordinamento
degli orientamenti approvati in una così larga
assise europea.
La perdurante carenza di una adeguata, nuova
legislazione sulle autonomie territoriali favorisce
una discutibile tendenza alla frantumazione c
settorializzazione dei poteri sul medesimo territorio, che, pur esprimendo non di rado un
primo tentativo di avvicinare la gestione di determinati servizi sociali ai cittadini, provoca, allo
stato attuale delle cose, il risultato di espropriare Comuni e Province, oggi unici depositari
del.consenso popolare diretto, della loro stessa
ragion d'essere. Consorzi per le aree di sviluppo industriale, distretti scolastici, unità locali
per i servizi sanitari e sociali, altri consorzi
scttoriali (trasporto, ecc. creano una moltiplicazione di enti che spesso determinano la messa
al margine dell'Ente territoriale con interessi
globali, privilegiando i « settori D e non la « politica ,, (che presuppone una concezione unitario dcl cittadino delle sue esigenze complesse).
L'AICCE rivendica soprattutto la ricomposizione
dei poteri sullo stesso territorio secondo la formula: un territorio, un governo elettivo.
Queste linee di riforma dcll'ordinamento locale, resa ancor più urgente dalla presenza dell'ente Regione che ha introdotto Lin fattore dinamico nel sistema degli enti locali minori,
rischiano tuttavia di rimanere nominalistiche, se
non accompagnate e sorrette, da un lato, d a
un rigoroso uso delle deleghe regionali e dalla
partecipazione degli Enti territoriali locali alla
programmazione regionale e, d'altro lato, da una
profonda riforma della tinanza locale e dell'attuale normativa in materia urbanistica e di assetto del territorio, che consenta un insediamento
più razionale, la protezione dcll'ambiente naturale ed umano, un nuovo regime dei suoli a t t o
a d impe~lire,secondo le più avanzate csperienzc
europee, I'appropriazione speculativa dcl plus
valore.
Finanza locale e contesto comunitario
Nel campo finanziario, va duramente ribadita
la denuncia del progressivo disscsto economicofinanziario degli enti territoriali locali e della
politica crcditizia adottata nei loro riguardi, che
ne limitano gravemente l'autonomia, la capacità
di approntare i servizi tradi7.ionalmcnte attesi o
nuovamente richiesti, la possibilità stessa di una
prograinmazione pluriennalc e che li obbligano
a tortuose e crescenti forme di indebitamento.
La doverosa severità nell'uso del pubblico denaro e la necessaria autocritica per alcuni casi
di gestione meno oculata nulla tolgono alla
vibrata protesta nei confronti dei poteri centrali
per avere lasciato prosperare la spirale dell'indebitamento senza una politica della tinanza locale, tempestiva, organica e rispettosa delle aLctonomie.
11 prossimo quinquennio non potrà ignorare
la necessità di un riassetto razionale delle attribuzioni e delle funzioni degli enti territoriali,
premessa per una organica ripartizione anche
delle risorse all'interno della finanza pubblica.
L'unitarietà di manovra di quest'ultima va realizzata infatti tra « soggetti » variamente ordinati tra di loro, nel quadro della programmazione,
non tra un soggetto a privilegiato » e destinatari
periferici
inferiori P. Per assicurare un livello
di risorse che permetta di adempiere ai compiti
delle comunità locali, rispettando, allo stesso
tempo, la loro libertà d'azione e assicurando una
certa perequazione tra esse, la citata assise di
Vienna del CCE ha affermato che bisognerà
prevedere, accanto alla ridistribuzione di risorse
statali, anche una potestà tributaria degli enti
locali, con proprie fonti di imposizione, in modo per altro da evitare un aumento del carico
fiscale globale.
La ripartizione delle risorse pubbliche, poi,
dovrà ispirarsi ad Lin efficace meccanismo che
assicuri la perequazione sia t r a singoli enti, sia
a livello interregionale, sia tra centro e periferia, in relazione ad un adeguamento dei relativi
compiti istituzionali.
11 risanamento della tinanza locale si impone.
d'altronde, non solo per le sue ripercussioni
sul nostro sistema interno, ma anchc per le su?
proiezioni sulla presenza italiana nella Comuriitii
europea e sulla sua capacità di utilizzarne le
potenzialità. Basti pensare alle incidenze negative non solo di strutture centrali notoriamente
inefficienti, ma anche di amministrazioni locali
paralizzate dal dissesto finanziario, sulla capacità del nostro Paese di raggiungere livelli di
convivenza civile adeguati a quelli di altri Paesi
membri della CEE. Basti pensare alla difficoltà
cli utilizzare i fondi <;oniunitari - che hanno
carattere integrativo e complementare - in inancanza della quota di tinanziamento riazionalc.
Regioni d'Europa
1
!
.
direttore responsabile: Giuseppe Piazzoni
direttore comitato scientifio: Prot Luco Susmel
direziont e redazione:
Roma-116,Viaie Castro Retorio -Telefom 464683
amministrazionee abbonamenti.
GRUPPO GIORNALISIICO EDAGRICOLE
B o l w a - 31, Emlia Levante- c c p. 8,52028
abbonamento annuo, L. 10.000
1
!
1
Le prossime elezioni segneranno I'ini~io dclla
e c o n d a legislatura delle Regioni a Statuto ordinario. L'attuazione dc.lla Costituzione in tutto il
territorio nazionale ha costituito senza dubbio
un [atto dirompentc di grande significato politico per la traslormazione dello Stato italiano
e i cittadini possono già misurarne i primi risullati positivi, soprattutto s e rapportati al limitato periodo di effettivo pieno funzionamento
delle Regioni iniziatosi solo ncl 1972. I1 cammino i. tuttavia appena iniziato e questo primo pcriodo di esp'ricnza ha già dimostrato la necessith di procedere in maniera più decisa verso
la e regionalizzazione ,) sostanziale del nostro ordinamenio e di supcrarc le pcrsistcnti resistcn-
settembre 1978
ze politiche e burocratiche centrali a d una integrale attuazione della Costituzione. riconoscendo
alle Regioni tutti i poteri loro necessari. rivedendo l'elenco delle materie di loro competenza
e le loro stesse funzioni in maniera più c o n s c r a
alla necessità di una società moderna, riformùnd o la legge finanziaria per consentire una reale
autonomia e maggiore efficienza all'azione regionale. Tutti gli organi dello Stato, Parlamento,
Governo e Corte costituzionale, dovranno adeguare la loro attività a questa concezione coraggiosa. aperta e senza residue riserve, della profonda trasformazione in senso regionale dell'ordinamento repubblicano.
L'AICCE ricorda che il problema della regionalizzazione è ormai all'ordine del giorno in vari
Paesi europei e che, s e pure ha avuto solo
parziali e comunque diverse soluzioni, esso appare sempre più orientato nel senso di porre
l'accento, d a un lato, sulla creazione di vere e
proprie autorità politiche autonome e dcmocratiche e, dall'altro, sulla individuazione dell'EnteRegione come l'indispensabile cerniera t r a la programmazione centrale e lo sviluppo auto-propulsivo delle singole comunità regionali, nonché t r a
la progranimazione economica e la pianificazione
del territorio.
Questo primo quinquennio di vita delle Regioni
ordinarie ha visto I'AICCE profondarneiite impegnata in una complessa azione di sensibilizzazione degli eletti regionali ai problemi della Comunità europea e di appoggio, politico e tecnico,
alla loro azione legislativa e amministrativa,
ogni qualvolta vi fosse collegamento t r a essa e
le politiche comunitarie. Questo particolare impegno dell'AICCE nei confronti delle Regioni
dovrà ulteriormcnte consolidarsi, tenuto conto
che detti enti. per la loro natura e le loro
attribuzioni, possono assumere un peso determinante nella lotta convergente per le autonomie e per un'Europa sovranazionale e democratica. In questo quadro politico di fontlo I'AICCE
ha individuato alcune specifiche linee di azione:
a) il rafforzamento del dialogo t r a le Regioni e
gli organi della Comunità europea (Commissione
e Parlamento) con conseguenze positive anche
per questi ultimi, posti cosi in grado di meglio
modulare e rendere quindi più incisiva la loro
attività, della quale il cittadino europeo ha troppo spesso un'immaginc vaga e lontana; h ) la
creazione di idonei meccanismi istituzionali per
rendere effettiva la partecipazione delle Regioni
all'elaborazione ed attuazione delle politiche comunitarie, come è confermato clalla proposta di
legge regionale già predisposta in tal senso dalI'AICCE, d'intesa con le Regioni; numerose Regioni, rette d a maggioranze diverse, hanno approvato detta proposta e l'hanno inviata al Parlamento, altre l'avevano già posta all'esame delle
competenti Commissioni corisiliari. La prossima
legislatura dovrà caratterizzarsi per una concorde e pressante iniziativa delle Regioni affinchc
l'iniziativa divenga legge dello Stato; C) I'inlormazione e l'assistenza necessaria a consentire
un ampio c tempestivo utilizzo, d a parte delle
Regioni. dei fondi e degli strumenti finanziari
della Comunità (Fondo di sviluppo regionale,
Fondo sociale. Feoga, Banca europea per gli
investimenti, interventi CECA, attuazione delle
direttive agricole recentemente recepite dall'ordinamento italiano e delle altre - i'ra cui quella
sull'agricoltura montana - che ad esse seguiranno). Tale azione dell'AICCE, che a tal tine
si gioverà sempre più dell'UHicio di collegamento con le Comunità europee che il Consiglio
tlci Comuni d'Europa ha appositamente creato
a Bruxelles. potrà concorrere ad affrontare i
gravi problemi clello sviluppo regionale nel nos t r o Paesc, particolarmente nelle arec più deboli, e favorire un'inversione di tendenza di quel
processo di sviluppo distorto, che ha visto tinora
la manodopera disponibilr orientarsi massicciamcmte verso Ic. zone di più I'acili investimenti.
L'adeguamento alla vita comunitaria
Il nostro Paese non ha saputo in passato utilizzare adeguatamente gli interventi finanziari
curopci, nonostante cssi fossero destinati prevaIentcmentc proprio alle aree più deboli della
Con~unità. Insufiicienti inl'ormazioni. inadeguatczza di leggi, lentezze di procedure e scarso
coordinamento a livello centrale, oltre a imperdonabili ritardi nell'elaborazione di progetti,
hanno concorso a questo risultato. chc rischia
tli togliere all'Italia qualsiasi capacità di negoziato per il necessario aumento delle dotazioni
di detti fondi.
COMUNI D'EUROPA
settembre 1978
A tal fine, va ribadito anche q u a n t o sopra
richiamato a proposito della finanza locale in
gcrierale: la necessità cioè che lo Stato italiano,
con i vari strumenti di cui dispone. assicuri il
sollecito e congruo intervento finanziario ogni
qualvolta esso sia indispensabile per poter acceclcre ai linanziamenti comunitari. La recente crcazione di una Finanziaria meridionale deve, ad
esenipio, essere vista anche in questa prospettiva di un sostegno finanziario adeguato a quelle
iniziative regionali, che possono usufruire dei
vai-i interventi comunitari.
La prossinia legislatura regionale dovrà dire
una parola chiara e definitiva circa un preteso
conflitto tra la Costituzione e gli obblighi comunitari dell'ltalia per quanto riguarda le attribuzioni regionali, nel senso cioè di ribadire
che I'attivitii di att~iazionedi detti obblighi non
può essere sottratta - nelle cc materie » attribuite alle Rcgioiii - alla loro conipetenza: i11
questo senso il disegno di legge 3157 attualmente
in discussione alla Caniera rappresenta un iridubbio passo avanti e si auspica perciò la sollecita conclusione del suo iter parlanlentare. D'altro canto la presenza italiana nelle sedi istituzionali del negoziato comunitario dovrà essere
la risiiltante di un tempestivo dialogo t r a Governo e Regioni ogni qualvolta siano in disc~issione problemi attinenti a niaterie regionali.
Libertà locali, nuovo meccanismo di sviluppo, contributo alla pace del mondo
Ma la teriiatica sulla quale il presente appello
intende richiamare l'attenzione di elettori ctl
eletti tr necessariamente ancora più ampia. L'Europa e gli enti regionali e locali si legano prolonclamente come elementi complenientari di un
unico t c s s ~ i t odemocratico, che del resto dovrà
prolungar-si oltre la stessa Europa e che già
pone a quella parte del continente, c ~ i isi prospetta a tempi ravvicinati l'unificazione federale,
lorrne di cogestione col Terzo Mondo - e con
l'intero complesso delle Nazioni Unite - dei
problemi riionc.tari, delle fonti encrgetiche, dei
prezzi delle materie prime, dei prezzi dei prodotti industriali, della distribuzione di quelli
alimentari, della dillusione delle tecnologie produttive, dei problemi di salvaguardia dell'ambicnte (su questi ultimi varrà la pena di teneipresente la
Carta di Bruges » del CCE, ispi-
rata a rigorosi principi di lcderalisrno iiitcgralc
e di giustizia sociale, intct-na e internazionale).
Dall'unità di base clei nuovi quartieri urbani,
dei piccoli Comuni rurali, delle coii-iunità montane e dei circondari rurali tino alle elezioni
europee per un Parlamento, che tragga la sua
legittimiti direttamente dal popolo europeo e divenga così capace di assuniere, con l'autorità
indispensabile, i compiti costituenti per una
Unione politica sovranazioriale, si tratta di suscitare nei cittadini il sentimento esaltante di
ritornare fabbri autentici del proprio destino,
di partecipare alla conduzione democratica dei
diversi livelli di potere, oflrcndo altresi alle orgariizzazioni popolari (partiti, sindacati, ecc.)
istituzioni adeguate con cui conl'rontarsi.
Non si tratta di prospettive utopiche o improvvisate. Lo Statuto dcll'AICCE è londato su qucsta visione unitaria di un impegno per la Fedcrazione curopca basata sulle autonomie locali.
ove il concetto di autonomia tt soggetto a una
continua verifica in rapporto all'evoluzionc della societh e , iri particolare, diviene un moinento, controllato dal basso, di un irrecusabile coordinamento programinatico generale. La « Carta
europea delle libertà locali lu lanciata dal CCE
a Vcrsailles nel 1953. L'appello di Esslingen
per una Costituente europea tr del 1955. La richiesta di siniultaneità tra programinazione economica - volta a sollecitare la qiiantità dello
sviluppo - e pianificazioric del [ci-ritorio volta a verificare l'incidenza della prima sulla
qualità tli \ i t a - lu fatta definiiivanicntc sua
dal CCE agli Stati generali di Londra del 1970.
Le prossiiiic elezioni comunali, provinciali e
I-egionali si svolgeranno nel momento centrale
di un anno che potrà avere - se lo vorrenio una grande rilevanza nel cammino verso l'tinilicazione politica dcll'Europa. I ci1t:idirii italiani
si troveranno il 15 giugno di fronte a una scadenza importante per l'avvenire delle loro coinunità locali, nia essi non devono perdere eli
vista le scadenze, che riguardano il loro destino
tli europei c di membri cli un'unica, grande e
democratica Comunità: l'elezione diretta del Parlamento Europeo in modo da coinvolgere dircttamente le popolazioni nell'opera di unificazione; l'elaborazione cla parte tli tlctto Parlarnento
divenuto, appunto, una Assemblea costituente europea - dello Statuto dcll'unione europea;
la creazione di un Governo europeo in arado
di affrontare come un tutto unico e inscindihi-
Ic le politiche ccononiica, monetaria, sociale, rezionale, estera. Sono queste le contlizioni indispensabili per un mutamento del meccanismo
di sviluppo in a t t o - per un superamento, in
altri termini, del MEC senza tornarc alle v e c ~
chie illusioni nazionali, sempre stimolate d a intcrcssi costituiti e privilegiati -, meccanismo
che è produttivo di intollerabili squilibri territoriali e settoriali, incapace fino a d oggi di dare
risposta risolutiva alle attese di iina politica
regionale europea, che non sia tanto un grazioso (e del tutto ins~ificiente) dono tli contribuenti di altri Paesi a contradc tradiziorialmente sottosviluppate r quanto una rcgionalizzazione della politica dello sviluppo e la line
clcll'cniigrazione come fuga dalla disoccupazion'
e dalla miseria. Si tratta, del resto, di spezzare
la tradizionale logica nazionale con scelte che
guardino ai reali interessi, globali, del popolo
curopeo: e non v'è chi non veda, a queato punto, il ruolo convergente di Regioni dcrnocratiche con quello del Governo sovranazionale C coIllune.
11 1975 italiano ed europeo
I1 1975 può essere un anno che prepari un
salto di qualità. AI vertice curopeo dello scor-so
dicembre, a Parigi, i Capi dei Governi nazionali
hanno stabilito [in limite massimo di tenipo ( i l
1978) per lo svolgimenio delle elczioni europee;
hanno poi conlerito a uno di loro - il Primo
Ministro belga - il compito di approntare
rapidaiiientc, ascoltando anche le organizzazioni
rappresentative della pubblica opinione, un progetto di Unione europea. Le elezioni europee
andranno anticipate, il progetto di Unione anclrà trasferito, per compc.tc~nza, ai Parlamento
Eu ropco.
Nel quatlro che abbiamo lin qui delineato
I'AICCE si rivolge agli elettori e agli eletti perchi. trasformino le prossime elezioni amministrative in un momento importante e decisivo
della lotta europea fra la stasi del passato e la
dinamica dell'avvenire, fra conservazione e pregiudizio c il progresso europeo. E ' anchc. così
che si contribuisce a costruire la pace e a ridare
agli uomini quella speranza, che è la l'onte prima di un ordine pubblico il quale viva, pr-iiiia
di ogni altra cosa, nella serena coscienza dei
cittaclini.
dai documenti del CCE e dell'AICCE
Les buts du Conseil des Coinmunes d'Europe sont:
In questo giorno prendiamo solenne impegno:
...
-
3.
-
développer I'esprit européen dans les communes, régions,
collectivités locales et régionales pour promouvoir une fédération des Etats européens, basée sui- l'autonomie de ces
collectivités;
( d a l l o s t a t u t o s o v i a n a 7 i o n a l c d c l Consiglio dei C o m u n i d ' E u -
-
rapa)
Art. 3.
...
a) rafforzare attraverso gli ~~~i locali e regionali lo spirito curopeo e promuovere una azione diretta alla costituzione della
~~~~~~~i~~~europea
Uniti
fondata sulle autonomie locali e sulla pianificazione democratica del territorio
federale;
(ddllo h t a t u t o della Sc7ionc i t a l i a n a del C C E )
...
La ~
~ ~ ~unificando
~ ~ le~ monete
i ~ e ,creando
, ~ un , mercato
comune, porrà le premesse certe dell~autonomia finanziaria e
della prosperità economica delle vostre comunità.
I Governi sono stati lenti o, peggio, insufficienti nella
creazione del Potere politico sopranazionale: è necessario che
ogni organismo locale divenga un centro di attiva propaganda
federalista, in modo che al più presto le popolazioni costringano i Governi nazionali a convocare l'Assemblea Costituente.
Nasceranno così gli Stati Uniti d'Europa, che, salvando
la civiltà occidentale, assicureranno un avvenire migliore e
il progresso sociaie nel rispetto deila libertà e della dignità
delIa persona umana.
(dall'Appello d i Esslingen del C C E , g e n n a i o 1955)
di mantenere legami permanenti tra le Municipalità delle
nostre città e di favorire in ogni campo gli scambi tra i loro
abitanti per sviluppare con una migliore comprensione reciproca il sentimento vivo della fraternità europea;
di congiungere i nostri sforzi per aiutare nella piena misura
dei nostri mezzi il successo di questa impresa necessaria
di pace e di prosperità: la fondazione dell'unità europea.
(dal
<<
G i u r a m e n t o d e l l a Eraternità » d e l gemcllaggio d c l C C E )
...
La costruzione di unlEuropa unita in forma federale e il
proposito di realizzare al suo interno la giustlzfa soclale e la giustizia territoriale (politica regionale e pianificazione del territorio)
obbligano coerentemente le forze che si battono per l'unità europea ad una visione federativa dei problemi internazionali.
L'Europa unita dovrà contribuire al passaggio dall'equilibrio
del terrore a un nuovo ordine internazionale basato sulla sicurezza garantita, e alla transizione dall'imperialismo al federalismo.
I1 passaggio da un equilibrio internazionale bipolare a un equilibrio multipolare (tesi gollista o cinese) puo essere un espediente tattico per negoziare, ma non è un avvio alla soluzione
del problema: può viceversa aumentare l rischi di una conflagrazione, che generi l'ecatombe dell'umanità. In questo senso la Conferenza di Helsinkj è un utile punto di riferimento, per indicare
che non si tratta di mutare frontiere e quauta dell'equilibrlo
quanto, nei dovuti modi, di avviare l'abolizione delle frontiere, f a r
circolare le cose e le idee e creare un nuovo ordine al posto di
sempre precari.
Una strutturazione autenticamente federale, solidaristica, deld e l i ~ ~ u r o poccidentale
a
potrà, in pari tempo, dare
la intera
il suo vero senso alla ripresa per l'Europa non di una funzione
eurocentrica (superata, e giustamente, per sempre), ma di partecipe a un'organizzazione non imperialistica del mondo.
(dalla N tesi n . 2 » a p p r o v a t a a l l ' u n a n i m i t à d a l VI1 C o n g r e s s o
na7ioiiale dell'AICCE, Napoli, geiiiiaio 1976)
6
COMUNI D'EUROPA
L'ampliamento è
nell'interesse della Coniunità europea
di Luigi Troiani
Si coilcl~cdecoi? qr~esr'uiticolo lu serie d i
interilenti che Comuni d'Europa hu dedicato
ctllu qireslioile ilell'uinplint?~entodella Cee a
Grecia, Portogullo e Spagnu. Gli urlico!i piecerlei~tisoizo iisciti rispettii~[~~?ieiite
nell'ottot ~ r c ,innrzo c luglio scorsi.
Con il parere sulla domanda d'adesione
spagnola, atteso entro l'anno, la Commissioiie delle Comunità europee avrà concluso per
tutti e tre i paesi interessati il primo stadio
delle procedure che i trattati istitutivi prevedono in caso d'ammissione di nuovi membri. Nel frattempo si dovrebbe conoscer-e
l'esito delle trattative tra la Cee e la Grecia
con la fissazione di tempi e modi dell'adesione greca.
Si capirà quale atteggiamento di fondo la
Commissione abbia deciso di adottare sul
tlossier adesione: condurre un'unica iniziativa globale verso i tre paesi o invece considerare in via separata la situazione di ciascuno. Una visione unitaria delle trattative
che non penalizzi la Grecia, paese più avanzato dal punto di vista dei rapporti giuridici bilaterali, e che scaglioni equamente le scadenze dell'adesione previste dai trattati, dosando sulla base delle specifiche situazioni nazionali e bilaterali i tempi d'adattamento, è
la soluzione qui auspicata. Grecia Portogallo
e Spagna presentano situazioni altamente
differenziate sia per quanto riguarda il rapporto bilaterale preesistente - la Grecia,
disponendo di un accordo d'associazione è
avvantaggiata - sia per lo stato delle economie nazionali (solo la spagnola è a statura K europea n). Comune la struttura euromediterranea del panorama economico-sociale e culturale come pure la brevità del periodo trascorso dalla riconquista della democra7-ia politica.
La componente' politica pervade l'intera
trattativa dell'ampliamento. Come confermano gli avvenimenti in corso in Portogallo,
con un ulteriore spostamento a destra dell'asse politico e un rafforzamento delle posizioni della casta militare, la partita tra
democrazia e autoritarismo è ancora aperta
in questi paesi e l'alea dell'adesione alle
Comunità europee, che esigono il pieno rispetto delle regole di pluralismo democratico da parte degli Stati membri, frena ogni
ipotesi di ritorno all'indietro. La tesi della
politicità del dossier ampliamento è stata
sottoscritta dalla stessa Commissione nel
documento preparato dal vicepresidente Natali, commissario responsabile dell'ampliamento, nelle « Considerazioni-affresco », prima proposta di approccio globale della Comunità ai problemi connessi con le tre adesioni.
Di fronte allc esigenze politiche che soddisfano (ottemperanza all'art. 237 dei trattati istitutivi che dà ad ogni « stato europeo »
i l diritto d'ingresso nella Comunità, accrescimento della copertura da Sud del territorio comunitario, estensione della piattaforma democratica su scala euroccidentale, accentuazione della propensione alla cooperazione tra sponda nord e sud del Mediterraneo, rilancio ideale dell'edificio comunita-
rio, etc.) gli innegabili interrogativi economici che le tre adesioni sollevano alle strutture Cee e ai paesi membri acquistano il
carattere di sfide storiche cui i Nove non
possono non rispondere. D'altronde, come
gli studi paese per paese ospitati da questa
rivista hanno documentato, tali problemi si
pongono, per quanto concerne gli scambi
commerciali, solo per certi settori, e coinvolgono preesistenti deficienze comunitarie
quando toccano questioni strutturali. Lo sviluppo delle aree depresse, ad esempio, e
quindi di una politica agricola, regionale, e
sociale diverse da quelle sin qui adottate da
Bruxelles.
Alle questioni, pur di rilievo, riguardanti i flussi commerciali di beni sensibili agricoli o industriali (acciaio, tessili, conserve,
ortaggi, vini, oli, etc.) può offrirsi soluzione
con opportuni accorgimenti tecnici di produzione e di mercato; L; invece sulla struttura medesima dell'economia europea che
andranno a incidere i provvedimenti di modifica degli squilibri regionali e sociali della
Comunità allargata. Insieme ai nuovi membri
ne saranno direttamente riguardati quei
paesi che, già membri, tali squilibri continuano a soffrire. E' il caso, in particolare,
dell'Italia. Per questo meraviglia che, di
fronte alla dinamicità di cui dà prova l'altro paese euro-mediterraneo della Comunità, la Francia, il cui presidente avvia una
serie ininterrotta di iniziative nei confronti dei tre candidati all'adesione, il nostro governo non ritenga opportuno produrre iniziative adeguate a testimoniare l'interesse
politico italiano all'ampliamento a sud della
Cce.
Lc forze politiche e sindacali italiane, a
differenza di quelle francesi - come di altri
paesi comunitari - sono compatte in favore
dell'ampliamento. In Francia una delle polemiche più aspre che guasta i rapporti all'interno della sinistra e della destra si radica
nel giudizio che i partiti offrono sull'eventualità dell'adesione. Pc e raggruppamento
gaullista di Chirac vi si oppongono; il Ps
propone quattro pre-condizioni. Anche nel
sindacato non mancano voci contrarie. Non è
solo la pressione dei potentati agricoli a causare questi atteggiamenti; al fondo vi è I'incomprensione di forze intrinsecamente nazionaliste V degli ideali europei e dei presupposti culturali, oltre che economici, della presente evoluzione nella zona occidentale del
continente. I partiti e i sindacati italiani sono
tutti indistintamente per l'ampliamento. La
federazione Cgil-Cisl-Uil è promotrice di una
iniziativa comune con i sindacati dei tre paesi interessati per dibattere i problemi posti ai
lavoratori del sud Europa dalla prospettata
adesione. Di questa, in un seminario nazionale organizzato in giugno dagli uffici internazionali della Federazione, la relazione Bonaccini chiedeva la realizzazione nei temi strettamente necessari alla conclusione di una
trattativa equa e lungimirante » comunque
(1 entro la metà degli anni '80 D.
L'opinione sui tempi sufficienti all'adesione dipende per ciascuno dal giudizio mante-
settembre 1978
nuto riguardo alle caratteristiche della crisi
economica internazionale e alla profondità
delle controversie politico-strategiche in atto nella regione euro-mediterranea. E' anche
funzione del diverso apprezzamento della influenza che una Comunità ampliata potrà
produrre in direzione di un miglioramento
delle situazioni di crisi, in presenza delle
influenze sovietica e statunitense.
La congiuntura dell'economia comunitaria
risente del malessere che coinvolge il sistema
capitalistico occidentale nel suo complesso,
precedente già all'inverno '73-'74 e all'epoca
accresciutosi in parallelo all'aumento del costo del greggio. Le stimc dell'Ocse non prevedono nel breve periodo un miglioramento
della situazione, salvo la diminuzione generalizzata dei tassi inflattivi e un leggero
allargamento della base produttiva. La manifestazione più preoccupante della crisi resta la disoccupazione, a livelli endemici nella stessa Rft, cui si somma l'inoccupazione
giovanile; si rischia di elevare entro I'inverno il totale della popolazione della Comunità allargata forzatamente inattiva a cifre
prossime ai dieci milioni di unità. I tre paesi che prospettano l'adesione subiscono come i Nove le conseguenze della crisi, che si
cumula allc insufficienze croniche della loro
struttura produttiva e all'arcaicità del sistema industriale e agricolo. La sola economia
greca continua a tirare abbastanza e conosce poca disoccupazione. Un segno positivo in provenienza dalla Spagna tt il
parziale riassestamento della bilancia commerciale, conseguente alla svalutazione dcl
22O/0 della peseta; dall'anno scorso al luglio di quest'anno le esportazioni spagnole
hanno subito un aumento in termini reali
doppio di quello registrato dai maggiori
partners commerciali, traducendosi per tutto
il '77 in un +32O/o in termini di pesetas e
in un + 17Oh in termini di dollari USA. Se
I'export copre attualmente il 65% dell'import
spagnolo, la domanda interna permane depressa, la formazione lorda del capitale ha
sofferto nel '77 uno sviluppo negativo del111,70/o, né le fonti ufficiali di Madrid sono
in grado di confermare che le misure di
austerità adottate per ridurre l'inflazione
dal 26O6 del '77 al 16% stiano avendo successo; la disoccupazione è abbondantemente sopra il milione di unità. Nessun miglioramento concerne l'economia portoghese, la
cui dipendenza finanziaria dall'estero si è
anzi ulteriormente accresciuta; lo stallo della situazione politica, che si traduce al presente in un inatteso confronto tra il presidente Eanes e il maggiore partito del paese,
il Ps di Mario Soares, non consente il varo
delle indilazionabili misure congiunturali da
gestire anche a costo dell'impopolarità presso l'elettorato.
Per quanto attiene al controllo delle crisi
politico-militari nell'area mediterranea ci si
Nei mesi che precedono le elezioni europee ogni cittadino, che appoggi le soluzioni federaliste, autonomiste e democratiche, il loro studio e le loro affermazioni
deve sentire il dovere di abbonarsi a « Comuni d'Europa », permettendoci così di
allargare la nostra battaglia a nuovi ambienti, dandocene gli strumenti finanziari.
Ogni omaggio dovrebbe incltre trasformarsi in un abbonamento.
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7
-
può legittimamente interrogare sull'utilità,
per la Comunità, di inglobare al proprio interno, contenziosi passibili di svilupparsi lungo direttrici di conflitto sino al casus belli.
Ci si riferisce alla rocca di Gibilterra. che
coinvolge le aspettative di Spagna e Gran
Bretagna, ma soprattutto alla controversia
greco-turca per i rispettivi confini mar-ini e
aerei nellVEgeo e per l'assetto di Cipro. E'
ragionevole auspicarc la soluzione di questi
pr-oblemi prima dell'adesione, adoperando la
influenza negoziale a favore di soluzioni pacifiche che tengano in conto i diritti che la
storia attribuisce a ciascuna delle parti. Ma,
ove ciò non si rendesse possibile, non può
dimenticarsi quanto peserebbe I'appartenenza di uno o ambedue i contendenti alla Comunità al fine di scoraggiare nuovi sussulti
militareschi e ispirare al contrario le dovute trattative.
In questo contesto va preventivato un ruolo più consono della Comunità allargata anche nel Mediterr-aneo arabo rilanciando la
visione N globale »: sia perché si renderà
inevitabile la rielaborazione della « politica mediterranea
dopo l'adesione delle agricolture « mediterranee » di Grecia,
Portogallo e Spagna, sia per le tradizionali
relazioni di amicizia che i nuovi membri
comunitari, in particolare Spagna e Grecia,
mantengono con i paesi arabi. Gli effetti
benefici di una simile politica nella zona attualmente più calda dello scacchiere internazionale - collegandosi da un punto di vista strategico sino al corno d'Africa e alla
via verso le Indie - sono innegabili e riguardano in pr-imo luogo la sicurezza europea
nel fianco di sud-est e la garanzia di continuità nel flusso dell'approvvigionamento energetico dal medio oriente. Necessario non abbandonare il dialogo con la Turchia, paese
associato e tuttora con dichiarata K vocazione all'adesione ».
Se si accetta la V gestibilità » di simile
politica, si può coltivare l'ambizione di confrontarsi con i problemi di politica economica che le tre domande d'adesione propongono e risolverli, decidendo uno scadenzario
delle tappe d'accostamento tra i Dodici che
valuti le esigenze dei singoli e in prospettiva della Comunità ampliata. E' un disegno
che esige un diverso approccio alla costruzione europea, l'innesto di programmi politici d'ampio respiro, lontano dal piccolo cabotaggio degli interessi corporativi, nazionali >), di breve periodo. Non può darsi integrazione a dodici se non all'interno di cin
« progetto ,, che doti la Comunità di altri
strumenti a cominciare da una effettiva
zlt?ioize econoi?zica e molzetaria. Riforme andranno prodotte anche a livelli di regolamenti decisionali e nelle procedure; non K
materia soltanto di ingegner-ia giuridica, e
sembra accorgersenc Giscard con la sua
proposta di un Comitato di tre saggi
che si occupi di questi problemi. Impensabile, ad esempio, proseguire con il metodo della collegialità pura; per alcune decisioni sarà bene ricorrere al sistema maggioritario. Necessario aggiungere almeno la
lingua castigliano-spagnola al novero degli
idiomi ufficiali della Comunità. E' tutto un
insieme di iniziative che soltanto ispirandosi
alla visione originaria della costruzione europea riscuoteranno successo. Altrimenti lo
ampliamento si ridurrà alla fissazione di
rapporti di forza bloccati tra un nord europeo I-icco e un sud povero, generatrice di
nuove tensioni. L'Italia, almeno il suo sud,
)>
si vedrebbe ricacciata indietro nel gruppo
di coda dello sviluppo euroccidentale.
E' perché temono queste prospettive, in
assenza di univoci segnali della Comunità
a nove in direzione della politica qui auspicata. che alcuni leudrrs dei paesi che hanno fatto domanda d'adesione ne postulano il
ritiro; il consenso dell'opinione pubblica a
simile impostazione e la diffidenza verso la
Cee t: crescente. Settori d'opinione politica
ed economica, già decisamente europeisti alla ripresa della vita democratica, si vanno
raffreddando. Non si comprende come la
Comunità, dopo aver ribadito ufficialmente e in p i ì ~occasioni I'inevilabililà dell'adesione dei tre paesi, mostri tanta rigidità
nel rinnovo dei vecchi accordi giunti a scadenza e/o nella loro estensione a Gran Bretagna, Eire e Danimarca. Non si capisce
l'intransigenza di cui si rivestono le trattative, superiore in carti casi a quella adottata verso paesi genericamente terzi o legati
d a accordi come la politica mediterranea »
o N Lomé n. Anche di fronte alla gravità
della crisi europea e alla necessità di tutelare gli attuali membri senza cedere a, Fughe
in avanti, non si può dimenticare che la
Commissione lascia intendere che entro il
prossimo anno la Grecia e entro il prossimo decennio Portogallo e Spagna saranno membri a pieno titolo. Problemi
sorgono in particolar modo con la Spagna. L'atteggiamento del gruppo dirigente
juancarlista non è certo dei più concilianti,
muovendo dal presupposto che l'accordo firmato nel '70 fosse fortemente sfavorevole
agli interessi iberici, sottoscritto da un governo, quello di Franco, cui necessitava soprattutto legittimazione internazionale, carente di capacità contrattuale nei confronti della Cee. Ci si chiede però come le Comunità posiano pretendere che la Spagna
ritrovi penalizzati i benefici concessi dal
vecchio trattato al nascente settore industriale e accetti insieme tagli ai profitti
agricoli che tradizionalmente realizza sul
mercato eur-opeo e in particolare britannico
(ex area Efta). L'ingresso di tessili e acciaio
Fwtc: OCS E, 5 ~ a t ~ s t ; q u cdsc base. riport ,i; i n : ' A r n e x e s
In'Ls
ì \ ' Javg~sscment
C o m . (78)
zoo F;ria\.
spagnolo nella Cee i. ora « protetto », una
dura polemica t: in corso 'sulla pesca spagnola in acque comunitarie (soprattutto su
responsabilità nazionale britannica). Davvero paradossale questa mini-guerra commerciale tra prossimi parltiers a pieno titolo.
L'impressione è che rivestano ancora ruolo
di rilievo forze contrarie all'ampliamento,
non solo tra i Nove ma anche nei paesi che
hanno proposto domanda. I funzionari comunitari che lavorano all'ampliamento lamentano caren7e nella collaborazione di
alcune burocrazie. Sia la Spagna che la Grecia hanno tardato molto nel rinviare a Bmxelles i questionari sullo stato delle loro economie, senza dei quali non è realistico immaginare alcuri passo avanti nella emissione
del « parere » e verso l'apertura delle trattative. La Spagna soltanto in febbraio ha
proceduto alla nomina di un e signor Europa » nella figura di Calvo Sotelo.
La Comunità, come gesto di buona volontà, potrebbe aggregare a qualcuna delle sue
decisioni i tre paesi del Sud e avviare pratiche di consultazione reciproca. Una buona
occasione viene offerta dalla prevista collaborazione monetaria dei Nove. Peseta, escudo e dracma potrebbero essere raccordate
al paniere comunitario. Una decisione che
impegnando politicamente le parti contraenti ad accelerare tempi e modi di collaborazione, riscuoterebbe un largo impatto presso le rispettive opinioni nazionali consentendo l'inizio della partecipazione popolare
ai problemi posti dall'ampliamento. Le elezioni per il Parlamento europeo sono state
volute anche coine momento di coinvolgimento popolare nel destino europeo. L'ampliamento, concomitante alla prima elezione a suffragio universale, è con lo scrutinio
europeo il fatto di rilievo dell'agenda comunitaria. Utilizzare i due avvenimenti al livello della coscienza popolare è anch'csso
un modo di I-ilanciare la Comunità. Deve essere chiaro che senza Lino spirito nuovo le
sfide storiche delle elezioni e dell'immissione del sud povero verranno perdute. Tutto
l'edificio comunitario ne resterebbe leso.
Stst&t;gue5
re!aC;ves aux p r o b l e m e s c c o n ~ m r ; ~ genovaux
ve~
COMUNI D'EUROPA
8
L'ora della scelta per l'Italia
Nella sit~iazioiic pi-eseiite eli crisi morale,
ccoiioiiiica e sociale, t. di fronte allc possibilità di ripresa costituite sul piano italiaiio dal << clocuniciito Panclolfi » e sul piano
cui.opco dalla clccisioiic di costruire i l Sistcnia nioiietario curopeo (S.M.E.), i Fcdei-alisti l'anno osservare ~ i l l c forze politiche e
sociali, c,ioi' allc forze <I:illt. quali clipcride
in prinio luogo l'aggravarsi o la soluzione
clella crisi, q u a n t o scguc.
i . Se si acq~iisisccu n a diiiiciisioiie cui-oropca per lo sviluppo clcllc loi-zc procluttivc e i l conti-ollo clcmoci-atico clcl
processo ccoiiomico i ~ i t t oi' possibile
perchi. a livello europeo si p u ì ~disporre di u n rapporto di forza con Ic
grandi potenze clic assicura I'autonomia dcll'cvoluzionc cconoinica c sociaIc e clella politica iritei-ria.
11. S e nori si acquihisce per tcrnpo una
dimensione europea, c si costringe lo
sviluppo clcllc l'or-~e produttive e i l
controllo clcl processo ccoiiomico nel
q u a d r o nazioriale, riicrite i' possibile
percht. al livello italiano i rapporti di
laro, a stabilire eli l a t t o Ic razioni (li
sc:inibio per i rapporti
dcll'ltalia coli
..
f l i altri Paesi.
L'alternativa ti-a la dimensioiic italiana c cluella europea 2 in gioco o ~ g i .
E' peii'ettamcnte iiiutilc disconoscere
la i.caltà. Iii questo inese di settembi-c bisogna decidere quale seguito da1.c al « dociirncnto Pandolfi I ) , ciok dcciclere se ci s a r à , c quale sarà, i l piaiio trieniialc per ricostruire in Italia
I'ccorioniia e la societi. Priina del l"
-ciin:iio 1979, bisognerà dccidere se partecipat-e o no alla costruzione del Sistcnia monetario europeo. E d L; solo
col rigore iiccessario per realizzare il
pi:iiio ti-icnnale clie l'Italia, dopo aver
aderito al S.M.E., potrà rcsiare davver o in Europa.
V. Non basta dccidci-c che cosa si deve
fare i11 Italia nel prossimo triennio:
bisogna anche decidere in che niodo si
p ~ i 0c si dcvc utilizzare I'clrzioiic eui-opca del 7-10 giugno '79 per costruire
iicl niodo piìi democratico possibile la
Uiiiorie ccononiico-monetaria senza far
pagare Ic spese della transizioiie dalle
moiicte nazionali alla rnonelu curopca
alle economie più deboli, e cluiiidi anche alla iiostra.
VI. Pci- raggiuiigcrc questo scopo c'è un
solo moclo: stabilire a tcinpo la ciatri
dclla crcazioiic- dc.llri moneta cui-opca
per oi-ieiitarc. subito le aspettative del-
le forze ecorioiniche e sociali iiitei-ne
ed intcrnazioiiali vcrso la moneta europea c non verso le parith fisse, cioi'
vcrso una siiuazioiic cli debolezza ctcll'Italia; portare, aiichc con trasferimenti dalle nazioni all'Eur-opa, la spesa
p ~ i b b l i c aeuropea ad un livello iion inSeriore al 2,5% dcl pr-odolto europeo,
per reiiderc possibile e non onerosa
la coiivcrgciiza delle puliiiclic cconoiniclic iiazioiiali grazie a d uiia politica
cui-opca acleguata nei hetlori agricolo,
industriale, regioiiale c sociale con particolare rifei-inicntu all'occupazionc.
VII. Solo con la nioiicta europea, l'Europa
c le sue iiazioiii potranno d a r e L I I ~
coiitributo clecisivo p c r la formazione
eli uii iiuovo ordiiie ecoiioniico e monetario intci-nazioiialc cnoace di sararitirc la libcrth e i l progresso di tut-
settembre 1978
t i i paesi del niondo. Noli basta, come
si è s e m p r e fatto, pronuiiciarsi a par-oIc per la gi~istizia internazionale. Bisogna tenere presente che i profeti dis a r m a t i non sono che degli oppor-tunisti di siiiistra, e che seiizli una nioncta
europea iioii si p110 f a r valere, s ~ i l l a
bilancia mondiale delle forze, il peso
dcìì'cconomia curopca.
I1 M.F.E. non può f a r pesare sull'eq~iilibrio delle forze in Italia nE il voto - perch6 non k in conipctizionc con i partiti né la violenza, che serve solo a chi viiole
instaurare la dittatura. Ma fili dalla guerra
mondiale del 1914-18 con i suoi pionieri, prinio fra tutti Luigi Einaudi, e clalla resistcnza in poi, cori la sua organizzazione, ha
aiiticipato i giudizi clella storia sulle scelte
ilelle forze politiche e sociali, spesso catastrofiche coinc nel primo dopoguerra e iion
solo allora. Si è battuto per l'unità europea
cluarido nessuno sapeva che i' il pr-oblcma
inaggiurc del nostro Leriipo, si 2 b a t t u t o per
l'elezione curopca q u a n d o non ci credelra
I1 3 giugno scorso si è tenuto a Trento, su iniziativa dell'AICCE e in collaborazione con
la Regione Trentino-Alto Adige/Region Trentino - Sudtirol, un seminario sul tema I poteri
locali e le elezioni europee n. L'iniziativa fa parte del programma di lavoro della nostra
Associaziorie in vista delle prime elezioni europee e fa seguito agli altri seminari, organizzati sullo stesso tema, a Campobasso, Grosseto, Catania (vedi il n. 2/1978 di Comuni d'Europa »). Coirie già scritto, l'intento del seminario è quello di incrementare i quadri politici
dell'AICCE soprattutto per perseguire una azione capillare in vista dello storico appuntamento elettorale del giugno prossimo. I1 seminario di Trento, al quale hanno dato un valido
contributo gli Uffici per I'ltalia della Commissione e del Parlamento europei, è stato presieduto dall'assessore regionale agli Enti locali Armando Bertorelle, membro dell'Esecutivo
dell'AICCE, e si è articolato in due relazioni tenute rispettivamente da Aurelio Dozio, consigliere comuiiale di Erve e membro della segreteria politica dell'ALCCE, su « significato politico delle elezioni europee: compiti e responsabilità degli Enti locali » e da Nicola Di Gioia,
dell'Ufficio per l'Italia della Commissione CEE, su Esperienza comunitaria ed elezioni europee n. Al seminario, al quale hanno portato il saluto il presidente della Giunta regionale, Spartaco Marziani, e il sindaco di Trento, Giorgio Tononi, hanno partecipato numerosi amministratori locali della Regione ed esponenti politici locali.
COMUNI D'EUROPA
setiembm 1978
XVII
il documento dell'unione europea dei federalisti
Manifesto per l'elezione europea
Nota introduttiva
Qtresto Manifesto, approvato all'unanimità dal Comitato federale dell'llnione Europea dei Federalisti il 3 luglio 1977 a Monaco di Baviera, si riferisce solo alla questione del programma elettorale europeo dei
partiti, e contiene ciò che i federalisti reputano il ininin70 indispensabile per assicurare il successo dell'elezione europea. V a
chiarito, a questo riguardo, 2112 fatto. Il szcccesso della p r i ~ n a elezione europea dipende
dall'irrteresse e dalla partecipazione dei c i f tadini. E questo interesse dipende dalla posta Iz gioco, d a ciò che si potrù ottenere
con' I'elezioi~e;e quindi anche dai programm i dei p a r t i t i c h e , con le loro scelte, deterniinernizno l'ampiezza delle scelte riservate
ai cittadini. E' dunque lecito dire che il successo sarà tanto più grande quanto più i
programmi dei partiti consentiranno ai cittadini d i scegliere una politica europea capace: a) d i contribi4ire alla soluzione dei
problemi dell'occupazione, dell'inflazione e
dello sviluppo equilibrato anche dal punto
d i vista ecologico, b) di far avanzare l'unità e la democrazia in Europa. N o n c'è altro
m o d o , i n effetti, per promuovere davvero
l'interesse dei cittadini.
Il i9alore del Manifesto, nella lotta per ottenere buoni programmi europei dei partiti,
dipende dal m o d o c o n il qziale è stato elaborato. Qziesto testo, atlclze s e deve m o l t o
all'eccellente lavoro d i Johri Pinder, c h e ha
steso la bozza iniziale e guidato t u t t e le fasi
della revisione, n o n è tuttavia il frutto del
peizsiero d i persone singole, m a d i u n dibattito condotto alla base, con la partecipazione dei federalisti e d i persone d i t u t t i i partiti deniocratici, irell'ainbito dei nove paesi
della Coniicnità. Esso prefigura pertanto le
aspettative dell'elettorato europeo; e costituisce peipciò Ltn importairte punto d i riferim e n t o per i partiti che, preiidendone i n
esame le indicazioni programmatiche, potranno rendersi conto delle scelte europee
che devono fare per non deludere i loro
elettori. Bisogna dunque dare a questo testo
a
ed usarlo c o m e u n
la n r a s s i ~ r ~ diffusione
m e z z o per impedire ai partiti d i adagiursi
nella loro abituale, m a n o n piìc giustificabile,
sottoi~alrctazione della dimensione europea
dei maggiori problemi politici ed economici;
e anche per indurre i partiti a d ' a c c e t t a r e
teinpestivamente il corrfrorito con l'opinione
pubblica europea e le sue aspettative, cui
il nostro Manifesto ha dato una prima forma. L'a teniito presente, a questo riguardo,
che i programmi etrropei sono già i n corso
di preparazione e d i adozione (che potrù
evidenterrierite essere aggiornata sino all'inizio della cainpag~ta elettorale) i n seno ai
vertici dei partiti, c o n scarsa o nulla partecipazione delle loro orgunizzazioìri d i .base, che rischiano così di giungere all'elezione iinpreparate, coli danno sia per i partiti siirgolarnrente, sia per tutti. E' dicnque
necessario far co~zoscere il Manifesto anche
alle organizzazioni locali dei partiti, invitandole a prenderlo i n esame ed a stitdiarlo allo
scopo d i precrsare il loro orientamento etcropeo e d i farlo valere presso i loro vertici.
Egrcale lavoro v a fatto c o n i sindacati, con
gli imprenditori e con ogni altro gruppo
sociale, inserendo, nella ntisura del possibile, questa attività nella mobilitazione ercropea
già itltrapresa dal M o i ~ i m e n t ocon le parole
d'ordine « l a città tale ... la regione tale, ecc.
per I'Eziropa
V a ancora osservato che sarebbe stato
certamente possibile, con elaborazioni d i carattere esclusivamente personale o limitand o il dibattito al solo quadro italiano per
quanto riguarda il M.F.E., giungere ad u n
testo piìc « avanzato » o incisivo. Ma n o n si
sarebbe trattato che di lina astrazione, d i
una illusoria ava~zzata nelle retrovie, dove
è piìc facile micoversi che i n prima linea. I
maggiori problenii, perfino quelli stessi dell'indipendenza della Conrzcnita eicropea e dell e società nazionali, h a n ~ r oLena dimensione
europea e u n raggio mondiale; ed è per questo che per affrontarli efficacemente n o n
bastano maggioranze ?razionali m a ci voglion o maggioranze europee ( e m o l t o anrpie, perché n o n basta il cinquuntu per cento più
u n o dei voti per costruire una comunità politica mtiltinazionale). E' src questo terreno
che bisogna avanzare; ed è per questo che
il primo obiettivo d a persegttire riguarda i
prograinmi europei dei partiti. Ciò non c o m porta t ~ i t t a v i ail silenzio sulle prospettive europee a medio e a lungo termine ne sul significato globale dell'unità europea. Sarà
l'elezione stessa, del resto, a porre a f u t t i ,
nessuno escluso, anche questi problemi, accanto a quelli ovviameiite più pressanti della crisi ec»non?ica internazionale, e della
,t.
crisi conseguente della Comunità e d i alcztn i S t a t i nwmbri.
Dobbiamo dunque, anche nelle presenti
civcostaìrze, ribadire che per i federalisti
l'Europa è senipre stata u n mezzo per u n
firie, e nlai u n fine i n se stessa. Questo fine
era e resta difficile d a riconoscere, da \>olere e da perseguire perché ha portata storica ( e quindi ~ i o ncorrisporzde rté alle aspettative immediate, né al cosiddetto senso della
« realtà n); ed anche perché, i n mancanza d i
elezioni europee, ciò che l'Europa può rendere possibile non era ancora sottoposto a
scelte democratiche, a scelte d i tutti. Ma la
elezione eicropea rovescerà questa situazione negativa. AI principio, cioè con la prima
c a m p a g ~ ~elettorale
a
europea, t u t t i si renderanno conto della natura europea dei problemi itnnrediati d i maggiore gravità, i problenzi della crisi; e, i n segtcito, c o n l o svillcppo della lotta politica europea, verranno gradualmente i n luce t u t t i gli altri problemi reali dell'Eiiropa, ivi compresi quelli dei m e z z i
istituzionali (sino al completamento della costituzione ercropea) necessari per affrontarli
e risolverli.
Ci6 equivale a dire che nell'azione qicotidiana d i tutti, e n o n solo in qrtella dei federalisti, i problemi d i contenuto stanno per
prevalere sui problemi istituzionali anche per
quanto riguarda 1'Eicropa. Questa priorità
dei contenuti sulle istituzioni - che corrisponde alla priorità rrzorale degli scopi sui
mezzi - va nattiralmente vista nel contesto
d i u n processo, d i u n o sviluppo. Si tratta
dunque d i stabilire c o m e si possa convalidarla, accelerarla ed estenderla. E' forse necessario, a questo scopo, di~tingzteresin da
ora d u e fasi. La prima è quella che ci separa dal raggiungimento della soglia dell'irreversibilità sttlla via dell'zinità europea. Dirrante questa fase, c h e coincide con quella
drcrante la quale si tratta d i risolvere la crisi econotnica avanzando e n o n retrocedendo,
e di consolidare la vita politica eicropea rnesso i n m o t o con l'elezione, è itrdispe~rsabile
una larga unità delle forze denrocraticlte e
popolari, e quindi la priorità da far valere
è q ~ ~ e l ldei
a contenuti che possono essere
condiijisi in m o d o unitario d a tutte queste
forze. I n questa fase ogni tentativo d i battersi per contenuti in ipotesi più avanzati,
m a di fatto incompatibili con l'unità delle
forze democratiche e popolari, gioverebbe
-
.
COMUNI D'EUROPA
XVIII
~ o l oullu lot-o tlivisiotre, ed iitrpeclirehhe perturito .siu di risoli~erela crisi ecot?ottiic(r, .$in
di (ifferinure fu urrcoru ft-ugile ililu politico
eiiropeu.
Utr c u r u t ~ e r ecor?rplctur?ietrtc dii'rt'so potrh
invece uvere 10 sccot?tlu fuse, qirellu che si
profil(i al d i lii tlcllci .soglici tlcllu irrcjiwrsibilitu <lcll'rrtiitii eirro/)eu. Per i~uliitcrre qiresltr
fuse ilu tenirto presertte che I'irrei~ersibilità
rigtrurda, i17 questo conre itz ogt7i ultro cctso,
ttoii solo il tiiroilo elle c,ottlitrciu - la i)it(r
politic~u eirropeu - m o urlclle il i~eccliioelle
~rctrtrotitu - la .soilruriit<ì t ~ u ~ i o t t u lesclrrsie
iu. A qire.sto rigrrtrrdo i fetferuli.sti .sutit7o i t t r c r
cosu e.ssetiziule, clre sfiiggc uticortr tii purtiti
ed alla ciiltirru tlot~iirlatrte.Con l'iriizio dello
ijil(i po1itic.a eirropeu, rtrirltir~trziotiule. ui,rii
litre l'ercr delle troziotri; o, per rtieglio dire,
l'ero degli Stati chiiisi ed e.sc'lrr.sii~i perclti
irrotiotiu:iotr(rli (le ti(rziotti, trelln loro sJer(r
.s».strrtrzo CIIL,ì' qirclltr crillrrrcile, .\otio itrcli. ~ l r ~ r l l i ~ ~It7i /(~iic,.slo
iJ.
ttiotlo .\orà tolto (li niez-
zo i17 Eilropn, e iri prospettii~u nel tiiotido,
l o S t a t o c/ie ahhinwzo eredituio da irti passnto o r m a i trascorso, l o S t a t o che dii,ide
(i lii>ello ir~turt7uzion(rlele forze det~iocrutiche
e popolari; c che, u cailsu (li ciò, roti l o silil ~ r p p o.seti?pre t~iuggiore dell'irnitu del gettere rrt?iutro ed il bisogtio s e m p r e tnctgyiore (li
irt7u poli ti^,^ d i solidarietu mondiale, L. d i i w
nicto il priiicipale fattore di degetierazioire
della vita politiccc, sociale, morale e ciiltrrrale.
A qiresto piirito, conseg~ritol o scopo tlegarivo (la distrirzione degli Sttrti e.sclit.sii~i),
persegiribile solo coi1 i mezzi del potere, la
priorità da far t~ulere potrà e dovrà essere
qirellu dei cotitenilti relativi allu cosir~rziotie
(li irt?(r rriroiu società e di una niroiJa vita politica. E u parere (lei federulisti qiresto Ftie
è persegrtibile soprattutto alla base e piìr
co!i i t ~ i e z z itipici del federulismo - l o spirito cotiiuniturio e quello cosmopolitico elle coi/ le i~ecchieurnii del -potere.
Mario Albertini
Per iin'Europa unita e democratica
1. 1 popoli della Comunità europea si trovano di fronte a d u n a scelta storica. O sap r a n n o servirsi dell'elezione europea per gett a r e la base di u n a unione politica democratica capace di affrontare e risolvere i
grandi problemi dell'ultimo q u a r t o del secolo, o r i m a r r a n n o in balia d i forze internazionali clic costituiscono u n a minaccia cos t a n t e per la sicurezza, la stabilità e il bencssere di noi tutti.
2. Le forze economiche dalle quali dipendono la prosperità e il benessere sfuggono
al controllo dei governi nazionali. L'inflazione e la disoccupazione si t r a s m e t t o n o rapidamente d a u n paese all'altro. Il c o m m e r cio internazionale e la produzione s o n o dominati dalle nlultinazionali. L'interdipendenza ha raggiunto il punto nel quale, insistendo a n c o r a nelle politiche economiche nazionali, si provocherebbe u n a catastrofe.
d e s t i n a t a a diminuire, e le istituzioni democratiche a r i m a n e r e minacciate, fino a che
non rigenereremo la democrazia portandola
al di là dei confini dello S t a t o nazionale.
5 . L.a Comunità europea è s t a t a f o n d a t a
p e r garantire la pace, il benessere e la stabilità a i suoi popoli. E s s a h a d a t o u n grand e contributo a l raggiungimento d i questi
fini. M a le nuove sfide c h e si s o n o o r a pres e n t a t e richiedono u n a risposta radicale.
La Comunità deve acquisire la s t r u t t u r a democratica e la forza indispensabile per rispondere a queste sfide cui la n o s t r a gencrazione si trova di fronte. .
6. C i t non richiede la fondazione di u n
superstato centralizzato. La diversità e il
d e c e n t r a m e n t o di u n s a n o sistema federale
s o n o indispensabili s e si vuole c h e ogni regione possa fiorire, e c h e la sua c u l t u r a possa arricchirsi nel m u t u o r a p p o r t o con le
a l t r e regioni. Ma i. solo con i l rafforzamen3, 1 governi
nazionali non possono pib
t o della Comunità, e con le risorse consalvaguardare la posizione internazionale e
giunte degli S t a t i niembri, che p o t r e m o riacl a sic"rezza
popoli. scparatamente, essi
CICI peso
q u i s t a r e il controllo delle forze economiche.
e politiche che o r a ci sovrastano.
il disordine monetario internaiio.
naie e garantire il nostro a ~ ~ ~ ~ \ ' \ ' ~ g ~7. ~ E'
) ~per
~ m
questo
e ~ -che i federalisti si batio di prodotti agricoli e di materie prinie.
sino al18e,ezione
ed "ltrc.
Irioltre essi possono Fare ben poco per pro- per la trasformazione della Comunità in
nluo\lcre la pace nel Medio Oriente, dalla
uiia d e m o c r a ~ i a federale destinata a d assicluaic. clipende la nostra vita economica. S o - c u r a r e la pace. la libertà ed il benessere
lo con l'unità si potrebbe accrescere la no- di l u t t i i suoi cittadini.
s t r a sicurezza, e r i d u r r e sia la nostra infet.ioriii nei confronti dell'unione Sovietica, sia
la nostra dipendenza dagli Stali' Uniti. Solo Progresso economico e giustizia sociale
con l'unità europea potreninio dai-e un con8. Nessuno dei nostri paesi può assicutributo efl'ettivo aila pace, aila coiiaborazio- r a r e da sol? il progresso economico e la
nc inier.riaiionalc e alla costruzione d i un or- giustizia sociale, iiidipendenteinente dal redine mondiale migliore.. per il qualc I'unifi- s t o della Comunità. Problemi economici quacazione tlcll'Europ;i costituirebbe essa stcs- li l'inflazione, la disoccupazione e la dislosa un prinio passo r u n a l t o esempio.
cazione industriale riguardano la Comunità
ncl s u o insieme. Qualunque tentativo di ri4. I governi n;izionali non possono pii1
sol\~erli elevando barriere protezionistiche
s a r a n t i r e i l benessere e la sicurezza dei cittra gli S t a t i m e m b r i provocherebbe solo lo
tadini. E p p u r e la legittimità 6 la forza delle
impoverimento di tutti.
nostre istituzioni dipendono dalla loro capacità di soddisfare questi bisogni fondamen9. La Comunità deve c r e a r e un'unione
tali. La nostra stabilità politica è pertanto
economica nella quale questi problemi c o
-
settembre 1978
muni siano affrontati con un'azione comune. Soltanto in questo m o d o gli S t a t i m e m b r i possono realizzare gli obiettivi comuni
dell'occupazione, della stabilità dei prezzi,
della giustizia sociale e della prosperità regionale.
10. I tentativi della Comunità d i legare
le m o n e t e degli S t a t i m e m b r i in un'unione
monetaria s o n o stati .arrestati dagli sconvolgimenti monetari internazionali e dalle divergenze t r a le economie dei paesi membri. P e r
riprendere la marcia verso l'integrazione
monetaria è necessaria la convergenza delle
economie.
Il. Una moneta europea s a r e b b e di grand e giovamento per i cittadini della Comunità a i fini della convenienza personale e
commerciale, dell'integrazione economica e
politica e c o m e a r m a c o n t r o il disordine mon e t a r i o internazionale. Noi riaffermiamo c h e
u n a moneta c o m u n e è il n o s t r o fine ultimo.
Nello stesso t e m p o proponiamo u n periodo
di pre-unione, nel corso del quale gli S t a t i
m e m b r i devono impegnarsi a compiere progressi \.erso il pieno impiego e la stabilità
dei prezzi tali d a poter realisticamente fiss a r e u n a d a t a per l'unione monetaria completa. Durante q u e s t o periodo le istituzioni
della Comunità dovranno essere rafforzate
e messe in g r a d o di assolvere le loro crescenti responsabilità economiche e monetarie.
12. La Comunità dovrebbe t r a s f o r m a r e il
Fondo europeo p e r la Cooperazione monetaria in un Fondo d i riserva e quindi in u n a
Banca di riserva comunitaria, nella quale
gli S t a t i m e m b r i dovrebbero m e t t e r e in com u n e u n a p a r t e sostanziale delle loro riserve. 1.a Comunità potrebbe a n c h e creare,
sulla base dell'unità di c o n t o europea, u n a
m o n e t a europea parallela d a usare insieme
con le monete degli S t a t i m e m b r i nelle transazioni ufficiali e commerciali, e c h e potrebbe p e r t a n t o sostituire i l dollaro in a l m e n o
alcune delle s u e funzioni internazionali.
13. Questi s t r u m e n t i monetari comuni
renderebbero la Comunità capace di promuovere la stabilità monetaria, di esercitare
u n a pressione pari alla s u a forza economica
"1'
S k t e m a monetario internazionale. e fornirebbero u n a base Per il definitivo Passaggio all'unione nionetaria. La contropartita
della solidarietà monetaria dovrebbe s t a r e
in u n miglior coordinamento delle politiche
dei
membri.
14. Ouesti pro\~vedimeriti in materia di
integrazione monetaria aiuterebbero la Cc+
m u n i t à a d a t f r o n t a r e le cause monetarie
dell'inflazione e della diboccupazione. La Com u n i t à p u ò inoltre r i d u r r e l'inflazione esercitando u n a influenza bui prezzi dei prodotti alimentari e delle materie prime. Con le
modificar.ioni della politica agricola pi-opos t e in q u e s t o testo, la Comunità p u ò contenere i prezzi agricoli a l consumo. Con lo
sviluppo delle risorse interne. c finanziando
la formazione di scorte adeguate, la Comunità può stabilizzare i prezzi delle s u e materie prime.
15. La Comunità dovrebbe intensificare i
suoi sforzi nel Comitato economico e sociale e nelle conferenze tripartite organizzate
COMUNI D'EUROPA
settembre 1978
1
I1 disegno di legge per l'elezione
dei rappresentanti italiani al Parlamento Europeo
Il 21 lztglio il Consiglio dei Ministri, si1
proposta del Presidente del Consiglio Andreotti, ha approvato urz disegllo d i legge
per l'elezione degli o t t a n t u n o rappresentanti
italiani al Parlamerzto europeo: c o n questo
a t t o il governo italiano h a adempiuto, b u o n
ultinio!, ad un obbligo che la Convenzione -,.
d i Bruxelles assegna agli S t a t i m e m b r i , cioè
la fissazione della procedltra provvisoria per
l'eleziorze d e i depzrtati al Parlamento europeo.
Il disegno d i leyge, presentato al S e n a t o il
28 lztglio 1978, deve essere discusso prim a dalla cornpeteitte c o i i ~ m i s s i o n eaffari costitzizionali del Senato, qcliizdi approvato in .
aula ed inviato all'altro r a m o del Parlaine~zt o dove ( i n rnancanza d i modifiche) dovrà
essere approvato in sede definitiva.
« Coniuni d'Errropa » pcthhlica in q u e s t o
nuriiero la « relazione allo schema d i disegno
d i legpe » e gli articoli più significativi, considerando c h e - a parte il comunicato s t a m pa della Presidenza del Consiglio del 21 luglio e alcttni interventi genericanzerite inforrnativi sttlla s t a m p a quotidiana - opinione
pltbblica e forze politiche n o n h a n n o ancora
a v u t o la possibilità d i confrontarsi sulle scelt e più qualificanti proposte dal governo ed
ora sottoposte all'approvazione del Parlamento.
O t t e m p e r a t o a questo dovere d i informazione, « Cor?71tnid'Eltropcl », senza entrare nel
nierito del sistenia elettorale proposto, ritien e conzunqlte d i si~olgerecllcutze prime considerazioni, sottolineatzdo le esigenze irrinunciabili del sistema elettorale che deve essere
approvato dal nostro Parlamento.
SENATO
1. La prima esigenza (sottolineata da piìc
parti) ( 1 ) è qttella d i garantire il rispetto dell'assollcta proporziotzalità della rappresentanza, in riiodo che siano presenti nel Parlam e n t o europeo t u t t e le conigonenti politiche
italiane.
2. La seconda esigenza è qltella d i consentire il maggior contatto diretto tra candidati ed elettorato, coilsetzterido a quest'ultitno u n a certa selezione dei carldidati.
VII LEGISLATURA
(N. 1340)
DISEGNO DI LEGGE
presentato dal Presidente del Co~sigiiodei Ministri
(ANDREOTTI)
di concerto col Ministro degli Affari Esteri
(FORLANZ)
col Ministro dell'fntehio
(ROGNONI)
col Ministro del Tesoro
(PANDOLFI)
col Ministro di Grazia e Giustizia
(BOMIFACi6)
e
COI Ministro del Bilalicio e della Prograrnrnione Ecoiianlica
(MORLZNO)
COMUNiChTO ALLA PRESlDENZA IL 28 LUGLIO 1978
Elezione dei 'rappresentanti delIIItalia alla assemblea dei popoli
degli Stati riuniti nella Comunità europea
-
ONOREVOLI
SENATORT.C m legge 6 apri3. La terza esigenza è quella d i consentire
alle forze pclitiche la scelta d i alcuni gran- le 91977, n. 150, si è stabilito di approvare
d i leaders, da iniliclre al Parlanzento europeo e dare esecuzione all'atto firmato a Bruxslil s u o peso e la stra rappre- les il 20 settembre 1976 ralativo alla lalezioycr atti~~eriture
sentatiilità (già negli altri paesi espotzeizti ne a suffragio universale diretto i&
rappolitici c o m e Mitterrand e Brcltidt h a n n o ari- presentanti mll'Assemblea &i popdli degli
tzlrnciato la loro carididaticra ed il c o m m i s - Stati riuniti nella Comunità europea.
sario Giolitti 11a chiesto czi suoi colleghi
I1 presente disegno di [legge intende ora
della C o n ~ m i s s i o n ecii presentare conzutzqcte
approntare lo strumento legislativo che, dila loro candidatirra, per legittiti~aredenlocrasciplinando il procedimento akttorale per
ticatnente il peso d i qttest'istitirzione).
la elezione dei rappresentanti italiani nella
4. La qiiarra esigenza è qrrella d i gara~l- predetta AssembIw, consente di tradurile in
tire ai cittadini italiani residenti nei paesi
m e m b r i della Comunità t u t t i i diritti con-
-
TIPOGRAFIA DEL SENATO ( W ) 21314
(1) Vedi Documenti di lavoro della Commissione Stor.
chi c interpellanza di Altiero Spinclli.
REPUBBLICA
DELLA
pratica l'iinpegno già assunto per la esecuzione della decisione del Consiglio della Comunità.
Il ,testo che si {presentaalle Oamere - in
uno spirito di larga apertura verso ogmi
correzione migliorativa - (la risultante di
una mediazxme tra posizioni contrapposte,
che si è cercato di awicimre con un risultato che non mddisfa e non poteva saddisfare in pieno alcun gruppo politico.
Ferma restando l'adozione di un sistema
di propolziomlità pura oon il recwero in-
settembre 1978
COMUNI D'EUROPA
2
nessi alla libertù di voto. I l d.d.1. prevede disposizioni particolari per questa categoria
di elettori, secondo le quuli esse avranno
effetto e qitarzdo rliediunte scambio di note
verbali del goverlio italia~io con quelli di
,
gaciascitn paese della C o t n ~ o ~ i t àsaranno
rantite le coiidizioni necessarie per la concreta attitazione, nel rispetto dei principi,
della libertà di riunione e di propaganda politica e dei principi di segretezza del voto
e di libertà di voto n.
Ricordiamo che il Purlamento europeo, in
una risoluzione del 15 giugno 1977, ha auspicato che « i paesi interessati prendano le
misure izecessarie e si diano assistenza reciproca per conseiztire che i cittadini di uno
Stato membro possano esprimere il loro
voto per le liste del paese d'origine nel
puese in cui si trovano al momento delle
elezioni ».
Ricordiamo ancora che il sottosegretario
Foschi, nel suo intervento al convegno organizzato dall'AICCE nell'aprile scorso sul tetna « il voto degli italiani residenti nella Cotnr~r~ità
per il Parlamento europeo » aveva
governo italiadichiarato fra l'altro che « il "
1 1 0 è itnpegnato a conferire al procedimento
elettorale in tutta l'area comunitaria le medesitne garanzie e caratteristiclze di ordine
e di segretezza che esso presenta nel territorio italiano » e di garantire il diritto di « li-
beratnente informare, coizvincere, esprimere
per tutte le forze politiche italiane purtecipunti ull'elezioize D. Nei soizdaggi effettuati
presso i paesi partners, il governo italiano ricordava in quell'occasione l'on. Foschi uileva iizcontrato « una disposizione positiva », che si è tradotta in un generale orientamento in fai~ore del principio della parità
di trattamento, irz ciascun paese, per tutti
i cittadini comunitari per importanti forme
quali le riunioni politiche e le affissioni n.
Poiché già Danitnarca, Repubblica Federale Tedesca, Paesi Bassi, Belgio, Francia e Irlanda hanno accordato ai propri cittadini residenti nella Cotnunità europea il diritto di
voto K in loco » e poiché la predisposizione
degli accordi bilaterali per la garanzia di
tutti i diritti che sopra abbiamo ricordato
richiedono lunghi tempi tecnici, invitiamo
il governo a concretizzare le intese con i
paesi partners, rinviando gli accordi formali
alla approvazione definitiva della nostra procedura elettorale, e la Commissione competente del Senato a sollecitare il governo in
questo senso, attraverso una risoluzione o
una mozione politicamente motivata.
Su questi temi e sulle scelte di fondo
contenute nel disegno di legge governativo
apriamo sin dal prossimo numero un dibattito sulle colonne di M Comuni d'Europa D.
pvd
Relazio ne
Onorevoli Senatori,
con legge 6 aprile 1977, n. 150, si è stabilito di approvare e dare esecuzione all'atto
firmato a Bruxelles il 20 settembre 1976 relativo alla elezione a suffragio universale
diretto dei rappresentanti nelllAssemblea dei
popoli degli Stati riuniti nella Comunità europea.
I1 presente disegno di legge intende ora
approntare lo strumento, legislativo che, disciplinando il procedimento elettorale per
la elezione dei rappresentanti italiani nella
predetta Assemblea, consente di tradurre in
pratica l'impegno già assunto per la esecuzione della decisione del Consiglio della Comunità.
I1 testo che si presenta alle Camere - in
uno spirito di larga apertura verso ogni
correzione migliorativa - è la risultante di
una mediazione tra posizioni contrapposte,
che si è cercato di avvicinare con un risultato che non soddisfa e non poteva soddisfare in pieno alcun gruppo politico.
Ferina restando l'adozione di un sistema
di proporzionalità pura con il recupero integrale di tutti i voti espressi a favore di
ogni lista, il divario maggiore si aveva circa
le dimensioni della circoscrizione elettorale.
Da un lato - specie nei gruppi meno
grandi - si sostiene il modello di un unico
collegio su scala nazionale; d'altra parte, in
nome di un avvicinamento articolato agli
elettori, si auspicano ambiti di scelta chc
non vadano oltre le singole regioni. A tale
ultimo fine si sostiene la necessità del voto
di preferenza teoricamente (ma solo teoricamente) compatibile anche con il solo collegio nazionale.
L'abolizione del voto di preferenza in que-
sto momento potrebbe invero produrre un
distacco » psicologico, agendo nel senso inverso da quello che la situazione generale e
le circostanze consigliano.
I1 Governo, ispirandosi quasi integralmente ad un suggerimento del Movimento federalista europeo, propone un sistema suddiviso in nove collegi pluriregionali, con meccanismi di ponderazione delle preferenze in
modo da correggere gli squilibri di popolazione esistenti all'interno delle singole regioni.
Si è già implicitamente accennato al recupero dei voti non utilizzati in circoscrizione per l'acquisizione dei seggi. In un primo tempo si era pensato a liste nazionali
precostituite, ma si è ritenuto di dover tener conto di una obiezione dei partiti minori, che ritengono facilmente dissuadenti
per i loro potenziali elettori la certezza che
in loco non vi è possibilità di raccogliere un
successo. Utilizzando i voti computati nazionalmente attraverso il metodo (quello della nota legge politica nazionale) dei resti
maggiori, si rimuove questo ipotizzato danneggiamento delle formazioni meno consistenti quantitativamente.
Un altro punto su cui si sono avute vivaci
discussioni preparatorie riguarda la facoltà
di esercizio del voto sul posto per i cittadini
che lavorano o che per altro titolo risiedono in uno dei Paesi della CEE diversi dal
proprio. L'obiettivo è condiviso da tutti, ma
dubbi non peregrini circolano sulle concrete
possibilità sia organizzative sia politico-propagandistiche in proposito. La soluzione proposta dal Governo è insieme recettiva e realistica. Si condiziona l'uso pratico di questa
novità - così caldeggiata dalle nostre collettività - ad intese bilaterali con gli Stati
di cui si tratta, dalle quali emergano precise
assicurazioni sulla duplice preoccupazione
affacciata.
La comunque complessa attività che ne
deriva per l'Amministrazione statale consiglia il Parlamento a voler definire in tempi
rapidi la sua posizione. E' noto infatti che
le elezioni europee dovranno aver luogo tra
meno di undici mesi.
Sui particolari tecnici del disegno di legge, si forniscono le seguenti delucidazioni.
Sistema elettorale.
Per quanto concerne il sistema elettorale,
il disegno di legge prevede quanto segue:
a ) il territorio della. Repubblica è suddiviso in nove circoscrizioni, ottenute con
la unione di talune regioni secondo criteri
di contiguità e di un relativo equilibrio dernografico tra le varie circoscrizioni.
L'attribuzione dei seggi alle circoscrizioni stesse avviene col metodo del quoziente
naturale e dei più alti resti;
b ) il riparto dei seggi nelle circoscrizioni si effettua con il quoziente naturale.
I seggi che dopo il riparto nelle circoscrizioni non sono attribuiti sono trasferiti al
collegio unico nazionale, nel quale il riparto
avviene pure col metodo del quoziente naturale;
C ) i seggi attribuiti a ciascun gruppo di
liste aventi il medesimo contrassegno, in
seguito al riparto nel collegio unico nazio
nale, vengono assegnati alle singole circoscrizioni, seguendo la graduatoria decrescente dei voti residuati espressi in percentuale
del relativo quoziente circoscrizionale.
Sono state, inoltre, previste norme intese
ad evitare che ad una circoscrizione vengano assegnati seggi in più di quelli spettanti
a danno di altra circoscrizione.
d ) è prevista la espressiorie di voti di
preferenza. Ogni elettore ha facoltà di esprimere un voto di preferenza se i rappresentanti da eleggere nella circoscrizione sono
fino a 8, fino a due voti se i rappresentanti
da eleggere sono 9 o più.
Per le preferenze è stato previsto, come
si è accennato, un meccanismo di ponderazione; si effettua, cioè, il calcolo nell'ambito
di ciascuna provincia, di una cifra individuale ottenuta moltiplicando per cento i voti di preferenza, dividendo il prodotto per
il totale dei voti validi espressi per tutte
le liste in ogni provincia. La somma delle
cifre così ottenute in tutte le province della circoscrizione costituisce la cifra individuale di ciascun candidato.
Elettorato attivo e passivo.
I1 titolo I1 contiene norme nella materia
dell'elettorato attivo e passivo, della ineleggibilità e della incompatibilità.
Le condizioni per l'elettorato attivo e l'età
minima per l'elettorato passivo sono identiche a quelle previste per l'elezione della
Camera dei deputati.
Anche se la votazione degli elettori italiani nei vari paesi della Comunità potrà
svolgersi in giorni diversi, la data per l'acquisto dell'elettorato attivo e passivo, è stata fissata al primo giorno della votazione
nel territorio nazionale.
settembre 1978
E' prevista, altresì, la compatibilità della
carica di rappresentante dell'Italia all'Assemblea della Comunità europea con quella
di membro di una delle due Camere, in quanto si è riconosciuto carattere vincolante
alla disposizione dell'articolo 5 delllAtto comunitario del 20 settembre 1976 che stabilisce, appunto, la compatibilità tra la predetta carica e quella di membro del Parlamento di uno Stato membro.
L'articolo 6 delllAtto comunitario del 20
settembre 1976 prevede talune figure di incompatibilità con la carica di rappresentante al Parlamento europeo, intese ad evitare
commistioni di interessi tra i rapprescntanti e la Comunità europea, e dà facoltà
agli Stati membri di prevederne altre, applicabili sul piano nazionale.
Non si ritiene che di tale facoltà debba
farsi uso: infatti, non sembra che, per quanto riguarda il nostro paese, siano configurabili particolari casi di incompatibilità per
commistione di interessi, oltre quelli previsti dal citato articolo 6; data, inoltre, la possibilità del cumulo tra il mandato parlamentare ed il mandato europeo, non sembra opportuno prevedere figure di incompatibilità
intese ad evitare gravosi cumuli di incarichi.
Stante il silenzio delle fonti comunitarie
in materia di cause di ineleggibilità - cioè
di quelle situazioni soggettive di potenziale
vantaggio tra candidati della stessa elezione
che è necessario eliminare fin dall'inizio della campagna elettorale - è da ritenere che
le leggi nazionali possano disporre al riguardo.
Nel disegno di legge in esame sono, quindi, previste figure di ineleggibilità, ma solamente per coloro che ricoprono cariche elettive a carattere monocratico presso i più
importanti Enti territoriali.
Procedimei7to elettorale preparatorio.
I1 titolo I1 del disegno di legge disciplina
il procedimento elettorale preparatorio seguendo, nelle linee generali, le corrispondenti disposizioni per la elezione della Camera dei deputati, ma discostandosene in
taluni punti, in relazione alle particolari
modalità di partecipazione al voto degli elettori emigrati nei paesi della Comunità europea ed alle caratteristiche del sistema elettorale adottato.
In analogia alle norme per la elezione della Camera dei deputati e del Senato della
Repubblica, sono previsti il deposito dei
contrassegni presso il Ministero dell'interno
da parte dei partiti o gruppi politici che
intendono partecipare alla consultazione, e
i relativi rimedi.
La presentazione delle candidature avviene presso gli Uffici circoscrizionali.
I1 progetto prevede un periodo elettorale
di 50 giorni, di poco superiore a quello di
45 giorni che la legge assegna alle altre
consultazioni: ciò per dare sufficiente spazio di tempo alla preparazione ed allo svolgimento dell'intero procedimento nel quale
si inserisce, in particolare, la organizzazione
della votazione in loco per i nostri connazionali che si troveranno nei paesi della Comunità europea.
Tale organizzazione, infatti, comporta, necessariamente, il rispetto dei tempi occorrenti per il recapito dei certificati elettorali
spediti agli elettori da parte dei comuni di
iscrizione elettorale; l'invio da parte del Ministero dell'interno delle schede di votazio-
COMUNI D'EUROPA
3
A tal fine, gli elettori residenti nei Paesi
della Comunità riceveranno d'ufficio, d a parte del comune di iscrizione elettorale, il
proprio certificato elettorale; quclli non rcsidcnti che vi si troveranno per motivi di
lavoro o di studio dovranno trasmettere
al comune nelle cui liste elettorali sono
iscritti apposita domanda per il tramite
delle autorità diplomatiche o consolari, che
attesteranno i motivi di lavoro o di studio
che trattengono i richiedenti nel luogo.
I1 disegno di legge prevede, poi, che tutti gli elettori di cui sopra possono, se rimpatriano, esprimere il voto presso la sezione nelle cui liste sono iscritti; sono previste
cautele per evitare, in tal caso, una doppia
manifestazione del voto.
Naturalmente gli elettori ceh si troveranno nei predetti Paesi e per i quali non ricorreranno le condizioni previste per il voto
in loco, potranno partecipare alla votazione
solo rientrando in Italia.
La organizzazione della consultazione dei
nostri connazionali nei Paesi della Comunità
dovrà coordinarsi con le operazioni relative
alla stessa elezione di ciascuno Paese ospitante e non potrà prescindere dalla cooperazione delle rispettive autorità.
In relazione a tali neccssità ed a quelle
che potranno derivare dalla votazione degli
elettori degli Stati membri nel territorio italiano il disegno di legge affida al Ministro
dell'interno d'intesa con quello degli esteri,
specifici poteri organizzativi.
Nelle sezioni istituite nel territorio dei
Paesi membri della Comunità ogni elettore
voterà per le liste del collegio al quale appartiene il comune di iscrizione elettorale.
Per dare attuazione al procedimento di
votazione nei Paesi della Comunità, sono previsti numerosi adempimenti che graveranno
in buona parte sugli uffici diplomatici e consolari e che si possono così sintetizzare:
ne per ognuno dei nove collegi, unitamente
ad altro materiale elettorale occorrente per
le operazioni dei seggi; infine, il puntuale
espletamento, d a parte delle autorità consolari, dclla attività inerentc all'istituzione dei
seggi elettorali.
I titoli IV e V contengono, rispettivamente, norme per la disciplina della votazione
e dello scrutinio, che si completano con il
richiamo a quelle contenute nel testo unico
delle leggi per la elezione della Camera dei
deputati.
Gli orari della votazione si adeguano ai
termini di massima stabiliti all'articolo 9
delllAtto comunitario 20 settembre 1976;
detta norma stabilisce, infatti, che le votazioni devono avvenire in tutti gli Stati
membri tra la mattina del giovedì e la domenica immediatamente successiva e che
le operazioni di spoglio possono avere inizio soltanto dopo la chiusura dei seggi in
tutti gli Stati membri.
Si è, comunque, previsto che la votazione,
come per le altre consultazioni italiane, si
protragga per una giornata e mezza.
Riepilogo dei voti e riparto dei seggi.
Tenuto conto dell'ampiezza delle nove circoscrizioni, si è ritenuto di affidare agli Uffici elettorali provinciali il riepilogo dei voti
scrutinati dalle singole sezioni delle rispettive province. Detti Uffici provvedono anche
al completamento delle operazioni di spoglio delle schede che non siano state eventualmente portate a termine dagli Uffici elettorali di sezione ed al riesame dei voti contestati e non assegnati dai predetti Uffici
elettorali di sezione. Per le sezioni istituite
all'estero le predette operazioni vengono, invece, effettuate dagli Uffici circoscrizionali.
Sulla base dei verbali degli Uffici elettorali provinciali, e dei verbali degli Uffici
elettorali di sezione istituiti nel territorio
dei Paesi membri della Comunità, gli Uffici elettorali circoscrizionali riassumono i
dati della votazione, provvedendo al riparto
dei seggi secondo il metodo già illustrato
nonché al!a proclamazione degli eletti ed
alla comunicazione dei relativi nominativi
alla segreteria delllAssemblea europea.
I nominativi di tutti i candidati eletti vengono divulgati a mezzo di pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.
Disposizio~zi particolari per la votazione degli elettori nei Paesi della Comunità europea e negli altri Paesi.
I1 titolo VI introduce disposizioni particolari per la votazione da parte degli elettori che si troveranno stabilmente o temporaneamente nei Paesi della Comunità europea.
Come si è detto, l'applicazione delle disposizioni stesse è soggetta alla riserva che
i Paesi della Comunità assicurino al riguardo concrete condizioni organizzative e politico-propagandistiche.
Se, come si prevede, la predetta riserva
sarà sciolta, sia gli elettori residenti nei Paesi della Comunità, sia gli elettori che, non
essendovi residenti, vi si troveranno per motivi di lavoro o di studio, potranno votare
in loco, presso sezioni elettorali appositamente istituite.
,
1) ripartizione degli elettori residenti
nella circoscrizione consolare in un DroDor.
zionato numero di sezioni;
-
2) scelta e arredamento dei locali per
dette sezioni con la collaborazione delle autorità del Paese ospitante;
3) nomina dei presidenti di seggio. L'adempimento in analogia con le disposizioni
che regolano la materia per tutte le elezioni, è stato affidato ad un organo della magistratura ordinaria, cioè alla Corte d'appello di Roma, presso la quale sarà tenuto
un elenco di elettori idonei all'ufficio;
4) nomina degli scrutatori tra gli elettori residenti nel territorio delle predette sezioni.
Si è escluso che le funzioni di presidente
e di componente del seggio possano essere
affidate al personale degli uffici diplomatici
e consolari, che sarà assorbito completamente dalle altre incombenze relative alla consultazione;
5) distribuzione alle varie sezioni delle
schede per la votazi'one e dell'altro materiale occorrente;
6) inoltro, ai competenti Uffici elettorali
circoscrizionali, dei plichi contenenti gli atti elettorali.
I compensi per i componenti dei seggi da
istituire nei Paesi della Comunità sono fissati in via forfettaria ed in misura sensibilmente superiore a quella stabilita per i
membri dei corrispondenti uffici operanti
COMUNI D'EUROPA
4
in Italia. Ciò perchC i predetti componenti
non possono fruire delle agevolazioni previste all'articolo 119 del testo unico 1957,
n. 361 e, d'altro canto, perché il compenso
loro corrisposto deve essere comprensivo
delle maggiori spese di trasferta che essi
devono affrontare.
La possibilità dell'esercizio del voto in
loco ovviamente vale solo per gli elettori
emigrati nei Paesi della Comunità europea.
mentre per tutti gli altri emigrati residenti
nei Paesi extracomunitari o d'oltre Oceano
rimane fermo il principio del rientro in Italia per partecipare alla votazione, come per
ogni altra elezione.
Tale diversità di trattamento è del resto
ampiamente eiustificata dalla peculiarità della consultazione europea, alla quale sono simultaneamente interessati tutti i Paesi membri della Comunità e dallo specifico stato
giuridico degli elettori che si trovano nei
Paesi stessi.
I1 titolo VI1 disciplina la surrogazione degli eletti ed il contenzioso in materia di
operazioni elettorali, di ineleggibilità e di
incompatibilità alla carica di rappresentante dell'Italia al Parlamento europeo.
L'Ufficio elettorale nazionale provvede alla chiamata in surrogazione degli eletti in
ogni caso di vacanza; per tali compiti l'Ufficio ha carattere permanente.
L'articolo 1 1 dell'Atto comunitario 20 settembre 1976, ai fini della verifica dei poteri
dei rappresentanti, attribuisce all'Assemblea
la decisione sulle contestazioni che potrebbero eventualmente essere presentate sulla
base delle disposizioni delllAtto stesso; fa,
invece, eccezione per le disposizioni nazionali alle quali l'Atto stesso fa rinvio.
In applicazione di tali principi, si t: ritenuto che le contestazioni che dovessero
sorgere nell'applicazione delle norme del presente disegno di legge non possono essere
affidate che ai normali organi giurisdi~ionali: all'outorità giudiziaria ordinaria le questioni di diritto soggettivo in materia di
eleggibilità e compatibilità; al Tribunale amministrativo per il Lazio e, in appello, al
Consiglio di Stato le questioni nelle quali
si discutono interessi legittimi, in materia
di operazioni elettorali.
Si t: ritenuto necessario stabilire la competenza di un solo TAR anche in primo grado, al fine di rendere più facile il coordinamento nella esecuzione dei giudicati, necessario, ai fini della correzione dei risultati
elettorali.
I ricorsi previsti attuano i! principio dell'azione popolare e si svolgono con procedure abbreviate.
Disposiziotii penali.
I1 disegno di legge prevede (titolo VIII)
norme penali intese a perseguire speditamente reati elettorali commessi nei territorio estero.
Disposizioni fiizali.
Analogamente a quanto previsto per la
elezione della Camera dei deputati e del
Senato della Repubblica, il titolo IX prevede, infine, norme a tutela dei lavoratori eletti, in attuazione del dettato costituzionale
di cui all'ultimo comma dell'articolo 51 della Costituzione.
Disegno di legge
Disposizioni generali
Art. 1. - 1 rappresentanti delllItalia alla
Assemblea dei popoli degli Stati riuniti nella Comunità europea sono eletti a suffragio universale con voto diretto, libero e
segreto attribuito a liste di candidati concorrenti.
L'assegnazione dei seggi tra le liste concorrenti è effettuata in ragione proporzionale mediante riparto nelle singole circoscrizioni e recupero dei voti residui nel Collegio unico nazionale.
Art. 2. - Le circoscrizioni elettorali ed i
loro capoluoghi sono riportati nella tabella A allegata alla presente legge.
I1 complesso delle circoscrizioni elettorali forma il Collegio unico nazionale, ai soli
fini della utilizzazione dei voti residui.
La ripartizione dei seggi tra le circoscrizioni si effettua dividendo il numero degli
abitanti della Repubblica per ottantuno e
distribuendo i seggi in proporzione alla popolazione di ogni circoscrizione sulla base
dei quozienti interi e dei più alti resti.
L'assegnazione del numero dei seggi alle
singole circoscrizioni ì: effettuata - sulla
base dei risultati dell'ultimo censimento generale della popolazione. riportati dalla più
recente pubblicazione ufficiale dell'Istituto
centrale di statistica - con decreto del Presidente della Repubblica promossa dal Ministro per l'interno, da emanarsi contempo-
raneamente al decreto di convocazione dei
comizi.
Elettorato
-
Eleggibilità
-
Compatibilità
Art. 3. - Sono elettori i cittadini che entro il primo giorno fissato per la votazione
nel territorio nazionale avranno compiuto
il 18" anno di età e siano iscritti nelle liste
elettorali compilate a termini delle disposizioni contenute nel testo unico delle leggi
per la disciplina dell'elettorato attivo e per
la tenuta e la revisione delle liste elettorali, approvato con decreto del Presidente
della Repubblica 20 marzo 1967, n. 233 e
successive modificazioni.
Art. 4. - Sono eleggibili alla carica di rappresentante dell'ltalia all'Assemblea della
Comunità europea gli elettori che abbiano
compiuto il 25" anno di età entro il primo
giorno fissato per le elezioni.
Art. 6. - Non sono eleggibili alla carica
di rappresentante delllItalia all'Assemblea
della Comunità europea:
u ) i presidenti delle giunte regionali;
h) gli assessori regionali;
C) i sindaci dei comuni con popolazione superiore ai 200.000 abitanti.
Le cause di ineleggibilità non hanno effetto se Ic funzioni esercitate siano cessate
settembre 1978
almeno entro 24 ore dalla comunicazione
delle decisioni di ammissione della candidatura di cui all'articolo 13 della presente
legge e 23, ultimo comma, del testo unico
delle leggi per la elezione della Camera dei
deputati, approvato con decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361
e successive modilicazioni.
Per cessazione dalle funzioni si intende
la effettiva astensione da ogni atto inerente
all'ufficio rivestito, preceduto dalla formale
presentazione delle dimissioni.
Votazione
Art. 14. - L'elettore può manifestare una
preferenza, nelle circoscrizioni nelle quali il
numero dei rappresentanti d a eleggere è fino a otto, non più di due nelle altre.
Scrutinio
Art. 19. - L'ufficio elettorale provinciale
compie le operazioni di cui all'articolo 76
del testo unico 30 marzo 1957, n. 361, e successive modificazioni. Successivamente, sulla
base dei verbali d i scrutinio trasmessi dagli
uffici di sezione di tutti i comuni della provincia, facendosi assistere, ove lo creda, da
uno o più esperti scelti dal presidente, procede alle seguenti operazioni:
1) somma i voti ottenuti da ciascuna
lista nelle singole sezioni della provincia
compresi quelli di cui al numero 2) del citato articolo 76;
2) somma i voti di preferenza riportati
da ciascun candidato compresi quelli di cui
al numero 2) del citato articolo 76;
3) determina la cifra individuale dei
singoli candidati di ciascuna lista, moltiplicando il numero dei voti validi riportati da
ciascun candidato per cento e dividendo il
prodotto per il totale dei voti di lista validi
espressi nella. provincia. [...l
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Art. 21. - L'ufficio elettorale circoscrizionale, sulla scorta dei verbali pervenuti dagli
uffici elettorali provinciali e di quelli di cui
all'articolo 38 nonché delle operazioni compiute ai sensi del precedente articolo, facendosi assistere, ove lo creda, d a uno o più
esperti scelti dal presidente:
1) determina la cifra elettorale di ogni
lista. La cifra elettorale di lista è data dalla
somma dei voti di lista ottenuti da ciascuna
lista nella circoscrizione;
2) procede al riparto dei seggi tra le
liste in base alla cifra elettorale di ciascuna
lista. A tal fine divide il totale delle cifre
elettorali di tutte le liste per il numero dei
seggi assegnati alla circoscrizione, ottenendo
così il quoziente elettorale circoscrizionale;
nell'effettuare la divisione trascura I'evcntuale parte frazionaria del quoziente. Attribuisce quindi ad ogni lista tanti seggi quante
volte i l quoziente elettorale risulti contenuto
nella cifra elettorale di ciascuna lista. I seggi che rimangono non assegnati verranno
attribuiti al collegio unico nazionale;
3) stabilisce la somma dei voti residuati di ogni lista e del numero dei seggi non
potuti attribuire ad alcuna lista per insufficienza di quozienti o di candidati. La determinazione della somma dei voti residuati
deve essere fatta anche nel caso che tutti i
settembre 1978
seggi assegnati alla circoscrizione vengano
attribuiti. Si considerano voti residuati anche quelli di liste che non abbiano raggiunto
-alcun quoziente ed i voti che, pur raggiungendo il quoziente. rimangano inefficienti
per mancanza di candidati;
4) comunica all1Unicio elettorale nazionale, a mezzo di estratto del verbale, il quoziente elettorale circoscrizionale, il numero
dei seggi rimasti non attribuiti nella circoscrizione, e. per ciascuna lista, il numero dei
candidati in essa compresi, la cifra elettorale, il numero dei seggi attribuiti ed i voti
residuati. L'estratto del verbale viene trasmesso, in plico sigillato, mediante corriere
speciale;
5) determina per tutte le sezioni istituite
a norma dell'articolo 31 e con le modalità
di cui al numero 3) dell'articolo 19 la cifra
individuale dei singoli candidati della circoscrizione sulla base della somma dei voti di
preferenza da essi ottenuti nelle predette
sezioni;
6) determina la cifra individuale di
ogni candidato. La cifra individuale di ogni
candidato è data dalla somma delle cifre
individuali ottenute da ogni candidato nelle
singole province nonché di quella di cui al
precedente numero 5);
7) determina la graduatoria dei candidati di ciascuna lista, a seconda delle rispettive cifre individuali. A parità di cifre individuali, prevale I'ordine di presentazione
nella lista.
Il presidente dell'ufficio elettorale circoscrizionale proclama, quindi, eletti, in corrispondenza del numero dei seggi attribuiti
la -eraa ciascuna lista, i candidati sequendo
duatoria prevista dal numero 7) del primo
comma.
Art. 22. - L'Ufficio elettorale nazionale, ricevuti gli estratti dei verbali da. tutti gli
uffici elettorali circoscrizionali di cui al numero 4) dell'articolo 21 provvede al riparto
dei seggi non attribuiti nelle circoscrizioni
tra le liste di candidati.
A tal fine procede alla somma dei predetti seggi e, per ciascuna lista, alla somma dei
voti residuati riportati nelle singole circoscrizioni dalle liste aventi il medesimo contrassegno. Divide la somma dei voti residuati
di tutte le liste per il numero dei seggi da
attribuirc; ncll'effettuare la divisione trascura l'eventuale parte frazionaria del quoziente. Il risultato costituisce il quoziente
elettorale nazionale.
Divide poi la somma dei voti residuati
di ogni lista per tale quoziente: il risultato
rappresenta il numero dei seggi da assegnare
a ciascuna lista. I seggi che rimangono ancora da attribuire sono rispettivamente assegnati alle liste per le quali queste ultime
divisioni hanno dato maggiori resti e, in caso
di parità di resti, a quelle liste che abbiano
avuto maggiori voti residuati; a parità di
questi ultimi si procede a sorteggio. Si considerano resti anche i totali dei voti residui
delle liste che non hanno raggiunto il quoziente nazionale.
I seggi spettanti a ciascuna lista vengono
attribuiti alla lista stessa nelle singole circoscrizioni seguendo la graduatoria decrescente dei voti residuati espressi in percentuale del relativo quoziente circoscrizionale.
A tal fine si moltiplica per cento il numero
dei voti residuati e si divide il prodotto per
il quoziente circoscrizionale.
COMUNI D'EUROPA
Qualora ad una circoscrizione, a seguito
delle operazioni effettuate ai sensi dei commi precedenti, venga assegnato un seggio in
più di quelli spettanti, il seggio assegnato
alla lista che nella circoscrizione ha il rapporto voti residui-quoziente circoscrizionale
più basso viene attribuito alla stessa lista
in altra circoscrizione seguendo la graduatoria di cui al quarto comma, sino ad arrivare alla circoscrizione alla quale è stato
attribuito un numero di seggi inferiore a
quello spettante.
Se i seggi assegnati in più sono due o più,
lo slittamento di cui al comma precedente
si etrettua iniziando dalla lista che nella
circoscrizione ha il rapporto voti residuiquoziente circoscrizionale più basso.
Se ad avere assegnato un numero di seggi
superiore a quello spettante sono due o più
circoscrizioni, l'operazione di cui ai commi
precedenti si effettua seguendo l'ordine con
il quale le circoscrizioni sono indicate nella
tabella A allegata alla presente legge.
Qualora ad una lista fosse assegnato un
seggio in una circoscrizione nella quale tutti
i candidati della lista stessa fossero stati
già proclamati eletti dall'uficio elettorale
circoscrizionale, l'ufficio elettorale nazionale
attribuisce il seggio alla lista in altra circoscrizione proseguendo nella graduatoria di
cui al quarto comma.
L'Ufficio elettorale nazionale comunica agli
uffici circoscrizionali le liste della circosci-izione alle quali sono attribuiti i seggi in
base al riparto di cui ai precedenti commi.
Di tutte le operazioni dell'uficio elettorale
nazionale viene redatto in unico esemplare
apposito verbale, che viene depositato nella
cancelleria della Corte di cassazione.
Art. 23. - L'ufficio elettorale circoscrizionale ricevute da parte dell'ufficio elettorale nazionale le comunicazioni di cui al penultimo comma dell'articolo 22 proclama eletto il candidato della lista che ha ottenuto,
dopo gli eletti in sede circoscrizionale, la
maggiore cifra individuale.
L'ufficio elettorale circoscrizionale invia,
quindi, attestato ai rappresentanti proclamati eletti a norma del presente articolo e
a norma dell'articolo 21.
Disposizioni particolari per gli elettori residenti nel territorio dei Paesi membri della
Comunità europea e di altri Paesi
Art. 26. - Le norme del presente titolo
per la disciplina del voto degli elettori italiani residenti nei Paesi della Comunità
avranno effetto a decorrere dalla pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale di un comunicato, emesso dal Ministro degli affari esteri
di concerto con qucllo dell'interno, attestante per ciascun Paese della Comunità che sono state rageiunte le intese idonee a garantire le condizioni necessarie per la concreta
attuazione delle norme stesse, nel rispetto
dei principi della libertà di riunione e di
propaganda politica e dei principi della segretezza e dclla libertà del voto.
I1 Ministro dell'interno, di concerto con
il Ministro degli affari esteri, emanerà norme in attuazione delle intese di cui al primo
comma ed in osservanza delle disposizioni
della presente legge. Il relativo decreto ministeriale sarà pubblicato nella Gazzetta Uf-
ficiale.
I termini previsti dal presente titolo, se
5
non diversamente stabilito, si intendono riferiti al primo giorno fissato per la votazione nel territorio nazionale.
Art. 27. - Gli elettori residenti nei Paesi
membri della C o m u n i t a ' e ~ r o ~ eper
a i quali,
a norma dell'ultimo comma dell'articolo 11
del testo unico 20 marzo 1967, n. 223, è stata annotata nelle liste elettorali la condizione di residente all'estero, possono votare per
la elezione dei rappresentanti italiani in seno all'Assemblea della Comunità europea
presso sezioni elettorali appositamente istituite nel territorio dei Paesi stessi.
Possono esprimere il proprio voto presso
le suddette sezioni anche gli elettori per i
quali nelle liste elettorali non è stata apportata l'annotazione indicata al comma precedente e che si trovino nel territorio dei
Paesi membri della Comunità europea per
motivi di lavoro o di studio. A tal fine essi
devono fare pervenire improrogabilmente
entro il quarantesimo giorno antecedente la
data della votazione al consolato competente
apposita domanda diretta al sindaco del comune nelle cui liste elettorali sono iscritti.
Nella domanda devono essere indicati il
cognome, il nome, il luogo e la data di nascita, il domicilio e l'indirizzo postale esatto
del richiedente nonché i motivi per i quali
lo stesso si trova nel territorio della circoscrizione consolare; detti motivi devono essere confermati ad opera del consolato.
Qualora la richiesta pervenga oltre il termine di cui al secondo comma, ovvero, se
non ricorrono le condizioni ivi previste, il
consolato provvede ad avvisare l'elettore che
potrà esprimere il voto presso la sezione
del comune nelle cui liste è iscritto.
Art. 28. - Gli elettori di cui all'articolo
precedente votano per le liste presentate
nella circoscrizione alla quale appartiene il
comune nelle cui liste elettorali sono iscritti.
Art. 29. - Entro il quindicesimo giorno
precedente la data della votazione i comuni provvedono a spedire agli elettori di cui
al primo comma dell'articolo 27 ed a quelli
di cui al secondo comma dello stesso articolo che abbiano fatto pervenire tempestiva
domanda, con plico raccomandato, il certificato elettorale ed apposita attestazione del
sindaco che autorizza l'elettore a votare secondo le modalità del presente titolo.
Della spedizione del certificato elettorale
agli elettori di cui al secondo comma del
predetto articolo 27 è data comunicazione
alla commissione elettorale mandamentale
perché apporti apposita annotazione sulle
liste sezionali.
Gli elettori di cui al presente articolo che
entro il quinto giorno precedente quello della votazione stabilito a norma del quarto
comma dell'articolo 7 non hanno ricevuto a
domicilio il certificato elettorale e I'attestazione del sindaco possono farne richiesta al
capo dell'uf~cioconsolare della circoscrizione che, ricevuta assicurazione telegrafica della iscrizione nelle liste elettorali da parte
del comune competente, rilascia apposita
certificazione per l'ammissione al voto e
provvede ad includere i nomi degli elettori
interessati in appositi elenchi, distinti per
sezione, da consegnare ai presidenti delle
sezioni alle quali gli elettori stessi sono assegnati a norma dell'articolo 31.
Art. 30. - Agli effetti dell'applicazione delle norme del presente titolo. l'espressione
uffici consolari comprende i consolati gc,)
.
COMUNI D'EUROPA
6
nerali di prima categoria, i consolati di prima categoria ed i vice consolati di prima
categoria. Le relative circoscrizioni comprendono quelle degli uffici consolari dipendenti
e degli uffici consolari che saranno loro aggregati con decreto del Ministro degli affari esteri Nei Paesi della Comunità in cui
non esistono gli uffici consolari di prima
categoria sopraindicati, le funzioni elettorali previste dal presente titolo sono svolte dalle ambasciate.
Art. 31. - Il Ministero dell'interno, d'intesa con il Ministero degli affari esteri, comunica ai capi degli uffici consolari, di cui
all'articolo 30, il numero complessivo degli
elettori ammessi a votare nelle relative circoscrizioni, determinato sulla base delle annotazioni di residenza nei Paesi membri della
Comunità inserite nelle liste elettorali di
tutti i comuni della Repubblica e delle domande presentate a norma del secondo comm a dell'articolo 27. La comunicazione deve
pervenire non oltre il venticinquesimo giorno successivo alla data di pubblicazione del
decreto di convocazione dei comizi.
Sulla base dei dati ricevuti, il capo dell'ufficio consolare suddivide gli aventi diritto al
voto di ciascuna località in sezioni, in modo
che ad ogni sezione venga assegnato un
numero di elettori non superiore a 1.000 e
non inferiore a 400. L'assegnazione degli elettori tra le sezioni istituite è fatta per ordine
alfabetico, indipendentemente dalla circoscrizione alla quale appartiene il comune nelle cui liste elettorali l'elettore è iscritto.
Quando in una località non sia possibile
l'istituzione del seggio per mancanza del minimo previsto dal comma precedente, gli
elettori ivi residenti sono assegnati alla sezione istituita nella località più vicina della
stessa circoscrizione consolare.
Il capo dell'ufficio consolare provvede a
reperire e a d arredare le sezioni elettorali
osservando, per quanto è possibile, le disposizioni del testo unico 30 marzo 1957, numero 361, in modo da assicurare, comunque, la segretezza del voto.
Art. 32. - Con dichiarazione scritta, autenticata da un notaio o da un sindaco o da
una autorità diplomatica o consolare, i delegati di cui all'articolo 11, quarto comma, lettera b), dei partiti o gruppi politici che abbiano presentato ed abbiano avuto ammessa
una lista di candidati in almeno una circoscrizione elettorale, o persone da essi autorizzate con atto autenticato nei modi sopra
indicati, hanno diritto di designare:
1) un rappresentante effettivo ed uno
supplente del partito o del gruppo politico
per ciascuna circoscrizione consolare del
Paese per il quale sono stati designati, perché vengano sentiti dal capo dell'ufficio consolare, per la nomina degli scrutatori dei
seggi istituiti nella circoscrizione stessa;
2) un rappresentante effettivo ed uno
supplente presso l'ufficio di ciascuna sezione istituita nella circoscrizione consolare.
Per le predette designazioni, i delegati devono dimostrare la loro qualifica esibendo la
ricevuta di cui all'articolo 1 1 , ultimo comma, lettera b).
Nel caso che alla designazione dei rappresentanti di cui ai precedenti numeri 1)
e 2) provvedono delegati dei delegati, a norma del primo comma del presente articolo,
il notaio, il sindaco o l'ufficiale diplomatico
o consolare. nell'auteriticarne la firma, dan-
no atto dell'esibizione loro fatta della ricevuta rilasciata dal Ministero dell'interno all'atto del deposito del contrassegno di lista.
Le designazioni di cui al primo comma,
numero 1, del presente articolo sono presentate entro il ventiduesimo giorno precedente quello della votazione al capo dell'ufficio consolare; quelle di cui al primo comma, numero 2, sono presentate, entro il giorno precedente quello della votazione stabilito a norma del quarto comma dell'articolo 1, al capo del predetto ufficio, che ne
dovrà curare la trasmissione ai presidenti
delle sezioni elettorali, ovvero direttamente
ai singoli presidenti delle sezioni prima dell'inizio della votazione.
settembre 1978
Inoltre, il capo dell'ufficio consolare provvede a far consegnare, per ognuna delle circoscrizioni di cui alla tabella A allegata alla
presente legge:
1) tre copie del manifesto contenente la
lista dei candidati;
2) il pacco delle schede sigillate, con
l'indicazione, sull'involucro esterno, del numero delle schede contenute;
3) un modulo per la registrazione degli
elettori votanti.
Le caratteristiche' essenziali delle urne per
la votazione di cui al n. 4 del primo comma
sono stabilite con decreto del Ministro dell'interno.
Art. 33. - La nomina dei presidenti di segArt. 37. - Salvo quanto disposto dai comgio per ogni sezione elettorale istituita a nor- mi seguenti, le operazioni di votazione e di
ma dell'articolo 31 è effettuata dal presiden- scrutinio hanno luogo secondo le disposite della corte d'appello di Roma entro il zioni dei titoli IV e V del testo unico
quindicesimo giorno precedente quello della 30 marzo 1957, n. 361, nei giorni e nelle ore
votazione, Fra gli iscritti a d un elenco di determinati con decreto del Ministro delelettori residenti nelle rispettive circoscri- l'interno, a norma del quarto comma del
zioni consolari interessate, che siano idonei precedente articolo 7.
all'ufficio.
Gli elettori, per essere ammessi a votare
La nomina è comunicata agli interessati nelle sezioni istituite a norma dell'articolo
per il tramite delle rappresentanze conso- 31, devono esibire il certificato elettorale e
lari competenti.
l'attestazione di cui al primo comma dell'arL'elenco di cui al primo comma è formato ticolo 29 ovvero la certificazione di cui aldalla cancelleria della corte d'appello di Ro- l'ultimo comma dello stesso articolo.
ma, secondo le norme che saranno stabilite
All'atto della votazione l'ufficio elettorale
dal Ministero di grazia e giustizia di con- di sezione annota sul modulo corrispondente
certo con quelli degli affari esteri e dell'in- alla circoscrizione alla quale appartiene il
terno, entro un mese dalla entrata in vigore comune nelle cui liste elettorali l'elettore è
della presente legge.
iscritto, cognome, nome, data e luogo di
In caso di impedimento del presidente nascita dell'elettore stesso.
nominato con le modalità di cui ai preceLe schede votate sono immesse nell'unidenti commi, il capo dell'ufficio consolare ca urna di cui il seggio è dotato.
provvede a nominare altro idoneo elettore,
Alle sezioni elettorali istituite a norma
prima della costituzione dell'ufficio eletto- dell'articolo 31 non si applicano le disposirale di sezione.
zioni degli articoli 49, 50, 51, 52, 53 e 54 del
Art. 34. - Tra il quindicesimo e l'ottavo testo unico 30 marzo 1967, n. 361 e degli
giorno precedente quello della votazione, il articoli 8 e 9 della legge 23 aprile 1976, nucapo dell'ufficio consolare nomina, tra gli mero 136.
I certificati medici eventualmente richieelettori italiani residenti nella circoscrizione
consolare, sentiti i rappresentati di cui al sti dagli elettori agli effetti dell'articolo 55
punto 1 del precedente articolo 32, cinque del testo unico 30 marzo 1957, n. 361, posscrutatori, di cui uno a scelta del presiden- sono essere rilasciati da un medico del luogo.
Dopo che gli elettori hanno votato, il prete, assumerà le funzioni di vice presidente,
sidente
procede alle operazioni di cui all'arper ogni ufficio di sezione istituito.
ticolo 67 del testo unico 30 marzo 1957.
Il segretario è nominato dal presidente
tra gli elettori della circoscrizione consolare. n. 361, separatamente per ogni circoscrizione elettorale. Successivamente, nell'ora
Art. 35. - Sono esclusi dalle funzioni di che sarà stabilita con decreto del Ministro
presidente, di scrutatore e di segretario de- dell'interno, in relazione all'attuazione delgli uffici elettorali di sezione, istituiti a nor- le norme di cui ai paragrafi 1 e 2 dell'artima del precedente articolo 31, i1 personale colo 9 dell'atto relativo all'elezione dei rapdi ruolo ed a contratto del Ministero degli presentanti nelllAssemblea della comunità
affari esteri in servizio presso le rappresen- europea approvato e reso esecutivo con legtanze diplomatiche e consolari nei paesi ge 6 aprile 1977, n. 150, prima di procedere
membri della Comunità europea.
alle operazioni di scrutinio, il presidente del
seggio elettorale suddivide le schede votate
Art. 36. - Prima dell'insediamento del
per circoscrizione elettorale.
seggio il capo dell'ufficio consolare provveIl presidente, qualora abbia accertato che
de a far consegnare al presidente di ogni
i votanti di una circoscrizione elettorale siaufficio elettorale di sezione della circoscrino inferiori a dieci, chiude le relative schede
zione consolare:
in un plico che, sigillato con il bollo della
1) il plico sigillato contenente il bollo sezione, viene recapitato a d altra sezione
della sezione;
della circoscrizione consolare, che sarà in2) copia dei provvedimenti di nomina dicata dal capo dell'ufficio consolare, press o la quale hanno votato elettori appartedegli scrutatori;
3) le designazioni dei rappresentanti di nenti alla stessa circoscrizione elettorale.
Delle operazioni di cui al comma precelista ricevute a norma dell'articolo 32, ultidente deve farsi menzione nel verbale delmo comma;
le sezioni interessate.
4) un'urna per la votazione;
I1 presidente dà, quindi, inizio alle ope5) un congruo numero di matite copia- razioni di spoglio dei voti seguendo l'ordine con il quale le circoscrizioni elettorali
tive per la espressione del voto.
COMUNI D'EUROPA
settembre 1978
sono elencate nella tabella A allegata alla
presente legge. Durante lo spoglio dei voti di
una circoscrizione elettorale, le schede relative alle altre circoscrizioni debbono essere
custodite in apposite buste sigillate con il
timbro della sezione.
Se per causa di forza maggiore l'ufficio
non possa ultimare le operazioni di scrutinio entro il termine di 12 ore dall'inizio delle medesime, si applicano le disposizioni dell'articolo 73 del testo unico 30 marzo 1957,
n. 361.
Le schede votate e non spogliate vengono
incluse in apposite buste.
Le predette buste e gli altri plichi di cui
al citato articolo 73 devono essere recapitati secondo le modalità del successivo articolo 38.
I
I1 presidente dell'ufficio elettorale di sezione provvede a far redigere, in duplice
esemplare, apposito verbale, nel quale deve essere presa nota di tutte le operazioni
prescritte dalla presente legge e deve farsi
menzione di tutti i reclami e proteste presentate.
I1 presidente provvede, altresì, a far compilare un estratto del verbale, per ciascuna
circoscrizione elettorale, contenente i risultati della votazione e dello scrutinio.
L'estratto del verbale deve essere compilato anche quando, per una circoscrizione,
non risulti votata alcuna scheda ovvero le
schede siano state assegnate per lo scrutinio ad altro ufficio elettorale di sezione, a
norma dell'ottavo comma del presente articolo.
Di tali circostanze viene Eatta menzione
nell'estratto.
Art. 38. - I plichi formati a norma dell'articolo 67 del testo unico 30 marzo 1957,
n. 361, per ognuna delle circoscrizioni elettorali, debbono essere consegnati, contemporaneamente, da appositi incaricati, prima che
inizino le operazioni di scrutinio, al capo dell'ufficio consolare, che ne rilascia ricevuta.
I plichi contenenti un esemplare del verbale e gli estratti per ognuna delle circoscrizioni elettorali, devono essere recapitati,
con tutti gli atti dello scrutinio, al termine
delle operazioni del seggio, dal presidente
o, d a apposito incaricato per delegazione
scritta, al capo dell'ufficio consolare, il quale provvederà a d inoltrare i plichi contenenti gli estratti e gli atti dello scrutinio, nonché i plichi di cui al primo comma, ai com-
pctenti uffici elettorali circoscrizionali presso i quali resteranno depositati.
I1 plico contenente l'esemplare del verbale, invece, dovrà essere inoltrato alla corte
d'appello di Roma.
I1 secondo esemplare del verbale e degli
estratti deve essere depositato presso la sede dell'ufficio consolare, perché ogni elettore possa prenderne conoscenza.
Ogni ufficio di sezione deve, infine, provvedere a restituire l'urna, il timbro, le matite ed il materiale non consumato al capo
dell'ufficio consolare, che ne curerà la conservazione e la restituzione ai competenti
uffici.
Art. 39. - Gli elettori di cui al primo comma dell'articolo 27 e quelli di cui al secondo
comma dello stesso articolo che abbiano presentato tempestivamente la domanda ivi prevista, se rimpatriano, possono esprimere il
voto presso la sezione nelle cui liste sono
iscritti.
A tal fine, essi devono comunicare entro
il giorno precedente quello della votazione,
al sindaco del comune nelle cui liste elettorali sono iscritti, che intendono votare nel
comune stesso. I1 sindaco d à atto di tale
comunicazione in calce al certificato elettorale. Di tale annotazione il presidente dell'ufficio elettorale di sezione prende nota accanto al nominativo dell'elettore, nelle liste della sezione.
Art. 40. - Al presidente ed ai componenti
degli uffici elettorali di sezione istituiti a
norma dell'articolo 31 è corrisposto dal ca-
po dell'ufficio consolare un onorario fisso
ammontante, rispettivamente, a lire 50.000 e
a lire 40.000, al lordo delle ritenute di legge.
Art. 41. - E' consentita per l'elezione dei
rappresentanti dell'assemblea la votazione
degli elettori appartenenti ai Paesi della Comunità europea che si trovano in Italia al
momento della votazione stessa nel rispetto
delle intese allo scopo intervenute tra i detti
Paesi ed il Governo italiano.
Le misure di volta in volta necessarie a
tale scopo sono disposte dal Ministro dell'interno, previe intese con quello degli affari esteri.
Art. 42. - Ad ogni elettore residente negli
Stati che non sono membri della Comunità
europea, entro il ventesimo giorno successivo a quello della pubblicazione del decret o di convocazione dei comizi, a cura dei
comuni di iscrizione elettorale è spedita una
cartolina avviso recante l'indicazione della
data della votazione, l'avvertenza che il destinatario potrà ritirare il certificato elettorale presso il competente ufficio comunale e che la esibizione della cartolina stessa
d à diritto al titolare di usufruire delle facilitazioni di viaggio per recarsi a votare nel
comune di iscrizione elettorale.
Le cartoline devono essere spedite in raccomandata per via aerea.
Le cartoline avviso di cui al primo comma dovranno essere inviate anche agli elettori che si trovano nei Paesi della Comunità
europea nel caso in cui, in attuazione dell'articolo 26, non possano avere effetto le
norme del presente titolo.
Tabella A
CIRCOSCRIZIONI ELETTORALI
Regioni
I Piemonte-Valle D'Aosta-Liguria
I1 Lombardia
111 Veneto-Trentino Alto Adige-Friuli Venezia
Giulia
IV Emilia Romagna-Marche
V Toscana-Umbria
VI Lazio-Sardegna
VI1 Abtuzzi-Molise-Puglia
VI11 Campania-Basilicata
IX Sicilia-Calabria
Capoluogo
della
circoscnzione
Seggi (1)
delle
circoscrizioni
Torino
Milano
Venezia
10
13
9
Bologna
Firenze
Roma
Bari
Napoli
Palermo
8
6
9
8
8
10
(1) La ripartizione dei seggi alle singole circoscrizioni è stata effettuata da
ropa
»
Comuni d'Eusulla base dei risultati dell'ultimo censimento generale del 1971.
COMUNI D'EUROPA
- PIAZZA DI T R E V I , 86 - 00187 ROMA
- TEL. 678.45.56
COMUNI D'EUROPA
settembre 1978
-
XIX
-
dalla Commissione per ottenere il sostegno
dei datori di lavoro e dei sindacati a misure
di controllo delle forze inflazionistiche.
16. La Comunità deve lottare contro I'inflazione e la disoccupazione con l'intera
gamma delle sue politiche, richiamate in
questo testo. Parte di queste politiche, tra
le quali quelle della concorrenza, degli aiuti
a livello dello Stato e delle regioni, dovrebbero essere riformate per adattarle ai pressanti problemi economici di oggi.
17. La Comunità deve garantire la piena
occupazione con una economia di salari elevati e di alte capacità, e con condizioni ve-ramente civili per tutti i suoi lavoratori. A
questo scopo, sono indispensabili riforme
di struttura. Nella riconversione delle industrie con eccedenze di produzione, la Comunità deve assicurare l'equa distribuzione
dei vantaggi e dei costi. E' necessario uno
sforzo maggiore della Comunità per sostenere i programmi degli Stati membri di addestramento e collocamento dei lavoratori.
18. Gli sforzi della Comunità per migliorare la posizione dei lavoratori in condizioni
di svantaggio e per ridurre la disoccupazione con l'addestramento e la creazione di
nuovi posti di lavoro dovrebbero essere intensificati. Il bilancio del Fondo sociale dovrebbe essere aumentato in modo sostanziale. La Comunità dovrebbe promuovere la
partecipazione dei lavoratori e il progresso
continuo della sicurezza e della condizione
del lavoro.
19. La Comunità deve garantire a tutti
i suoi cittadini eguali opportunità di lavoro
in tutti i paesi membri; e il riconoscimento reciproco delle qualifiche professionali.
La Comunità dovrebbe anche assicurare ai
lavoratori immigrati da paesi terzi I'occupazione a condizioni eguali a quelle dei propri lavoratori.
20. Alcune industrie della Comunità, come la siderurgia, le costruzioni navali, l'industria tessile e quella aeronautica, esigono
una pronta ristrutturazione; e bisogna tener
conto del fatto che il numero delle industrie
d a ristrutturare t destinato a crescere a causa dei mutamenti rapidi nelle tecnologie e
nel commercio mondiale. La Comunità deve
pertanto disporre di fondi adeguati per facilitare la riduzione dell'eccesso di capacità
produttiva e per creare nuovi posti di Iàvoro basati su moderne strutture .~ r o.d u t t i v e .
21. Nella Comunità l'investimento nella
industria t caduto a bassi livelli. Sulla base
delle proposte della Commissione, la Comunità dovrebbe costituire, con l'emissione di
obbligazioni europee, un fondo da usare per
promuovere gli investimenti industriali in
tutti i paesi membri.
22. In alcuni settori, le imprese della .Comunità non sono ancora in grado di eguagliare la 'dimensione e la forza delle grandi
multinazionali americane. Le proposte per
uno statuto europeo delle società dovrebbero essere attuate senza ulteriori ritardi. La
ricerca e lo sviluppo a livello della Comunità devono essere rafforzati. Le grandi imprese devono essere fermamente sorvegliate
per evitare che abusino della loro forza.
A g t ' i ~ . o l t ~ f retrergiu,
(~,
trusporti
Stabilith e sicurezza internazionale
28. I membri della Comunità sono Stati
23. La politica agricola comune dovrebbe essere riformata allo scopo di concedere . di piccole e medie dimensioni che dipendomaggiori aiuti per le riforme di struttura no dal commercio internazionale per il loro
e il sostegno del reddito degli agricoltori più benessere e dagli Stati Uniti per la loro sipoveri. Ciò renderebbe la Comunità capace curezza. Separatamente, ciascuno Stato è in
di tenere bassi i prezzi agricoli in termini posizione di debolezza. Uniti, possono, con
reali senz.a ridurre il benessere di coloro che la Comunità, difendere gli interessi dei loro
lavorano nell'agricoltura. Nel contempo la popoli, promuovere la pace e ridurre lo
politica agricola comune dovrebbe prendere scarto tra paesi industriali e paesi in via
i l suo posto a fianco delle politiche per di sviluppo. La Comunità deve realizzare
l'industria e gli altri settori come uno degli una piena capacità di azione, e deve parlare
aspetti di una politica economica equili- con una sola voce in una sfera molto più
ampia di questioni internazionali.
brata della Comunità.
24. La Comunità dovrebbe adottare tempestivamente una politi'ca comune per lo
sviluppo delle risorse energetiche dei paesi
membri. Dovrebbe fissare standards precisi
di accettabilità ambientale circa l'uso dei
combustibili nucleare e fossile e dovrebbe
adoperarsi per lo sviluppo di altre fonti di
energia. La Comunita dovrebbe sostenere la
ricerca, lo sviluppo e gli investimenti nel
settore delle fonti europee di approvvigionamento e attuare le proposte della Commissione per ridurre il consumo di energia nei
paesi membri.
25. La politica comune dei trasporti non
dovrebbe limitarsi all'elaborazione di norme
per la disciplina europea della concorrenza
ma promuovere anche progetti comuni come il tunnel del Canale della Manica ed una
rete di treni veloci attraverso l'Europa.
26. La Comunità deve completare il « Programma di azione sociale » e andare oltre
con una azione più energica in settori come
quelli dell'occupazione femminile, dei giovani e degli handicappati, della tutela del consumatore e del controllo dell'inquinamento.
Il diritto all'eguaglianza delle retribuzioni
deve diventare pienamente effettivo, e la Comunità deve prestare maggiore attenzione ai
bisogni speciali delle donne circa I'addestramento e il riaddestramento. E' necessario
uno sforzo particolare per eliminare la disoccupazione giovanile. La Comunità deve
situare ad un grado più elevato di priorità
le questioni dell'inquinamento e della protezioiie dei consumatori in modo d a fare tutto il possibile per arrestare la degradazione
dell'ambiente e migliorare la qualità della
vita. La Comunità dovrebbe collaborare con
gli altri Stati, democratici europei nel Consiglio d'Europa in settori come quelli dei
lavoratori migranti, della protezione dell'ambiente c della cooperazione culturale.
29. I successi della Comunità nei negoziati commerciali non sarebbero stati possibili
senza la esistenza di un rappresentante unico, che trattava sulla base della tariffa comune. I paesi della Comunità dovrebbero
estendere il principio della rappresentanza
comune al settore monetario, ad altri settori
economici e a d altri aspetti delle relazioni
internazionali. La distinzione artificiale tra
la cooperazione in materia di politica' estera
dei Nove, e la condotta esterna della Comunità in materia di affari economici, dovrebbe essere rimossa, e i paesi membri dovrebbero adottare una sistema coordinato di politica estera tale d a condurre ad una politica
estera comune basata sulle istituzioni comunitarie. La Comunità potrebbe, in questo modo, stabilire un rapporto di maggior eguaglianza con gli Stati Uniti e l'Unione Soviefica.
30. La Comunità dovrebbe favorire lo sviluppo dei paesi delllAfrica, dell'Asia e dell'America latina e dovrebbe, nello stesso
tempo, proporsi di garantire i suoi rifornimenti di materie prime essenziali. La Convenzione di Lomé, che fornisce un quadro
per il commercio, l'aiuto e la stabilizzazione
dei prezzi, S un esempio eccellente di ciò che
può ottenere una Comunità unita. La Comunità dovrebbe sviluppare i suoi rapporti con
i paesi delllAsia e delllAmerica latina su un
Fondamento simile, e dare il suo pieno contributo ad un ordine economico internazionale nel quale lo scarto tra paesi ricchi e
poveri venga progressivamente ridotto. La
Comunità dovrebbe esercitare la sua influenza per contribuire alla composizione pacifica di conflitti come quelli del Medio Oriente e dell'Africa australe.
Sicurezza
31. Tutti i paesi della Comunità hanno
un comune interesse alla sicurezza di ognuno. La Comunita dovrebbe agire per ridurre
il rischio di conflitti internazionali; e, nei
confronti dell'Europa orientale, per ottenere
sulla base della reciprocità l'abbassamento
delle barriere e la riduzione degli armamenti. Gli sforzi dei paesi membri per garantire la loro sicurezza sarebbero meno costosi
e più efficaci se essi raggiungessero una maggiore unità nell'uso del loro potere politico
ed economico e se migliorassero la loro cooperazione in materia di difesa in seno al
Patto Atlantico ad esempio con la standardizzazione degli armamenti. I paesi membri
potrebbero ridurre ulteriormente il costo
della loro difesa, e conseguire un migliore
equilibrio nelle loro relazioni'con gli Stati
Uniti, con la creazione di una Agenzia comunitaria per l'acquisto di armi. secondo le
proposte della Commissione.
-
Si.ilrippo regiotlule
27. La Comunità dovrebbe usare I'intera
gamma delle sue politiche per portare la
prosperità in ognuna delle sue regioni con
una azione vigorosa e coordinata nei confronti delle regioni più povere. Sinora la
Comunità non ha potuto disporre dei mezzi
indispensabili. Bisognerebbe distribuire nsorse sufficienti per provocare una riduzione radicale delle disparità tra regioni ricche
e povere. I paesi della Comunità ai quali
appartengono le regioni più povere dovrebbero agire di concerto aumentando i loro
sforzi per raggiungere un tasso soddisfacente di sviluppo. La Comunità dovrebbe promuovere la cooperazione tra le régioni di
frontiera.
-
XX
Verso una democrazia europea
32. Agendo nel modo che abbiamo descritto la Comunità darebbe un grande contributo al benessere e alla sicurezza dei
suoi cittadini. Ma essa non potrà agire efficacemente senza istituzioni migliori e più
forti. La Comunità non deve solo applicare
i Trattati. Essa deve diventare una democrazia sottoposta a controllo parlamentare.
Elezioni europee
33. L'elezione del Parlamento europeo costituisce il passo più importante in questa
direzione. Essa consentirà al popolo di stabilire un legame diretto con le istituzioni e
la politica della Comunità. Essa fornirà un
elemento essenziale del pieno controllo democratico che il popolo deve avere sugli
affari della Comunità. Noi ci batteremo per
far si che la campagna elettorale metta in
evidenza questioni europee costruttive, e
per ottenere una alta partecipazione da parte di un elettorato bene informato.
Controllo parlarnenture
34. Le elezioni europee sono essenziali
per la democrazia europea. Ma esse non raggiungeranno il loro scopo se il Parlamento
non eserciterà una influenza effettiva sugli
affari della Comunità. I poteri legislativi e
di bilancio del Parlamento, e il suo ruolo
nella nomina dell'esecutivo, devono essere
rafforzati. Per cominciare dovrebbero essere
attuate alcune raccomandazioni del rapporto Tindemans. I1 Parlamento dovrebbe condividere con il Consiglio dei Ministri la responsabilità per la nomina della Commissione, per la emanazione della legislazione della Comunità e per la ratifica dei Trattati.
Dovrebbe usare appieno i suoi attuali modesti poteri in materia di bilancio, stabilire
rapidamente il nuovo sistema di controlli
parlamentari per il bilancio europeo e assicurarsi maggiori poteri sul bilancio nel suo
insieme.
35. Noi crediamo che i membri del Parlamento europeo eletti direttamente rivendicheranno questi poteri. Così facendo, essi
non tenteranno né di dominare i Parlamenti nazionali né di controllare gli affari nazionali dei paesi membri; ma, al contrario,
cercheranno di sottoporre al controllo democratico europeo le questioni comunitarie
che sfuggono al controllo effettivo dei Parlamenti nazionali. I parlamentari dovrebbero proporsi di estendere sempre di più l'influenza dei cittadini sugli affari della Comunità grazie ad un crescente controllo da parte del Parlamento, in modo tale da realizzare una costituzione pienamente democratica
per la Comunità. Se venisse a mancare il riconoscimento di questo ruolo del Parlamento europeo da parte dei governi nazionali, la
loro decisione di indire elezioni dirette risulterebbe, a lungo termine, priva di significato e rovinosa per la democrazia europea.
Verso un noverno euroveo
36. L'interesse comune dei popoli della
Comunità potrà essere realmente rappresentato solo da istituzioni specificamente destinate a tale scopo: un Parlamento europeo
eletto direttamente e una Commissione responsabile nei suoi confronti. La responsabilità di fronte al Parlamentocontribuirà a
dare alla Commissione la legittimità democratica e la forza politica di cui abbisogna
per agire in modo efficace. Tuttavia il Con-
COMUNI D'EUROPA
siglio dei Ministri avrà un ruolo da svolgere fino a che gli Stati membri parteciperanno direttamente al governo della Comunità.
37. Al presente stato dei fatti l'azione del
Consiglio è troppo lenta e incerta. I1 Consiglio dovrebbe essere reso più efficiente attuando senza indugio alcune proposte del
rapporto Tindemans. I governi dovrebbero
ammettere un uso più ampio del voto a maggioranza secondo le disposizioni del Trattato di Roma. I1 Consiglio dovrebbe impegnarsi a prendere in esame tutte le risoluzioni
che il Parlamento europeo gli indirizza.
38. I1 Consiglio europeo, nel quale si in.contrano i capi di governo degli Stati membri e il Presidente della Commissione, dovrebbe agire, nel quadro della Comunità per
tutte le questioni di competenza comunitaria. Esso dovrebbe fornire la necessaria direzione politica circa tutte le questioni non
ancora trattate dalla Comunità, ma rispetto
alle quali una più stretta unità sarebbe di
grande giovamento per i paesi membri.
39. Con cambiamenti di questo genere, la
Comunità diventerebbe più efficiente nel breve termine. Ma per soddisfare i bisogni dei
suoi cittadini, la Comunita deve avanzare da
questa fase verso quella contrassegnata da
un governo europeo sottoposto a controllo
parlamentare. In questa prospettiva si deve
pensare a un Senato, che rappresenterebbe
gli Stati membri e forse le regioni della
Comunità, C che condividerebbe con il Parlamento eletto direttamente il controllo sul
governo europeo.
La Corte di Giustizia e i diritti dell'uorno
40. La Corte di Giustizia incarna la volontà della Comunità di far valere i principi del
diritto, e simboleggia il suo rifiuto di ogni
forma di governo autoritario e totalitario.
Ma ora che la Comunità avanza verso l'unione politica, il suo rispetto per i principi della libertà e della giustizia deve essere reso
ancora più chiaro. A tutti i cittadini della
Comuntià deve essere garantito l'esercizio
dei diritti dell'uomo nell'ambito di un sistema di democrazia pluralistica. Una Carta
dei Diritti dell'uomo, basata sulla convenzione europea, dovrebbe diventare parte del
diritto della Comunità. Tutti i cittadini dovrebbero aver accesso alla Corte di giustizia per la tutela dei diritti riconosciuti dalla Carta.
41. I1 Parlamento Europeo ed il Consiglio dovrebbero prendere in esame i modi
nuovi con i quali si possono estendere i diritti dei cittadini sia mediante la tutela dei
diritti di gruppi quali le minoranze etniche,
linguistiche e religiose; sia mediante il riconoscimento di diritti nuovi rispetto ai
tradizionali diritti individuali e sociali, come il diritto alla pace ed il diritto alla propria identità per le comunità locali e regionali; sia mediante l'istituzione di un commissario europeo per i Diritti dell'uomo; sia
mediante l'adesione della Comunità, in quanto tale, alla Convenzione europea dei diritti
dell'uomo. Il Parlamento europeo e il Consigli0 dei Ministri dovrebbero definire i principi della democrazia pluralistica cui tutti
gli stati membri dovrebbero conformarsi.
Regioni e minoranze nazionali
42. Lo sviluppo di istituzioni europee ha
fatto nascere il timore sia di un distacco
troppo grande del governo dai cittadini, sia
settembre 1978
dell'uniformità che potrebbe essere imposta dalla Comunità ai suoi diversi popoli.
Ma l'uniformità e il centralismo sono l'antitesi dei principi del federalismo sulla cui
base bisogna costruire la Comunità. Questi
principi consentono di realizzare una giusta
suddivisione del potere tra i livelli europeo,
nazionale, regionale e locale. La Comunità
dovrebbe esercitare solamente le funzioni
che gli Stati membri non sono in grado di
assolvere e stabilire regole comuni per i
soli casi in cui risultino necessarie nel comune interesse.
43. La Comunità dovrebbe stabilire un
rapporto diretto con le istituzioni del governo regionale e locale. Ciò dovrebbe comportare, ogni volta che sia possibile,. rapporti
con le istituzioni che rappresentano comunità etniche e minoranze nazionali. I governi
dei paesi membri non dovrebbero intralciare il funzionamento di questi legami, in
ispecie per quanto riguarda l'organizzazione
di un programma regionale di sviluppo dell a . Comunità, che dovrebbe disporre della
base economica necessaria per un pieno
sviluppo sociale, culturale e politico' di ogni
parte della Comunità.
Una comunità di tutte le democrazie europee
44. I1 nostro fine ultimo è l'unione politica ed economica di tutti gli Stati democratici europei. Soltanto l'unione può assicurare la difesa della democrazia in ogni paese, e garantire la comune partecipazione al
progresso economico e sociale dell'Europa.
In questa prospettiva noi ci rallegriamo per
le nuove domande di adesione alla Comunità, ed attendiamo sin da ora il giorno nel
quale tutte le democrazie europee saranno
pronte e capaci di entrare nella Comunita.
45. E' essenziale, a questo riguardo, che
i progressi verso l'unione non subiscano ritardi a seguito dell'allargamento.
46. L'aumento del numero dei membri
renderà necessaria sia la limitazione ulteriore del diritto di veto, sia l'estensione della pratica del voto a maggioranza nel Consiglio. La prospettiva dell'allargamento rende perciò ancora più urgente il rafforzamento della Comunità - con una riforma delle
sue istituzioni come quella qui proposta allo scopo di darle la piena capacità di rappresentare l'interesse comune.
47. La fragilità della democrazia e il livello economico più basso in alcuni paesi
del Mediterraneo costituiscono una sfida
per la Comunita nel suo insieme. Bisogna
perciò stabilire come base politica per lo
ulteriore allargamento, ferme salvaguardie
della libertà e della democrazia pluralistica.
La politica economica ed i1 bilancio della
Comunità dovranno essere rafforzati e modificati in modo tale da poter soddisfare le
nuove esigenze alle quali si dovra far fronte.
48. La Comunità può servire gli interessi
dei suoi popoli solo se essi sapranno darle
i poteri e le istituzioni di una unione politica ed economica. Ciò offrirebbe la prospettiva di una pace più certa e di un maggior
benessere per ogni paese membro e ancor
-viù Der i ~ a e s iche hanno chiesto di farne
parte. E' nell'interesse di tutti, senza distinzione alcuna, che l'allargamento non indebolisca questa prospettiva, ma serva invece
da stimolo per la trasformazione democratica della Comunità negli Stati Uniti d'Europa.
settembre 1978
COMUNI D'EUROPA
L'esperienza tecnica, politica ed istituzionale
di Brescia nel campo energetico illustrata a Parigi
Il I O t7iuggio 1978 si è riiitlitu a Palais Bourhoil a Parigi la Cornttii.ssiot~e dellu prodlrziorte e degli scuiilhi tlell'Assemhlea traziorlule (corri.sporlde~ltetillu nostra Cunleru dei
Depiiiuti) per iirr'udienza cotioscitiva rigirardailte irtl progetro d i legge sulle ecotiomie
di etrergia d i ciii uppirtlto 1'As.senihlea tiuziotlule ercr stata irivestita.
Qiresru setlirtti d i Coiirtni.s.siorie nieritu trtra
uttetiziotie pcirticolare iiot? tattto per il terna
crll'ortliiie tlel giorno che piire e d i grande
iriteresse per i 11rihhlici a i i ~ n ~ i n i s t r a t o rtnu
i
11erclié. coi1 proce(1iira iiisolita inu d i note~ ~ o l~igriificato
e
politico, s o t ~ o stati itlvituti
t1 fortrire eletiterlri tli i t ~ l o r n ~ a z i o t iee notizie
.sii .specifiche esperieiize il siirdaco dellu cittù tli Brescia, AISI!.Cesare Trehesclii, r l'ing.
I,ircirrr~o Silveri, pre.sitleiite dell'Azientla ser\li-i iiiiiiiicipa1i:zati d i Brescia.
Prihhliclricitrio la reluzioire i t i t r o d ~ i t t i i ~del
u
.sitrtla(~oT r e h e c h i e l i t i srio srrccessii~ointeri.eiito tiel corso tlrll'atllpio dibattito durato
oltre tre ore con la partecipuziotie d i parlattreiltciri fralrce.si, tli alti /irnzionari delle a i ~ i t!iiiri.struzioiii corripeteiiti e d i esperti.
Il testo piibl?lictito offre certairleiite spiilit i iirtere.sstrtlti per i tiostri uiiiiiiiitistratori
1oc(ili .sotto il 11rofilo delle soluzioni tecniche
(irlottcire tiell'ùi~ihitotle1 coiniiiie d i Brescia
per itieglio ri.spotltlere alle attese dei citturliiri: rrlteriori e piìt specifiche iriforniuzioiii
iti tilerito potrtriiiio essere chieste direttaiilerite n1 .sitltluco [li Brescici e al presidente
(lel1'Azietitlrr ii~iiriicipulizztittr.
Ma iti qiiestti setle l'episodio ci stiggerisce
sopratirtto drie coiisitleruziotii di forido. La
priinu rigirarda il fatto iti sé, cioè la iloilitù d i
i r t i irivito rivolto tlti iiti'As.setnhlea purlamerlture cirl tri~rinini.stratoriloccili appartenenti atl
trltro paese tneinbro della Cotnlrtiità, riteniiti
idoriei a forilire irtili twzioili in vista dell'iter
tli l i t l proi~i~ediineiito
legislativo. Ciò significn,
a ilostro parere, che il processo d i integrazione eiiropea petietra, i~eraitiente,s e m p r e piìt
nelle siilgole realtà iiuzionali, che si riconosce il cartlttere .sostanzialnieiltr comttrle d i
ttrolti prohleini, che la loro soltrziorie dipetltle orinai spesso dall'clpporto tli cot~trihittie
(li e.rperietize clie tra.scetidorio i cotifirli 11uyiorlnli, clie aticlie psicologicclmente staririo
crollatl~locxrte hnrriere e certe presrrnzioni
ritrziotitrli, perfirio certe retilore forinelli che
i11 tiltri tenipi aijrehhero certainerite ostacoItrto iiricl procedrrrti così iiisolita.
La secoti(1n o.s.seri~a~ioiie
gioila t1 far sirperare, qirulora sii.s.si.stes.se, ~iil'ititerpretazione
ritliittivci d i qzresto episodio che ilor1 prrò essere pre.setrtuto solo cottie rrtl e.serltpio tli
collahornziotie a liilello t e c t ~ i c o o tecilologico. I r i realtù il siiidaco tli Brescia, nel .slro
iiiteri~etito,Iia opportiit?aiiteiite colto le potetizialità politiche dell'occasioiie offertagli.
Egli h a .sottoliireato che riella esperieiiza della città (li Brescia, iiell'clffrontare i probleiili
tlell'etiergit~ e tlel risculdatiieiito, si t. teilrrto
largo conto, accuiito alla .solt~zioiie dei prohlenii rectlico-rconoi?iici, d i trtt altro elemento
tli iitiportariza fondartieiitale e cioè della parteciptrziot~e dei c:ittaditli alle decisioni dellu
rritiniiiii.strtiz,ioiie coiniit~cileche li riguurdaiio.
Proprio trarriite qriestti effettiva pclrtecipaziotie possotlo essere ritilosse iitcolnprerisio-
ni, sirperate difficoltà, adottate s o l ~ ~ z i o t che
li
altrimenti potrebbero essere ostucolate da
diffideiize e d a re.si.sterlze.
Altrettutito irilporttitite ci setnhru l'accetiiio fatto dal sitlduco d i Brescia alla scelta fatta dalla siiu utnniiriistrazione qiiatido
respinge, atlclle nel cattipo dell'energiu, la
rentazioi~e (li una politica settoriafe nella
città per sostit~iirvi la scelta d i iina politica globale pcr i l territorio coi7 rutti i corrriessi prohleilii dell'ui?ihier~te,tlello si~ilirppo, ecc.
117 s o s t u i ~ z a ,la discirssiotte ditiutizi «lllAsseiliblea nazionale francese è stata ititeressarite ed e.set?iplure sotto tre profili.
S o t t o il profilo tecnico, perché cill'inlpostuziotie trudiziotlalrnente settoriale della prodiizioiie elettrica, che prii~ilegia gli irnpiurrti
idrarilici, termici o tiiicleari, rlieglio adatti
per tale prodiizione, cotisiderur~do il calore
cotiie iiii sottoprodotto pr~rarnente evetrtiiale, ilieile coritruppostu - coine espressaiireilte .sottolitieato dal siirdaco tli Brescia
- iiria politica glohale dell'eilergia, che preti(le iti coiisideruzioiie coi~tetnporuiieuinenfe
l'irrtero fcrhhisogilo etiergetico e qiritidi sostiene lri i~ecessità d i impiatiti elettroctrloget1i.
S o t t o il profilo istituzionale, perclie! tlull'ii~terileiltodel sitltlaco d i Brescia errlerge
uiiclle la dialettica fra c e i ~ t r u l i s t ~ i otlegli
eirti d i S t a t o e la politica delle ailtorloinie.
S o t t o il profilo comunitario, perché, senza
e n f a s i n ~ acoi1 adegtiato riliei~o,il presideilte della Coi?~inissiotiedellu prodtiziotle degli
.sccit?ihi dell'Assenlhlea ?iuzioriale fraiwese, oii.
Micliel 1)iiraforrr. e.r Miitistro tlelle fiiiutlze e
N" 394
-
ASSEMBLÉE NATIONALE
CONSTITUTION DU I OTTOBRE 1938
s i x i k m ~ecisl*w"e
SECONDE SESSION ORDINAIRE D E 1921-1978
p
-
Annsxs iu pmch.rrrbrl de l i a4inee du 15 ] ~ i n1978.
RAPPORT
PAIT
AU NOM DE LA COMMISSION DE LA PRODUCTION ET DES
s u a LE PROIET DE U)I
b
BCHANOES ( I )
(n' 15) relalif aux économies d'4nergie e1
l'uiiliraiion de la chalnir.
PAR
M. WEISENtIORN,
(1) C& Commimion al mmpoi6r L : MM. Miche1 Dumlour, pdsidenl; Msuria
comoiis. Xivier Himelin. B@niill, da Dmneho, vice-prrridenu; Chaiilon. Pmriol. W e h n
hom, Transhrnl. srrdmva; HM. Aumux. BnlmigCm. Mms B u h r a . MM. Dirdol. Bnmkirr.
Miche1 Damior. H u k r l Bseuit. Baylet, Bayou. Bomrrd. Billardon. Aodd Dilloux. Dirrriir,
Biro,, Emile Dirol. Douchrron. Doureh. Boyon. A l h r l Dmchard. Dmgnon, Cinrcar.
Carslet C I n r Chenrrd. Cl6monl. Coinlat, Calamhiei. Cuuderc. Coueprl. Couillot. D i m u l l .
~ ~ l ~ ~ t a ~i n
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l ~. l Delpml.
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Depielri. Dauilil. Dou&sol, Dmuel. Dubmuil. Duromdn,
Dumum. Dulard. Emmrnuelli. Chniln F&rm. Pogues. Mme P a t . MY. Oaillrrd.
de oiatines. Oirard. Oosadun, Piene Oodehoy. Jeequ- Oodlmin. Oouhier. Oru~nme).rr.
Charln Hsby. RcnL Haby, Jern Ilrmclin. Mmr llonnlh, MM. Houel, Huguet. Inchriiapd.
~acob,Mme Jaeq. MM. Jern ~ i r - i . ~ n d d
Jarml. Kegubri<. 1sbb8. Lincur, Lajoinie,
h t i i l h d e . huNlcgiies. Lucaa. Dernard >iladmlle. Mslvy. Manel. Miichrnd. Marlin,
Mauu>"bm. Malhimi. M.ujoUan dio 0e.sct. Mirimin. Mellicli. Yicrux, Clnudc liehrl,
1lcnri Michel. Monlrri.. Mme Louiie Mororu. hlV. lilouslsohr. Noir, Pernin. Andd Pciil.
a m i l l e Pelit. Pineru. Planleknest, Porcu. Po'orelli. Mnie Porlo. MM. Quilh. Rayniand.
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Rigoul. Roger, Roriinol. Rulenacht. Ruae. Schrirlz. Mnh. 80iiiy. Vdleir. dc I r
verpilli~m.Vidal. Wngnei. Clsude Wiiquin.
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tlel laijoro, ha .sottolitiecito il sigriificato dell'iiivito riiwlto ad iiriu cittù riori frailcese.
Ci urigiiriurt~o che aiiclie il Parlainerito ituliaiio, itl occasiotie d i irdietize conoscitive
iloglia esteiidere I'ii~i>ito,qirulora le circo.sturize lo richiedaiio, ad arirrrrinistratori d i
erzti territoriali d i altri paesi della Corrrictiità
per trarre tlallu loro esperienza irtili eletnetiti d i vulirtuziotie .sotto il profilo politico,
titntnitii.strcitii~o e rectiico.
C. M.
la relazione del sindaco di Brescia,
Trebeschi
Signor Presidente, Signore e Signori,
siamo molto obbligati, I'ing. Silveri ed io,
per l'onore c per questa opportunità di
incontro che avviene mentre il nostro paese
vive giorni angosciosi, ed il vostro festeggia
l'anniversario della Liberazione. Avete volu.
to offrirci l'occasione di paragonare la vostra esperienza sulle economie d'energia con
la nostra. che, anche se modesta, credo sia
molto significativa essendo la prima in
Italia.
Purtroppo è difficile parlare dopo un grande tecnico come il signor Michon, e d'altra
parte non vorrei impegnare ancora il vostro
tempo, per cui lascio all'ing. Silveri - Presidente delllAzienda Servizi Municipalizzati
di Brescia, l'impresa municipalizzata alla
quale sono affidati tutti i servizi pubblici
della mia città, quali distribuzione dell'acqua, del gas, dell'elettricith, del calore, dei
trasporti, la nettezza urbana - l'incarico
di darvi le informazioni tecniche sulla no.
stra gestione.
Come sindaco vorrei solamente dare qiialche suggerimento per quanto riguarda il la
to amministrativo-politico, mentre in veste
di avvocato, c quindi uomo di legge, mi
permetierei - se c'h tempo al momento
del dibattito - qualche osservazione sul
vostro progetto di legge.
1. Bisogna forse dire prima di tutto che
Brescia k una città di 215.000 abitanti, con
un hinterland abbastanza concentrato, composto da una corona di piccole municipalità
che, in un raggio di 20 km, sommano una
popolazione di circa 400.000 persone. La città è situata ai piedi delle colline moreniche tra i laghi di Garda e d'lseo, e la si
p ~ i òconsiderare l'incrocio tra le Alpi e la
Pianura del Po, con un clima temperato,
freddo a partire dal mese di ottobre fino al
mese di aprile.
Brescia è anche il capoluogo di urla provincia di I milione di persone, divisa ira
400 paesi e 200 municipalità.
2. Dal punto di vista del riscaldamento,
la nostra città era dotata fino al 1950 di
installazioni unifamiliari, o al massimo di
caldaie distribuite nei diversi edifici ed alimentate a legna, a carbone, a carbon-fossile.
Negli anni 50 abbiamo introdotto il gas
naturale, prima per uso di cucina, poi per
il riscaldamento così che nel 1973, al verificarsi della guerra del Kippur, avevamo un
consumo di quasi 100 milioni di mc. i l l'anno.
E' a partire dal 1972 che abbiamo previsto
di realizzare una installazione ccntralizzatn
di riscaldamento: ero all'epoca presidente
dell'Azienda municipalizzata, ma di ciò vi
parlerà I'ing. Silveri che era il mio vice,
10
settembre 1978
COMUNI D'EUROPA
e che, dopo la mia elezione a sindaco della
~ , i t t à è, stato nominato presidente.
Quello che voglio dire come sindaco, ovvero rappresentante dei cittadini, è che al
cittadino non interessa sapere se il riscaldamento viene dal combustibile più o meno nobile (come diceva il Sig. Michon),
dal legno, dal carbon-fossile o dal gas; non
gli interessa nemmeno se venga da una
installazione centralizzata o no, pubblica o
privata, municipalizzata o no: il cittadino
v~ioleil calore al momento giusto e a buon
mercato. Vuole anche strade ben asfaltate,
che non siano scavate tutti i giorni per la
installazione dei tubi, una città che non
sia quindi continuamente sconvolta dai lavori.
nizzati, con elezioni dirette dci consiglieri
di quartiere.
Ma tutte queste persone non vogliono
essere consultate sul sesso degli angeli, vogliono « partecipare » realmente, pena una
dannosa frustrazione. Partecipare a che cosa?
Il progetto di riscaldamento urbano, con
tutti i problemi connessi di produzione e di
rete, di vendite e di tariffe, ci ha dato la
possibilità di successo, e possiamo dire che
al di là dei risultati tecnici ed economici, è
stato ancora più importante il risultato politico, cioè la polarizzazione di una vera
partecipazione civica che ci ha consentito
di superare molte diffidenze, con la cooperazione di tutte le forze politiche.
3. E' l'amministratore pubblico che deve
scegliere il sistema più adatto Per rendere
più efficace il suo lavoro: ma se vuole che
le scelte siano accettate dai cittadini,
deve verificare con loro, il più possibile, i
diversi momenti della gestione amministrativa.
E' la mia esperienza: e, se permettete,
dirò per quanto riguarda il vostro progetto (quello delle tubazioni) che esso è fatto
veramente bene, e che devono essere certamente previsti, in una legge, mezzi di coercizione; è pur vero però che noi non abbiamo avuto, nemmeno per una sola volta,
la necessità di ricorrere aii'espropriazione.
E ciò
abbiamo sollecitato una partecipazione molto m i n ~ ~ i o ~
Con
a , tutta la
città, nelle sue espressioni territoriali e professionali (partiti, sindacati, tecnici, scienziati, consigli di quartiere, ecc ...) e, benché
abbiamo sconvolto le strade e le case, non
c'è stato malcontento, perché tutti i cittadini erano pienamente consapevoli di questo miracolo del riscaldamento centralizzato e della produzione combinata calore-energia che elimina lo sperpero di danaro e lo
inquinamento.
Dal punto di vista operativo, la cooperazione, o almeno la disponibilità del cittadino è molto importante, direi quasi necessaria.
Bisogna certamente redigere un bilancio,
con delle scadenze per IVa]lacciamentodi un
\rolume immobiliare sufficiente per autoriz.
zare le spese di impianto
in un tempo ragioncvole, e per una gestione non defieitaria, che 6 possibile, in generale, solamente
con una Icgge di monopolio, come prevede
i ] progetto che esaminerete, Lning. Silveri
csporI-à i risultati della nostl-a esperienza, mollo positiva ma che esige pure il
confronto con una legge per non favorire il
parassitismo.
5. Bisogna subito dire che queste diffidenze non si manifestavano contro ia rete di
distribuzione, ma erano riferite alla produzione combinata dell'energia e di calore, per cui
ci dicevano: non è vostro compito questa
ricerca difficile, questa nuova produzione
lasciatela aiio s t a t o (direste all'EdF) e, a
ragione, dico, perché il nostro EdF, cioè
I'Enel non ha fatto proprio niente in questo settore.
Ed è stato con una larga partecipazione
che la città ha deciso questa scommessa: e
oggi possiamo dire che l'ha vinta!
6 . Se mi
lermatosu questo argomento, t: per attirare la vostra attenzione
SU Un problema centrale: dobbiamo cercare
Una dimensione
Oppure prevedere
Una politica globale dell'energia, ma a livello
territoriale (regionale, o municipale)?
Dobbiamo
al1o Stato (Enel,
EdF, ecc.) Oppure
istanze
alle
municipalità?
La nostra risposta ha il suo fondamento
nella nostra filosofia dell'autonomia, e, a sua
volta, questa filosofia nasce da un'esperienza
penosa, il settorialismo corporativo del periodo fascista: abbiamo per tanto tempo spcrimentato i pericoli e i danni di una cieca
chiusura ad una visione globale dei Problemi.
L'ho appena detto, per ii cittadino il solo
problema è quello del riscaldamento, e come
i soldi degli antichi - pecunia n o n olet - i l
calore non ha odore, ha delle calorie e dei
prezzi Per calorie!
Intervento nel dibattito
Il Sig. relatore Weisenhorn ed il Sig. Michon, l'esperto dell'EdF, hanno posto la questione del ritardo, dello sfasamcnto in generale tra il problema e la soluzione: ovvero
- precisa il Sig. Michon - ci vuole un equilibrio tra tecnica ed economia, e sino alla
guerra del Kippur una produzione combinata non conveniva economicamente.
Non voglio criticare questa affermazione
che è purtroppo discutibile dal punto di vista ecologico, ma anche da quello filosofico,
qualsiasi spreco essendo inammissibile, nonché dal punto di vista storico, infatti, ben
prima del 1973 ci sono stati degli economisti che avevano previsto i l rialzo dei prezzi
Voglio solo dire che qui interviene ia necessità di un doppio sistema energetico, strategico (a gran rendimento come lo definisce
M. Michon) e tattico, perché bisogna
non dimenticarsi la previsione dei cambiamenti nella disponibilità dei combustibili,
che era possibile nel 1970 e che potrebbe verificarsi ancora negli anni 1980.
Infine, sono d'accordo che ci vuole un
quadro regolamentare per avvicinare gli
allacciamenti e consentire un più giusto rapporto con tutti cittadini. Per
il resto, tutti i servizi pubblici appartengono
al dominio di monopolio, e come avete nazionalizzato l'energia elettrica, bisogna, credo, riconoscere la natura pubblica (muniti.
pale o nazionale) di questo servizio.
Questo dal punto di vista giuridico.
Dal punto di vista economico bisogna prestare attenzione al pericolo di fallimento
se ci sono parecchie imprese alcune potrebbero non essere redditizie.
L'ora della scelta per l'Italia
(corlti~lriu 11u pun.
8)
più nessuno, si è battuto per la moneta europca quando tutti pensavano che fosse una
Follia. L'opinione pubblica, d'altra parte, sa
benissimo che da più di 30 anni, con una
devozione alla causa ed uno spirito di sacrificio che a molti non sembrano più possibili, il M.F.E. si è sempre battuto, senza
alcun cedimento, per gli Stati Uniti d'Euro7. E'
dicevamo, una politica pa. In questa vigilia dell'elezione europea, t.
globale del servizio pubblico, e questa scel- durante la campagna elettorale, il M.F.E.
ta esige una politica globale dell'energia.
potrà pei-tanto parlare
autorevolmente agli
In parallelo, non c'è una politica setto- Italiani ed essere ascoltato. Esso farà perriale nella città, ma una politica globale per
tanto sapere agli Italiani se e come i partiti
i l territorio, con tutti i problemi dell'am- e le forze sociali si saranno impegnati, nel4. Ma ~ ' 6i n questa
un ele- biente, dell'ecologia, dello sviluppo, ecc ...
lo spirito dell'unità nazionale e senza far
mento che non è
ma che se visto
E' in questa ir~eltuiischatti~gche abbiamo prevalere lo spirito di parte, nel dibattito
da vicino
di una importanza vitale. scelto, ma soprattutto che abbiamo realiz- e nell'attuazione del piano triennale. E chieDa noi, ma, che io sappia, in tutte le gran- zato le nostre installazioni.
derà agli Italiani di controllai-e se nei prodi città del mondo, il tema della partecipagrammi elettorali europei dei partiti ci sazione si trova al centro dei dibattiti politici:
8. Bisognerebbe parlare ancora di un
ranno grandi parole sui fini senza alcun
avevo letto, per esempio, in un paragrafo problema di s t r u t t ~ i r e ,che ì: fondamentale, impegno sui mezzi (per sfuggire al
della relazione di Blois che anche voi cerca- chiedendoci se conviene separare la produ- lo degli elettori) o se figureranno
llimpegno
te di f a r partecipare i frailcesi a l l ' a r ~ ~ r ~ ~ i izione
lidalla gestione della rete; e ancora di a battersi per stabilire subito la data della
strc~zione del loro cointiiie, mentre secondo produzione strategica e tattica, della guida creazione della moneta europea e quello
la sinistra, la piaiiificazionr deinocratica si e delle installazioni di soccorso, ma ve ne per portare la spesa pubblica europea ad
.s~ahiliràc o n la piii larga partecipuriorle d e i parlerà Lin tecnico, il presidente Silveri, menlivello tra il 2,s") e il 5y0 del prodotto
lcii~orc~tori
e dei cittadiili.
tre si potranno esaminare dopo, nel dibatti- europeo, senzaportare llltalia in E
~
tu,
1"
indicazioni
tariffarie,
tenuto
conto
che
Bene, abbiamo fatto, a Brescia, una buona
tra pochi anni, e chissà per quanto tempo,
ho ben letto il Progetto del vostro i lavoratori italiani tornerebbero ad uno
esperienza di partecipazione: 10 anni fa, un movimento « spontaneo P aveva fatto na- Ministro - non ho trovato nessuna indica- stato di miseria. Anche questa è la posta
scere 30 consigli di quartiere », (i vostri "ione in merito.
in gioco. Tutti, e in primo luogo le forze
~rrrondi.sserneiits)con una larga presenza di
Vi ringrazio e mi scuso per il mio cat- sociali, devono assumersi le loro responsabilità.
cittadini, al di fuori anche dei partiti oi-ga- tivo francese.
-
necessariol
settembre 1978
COMUNI D'EUROPA
Esperienze locali e regionali in
Irlanda, Lussemburgo e Danimarca
Queste brevi note s u probleini erl esperieil- Darlinlarca
:e d i a~ctoi?oinieregionali e locali in Irlan(la, Ltisseinbiirgo e Danimarca sono state
,,iprese (la1
11,1977 (li ~ o t i l l n t , i l e sd r ~ t l - 1- - La struttura degli enti locali e regionali
rope » ( e d i t o dalla Sezione belga del C C E ) .
Dopo il l" aprile 1970, la divisione ammiPrecedei?tenzente il nostro periodico aveva
nistrativa del paese è stata modificata sia
ptihhlicato le esperietize relative a Gran Brea livello locale che regionale. La Danimarca
tagna e Olanda ( o t t o b r e 1976), Danii,zarca e
è stata divisa sul piano regionale in 14
Belgio (ilovembre 1976), Gertnania (gennaio
contee e sul piano locale in 273 comuni.
1977).
Questa divisione non comprende le amministrazioni locali di Copenhagen e di FredeIrlanda
riksberg, che godono di statuto speciale. '
Scopo di questa ristrutturazione regionaL'Irlanda, cial Punto di vista anministra- le è stato di creare contee di 200-250.000 abitivo, è suddivisa in 31 contee, 27 Count).. tanti. In pratica, la popolazione della contea
Counciis » e 4 County Boroughs ». J,e conda 180,000 a 630.000 abitanti.
tee costituiscono la principale suddivisione
L, regione della Grande Copenhagen », è
amministrativa. I 27
County Councils
stata dotata di una Assemblea speciale, il
comprendono 7 Bei-ough Cor~orations 49 Consiglio della Grande Copenhagen, con alurban Districts e 28 zone dipendenti dal- cune funzioni che superano il proprio terrila competenza della Town Commissioners
torio, come la viabilità, l'acqua, gli ospedali
Le contee sono unità amministrative inter- e la pianificazione del territorio.
medie a carattere generale, subordinate solo al governo centrale. I « Borough Corporations », gli « Urban Districts n e le Town 11. - Le funzioni degli enti locali e regionali
Commissioners » costituiscono i livelli interNon esistono dei limiti statutari alle commedi dell'an~ministrazione locale in seno alla a County Councils » e beneficiano dello petenze rispettive degli Enti locali e regiostatuto comunale.
nali. Come regola generale, sono funzioni
Ad eccezione delle
Town Commissio- devolute agli Enti locali e regionali i serners », tutti i poteri locali hanno prerogati- vizi pubblici e le infrastrutture, mentre rive per esercitare funzioi-ii di pianificazione. guardano la competenza del governo centraCompete al Ministro per gli enti locali as- le la giustizia, la difesa e gli affari esteri.
sicurare i l coordinamento fra gli obiettivi
di questi diversi responsabili della pianificazione (87 in tutto). Per facilitargli questo 111. - La.riforma delle ripartizioni delle funruolo di coordinatore, il Ministro ha orga- 'ioni degli enti locali e regionali
niziato un programma di studi regionali che
DOPO la riorganizzazione del 1" aprile '70,
sono stati svolti fra il 1964 e il 1969; alla fine
di questo programma 6 stata adottata prov- alcune unità più grandi ed indipendenti si
visoriamente una divisione di ciascuna con- sono viste attribuire dei compiti fino ad altea in tlove io17e (regions, di pianificazione. lora attuati a livello centrale o sotto uno
1969 è stato deciso
gnippi di coor- stretto controllo del governo centrale.
Le funzioni che possono essere assunte a
dinamento (le orgariizzazioni di sviluppo regionale) di responsabili della pianificazio- livello locale sono state trasferite agli Enti
ne e di altri problemi di pubblico interes- locali, mentre funzioni riguardanti un territorio pii1 vasto sono state trasferite ai
se fossero insediati in ciascuna delle nove
Consigli
di contea, ai quali è egualmente
zone. Queste organizzazioni non hanno staattribuita la pianificazione globale. :[[ gotuto giuridico e svolgono solo un ruolo converno centrale si concentra ormai sulllelasliltivo. Malgrado le nove zone non siano
delle zone amministrativc, esse servono di borazione dei principi e degli orientamenti
quadro alla pianificazione regionale, sia ter- generali della pianificazione del territorio.
I piani elaborati dagli Enti locali e regioritoriale che industriale.
nali de\.ono essere approvati a livello ceritrale e diventano successivamente vincolanti per gli stessi Enti.
Lussemburgo
<(
((
,,,
((
))
(<
((
))
<(
In Lussemburgo, dove, a causa dell'esiguità del territorio, non esistono province o
dipartimenti, il comune è la sola applicazione del principio del deceiitramento territoriale.
Il Granducato è suddiviso in 126 comuni.
La legge organica del 1843 ha conservato la
denominazione di città ai comuni di Lussemburpo, Diekirch, Grevenmacher, Echternach, Wiltz, Vianden e Remich. La stessa
qualifica è stata inoltre attribuita dalla legge del 29 maggio 1906 al comune di Eschsur-Alzette, e dalla legge del 4 agosto 1907
ai comuni di Differdange, Dudelange, Rumelange e Etterlbruck.
IV. ripartizione delle finanze fra il governo centrale, le contee e gli enti locali
Gli Enti locali e le contee possono ormai
riscuotere imposte sul reddito e l'imposta
fondiaria.
V. La ripartizione dei compiti
11
locali o dalle contee, in relazione al rapporto che gli Enti locali O la contea hanno con
la popolazione nazionale, e con il gruppo
di età destinato alla funzione in questione.
Inoltre le contee ricevono una sovvenzione
perequativa calcolata sulla differenza fra il
reddito medio nella contea, più il 204'0 dei
valori fondiari, e la media nazionale. La contea o il comune possono utilizzare le sovvenzioni come credono.
In questi ultimi anni sono stati fissati limiti annuali ai prestiti e agli investimenti
delle contee e dei comuni.
VI.
Il Consiglio di contea è coinposto da 13
a 31 membri. Questo numero è deciso dalla contea. Non vi è necessariamente relazione f r a il numero dei consiglieri di contea e la popolazione. Il Consiglio di contea
è eletto per quattro anni con elezione diretta e proporzionale. Prima della riforma, la
presidenza del Consiglio di contea era tenuta dal rappresentante del governo centrale,
il prefetto di contea. Dopo la riforma, il presidente del Consiglio di contea è eletto a suffragio universale. I membri del Consiglio di
contea non ricevono onorario tranne il sindaco, che è remunerato a tempo pieno e i
presidenti delle commissioni permanenti che
sono remunerati a metà tempo, I Consigli
di contea costituiscono cinque commissio(finanze,
ospedali, affari sociali e salute, educazione e affari culturali, ambiente e
problemi tecnici).
VII. - I compiti statutori del Consiplio di
contea
I1 Consiglio di contea stabilisce il bilancio, preparato dalla commissione delle finanze che lo controlla. La commissione delle tinanze si occupa anche della pianificazione.
-
VIII.
La riforma della pianificazione del
territorio
La legge Per la pianificazione del temitori0 del 1973 e la l e g g e . ~ e rla ~ianificazione comunale del 1975 sono le basi della pianificazione territoriale del Paese. La pianificazione regionale è di competenza del Consiglio di contea che informa gli Enti locali circa la situazione nei differenti settori e
circa i piani di strutturazione preparati dalla contea e dal governo centrale. SU questa
base, gli Enti locali predispongono gli orientamenti del piano regionale, nei limiti della
loro competenza territoriale, sul quale il Consiglio di contea prepara degli schemi alternativi, che sono sottoposti a dibattito pubblico a seguito del quale viene scelto il piano territoriale. Questo subisce un secondo
periodo d'esame dopo il quale il Consiglio
di contea predispone il piano definitivo che
viene infine sottoposto al Ministero per lo
ambiente per l'approvazione.
Ciascuna contea deve preparare un piano
di pianificazione regionale, ma nella regione
della « grande Copenhagen il piano è preparato dal Consiglio della
grande Copenhagen n.
I consigli di contea hanno anche un molo estremamente importante tra i differenti
livelli legislativi.
<(
Gli Enti locali e le contee ricevono sovvenzioni fondate sul (1 criterio oggettivo dei
loro bisogni » che viene valutato sulla base del numero di compiti svolti dagli Enti
COMUNI D'EUROPA
12
La trasformazione demografica
delle società europee
(1)
di Raimondo Cagiano de Azevedo
statistiche dei tassi col modello di classificazione adottato si trovano ora in questa
fase oppure a metà strada fra la prima e
la seconda tappa della transizione demografica. C ) Con la terza fase anche la natalità
comincia a diminuire mentre la mortalità
va via via stabilizzandosi su bassi livelli,
una volta esauritasi la fase più intensa del
processo di miglioramento delle condizioni
di vita e di lotta alle epidemie ed alle sofferenze. Si registrerà di conseguenza un rallentamento del tasso di crescita della popolazione la quale continuerà sì ad aumentare
ma sempre meno rapidamente. Si trovano
ora in questa fase la Rhodesia, le isole dei
Caraibi, Cuba, il Canada, la Cina, Bulgaria,
Cecoslovacchia, Ungheria, Yugoslavia, Spagna, Grecia, Irlanda del nord ed Islanda mentre appaiono ancora molto lievi i cenni di
progresso verso questa tappa della transizione demografica in alcuni paesi africani,
asiatici e latino-americani. d ) Nell'ultima fase, che non è necessariamente esaustiva di
un processo che può riprendere all'indietro,
come pure riequilibrarsi, si assiste alla stabilizzazione dei tassi di natalità e di mortalità sui livelli più bassi. Questi ultimi esprimeranno quasi esclusivamente il processo
di eliminazione lisiologica concentrato sulle
età più elevate raggiungibili dalla popolazione. I tassi di natalità, condizionati dalle
modalità e dai comportamenti riproduttivi
oltreché dal controllo delle nascite, diminuiranno anch'cssi avvicinandosi, uguagliando
od anche andando al di sotto dei corrispettivi tassi di mortalità. Questa fase, che e
oggi caratteristica degli Stati Uniti e delle
popolazioni europee del nord e dell'occidente, vedrà le popolazioni stesse aumentare
ancora molto lievemente oppure registrare
momenti di stazionarietà od anche di declino: in quest'ultimo caso, naturalmente, per
ogni anno di osservazione, si avranno più
morti che nati, come è oggi il caso, per
esempio, della Germania (RF) e del Lussemburgo.
Poiche le tappe percorse dalle diverse popolazioni, ed in particolare da quelle dei
( I ) Lc i-ille.;>ioni contenute in quehto la\,oro sono la
paesi più avanzati sul cammino della tranconseguenza della lettura di iina bella antologia di
sizione demografica hanno portato fino a
Massimo Livi Bacci << Lri trasfoi-mazionc dernogratica
<Iclle società cui-opce
Locschei- Editore, Torino, 1977,
questo quarto stadio, e difficile dire se
pp. 439 (L. 5.800). L'Autore, lino dei più lucidi dcinodopo di essi ve ne sarà uno o più altri suc?[-ali italiani ed eiiropei, Ordinarici di Demogralia
cessivi; dal punto di vista teorico e per alncll'univcrsità di Firenze, raccoglie ed illustrzi in qiiecuni anche dal punto di vista politico-praSto volume una ricca documcnt;i7.ione di scritti ed opinioni di niirnc,i-osi illustri htorici sull'evulu~ionc dcmotico, si può pensare ad una quinta fase delgralica dei paesi cui-opei. L'opera i- tanto pii1 stiniola transizione demografica in cui una popoI:inte ed interchsantc poiclic: cii-condn l'analihi degli av\,elazione possa mantenersi in condizioni di
riiinenti clic hanno caraiieri/rato In storici dei popoli
stazionarietà nel lungo periodo salvo lievi
e~iii~upci.con I'osscrvazionc delle conscgiicnzc politiche
L,
hoci;ili che ne sono scrlt~ii-itc e \opri\tl~itto coli la
oscillazioni intorno al punto di equilibrio
loro gi~isLa collocrizione nel vivace. dibattito mondiale,
fissato nella ben nota crescita zero (ZPG: Zeantico ed attiialc. siii problcini. Ic contraddizioni c le
ro Population Growth).
dillicoltà coniicazc con il grande lcnomeno della ripr-o.
Inutile dir-e infine che la durata del procesd u ~ i o n e dell'iir>mo c degli uomini.
( 2 ) In q u n t a e nelle riiccchhi\.c escinplilicri~ioni del
so di transizione demografica è variabile a
pi-occhso di transizione dcmogr-alica collcg;ito alle \ i seconda dello sviluppo economico e sociatLi:i/.ioni esistenti nei \.;li-i Si;iti del mondo abbiamo
le che caratterizza ogni popolazione: soprat~itiliuzato i dati deniogralici lui-niti dalle N a ~ i o n i Unite
tutto nelle ultime fasi è proprio questo tipo
(ONll. Dcniogrziphic Ycai-book. 1975) inserendoli nel modello di trdnsi/.ionc dcrriogralica, fondato h i i i tassi lordi sviluppo che incide molto fortemente <li di natalità c nior-trilità e sul \aggio aniliio di creanche tramite importanti modificazioni culhcit;i. proposto da Ma~irice Kirk in . L a situation c t
turali - nei confronti del comportamento
le\ perhpectives déiiiogr;iphiques danh les Etais mcmdemografico complessivo di una popolaziobrc\ dii Conseil d c I'Europc n . Conseil d e 1'Eiirope.
Sirzishuiirg. 1978. Doc. Cahed 30 (78) 1, Cap. 1, pag. 3.
ne; all'inizio, si è detto, sono certamente ri-
Le trasformazioni che nel tempo caratterizzano la struttura (per età, per sesso, per
altri caratteri) ed il movimento (da mor-talità, da nuzialità, da natalità ed inoltre da
migrazioni) delle popolazioni umane costituiscono, per i demografi, un processo dai
profili ormai storicamente delineati che va
sotto il nome di (1 transizione demografica n.
In parole molto semplici, i l cammino percorso da una popolazione nel suo processo
di trasformazione demografica passa convenzionalmente attraverso quattro fasi successive: u ) una prima fase in cui si osservano
elevati tassi di natalità e di mortalità con
un certo margine di accrescimento della
popolazione variabile da un anno all'altro.
Le nascite, in questa fase, non sono di solito s o g ~ e t t e a controllo e le morti sono
spesso dovute alle gravi carenze alimentari, ambientali, igieniche e sanitarie. Questo
2 ancora il caso di paesi, regioni, gruppi etnici e tribù molto poveri e primitivi. Seguendo uno schema di classificazione KirkONU (2) appartengono a questo gruppo paesi come l'Etiopia, il Mali, il Niger, l'Alto
Volta e il Bangladesh. b) Nella seconda fase
si assiste alla caduta progressiva dei tassi
di mortalità mentre restano a livelli elevati
quelli di natalità. Il miglioramento nelle
condizioni di vita, di assistenza medica e di
protezione sociale sono all'origine della riduzione del numero dei morti nelle età giovanili ed adulte e della loro concentrazione
nellc età via via più avanzate. L'aumento
della durata della vita e l'elevata perdurante natalità provocano in quella fase quel
fenomeno di N esplosione demografica
di
cui molto si sente parlare e che è proprio
oggi caratteristica di non pochi paesi del
mondo meno sviluppato. Con il medesimo
criterio di classificazione si trovano oggi in
questa fase di transizione il Madagascar, la
Nigeria, molte isole minori africane, Honduras e Panama: ma occorre dire che la stragrande maggioranza dei paesi africani ed
asiatici, al di là delle strette coincidenze
W .
settembre 1978
levanti, per il progresso di una popolazione,
lo sviluppo delle condizioni sanitarie ed igieniche che anch'esse non prescindono dalle
capacità economiche e organizzative di ogni
società. E' chiaro infatti che all'inizio del
processo di transizione 2 la lotta alla mortalità - generale, infantile e differenziale
- che preoccupa maggiormente gli individui
e la società; e che tutte le risorse disponibili
per questo sono concentrate nello sforzo di
ridurla ai suoi limiti naturali. Una volta
raggiunto questo traguardo, o per lo meno
ridotta quanto più possibile la mortalità clerivante da cause non naturali (infortuni, violenza) l'attenzione si concentra sulla natalità
su cui incidono in parte ancora ragioni di
carattere medico-sanitario, ma soprattuto i
comportamenti e le strategie riproduttive
della coppia e della popolazione in genere;
qui diventano rilevanti, come è facilmente
comprtisibile, tutte le modificazioni cultural i (emancipazione della donna, atteggiamento verso la contraccezione) e istituzionali (legislazione sui matrimoni, sulla contraccezione e altre) che hanno riflessi diretti sulla
sessualità e sulla procreazione e che determinano quindi variazioni, a volte di rilievo,
nella natalità (3).
Le popolazioni europee hanno percorso e
stanno percorrendo questo cammino che è
sempre intei-essante seguire nelle sue diverse manifestazioni e nei suoi tratti comuni.
Così si osserva che alcuni paesi europei avevano i B fin dall'inizio di questo secolo,
combattuto e vinto, la lotta alla mortalità;
altri paesi, invece (l'Italia e il Portogallo,
per esempio), negli stessi anni si collocano
all'inizio del processo di transizione associando ad un'elevata mortalità una natalità
anche essa elevatissima. Già a metà degli
anni trenta la mortalità
molto ridotta in
tutti i pacsi europei ed a partire dal secondo dopoguerra essa si assesta su bassi
livelli praticamente ovunque con residui eccessi di mortalità infantile nelle regioni più
povere del continente; così si presenta oggi
la situazione per quanto attiene alla mortalità che tende anzi, in alcune regioni particolarmente avanzate, a riprendere leggermente per lo più a causa dell'invecchiamcnto
di alcune popolazioni europee (4).
D'altra parte la natalità in Europa, elevata
all'inizio del secolo, è andata via via diminuendo, anch'essa in tutta Europa; dopo le
grandi guerre (che hanno avuto effetti assai
gravi sulla struttura e sul movimento demografico in Europa) ed in particolare dopo
la seconda, una ripresa della natalità si tt
registrata in molti paesi, fino agli ultimi cosiddetti
baby boom
registrati nci vari
paesi europei intorno alla metà degli anni
sessanta; a partire dai quali la natalità è
andata via via diminuendo ovunque fino a
cadere, in alcuni casi, sotto il corrispondente
livello della mortalità; dando così luogo, in
questi paesi (Germania, Lussemburgo) a momenti di declining population », come caso
estremo di quella attuale situazione dei paesi europei (con poche eccezioni ed alcuni
sfasamenti temporali) nell'ultima fase della
transizione cai.attei-izzata appunto dalla fine della crescita demografica.
(3) E' cclebi-e, ;i questo proposito. i l ca\o-liinite delIn Romania che passi> da un tasso loi-do tli ii;italiti
dc! 14 pcr niille nel 1966 ad iin :in:ilogo tasso del 27 pc.r
mille nel 1967 a heguito dell'iiitr-oduzione in quell'anno
di scvcrc rnisiire rcpressivc conti-o l'aborto e la contrncce/.ione. in precedenza correntemcmte ammesse.
(4) Si veda, di chi scrive,
Il duemila C nato ieri n
in Coniunità Europee n i , Roma. 1977.
COMUNI D'EUROPA
settembre 1978
Il modello della crescita zero della popolazione (ZPG) suscita evidentemente molto interesse da un punto di vista teorico per le
rilevanti possibilità interpretative che in esso sono offerte alla modellistica analitica,
abbondante anche in campo demografico; e
dal punto di vista operativo per la possibilità che lo ZPG possa essere assunto da alcuni come obiettivo di politica demografica e
da altri come premessa di possibili politiche
sociali. In questo senso è naturalmente abbondante il patrimonio di dibattiti, di opere, di studi e di proposte che sono andate
emergendo in questi ultimi anni sia in Europa che in America ove, a causa dello sviluppo avanzato delle società industriali, il
fenomeno si presenta con maggiore attualità; né è il caso di soffermarsi sull'ampiezza
della polemica che in questi anni si è andata sviluppando anche sullo Z"G quale àspetto del più vasto problema della crescita
zero in senso globale, dei limiti dello sviluppo e così via (5).
All'interno di questi dibattiti si è voluto
risottolineare, e di fatto si è manifestato,
un aggiornamento dell'antica polemica che
ha diviso Malthus e i suoi seguaci dai suoi
oppositori di ieri e di oggi; da una parte
cioè si sottolinea l'esuberanza della popolazione rispetto alle risorse e la necessità di
incidere direttamente sulla riduzione della
prima; dall'altra si insiste sulla necessità di
valorizzare nel miglior modo le seconde e
soprattutto di meglio ripartirle fra la popolazione.
La Conferenza mondiale sulla popolazione,
promossa dalle Nazioni Unite a Bucarest
nel 1974, t: stato l'ultimo grande teatro
aperto di questa polemica; oggi, salvo poche e localizzate eccezioni, vi è un sostanziale accordo di principio sulla natura dei
fattori che incidono in generale sulle cause
dello sviluppo demografico (natalità e mortalità): da una parte lo sviluppo economico
come generatore di prosperità e benessere
sociale provoca una caduta della mortalità;
dall'altra parte, a seguito di esso, una crescita dei livelli di istruzione, delle condizioni di vita delle donne, delle più favorevoli
legislazioni sociali ed un allentamento nella
rigidità delle norme e delle abitudini rispetto ai comportamenti riproduttivi, produce
una riduzione della natalità e della fecondità
nelle popolazioni.
Le differenze esistenti nel mondo nei fattori o r ora citati, e, in corrispondenza di essi, negli indicatori demografici distinguono
piuttosto bene le zone ricche dalle povere,
le città dalle campagne, il nord dal sud, le
regioni più sviluppate da quelle meno favorite; nella stessa Europa, in cui più convergenti sono oggi i movimenti demografici, ed
all'interno della stessa Italia, vi sono ancora
differenze sostanziali nel processo di transizione demografica legato al processo di
sviluppo economico.
Ma se l'accordo sulle origini economiche
della crescita o della stazionarietà demografica tende ad allargarsi cionondimeno esistono ancora eccezioni e contraddizioni che
alimentano nuovo dibattito e soprattutto
nuove forme di intervento politico. Si osserva così che in alcuni paesi avanzati cresce al tempo stesso la duplice preoccupazione per la crescita demografica nei paesi po-
(5) Si veda per tiitii. A . Sauvv
zanti. Milano, 1974.
x
Crescita zero
P.
Gar-
veri - da contenere e ridurre come obiettivo - e per la diminuzione della propria
- da sostenere ed anche aumentare; ed ancora si vede e si ascolta chi sostiene la necessità esclusiva di interventi volti a ridurre
con misure dirette e semicoercitive i processi spontanei di riproduzione di certe popolazioni povere dopo aver visto la crescita, la maturità e l'equilibrio demografico delle proprie popolazioni scaturire dal progresso economico e da migliori opportunità distributive delle risorse e dei servizi sociali;
ed ancora chi pensa di poter isolare, con
adeguate misure protettive, la popolazione
di un paese dai processi di sviluppo in atto
nei paesi vicini, utilizzando a volontà i « mbinetti dell'emigrazione ,, ora per congiunture economiche ora per convenienze politiche, ora addirittura per anacronistico razzismo.
A queste ed altre posizioni, che divengono via via più politiche, fa da sfondo una
dimensione che, essa sì, è tutta politica:
l'indiscusso principio delle sovranità nazionali in materia demograEica, riaffermato anche in occasione della ricordata conferenza
dell'ONU a Bucarest e tardivamente ma
esplicitamente denunziato dagli ultimi rapporti del Club di Roma (6); principio accompagnato da coerenti comportamenti tesi ad
identificare ed isolare obiettivi e interventi
di politica sociale in ogni paese determinanti
consapevolmente o no, modificazioni sulla
struttura e sul movimento demografico dei
paesi stessi. Questo comportamento sovrano, che quasi mai ha oggi in Europa seri
obiettivi di politica demografica, tende a
favorire gli equivoci di tipo « malthusiano ),
e antimalthusiano D sopra ricordati, sia all'interno di ciascun paese che a livello internazionale e mondiale: e non sono rari
gli esempi di signifivative marce indietro.
In Europa in particolare, ove i fenomeni
sopra descritti si presentano su scala ridotta rispetto al resto del mondo (poiché,
come si e detto, si collocano quasi sempre
nel breve arco dell'ultima fase del processo
di transizione), queste contraddizioni ed
equivoci sono ancor più stridenti: i diversi
atteggiamenti sovrani infatti si trovano non
di rado in contrasto con un processo di
integrazione economica e culturale che lega
i popoli d'Europa ben al di là delle singole
politiche comuni tentate dalle Comunità europee. Per restare nel solo campo demografico è facile osservare la somiglianza dei processi che hanno caratterizzato e caratterizzano oggi le società europee: I'invecchiamento delle popolazioni; la concentrazione demografica e l'accentramento nelle aree urbane e industriali; l'esodo agricolo; la disoccupazione giovanile; la rapida modificazione delle legislazioni in materia di nuzialità,
contraccezione, sterilizzazione e aborto; la
riduzione della mortalità ed in particolare di
quella infantile; il prolungamento, specie per
le donne, della speranza di vita; i l rinascere
dell'attenzione per l'unità familiare; la diminuzione della natalità e della fecondità;
la sussistenza di importanti movimenti migratori interregionali; sono tutti esempi di
un comportamento delle popolazioni d'Europa tendenzialmente omogeneo e legato alle fasi dello sviluppo economico e sociale
all'interno del processo di sviluppo indu(6) In particolarc nel
Pi-ogctto RIO D di Jan Tinhcrgcn. Mondadori. Roma. 1977 c in Ervin Lasrlo
Obiettivi per l'umanità n. Mondadori, Milano. 1978.
.
striale e post-industriale che contrastano con
la variabilità dei comportamenti politici e
normativi che ad essi si riferiscono.
Questi ultimi, osservati attraverso gli struinenti normativi posti in essere dai vari Stati
anche attraverso recenti riforme, esprimono
impostazioni ma più spesso solo regole e disposizioni inutilmente diverse fra loro: senza entrare in dettagli, basterà ricordare le
dif erenze nelle legislazioni europee per
quanto attiene all'assistenza della maternità; alla regolamentazione della contraccezione, della sterilizzazione e dell'aborto; alla
protezione dell'infanzia; ai servizi prescolari
e scolari; alle disposizioni sulla disoccupazione giovanile; a quelle sul pensionamento
e sull'assistenza degli anziani; per non parlare poi delle norme sul matrimonio, sul divorzio, e sulle disposizioni assistenziali e
previdenziali per le coppie e le famiglie o di
Massimo Livi Bacci
La trasformazione
demografica
delle società europee
SCIENZE W C I A U 19
LOCSCHER
wllana dlreiia da P k h o Road
quell'ipocrisia crudele che t: il principio
della libera circola~ione dei lavoratori in
Europa.
Tutto questo avviene in un crescendo di
studi e di raccomandazioni che, non senza
voci discordi, auspicano una maggiore armonizzazione degli interventi in materia di
popolazione da parte dei paesi membri di
organismi europei ed internazionali. Nella
sola Europa sono ricorrenti i progetti e gli
interventi del Consiglio d'Europa e delle
Comunità Europee in materia di disposizioni afferenti lo stato e il movimento della
popolazione (7); così come con sempre maggiore organicità si manifestano le espressioni organizzate a livello europeo della ricerca scientifica in campo demografico e della
espressione organizzata di libere opinioni
(7) Solo n iiiolo di chciiipio \ i pub 1,icordare. per
quanio riguarda Ic Comuniià Europee, i l prugeiio
SEDOC di compcnhazione internazionale della domanda c dell'olferta di lavoro: CEE e Noia meiodologica
pcr I'uiilirrarionc del sisicma SEDOC 8 , Bruxelles. 1968:
c pci quanio concerne il Consiglio d'Europa, gli innumcrcvoli documenti relativi a studi. raccomandazioni
c conclusioni rivolti agli Staii membri dal s u o ComiiC
ad hoc pour Ics Etudes dcmographiques.
COMUNI D'EUROPA
14
in q u e s t o stesso settore (8). E non è male
neppure ricordare che la stessa Conferenza sulla Popolazione delle Nazioni Unite a
Rucarest (1974) aveva già identificato nelllEuropa occidentale un'area omogenea anche
dal p u n t o d i vista demografico, affidando a d
essa, uiiitariamente intesa, il compito d i
cont libuire. alla stabilizzazione del livello
della popolazione mondiale nel contesto dei
principi d i solidarietà internazionale riafferm a t i in quella sede (9).
Da q u e s t o insieme d i osservazioni emerge
c h e una maggiore sensibilità e responsabilità europea anche in c a m p o demografico i!
richiesta oggi ai paesi d ' E u r o p a e d ai loro
responsabili, d a molteplici f a t t o r i ; d a esigenze pi-atiche sollevate dalla presenza d i
regole difformi in u n sistema via via economicamente ed operativamente integrato;
d a opinioni di esperti e d i responsabili di
sistemi organizzati a livello e u r o p e o che
trovano ostacoli insormontabili nelle rigidit à nazionali p e r f a r avanzare il processo
di integrazione europea nei diversi settori;
dal c o m p o r t a m e n t o del popolo eur.opeo, anc o r a una volta più avanzato dei suoi Iegislatori, c h e d i f a t t o costringe questi ultimi a
seguire faticosamente un progresso sociale
e culturale d i tipo europeo; d a esigenze umane, q u a n d o non a d d i r i t t u r a , dai diritti dell'uomo, cui viene spesso f a t t a violenza in
m o d o variabile e difforme p e r conseguenza
d i anacronistiche s b a r r e d i frontiera.
E se non bastassero le esigenze della vita
quotidiana, degli uomini, dei popoli d'Europa a richiedere una maggiore coesione dell'Europa anche in c a m p o demografico vi son o altri f a t t o r i c h e spingono a n c o r più avanti, lino all'esigcnza d i u n a Federazione Europea.
Così, ricorrendo forse a d o t t r i n e economiche o r m a i s u p e r a t e , si sostiene d a alcuni
c h e molti paesi d'Europa non p o t r a n n o più
singolarinente s p e r a r e di accedere al rango
di potenze mondiali a causa della loro dimensione demografica limitata; e che I'unico mezzo p e r salvaguardare realmente la
propria integrità e la propria sovranità na~ i o n a l es a r e b b e proprio quello d i trasferire
volontariamente p a r t e d i questa sovranità
a d una entità sovranazionale - una Federazione Europea - d i dimensioni dcmografiche
etl economiche di rilevanza mondiale (10).
Ancora si osserva c h e l'Europa occiden
tale, via \via più integrata economicanlente,
dovrebbe farsi carico, con un ulteriore sforzo di sviluppo industriale avanzato, dell'ef[ e t t o d i attrazione che essa può esercitare
nei confronti di a l t r e a r e e m e n o sviluppate; il che, in termini demogralici, vuol dire
a n c h e l'accettazione d i eventuali flussi migratori - oggi ostacolati o d o p p o r t u n a m e n te manovrati per esigenze congiunturali c h e favoriscano gli sforzi di contenimento
(8) Nc sono, pcr cacmipio, tchtimonianza: Ic iiioltcplici attiviti e documcntazioni della IUSSP (Intcrnationril
Union lor thc Scientilic Stiidy ol Popiilation) di Liegi;
del CICKED (Coniité Inter-national d c Coordination des
Rcchei-che\ Nationales en D c m o ~ r a p h i c )di Parigi; della
IPPF (Intcrnntion;il Planning Parcnthood Fcdcration) di
Londi-;I; del ECPS (Eiii-opcan Centi'c lor Population
Stiiclic>) dell'Aja; ci\ in Italia del CISP (Centro Italiano di Stiidi dclla Popolazione) e dell'A1ED (Associazioiic Italianri per I ' E d u c a ~ i o n e Demogralica) di Roma.
(9) cc Plnn d'nction mondial cic la population >B in Po.
plilation, arino 30. n. 1. Ined. Pari>, 1975.
(10) D.J. vari dc Kaa. m Politiquch deniogi-aphiqucs 3
long icrrnc >, in Atti dcl Seminai-io siille incidenre d i
iina popolurionc sia~ionai-ia o dccrescenie in Europa.
C'onaiglio ~I'Eiiropa, Sti'asbui-go. 6-10 settembre 1976.
settembre 1970
della crescita demografica nei paesi di origine e che non trovino quindi limitazioni
in politiche popolazionistiche a d o t t a t e nei
paesi europei.
Quest'ultimo a s p e t t o introduce un element o di valutazione morale nei c o m p o r t a m e n t i
dei paesi europei cui è difficile s o t t r a r s i , com e si è d e t t o s o p r a , a proposito della polemica malthusiana moderna: è difficile infatti giustificare u n a richiesta, c h e è spess o una rigida pretesa, di limitazione della
crescita demografica nei paesi non sviluppati ed allo stesso t e m p o promuovere politiche di espansione popolazionista in un'Europa demograficamente stazionaria o declinante.
Occorre probabilmente a f f e r m a r e c h e una
eventuale continuazione d i una tendenza vers o condizioni d i stazionarietà nei paesi europei, s e p u ò i n t r o d u r r e qualche elemento
d i disequilibrio nella s t r u t t u r a demografica
d i alcuni paesi (accentuazione dell'invecchiam e n t o demografico e di alcune differenze
regionali, per esempio), non è tale, osservata s u scala continentale e mondiale, d a dover spingere ad interventi d i politica demografica popolazionista nei diversi paesi d i
Europa. Occorre invece tener conto del fatt o c h e q u e s t o fenomeno generale di stagnazione demografica in E u r o p a - con t u t t e le
variabilità c h e in esso t u t t o r a sussistono corrisponde d a u n a p a r t e alle scelte volontarie c h e s o n o s t a t e effettuate, finora liberam e n t e e volontariamente, dai popoli euro-
Comunità europea e
pei nel corso della loro ultima fase di sviluppo economico e culturale; d'altra p a r t e
esso corrisponde ad una manifesta esigenza globale d i contenimento della popolazion e su scala mondiale. S e m b r a quindi che,
rispettando all'interno le diverse situazioni
i.rgionali, l'interesse delle società europee e
quello mondiale si trovino a coincidere: 'd
in q u e s t o i responsabili europei dovrebbero
trovare motivo d i soddisfazione e d i stimolo verso un ruolo c o m u n e più adeguato allo
interno e più accettabile s u scala internazionale.
E' s u q u e s t a conclusione c h e si poggia la
opportuiiità e la necessità d i u n processo
unitario verso una federazione europea; che,
in c a m p o demografico, anzichi. c o n t r a s t a r e
gli equilibri c h e si vanno manifestando, tend a invece a d abolire o r i d u r r e gli effetti
perversi c h e i meccanismi nazionali esistenti ancora producono, sulle popolazioni europee (specie nel settore delle migrazioni interne ed internazionali) e che ricercando ed
a d o t t a n d o concordemente in condizioni di
più accentuata stabilità demografica, le mis u r e d i politica sociale più o p p o r t u n e per
le varie e t à e p e r le varie condizioni u m a n e
si proponga, con s t r u t t u r e soddisfacenti e
c o m p o r t a m e n t i credibili, c o m e esempio a
quei popoli c h e s u scala più vasta e con
esigenze a volte d r a m m a t i c h e s t a n n o percorr e n d o quel processo di transizione deniografica c h e l'Europa h a già d i e t r o d i se, anche
esso nella sua storia.
s~7iluppo (le1 Mezzogiorno
Quella c h e fu negli anni cinquanta la riserva dei federalisti nei confronti delle trattative di Val Duchesse e quindi dei vuoti
politici dei T r a t t a t i d i R o m a - e cioC che
senza poteri democratici, anche se limitati
alle competenze di interesse coniune la
Comunità europea, esaurita la congiuntura
favorevole, si s a r e b b e a r e n a t a - ì. s t a t a dim o s t r a t a dai fatti.
In particolare, m e n t r e e r a n o s o t t o proced u r a di ratifica i T r a t t a t i d i R o m a , essendo
la politica di sviluppo delle regioni sfavorite problema di interesse comunitario, f u
d i m o s t r a t o c h e il Mezzogiorno d'Italia ben
poco avrebbe p o t u t o s p e r a r e dalla Comunit à , priva questa di effettivi poter-i capaci d i
impostare, coordinare e p o r t a r e avanti una
politica adeguata a risollevare i punti deboli c h e condizionano lo sviluppo della Comunità stessa ( I ) .
Successivamente nel 1963, nel n u m e r o monografico 7-8 di q u e s t o periodico (2), esamin a n d o il p r i m o quinquennio di attività del
Fondo sociale. fu d i m o s t r a t a la scarsa inci-
sività dello s t r u m e n t o comunitario, c h e con
l'artificiosa regolamentazione, le luiisaggini
procedurali e via di seguito a l t r o non e r a
c h e u n a cassa di compensazione internazionale, m a non una leva efficace a favore tic1
Mezzogiorno. Tralasciamo le frequenti puntualizzazioni c h e si s o n o succedute a n c h e se
i r e a l p o l i t i k e r ci s r i i n a i ~ a i l oCC idealisti inguaribili
)).
I n q u e s t o volume Vincenzo Guizzi, « addett o ai lavori p r i m a c o m e funzionario della
Comunità e o r a del Parlamento italiano, esamina dall'interno e a t t r a v e r s o u n a esperienza unica, il bilancio non c e r t o positivo dei
primi vent'anni coniunitari dal p u n t o di vis t a dello sviluppo del Mezzogiorno. Attraverso le s e r r a t e argomcntazioni, o r a sottesa, o r a t r a s p a r e n t e fluisce, a m o ' d i l e i t
n1otii1, la necessità dell'integrazione politica
della Comunità. ci&: conferire alle bue isiituzioni quei poteri reali e autonomi anche
se limitati alle sfe1.c d i c o m u n e interesse,
la cui carenza non solo immobilizza le istituzioni europee, ma condanna gli stessi
stati nazionali aderenti a continue tempes t e in u n bicchier d'acaua o e r l'incaoacità
di poterli a f f r o n t a r e e risolvere isolatamente.
Rispetto alle nostre argomentazioni di 1520 anni fa, è d a aggiungere, c o m e aggravante, c h e la situazione comunitaria è a n d a t a
s e m p r e pii1 deteriorandosi e i risultati, c h e
p u r s o n o stati conseguiti, si sono avuti più
p e r I'abbrivo d a t o dai T r a t t a t i in periodo di
favorevole congiuntura c h e non per virtù
creatrice; sicchi anche la s t e n t a t a unione
.
(*) Vincenzo Guizzi: «Comunità europea e sviluppo del Mezzogiorno n, Giuffré editore, Milano 1978.
( i ) Clr. la nostrn inchiestci a livello curupco
ta su G Prospettive mcridionalin dal giugno
Iebbwio '58. con introduzione e conclu*ionc.
poi nel volume: Donicnico Sahclla, I'Eirrupu r
.-ogiurii~~- CD. Roma 1959.
condot1957 ci1
raccolta
il Me:-
(2) Gli.. D. Sabella, I l Furido .,u~,iulr eldropeo rrellu
puliricu ùellu Corriirriira r nellu .\i:ili<ppo del Me-zu.
giorno in
Comuni (l'Europa *. luglio-agosto 1963.
-
(*)
.
settembre 1978
doganale fa acqua a seconda di questo o
quell'interesse settoriale che, all'interno di
ciascuno stato, preme ed ottiene misure
protczionistichc.
Nella politica di sviluppo regionale, data
I'interdipendenza di tutti i settori politici
ed economici, si riflette la realtà: prevalendo gli interessi centrifughi, venendo cioì:
meno quella deontologia coesiva che deve
pur reggere una società, si scatena I'honio
Iioniii7i Iilpirs e la politica regionale non solo a livello europeo, ma all'interno dello stesso Stato italiano nei confronti del Mezzogiorno, è divenuta uno strumento verboso
del quale tutti parlano per agitare la piazza
acefala, ma che nessuno, negandone i presupposti, ha veramente intenzione di affrontare. Insomma non si riesce o non si vuole
aver chiaro che prima dell'avere e per avere
occorre l'essere e il modo di essere. E il modo di essere è venuto meno in tutta la Comunità, e gli interessi anziché mediarsi e
comporsi nella superiore sintesi, cozzano l'un
contro l'altro con la prevalenza del più forte che non è certo il Mezzogiorno d'Italia,
che non è l'agricoltura tipica del Mezzogiorno, che non è certo il lavoratore migrante
della Basilicata o della Calabria. Cadrà, sì,
qualche briciola attraverso i vari Fondi, ma
sarà stentata ed inefficace, anzi vanificata
da altre partite di ritorno che direttamente o indirettamente finiscono « con il privilegiare il più forte » non solo dal punto di
vista dei singoli stati aderenti ma « in genere (anche nell'àmbito dei vari paesi), delle
regioni più prospere della Comunità N, come
dice Guizzi.
A nulla vale protestare e contrapporre ritorsioni o « dichiarazioni di principio fatte
da responsabili politici e sindacali a favore
dell'integrazione comunitaria ». Sono chiacchiere da comizio domenicale alle quali nessuno più crede, quando quello che conta e
resta « sono gli atti concludenti e cioè le
iniziative e decisioni prese dal Governo e
dal Parlamento ». E quali sono questi atti
conclicdenti e iiliziatiile e decisioni? Con molta carità di patria risponde lo stesso Guizzi:
E' doveroso constatare che per anni anche
la sinistra italiana nel suo complesso (salvo
evidentemente le consuete nobilissime eccezioni) ha avuto un atteggiamento quanto mai
contraddittorio ed incoerente ». Il nodo del
problema per Guizzi sta tutto lì: nella carenza di poteri autonomi alle istituzioni (embrionali) della Comunità. « Denunciare il
vuoto democratico della Comunità - egli
scrive - e non Fare nulla per rafforzare le
strutture comunitarie, conferendo maggiori
poteri al Parlamento e consentendo la formazione di un vero centro di direzione politica a livello europeo, ha significato negare
l'assunto, che era la salvaguardia dei principi fondamentali della democrazia ».
Perfettamentc. d'accordo! O la Comunità
sviluppa la sua dinamica uscendo dalla contraddittoria ambiguità e quindi dall'immobilismo o resteranno le cattedrali dei burocrati » nel deserto del comune destino cu.
ropeo. Perciò non riusciamo a capire I'atteggiamento del senatore Manlio Rossi-Doria,
eminente meridionalista e che noi per tanti
versi stimiamo al pari di un maestro, il
qiiale nel presentare il voluine del nostro A.,
con sutliciente benevolenza, è sembrato perdonargli, quasi fosse peccutum i~icrtlens,la birichinata dell'utopia dei poteri autonomi ed
effettivi da conferire alle istituzioni della
Comunità.
COMUNI D'EUROPA
11 problema sta tutto lì, ma è solo la parte emergente dell'iceberg, perché nei nove
decimi sommersi il problema, la radice è di
ordine morale prima ancora che politico.
Non si può determinare una scelta politica
senza una precedente scelta morale. Per
creare, occorre che ciascuno dia un po' di
se stesso al progetto comune per il bene di
tutti. Ma se in ciascuno di noi, singoli o
gruppi che si sia, si va rendendo sempre più
insanabile il divorzio tra il momento vitale
e il momento morale, non si rischia di far
volatizzare nei cieli dell'astrazione qualsiasi
progetto creativo, mentre, dilaniandoci l'un
contro l'altro, sprofondiamo nel cieco flusso
degli istinti? Non assistiamo forse alla triste
realtà che libertà e democrazia sono oggi stimate al pari di una tavola imbandita dove
ciascuno si sente in diritto di abhuffarsi a
spese degli altri, senza nemmeno pagare
il conto?
Cosa possiamo pretendere dalla Comunità
che, come diceva Ernesto Rossi, sembra un
gallo, ma non fa <:hicchirichì, se, all'interno
dello Stato italiano per quelle che sono le
nostre possibilità e competenze nella politica di sviluppo regionale, abbiamo dissipato speranze, progetti e interventi nella degradazione dello strumentalismo lottizzatore
e in una sorta di neo-feudalesimo? Con quale faccia tosta ci lamentiamo delle defatiganti procedure comunitarie quando la legge 183
del 2 maggio 1976 consacra un faraonismo
di ingranaggi tale da volatilizzare il valore
effettivo degli stanziamenti dell'intervento
straordinario per effetto dell'inflazione in
ulteriori indugi e in ulteriori erosioni che
in due anni hanno portato ad una riduzione
di oltre il 30% del valore 1976? Se poi si
ficca il naso sui risultati dell'armamentario
amministrativo posto in essere per la concessione del contributo interessi, e di quello
in conto capitale e quindi sulla funzionalità
della predetta legge, troviamo i seguenti dati: al 30 aprile 1978 1'Isveimer (cioè 1'Istituto che esercita il credito a medio termine
nelle regioni continentali del Mezzogiorno)
aveva deliberato su 370 domande di finanziamento e ne aveva inviate alla Cassa 330.
Alla stessa data la Cassa aveva potuto dare
il suo assenso soltanto su 6 domande.
In particolare, Guizzi che vive ed opera
all'interno delle « segrete cose » sa bene che
la 183 sottopone la programmazione e la
attuazione degli interventi non solo al Comitato interministeriale per la programmazione economica (CIPE), ma anche alla Commissione interparlamentare per il Mezzogiorno (30 fra senatori e deputati in rappresentanza proporzionale dei vari gruppi parlamentari) ed ancora al Comitato interministeriale della politica industriale (CIPI), e
poi ancora al Comitato dei rappi-esentanti
delle regioni meridionali (altri 27 membri)
e finalmente al Consiglio d'amministrazione
della Cassa nel quale, quasi non bastassero
i precedenti 9 membri di particolare competenza, ecc. c'è l'ulteriore rinterzata feudale
che l i porta a 18 col risultato che è stato
sciolto perché non funziona, dicono. Ma non
l'uiiziona niente, rt monte e a valle. Bisogna
avere il coraggio di dirle certe cose, se esiste
ancora un po' di libertà. Cosa volete e conic
volete che funzioni un paese che b i dice
democratico dove il Parlamento ì: chiamato
a ratil'icare - non meno della non rimpianta Camera dei fasci e delle corporazioni -!C decisioni laceranti prese nel segreto da
sei personaggi che rappresentano i partiti
15
che la nostra Costituzione stima al pari di
cinghia di trasmissione ma non poteri decisionali? A che serve la Costituzione? E facciamo grazia delle delizie che si verificano
con gli esigui finanziamenti del FEOGA oriei~tuiireiito, nel clientelismo delle nostre
regioni e che non abbiamo avuto remora a
denunciare in pubblica riunione al Commissario Giolitti, nello scorso marzo.
In conclusione: anzichi. potare i rami secchi e tagliare via le piante parassite, si è
scatenato il nugolo di locuste che da tempo
vanno distruggendo tutto. Se il progetto di
integrazione politica della Comunità è nelle
acque morte, nelle stesse acque ì: finita la
politica di sviluppo regionale. Entrambi potrebbero avere un soffio di vitalizzazione
dalla loro simbiosi dialettica; ma entrambi richiedono quella capacità di superare
noi stessi in un atto di disponibilità civile,
di contributo da offrire al comune progetto. Ne saremo capaci finché durerà il cresceildo dell'ahbuffara? E nutriamo forti dubbi che un Parlamento europeo, anche se
eletto a suffragio universale, possa per virtù propria smuovere la palude: esso altro
non sarà che espressione delle stesse classi
politiche al potere negli stati nazionali.
E allora'?
Allora. caro Guizzi. le nostre isolate, disinteressate e appassionate voci di pozzi inelonconici saranno materiale di riflessione per
i nostri posteri allorché 1'u.stirzia della ragioiie avrà raddrizzato le gambe al cane.
Purtroppo, però, l'astirzia della rugione presenta anche un conto da pagare. e abbastanza
salato!
Domenico Sabella
a
COMUNI
D'EUROPA
Organo dell'A.1.C.C.E.
ANNO XXVI - N. 9 - SETTEMBRE 1978
1)ii.gttor.c i-csp.: IIMBEKTO SEKAFINI
Re(1ottore c.af>o: EI>MONDO PAO1,INI
DJR~~ZIO
RHI)AI.I~NI:
NI~,
li
A h l h l lNISI.HA%IONI:
Piazza cli Ti.evi, 86 - K{>inii
q 6.784.556
6.795.712
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I i~~,r.saiiirrrri
tlehhOll0 esscre rffettii(rri sitl C / C postale n. 35588003 iirtr.srat0 o:
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Sede di Roma - I'iu (lellu Sr(r~iiprri(r,
11. 64 - f?oiila fte.si~rierr(Iell'AIL'L'E),
opplcrc (1 irrrzzo o.s.segiio c~ircolure
-- t1011 rra.sfcrihile -- iirlestato a
AICCE D. .s~~c~c.i/ictiii(lo
.sc,iilpi.ct lu
e~rris(11e(Ic,l lf~,r.~(riiieiit«.
Aut. Trih. Roiiia n. 4696 dell'll-C1953
0
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I:riioric
l'ci-iodicii
Sliiiiipa
I laliarii
Iituiipugrafia rugaiitino ronla
. 1878
.
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140 mila sistemi di elaborazione dati e persona1 minicomputer,
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