Anno XXVI Numero 9
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Anno XXVI Numero 9
- Direr. e Redaz.: Piazza di Trevi. 86 00187 ROMA ANNO XXVI N. 9 Settembre 1978 spedizione in abbonamento postale - Gruppo 111/70 - ORGANO - MENSILE D E L L ' A I C C E , ASSOCIAZIONE dal quartiere alla regione per una Comunità europea federale UNITARIA DI COMUNI, PROVINCE, REGIONI Europa, Regioni, Ente intermedio di Gabriele Panizzi Le indeterminazioni sulla definizione deil'assetto autonomistico dello Stato condizionano negativamente il difficile e reversibile processo di conquiste democratiche, dall'autonomia degli eiiti locali al Parlamento europeo. Il lungo cammino verso la Repubblica delle autonomie Il nuovo assetto delle autonomie locali è oggetto di particolare considerazione da parte delle forze politiche. Al Parlamento presto dovrebbe iniziare la tliscussionc delle proposte di legge presentate per concludere la fase di rifondazione istituzionale del nostro Stato. Questa, iniziata con la costituzione repubblicana. fu sospesa lino alle elezioni regionali del giugno 1970; riprese con gli statuti regionali e proseguì cdn i decreti del Presidente della Repubblica di delega e trasferimento dallo Stato alle Regioni, alle Province ed ai Comuni di competenze c funzioni del gennaio 1972 e del luglio 1977 (a seguito della legge 382 del 1975). Definita la s t r u t t u r a istituzionalc dello Stato, saranno necessari molteplici adempi- in inserto speciale: Manifesto federallsta per I'clczlonc europea Disegno di legge per l'elezione dei rappresentanti italiani al Parlamento europeo J menti per f a r i'unzionare a regime il complesso sistema delle crrrtotior~~ielocali. Tra questi la definizione delle articolazioni territoriali dei e tra i tre livelli istituzionali fondamentali (Comune, Ente intermedio, Regione), il processo di trasferimento c delega dalle Regioni ai Comuni ed agli Enti intermedi, la verifica dellc aggrcgazioni Ira Comuni per i servizi sanitari e sociali. Non ci si può illudere sui tempi brevi per la rifondazione istituzionale e per gli adempimenti conseguenti. Nel 1980 (elezioni dei Consigli regionali, provinciali e comunali) il nuovo edificio istituzionale potrà essere già definito così d a settembre 1978 COMUNI D'EUROPA consentire la elezione delle iitlove istituzioni? Sussistono fondati clubbi, anche in relazioiie etl alcune differenze d'impostazione delle Ipropostc di legge di riiornia delle autonomie locali prc,scniate cla DC, PCI, PSI e GoVCI-no. D'altra parte, supponiamo clie entro la Iìiie del 1979 possa essere promulgata la legge di riforma delle autonomie locali. Se non si raccorda l'attuale sistema degli enti locali con quello che conseguirà alla riforma si rischia di bloccare il processo di trasferimento e tlelega tialle Regioni ai Comuni ed alle Province con conseguenze negative per i l sistema democratico nel suo complesso e, anche, per la ripresa economico-produttiva. Se, viceversa, le elezioni del 1980 si svolgeranno secondo le trascorse modalità (con particolare riferimento a quelle interessanti i Consigli provinciali), allora vi 6 il rischio di trasciiiare l'incertezza istituzionale per alcuni anni ancora (Corse fino al 1985). I problemi istituzionali si saldano con quelli economici e sociali E' opportuno, di Cronte a tali pericoli, sostenere che nulla deve essere cambiato della s i t u a ~ i o n eistituzionale (e, quindi, paradossalmente, chi con maggiore insistenza pone l'esigenza di un radicale cambiamento contribuirebbe a lasciare le cose come stanno, con grave deterioramento del tessuto democratico degli enti locali)? Se tutto resta fermo, in attesa di futuri, profondi cambiamenti, le Regioni ed il sistema degli Enti locali non potranno fornire il proprio contributo alla ripresa economicoproduttiva. Si parla molto di residui passivi e di crediti tesauriz7ati, spesso più con intento acc u s a t o r i ~che con volontà di capire le cause ed eliminarle. Lasciare nella indeterminazione, per anni, il sistema degli Enti locali, non consentendo il riordino delle competenze (anche attraverso una ricomposizione del governo locale sul territorio: L L ? ~ territorio, i t r i goi)errio elettiilo), significa rendere impossibile il corretto funzionamento della pubblica amministrazione e, quindi, perpetuarne il iuolo alienato rispetto alle esigenze ed alle dinamiche socio-economiche (1 ). Questo sotto due aspetti: SOMMARIO pcìg. Europa, Regioni, Ente intermedio, di Gabriele Panizzi . . . . . . Appello delllAICCE ad elettori ed eletti . . . . . . . . . . . L'ampliamento è nell'interesse della Comunità, di L~ligi Troiani . L'ora della scelta per l'Italia (appello del Movimento federalista alle for7e politiche e sociali) . . L'esperienza tecnica, politica ed istituzionale nel campo energetico illustrata a Parigi (la relazione del sindaco di Brescia) . . upproccio orgurlico ui problenii (11 yeriotir den~ocruricu</e/ ierriiorio, in Comuni d ' E u rona ,,. iueiio-aeoato. 1978. - 6 8 9 La trasformazione demografica delle società europee, di Raimond o Cagiano De Azevedo . . . 12 Comunità europea e sviluppo del Mezzogiorno, di Domenico Sabella . . . . . . . . . . . 14 Inserti: Il secondo aspetto del divario fra pubblica amministrazione e realtà riguarda la mancanza di capacità programmatoria della prima, dalla quale dipendono in non poca misura gli effetti negativi sugli investimenti. iri, 3 Esperienze locali e regionali in Irlanda, Lussemburgo e Danimarca 11 il primo, quello che più immediatamente colpisce l'attenzione del cittadino, consiste nei ritardi decisionali e nel groviglio di funzioni ai vari livelli istituzionali (conseguenti alla mancata definizione ed attribuzione di competenze) con effetti negativi sugli investimenti (i soldi ci sono ma non si spendono). (1) G . Panizzi, Per 1 - Manifesto J federalista per l'elezione europea Disegno di legge per I'elezione dei rappresentanti italiani al Parlamento europeo I R Sandro Pertini cla Ventotene al Quirinale Nella foto i n mima pagina i l Presidente della Repubblica Italiana Pertini viene rappresentato, insieme ad un gruppo di confinati di Vcntotene, in un disegno che Ernesto Rossi esegui nel '40. disegno del piano di un vassoio destina1-2. Due test~i?mnidi ]rova >, - 3. Dino Roberto - 4. Sairdro Pertini - 5. to quale dono di Meizghestù, studente d'tngegnerta ahissino - 6 . N La Biondona D - 7 . Giloep/>e nozze per un nipote i'ianezza - 8 . Umherto Terracrni - 9. Paolo Schicchi - 10. Altiero Spinelli tlello stesso Rossi. 11. Eugenio Colorni - 12-13. Matrro Sroccrmarro con la consorte Morta BerLa pittura si artitoncini. cf>la in due scene raffiguranti la passeggiata a , n e l l a quale h ritratto (il quarto da sinistra) Sandro Pertini, e i l N brindisi D, che ritrae Ya mensa di N Giustizia e libertà D. Ci piace ricordare aucsto oerioclo della vita del 1. hTrllo 'l'raqtiandi, capomrr7s/i - 2-3. Angrlo Ronizzolr e Vari, anarchici, cuonuovo presidente chi della nlensa - 4. Frnifcesco Fatzcc,llo - 5. Ernesto Rossi - 6 . Giovaizizt della Repubblica ( N i n o ) Woditzka - 7 . Kiccardo Bacier - 8 . Marco Maovaz, fucilato tiai proprio per l'impornazifascisti a Trrrste - 9 . V ~ n c r n z oCalace - 10.11. Due albanesi, non meglio tanza che egli ha rdentifzcati - 12. Giovatini Gervasont - 13. Giohatta Donzaschi, inorto ci voluto dare, nel suo Marithausen - 11. Gigino lo stlpettaio, non wzeglio identificato. niessareio - - al Paese. al problema della ~iiiilicii~ionc clcll'Eui-opn, nttr-ontrito per- In prinia \.alta i i i modo politico ed i.stituzionale proprio clal iiianilc.sto d i Vcntotcnc, reclatio cla Ros.si c Spinelli: ... Dobbiamo prepararci ad irrserire serripre plù l'Italia nella comunità più vasta che è l'Europa avviata alla sua unificazione con il Parlamento europeo, che l'anno prossimo sarà eletto a suffragio diretto. L'Italia, a mio avviso, deve essere nel mondo portatrice di pace: si svuotino gli arsenali di guerra, sorgente di morte, si colmino i granai, sorgente di vita per milioni di creature uriiane che lottano contro la fame. Il nostro popolo generoso si è sempre sentito fratello a tutti i popoli della terra. Questa la strada, la strada della pace che noi dobbiamo seguire n. iclnl incssaggio al Paese clel Pr-csiclente della Repubblica). Le esigenze di cambiamento nel modo di operare della pubblica amministrazione La pubblica amministrazione costruita durante questi decenni non opera per obiettivi m a per pratiche: nello sterminato mare di carta (Salvemini parlava di imperialismo burocratico di carta pesta) il progetto che può fornire occasione di investimento ed occupazione segue gli stessi itinerari e le stesse procedure della pratica per l'acquisto della cancelleria corrente. Rovesciare questo comportamento della pubblica amministrazione significa programmare economia e territorio contestualmente ed essere attenti, in ogni livello di competenza, alle eiitrate ed alle uscite (gli inputs e gli o ~ t t p ~ t t sche ) condizionano la elaborazione dei programmi. E' possibile elaborare programmi in assenza della definizione dei livelli istituzionali e della configurazione degli enti operativi? E' colpa delle Regioni se i loro programmi (li sviliippo si arrestano alla pubblicazione sul bollettino ufficiale dopo una fase di elaborazione consumata negli uffici di qualche assessorato o comitato, senza agganci con la realtà istituzionale-operativa. La letterat~ira della programmazione (di questo prevalentemente si è trattato, più che di programmazione) tt causa o effetto della indeterminazione istituzionale? I1 riflusso del ruolo programmatorio delle Regioni e le incomprensioni della dimensione europea Le Regioni, constatata la vanità dei loro sforzi programmatori, si attardano su aspztti gestionali, divcrsarnente da quanto stabibiliscono la Costituzione ed i loro Statuti. Contrariamente a quanto richiederebbe il condizionamento che sull'attività delle Regio- 3 COMUNI D'EURQPA settembre 1978 decisioni conlunitarie, esse ni provocano non coricor-rono alla costruzione europea. una parte, dopo aver tardato a stodi fiilanziamcnto delprire alcune la Comunità Economica Europea (il Fondo Sociale Europeo, il Fondo Europeo di Orientamcnto e Garanzia Agricolo, i l Fondo Europeo Rc_oionalc di Sviluppo, la Banca Europea per gli Investimenti), approntano progetti volti più a Sostenere e garantire I'esistcrite che a trasformarlo (i Fondi europei assolvono a d una funzione conservatrice); poi non l i attuano a causa dclla mancanza di stiumentazione istituzionale e tecnicooperativa (2). Dall'altra, pur in presenza di profonde trasformazioni nclla economia e nella finanza eui-opee, le ~ ~ non colgono ~ i Ifcsigen~ za di una progra171171uzioi7ea/ternu/il,a a quella che traspare dalla loro letteratura (in genere, tutto, dappertutto e subito). Le Regioni del iiiezzogiorno non prendono in considcra7,ionc un indirizzo programmatoi-io che possa consentire al Gover-no italiano di attestarsi s u posizioni di coerente politica di equilibrato sviluppo europeo (non si può sostenere contcmporancamcnte la battaglia per affrancare l'agricoltura europea dai condizionamenti degli interessi chiusi del nord Europa - Francia Germania in primo luogo - c quella per diffondere nel mezzogiorno un sistema industriale assistito finanziarianlcnte dallo Stato); del pari, il Governo italiano attestandosi (volentieri) s u posizioni incocrcnti perdenti per lo sviluppo europeo equilibrato, contribuisce a rinsci-rare le Rcgioni in una logica rivendicativa di interventi linanziari incapaci di ti-asformare Ic realtà arretrate. L'Eur-opa non 6 intesa dalle Rcgioni come dimensione idonea per affrontare i loro problemi di congestione o arretratezza e di sqiiilibrio iniei-no. Le multinazionali, la divisione internazionaie del lavoro, il peso della diversificazione monetaria e della niancan7.a di riserve comuni sono argomenti sui quali non si soficrina l'attenzione delle Rcgioni, invischiatc ciltr-o la logica t7uzionalistica di fnr qltudralo conlpetenze ai ad esse m a del superamento della tradizionale Pi-ovincia (quella della vecchia legge comunale e provinciale) con atti amministrativi e legislativi che possono essere subito assunti? Che cosa si può Fare? in aree 1 , Articolare il territorio di locali per i servizi sociodistretti scolastici,...) terl-itol-ialmente coincidenti e nell'ambito dei vecchi confini provinciali (la somma di alcune aree di servizio d à luogo alllattualc territorio provincialc). 2. F a r cor-risponderc i collegi elettorali procon le di territorio, un governo clettivo P. si ricordava che il problema della regionalizzazione è ormai all'ordiiie del giorno ed appare senipre più orientato nel senso di porre i'accento, d a un lato, sulla creazionc di vere e proprie autorità poli!iche autonome e democratiche e. dall'altro, sulla individuazionc della Regione come indisperisabile cerniera t r a la ~ r o g r a m m a z i o n ecentrale e lo sviluppo autoi'ropulsivo delle singole comunità i-egionali. nonchC tra la programmazione economica e la pianificazione del territorio n. Ncll'appello venivano altresì cvidenziati i (( rillcssi che le elezioni regionali, provinciali c comunali avrebbero avuto sulla lotta cu3. Trasformare i l metodo elettorale (dal ropca Ira la stasi passato la dinamica metodo uninominale a quello p r ~ p o r z i o n a l c ) . dellpavvcnire,f r a prcgiudi7,io 4.~ Procedere al trasferimento e d alla delce progresso europeo ». i ga dalle Regioni all'ente intermedio ProiJi~lc.i(i. Sono trascorsi pii1 di tre anni da quel 15 Con queste trasformazioni, attuabili entro giugno 1973 e la lotta per la costruzione di i l 1979, è possibile dar-c un colpo alla vec- una nuova Europa ha consentito la indiziochia concezione clientelare delle Provincie ne delle elezioni a suffragio universale e difin dai prossimi mesi e certamente a partire retto del Parlamento europeo. dalle elezioni del 1980. Le sorti di questo sono legate allo svilupPoi si potrebbe porre m a n o - se del caso po delle a ~ t o n o n i i clocali (untotlot)re comli- alle modificazioni geografiche dei terri- iliiic n n7is1irn d'liolno t> stati lltliti d'E14rotori provinciali. pu): il successo della concezione progrcssi11 15 maggio 1975 il Consiglio nazionale sta dcll'Europa nelle elc7.ioni del giugno 1979 dell'AICCE, alla vigilia delle elezioni per il dipenderà anche dai passi in avanti che sarinnovo dei Consigli regionali, provinciali e raririo stati fatti per rilanciarc il processo coinunali del 15 giugno, lanciava un uppello aulonoinistico; questo, nel 1980, sarà condizionato dal Parlamento cui-opeo eletto nel (id eleltori ci1 elclli nel quale si sottolineava il << significato europeo del valore originario giugno 1979. delle comunità locali », si rilanciava la esiNon possiamo quindi permetterci battute gcnza di una << ricomposizionc dei poteri sul- di arresto in un difficile e i-cvcrsihile processo lo stesso territoi-io secondo la foi-mula: un di conquiste democratiche. <( le~tic.ic~to ]'P' !P ~ l r z i o ~ (!PI ii 1.5 piiiplio 197.5 Appello dell' AICCE ad elettori ed eletti Ripirhblichia~no, a chilts~ircl ciell'cirticolo (lell'Asse.\..sore regionale (le1 Lazio, Gabriele Punizzi, tnrtnhro rlell'Esecittii~o dellri iio.strri ,4.ssocirizione. il /e.sto del rlocutllet~toapproi~rito a//'tttlutiitnirù itl occusiotie delle passaic elezioni per il rittilo1,o (lei Collsigli regiorlali, proi~iiiciali e cotnir~lu/i. de''e autonomie qiiesio senso e per queste ragioni In struttura. il lunzionarncnto, la gestioiic degli enti regionali La prossima consultazione elettorale, che coin- . locali i t a l i a n i - sui q u a l i incideranno volge la quasi totalità dei Comuni, delle Pro- mente i risultati delle prossime elmioni - ha"vince e delle nostro Paese, i-ipi-o- no anche una indubbia proiczionc curopcri. pone all'AICCE (associazione unitaria di tutti i ~ ~ l l rivolto ~ ~ atl ~ elettori ~ ~ l e l elt t i ~alla trasleriti e cielegati. Poteri regionali e locali. Sczione italiana del vigilia delle comunali, provinciali e reI1 ciclo k chiuso: mancanza d i definizione Consiglio dei Comuni d'Europa) l'occasione - gionali tlcl 7 giugno 1970, I ~ A I C C E dcll'edificio istituzionale autonomistico; iini l dovere - di rivolgere. come già tatto alla I'atteny.ione sulle condizioni necessarie a giu- l'ordinamento rcgionale - allora in procinto di delle elezioni amministrative di sviluppare il processo di tra- vigilia gno 1970, un appello ad eletlori ed eletti. essere finalmente atluato sii lutto il territorio sferirnento e L'AICCE si ritiene legittimata a prendere que- naziona(e - non solo la termale tratorc e difensivo dclle Regioni; estraneità sta iniziativa non soltanto dal precedente citato, di u n dettato costituziona~c, clerncnto insodi queste al processo d i costruzione dell'Eu- che ha avuto a suo telnPo larga eco, rlla SoPrat- stituibilc, politico-istituzionak e nionicnto tlellu tutto dalla sua coerente battaglia Per le autocostruzione di una Federazione cLiropca sovraI.ol>a democratica, finora svoltosi in termini nomie locali. per una democrazia eflcttivamentc intesa conle ~~~~~~~i~~~ per dar ,,ita di compromessi nazionalistici e , quindi, con- piuraiista, per una più ampia partecipazione ad u n modello csenlplare di socicth di trario a d ogni forrria di sviluppo democra- popolarc, per un rafforzato ruolo delle Rcgioni democrazia, aperta alla in tico ed autoiiomistico. nel quadro di una moderna società non solo grado di con italiana ma europea. cittatlini. Lo stesso appello riproponeva l'urgenI destinatari di questo appello sono gli clct- za del clellii alnministrativa i r i ~ r - a . Autonomie locali e nuovo Parlamento euro- tori e gli eletti: i primi chiamati a pronunciarsi rcgionalc, capace. di a l livello dei peo sono momenti di uno stesso processo responsabilniente per un ordinarilento democrasisteilli tic0 saldaniente radicato negli enti territoriali ~~~~t~ intuizione del a deinocratico secondo l'articolo 5 della Costituzione rcpubhli- tlcl valore tlcllc coniunita locali (che cana; i secondi. afl'inché, consapevoli degli one- lo stato non considerare semplici sogTorniamo agli interrogativi di prima. ri (piu che degli onori) che la loro designazione getti della propria trova seni. Conviene lasciar tutto come &, oppure conspesso coniporta, si pongano decisamente pre più ampi consensi nella cultura politica più viene avviare trasformazioni che non con- al servizio dei progresso civile, sociale ed eco- a,,anzata del nostro paese costituisce traddicano gli orientamenti di fondo della no'nico. evitando il della denlostida non ricusabile da parte del nostro sistenia riforma istituziorlalc ma consentono d i crazia locale in Italia renda più difficile la stessa IcgisIativo c amministrativo. Il quinquennio 1970partecipazione costruttiva dcl nostro Pacsc alla 75 lla ,..idrnziato in modo drammatico le cnrentare il regresso del processo autonomistico? unificazione europea, ze del nostro ordinaniento locale; il prossimo I Poteri comunali, provinciali c regionali, in- ;chiamato a compirre scelte difficili decisive, Ha senso impostare il dibattito sull'eiite intermedio nei termini di Proi~iciasi, Proi~in- fatti, sono chiamati a svolgere una funzione non più dilazionabili, e non certo riconducibili essenziale Per una corretta attuazione del nlo- ad interventi di rattoppo, senza una corretta maturo porsi il probleoppure è dello di organizzazione tracciata dalla Costitu- ,,isione di insieme, --zione c sono elementi insostituibili per una ade(2) C . Panizzi, L'esperierrzu d c l Fondo Sociale per guata risposta alle esigenze di globale La crisi del Comune i r t i rli~ovo ifnpegtlo europeo delle R e ~ i o n i e d e i Sindel nostro Paese. Entrambi questi aspetti riduc.aii d e ; luilurururi. in Comuni d'Europa marpercuotono direttamente sul inodo in cui l'Italia Tutti gli enii tc.rritoriali sono chiamali, come zo 1975. svolge il suo ruolo nella Comunità europea: in centri di potere pubblico, ad elaborare e discil). COMUNI D'EUROPA plinare Lin inatcriale sociale » quantitativamente scmprc più ampio e qualitativamentc differcn/.iato. I l C o m ~ i n erimane - in linea di principio la struttura portante delle autonomie locali del nostro sistema; ma i Comuni di dimensioni minori sono vittiirie di un fenomeno di svuotamento di capacità operative; le grandi città sono ingovernabili per l'entità e il modo della loi-u crescita; per tutti i Comuni, la loro struttura, londata su una legge unitornie, superata c non ispirata ai principi dell'autonomismo, appare inadeguata e inetliciente. Anchc in Italia, come in altri Paesi europei (c non solo europei), la proiezione delle esigenze clei cittadini (e dei servizi pubblici che ad esse clcvono dare risposta) oltre l'ambito del territorio del Comune, postula un'integrazione s u scala sovracomunale (intermedia tra il Comune c la Regione), con strumenti rappresentativi che assicurino al tenipo stesso il massimo di deniocraticità ed un livello socio-econon~icoottimale, cioè un rapporto armonioso t r a ampiezza del territorio, popolazione e possibilità di interventi: i Lict~dkrcise(circondari rurali) tedeschi, pur oggetto attualmente di revisione nella loro dimensione. offrono utili motivi tli riflessione in proposito. L'articolazione politico-ainministrativa delle aree metropolitane si impone per ragioni di ottimale democrazia rappresentativa e di efficienza, per un migliore controllo di realtà urbanistiche così complesse quali sono quelle che si manifestano, in modo esasperato, in dette aree. Si favorirà cosi anche quel rilancio della democrazia di base e della diretta partecipazione popolare alle istituzioni, che richiede del resto in ogni aggregato urbano, così come in ogni comunità rurale, niezzi stabili perché il cittadino possa prendere parte attiva alla vita locale. S u questi problemi fondamentali di adeguamento dell'organizzazione dei poteri locali alle esigenze di una moderna società europea, hanno prcso posizione a Vienna, nel corso degli XI Stati generali dei Comuni e dei Poteri locali e regionali d'Europa, oltre 3.000 delegati di cui 400 italiani rappresentanti tutto l'arco costituzionale. L'AICCE contribuirà con lo studio e l'azione politica all'attuazione nel nostro ordinamento degli orientamenti approvati in una così larga assise europea. La perdurante carenza di una adeguata, nuova legislazione sulle autonomie territoriali favorisce una discutibile tendenza alla frantumazione c settorializzazione dei poteri sul medesimo territorio, che, pur esprimendo non di rado un primo tentativo di avvicinare la gestione di determinati servizi sociali ai cittadini, provoca, allo stato attuale delle cose, il risultato di espropriare Comuni e Province, oggi unici depositari del.consenso popolare diretto, della loro stessa ragion d'essere. Consorzi per le aree di sviluppo industriale, distretti scolastici, unità locali per i servizi sanitari e sociali, altri consorzi scttoriali (trasporto, ecc. creano una moltiplicazione di enti che spesso determinano la messa al margine dell'Ente territoriale con interessi globali, privilegiando i « settori D e non la « politica ,, (che presuppone una concezione unitario dcl cittadino delle sue esigenze complesse). L'AICCE rivendica soprattutto la ricomposizione dei poteri sullo stesso territorio secondo la formula: un territorio, un governo elettivo. Queste linee di riforma dcll'ordinamento locale, resa ancor più urgente dalla presenza dell'ente Regione che ha introdotto Lin fattore dinamico nel sistema degli enti locali minori, rischiano tuttavia di rimanere nominalistiche, se non accompagnate e sorrette, da un lato, d a un rigoroso uso delle deleghe regionali e dalla partecipazione degli Enti territoriali locali alla programmazione regionale e, d'altro lato, da una profonda riforma della tinanza locale e dell'attuale normativa in materia urbanistica e di assetto del territorio, che consenta un insediamento più razionale, la protezione dcll'ambiente naturale ed umano, un nuovo regime dei suoli a t t o a d impe~lire,secondo le più avanzate csperienzc europee, I'appropriazione speculativa dcl plus valore. Finanza locale e contesto comunitario Nel campo finanziario, va duramente ribadita la denuncia del progressivo disscsto economicofinanziario degli enti territoriali locali e della politica crcditizia adottata nei loro riguardi, che ne limitano gravemente l'autonomia, la capacità di approntare i servizi tradi7.ionalmcnte attesi o nuovamente richiesti, la possibilità stessa di una prograinmazione pluriennalc e che li obbligano a tortuose e crescenti forme di indebitamento. La doverosa severità nell'uso del pubblico denaro e la necessaria autocritica per alcuni casi di gestione meno oculata nulla tolgono alla vibrata protesta nei confronti dei poteri centrali per avere lasciato prosperare la spirale dell'indebitamento senza una politica della tinanza locale, tempestiva, organica e rispettosa delle aLctonomie. 11 prossimo quinquennio non potrà ignorare la necessità di un riassetto razionale delle attribuzioni e delle funzioni degli enti territoriali, premessa per una organica ripartizione anche delle risorse all'interno della finanza pubblica. L'unitarietà di manovra di quest'ultima va realizzata infatti tra « soggetti » variamente ordinati tra di loro, nel quadro della programmazione, non tra un soggetto a privilegiato » e destinatari periferici inferiori P. Per assicurare un livello di risorse che permetta di adempiere ai compiti delle comunità locali, rispettando, allo stesso tempo, la loro libertà d'azione e assicurando una certa perequazione tra esse, la citata assise di Vienna del CCE ha affermato che bisognerà prevedere, accanto alla ridistribuzione di risorse statali, anche una potestà tributaria degli enti locali, con proprie fonti di imposizione, in modo per altro da evitare un aumento del carico fiscale globale. La ripartizione delle risorse pubbliche, poi, dovrà ispirarsi ad Lin efficace meccanismo che assicuri la perequazione sia t r a singoli enti, sia a livello interregionale, sia tra centro e periferia, in relazione ad un adeguamento dei relativi compiti istituzionali. 11 risanamento della tinanza locale si impone. d'altronde, non solo per le sue ripercussioni sul nostro sistema interno, ma anchc per le su? proiezioni sulla presenza italiana nella Comuriitii europea e sulla sua capacità di utilizzarne le potenzialità. Basti pensare alle incidenze negative non solo di strutture centrali notoriamente inefficienti, ma anche di amministrazioni locali paralizzate dal dissesto finanziario, sulla capacità del nostro Paese di raggiungere livelli di convivenza civile adeguati a quelli di altri Paesi membri della CEE. Basti pensare alla difficoltà cli utilizzare i fondi <;oniunitari - che hanno carattere integrativo e complementare - in inancanza della quota di tinanziamento riazionalc. Regioni d'Europa 1 ! . direttore responsabile: Giuseppe Piazzoni direttore comitato scientifio: Prot Luco Susmel direziont e redazione: Roma-116,Viaie Castro Retorio -Telefom 464683 amministrazionee abbonamenti. GRUPPO GIORNALISIICO EDAGRICOLE B o l w a - 31, Emlia Levante- c c p. 8,52028 abbonamento annuo, L. 10.000 1 ! 1 Le prossime elezioni segneranno I'ini~io dclla e c o n d a legislatura delle Regioni a Statuto ordinario. L'attuazione dc.lla Costituzione in tutto il territorio nazionale ha costituito senza dubbio un [atto dirompentc di grande significato politico per la traslormazione dello Stato italiano e i cittadini possono già misurarne i primi risullati positivi, soprattutto s e rapportati al limitato periodo di effettivo pieno funzionamento delle Regioni iniziatosi solo ncl 1972. I1 cammino i. tuttavia appena iniziato e questo primo pcriodo di esp'ricnza ha già dimostrato la necessith di procedere in maniera più decisa verso la e regionalizzazione ,) sostanziale del nostro ordinamenio e di supcrarc le pcrsistcnti resistcn- settembre 1978 ze politiche e burocratiche centrali a d una integrale attuazione della Costituzione. riconoscendo alle Regioni tutti i poteri loro necessari. rivedendo l'elenco delle materie di loro competenza e le loro stesse funzioni in maniera più c o n s c r a alla necessità di una società moderna, riformùnd o la legge finanziaria per consentire una reale autonomia e maggiore efficienza all'azione regionale. Tutti gli organi dello Stato, Parlamento, Governo e Corte costituzionale, dovranno adeguare la loro attività a questa concezione coraggiosa. aperta e senza residue riserve, della profonda trasformazione in senso regionale dell'ordinamento repubblicano. L'AICCE ricorda che il problema della regionalizzazione è ormai all'ordine del giorno in vari Paesi europei e che, s e pure ha avuto solo parziali e comunque diverse soluzioni, esso appare sempre più orientato nel senso di porre l'accento, d a un lato, sulla creazione di vere e proprie autorità politiche autonome e dcmocratiche e, dall'altro, sulla individuazione dell'EnteRegione come l'indispensabile cerniera t r a la programmazione centrale e lo sviluppo auto-propulsivo delle singole comunità regionali, nonché t r a la progranimazione economica e la pianificazione del territorio. Questo primo quinquennio di vita delle Regioni ordinarie ha visto I'AICCE profondarneiite impegnata in una complessa azione di sensibilizzazione degli eletti regionali ai problemi della Comunità europea e di appoggio, politico e tecnico, alla loro azione legislativa e amministrativa, ogni qualvolta vi fosse collegamento t r a essa e le politiche comunitarie. Questo particolare impegno dell'AICCE nei confronti delle Regioni dovrà ulteriormcnte consolidarsi, tenuto conto che detti enti. per la loro natura e le loro attribuzioni, possono assumere un peso determinante nella lotta convergente per le autonomie e per un'Europa sovranazionale e democratica. In questo quadro politico di fontlo I'AICCE ha individuato alcune specifiche linee di azione: a) il rafforzamento del dialogo t r a le Regioni e gli organi della Comunità europea (Commissione e Parlamento) con conseguenze positive anche per questi ultimi, posti cosi in grado di meglio modulare e rendere quindi più incisiva la loro attività, della quale il cittadino europeo ha troppo spesso un'immaginc vaga e lontana; h ) la creazione di idonei meccanismi istituzionali per rendere effettiva la partecipazione delle Regioni all'elaborazione ed attuazione delle politiche comunitarie, come è confermato clalla proposta di legge regionale già predisposta in tal senso dalI'AICCE, d'intesa con le Regioni; numerose Regioni, rette d a maggioranze diverse, hanno approvato detta proposta e l'hanno inviata al Parlamento, altre l'avevano già posta all'esame delle competenti Commissioni corisiliari. La prossima legislatura dovrà caratterizzarsi per una concorde e pressante iniziativa delle Regioni affinchc l'iniziativa divenga legge dello Stato; C) I'inlormazione e l'assistenza necessaria a consentire un ampio c tempestivo utilizzo, d a parte delle Regioni. dei fondi e degli strumenti finanziari della Comunità (Fondo di sviluppo regionale, Fondo sociale. Feoga, Banca europea per gli investimenti, interventi CECA, attuazione delle direttive agricole recentemente recepite dall'ordinamento italiano e delle altre - i'ra cui quella sull'agricoltura montana - che ad esse seguiranno). Tale azione dell'AICCE, che a tal tine si gioverà sempre più dell'UHicio di collegamento con le Comunità europee che il Consiglio tlci Comuni d'Europa ha appositamente creato a Bruxelles. potrà concorrere ad affrontare i gravi problemi clello sviluppo regionale nel nos t r o Paesc, particolarmente nelle arec più deboli, e favorire un'inversione di tendenza di quel processo di sviluppo distorto, che ha visto tinora la manodopera disponibilr orientarsi massicciamcmte verso Ic. zone di più I'acili investimenti. L'adeguamento alla vita comunitaria Il nostro Paese non ha saputo in passato utilizzare adeguatamente gli interventi finanziari curopci, nonostante cssi fossero destinati prevaIentcmentc proprio alle aree più deboli della Con~unità. Insufiicienti inl'ormazioni. inadeguatczza di leggi, lentezze di procedure e scarso coordinamento a livello centrale, oltre a imperdonabili ritardi nell'elaborazione di progetti, hanno concorso a questo risultato. chc rischia tli togliere all'Italia qualsiasi capacità di negoziato per il necessario aumento delle dotazioni di detti fondi. COMUNI D'EUROPA settembre 1978 A tal fine, va ribadito anche q u a n t o sopra richiamato a proposito della finanza locale in gcrierale: la necessità cioè che lo Stato italiano, con i vari strumenti di cui dispone. assicuri il sollecito e congruo intervento finanziario ogni qualvolta esso sia indispensabile per poter acceclcre ai linanziamenti comunitari. La recente crcazione di una Finanziaria meridionale deve, ad esenipio, essere vista anche in questa prospettiva di un sostegno finanziario adeguato a quelle iniziative regionali, che possono usufruire dei vai-i interventi comunitari. La prossinia legislatura regionale dovrà dire una parola chiara e definitiva circa un preteso conflitto tra la Costituzione e gli obblighi comunitari dell'ltalia per quanto riguarda le attribuzioni regionali, nel senso cioè di ribadire che I'attivitii di att~iazionedi detti obblighi non può essere sottratta - nelle cc materie » attribuite alle Rcgioiii - alla loro conipetenza: i11 questo senso il disegno di legge 3157 attualmente in discussione alla Caniera rappresenta un iridubbio passo avanti e si auspica perciò la sollecita conclusione del suo iter parlanlentare. D'altro canto la presenza italiana nelle sedi istituzionali del negoziato comunitario dovrà essere la risiiltante di un tempestivo dialogo t r a Governo e Regioni ogni qualvolta siano in disc~issione problemi attinenti a niaterie regionali. Libertà locali, nuovo meccanismo di sviluppo, contributo alla pace del mondo Ma la teriiatica sulla quale il presente appello intende richiamare l'attenzione di elettori ctl eletti tr necessariamente ancora più ampia. L'Europa e gli enti regionali e locali si legano prolonclamente come elementi complenientari di un unico t c s s ~ i t odemocratico, che del resto dovrà prolungar-si oltre la stessa Europa e che già pone a quella parte del continente, c ~ i isi prospetta a tempi ravvicinati l'unificazione federale, lorrne di cogestione col Terzo Mondo - e con l'intero complesso delle Nazioni Unite - dei problemi riionc.tari, delle fonti encrgetiche, dei prezzi delle materie prime, dei prezzi dei prodotti industriali, della distribuzione di quelli alimentari, della dillusione delle tecnologie produttive, dei problemi di salvaguardia dell'ambicnte (su questi ultimi varrà la pena di teneipresente la Carta di Bruges » del CCE, ispi- rata a rigorosi principi di lcderalisrno iiitcgralc e di giustizia sociale, intct-na e internazionale). Dall'unità di base clei nuovi quartieri urbani, dei piccoli Comuni rurali, delle coii-iunità montane e dei circondari rurali tino alle elezioni europee per un Parlamento, che tragga la sua legittimiti direttamente dal popolo europeo e divenga così capace di assuniere, con l'autorità indispensabile, i compiti costituenti per una Unione politica sovranazioriale, si tratta di suscitare nei cittadini il sentimento esaltante di ritornare fabbri autentici del proprio destino, di partecipare alla conduzione democratica dei diversi livelli di potere, oflrcndo altresi alle orgariizzazioni popolari (partiti, sindacati, ecc.) istituzioni adeguate con cui conl'rontarsi. Non si tratta di prospettive utopiche o improvvisate. Lo Statuto dcll'AICCE è londato su qucsta visione unitaria di un impegno per la Fedcrazione curopca basata sulle autonomie locali. ove il concetto di autonomia tt soggetto a una continua verifica in rapporto all'evoluzionc della societh e , iri particolare, diviene un moinento, controllato dal basso, di un irrecusabile coordinamento programinatico generale. La « Carta europea delle libertà locali lu lanciata dal CCE a Vcrsailles nel 1953. L'appello di Esslingen per una Costituente europea tr del 1955. La richiesta di siniultaneità tra programinazione economica - volta a sollecitare la qiiantità dello sviluppo - e pianificazioric del [ci-ritorio volta a verificare l'incidenza della prima sulla qualità tli \ i t a - lu fatta definiiivanicntc sua dal CCE agli Stati generali di Londra del 1970. Le prossiiiic elezioni comunali, provinciali e I-egionali si svolgeranno nel momento centrale di un anno che potrà avere - se lo vorrenio una grande rilevanza nel cammino verso l'tinilicazione politica dcll'Europa. I ci1t:idirii italiani si troveranno il 15 giugno di fronte a una scadenza importante per l'avvenire delle loro coinunità locali, nia essi non devono perdere eli vista le scadenze, che riguardano il loro destino tli europei c di membri cli un'unica, grande e democratica Comunità: l'elezione diretta del Parlamento Europeo in modo da coinvolgere dircttamente le popolazioni nell'opera di unificazione; l'elaborazione cla parte tli tlctto Parlarnento divenuto, appunto, una Assemblea costituente europea - dello Statuto dcll'unione europea; la creazione di un Governo europeo in arado di affrontare come un tutto unico e inscindihi- Ic le politiche ccononiica, monetaria, sociale, rezionale, estera. Sono queste le contlizioni indispensabili per un mutamento del meccanismo di sviluppo in a t t o - per un superamento, in altri termini, del MEC senza tornarc alle v e c ~ chie illusioni nazionali, sempre stimolate d a intcrcssi costituiti e privilegiati -, meccanismo che è produttivo di intollerabili squilibri territoriali e settoriali, incapace fino a d oggi di dare risposta risolutiva alle attese di iina politica regionale europea, che non sia tanto un grazioso (e del tutto ins~ificiente) dono tli contribuenti di altri Paesi a contradc tradiziorialmente sottosviluppate r quanto una rcgionalizzazione della politica dello sviluppo e la line clcll'cniigrazione come fuga dalla disoccupazion' e dalla miseria. Si tratta, del resto, di spezzare la tradizionale logica nazionale con scelte che guardino ai reali interessi, globali, del popolo curopeo: e non v'è chi non veda, a queato punto, il ruolo convergente di Regioni dcrnocratiche con quello del Governo sovranazionale C coIllune. 11 1975 italiano ed europeo I1 1975 può essere un anno che prepari un salto di qualità. AI vertice curopeo dello scor-so dicembre, a Parigi, i Capi dei Governi nazionali hanno stabilito [in limite massimo di tenipo ( i l 1978) per lo svolgimenio delle elczioni europee; hanno poi conlerito a uno di loro - il Primo Ministro belga - il compito di approntare rapidaiiientc, ascoltando anche le organizzazioni rappresentative della pubblica opinione, un progetto di Unione europea. Le elezioni europee andranno anticipate, il progetto di Unione anclrà trasferito, per compc.tc~nza, ai Parlamento Eu ropco. Nel quatlro che abbiamo lin qui delineato I'AICCE si rivolge agli elettori e agli eletti perchi. trasformino le prossime elezioni amministrative in un momento importante e decisivo della lotta europea fra la stasi del passato e la dinamica dell'avvenire, fra conservazione e pregiudizio c il progresso europeo. E ' anchc. così che si contribuisce a costruire la pace e a ridare agli uomini quella speranza, che è la l'onte prima di un ordine pubblico il quale viva, pr-iiiia di ogni altra cosa, nella serena coscienza dei cittaclini. dai documenti del CCE e dell'AICCE Les buts du Conseil des Coinmunes d'Europe sont: In questo giorno prendiamo solenne impegno: ... - 3. - développer I'esprit européen dans les communes, régions, collectivités locales et régionales pour promouvoir une fédération des Etats européens, basée sui- l'autonomie de ces collectivités; ( d a l l o s t a t u t o s o v i a n a 7 i o n a l c d c l Consiglio dei C o m u n i d ' E u - - rapa) Art. 3. ... a) rafforzare attraverso gli ~~~i locali e regionali lo spirito curopeo e promuovere una azione diretta alla costituzione della ~~~~~~~i~~~europea Uniti fondata sulle autonomie locali e sulla pianificazione democratica del territorio federale; (ddllo h t a t u t o della Sc7ionc i t a l i a n a del C C E ) ... La ~ ~ ~ ~unificando ~ ~ le~ monete i ~ e ,creando , ~ un , mercato comune, porrà le premesse certe dell~autonomia finanziaria e della prosperità economica delle vostre comunità. I Governi sono stati lenti o, peggio, insufficienti nella creazione del Potere politico sopranazionale: è necessario che ogni organismo locale divenga un centro di attiva propaganda federalista, in modo che al più presto le popolazioni costringano i Governi nazionali a convocare l'Assemblea Costituente. Nasceranno così gli Stati Uniti d'Europa, che, salvando la civiltà occidentale, assicureranno un avvenire migliore e il progresso sociaie nel rispetto deila libertà e della dignità delIa persona umana. (dall'Appello d i Esslingen del C C E , g e n n a i o 1955) di mantenere legami permanenti tra le Municipalità delle nostre città e di favorire in ogni campo gli scambi tra i loro abitanti per sviluppare con una migliore comprensione reciproca il sentimento vivo della fraternità europea; di congiungere i nostri sforzi per aiutare nella piena misura dei nostri mezzi il successo di questa impresa necessaria di pace e di prosperità: la fondazione dell'unità europea. (dal << G i u r a m e n t o d e l l a Eraternità » d e l gemcllaggio d c l C C E ) ... La costruzione di unlEuropa unita in forma federale e il proposito di realizzare al suo interno la giustlzfa soclale e la giustizia territoriale (politica regionale e pianificazione del territorio) obbligano coerentemente le forze che si battono per l'unità europea ad una visione federativa dei problemi internazionali. L'Europa unita dovrà contribuire al passaggio dall'equilibrio del terrore a un nuovo ordine internazionale basato sulla sicurezza garantita, e alla transizione dall'imperialismo al federalismo. I1 passaggio da un equilibrio internazionale bipolare a un equilibrio multipolare (tesi gollista o cinese) puo essere un espediente tattico per negoziare, ma non è un avvio alla soluzione del problema: può viceversa aumentare l rischi di una conflagrazione, che generi l'ecatombe dell'umanità. In questo senso la Conferenza di Helsinkj è un utile punto di riferimento, per indicare che non si tratta di mutare frontiere e quauta dell'equilibrlo quanto, nei dovuti modi, di avviare l'abolizione delle frontiere, f a r circolare le cose e le idee e creare un nuovo ordine al posto di sempre precari. Una strutturazione autenticamente federale, solidaristica, deld e l i ~ ~ u r o poccidentale a potrà, in pari tempo, dare la intera il suo vero senso alla ripresa per l'Europa non di una funzione eurocentrica (superata, e giustamente, per sempre), ma di partecipe a un'organizzazione non imperialistica del mondo. (dalla N tesi n . 2 » a p p r o v a t a a l l ' u n a n i m i t à d a l VI1 C o n g r e s s o na7ioiiale dell'AICCE, Napoli, geiiiiaio 1976) 6 COMUNI D'EUROPA L'ampliamento è nell'interesse della Coniunità europea di Luigi Troiani Si coilcl~cdecoi? qr~esr'uiticolo lu serie d i interilenti che Comuni d'Europa hu dedicato ctllu qireslioile ilell'uinplint?~entodella Cee a Grecia, Portogullo e Spagnu. Gli urlico!i piecerlei~tisoizo iisciti rispettii~[~~?ieiite nell'ottot ~ r c ,innrzo c luglio scorsi. Con il parere sulla domanda d'adesione spagnola, atteso entro l'anno, la Commissioiie delle Comunità europee avrà concluso per tutti e tre i paesi interessati il primo stadio delle procedure che i trattati istitutivi prevedono in caso d'ammissione di nuovi membri. Nel frattempo si dovrebbe conoscer-e l'esito delle trattative tra la Cee e la Grecia con la fissazione di tempi e modi dell'adesione greca. Si capirà quale atteggiamento di fondo la Commissione abbia deciso di adottare sul tlossier adesione: condurre un'unica iniziativa globale verso i tre paesi o invece considerare in via separata la situazione di ciascuno. Una visione unitaria delle trattative che non penalizzi la Grecia, paese più avanzato dal punto di vista dei rapporti giuridici bilaterali, e che scaglioni equamente le scadenze dell'adesione previste dai trattati, dosando sulla base delle specifiche situazioni nazionali e bilaterali i tempi d'adattamento, è la soluzione qui auspicata. Grecia Portogallo e Spagna presentano situazioni altamente differenziate sia per quanto riguarda il rapporto bilaterale preesistente - la Grecia, disponendo di un accordo d'associazione è avvantaggiata - sia per lo stato delle economie nazionali (solo la spagnola è a statura K europea n). Comune la struttura euromediterranea del panorama economico-sociale e culturale come pure la brevità del periodo trascorso dalla riconquista della democra7-ia politica. La componente' politica pervade l'intera trattativa dell'ampliamento. Come confermano gli avvenimenti in corso in Portogallo, con un ulteriore spostamento a destra dell'asse politico e un rafforzamento delle posizioni della casta militare, la partita tra democrazia e autoritarismo è ancora aperta in questi paesi e l'alea dell'adesione alle Comunità europee, che esigono il pieno rispetto delle regole di pluralismo democratico da parte degli Stati membri, frena ogni ipotesi di ritorno all'indietro. La tesi della politicità del dossier ampliamento è stata sottoscritta dalla stessa Commissione nel documento preparato dal vicepresidente Natali, commissario responsabile dell'ampliamento, nelle « Considerazioni-affresco », prima proposta di approccio globale della Comunità ai problemi connessi con le tre adesioni. Di fronte allc esigenze politiche che soddisfano (ottemperanza all'art. 237 dei trattati istitutivi che dà ad ogni « stato europeo » i l diritto d'ingresso nella Comunità, accrescimento della copertura da Sud del territorio comunitario, estensione della piattaforma democratica su scala euroccidentale, accentuazione della propensione alla cooperazione tra sponda nord e sud del Mediterraneo, rilancio ideale dell'edificio comunita- rio, etc.) gli innegabili interrogativi economici che le tre adesioni sollevano alle strutture Cee e ai paesi membri acquistano il carattere di sfide storiche cui i Nove non possono non rispondere. D'altronde, come gli studi paese per paese ospitati da questa rivista hanno documentato, tali problemi si pongono, per quanto concerne gli scambi commerciali, solo per certi settori, e coinvolgono preesistenti deficienze comunitarie quando toccano questioni strutturali. Lo sviluppo delle aree depresse, ad esempio, e quindi di una politica agricola, regionale, e sociale diverse da quelle sin qui adottate da Bruxelles. Alle questioni, pur di rilievo, riguardanti i flussi commerciali di beni sensibili agricoli o industriali (acciaio, tessili, conserve, ortaggi, vini, oli, etc.) può offrirsi soluzione con opportuni accorgimenti tecnici di produzione e di mercato; L; invece sulla struttura medesima dell'economia europea che andranno a incidere i provvedimenti di modifica degli squilibri regionali e sociali della Comunità allargata. Insieme ai nuovi membri ne saranno direttamente riguardati quei paesi che, già membri, tali squilibri continuano a soffrire. E' il caso, in particolare, dell'Italia. Per questo meraviglia che, di fronte alla dinamicità di cui dà prova l'altro paese euro-mediterraneo della Comunità, la Francia, il cui presidente avvia una serie ininterrotta di iniziative nei confronti dei tre candidati all'adesione, il nostro governo non ritenga opportuno produrre iniziative adeguate a testimoniare l'interesse politico italiano all'ampliamento a sud della Cce. Lc forze politiche e sindacali italiane, a differenza di quelle francesi - come di altri paesi comunitari - sono compatte in favore dell'ampliamento. In Francia una delle polemiche più aspre che guasta i rapporti all'interno della sinistra e della destra si radica nel giudizio che i partiti offrono sull'eventualità dell'adesione. Pc e raggruppamento gaullista di Chirac vi si oppongono; il Ps propone quattro pre-condizioni. Anche nel sindacato non mancano voci contrarie. Non è solo la pressione dei potentati agricoli a causare questi atteggiamenti; al fondo vi è I'incomprensione di forze intrinsecamente nazionaliste V degli ideali europei e dei presupposti culturali, oltre che economici, della presente evoluzione nella zona occidentale del continente. I partiti e i sindacati italiani sono tutti indistintamente per l'ampliamento. La federazione Cgil-Cisl-Uil è promotrice di una iniziativa comune con i sindacati dei tre paesi interessati per dibattere i problemi posti ai lavoratori del sud Europa dalla prospettata adesione. Di questa, in un seminario nazionale organizzato in giugno dagli uffici internazionali della Federazione, la relazione Bonaccini chiedeva la realizzazione nei temi strettamente necessari alla conclusione di una trattativa equa e lungimirante » comunque (1 entro la metà degli anni '80 D. L'opinione sui tempi sufficienti all'adesione dipende per ciascuno dal giudizio mante- settembre 1978 nuto riguardo alle caratteristiche della crisi economica internazionale e alla profondità delle controversie politico-strategiche in atto nella regione euro-mediterranea. E' anche funzione del diverso apprezzamento della influenza che una Comunità ampliata potrà produrre in direzione di un miglioramento delle situazioni di crisi, in presenza delle influenze sovietica e statunitense. La congiuntura dell'economia comunitaria risente del malessere che coinvolge il sistema capitalistico occidentale nel suo complesso, precedente già all'inverno '73-'74 e all'epoca accresciutosi in parallelo all'aumento del costo del greggio. Le stimc dell'Ocse non prevedono nel breve periodo un miglioramento della situazione, salvo la diminuzione generalizzata dei tassi inflattivi e un leggero allargamento della base produttiva. La manifestazione più preoccupante della crisi resta la disoccupazione, a livelli endemici nella stessa Rft, cui si somma l'inoccupazione giovanile; si rischia di elevare entro I'inverno il totale della popolazione della Comunità allargata forzatamente inattiva a cifre prossime ai dieci milioni di unità. I tre paesi che prospettano l'adesione subiscono come i Nove le conseguenze della crisi, che si cumula allc insufficienze croniche della loro struttura produttiva e all'arcaicità del sistema industriale e agricolo. La sola economia greca continua a tirare abbastanza e conosce poca disoccupazione. Un segno positivo in provenienza dalla Spagna tt il parziale riassestamento della bilancia commerciale, conseguente alla svalutazione dcl 22O/0 della peseta; dall'anno scorso al luglio di quest'anno le esportazioni spagnole hanno subito un aumento in termini reali doppio di quello registrato dai maggiori partners commerciali, traducendosi per tutto il '77 in un +32O/o in termini di pesetas e in un + 17Oh in termini di dollari USA. Se I'export copre attualmente il 65% dell'import spagnolo, la domanda interna permane depressa, la formazione lorda del capitale ha sofferto nel '77 uno sviluppo negativo del111,70/o, né le fonti ufficiali di Madrid sono in grado di confermare che le misure di austerità adottate per ridurre l'inflazione dal 26O6 del '77 al 16% stiano avendo successo; la disoccupazione è abbondantemente sopra il milione di unità. Nessun miglioramento concerne l'economia portoghese, la cui dipendenza finanziaria dall'estero si è anzi ulteriormente accresciuta; lo stallo della situazione politica, che si traduce al presente in un inatteso confronto tra il presidente Eanes e il maggiore partito del paese, il Ps di Mario Soares, non consente il varo delle indilazionabili misure congiunturali da gestire anche a costo dell'impopolarità presso l'elettorato. Per quanto attiene al controllo delle crisi politico-militari nell'area mediterranea ci si Nei mesi che precedono le elezioni europee ogni cittadino, che appoggi le soluzioni federaliste, autonomiste e democratiche, il loro studio e le loro affermazioni deve sentire il dovere di abbonarsi a « Comuni d'Europa », permettendoci così di allargare la nostra battaglia a nuovi ambienti, dandocene gli strumenti finanziari. Ogni omaggio dovrebbe incltre trasformarsi in un abbonamento. COMUNI D'EUROPA settembre 1978 7 - può legittimamente interrogare sull'utilità, per la Comunità, di inglobare al proprio interno, contenziosi passibili di svilupparsi lungo direttrici di conflitto sino al casus belli. Ci si riferisce alla rocca di Gibilterra. che coinvolge le aspettative di Spagna e Gran Bretagna, ma soprattutto alla controversia greco-turca per i rispettivi confini mar-ini e aerei nellVEgeo e per l'assetto di Cipro. E' ragionevole auspicarc la soluzione di questi pr-oblemi prima dell'adesione, adoperando la influenza negoziale a favore di soluzioni pacifiche che tengano in conto i diritti che la storia attribuisce a ciascuna delle parti. Ma, ove ciò non si rendesse possibile, non può dimenticarsi quanto peserebbe I'appartenenza di uno o ambedue i contendenti alla Comunità al fine di scoraggiare nuovi sussulti militareschi e ispirare al contrario le dovute trattative. In questo contesto va preventivato un ruolo più consono della Comunità allargata anche nel Mediterr-aneo arabo rilanciando la visione N globale »: sia perché si renderà inevitabile la rielaborazione della « politica mediterranea dopo l'adesione delle agricolture « mediterranee » di Grecia, Portogallo e Spagna, sia per le tradizionali relazioni di amicizia che i nuovi membri comunitari, in particolare Spagna e Grecia, mantengono con i paesi arabi. Gli effetti benefici di una simile politica nella zona attualmente più calda dello scacchiere internazionale - collegandosi da un punto di vista strategico sino al corno d'Africa e alla via verso le Indie - sono innegabili e riguardano in pr-imo luogo la sicurezza europea nel fianco di sud-est e la garanzia di continuità nel flusso dell'approvvigionamento energetico dal medio oriente. Necessario non abbandonare il dialogo con la Turchia, paese associato e tuttora con dichiarata K vocazione all'adesione ». Se si accetta la V gestibilità » di simile politica, si può coltivare l'ambizione di confrontarsi con i problemi di politica economica che le tre domande d'adesione propongono e risolverli, decidendo uno scadenzario delle tappe d'accostamento tra i Dodici che valuti le esigenze dei singoli e in prospettiva della Comunità ampliata. E' un disegno che esige un diverso approccio alla costruzione europea, l'innesto di programmi politici d'ampio respiro, lontano dal piccolo cabotaggio degli interessi corporativi, nazionali >), di breve periodo. Non può darsi integrazione a dodici se non all'interno di cin « progetto ,, che doti la Comunità di altri strumenti a cominciare da una effettiva zlt?ioize econoi?zica e molzetaria. Riforme andranno prodotte anche a livelli di regolamenti decisionali e nelle procedure; non K materia soltanto di ingegner-ia giuridica, e sembra accorgersenc Giscard con la sua proposta di un Comitato di tre saggi che si occupi di questi problemi. Impensabile, ad esempio, proseguire con il metodo della collegialità pura; per alcune decisioni sarà bene ricorrere al sistema maggioritario. Necessario aggiungere almeno la lingua castigliano-spagnola al novero degli idiomi ufficiali della Comunità. E' tutto un insieme di iniziative che soltanto ispirandosi alla visione originaria della costruzione europea riscuoteranno successo. Altrimenti lo ampliamento si ridurrà alla fissazione di rapporti di forza bloccati tra un nord europeo I-icco e un sud povero, generatrice di nuove tensioni. L'Italia, almeno il suo sud, )> si vedrebbe ricacciata indietro nel gruppo di coda dello sviluppo euroccidentale. E' perché temono queste prospettive, in assenza di univoci segnali della Comunità a nove in direzione della politica qui auspicata. che alcuni leudrrs dei paesi che hanno fatto domanda d'adesione ne postulano il ritiro; il consenso dell'opinione pubblica a simile impostazione e la diffidenza verso la Cee t: crescente. Settori d'opinione politica ed economica, già decisamente europeisti alla ripresa della vita democratica, si vanno raffreddando. Non si comprende come la Comunità, dopo aver ribadito ufficialmente e in p i ì ~occasioni I'inevilabililà dell'adesione dei tre paesi, mostri tanta rigidità nel rinnovo dei vecchi accordi giunti a scadenza e/o nella loro estensione a Gran Bretagna, Eire e Danimarca. Non si capisce l'intransigenza di cui si rivestono le trattative, superiore in carti casi a quella adottata verso paesi genericamente terzi o legati d a accordi come la politica mediterranea » o N Lomé n. Anche di fronte alla gravità della crisi europea e alla necessità di tutelare gli attuali membri senza cedere a, Fughe in avanti, non si può dimenticare che la Commissione lascia intendere che entro il prossimo anno la Grecia e entro il prossimo decennio Portogallo e Spagna saranno membri a pieno titolo. Problemi sorgono in particolar modo con la Spagna. L'atteggiamento del gruppo dirigente juancarlista non è certo dei più concilianti, muovendo dal presupposto che l'accordo firmato nel '70 fosse fortemente sfavorevole agli interessi iberici, sottoscritto da un governo, quello di Franco, cui necessitava soprattutto legittimazione internazionale, carente di capacità contrattuale nei confronti della Cee. Ci si chiede però come le Comunità posiano pretendere che la Spagna ritrovi penalizzati i benefici concessi dal vecchio trattato al nascente settore industriale e accetti insieme tagli ai profitti agricoli che tradizionalmente realizza sul mercato eur-opeo e in particolare britannico (ex area Efta). L'ingresso di tessili e acciaio Fwtc: OCS E, 5 ~ a t ~ s t ; q u cdsc base. riport ,i; i n : ' A r n e x e s In'Ls ì \ ' Javg~sscment C o m . (78) zoo F;ria\. spagnolo nella Cee i. ora « protetto », una dura polemica t: in corso 'sulla pesca spagnola in acque comunitarie (soprattutto su responsabilità nazionale britannica). Davvero paradossale questa mini-guerra commerciale tra prossimi parltiers a pieno titolo. L'impressione è che rivestano ancora ruolo di rilievo forze contrarie all'ampliamento, non solo tra i Nove ma anche nei paesi che hanno proposto domanda. I funzionari comunitari che lavorano all'ampliamento lamentano caren7e nella collaborazione di alcune burocrazie. Sia la Spagna che la Grecia hanno tardato molto nel rinviare a Bmxelles i questionari sullo stato delle loro economie, senza dei quali non è realistico immaginare alcuri passo avanti nella emissione del « parere » e verso l'apertura delle trattative. La Spagna soltanto in febbraio ha proceduto alla nomina di un e signor Europa » nella figura di Calvo Sotelo. La Comunità, come gesto di buona volontà, potrebbe aggregare a qualcuna delle sue decisioni i tre paesi del Sud e avviare pratiche di consultazione reciproca. Una buona occasione viene offerta dalla prevista collaborazione monetaria dei Nove. Peseta, escudo e dracma potrebbero essere raccordate al paniere comunitario. Una decisione che impegnando politicamente le parti contraenti ad accelerare tempi e modi di collaborazione, riscuoterebbe un largo impatto presso le rispettive opinioni nazionali consentendo l'inizio della partecipazione popolare ai problemi posti dall'ampliamento. Le elezioni per il Parlamento europeo sono state volute anche coine momento di coinvolgimento popolare nel destino europeo. L'ampliamento, concomitante alla prima elezione a suffragio universale, è con lo scrutinio europeo il fatto di rilievo dell'agenda comunitaria. Utilizzare i due avvenimenti al livello della coscienza popolare è anch'csso un modo di I-ilanciare la Comunità. Deve essere chiaro che senza Lino spirito nuovo le sfide storiche delle elezioni e dell'immissione del sud povero verranno perdute. Tutto l'edificio comunitario ne resterebbe leso. Stst&t;gue5 re!aC;ves aux p r o b l e m e s c c o n ~ m r ; ~ genovaux ve~ COMUNI D'EUROPA 8 L'ora della scelta per l'Italia Nella sit~iazioiic pi-eseiite eli crisi morale, ccoiioiiiica e sociale, t. di fronte allc possibilità di ripresa costituite sul piano italiaiio dal << clocuniciito Panclolfi » e sul piano cui.opco dalla clccisioiic di costruire i l Sistcnia nioiietario curopeo (S.M.E.), i Fcdei-alisti l'anno osservare ~ i l l c forze politiche e sociali, c,ioi' allc forze <I:illt. quali clipcride in prinio luogo l'aggravarsi o la soluzione clella crisi, q u a n t o scguc. i . Se si acq~iisisccu n a diiiiciisioiie cui-oropca per lo sviluppo clcllc loi-zc procluttivc e i l conti-ollo clcmoci-atico clcl processo ccoiiomico i ~ i t t oi' possibile perchi. a livello europeo si p u ì ~disporre di u n rapporto di forza con Ic grandi potenze clic assicura I'autonomia dcll'cvoluzionc cconoinica c sociaIc e clella politica iritei-ria. 11. S e nori si acquihisce per tcrnpo una dimensione europea, c si costringe lo sviluppo clcllc l'or-~e produttive e i l controllo clcl processo ccoiiomico nel q u a d r o nazioriale, riicrite i' possibile percht. al livello italiano i rapporti di laro, a stabilire eli l a t t o Ic razioni (li sc:inibio per i rapporti dcll'ltalia coli .. f l i altri Paesi. L'alternativa ti-a la dimensioiic italiana c cluella europea 2 in gioco o ~ g i . E' peii'ettamcnte iiiutilc disconoscere la i.caltà. Iii questo inese di settembi-c bisogna decidere quale seguito da1.c al « dociirncnto Pandolfi I ) , ciok dcciclere se ci s a r à , c quale sarà, i l piaiio trieniialc per ricostruire in Italia I'ccorioniia e la societi. Priina del l" -ciin:iio 1979, bisognerà dccidere se partecipat-e o no alla costruzione del Sistcnia monetario europeo. E d L; solo col rigore iiccessario per realizzare il pi:iiio ti-icnnale clie l'Italia, dopo aver aderito al S.M.E., potrà rcsiare davver o in Europa. V. Non basta dccidci-c che cosa si deve fare i11 Italia nel prossimo triennio: bisogna anche decidere in che niodo si p ~ i 0c si dcvc utilizzare I'clrzioiic eui-opca del 7-10 giugno '79 per costruire iicl niodo piìi democratico possibile la Uiiiorie ccononiico-monetaria senza far pagare Ic spese della transizioiie dalle moiicte nazionali alla rnonelu curopca alle economie più deboli, e cluiiidi anche alla iiostra. VI. Pci- raggiuiigcrc questo scopo c'è un solo moclo: stabilire a tcinpo la ciatri dclla crcazioiic- dc.llri moneta cui-opca per oi-ieiitarc. subito le aspettative del- le forze ecorioiniche e sociali iiitei-ne ed intcrnazioiiali vcrso la moneta europea c non verso le parith fisse, cioi' vcrso una siiuazioiic cli debolezza ctcll'Italia; portare, aiichc con trasferimenti dalle nazioni all'Eur-opa, la spesa p ~ i b b l i c aeuropea ad un livello iion inSeriore al 2,5% dcl pr-odolto europeo, per reiiderc possibile e non onerosa la coiivcrgciiza delle puliiiclic cconoiniclic iiazioiiali grazie a d uiia politica cui-opca acleguata nei hetlori agricolo, industriale, regioiiale c sociale con particolare rifei-inicntu all'occupazionc. VII. Solo con la nioiicta europea, l'Europa c le sue iiazioiii potranno d a r e L I I ~ coiitributo clecisivo p c r la formazione eli uii iiuovo ordiiie ecoiioniico e monetario intci-nazioiialc cnoace di sararitirc la libcrth e i l progresso di tut- settembre 1978 t i i paesi del niondo. Noli basta, come si è s e m p r e fatto, pronuiiciarsi a par-oIc per la gi~istizia internazionale. Bisogna tenere presente che i profeti dis a r m a t i non sono che degli oppor-tunisti di siiiistra, e che seiizli una nioncta europea iioii si p110 f a r valere, s ~ i l l a bilancia mondiale delle forze, il peso dcìì'cconomia curopca. I1 M.F.E. non può f a r pesare sull'eq~iilibrio delle forze in Italia nE il voto - perch6 non k in conipctizionc con i partiti né la violenza, che serve solo a chi viiole instaurare la dittatura. Ma fili dalla guerra mondiale del 1914-18 con i suoi pionieri, prinio fra tutti Luigi Einaudi, e clalla resistcnza in poi, cori la sua organizzazione, ha aiiticipato i giudizi clella storia sulle scelte ilelle forze politiche e sociali, spesso catastrofiche coinc nel primo dopoguerra e iion solo allora. Si è battuto per l'unità europea cluarido nessuno sapeva che i' il pr-oblcma inaggiurc del nostro Leriipo, si 2 b a t t u t o per l'elezione curopca q u a n d o non ci credelra I1 3 giugno scorso si è tenuto a Trento, su iniziativa dell'AICCE e in collaborazione con la Regione Trentino-Alto Adige/Region Trentino - Sudtirol, un seminario sul tema I poteri locali e le elezioni europee n. L'iniziativa fa parte del programma di lavoro della nostra Associaziorie in vista delle prime elezioni europee e fa seguito agli altri seminari, organizzati sullo stesso tema, a Campobasso, Grosseto, Catania (vedi il n. 2/1978 di Comuni d'Europa »). Coirie già scritto, l'intento del seminario è quello di incrementare i quadri politici dell'AICCE soprattutto per perseguire una azione capillare in vista dello storico appuntamento elettorale del giugno prossimo. I1 seminario di Trento, al quale hanno dato un valido contributo gli Uffici per I'ltalia della Commissione e del Parlamento europei, è stato presieduto dall'assessore regionale agli Enti locali Armando Bertorelle, membro dell'Esecutivo dell'AICCE, e si è articolato in due relazioni tenute rispettivamente da Aurelio Dozio, consigliere comuiiale di Erve e membro della segreteria politica dell'ALCCE, su « significato politico delle elezioni europee: compiti e responsabilità degli Enti locali » e da Nicola Di Gioia, dell'Ufficio per l'Italia della Commissione CEE, su Esperienza comunitaria ed elezioni europee n. Al seminario, al quale hanno portato il saluto il presidente della Giunta regionale, Spartaco Marziani, e il sindaco di Trento, Giorgio Tononi, hanno partecipato numerosi amministratori locali della Regione ed esponenti politici locali. COMUNI D'EUROPA setiembm 1978 XVII il documento dell'unione europea dei federalisti Manifesto per l'elezione europea Nota introduttiva Qtresto Manifesto, approvato all'unanimità dal Comitato federale dell'llnione Europea dei Federalisti il 3 luglio 1977 a Monaco di Baviera, si riferisce solo alla questione del programma elettorale europeo dei partiti, e contiene ciò che i federalisti reputano il ininin70 indispensabile per assicurare il successo dell'elezione europea. V a chiarito, a questo riguardo, 2112 fatto. Il szcccesso della p r i ~ n a elezione europea dipende dall'irrteresse e dalla partecipazione dei c i f tadini. E questo interesse dipende dalla posta Iz gioco, d a ciò che si potrù ottenere con' I'elezioi~e;e quindi anche dai programm i dei p a r t i t i c h e , con le loro scelte, deterniinernizno l'ampiezza delle scelte riservate ai cittadini. E' dunque lecito dire che il successo sarà tanto più grande quanto più i programmi dei partiti consentiranno ai cittadini d i scegliere una politica europea capace: a) d i contribi4ire alla soluzione dei problemi dell'occupazione, dell'inflazione e dello sviluppo equilibrato anche dal punto d i vista ecologico, b) di far avanzare l'unità e la democrazia in Europa. N o n c'è altro m o d o , i n effetti, per promuovere davvero l'interesse dei cittadini. Il i9alore del Manifesto, nella lotta per ottenere buoni programmi europei dei partiti, dipende dal m o d o c o n il qziale è stato elaborato. Qziesto testo, atlclze s e deve m o l t o all'eccellente lavoro d i Johri Pinder, c h e ha steso la bozza iniziale e guidato t u t t e le fasi della revisione, n o n è tuttavia il frutto del peizsiero d i persone singole, m a d i u n dibattito condotto alla base, con la partecipazione dei federalisti e d i persone d i t u t t i i partiti deniocratici, irell'ainbito dei nove paesi della Coniicnità. Esso prefigura pertanto le aspettative dell'elettorato europeo; e costituisce peipciò Ltn importairte punto d i riferim e n t o per i partiti che, preiidendone i n esame le indicazioni programmatiche, potranno rendersi conto delle scelte europee che devono fare per non deludere i loro elettori. Bisogna dunque dare a questo testo a ed usarlo c o m e u n la n r a s s i ~ r ~ diffusione m e z z o per impedire ai partiti d i adagiursi nella loro abituale, m a n o n piìc giustificabile, sottoi~alrctazione della dimensione europea dei maggiori problemi politici ed economici; e anche per indurre i partiti a d ' a c c e t t a r e teinpestivamente il corrfrorito con l'opinione pubblica europea e le sue aspettative, cui il nostro Manifesto ha dato una prima forma. L'a teniito presente, a questo riguardo, che i programmi etrropei sono già i n corso di preparazione e d i adozione (che potrù evidenterrierite essere aggiornata sino all'inizio della cainpag~ta elettorale) i n seno ai vertici dei partiti, c o n scarsa o nulla partecipazione delle loro orgunizzazioìri d i .base, che rischiano così di giungere all'elezione iinpreparate, coli danno sia per i partiti siirgolarnrente, sia per tutti. E' dicnque necessario far co~zoscere il Manifesto anche alle organizzazioni locali dei partiti, invitandole a prenderlo i n esame ed a stitdiarlo allo scopo d i precrsare il loro orientamento etcropeo e d i farlo valere presso i loro vertici. Egrcale lavoro v a fatto c o n i sindacati, con gli imprenditori e con ogni altro gruppo sociale, inserendo, nella ntisura del possibile, questa attività nella mobilitazione ercropea già itltrapresa dal M o i ~ i m e n t ocon le parole d'ordine « l a città tale ... la regione tale, ecc. per I'Eziropa V a ancora osservato che sarebbe stato certamente possibile, con elaborazioni d i carattere esclusivamente personale o limitand o il dibattito al solo quadro italiano per quanto riguarda il M.F.E., giungere ad u n testo piìc « avanzato » o incisivo. Ma n o n si sarebbe trattato che di lina astrazione, d i una illusoria ava~zzata nelle retrovie, dove è piìc facile micoversi che i n prima linea. I maggiori problenii, perfino quelli stessi dell'indipendenza della Conrzcnita eicropea e dell e società nazionali, h a n ~ r oLena dimensione europea e u n raggio mondiale; ed è per questo che per affrontarli efficacemente n o n bastano maggioranze ?razionali m a ci voglion o maggioranze europee ( e m o l t o anrpie, perché n o n basta il cinquuntu per cento più u n o dei voti per costruire una comunità politica mtiltinazionale). E' src questo terreno che bisogna avanzare; ed è per questo che il primo obiettivo d a persegttire riguarda i prograinmi europei dei partiti. Ciò non c o m porta t ~ i t t a v i ail silenzio sulle prospettive europee a medio e a lungo termine ne sul significato globale dell'unità europea. Sarà l'elezione stessa, del resto, a porre a f u t t i , nessuno escluso, anche questi problemi, accanto a quelli ovviameiite più pressanti della crisi ec»non?ica internazionale, e della ,t. crisi conseguente della Comunità e d i alcztn i S t a t i nwmbri. Dobbiamo dunque, anche nelle presenti civcostaìrze, ribadire che per i federalisti l'Europa è senipre stata u n mezzo per u n firie, e nlai u n fine i n se stessa. Questo fine era e resta difficile d a riconoscere, da \>olere e da perseguire perché ha portata storica ( e quindi ~ i o ncorrisporzde rté alle aspettative immediate, né al cosiddetto senso della « realtà n); ed anche perché, i n mancanza d i elezioni europee, ciò che l'Europa può rendere possibile non era ancora sottoposto a scelte democratiche, a scelte d i tutti. Ma la elezione eicropea rovescerà questa situazione negativa. AI principio, cioè con la prima c a m p a g ~ ~elettorale a europea, t u t t i si renderanno conto della natura europea dei problemi itnnrediati d i maggiore gravità, i problenzi della crisi; e, i n segtcito, c o n l o svillcppo della lotta politica europea, verranno gradualmente i n luce t u t t i gli altri problemi reali dell'Eiiropa, ivi compresi quelli dei m e z z i istituzionali (sino al completamento della costituzione ercropea) necessari per affrontarli e risolverli. Ci6 equivale a dire che nell'azione qicotidiana d i tutti, e n o n solo in qrtella dei federalisti, i problemi d i contenuto stanno per prevalere sui problemi istituzionali anche per quanto riguarda 1'Eicropa. Questa priorità dei contenuti sulle istituzioni - che corrisponde alla priorità rrzorale degli scopi sui mezzi - va nattiralmente vista nel contesto d i u n processo, d i u n o sviluppo. Si tratta dunque d i stabilire c o m e si possa convalidarla, accelerarla ed estenderla. E' forse necessario, a questo scopo, di~tingzteresin da ora d u e fasi. La prima è quella che ci separa dal raggiungimento della soglia dell'irreversibilità sttlla via dell'zinità europea. Dirrante questa fase, c h e coincide con quella drcrante la quale si tratta d i risolvere la crisi econotnica avanzando e n o n retrocedendo, e di consolidare la vita politica eicropea rnesso i n m o t o con l'elezione, è itrdispe~rsabile una larga unità delle forze denrocraticlte e popolari, e quindi la priorità da far valere è q ~ ~ e l ldei a contenuti che possono essere condiijisi in m o d o unitario d a tutte queste forze. I n questa fase ogni tentativo d i battersi per contenuti in ipotesi più avanzati, m a di fatto incompatibili con l'unità delle forze democratiche e popolari, gioverebbe - . COMUNI D'EUROPA XVIII ~ o l oullu lot-o tlivisiotre, ed iitrpeclirehhe perturito .siu di risoli~erela crisi ecot?ottiic(r, .$in di (ifferinure fu urrcoru ft-ugile ililu politico eiiropeu. Utr c u r u t ~ e r ecor?rplctur?ietrtc dii'rt'so potrh invece uvere 10 sccot?tlu fuse, qirellu che si profil(i al d i lii tlcllci .soglici tlcllu irrcjiwrsibilitu <lcll'rrtiitii eirro/)eu. Per i~uliitcrre qiresltr fuse ilu tenirto presertte che I'irrei~ersibilità rigtrurda, i17 questo conre itz ogt7i ultro cctso, ttoii solo il tiiroilo elle c,ottlitrciu - la i)it(r politic~u eirropeu - m o urlclle il i~eccliioelle ~rctrtrotitu - la .soilruriit<ì t ~ u ~ i o t t u lesclrrsie iu. A qire.sto rigrrtrrdo i fetferuli.sti .sutit7o i t t r c r cosu e.ssetiziule, clre sfiiggc uticortr tii purtiti ed alla ciiltirru tlot~iirlatrte.Con l'iriizio dello ijil(i po1itic.a eirropeu, rtrirltir~trziotiule. ui,rii litre l'ercr delle troziotri; o, per rtieglio dire, l'ero degli Stati chiiisi ed e.sc'lrr.sii~i perclti irrotiotiu:iotr(rli (le ti(rziotti, trelln loro sJer(r .s».strrtrzo CIIL,ì' qirclltr crillrrrcile, .\otio itrcli. ~ l r ~ r l l i ~ ~It7i /(~iic,.slo iJ. ttiotlo .\orà tolto (li niez- zo i17 Eilropn, e iri prospettii~u nel tiiotido, l o S t a t o c/ie ahhinwzo eredituio da irti passnto o r m a i trascorso, l o S t a t o che dii,ide (i lii>ello ir~turt7uzion(rlele forze det~iocrutiche e popolari; c che, u cailsu (li ciò, roti l o silil ~ r p p o.seti?pre t~iuggiore dell'irnitu del gettere rrt?iutro ed il bisogtio s e m p r e tnctgyiore (li irt7u poli ti^,^ d i solidarietu mondiale, L. d i i w nicto il priiicipale fattore di degetierazioire della vita politiccc, sociale, morale e ciiltrrrale. A qiresto piirito, conseg~ritol o scopo tlegarivo (la distrirzione degli Sttrti e.sclit.sii~i), persegiribile solo coi1 i mezzi del potere, la priorità da far t~ulere potrà e dovrà essere qirellu dei cotitenilti relativi allu cosir~rziotie (li irt?(r rriroiu società e di una niroiJa vita politica. E u parere (lei federulisti qiresto Ftie è persegrtibile soprattutto alla base e piìr co!i i t ~ i e z z itipici del federulismo - l o spirito cotiiuniturio e quello cosmopolitico elle coi/ le i~ecchieurnii del -potere. Mario Albertini Per iin'Europa unita e democratica 1. 1 popoli della Comunità europea si trovano di fronte a d u n a scelta storica. O sap r a n n o servirsi dell'elezione europea per gett a r e la base di u n a unione politica democratica capace di affrontare e risolvere i grandi problemi dell'ultimo q u a r t o del secolo, o r i m a r r a n n o in balia d i forze internazionali clic costituiscono u n a minaccia cos t a n t e per la sicurezza, la stabilità e il bencssere di noi tutti. 2. Le forze economiche dalle quali dipendono la prosperità e il benessere sfuggono al controllo dei governi nazionali. L'inflazione e la disoccupazione si t r a s m e t t o n o rapidamente d a u n paese all'altro. Il c o m m e r cio internazionale e la produzione s o n o dominati dalle nlultinazionali. L'interdipendenza ha raggiunto il punto nel quale, insistendo a n c o r a nelle politiche economiche nazionali, si provocherebbe u n a catastrofe. d e s t i n a t a a diminuire, e le istituzioni democratiche a r i m a n e r e minacciate, fino a che non rigenereremo la democrazia portandola al di là dei confini dello S t a t o nazionale. 5 . L.a Comunità europea è s t a t a f o n d a t a p e r garantire la pace, il benessere e la stabilità a i suoi popoli. E s s a h a d a t o u n grand e contributo a l raggiungimento d i questi fini. M a le nuove sfide c h e si s o n o o r a pres e n t a t e richiedono u n a risposta radicale. La Comunità deve acquisire la s t r u t t u r a democratica e la forza indispensabile per rispondere a queste sfide cui la n o s t r a gencrazione si trova di fronte. . 6. C i t non richiede la fondazione di u n superstato centralizzato. La diversità e il d e c e n t r a m e n t o di u n s a n o sistema federale s o n o indispensabili s e si vuole c h e ogni regione possa fiorire, e c h e la sua c u l t u r a possa arricchirsi nel m u t u o r a p p o r t o con le a l t r e regioni. Ma i. solo con i l rafforzamen3, 1 governi nazionali non possono pib t o della Comunità, e con le risorse consalvaguardare la posizione internazionale e giunte degli S t a t i niembri, che p o t r e m o riacl a sic"rezza popoli. scparatamente, essi CICI peso q u i s t a r e il controllo delle forze economiche. e politiche che o r a ci sovrastano. il disordine monetario internaiio. naie e garantire il nostro a ~ ~ ~ ~ \ ' \ ' ~ g ~7. ~ E' ) ~per ~ m questo e ~ -che i federalisti si batio di prodotti agricoli e di materie prinie. sino al18e,ezione ed "ltrc. Irioltre essi possono Fare ben poco per pro- per la trasformazione della Comunità in nluo\lcre la pace nel Medio Oriente, dalla uiia d e m o c r a ~ i a federale destinata a d assicluaic. clipende la nostra vita economica. S o - c u r a r e la pace. la libertà ed il benessere lo con l'unità si potrebbe accrescere la no- di l u t t i i suoi cittadini. s t r a sicurezza, e r i d u r r e sia la nostra infet.ioriii nei confronti dell'unione Sovietica, sia la nostra dipendenza dagli Stali' Uniti. Solo Progresso economico e giustizia sociale con l'unità europea potreninio dai-e un con8. Nessuno dei nostri paesi può assicutributo efl'ettivo aila pace, aila coiiaborazio- r a r e da sol? il progresso economico e la nc inier.riaiionalc e alla costruzione d i un or- giustizia sociale, iiidipendenteinente dal redine mondiale migliore.. per il qualc I'unifi- s t o della Comunità. Problemi economici quacazione tlcll'Europ;i costituirebbe essa stcs- li l'inflazione, la disoccupazione e la dislosa un prinio passo r u n a l t o esempio. cazione industriale riguardano la Comunità ncl s u o insieme. Qualunque tentativo di ri4. I governi n;izionali non possono pii1 sol\~erli elevando barriere protezionistiche s a r a n t i r e i l benessere e la sicurezza dei cittra gli S t a t i m e m b r i provocherebbe solo lo tadini. E p p u r e la legittimità 6 la forza delle impoverimento di tutti. nostre istituzioni dipendono dalla loro capacità di soddisfare questi bisogni fondamen9. La Comunità deve c r e a r e un'unione tali. La nostra stabilità politica è pertanto economica nella quale questi problemi c o - settembre 1978 muni siano affrontati con un'azione comune. Soltanto in questo m o d o gli S t a t i m e m b r i possono realizzare gli obiettivi comuni dell'occupazione, della stabilità dei prezzi, della giustizia sociale e della prosperità regionale. 10. I tentativi della Comunità d i legare le m o n e t e degli S t a t i m e m b r i in un'unione monetaria s o n o stati .arrestati dagli sconvolgimenti monetari internazionali e dalle divergenze t r a le economie dei paesi membri. P e r riprendere la marcia verso l'integrazione monetaria è necessaria la convergenza delle economie. Il. Una moneta europea s a r e b b e di grand e giovamento per i cittadini della Comunità a i fini della convenienza personale e commerciale, dell'integrazione economica e politica e c o m e a r m a c o n t r o il disordine mon e t a r i o internazionale. Noi riaffermiamo c h e u n a moneta c o m u n e è il n o s t r o fine ultimo. Nello stesso t e m p o proponiamo u n periodo di pre-unione, nel corso del quale gli S t a t i m e m b r i devono impegnarsi a compiere progressi \.erso il pieno impiego e la stabilità dei prezzi tali d a poter realisticamente fiss a r e u n a d a t a per l'unione monetaria completa. Durante q u e s t o periodo le istituzioni della Comunità dovranno essere rafforzate e messe in g r a d o di assolvere le loro crescenti responsabilità economiche e monetarie. 12. La Comunità dovrebbe t r a s f o r m a r e il Fondo europeo p e r la Cooperazione monetaria in un Fondo d i riserva e quindi in u n a Banca di riserva comunitaria, nella quale gli S t a t i m e m b r i dovrebbero m e t t e r e in com u n e u n a p a r t e sostanziale delle loro riserve. 1.a Comunità potrebbe a n c h e creare, sulla base dell'unità di c o n t o europea, u n a m o n e t a europea parallela d a usare insieme con le monete degli S t a t i m e m b r i nelle transazioni ufficiali e commerciali, e c h e potrebbe p e r t a n t o sostituire i l dollaro in a l m e n o alcune delle s u e funzioni internazionali. 13. Questi s t r u m e n t i monetari comuni renderebbero la Comunità capace di promuovere la stabilità monetaria, di esercitare u n a pressione pari alla s u a forza economica "1' S k t e m a monetario internazionale. e fornirebbero u n a base Per il definitivo Passaggio all'unione nionetaria. La contropartita della solidarietà monetaria dovrebbe s t a r e in u n miglior coordinamento delle politiche dei membri. 14. Ouesti pro\~vedimeriti in materia di integrazione monetaria aiuterebbero la Cc+ m u n i t à a d a t f r o n t a r e le cause monetarie dell'inflazione e della diboccupazione. La Com u n i t à p u ò inoltre r i d u r r e l'inflazione esercitando u n a influenza bui prezzi dei prodotti alimentari e delle materie prime. Con le modificar.ioni della politica agricola pi-opos t e in q u e s t o testo, la Comunità p u ò contenere i prezzi agricoli a l consumo. Con lo sviluppo delle risorse interne. c finanziando la formazione di scorte adeguate, la Comunità può stabilizzare i prezzi delle s u e materie prime. 15. La Comunità dovrebbe intensificare i suoi sforzi nel Comitato economico e sociale e nelle conferenze tripartite organizzate COMUNI D'EUROPA settembre 1978 1 I1 disegno di legge per l'elezione dei rappresentanti italiani al Parlamento Europeo Il 21 lztglio il Consiglio dei Ministri, si1 proposta del Presidente del Consiglio Andreotti, ha approvato urz disegllo d i legge per l'elezione degli o t t a n t u n o rappresentanti italiani al Parlamerzto europeo: c o n questo a t t o il governo italiano h a adempiuto, b u o n ultinio!, ad un obbligo che la Convenzione -,. d i Bruxelles assegna agli S t a t i m e m b r i , cioè la fissazione della procedltra provvisoria per l'eleziorze d e i depzrtati al Parlamento europeo. Il disegno d i leyge, presentato al S e n a t o il 28 lztglio 1978, deve essere discusso prim a dalla cornpeteitte c o i i ~ m i s s i o n eaffari costitzizionali del Senato, qcliizdi approvato in . aula ed inviato all'altro r a m o del Parlaine~zt o dove ( i n rnancanza d i modifiche) dovrà essere approvato in sede definitiva. « Coniuni d'Errropa » pcthhlica in q u e s t o nuriiero la « relazione allo schema d i disegno d i legpe » e gli articoli più significativi, considerando c h e - a parte il comunicato s t a m pa della Presidenza del Consiglio del 21 luglio e alcttni interventi genericanzerite inforrnativi sttlla s t a m p a quotidiana - opinione pltbblica e forze politiche n o n h a n n o ancora a v u t o la possibilità d i confrontarsi sulle scelt e più qualificanti proposte dal governo ed ora sottoposte all'approvazione del Parlamento. O t t e m p e r a t o a questo dovere d i informazione, « Cor?71tnid'Eltropcl », senza entrare nel nierito del sistenia elettorale proposto, ritien e conzunqlte d i si~olgerecllcutze prime considerazioni, sottolineatzdo le esigenze irrinunciabili del sistema elettorale che deve essere approvato dal nostro Parlamento. SENATO 1. La prima esigenza (sottolineata da piìc parti) ( 1 ) è qttella d i garantire il rispetto dell'assollcta proporziotzalità della rappresentanza, in riiodo che siano presenti nel Parlam e n t o europeo t u t t e le conigonenti politiche italiane. 2. La seconda esigenza è qltella d i consentire il maggior contatto diretto tra candidati ed elettorato, coilsetzterido a quest'ultitno u n a certa selezione dei carldidati. VII LEGISLATURA (N. 1340) DISEGNO DI LEGGE presentato dal Presidente del Co~sigiiodei Ministri (ANDREOTTI) di concerto col Ministro degli Affari Esteri (FORLANZ) col Ministro dell'fntehio (ROGNONI) col Ministro del Tesoro (PANDOLFI) col Ministro di Grazia e Giustizia (BOMIFACi6) e COI Ministro del Bilalicio e della Prograrnrnione Ecoiianlica (MORLZNO) COMUNiChTO ALLA PRESlDENZA IL 28 LUGLIO 1978 Elezione dei 'rappresentanti delIIItalia alla assemblea dei popoli degli Stati riuniti nella Comunità europea - ONOREVOLI SENATORT.C m legge 6 apri3. La terza esigenza è quella d i consentire alle forze pclitiche la scelta d i alcuni gran- le 91977, n. 150, si è stabilito di approvare d i leaders, da iniliclre al Parlanzento europeo e dare esecuzione all'atto firmato a Bruxslil s u o peso e la stra rappre- les il 20 settembre 1976 ralativo alla lalezioycr atti~~eriture sentatiilità (già negli altri paesi espotzeizti ne a suffragio universale diretto i& rappolitici c o m e Mitterrand e Brcltidt h a n n o ari- presentanti mll'Assemblea &i popdli degli tzlrnciato la loro carididaticra ed il c o m m i s - Stati riuniti nella Comunità europea. sario Giolitti 11a chiesto czi suoi colleghi I1 presente disegno di [legge intende ora della C o n ~ m i s s i o n ecii presentare conzutzqcte approntare lo strumento legislativo che, dila loro candidatirra, per legittiti~aredenlocrasciplinando il procedimento akttorale per ticatnente il peso d i qttest'istitirzione). la elezione dei rappresentanti italiani nella 4. La qiiarra esigenza è qrrella d i gara~l- predetta AssembIw, consente di tradurile in tire ai cittadini italiani residenti nei paesi m e m b r i della Comunità t u t t i i diritti con- - TIPOGRAFIA DEL SENATO ( W ) 21314 (1) Vedi Documenti di lavoro della Commissione Stor. chi c interpellanza di Altiero Spinclli. REPUBBLICA DELLA pratica l'iinpegno già assunto per la esecuzione della decisione del Consiglio della Comunità. Il ,testo che si {presentaalle Oamere - in uno spirito di larga apertura verso ogmi correzione migliorativa - (la risultante di una mediazxme tra posizioni contrapposte, che si è cercato di awicimre con un risultato che non mddisfa e non poteva saddisfare in pieno alcun gruppo politico. Ferma restando l'adozione di un sistema di propolziomlità pura oon il recwero in- settembre 1978 COMUNI D'EUROPA 2 nessi alla libertù di voto. I l d.d.1. prevede disposizioni particolari per questa categoria di elettori, secondo le quuli esse avranno effetto e qitarzdo rliediunte scambio di note verbali del goverlio italia~io con quelli di , gaciascitn paese della C o t n ~ o ~ i t àsaranno rantite le coiidizioni necessarie per la concreta attitazione, nel rispetto dei principi, della libertà di riunione e di propaganda politica e dei principi di segretezza del voto e di libertà di voto n. Ricordiamo che il Purlamento europeo, in una risoluzione del 15 giugno 1977, ha auspicato che « i paesi interessati prendano le misure izecessarie e si diano assistenza reciproca per conseiztire che i cittadini di uno Stato membro possano esprimere il loro voto per le liste del paese d'origine nel puese in cui si trovano al momento delle elezioni ». Ricordiamo ancora che il sottosegretario Foschi, nel suo intervento al convegno organizzato dall'AICCE nell'aprile scorso sul tetna « il voto degli italiani residenti nella Cotnr~r~ità per il Parlamento europeo » aveva governo italiadichiarato fra l'altro che « il " 1 1 0 è itnpegnato a conferire al procedimento elettorale in tutta l'area comunitaria le medesitne garanzie e caratteristiclze di ordine e di segretezza che esso presenta nel territorio italiano » e di garantire il diritto di « li- beratnente informare, coizvincere, esprimere per tutte le forze politiche italiane purtecipunti ull'elezioize D. Nei soizdaggi effettuati presso i paesi partners, il governo italiano ricordava in quell'occasione l'on. Foschi uileva iizcontrato « una disposizione positiva », che si è tradotta in un generale orientamento in fai~ore del principio della parità di trattamento, irz ciascun paese, per tutti i cittadini comunitari per importanti forme quali le riunioni politiche e le affissioni n. Poiché già Danitnarca, Repubblica Federale Tedesca, Paesi Bassi, Belgio, Francia e Irlanda hanno accordato ai propri cittadini residenti nella Cotnunità europea il diritto di voto K in loco » e poiché la predisposizione degli accordi bilaterali per la garanzia di tutti i diritti che sopra abbiamo ricordato richiedono lunghi tempi tecnici, invitiamo il governo a concretizzare le intese con i paesi partners, rinviando gli accordi formali alla approvazione definitiva della nostra procedura elettorale, e la Commissione competente del Senato a sollecitare il governo in questo senso, attraverso una risoluzione o una mozione politicamente motivata. Su questi temi e sulle scelte di fondo contenute nel disegno di legge governativo apriamo sin dal prossimo numero un dibattito sulle colonne di M Comuni d'Europa D. pvd Relazio ne Onorevoli Senatori, con legge 6 aprile 1977, n. 150, si è stabilito di approvare e dare esecuzione all'atto firmato a Bruxelles il 20 settembre 1976 relativo alla elezione a suffragio universale diretto dei rappresentanti nelllAssemblea dei popoli degli Stati riuniti nella Comunità europea. I1 presente disegno di legge intende ora approntare lo strumento, legislativo che, disciplinando il procedimento elettorale per la elezione dei rappresentanti italiani nella predetta Assemblea, consente di tradurre in pratica l'impegno già assunto per la esecuzione della decisione del Consiglio della Comunità. I1 testo che si presenta alle Camere - in uno spirito di larga apertura verso ogni correzione migliorativa - è la risultante di una mediazione tra posizioni contrapposte, che si è cercato di avvicinare con un risultato che non soddisfa e non poteva soddisfare in pieno alcun gruppo politico. Ferina restando l'adozione di un sistema di proporzionalità pura con il recupero integrale di tutti i voti espressi a favore di ogni lista, il divario maggiore si aveva circa le dimensioni della circoscrizione elettorale. Da un lato - specie nei gruppi meno grandi - si sostiene il modello di un unico collegio su scala nazionale; d'altra parte, in nome di un avvicinamento articolato agli elettori, si auspicano ambiti di scelta chc non vadano oltre le singole regioni. A tale ultimo fine si sostiene la necessità del voto di preferenza teoricamente (ma solo teoricamente) compatibile anche con il solo collegio nazionale. L'abolizione del voto di preferenza in que- sto momento potrebbe invero produrre un distacco » psicologico, agendo nel senso inverso da quello che la situazione generale e le circostanze consigliano. I1 Governo, ispirandosi quasi integralmente ad un suggerimento del Movimento federalista europeo, propone un sistema suddiviso in nove collegi pluriregionali, con meccanismi di ponderazione delle preferenze in modo da correggere gli squilibri di popolazione esistenti all'interno delle singole regioni. Si è già implicitamente accennato al recupero dei voti non utilizzati in circoscrizione per l'acquisizione dei seggi. In un primo tempo si era pensato a liste nazionali precostituite, ma si è ritenuto di dover tener conto di una obiezione dei partiti minori, che ritengono facilmente dissuadenti per i loro potenziali elettori la certezza che in loco non vi è possibilità di raccogliere un successo. Utilizzando i voti computati nazionalmente attraverso il metodo (quello della nota legge politica nazionale) dei resti maggiori, si rimuove questo ipotizzato danneggiamento delle formazioni meno consistenti quantitativamente. Un altro punto su cui si sono avute vivaci discussioni preparatorie riguarda la facoltà di esercizio del voto sul posto per i cittadini che lavorano o che per altro titolo risiedono in uno dei Paesi della CEE diversi dal proprio. L'obiettivo è condiviso da tutti, ma dubbi non peregrini circolano sulle concrete possibilità sia organizzative sia politico-propagandistiche in proposito. La soluzione proposta dal Governo è insieme recettiva e realistica. Si condiziona l'uso pratico di questa novità - così caldeggiata dalle nostre collettività - ad intese bilaterali con gli Stati di cui si tratta, dalle quali emergano precise assicurazioni sulla duplice preoccupazione affacciata. La comunque complessa attività che ne deriva per l'Amministrazione statale consiglia il Parlamento a voler definire in tempi rapidi la sua posizione. E' noto infatti che le elezioni europee dovranno aver luogo tra meno di undici mesi. Sui particolari tecnici del disegno di legge, si forniscono le seguenti delucidazioni. Sistema elettorale. Per quanto concerne il sistema elettorale, il disegno di legge prevede quanto segue: a ) il territorio della. Repubblica è suddiviso in nove circoscrizioni, ottenute con la unione di talune regioni secondo criteri di contiguità e di un relativo equilibrio dernografico tra le varie circoscrizioni. L'attribuzione dei seggi alle circoscrizioni stesse avviene col metodo del quoziente naturale e dei più alti resti; b ) il riparto dei seggi nelle circoscrizioni si effettua con il quoziente naturale. I seggi che dopo il riparto nelle circoscrizioni non sono attribuiti sono trasferiti al collegio unico nazionale, nel quale il riparto avviene pure col metodo del quoziente naturale; C ) i seggi attribuiti a ciascun gruppo di liste aventi il medesimo contrassegno, in seguito al riparto nel collegio unico nazio nale, vengono assegnati alle singole circoscrizioni, seguendo la graduatoria decrescente dei voti residuati espressi in percentuale del relativo quoziente circoscrizionale. Sono state, inoltre, previste norme intese ad evitare che ad una circoscrizione vengano assegnati seggi in più di quelli spettanti a danno di altra circoscrizione. d ) è prevista la espressiorie di voti di preferenza. Ogni elettore ha facoltà di esprimere un voto di preferenza se i rappresentanti da eleggere nella circoscrizione sono fino a 8, fino a due voti se i rappresentanti da eleggere sono 9 o più. Per le preferenze è stato previsto, come si è accennato, un meccanismo di ponderazione; si effettua, cioè, il calcolo nell'ambito di ciascuna provincia, di una cifra individuale ottenuta moltiplicando per cento i voti di preferenza, dividendo il prodotto per il totale dei voti validi espressi per tutte le liste in ogni provincia. La somma delle cifre così ottenute in tutte le province della circoscrizione costituisce la cifra individuale di ciascun candidato. Elettorato attivo e passivo. I1 titolo I1 contiene norme nella materia dell'elettorato attivo e passivo, della ineleggibilità e della incompatibilità. Le condizioni per l'elettorato attivo e l'età minima per l'elettorato passivo sono identiche a quelle previste per l'elezione della Camera dei deputati. Anche se la votazione degli elettori italiani nei vari paesi della Comunità potrà svolgersi in giorni diversi, la data per l'acquisto dell'elettorato attivo e passivo, è stata fissata al primo giorno della votazione nel territorio nazionale. settembre 1978 E' prevista, altresì, la compatibilità della carica di rappresentante dell'Italia all'Assemblea della Comunità europea con quella di membro di una delle due Camere, in quanto si è riconosciuto carattere vincolante alla disposizione dell'articolo 5 delllAtto comunitario del 20 settembre 1976 che stabilisce, appunto, la compatibilità tra la predetta carica e quella di membro del Parlamento di uno Stato membro. L'articolo 6 delllAtto comunitario del 20 settembre 1976 prevede talune figure di incompatibilità con la carica di rappresentante al Parlamento europeo, intese ad evitare commistioni di interessi tra i rapprescntanti e la Comunità europea, e dà facoltà agli Stati membri di prevederne altre, applicabili sul piano nazionale. Non si ritiene che di tale facoltà debba farsi uso: infatti, non sembra che, per quanto riguarda il nostro paese, siano configurabili particolari casi di incompatibilità per commistione di interessi, oltre quelli previsti dal citato articolo 6; data, inoltre, la possibilità del cumulo tra il mandato parlamentare ed il mandato europeo, non sembra opportuno prevedere figure di incompatibilità intese ad evitare gravosi cumuli di incarichi. Stante il silenzio delle fonti comunitarie in materia di cause di ineleggibilità - cioè di quelle situazioni soggettive di potenziale vantaggio tra candidati della stessa elezione che è necessario eliminare fin dall'inizio della campagna elettorale - è da ritenere che le leggi nazionali possano disporre al riguardo. Nel disegno di legge in esame sono, quindi, previste figure di ineleggibilità, ma solamente per coloro che ricoprono cariche elettive a carattere monocratico presso i più importanti Enti territoriali. Procedimei7to elettorale preparatorio. I1 titolo I1 del disegno di legge disciplina il procedimento elettorale preparatorio seguendo, nelle linee generali, le corrispondenti disposizioni per la elezione della Camera dei deputati, ma discostandosene in taluni punti, in relazione alle particolari modalità di partecipazione al voto degli elettori emigrati nei paesi della Comunità europea ed alle caratteristiche del sistema elettorale adottato. In analogia alle norme per la elezione della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica, sono previsti il deposito dei contrassegni presso il Ministero dell'interno da parte dei partiti o gruppi politici che intendono partecipare alla consultazione, e i relativi rimedi. La presentazione delle candidature avviene presso gli Uffici circoscrizionali. I1 progetto prevede un periodo elettorale di 50 giorni, di poco superiore a quello di 45 giorni che la legge assegna alle altre consultazioni: ciò per dare sufficiente spazio di tempo alla preparazione ed allo svolgimento dell'intero procedimento nel quale si inserisce, in particolare, la organizzazione della votazione in loco per i nostri connazionali che si troveranno nei paesi della Comunità europea. Tale organizzazione, infatti, comporta, necessariamente, il rispetto dei tempi occorrenti per il recapito dei certificati elettorali spediti agli elettori da parte dei comuni di iscrizione elettorale; l'invio da parte del Ministero dell'interno delle schede di votazio- COMUNI D'EUROPA 3 A tal fine, gli elettori residenti nei Paesi della Comunità riceveranno d'ufficio, d a parte del comune di iscrizione elettorale, il proprio certificato elettorale; quclli non rcsidcnti che vi si troveranno per motivi di lavoro o di studio dovranno trasmettere al comune nelle cui liste elettorali sono iscritti apposita domanda per il tramite delle autorità diplomatiche o consolari, che attesteranno i motivi di lavoro o di studio che trattengono i richiedenti nel luogo. I1 disegno di legge prevede, poi, che tutti gli elettori di cui sopra possono, se rimpatriano, esprimere il voto presso la sezione nelle cui liste sono iscritti; sono previste cautele per evitare, in tal caso, una doppia manifestazione del voto. Naturalmente gli elettori ceh si troveranno nei predetti Paesi e per i quali non ricorreranno le condizioni previste per il voto in loco, potranno partecipare alla votazione solo rientrando in Italia. La organizzazione della consultazione dei nostri connazionali nei Paesi della Comunità dovrà coordinarsi con le operazioni relative alla stessa elezione di ciascuno Paese ospitante e non potrà prescindere dalla cooperazione delle rispettive autorità. In relazione a tali neccssità ed a quelle che potranno derivare dalla votazione degli elettori degli Stati membri nel territorio italiano il disegno di legge affida al Ministro dell'interno d'intesa con quello degli esteri, specifici poteri organizzativi. Nelle sezioni istituite nel territorio dei Paesi membri della Comunità ogni elettore voterà per le liste del collegio al quale appartiene il comune di iscrizione elettorale. Per dare attuazione al procedimento di votazione nei Paesi della Comunità, sono previsti numerosi adempimenti che graveranno in buona parte sugli uffici diplomatici e consolari e che si possono così sintetizzare: ne per ognuno dei nove collegi, unitamente ad altro materiale elettorale occorrente per le operazioni dei seggi; infine, il puntuale espletamento, d a parte delle autorità consolari, dclla attività inerentc all'istituzione dei seggi elettorali. I titoli IV e V contengono, rispettivamente, norme per la disciplina della votazione e dello scrutinio, che si completano con il richiamo a quelle contenute nel testo unico delle leggi per la elezione della Camera dei deputati. Gli orari della votazione si adeguano ai termini di massima stabiliti all'articolo 9 delllAtto comunitario 20 settembre 1976; detta norma stabilisce, infatti, che le votazioni devono avvenire in tutti gli Stati membri tra la mattina del giovedì e la domenica immediatamente successiva e che le operazioni di spoglio possono avere inizio soltanto dopo la chiusura dei seggi in tutti gli Stati membri. Si è, comunque, previsto che la votazione, come per le altre consultazioni italiane, si protragga per una giornata e mezza. Riepilogo dei voti e riparto dei seggi. Tenuto conto dell'ampiezza delle nove circoscrizioni, si è ritenuto di affidare agli Uffici elettorali provinciali il riepilogo dei voti scrutinati dalle singole sezioni delle rispettive province. Detti Uffici provvedono anche al completamento delle operazioni di spoglio delle schede che non siano state eventualmente portate a termine dagli Uffici elettorali di sezione ed al riesame dei voti contestati e non assegnati dai predetti Uffici elettorali di sezione. Per le sezioni istituite all'estero le predette operazioni vengono, invece, effettuate dagli Uffici circoscrizionali. Sulla base dei verbali degli Uffici elettorali provinciali, e dei verbali degli Uffici elettorali di sezione istituiti nel territorio dei Paesi membri della Comunità, gli Uffici elettorali circoscrizionali riassumono i dati della votazione, provvedendo al riparto dei seggi secondo il metodo già illustrato nonché al!a proclamazione degli eletti ed alla comunicazione dei relativi nominativi alla segreteria delllAssemblea europea. I nominativi di tutti i candidati eletti vengono divulgati a mezzo di pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale. Disposizio~zi particolari per la votazione degli elettori nei Paesi della Comunità europea e negli altri Paesi. I1 titolo VI introduce disposizioni particolari per la votazione da parte degli elettori che si troveranno stabilmente o temporaneamente nei Paesi della Comunità europea. Come si è detto, l'applicazione delle disposizioni stesse è soggetta alla riserva che i Paesi della Comunità assicurino al riguardo concrete condizioni organizzative e politico-propagandistiche. Se, come si prevede, la predetta riserva sarà sciolta, sia gli elettori residenti nei Paesi della Comunità, sia gli elettori che, non essendovi residenti, vi si troveranno per motivi di lavoro o di studio, potranno votare in loco, presso sezioni elettorali appositamente istituite. , 1) ripartizione degli elettori residenti nella circoscrizione consolare in un DroDor. zionato numero di sezioni; - 2) scelta e arredamento dei locali per dette sezioni con la collaborazione delle autorità del Paese ospitante; 3) nomina dei presidenti di seggio. L'adempimento in analogia con le disposizioni che regolano la materia per tutte le elezioni, è stato affidato ad un organo della magistratura ordinaria, cioè alla Corte d'appello di Roma, presso la quale sarà tenuto un elenco di elettori idonei all'ufficio; 4) nomina degli scrutatori tra gli elettori residenti nel territorio delle predette sezioni. Si è escluso che le funzioni di presidente e di componente del seggio possano essere affidate al personale degli uffici diplomatici e consolari, che sarà assorbito completamente dalle altre incombenze relative alla consultazione; 5) distribuzione alle varie sezioni delle schede per la votazi'one e dell'altro materiale occorrente; 6) inoltro, ai competenti Uffici elettorali circoscrizionali, dei plichi contenenti gli atti elettorali. I compensi per i componenti dei seggi da istituire nei Paesi della Comunità sono fissati in via forfettaria ed in misura sensibilmente superiore a quella stabilita per i membri dei corrispondenti uffici operanti COMUNI D'EUROPA 4 in Italia. Ciò perchC i predetti componenti non possono fruire delle agevolazioni previste all'articolo 119 del testo unico 1957, n. 361 e, d'altro canto, perché il compenso loro corrisposto deve essere comprensivo delle maggiori spese di trasferta che essi devono affrontare. La possibilità dell'esercizio del voto in loco ovviamente vale solo per gli elettori emigrati nei Paesi della Comunità europea. mentre per tutti gli altri emigrati residenti nei Paesi extracomunitari o d'oltre Oceano rimane fermo il principio del rientro in Italia per partecipare alla votazione, come per ogni altra elezione. Tale diversità di trattamento è del resto ampiamente eiustificata dalla peculiarità della consultazione europea, alla quale sono simultaneamente interessati tutti i Paesi membri della Comunità e dallo specifico stato giuridico degli elettori che si trovano nei Paesi stessi. I1 titolo VI1 disciplina la surrogazione degli eletti ed il contenzioso in materia di operazioni elettorali, di ineleggibilità e di incompatibilità alla carica di rappresentante dell'Italia al Parlamento europeo. L'Ufficio elettorale nazionale provvede alla chiamata in surrogazione degli eletti in ogni caso di vacanza; per tali compiti l'Ufficio ha carattere permanente. L'articolo 1 1 dell'Atto comunitario 20 settembre 1976, ai fini della verifica dei poteri dei rappresentanti, attribuisce all'Assemblea la decisione sulle contestazioni che potrebbero eventualmente essere presentate sulla base delle disposizioni delllAtto stesso; fa, invece, eccezione per le disposizioni nazionali alle quali l'Atto stesso fa rinvio. In applicazione di tali principi, si t: ritenuto che le contestazioni che dovessero sorgere nell'applicazione delle norme del presente disegno di legge non possono essere affidate che ai normali organi giurisdi~ionali: all'outorità giudiziaria ordinaria le questioni di diritto soggettivo in materia di eleggibilità e compatibilità; al Tribunale amministrativo per il Lazio e, in appello, al Consiglio di Stato le questioni nelle quali si discutono interessi legittimi, in materia di operazioni elettorali. Si t: ritenuto necessario stabilire la competenza di un solo TAR anche in primo grado, al fine di rendere più facile il coordinamento nella esecuzione dei giudicati, necessario, ai fini della correzione dei risultati elettorali. I ricorsi previsti attuano i! principio dell'azione popolare e si svolgono con procedure abbreviate. Disposiziotii penali. I1 disegno di legge prevede (titolo VIII) norme penali intese a perseguire speditamente reati elettorali commessi nei territorio estero. Disposizioni fiizali. Analogamente a quanto previsto per la elezione della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica, il titolo IX prevede, infine, norme a tutela dei lavoratori eletti, in attuazione del dettato costituzionale di cui all'ultimo comma dell'articolo 51 della Costituzione. Disegno di legge Disposizioni generali Art. 1. - 1 rappresentanti delllItalia alla Assemblea dei popoli degli Stati riuniti nella Comunità europea sono eletti a suffragio universale con voto diretto, libero e segreto attribuito a liste di candidati concorrenti. L'assegnazione dei seggi tra le liste concorrenti è effettuata in ragione proporzionale mediante riparto nelle singole circoscrizioni e recupero dei voti residui nel Collegio unico nazionale. Art. 2. - Le circoscrizioni elettorali ed i loro capoluoghi sono riportati nella tabella A allegata alla presente legge. I1 complesso delle circoscrizioni elettorali forma il Collegio unico nazionale, ai soli fini della utilizzazione dei voti residui. La ripartizione dei seggi tra le circoscrizioni si effettua dividendo il numero degli abitanti della Repubblica per ottantuno e distribuendo i seggi in proporzione alla popolazione di ogni circoscrizione sulla base dei quozienti interi e dei più alti resti. L'assegnazione del numero dei seggi alle singole circoscrizioni ì: effettuata - sulla base dei risultati dell'ultimo censimento generale della popolazione. riportati dalla più recente pubblicazione ufficiale dell'Istituto centrale di statistica - con decreto del Presidente della Repubblica promossa dal Ministro per l'interno, da emanarsi contempo- raneamente al decreto di convocazione dei comizi. Elettorato - Eleggibilità - Compatibilità Art. 3. - Sono elettori i cittadini che entro il primo giorno fissato per la votazione nel territorio nazionale avranno compiuto il 18" anno di età e siano iscritti nelle liste elettorali compilate a termini delle disposizioni contenute nel testo unico delle leggi per la disciplina dell'elettorato attivo e per la tenuta e la revisione delle liste elettorali, approvato con decreto del Presidente della Repubblica 20 marzo 1967, n. 233 e successive modificazioni. Art. 4. - Sono eleggibili alla carica di rappresentante dell'ltalia all'Assemblea della Comunità europea gli elettori che abbiano compiuto il 25" anno di età entro il primo giorno fissato per le elezioni. Art. 6. - Non sono eleggibili alla carica di rappresentante delllItalia all'Assemblea della Comunità europea: u ) i presidenti delle giunte regionali; h) gli assessori regionali; C) i sindaci dei comuni con popolazione superiore ai 200.000 abitanti. Le cause di ineleggibilità non hanno effetto se Ic funzioni esercitate siano cessate settembre 1978 almeno entro 24 ore dalla comunicazione delle decisioni di ammissione della candidatura di cui all'articolo 13 della presente legge e 23, ultimo comma, del testo unico delle leggi per la elezione della Camera dei deputati, approvato con decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361 e successive modilicazioni. Per cessazione dalle funzioni si intende la effettiva astensione da ogni atto inerente all'ufficio rivestito, preceduto dalla formale presentazione delle dimissioni. Votazione Art. 14. - L'elettore può manifestare una preferenza, nelle circoscrizioni nelle quali il numero dei rappresentanti d a eleggere è fino a otto, non più di due nelle altre. Scrutinio Art. 19. - L'ufficio elettorale provinciale compie le operazioni di cui all'articolo 76 del testo unico 30 marzo 1957, n. 361, e successive modificazioni. Successivamente, sulla base dei verbali d i scrutinio trasmessi dagli uffici di sezione di tutti i comuni della provincia, facendosi assistere, ove lo creda, da uno o più esperti scelti dal presidente, procede alle seguenti operazioni: 1) somma i voti ottenuti da ciascuna lista nelle singole sezioni della provincia compresi quelli di cui al numero 2) del citato articolo 76; 2) somma i voti di preferenza riportati da ciascun candidato compresi quelli di cui al numero 2) del citato articolo 76; 3) determina la cifra individuale dei singoli candidati di ciascuna lista, moltiplicando il numero dei voti validi riportati da ciascun candidato per cento e dividendo il prodotto per il totale dei voti di lista validi espressi nella. provincia. [...l . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Art. 21. - L'ufficio elettorale circoscrizionale, sulla scorta dei verbali pervenuti dagli uffici elettorali provinciali e di quelli di cui all'articolo 38 nonché delle operazioni compiute ai sensi del precedente articolo, facendosi assistere, ove lo creda, d a uno o più esperti scelti dal presidente: 1) determina la cifra elettorale di ogni lista. La cifra elettorale di lista è data dalla somma dei voti di lista ottenuti da ciascuna lista nella circoscrizione; 2) procede al riparto dei seggi tra le liste in base alla cifra elettorale di ciascuna lista. A tal fine divide il totale delle cifre elettorali di tutte le liste per il numero dei seggi assegnati alla circoscrizione, ottenendo così il quoziente elettorale circoscrizionale; nell'effettuare la divisione trascura I'evcntuale parte frazionaria del quoziente. Attribuisce quindi ad ogni lista tanti seggi quante volte i l quoziente elettorale risulti contenuto nella cifra elettorale di ciascuna lista. I seggi che rimangono non assegnati verranno attribuiti al collegio unico nazionale; 3) stabilisce la somma dei voti residuati di ogni lista e del numero dei seggi non potuti attribuire ad alcuna lista per insufficienza di quozienti o di candidati. La determinazione della somma dei voti residuati deve essere fatta anche nel caso che tutti i settembre 1978 seggi assegnati alla circoscrizione vengano attribuiti. Si considerano voti residuati anche quelli di liste che non abbiano raggiunto -alcun quoziente ed i voti che, pur raggiungendo il quoziente. rimangano inefficienti per mancanza di candidati; 4) comunica all1Unicio elettorale nazionale, a mezzo di estratto del verbale, il quoziente elettorale circoscrizionale, il numero dei seggi rimasti non attribuiti nella circoscrizione, e. per ciascuna lista, il numero dei candidati in essa compresi, la cifra elettorale, il numero dei seggi attribuiti ed i voti residuati. L'estratto del verbale viene trasmesso, in plico sigillato, mediante corriere speciale; 5) determina per tutte le sezioni istituite a norma dell'articolo 31 e con le modalità di cui al numero 3) dell'articolo 19 la cifra individuale dei singoli candidati della circoscrizione sulla base della somma dei voti di preferenza da essi ottenuti nelle predette sezioni; 6) determina la cifra individuale di ogni candidato. La cifra individuale di ogni candidato è data dalla somma delle cifre individuali ottenute da ogni candidato nelle singole province nonché di quella di cui al precedente numero 5); 7) determina la graduatoria dei candidati di ciascuna lista, a seconda delle rispettive cifre individuali. A parità di cifre individuali, prevale I'ordine di presentazione nella lista. Il presidente dell'ufficio elettorale circoscrizionale proclama, quindi, eletti, in corrispondenza del numero dei seggi attribuiti la -eraa ciascuna lista, i candidati sequendo duatoria prevista dal numero 7) del primo comma. Art. 22. - L'Ufficio elettorale nazionale, ricevuti gli estratti dei verbali da. tutti gli uffici elettorali circoscrizionali di cui al numero 4) dell'articolo 21 provvede al riparto dei seggi non attribuiti nelle circoscrizioni tra le liste di candidati. A tal fine procede alla somma dei predetti seggi e, per ciascuna lista, alla somma dei voti residuati riportati nelle singole circoscrizioni dalle liste aventi il medesimo contrassegno. Divide la somma dei voti residuati di tutte le liste per il numero dei seggi da attribuirc; ncll'effettuare la divisione trascura l'eventuale parte frazionaria del quoziente. Il risultato costituisce il quoziente elettorale nazionale. Divide poi la somma dei voti residuati di ogni lista per tale quoziente: il risultato rappresenta il numero dei seggi da assegnare a ciascuna lista. I seggi che rimangono ancora da attribuire sono rispettivamente assegnati alle liste per le quali queste ultime divisioni hanno dato maggiori resti e, in caso di parità di resti, a quelle liste che abbiano avuto maggiori voti residuati; a parità di questi ultimi si procede a sorteggio. Si considerano resti anche i totali dei voti residui delle liste che non hanno raggiunto il quoziente nazionale. I seggi spettanti a ciascuna lista vengono attribuiti alla lista stessa nelle singole circoscrizioni seguendo la graduatoria decrescente dei voti residuati espressi in percentuale del relativo quoziente circoscrizionale. A tal fine si moltiplica per cento il numero dei voti residuati e si divide il prodotto per il quoziente circoscrizionale. COMUNI D'EUROPA Qualora ad una circoscrizione, a seguito delle operazioni effettuate ai sensi dei commi precedenti, venga assegnato un seggio in più di quelli spettanti, il seggio assegnato alla lista che nella circoscrizione ha il rapporto voti residui-quoziente circoscrizionale più basso viene attribuito alla stessa lista in altra circoscrizione seguendo la graduatoria di cui al quarto comma, sino ad arrivare alla circoscrizione alla quale è stato attribuito un numero di seggi inferiore a quello spettante. Se i seggi assegnati in più sono due o più, lo slittamento di cui al comma precedente si etrettua iniziando dalla lista che nella circoscrizione ha il rapporto voti residuiquoziente circoscrizionale più basso. Se ad avere assegnato un numero di seggi superiore a quello spettante sono due o più circoscrizioni, l'operazione di cui ai commi precedenti si effettua seguendo l'ordine con il quale le circoscrizioni sono indicate nella tabella A allegata alla presente legge. Qualora ad una lista fosse assegnato un seggio in una circoscrizione nella quale tutti i candidati della lista stessa fossero stati già proclamati eletti dall'uficio elettorale circoscrizionale, l'ufficio elettorale nazionale attribuisce il seggio alla lista in altra circoscrizione proseguendo nella graduatoria di cui al quarto comma. L'Ufficio elettorale nazionale comunica agli uffici circoscrizionali le liste della circosci-izione alle quali sono attribuiti i seggi in base al riparto di cui ai precedenti commi. Di tutte le operazioni dell'uficio elettorale nazionale viene redatto in unico esemplare apposito verbale, che viene depositato nella cancelleria della Corte di cassazione. Art. 23. - L'ufficio elettorale circoscrizionale ricevute da parte dell'ufficio elettorale nazionale le comunicazioni di cui al penultimo comma dell'articolo 22 proclama eletto il candidato della lista che ha ottenuto, dopo gli eletti in sede circoscrizionale, la maggiore cifra individuale. L'ufficio elettorale circoscrizionale invia, quindi, attestato ai rappresentanti proclamati eletti a norma del presente articolo e a norma dell'articolo 21. Disposizioni particolari per gli elettori residenti nel territorio dei Paesi membri della Comunità europea e di altri Paesi Art. 26. - Le norme del presente titolo per la disciplina del voto degli elettori italiani residenti nei Paesi della Comunità avranno effetto a decorrere dalla pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale di un comunicato, emesso dal Ministro degli affari esteri di concerto con qucllo dell'interno, attestante per ciascun Paese della Comunità che sono state rageiunte le intese idonee a garantire le condizioni necessarie per la concreta attuazione delle norme stesse, nel rispetto dei principi della libertà di riunione e di propaganda politica e dei principi della segretezza e dclla libertà del voto. I1 Ministro dell'interno, di concerto con il Ministro degli affari esteri, emanerà norme in attuazione delle intese di cui al primo comma ed in osservanza delle disposizioni della presente legge. Il relativo decreto ministeriale sarà pubblicato nella Gazzetta Uf- ficiale. I termini previsti dal presente titolo, se 5 non diversamente stabilito, si intendono riferiti al primo giorno fissato per la votazione nel territorio nazionale. Art. 27. - Gli elettori residenti nei Paesi membri della C o m u n i t a ' e ~ r o ~ eper a i quali, a norma dell'ultimo comma dell'articolo 11 del testo unico 20 marzo 1967, n. 223, è stata annotata nelle liste elettorali la condizione di residente all'estero, possono votare per la elezione dei rappresentanti italiani in seno all'Assemblea della Comunità europea presso sezioni elettorali appositamente istituite nel territorio dei Paesi stessi. Possono esprimere il proprio voto presso le suddette sezioni anche gli elettori per i quali nelle liste elettorali non è stata apportata l'annotazione indicata al comma precedente e che si trovino nel territorio dei Paesi membri della Comunità europea per motivi di lavoro o di studio. A tal fine essi devono fare pervenire improrogabilmente entro il quarantesimo giorno antecedente la data della votazione al consolato competente apposita domanda diretta al sindaco del comune nelle cui liste elettorali sono iscritti. Nella domanda devono essere indicati il cognome, il nome, il luogo e la data di nascita, il domicilio e l'indirizzo postale esatto del richiedente nonché i motivi per i quali lo stesso si trova nel territorio della circoscrizione consolare; detti motivi devono essere confermati ad opera del consolato. Qualora la richiesta pervenga oltre il termine di cui al secondo comma, ovvero, se non ricorrono le condizioni ivi previste, il consolato provvede ad avvisare l'elettore che potrà esprimere il voto presso la sezione del comune nelle cui liste è iscritto. Art. 28. - Gli elettori di cui all'articolo precedente votano per le liste presentate nella circoscrizione alla quale appartiene il comune nelle cui liste elettorali sono iscritti. Art. 29. - Entro il quindicesimo giorno precedente la data della votazione i comuni provvedono a spedire agli elettori di cui al primo comma dell'articolo 27 ed a quelli di cui al secondo comma dello stesso articolo che abbiano fatto pervenire tempestiva domanda, con plico raccomandato, il certificato elettorale ed apposita attestazione del sindaco che autorizza l'elettore a votare secondo le modalità del presente titolo. Della spedizione del certificato elettorale agli elettori di cui al secondo comma del predetto articolo 27 è data comunicazione alla commissione elettorale mandamentale perché apporti apposita annotazione sulle liste sezionali. Gli elettori di cui al presente articolo che entro il quinto giorno precedente quello della votazione stabilito a norma del quarto comma dell'articolo 7 non hanno ricevuto a domicilio il certificato elettorale e I'attestazione del sindaco possono farne richiesta al capo dell'uf~cioconsolare della circoscrizione che, ricevuta assicurazione telegrafica della iscrizione nelle liste elettorali da parte del comune competente, rilascia apposita certificazione per l'ammissione al voto e provvede ad includere i nomi degli elettori interessati in appositi elenchi, distinti per sezione, da consegnare ai presidenti delle sezioni alle quali gli elettori stessi sono assegnati a norma dell'articolo 31. Art. 30. - Agli effetti dell'applicazione delle norme del presente titolo. l'espressione uffici consolari comprende i consolati gc,) . COMUNI D'EUROPA 6 nerali di prima categoria, i consolati di prima categoria ed i vice consolati di prima categoria. Le relative circoscrizioni comprendono quelle degli uffici consolari dipendenti e degli uffici consolari che saranno loro aggregati con decreto del Ministro degli affari esteri Nei Paesi della Comunità in cui non esistono gli uffici consolari di prima categoria sopraindicati, le funzioni elettorali previste dal presente titolo sono svolte dalle ambasciate. Art. 31. - Il Ministero dell'interno, d'intesa con il Ministero degli affari esteri, comunica ai capi degli uffici consolari, di cui all'articolo 30, il numero complessivo degli elettori ammessi a votare nelle relative circoscrizioni, determinato sulla base delle annotazioni di residenza nei Paesi membri della Comunità inserite nelle liste elettorali di tutti i comuni della Repubblica e delle domande presentate a norma del secondo comm a dell'articolo 27. La comunicazione deve pervenire non oltre il venticinquesimo giorno successivo alla data di pubblicazione del decreto di convocazione dei comizi. Sulla base dei dati ricevuti, il capo dell'ufficio consolare suddivide gli aventi diritto al voto di ciascuna località in sezioni, in modo che ad ogni sezione venga assegnato un numero di elettori non superiore a 1.000 e non inferiore a 400. L'assegnazione degli elettori tra le sezioni istituite è fatta per ordine alfabetico, indipendentemente dalla circoscrizione alla quale appartiene il comune nelle cui liste elettorali l'elettore è iscritto. Quando in una località non sia possibile l'istituzione del seggio per mancanza del minimo previsto dal comma precedente, gli elettori ivi residenti sono assegnati alla sezione istituita nella località più vicina della stessa circoscrizione consolare. Il capo dell'ufficio consolare provvede a reperire e a d arredare le sezioni elettorali osservando, per quanto è possibile, le disposizioni del testo unico 30 marzo 1957, numero 361, in modo da assicurare, comunque, la segretezza del voto. Art. 32. - Con dichiarazione scritta, autenticata da un notaio o da un sindaco o da una autorità diplomatica o consolare, i delegati di cui all'articolo 11, quarto comma, lettera b), dei partiti o gruppi politici che abbiano presentato ed abbiano avuto ammessa una lista di candidati in almeno una circoscrizione elettorale, o persone da essi autorizzate con atto autenticato nei modi sopra indicati, hanno diritto di designare: 1) un rappresentante effettivo ed uno supplente del partito o del gruppo politico per ciascuna circoscrizione consolare del Paese per il quale sono stati designati, perché vengano sentiti dal capo dell'ufficio consolare, per la nomina degli scrutatori dei seggi istituiti nella circoscrizione stessa; 2) un rappresentante effettivo ed uno supplente presso l'ufficio di ciascuna sezione istituita nella circoscrizione consolare. Per le predette designazioni, i delegati devono dimostrare la loro qualifica esibendo la ricevuta di cui all'articolo 1 1 , ultimo comma, lettera b). Nel caso che alla designazione dei rappresentanti di cui ai precedenti numeri 1) e 2) provvedono delegati dei delegati, a norma del primo comma del presente articolo, il notaio, il sindaco o l'ufficiale diplomatico o consolare. nell'auteriticarne la firma, dan- no atto dell'esibizione loro fatta della ricevuta rilasciata dal Ministero dell'interno all'atto del deposito del contrassegno di lista. Le designazioni di cui al primo comma, numero 1, del presente articolo sono presentate entro il ventiduesimo giorno precedente quello della votazione al capo dell'ufficio consolare; quelle di cui al primo comma, numero 2, sono presentate, entro il giorno precedente quello della votazione stabilito a norma del quarto comma dell'articolo 1, al capo del predetto ufficio, che ne dovrà curare la trasmissione ai presidenti delle sezioni elettorali, ovvero direttamente ai singoli presidenti delle sezioni prima dell'inizio della votazione. settembre 1978 Inoltre, il capo dell'ufficio consolare provvede a far consegnare, per ognuna delle circoscrizioni di cui alla tabella A allegata alla presente legge: 1) tre copie del manifesto contenente la lista dei candidati; 2) il pacco delle schede sigillate, con l'indicazione, sull'involucro esterno, del numero delle schede contenute; 3) un modulo per la registrazione degli elettori votanti. Le caratteristiche' essenziali delle urne per la votazione di cui al n. 4 del primo comma sono stabilite con decreto del Ministro dell'interno. Art. 33. - La nomina dei presidenti di segArt. 37. - Salvo quanto disposto dai comgio per ogni sezione elettorale istituita a nor- mi seguenti, le operazioni di votazione e di ma dell'articolo 31 è effettuata dal presiden- scrutinio hanno luogo secondo le disposite della corte d'appello di Roma entro il zioni dei titoli IV e V del testo unico quindicesimo giorno precedente quello della 30 marzo 1957, n. 361, nei giorni e nelle ore votazione, Fra gli iscritti a d un elenco di determinati con decreto del Ministro delelettori residenti nelle rispettive circoscri- l'interno, a norma del quarto comma del zioni consolari interessate, che siano idonei precedente articolo 7. all'ufficio. Gli elettori, per essere ammessi a votare La nomina è comunicata agli interessati nelle sezioni istituite a norma dell'articolo per il tramite delle rappresentanze conso- 31, devono esibire il certificato elettorale e lari competenti. l'attestazione di cui al primo comma dell'arL'elenco di cui al primo comma è formato ticolo 29 ovvero la certificazione di cui aldalla cancelleria della corte d'appello di Ro- l'ultimo comma dello stesso articolo. ma, secondo le norme che saranno stabilite All'atto della votazione l'ufficio elettorale dal Ministero di grazia e giustizia di con- di sezione annota sul modulo corrispondente certo con quelli degli affari esteri e dell'in- alla circoscrizione alla quale appartiene il terno, entro un mese dalla entrata in vigore comune nelle cui liste elettorali l'elettore è della presente legge. iscritto, cognome, nome, data e luogo di In caso di impedimento del presidente nascita dell'elettore stesso. nominato con le modalità di cui ai preceLe schede votate sono immesse nell'unidenti commi, il capo dell'ufficio consolare ca urna di cui il seggio è dotato. provvede a nominare altro idoneo elettore, Alle sezioni elettorali istituite a norma prima della costituzione dell'ufficio eletto- dell'articolo 31 non si applicano le disposirale di sezione. zioni degli articoli 49, 50, 51, 52, 53 e 54 del Art. 34. - Tra il quindicesimo e l'ottavo testo unico 30 marzo 1967, n. 361 e degli giorno precedente quello della votazione, il articoli 8 e 9 della legge 23 aprile 1976, nucapo dell'ufficio consolare nomina, tra gli mero 136. I certificati medici eventualmente richieelettori italiani residenti nella circoscrizione consolare, sentiti i rappresentati di cui al sti dagli elettori agli effetti dell'articolo 55 punto 1 del precedente articolo 32, cinque del testo unico 30 marzo 1957, n. 361, posscrutatori, di cui uno a scelta del presiden- sono essere rilasciati da un medico del luogo. Dopo che gli elettori hanno votato, il prete, assumerà le funzioni di vice presidente, sidente procede alle operazioni di cui all'arper ogni ufficio di sezione istituito. ticolo 67 del testo unico 30 marzo 1957. Il segretario è nominato dal presidente tra gli elettori della circoscrizione consolare. n. 361, separatamente per ogni circoscrizione elettorale. Successivamente, nell'ora Art. 35. - Sono esclusi dalle funzioni di che sarà stabilita con decreto del Ministro presidente, di scrutatore e di segretario de- dell'interno, in relazione all'attuazione delgli uffici elettorali di sezione, istituiti a nor- le norme di cui ai paragrafi 1 e 2 dell'artima del precedente articolo 31, i1 personale colo 9 dell'atto relativo all'elezione dei rapdi ruolo ed a contratto del Ministero degli presentanti nelllAssemblea della comunità affari esteri in servizio presso le rappresen- europea approvato e reso esecutivo con legtanze diplomatiche e consolari nei paesi ge 6 aprile 1977, n. 150, prima di procedere membri della Comunità europea. alle operazioni di scrutinio, il presidente del seggio elettorale suddivide le schede votate Art. 36. - Prima dell'insediamento del per circoscrizione elettorale. seggio il capo dell'ufficio consolare provveIl presidente, qualora abbia accertato che de a far consegnare al presidente di ogni i votanti di una circoscrizione elettorale siaufficio elettorale di sezione della circoscrino inferiori a dieci, chiude le relative schede zione consolare: in un plico che, sigillato con il bollo della 1) il plico sigillato contenente il bollo sezione, viene recapitato a d altra sezione della sezione; della circoscrizione consolare, che sarà in2) copia dei provvedimenti di nomina dicata dal capo dell'ufficio consolare, press o la quale hanno votato elettori appartedegli scrutatori; 3) le designazioni dei rappresentanti di nenti alla stessa circoscrizione elettorale. Delle operazioni di cui al comma precelista ricevute a norma dell'articolo 32, ultidente deve farsi menzione nel verbale delmo comma; le sezioni interessate. 4) un'urna per la votazione; I1 presidente dà, quindi, inizio alle ope5) un congruo numero di matite copia- razioni di spoglio dei voti seguendo l'ordine con il quale le circoscrizioni elettorali tive per la espressione del voto. COMUNI D'EUROPA settembre 1978 sono elencate nella tabella A allegata alla presente legge. Durante lo spoglio dei voti di una circoscrizione elettorale, le schede relative alle altre circoscrizioni debbono essere custodite in apposite buste sigillate con il timbro della sezione. Se per causa di forza maggiore l'ufficio non possa ultimare le operazioni di scrutinio entro il termine di 12 ore dall'inizio delle medesime, si applicano le disposizioni dell'articolo 73 del testo unico 30 marzo 1957, n. 361. Le schede votate e non spogliate vengono incluse in apposite buste. Le predette buste e gli altri plichi di cui al citato articolo 73 devono essere recapitati secondo le modalità del successivo articolo 38. I I1 presidente dell'ufficio elettorale di sezione provvede a far redigere, in duplice esemplare, apposito verbale, nel quale deve essere presa nota di tutte le operazioni prescritte dalla presente legge e deve farsi menzione di tutti i reclami e proteste presentate. I1 presidente provvede, altresì, a far compilare un estratto del verbale, per ciascuna circoscrizione elettorale, contenente i risultati della votazione e dello scrutinio. L'estratto del verbale deve essere compilato anche quando, per una circoscrizione, non risulti votata alcuna scheda ovvero le schede siano state assegnate per lo scrutinio ad altro ufficio elettorale di sezione, a norma dell'ottavo comma del presente articolo. Di tali circostanze viene Eatta menzione nell'estratto. Art. 38. - I plichi formati a norma dell'articolo 67 del testo unico 30 marzo 1957, n. 361, per ognuna delle circoscrizioni elettorali, debbono essere consegnati, contemporaneamente, da appositi incaricati, prima che inizino le operazioni di scrutinio, al capo dell'ufficio consolare, che ne rilascia ricevuta. I plichi contenenti un esemplare del verbale e gli estratti per ognuna delle circoscrizioni elettorali, devono essere recapitati, con tutti gli atti dello scrutinio, al termine delle operazioni del seggio, dal presidente o, d a apposito incaricato per delegazione scritta, al capo dell'ufficio consolare, il quale provvederà a d inoltrare i plichi contenenti gli estratti e gli atti dello scrutinio, nonché i plichi di cui al primo comma, ai com- pctenti uffici elettorali circoscrizionali presso i quali resteranno depositati. I1 plico contenente l'esemplare del verbale, invece, dovrà essere inoltrato alla corte d'appello di Roma. I1 secondo esemplare del verbale e degli estratti deve essere depositato presso la sede dell'ufficio consolare, perché ogni elettore possa prenderne conoscenza. Ogni ufficio di sezione deve, infine, provvedere a restituire l'urna, il timbro, le matite ed il materiale non consumato al capo dell'ufficio consolare, che ne curerà la conservazione e la restituzione ai competenti uffici. Art. 39. - Gli elettori di cui al primo comma dell'articolo 27 e quelli di cui al secondo comma dello stesso articolo che abbiano presentato tempestivamente la domanda ivi prevista, se rimpatriano, possono esprimere il voto presso la sezione nelle cui liste sono iscritti. A tal fine, essi devono comunicare entro il giorno precedente quello della votazione, al sindaco del comune nelle cui liste elettorali sono iscritti, che intendono votare nel comune stesso. I1 sindaco d à atto di tale comunicazione in calce al certificato elettorale. Di tale annotazione il presidente dell'ufficio elettorale di sezione prende nota accanto al nominativo dell'elettore, nelle liste della sezione. Art. 40. - Al presidente ed ai componenti degli uffici elettorali di sezione istituiti a norma dell'articolo 31 è corrisposto dal ca- po dell'ufficio consolare un onorario fisso ammontante, rispettivamente, a lire 50.000 e a lire 40.000, al lordo delle ritenute di legge. Art. 41. - E' consentita per l'elezione dei rappresentanti dell'assemblea la votazione degli elettori appartenenti ai Paesi della Comunità europea che si trovano in Italia al momento della votazione stessa nel rispetto delle intese allo scopo intervenute tra i detti Paesi ed il Governo italiano. Le misure di volta in volta necessarie a tale scopo sono disposte dal Ministro dell'interno, previe intese con quello degli affari esteri. Art. 42. - Ad ogni elettore residente negli Stati che non sono membri della Comunità europea, entro il ventesimo giorno successivo a quello della pubblicazione del decret o di convocazione dei comizi, a cura dei comuni di iscrizione elettorale è spedita una cartolina avviso recante l'indicazione della data della votazione, l'avvertenza che il destinatario potrà ritirare il certificato elettorale presso il competente ufficio comunale e che la esibizione della cartolina stessa d à diritto al titolare di usufruire delle facilitazioni di viaggio per recarsi a votare nel comune di iscrizione elettorale. Le cartoline devono essere spedite in raccomandata per via aerea. Le cartoline avviso di cui al primo comma dovranno essere inviate anche agli elettori che si trovano nei Paesi della Comunità europea nel caso in cui, in attuazione dell'articolo 26, non possano avere effetto le norme del presente titolo. Tabella A CIRCOSCRIZIONI ELETTORALI Regioni I Piemonte-Valle D'Aosta-Liguria I1 Lombardia 111 Veneto-Trentino Alto Adige-Friuli Venezia Giulia IV Emilia Romagna-Marche V Toscana-Umbria VI Lazio-Sardegna VI1 Abtuzzi-Molise-Puglia VI11 Campania-Basilicata IX Sicilia-Calabria Capoluogo della circoscnzione Seggi (1) delle circoscrizioni Torino Milano Venezia 10 13 9 Bologna Firenze Roma Bari Napoli Palermo 8 6 9 8 8 10 (1) La ripartizione dei seggi alle singole circoscrizioni è stata effettuata da ropa » Comuni d'Eusulla base dei risultati dell'ultimo censimento generale del 1971. COMUNI D'EUROPA - PIAZZA DI T R E V I , 86 - 00187 ROMA - TEL. 678.45.56 COMUNI D'EUROPA settembre 1978 - XIX - dalla Commissione per ottenere il sostegno dei datori di lavoro e dei sindacati a misure di controllo delle forze inflazionistiche. 16. La Comunità deve lottare contro I'inflazione e la disoccupazione con l'intera gamma delle sue politiche, richiamate in questo testo. Parte di queste politiche, tra le quali quelle della concorrenza, degli aiuti a livello dello Stato e delle regioni, dovrebbero essere riformate per adattarle ai pressanti problemi economici di oggi. 17. La Comunità deve garantire la piena occupazione con una economia di salari elevati e di alte capacità, e con condizioni ve-ramente civili per tutti i suoi lavoratori. A questo scopo, sono indispensabili riforme di struttura. Nella riconversione delle industrie con eccedenze di produzione, la Comunità deve assicurare l'equa distribuzione dei vantaggi e dei costi. E' necessario uno sforzo maggiore della Comunità per sostenere i programmi degli Stati membri di addestramento e collocamento dei lavoratori. 18. Gli sforzi della Comunità per migliorare la posizione dei lavoratori in condizioni di svantaggio e per ridurre la disoccupazione con l'addestramento e la creazione di nuovi posti di lavoro dovrebbero essere intensificati. Il bilancio del Fondo sociale dovrebbe essere aumentato in modo sostanziale. La Comunità dovrebbe promuovere la partecipazione dei lavoratori e il progresso continuo della sicurezza e della condizione del lavoro. 19. La Comunità deve garantire a tutti i suoi cittadini eguali opportunità di lavoro in tutti i paesi membri; e il riconoscimento reciproco delle qualifiche professionali. La Comunità dovrebbe anche assicurare ai lavoratori immigrati da paesi terzi I'occupazione a condizioni eguali a quelle dei propri lavoratori. 20. Alcune industrie della Comunità, come la siderurgia, le costruzioni navali, l'industria tessile e quella aeronautica, esigono una pronta ristrutturazione; e bisogna tener conto del fatto che il numero delle industrie d a ristrutturare t destinato a crescere a causa dei mutamenti rapidi nelle tecnologie e nel commercio mondiale. La Comunità deve pertanto disporre di fondi adeguati per facilitare la riduzione dell'eccesso di capacità produttiva e per creare nuovi posti di Iàvoro basati su moderne strutture .~ r o.d u t t i v e . 21. Nella Comunità l'investimento nella industria t caduto a bassi livelli. Sulla base delle proposte della Commissione, la Comunità dovrebbe costituire, con l'emissione di obbligazioni europee, un fondo da usare per promuovere gli investimenti industriali in tutti i paesi membri. 22. In alcuni settori, le imprese della .Comunità non sono ancora in grado di eguagliare la 'dimensione e la forza delle grandi multinazionali americane. Le proposte per uno statuto europeo delle società dovrebbero essere attuate senza ulteriori ritardi. La ricerca e lo sviluppo a livello della Comunità devono essere rafforzati. Le grandi imprese devono essere fermamente sorvegliate per evitare che abusino della loro forza. A g t ' i ~ . o l t ~ f retrergiu, (~, trusporti Stabilith e sicurezza internazionale 28. I membri della Comunità sono Stati 23. La politica agricola comune dovrebbe essere riformata allo scopo di concedere . di piccole e medie dimensioni che dipendomaggiori aiuti per le riforme di struttura no dal commercio internazionale per il loro e il sostegno del reddito degli agricoltori più benessere e dagli Stati Uniti per la loro sipoveri. Ciò renderebbe la Comunità capace curezza. Separatamente, ciascuno Stato è in di tenere bassi i prezzi agricoli in termini posizione di debolezza. Uniti, possono, con reali senz.a ridurre il benessere di coloro che la Comunità, difendere gli interessi dei loro lavorano nell'agricoltura. Nel contempo la popoli, promuovere la pace e ridurre lo politica agricola comune dovrebbe prendere scarto tra paesi industriali e paesi in via i l suo posto a fianco delle politiche per di sviluppo. La Comunità deve realizzare l'industria e gli altri settori come uno degli una piena capacità di azione, e deve parlare aspetti di una politica economica equili- con una sola voce in una sfera molto più ampia di questioni internazionali. brata della Comunità. 24. La Comunità dovrebbe adottare tempestivamente una politi'ca comune per lo sviluppo delle risorse energetiche dei paesi membri. Dovrebbe fissare standards precisi di accettabilità ambientale circa l'uso dei combustibili nucleare e fossile e dovrebbe adoperarsi per lo sviluppo di altre fonti di energia. La Comunita dovrebbe sostenere la ricerca, lo sviluppo e gli investimenti nel settore delle fonti europee di approvvigionamento e attuare le proposte della Commissione per ridurre il consumo di energia nei paesi membri. 25. La politica comune dei trasporti non dovrebbe limitarsi all'elaborazione di norme per la disciplina europea della concorrenza ma promuovere anche progetti comuni come il tunnel del Canale della Manica ed una rete di treni veloci attraverso l'Europa. 26. La Comunità deve completare il « Programma di azione sociale » e andare oltre con una azione più energica in settori come quelli dell'occupazione femminile, dei giovani e degli handicappati, della tutela del consumatore e del controllo dell'inquinamento. Il diritto all'eguaglianza delle retribuzioni deve diventare pienamente effettivo, e la Comunità deve prestare maggiore attenzione ai bisogni speciali delle donne circa I'addestramento e il riaddestramento. E' necessario uno sforzo particolare per eliminare la disoccupazione giovanile. La Comunità deve situare ad un grado più elevato di priorità le questioni dell'inquinamento e della protezioiie dei consumatori in modo d a fare tutto il possibile per arrestare la degradazione dell'ambiente e migliorare la qualità della vita. La Comunità dovrebbe collaborare con gli altri Stati, democratici europei nel Consiglio d'Europa in settori come quelli dei lavoratori migranti, della protezione dell'ambiente c della cooperazione culturale. 29. I successi della Comunità nei negoziati commerciali non sarebbero stati possibili senza la esistenza di un rappresentante unico, che trattava sulla base della tariffa comune. I paesi della Comunità dovrebbero estendere il principio della rappresentanza comune al settore monetario, ad altri settori economici e a d altri aspetti delle relazioni internazionali. La distinzione artificiale tra la cooperazione in materia di politica' estera dei Nove, e la condotta esterna della Comunità in materia di affari economici, dovrebbe essere rimossa, e i paesi membri dovrebbero adottare una sistema coordinato di politica estera tale d a condurre ad una politica estera comune basata sulle istituzioni comunitarie. La Comunità potrebbe, in questo modo, stabilire un rapporto di maggior eguaglianza con gli Stati Uniti e l'Unione Soviefica. 30. La Comunità dovrebbe favorire lo sviluppo dei paesi delllAfrica, dell'Asia e dell'America latina e dovrebbe, nello stesso tempo, proporsi di garantire i suoi rifornimenti di materie prime essenziali. La Convenzione di Lomé, che fornisce un quadro per il commercio, l'aiuto e la stabilizzazione dei prezzi, S un esempio eccellente di ciò che può ottenere una Comunità unita. La Comunità dovrebbe sviluppare i suoi rapporti con i paesi delllAsia e delllAmerica latina su un Fondamento simile, e dare il suo pieno contributo ad un ordine economico internazionale nel quale lo scarto tra paesi ricchi e poveri venga progressivamente ridotto. La Comunità dovrebbe esercitare la sua influenza per contribuire alla composizione pacifica di conflitti come quelli del Medio Oriente e dell'Africa australe. Sicurezza 31. Tutti i paesi della Comunità hanno un comune interesse alla sicurezza di ognuno. La Comunita dovrebbe agire per ridurre il rischio di conflitti internazionali; e, nei confronti dell'Europa orientale, per ottenere sulla base della reciprocità l'abbassamento delle barriere e la riduzione degli armamenti. Gli sforzi dei paesi membri per garantire la loro sicurezza sarebbero meno costosi e più efficaci se essi raggiungessero una maggiore unità nell'uso del loro potere politico ed economico e se migliorassero la loro cooperazione in materia di difesa in seno al Patto Atlantico ad esempio con la standardizzazione degli armamenti. I paesi membri potrebbero ridurre ulteriormente il costo della loro difesa, e conseguire un migliore equilibrio nelle loro relazioni'con gli Stati Uniti, con la creazione di una Agenzia comunitaria per l'acquisto di armi. secondo le proposte della Commissione. - Si.ilrippo regiotlule 27. La Comunità dovrebbe usare I'intera gamma delle sue politiche per portare la prosperità in ognuna delle sue regioni con una azione vigorosa e coordinata nei confronti delle regioni più povere. Sinora la Comunità non ha potuto disporre dei mezzi indispensabili. Bisognerebbe distribuire nsorse sufficienti per provocare una riduzione radicale delle disparità tra regioni ricche e povere. I paesi della Comunità ai quali appartengono le regioni più povere dovrebbero agire di concerto aumentando i loro sforzi per raggiungere un tasso soddisfacente di sviluppo. La Comunità dovrebbe promuovere la cooperazione tra le régioni di frontiera. - XX Verso una democrazia europea 32. Agendo nel modo che abbiamo descritto la Comunità darebbe un grande contributo al benessere e alla sicurezza dei suoi cittadini. Ma essa non potrà agire efficacemente senza istituzioni migliori e più forti. La Comunità non deve solo applicare i Trattati. Essa deve diventare una democrazia sottoposta a controllo parlamentare. Elezioni europee 33. L'elezione del Parlamento europeo costituisce il passo più importante in questa direzione. Essa consentirà al popolo di stabilire un legame diretto con le istituzioni e la politica della Comunità. Essa fornirà un elemento essenziale del pieno controllo democratico che il popolo deve avere sugli affari della Comunità. Noi ci batteremo per far si che la campagna elettorale metta in evidenza questioni europee costruttive, e per ottenere una alta partecipazione da parte di un elettorato bene informato. Controllo parlarnenture 34. Le elezioni europee sono essenziali per la democrazia europea. Ma esse non raggiungeranno il loro scopo se il Parlamento non eserciterà una influenza effettiva sugli affari della Comunità. I poteri legislativi e di bilancio del Parlamento, e il suo ruolo nella nomina dell'esecutivo, devono essere rafforzati. Per cominciare dovrebbero essere attuate alcune raccomandazioni del rapporto Tindemans. I1 Parlamento dovrebbe condividere con il Consiglio dei Ministri la responsabilità per la nomina della Commissione, per la emanazione della legislazione della Comunità e per la ratifica dei Trattati. Dovrebbe usare appieno i suoi attuali modesti poteri in materia di bilancio, stabilire rapidamente il nuovo sistema di controlli parlamentari per il bilancio europeo e assicurarsi maggiori poteri sul bilancio nel suo insieme. 35. Noi crediamo che i membri del Parlamento europeo eletti direttamente rivendicheranno questi poteri. Così facendo, essi non tenteranno né di dominare i Parlamenti nazionali né di controllare gli affari nazionali dei paesi membri; ma, al contrario, cercheranno di sottoporre al controllo democratico europeo le questioni comunitarie che sfuggono al controllo effettivo dei Parlamenti nazionali. I parlamentari dovrebbero proporsi di estendere sempre di più l'influenza dei cittadini sugli affari della Comunità grazie ad un crescente controllo da parte del Parlamento, in modo tale da realizzare una costituzione pienamente democratica per la Comunità. Se venisse a mancare il riconoscimento di questo ruolo del Parlamento europeo da parte dei governi nazionali, la loro decisione di indire elezioni dirette risulterebbe, a lungo termine, priva di significato e rovinosa per la democrazia europea. Verso un noverno euroveo 36. L'interesse comune dei popoli della Comunità potrà essere realmente rappresentato solo da istituzioni specificamente destinate a tale scopo: un Parlamento europeo eletto direttamente e una Commissione responsabile nei suoi confronti. La responsabilità di fronte al Parlamentocontribuirà a dare alla Commissione la legittimità democratica e la forza politica di cui abbisogna per agire in modo efficace. Tuttavia il Con- COMUNI D'EUROPA siglio dei Ministri avrà un ruolo da svolgere fino a che gli Stati membri parteciperanno direttamente al governo della Comunità. 37. Al presente stato dei fatti l'azione del Consiglio è troppo lenta e incerta. I1 Consiglio dovrebbe essere reso più efficiente attuando senza indugio alcune proposte del rapporto Tindemans. I governi dovrebbero ammettere un uso più ampio del voto a maggioranza secondo le disposizioni del Trattato di Roma. I1 Consiglio dovrebbe impegnarsi a prendere in esame tutte le risoluzioni che il Parlamento europeo gli indirizza. 38. I1 Consiglio europeo, nel quale si in.contrano i capi di governo degli Stati membri e il Presidente della Commissione, dovrebbe agire, nel quadro della Comunità per tutte le questioni di competenza comunitaria. Esso dovrebbe fornire la necessaria direzione politica circa tutte le questioni non ancora trattate dalla Comunità, ma rispetto alle quali una più stretta unità sarebbe di grande giovamento per i paesi membri. 39. Con cambiamenti di questo genere, la Comunità diventerebbe più efficiente nel breve termine. Ma per soddisfare i bisogni dei suoi cittadini, la Comunita deve avanzare da questa fase verso quella contrassegnata da un governo europeo sottoposto a controllo parlamentare. In questa prospettiva si deve pensare a un Senato, che rappresenterebbe gli Stati membri e forse le regioni della Comunità, C che condividerebbe con il Parlamento eletto direttamente il controllo sul governo europeo. La Corte di Giustizia e i diritti dell'uorno 40. La Corte di Giustizia incarna la volontà della Comunità di far valere i principi del diritto, e simboleggia il suo rifiuto di ogni forma di governo autoritario e totalitario. Ma ora che la Comunità avanza verso l'unione politica, il suo rispetto per i principi della libertà e della giustizia deve essere reso ancora più chiaro. A tutti i cittadini della Comuntià deve essere garantito l'esercizio dei diritti dell'uomo nell'ambito di un sistema di democrazia pluralistica. Una Carta dei Diritti dell'uomo, basata sulla convenzione europea, dovrebbe diventare parte del diritto della Comunità. Tutti i cittadini dovrebbero aver accesso alla Corte di giustizia per la tutela dei diritti riconosciuti dalla Carta. 41. I1 Parlamento Europeo ed il Consiglio dovrebbero prendere in esame i modi nuovi con i quali si possono estendere i diritti dei cittadini sia mediante la tutela dei diritti di gruppi quali le minoranze etniche, linguistiche e religiose; sia mediante il riconoscimento di diritti nuovi rispetto ai tradizionali diritti individuali e sociali, come il diritto alla pace ed il diritto alla propria identità per le comunità locali e regionali; sia mediante l'istituzione di un commissario europeo per i Diritti dell'uomo; sia mediante l'adesione della Comunità, in quanto tale, alla Convenzione europea dei diritti dell'uomo. Il Parlamento europeo e il Consigli0 dei Ministri dovrebbero definire i principi della democrazia pluralistica cui tutti gli stati membri dovrebbero conformarsi. Regioni e minoranze nazionali 42. Lo sviluppo di istituzioni europee ha fatto nascere il timore sia di un distacco troppo grande del governo dai cittadini, sia settembre 1978 dell'uniformità che potrebbe essere imposta dalla Comunità ai suoi diversi popoli. Ma l'uniformità e il centralismo sono l'antitesi dei principi del federalismo sulla cui base bisogna costruire la Comunità. Questi principi consentono di realizzare una giusta suddivisione del potere tra i livelli europeo, nazionale, regionale e locale. La Comunità dovrebbe esercitare solamente le funzioni che gli Stati membri non sono in grado di assolvere e stabilire regole comuni per i soli casi in cui risultino necessarie nel comune interesse. 43. La Comunità dovrebbe stabilire un rapporto diretto con le istituzioni del governo regionale e locale. Ciò dovrebbe comportare, ogni volta che sia possibile,. rapporti con le istituzioni che rappresentano comunità etniche e minoranze nazionali. I governi dei paesi membri non dovrebbero intralciare il funzionamento di questi legami, in ispecie per quanto riguarda l'organizzazione di un programma regionale di sviluppo dell a . Comunità, che dovrebbe disporre della base economica necessaria per un pieno sviluppo sociale, culturale e politico' di ogni parte della Comunità. Una comunità di tutte le democrazie europee 44. I1 nostro fine ultimo è l'unione politica ed economica di tutti gli Stati democratici europei. Soltanto l'unione può assicurare la difesa della democrazia in ogni paese, e garantire la comune partecipazione al progresso economico e sociale dell'Europa. In questa prospettiva noi ci rallegriamo per le nuove domande di adesione alla Comunità, ed attendiamo sin da ora il giorno nel quale tutte le democrazie europee saranno pronte e capaci di entrare nella Comunita. 45. E' essenziale, a questo riguardo, che i progressi verso l'unione non subiscano ritardi a seguito dell'allargamento. 46. L'aumento del numero dei membri renderà necessaria sia la limitazione ulteriore del diritto di veto, sia l'estensione della pratica del voto a maggioranza nel Consiglio. La prospettiva dell'allargamento rende perciò ancora più urgente il rafforzamento della Comunità - con una riforma delle sue istituzioni come quella qui proposta allo scopo di darle la piena capacità di rappresentare l'interesse comune. 47. La fragilità della democrazia e il livello economico più basso in alcuni paesi del Mediterraneo costituiscono una sfida per la Comunita nel suo insieme. Bisogna perciò stabilire come base politica per lo ulteriore allargamento, ferme salvaguardie della libertà e della democrazia pluralistica. La politica economica ed i1 bilancio della Comunità dovranno essere rafforzati e modificati in modo tale da poter soddisfare le nuove esigenze alle quali si dovra far fronte. 48. La Comunità può servire gli interessi dei suoi popoli solo se essi sapranno darle i poteri e le istituzioni di una unione politica ed economica. Ciò offrirebbe la prospettiva di una pace più certa e di un maggior benessere per ogni paese membro e ancor -viù Der i ~ a e s iche hanno chiesto di farne parte. E' nell'interesse di tutti, senza distinzione alcuna, che l'allargamento non indebolisca questa prospettiva, ma serva invece da stimolo per la trasformazione democratica della Comunità negli Stati Uniti d'Europa. settembre 1978 COMUNI D'EUROPA L'esperienza tecnica, politica ed istituzionale di Brescia nel campo energetico illustrata a Parigi Il I O t7iuggio 1978 si è riiitlitu a Palais Bourhoil a Parigi la Cornttii.ssiot~e dellu prodlrziorte e degli scuiilhi tlell'Assemhlea traziorlule (corri.sporlde~ltetillu nostra Cunleru dei Depiiiuti) per iirr'udienza cotioscitiva rigirardailte irtl progetro d i legge sulle ecotiomie di etrergia d i ciii uppirtlto 1'As.senihlea tiuziotlule ercr stata irivestita. Qiresru setlirtti d i Coiirtni.s.siorie nieritu trtra uttetiziotie pcirticolare iiot? tattto per il terna crll'ortliiie tlel giorno che piire e d i grande iriteresse per i 11rihhlici a i i ~ n ~ i n i s t r a t o rtnu i 11erclié. coi1 proce(1iira iiisolita inu d i note~ ~ o l~igriificato e politico, s o t ~ o stati itlvituti t1 fortrire eletiterlri tli i t ~ l o r n ~ a z i o t iee notizie .sii .specifiche esperieiize il siirdaco dellu cittù tli Brescia, AISI!.Cesare Trehesclii, r l'ing. I,ircirrr~o Silveri, pre.sitleiite dell'Azientla ser\li-i iiiiiiiicipa1i:zati d i Brescia. Prihhliclricitrio la reluzioire i t i t r o d ~ i t t i i ~del u .sitrtla(~oT r e h e c h i e l i t i srio srrccessii~ointeri.eiito tiel corso tlrll'atllpio dibattito durato oltre tre ore con la partecipuziotie d i parlattreiltciri fralrce.si, tli alti /irnzionari delle a i ~ i t!iiiri.struzioiii corripeteiiti e d i esperti. Il testo piibl?lictito offre certairleiite spiilit i iirtere.sstrtlti per i tiostri uiiiiiiiitistratori 1oc(ili .sotto il 11rofilo delle soluzioni tecniche (irlottcire tiell'ùi~ihitotle1 coiniiiie d i Brescia per itieglio ri.spotltlere alle attese dei citturliiri: rrlteriori e piìt specifiche iriforniuzioiii iti tilerito potrtriiiio essere chieste direttaiilerite n1 .sitltluco [li Brescici e al presidente (lel1'Azietitlrr ii~iiriicipulizztittr. Ma iti qiiestti setle l'episodio ci stiggerisce sopratirtto drie coiisitleruziotii di forido. La priinu rigirarda il fatto iti sé, cioè la iloilitù d i i r t i irivito rivolto tlti iiti'As.setnhlea purlamerlture cirl tri~rinini.stratoriloccili appartenenti atl trltro paese tneinbro della Cotnlrtiità, riteniiti idoriei a forilire irtili twzioili in vista dell'iter tli l i t l proi~i~ediineiito legislativo. Ciò significn, a ilostro parere, che il processo d i integrazione eiiropea petietra, i~eraitiente,s e m p r e piìt nelle siilgole realtà iiuzionali, che si riconosce il cartlttere .sostanzialnieiltr comttrle d i ttrolti prohleini, che la loro soltrziorie dipetltle orinai spesso dall'clpporto tli cot~trihittie (li e.rperietize clie tra.scetidorio i cotifirli 11uyiorlnli, clie aticlie psicologicclmente staririo crollatl~locxrte hnrriere e certe presrrnzioni ritrziotitrli, perfirio certe retilore forinelli che i11 tiltri tenipi aijrehhero certainerite ostacoItrto iiricl procedrrrti così iiisolita. La secoti(1n o.s.seri~a~ioiie gioila t1 far sirperare, qirulora sii.s.si.stes.se, ~iil'ititerpretazione ritliittivci d i qzresto episodio che ilor1 prrò essere pre.setrtuto solo cottie rrtl e.serltpio tli collahornziotie a liilello t e c t ~ i c o o tecilologico. I r i realtù il siiidaco tli Brescia, nel .slro iiiteri~etito,Iia opportiit?aiiteiite colto le potetizialità politiche dell'occasioiie offertagli. Egli h a .sottoliireato che riella esperieiiza della città (li Brescia, iiell'clffrontare i probleiili tlell'etiergit~ e tlel risculdatiieiito, si t. teilrrto largo conto, accuiito alla .solt~zioiie dei prohlenii rectlico-rconoi?iici, d i trtt altro elemento tli iitiportariza fondartieiitale e cioè della parteciptrziot~e dei c:ittaditli alle decisioni dellu rritiniiiii.strtiz,ioiie coiniit~cileche li riguurdaiio. Proprio trarriite qriestti effettiva pclrtecipaziotie possotlo essere ritilosse iitcolnprerisio- ni, sirperate difficoltà, adottate s o l ~ ~ z i o t che li altrimenti potrebbero essere ostucolate da diffideiize e d a re.si.sterlze. Altrettutito irilporttitite ci setnhru l'accetiiio fatto dal sitlduco d i Brescia alla scelta fatta dalla siiu utnniiriistrazione qiiatido respinge, atlclle nel cattipo dell'energiu, la rentazioi~e (li una politica settoriafe nella città per sostit~iirvi la scelta d i iina politica globale pcr i l territorio coi7 rutti i corrriessi prohleilii dell'ui?ihier~te,tlello si~ilirppo, ecc. 117 s o s t u i ~ z a ,la discirssiotte ditiutizi «lllAsseiliblea nazionale francese è stata ititeressarite ed e.set?iplure sotto tre profili. S o t t o il profilo tecnico, perché cill'inlpostuziotie trudiziotlalrnente settoriale della prodiizioiie elettrica, che prii~ilegia gli irnpiurrti idrarilici, termici o tiiicleari, rlieglio adatti per tale prodiizione, cotisiderur~do il calore cotiie iiii sottoprodotto pr~rarnente evetrtiiale, ilieile coritruppostu - coine espressaiireilte .sottolitieato dal siirdaco tli Brescia - iiria politica glohale dell'eilergia, che preti(le iti coiisideruzioiie coi~tetnporuiieuinenfe l'irrtero fcrhhisogilo etiergetico e qiritidi sostiene lri i~ecessità d i impiatiti elettroctrloget1i. S o t t o il profilo istituzionale, perclie! tlull'ii~terileiltodel sitltlaco d i Brescia errlerge uiiclle la dialettica fra c e i ~ t r u l i s t ~ i otlegli eirti d i S t a t o e la politica delle ailtorloinie. S o t t o il profilo comunitario, perché, senza e n f a s i n ~ acoi1 adegtiato riliei~o,il presideilte della Coi?~inissiotiedellu prodtiziotle degli .sccit?ihi dell'Assenlhlea ?iuzioriale fraiwese, oii. Micliel 1)iiraforrr. e.r Miitistro tlelle fiiiutlze e N" 394 - ASSEMBLÉE NATIONALE CONSTITUTION DU I OTTOBRE 1938 s i x i k m ~ecisl*w"e SECONDE SESSION ORDINAIRE D E 1921-1978 p - Annsxs iu pmch.rrrbrl de l i a4inee du 15 ] ~ i n1978. RAPPORT PAIT AU NOM DE LA COMMISSION DE LA PRODUCTION ET DES s u a LE PROIET DE U)I b BCHANOES ( I ) (n' 15) relalif aux économies d'4nergie e1 l'uiiliraiion de la chalnir. PAR M. WEISENtIORN, (1) C& Commimion al mmpoi6r L : MM. Miche1 Dumlour, pdsidenl; Msuria comoiis. Xivier Himelin. B@niill, da Dmneho, vice-prrridenu; Chaiilon. Pmriol. W e h n hom, Transhrnl. srrdmva; HM. Aumux. BnlmigCm. Mms B u h r a . MM. Dirdol. Bnmkirr. Miche1 Damior. H u k r l Bseuit. Baylet, Bayou. Bomrrd. Billardon. Aodd Dilloux. Dirrriir, Biro,, Emile Dirol. Douchrron. Doureh. Boyon. A l h r l Dmchard. Dmgnon, Cinrcar. Carslet C I n r Chenrrd. Cl6monl. Coinlat, Calamhiei. Cuuderc. Coueprl. Couillot. D i m u l l . ~ ~ l ~ ~ t a ~i n ee l ~. l Delpml. i~. Depielri. Dauilil. Dou&sol, Dmuel. Dubmuil. Duromdn, Dumum. Dulard. Emmrnuelli. Chniln F&rm. Pogues. Mme P a t . MY. Oaillrrd. de oiatines. Oirard. Oosadun, Piene Oodehoy. Jeequ- Oodlmin. Oouhier. Oru~nme).rr. Charln Hsby. RcnL Haby, Jern Ilrmclin. Mmr llonnlh, MM. Houel, Huguet. Inchriiapd. ~acob,Mme Jaeq. MM. Jern ~ i r - i . ~ n d d Jarml. Kegubri<. 1sbb8. Lincur, Lajoinie, h t i i l h d e . huNlcgiies. Lucaa. Dernard >iladmlle. Mslvy. Manel. Miichrnd. Marlin, Mauu>"bm. Malhimi. M.ujoUan dio 0e.sct. Mirimin. Mellicli. Yicrux, Clnudc liehrl, 1lcnri Michel. Monlrri.. Mme Louiie Mororu. hlV. lilouslsohr. Noir, Pernin. Andd Pciil. a m i l l e Pelit. Pineru. Planleknest, Porcu. Po'orelli. Mnie Porlo. MM. Quilh. Rayniand. npVcl. Rigoul. Roger, Roriinol. Rulenacht. Ruae. Schrirlz. Mnh. 80iiiy. Vdleir. dc I r verpilli~m.Vidal. Wngnei. Clsude Wiiquin. rwiJr - a,,gic thrrrniqu, .cdlec,ivit& lorolc. . ~ubiikitd. serv;iudcs. tlel laijoro, ha .sottolitiecito il sigriificato dell'iiivito riiwlto ad iiriu cittù riori frailcese. Ci urigiiriurt~o che aiiclie il Parlainerito ituliaiio, itl occasiotie d i irdietize conoscitive iloglia esteiidere I'ii~i>ito,qirulora le circo.sturize lo richiedaiio, ad arirrrrinistratori d i erzti territoriali d i altri paesi della Corrrictiità per trarre tlallu loro esperienza irtili eletnetiti d i vulirtuziotie .sotto il profilo politico, titntnitii.strcitii~o e rectiico. C. M. la relazione del sindaco di Brescia, Trebeschi Signor Presidente, Signore e Signori, siamo molto obbligati, I'ing. Silveri ed io, per l'onore c per questa opportunità di incontro che avviene mentre il nostro paese vive giorni angosciosi, ed il vostro festeggia l'anniversario della Liberazione. Avete volu. to offrirci l'occasione di paragonare la vostra esperienza sulle economie d'energia con la nostra. che, anche se modesta, credo sia molto significativa essendo la prima in Italia. Purtroppo è difficile parlare dopo un grande tecnico come il signor Michon, e d'altra parte non vorrei impegnare ancora il vostro tempo, per cui lascio all'ing. Silveri - Presidente delllAzienda Servizi Municipalizzati di Brescia, l'impresa municipalizzata alla quale sono affidati tutti i servizi pubblici della mia città, quali distribuzione dell'acqua, del gas, dell'elettricith, del calore, dei trasporti, la nettezza urbana - l'incarico di darvi le informazioni tecniche sulla no. stra gestione. Come sindaco vorrei solamente dare qiialche suggerimento per quanto riguarda il la to amministrativo-politico, mentre in veste di avvocato, c quindi uomo di legge, mi permetierei - se c'h tempo al momento del dibattito - qualche osservazione sul vostro progetto di legge. 1. Bisogna forse dire prima di tutto che Brescia k una città di 215.000 abitanti, con un hinterland abbastanza concentrato, composto da una corona di piccole municipalità che, in un raggio di 20 km, sommano una popolazione di circa 400.000 persone. La città è situata ai piedi delle colline moreniche tra i laghi di Garda e d'lseo, e la si p ~ i òconsiderare l'incrocio tra le Alpi e la Pianura del Po, con un clima temperato, freddo a partire dal mese di ottobre fino al mese di aprile. Brescia è anche il capoluogo di urla provincia di I milione di persone, divisa ira 400 paesi e 200 municipalità. 2. Dal punto di vista del riscaldamento, la nostra città era dotata fino al 1950 di installazioni unifamiliari, o al massimo di caldaie distribuite nei diversi edifici ed alimentate a legna, a carbone, a carbon-fossile. Negli anni 50 abbiamo introdotto il gas naturale, prima per uso di cucina, poi per il riscaldamento così che nel 1973, al verificarsi della guerra del Kippur, avevamo un consumo di quasi 100 milioni di mc. i l l'anno. E' a partire dal 1972 che abbiamo previsto di realizzare una installazione ccntralizzatn di riscaldamento: ero all'epoca presidente dell'Azienda municipalizzata, ma di ciò vi parlerà I'ing. Silveri che era il mio vice, 10 settembre 1978 COMUNI D'EUROPA e che, dopo la mia elezione a sindaco della ~ , i t t à è, stato nominato presidente. Quello che voglio dire come sindaco, ovvero rappresentante dei cittadini, è che al cittadino non interessa sapere se il riscaldamento viene dal combustibile più o meno nobile (come diceva il Sig. Michon), dal legno, dal carbon-fossile o dal gas; non gli interessa nemmeno se venga da una installazione centralizzata o no, pubblica o privata, municipalizzata o no: il cittadino v~ioleil calore al momento giusto e a buon mercato. Vuole anche strade ben asfaltate, che non siano scavate tutti i giorni per la installazione dei tubi, una città che non sia quindi continuamente sconvolta dai lavori. nizzati, con elezioni dirette dci consiglieri di quartiere. Ma tutte queste persone non vogliono essere consultate sul sesso degli angeli, vogliono « partecipare » realmente, pena una dannosa frustrazione. Partecipare a che cosa? Il progetto di riscaldamento urbano, con tutti i problemi connessi di produzione e di rete, di vendite e di tariffe, ci ha dato la possibilità di successo, e possiamo dire che al di là dei risultati tecnici ed economici, è stato ancora più importante il risultato politico, cioè la polarizzazione di una vera partecipazione civica che ci ha consentito di superare molte diffidenze, con la cooperazione di tutte le forze politiche. 3. E' l'amministratore pubblico che deve scegliere il sistema più adatto Per rendere più efficace il suo lavoro: ma se vuole che le scelte siano accettate dai cittadini, deve verificare con loro, il più possibile, i diversi momenti della gestione amministrativa. E' la mia esperienza: e, se permettete, dirò per quanto riguarda il vostro progetto (quello delle tubazioni) che esso è fatto veramente bene, e che devono essere certamente previsti, in una legge, mezzi di coercizione; è pur vero però che noi non abbiamo avuto, nemmeno per una sola volta, la necessità di ricorrere aii'espropriazione. E ciò abbiamo sollecitato una partecipazione molto m i n ~ ~ i o ~ Con a , tutta la città, nelle sue espressioni territoriali e professionali (partiti, sindacati, tecnici, scienziati, consigli di quartiere, ecc ...) e, benché abbiamo sconvolto le strade e le case, non c'è stato malcontento, perché tutti i cittadini erano pienamente consapevoli di questo miracolo del riscaldamento centralizzato e della produzione combinata calore-energia che elimina lo sperpero di danaro e lo inquinamento. Dal punto di vista operativo, la cooperazione, o almeno la disponibilità del cittadino è molto importante, direi quasi necessaria. Bisogna certamente redigere un bilancio, con delle scadenze per IVa]lacciamentodi un \rolume immobiliare sufficiente per autoriz. zare le spese di impianto in un tempo ragioncvole, e per una gestione non defieitaria, che 6 possibile, in generale, solamente con una Icgge di monopolio, come prevede i ] progetto che esaminerete, Lning. Silveri csporI-à i risultati della nostl-a esperienza, mollo positiva ma che esige pure il confronto con una legge per non favorire il parassitismo. 5. Bisogna subito dire che queste diffidenze non si manifestavano contro ia rete di distribuzione, ma erano riferite alla produzione combinata dell'energia e di calore, per cui ci dicevano: non è vostro compito questa ricerca difficile, questa nuova produzione lasciatela aiio s t a t o (direste all'EdF) e, a ragione, dico, perché il nostro EdF, cioè I'Enel non ha fatto proprio niente in questo settore. Ed è stato con una larga partecipazione che la città ha deciso questa scommessa: e oggi possiamo dire che l'ha vinta! 6 . Se mi lermatosu questo argomento, t: per attirare la vostra attenzione SU Un problema centrale: dobbiamo cercare Una dimensione Oppure prevedere Una politica globale dell'energia, ma a livello territoriale (regionale, o municipale)? Dobbiamo al1o Stato (Enel, EdF, ecc.) Oppure istanze alle municipalità? La nostra risposta ha il suo fondamento nella nostra filosofia dell'autonomia, e, a sua volta, questa filosofia nasce da un'esperienza penosa, il settorialismo corporativo del periodo fascista: abbiamo per tanto tempo spcrimentato i pericoli e i danni di una cieca chiusura ad una visione globale dei Problemi. L'ho appena detto, per ii cittadino il solo problema è quello del riscaldamento, e come i soldi degli antichi - pecunia n o n olet - i l calore non ha odore, ha delle calorie e dei prezzi Per calorie! Intervento nel dibattito Il Sig. relatore Weisenhorn ed il Sig. Michon, l'esperto dell'EdF, hanno posto la questione del ritardo, dello sfasamcnto in generale tra il problema e la soluzione: ovvero - precisa il Sig. Michon - ci vuole un equilibrio tra tecnica ed economia, e sino alla guerra del Kippur una produzione combinata non conveniva economicamente. Non voglio criticare questa affermazione che è purtroppo discutibile dal punto di vista ecologico, ma anche da quello filosofico, qualsiasi spreco essendo inammissibile, nonché dal punto di vista storico, infatti, ben prima del 1973 ci sono stati degli economisti che avevano previsto i l rialzo dei prezzi Voglio solo dire che qui interviene ia necessità di un doppio sistema energetico, strategico (a gran rendimento come lo definisce M. Michon) e tattico, perché bisogna non dimenticarsi la previsione dei cambiamenti nella disponibilità dei combustibili, che era possibile nel 1970 e che potrebbe verificarsi ancora negli anni 1980. Infine, sono d'accordo che ci vuole un quadro regolamentare per avvicinare gli allacciamenti e consentire un più giusto rapporto con tutti cittadini. Per il resto, tutti i servizi pubblici appartengono al dominio di monopolio, e come avete nazionalizzato l'energia elettrica, bisogna, credo, riconoscere la natura pubblica (muniti. pale o nazionale) di questo servizio. Questo dal punto di vista giuridico. Dal punto di vista economico bisogna prestare attenzione al pericolo di fallimento se ci sono parecchie imprese alcune potrebbero non essere redditizie. L'ora della scelta per l'Italia (corlti~lriu 11u pun. 8) più nessuno, si è battuto per la moneta europca quando tutti pensavano che fosse una Follia. L'opinione pubblica, d'altra parte, sa benissimo che da più di 30 anni, con una devozione alla causa ed uno spirito di sacrificio che a molti non sembrano più possibili, il M.F.E. si è sempre battuto, senza alcun cedimento, per gli Stati Uniti d'Euro7. E' dicevamo, una politica pa. In questa vigilia dell'elezione europea, t. globale del servizio pubblico, e questa scel- durante la campagna elettorale, il M.F.E. ta esige una politica globale dell'energia. potrà pei-tanto parlare autorevolmente agli In parallelo, non c'è una politica setto- Italiani ed essere ascoltato. Esso farà perriale nella città, ma una politica globale per tanto sapere agli Italiani se e come i partiti i l territorio, con tutti i problemi dell'am- e le forze sociali si saranno impegnati, nel4. Ma ~ ' 6i n questa un ele- biente, dell'ecologia, dello sviluppo, ecc ... lo spirito dell'unità nazionale e senza far mento che non è ma che se visto E' in questa ir~eltuiischatti~gche abbiamo prevalere lo spirito di parte, nel dibattito da vicino di una importanza vitale. scelto, ma soprattutto che abbiamo realiz- e nell'attuazione del piano triennale. E chieDa noi, ma, che io sappia, in tutte le gran- zato le nostre installazioni. derà agli Italiani di controllai-e se nei prodi città del mondo, il tema della partecipagrammi elettorali europei dei partiti ci sazione si trova al centro dei dibattiti politici: 8. Bisognerebbe parlare ancora di un ranno grandi parole sui fini senza alcun avevo letto, per esempio, in un paragrafo problema di s t r u t t ~ i r e ,che ì: fondamentale, impegno sui mezzi (per sfuggire al della relazione di Blois che anche voi cerca- chiedendoci se conviene separare la produ- lo degli elettori) o se figureranno llimpegno te di f a r partecipare i frailcesi a l l ' a r ~ ~ r ~ ~ i izione lidalla gestione della rete; e ancora di a battersi per stabilire subito la data della strc~zione del loro cointiiie, mentre secondo produzione strategica e tattica, della guida creazione della moneta europea e quello la sinistra, la piaiiificazionr deinocratica si e delle installazioni di soccorso, ma ve ne per portare la spesa pubblica europea ad .s~ahiliràc o n la piii larga partecipuriorle d e i parlerà Lin tecnico, il presidente Silveri, menlivello tra il 2,s") e il 5y0 del prodotto lcii~orc~tori e dei cittadiili. tre si potranno esaminare dopo, nel dibatti- europeo, senzaportare llltalia in E ~ tu, 1" indicazioni tariffarie, tenuto conto che Bene, abbiamo fatto, a Brescia, una buona tra pochi anni, e chissà per quanto tempo, ho ben letto il Progetto del vostro i lavoratori italiani tornerebbero ad uno esperienza di partecipazione: 10 anni fa, un movimento « spontaneo P aveva fatto na- Ministro - non ho trovato nessuna indica- stato di miseria. Anche questa è la posta scere 30 consigli di quartiere », (i vostri "ione in merito. in gioco. Tutti, e in primo luogo le forze ~rrrondi.sserneiits)con una larga presenza di Vi ringrazio e mi scuso per il mio cat- sociali, devono assumersi le loro responsabilità. cittadini, al di fuori anche dei partiti oi-ga- tivo francese. - necessariol settembre 1978 COMUNI D'EUROPA Esperienze locali e regionali in Irlanda, Lussemburgo e Danimarca Queste brevi note s u probleini erl esperieil- Darlinlarca :e d i a~ctoi?oinieregionali e locali in Irlan(la, Ltisseinbiirgo e Danimarca sono state ,,iprese (la1 11,1977 (li ~ o t i l l n t , i l e sd r ~ t l - 1- - La struttura degli enti locali e regionali rope » ( e d i t o dalla Sezione belga del C C E ) . Dopo il l" aprile 1970, la divisione ammiPrecedei?tenzente il nostro periodico aveva nistrativa del paese è stata modificata sia ptihhlicato le esperietize relative a Gran Brea livello locale che regionale. La Danimarca tagna e Olanda ( o t t o b r e 1976), Danii,zarca e è stata divisa sul piano regionale in 14 Belgio (ilovembre 1976), Gertnania (gennaio contee e sul piano locale in 273 comuni. 1977). Questa divisione non comprende le amministrazioni locali di Copenhagen e di FredeIrlanda riksberg, che godono di statuto speciale. ' Scopo di questa ristrutturazione regionaL'Irlanda, cial Punto di vista anministra- le è stato di creare contee di 200-250.000 abitivo, è suddivisa in 31 contee, 27 Count).. tanti. In pratica, la popolazione della contea Counciis » e 4 County Boroughs ». J,e conda 180,000 a 630.000 abitanti. tee costituiscono la principale suddivisione L, regione della Grande Copenhagen », è amministrativa. I 27 County Councils stata dotata di una Assemblea speciale, il comprendono 7 Bei-ough Cor~orations 49 Consiglio della Grande Copenhagen, con alurban Districts e 28 zone dipendenti dal- cune funzioni che superano il proprio terrila competenza della Town Commissioners torio, come la viabilità, l'acqua, gli ospedali Le contee sono unità amministrative inter- e la pianificazione del territorio. medie a carattere generale, subordinate solo al governo centrale. I « Borough Corporations », gli « Urban Districts n e le Town 11. - Le funzioni degli enti locali e regionali Commissioners » costituiscono i livelli interNon esistono dei limiti statutari alle commedi dell'an~ministrazione locale in seno alla a County Councils » e beneficiano dello petenze rispettive degli Enti locali e regiostatuto comunale. nali. Come regola generale, sono funzioni Ad eccezione delle Town Commissio- devolute agli Enti locali e regionali i serners », tutti i poteri locali hanno prerogati- vizi pubblici e le infrastrutture, mentre rive per esercitare funzioi-ii di pianificazione. guardano la competenza del governo centraCompete al Ministro per gli enti locali as- le la giustizia, la difesa e gli affari esteri. sicurare i l coordinamento fra gli obiettivi di questi diversi responsabili della pianificazione (87 in tutto). Per facilitargli questo 111. - La.riforma delle ripartizioni delle funruolo di coordinatore, il Ministro ha orga- 'ioni degli enti locali e regionali niziato un programma di studi regionali che DOPO la riorganizzazione del 1" aprile '70, sono stati svolti fra il 1964 e il 1969; alla fine di questo programma 6 stata adottata prov- alcune unità più grandi ed indipendenti si visoriamente una divisione di ciascuna con- sono viste attribuire dei compiti fino ad altea in tlove io17e (regions, di pianificazione. lora attuati a livello centrale o sotto uno 1969 è stato deciso gnippi di coor- stretto controllo del governo centrale. Le funzioni che possono essere assunte a dinamento (le orgariizzazioni di sviluppo regionale) di responsabili della pianificazio- livello locale sono state trasferite agli Enti ne e di altri problemi di pubblico interes- locali, mentre funzioni riguardanti un territorio pii1 vasto sono state trasferite ai se fossero insediati in ciascuna delle nove Consigli di contea, ai quali è egualmente zone. Queste organizzazioni non hanno staattribuita la pianificazione globale. :[[ gotuto giuridico e svolgono solo un ruolo converno centrale si concentra ormai sulllelasliltivo. Malgrado le nove zone non siano delle zone amministrativc, esse servono di borazione dei principi e degli orientamenti quadro alla pianificazione regionale, sia ter- generali della pianificazione del territorio. I piani elaborati dagli Enti locali e regioritoriale che industriale. nali de\.ono essere approvati a livello ceritrale e diventano successivamente vincolanti per gli stessi Enti. Lussemburgo <( (( ,,, (( )) (< (( )) <( In Lussemburgo, dove, a causa dell'esiguità del territorio, non esistono province o dipartimenti, il comune è la sola applicazione del principio del deceiitramento territoriale. Il Granducato è suddiviso in 126 comuni. La legge organica del 1843 ha conservato la denominazione di città ai comuni di Lussemburpo, Diekirch, Grevenmacher, Echternach, Wiltz, Vianden e Remich. La stessa qualifica è stata inoltre attribuita dalla legge del 29 maggio 1906 al comune di Eschsur-Alzette, e dalla legge del 4 agosto 1907 ai comuni di Differdange, Dudelange, Rumelange e Etterlbruck. IV. ripartizione delle finanze fra il governo centrale, le contee e gli enti locali Gli Enti locali e le contee possono ormai riscuotere imposte sul reddito e l'imposta fondiaria. V. La ripartizione dei compiti 11 locali o dalle contee, in relazione al rapporto che gli Enti locali O la contea hanno con la popolazione nazionale, e con il gruppo di età destinato alla funzione in questione. Inoltre le contee ricevono una sovvenzione perequativa calcolata sulla differenza fra il reddito medio nella contea, più il 204'0 dei valori fondiari, e la media nazionale. La contea o il comune possono utilizzare le sovvenzioni come credono. In questi ultimi anni sono stati fissati limiti annuali ai prestiti e agli investimenti delle contee e dei comuni. VI. Il Consiglio di contea è coinposto da 13 a 31 membri. Questo numero è deciso dalla contea. Non vi è necessariamente relazione f r a il numero dei consiglieri di contea e la popolazione. Il Consiglio di contea è eletto per quattro anni con elezione diretta e proporzionale. Prima della riforma, la presidenza del Consiglio di contea era tenuta dal rappresentante del governo centrale, il prefetto di contea. Dopo la riforma, il presidente del Consiglio di contea è eletto a suffragio universale. I membri del Consiglio di contea non ricevono onorario tranne il sindaco, che è remunerato a tempo pieno e i presidenti delle commissioni permanenti che sono remunerati a metà tempo, I Consigli di contea costituiscono cinque commissio(finanze, ospedali, affari sociali e salute, educazione e affari culturali, ambiente e problemi tecnici). VII. - I compiti statutori del Consiplio di contea I1 Consiglio di contea stabilisce il bilancio, preparato dalla commissione delle finanze che lo controlla. La commissione delle tinanze si occupa anche della pianificazione. - VIII. La riforma della pianificazione del territorio La legge Per la pianificazione del temitori0 del 1973 e la l e g g e . ~ e rla ~ianificazione comunale del 1975 sono le basi della pianificazione territoriale del Paese. La pianificazione regionale è di competenza del Consiglio di contea che informa gli Enti locali circa la situazione nei differenti settori e circa i piani di strutturazione preparati dalla contea e dal governo centrale. SU questa base, gli Enti locali predispongono gli orientamenti del piano regionale, nei limiti della loro competenza territoriale, sul quale il Consiglio di contea prepara degli schemi alternativi, che sono sottoposti a dibattito pubblico a seguito del quale viene scelto il piano territoriale. Questo subisce un secondo periodo d'esame dopo il quale il Consiglio di contea predispone il piano definitivo che viene infine sottoposto al Ministero per lo ambiente per l'approvazione. Ciascuna contea deve preparare un piano di pianificazione regionale, ma nella regione della « grande Copenhagen il piano è preparato dal Consiglio della grande Copenhagen n. I consigli di contea hanno anche un molo estremamente importante tra i differenti livelli legislativi. <( Gli Enti locali e le contee ricevono sovvenzioni fondate sul (1 criterio oggettivo dei loro bisogni » che viene valutato sulla base del numero di compiti svolti dagli Enti COMUNI D'EUROPA 12 La trasformazione demografica delle società europee (1) di Raimondo Cagiano de Azevedo statistiche dei tassi col modello di classificazione adottato si trovano ora in questa fase oppure a metà strada fra la prima e la seconda tappa della transizione demografica. C ) Con la terza fase anche la natalità comincia a diminuire mentre la mortalità va via via stabilizzandosi su bassi livelli, una volta esauritasi la fase più intensa del processo di miglioramento delle condizioni di vita e di lotta alle epidemie ed alle sofferenze. Si registrerà di conseguenza un rallentamento del tasso di crescita della popolazione la quale continuerà sì ad aumentare ma sempre meno rapidamente. Si trovano ora in questa fase la Rhodesia, le isole dei Caraibi, Cuba, il Canada, la Cina, Bulgaria, Cecoslovacchia, Ungheria, Yugoslavia, Spagna, Grecia, Irlanda del nord ed Islanda mentre appaiono ancora molto lievi i cenni di progresso verso questa tappa della transizione demografica in alcuni paesi africani, asiatici e latino-americani. d ) Nell'ultima fase, che non è necessariamente esaustiva di un processo che può riprendere all'indietro, come pure riequilibrarsi, si assiste alla stabilizzazione dei tassi di natalità e di mortalità sui livelli più bassi. Questi ultimi esprimeranno quasi esclusivamente il processo di eliminazione lisiologica concentrato sulle età più elevate raggiungibili dalla popolazione. I tassi di natalità, condizionati dalle modalità e dai comportamenti riproduttivi oltreché dal controllo delle nascite, diminuiranno anch'cssi avvicinandosi, uguagliando od anche andando al di sotto dei corrispettivi tassi di mortalità. Questa fase, che e oggi caratteristica degli Stati Uniti e delle popolazioni europee del nord e dell'occidente, vedrà le popolazioni stesse aumentare ancora molto lievemente oppure registrare momenti di stazionarietà od anche di declino: in quest'ultimo caso, naturalmente, per ogni anno di osservazione, si avranno più morti che nati, come è oggi il caso, per esempio, della Germania (RF) e del Lussemburgo. Poiche le tappe percorse dalle diverse popolazioni, ed in particolare da quelle dei ( I ) Lc i-ille.;>ioni contenute in quehto la\,oro sono la paesi più avanzati sul cammino della tranconseguenza della lettura di iina bella antologia di sizione demografica hanno portato fino a Massimo Livi Bacci << Lri trasfoi-mazionc dernogratica <Iclle società cui-opce Locschei- Editore, Torino, 1977, questo quarto stadio, e difficile dire se pp. 439 (L. 5.800). L'Autore, lino dei più lucidi dcinodopo di essi ve ne sarà uno o più altri suc?[-ali italiani ed eiiropei, Ordinarici di Demogralia cessivi; dal punto di vista teorico e per alncll'univcrsità di Firenze, raccoglie ed illustrzi in qiiecuni anche dal punto di vista politico-praSto volume una ricca documcnt;i7.ione di scritti ed opinioni di niirnc,i-osi illustri htorici sull'evulu~ionc dcmotico, si può pensare ad una quinta fase delgralica dei paesi cui-opei. L'opera i- tanto pii1 stiniola transizione demografica in cui una popoI:inte ed interchsantc poiclic: cii-condn l'analihi degli av\,elazione possa mantenersi in condizioni di riiinenti clic hanno caraiieri/rato In storici dei popoli stazionarietà nel lungo periodo salvo lievi e~iii~upci.con I'osscrvazionc delle conscgiicnzc politiche L, hoci;ili che ne sono scrlt~ii-itc e \opri\tl~itto coli la oscillazioni intorno al punto di equilibrio loro gi~isLa collocrizione nel vivace. dibattito mondiale, fissato nella ben nota crescita zero (ZPG: Zeantico ed attiialc. siii problcini. Ic contraddizioni c le ro Population Growth). dillicoltà coniicazc con il grande lcnomeno della ripr-o. Inutile dir-e infine che la durata del procesd u ~ i o n e dell'iir>mo c degli uomini. ( 2 ) In q u n t a e nelle riiccchhi\.c escinplilicri~ioni del so di transizione demografica è variabile a pi-occhso di transizione dcmogr-alica collcg;ito alle \ i seconda dello sviluppo economico e sociatLi:i/.ioni esistenti nei \.;li-i Si;iti del mondo abbiamo le che caratterizza ogni popolazione: soprat~itiliuzato i dati deniogralici lui-niti dalle N a ~ i o n i Unite tutto nelle ultime fasi è proprio questo tipo (ONll. Dcniogrziphic Ycai-book. 1975) inserendoli nel modello di trdnsi/.ionc dcrriogralica, fondato h i i i tassi lordi sviluppo che incide molto fortemente <li di natalità c nior-trilità e sul \aggio aniliio di creanche tramite importanti modificazioni culhcit;i. proposto da Ma~irice Kirk in . L a situation c t turali - nei confronti del comportamento le\ perhpectives déiiiogr;iphiques danh les Etais mcmdemografico complessivo di una popolaziobrc\ dii Conseil d c I'Europc n . Conseil d e 1'Eiirope. Sirzishuiirg. 1978. Doc. Cahed 30 (78) 1, Cap. 1, pag. 3. ne; all'inizio, si è detto, sono certamente ri- Le trasformazioni che nel tempo caratterizzano la struttura (per età, per sesso, per altri caratteri) ed il movimento (da mor-talità, da nuzialità, da natalità ed inoltre da migrazioni) delle popolazioni umane costituiscono, per i demografi, un processo dai profili ormai storicamente delineati che va sotto il nome di (1 transizione demografica n. In parole molto semplici, i l cammino percorso da una popolazione nel suo processo di trasformazione demografica passa convenzionalmente attraverso quattro fasi successive: u ) una prima fase in cui si osservano elevati tassi di natalità e di mortalità con un certo margine di accrescimento della popolazione variabile da un anno all'altro. Le nascite, in questa fase, non sono di solito s o g ~ e t t e a controllo e le morti sono spesso dovute alle gravi carenze alimentari, ambientali, igieniche e sanitarie. Questo 2 ancora il caso di paesi, regioni, gruppi etnici e tribù molto poveri e primitivi. Seguendo uno schema di classificazione KirkONU (2) appartengono a questo gruppo paesi come l'Etiopia, il Mali, il Niger, l'Alto Volta e il Bangladesh. b) Nella seconda fase si assiste alla caduta progressiva dei tassi di mortalità mentre restano a livelli elevati quelli di natalità. Il miglioramento nelle condizioni di vita, di assistenza medica e di protezione sociale sono all'origine della riduzione del numero dei morti nelle età giovanili ed adulte e della loro concentrazione nellc età via via più avanzate. L'aumento della durata della vita e l'elevata perdurante natalità provocano in quella fase quel fenomeno di N esplosione demografica di cui molto si sente parlare e che è proprio oggi caratteristica di non pochi paesi del mondo meno sviluppato. Con il medesimo criterio di classificazione si trovano oggi in questa fase di transizione il Madagascar, la Nigeria, molte isole minori africane, Honduras e Panama: ma occorre dire che la stragrande maggioranza dei paesi africani ed asiatici, al di là delle strette coincidenze W . settembre 1978 levanti, per il progresso di una popolazione, lo sviluppo delle condizioni sanitarie ed igieniche che anch'esse non prescindono dalle capacità economiche e organizzative di ogni società. E' chiaro infatti che all'inizio del processo di transizione 2 la lotta alla mortalità - generale, infantile e differenziale - che preoccupa maggiormente gli individui e la società; e che tutte le risorse disponibili per questo sono concentrate nello sforzo di ridurla ai suoi limiti naturali. Una volta raggiunto questo traguardo, o per lo meno ridotta quanto più possibile la mortalità clerivante da cause non naturali (infortuni, violenza) l'attenzione si concentra sulla natalità su cui incidono in parte ancora ragioni di carattere medico-sanitario, ma soprattuto i comportamenti e le strategie riproduttive della coppia e della popolazione in genere; qui diventano rilevanti, come è facilmente comprtisibile, tutte le modificazioni cultural i (emancipazione della donna, atteggiamento verso la contraccezione) e istituzionali (legislazione sui matrimoni, sulla contraccezione e altre) che hanno riflessi diretti sulla sessualità e sulla procreazione e che determinano quindi variazioni, a volte di rilievo, nella natalità (3). Le popolazioni europee hanno percorso e stanno percorrendo questo cammino che è sempre intei-essante seguire nelle sue diverse manifestazioni e nei suoi tratti comuni. Così si osserva che alcuni paesi europei avevano i B fin dall'inizio di questo secolo, combattuto e vinto, la lotta alla mortalità; altri paesi, invece (l'Italia e il Portogallo, per esempio), negli stessi anni si collocano all'inizio del processo di transizione associando ad un'elevata mortalità una natalità anche essa elevatissima. Già a metà degli anni trenta la mortalità molto ridotta in tutti i pacsi europei ed a partire dal secondo dopoguerra essa si assesta su bassi livelli praticamente ovunque con residui eccessi di mortalità infantile nelle regioni più povere del continente; così si presenta oggi la situazione per quanto attiene alla mortalità che tende anzi, in alcune regioni particolarmente avanzate, a riprendere leggermente per lo più a causa dell'invecchiamcnto di alcune popolazioni europee (4). D'altra parte la natalità in Europa, elevata all'inizio del secolo, è andata via via diminuendo, anch'essa in tutta Europa; dopo le grandi guerre (che hanno avuto effetti assai gravi sulla struttura e sul movimento demografico in Europa) ed in particolare dopo la seconda, una ripresa della natalità si tt registrata in molti paesi, fino agli ultimi cosiddetti baby boom registrati nci vari paesi europei intorno alla metà degli anni sessanta; a partire dai quali la natalità è andata via via diminuendo ovunque fino a cadere, in alcuni casi, sotto il corrispondente livello della mortalità; dando così luogo, in questi paesi (Germania, Lussemburgo) a momenti di declining population », come caso estremo di quella attuale situazione dei paesi europei (con poche eccezioni ed alcuni sfasamenti temporali) nell'ultima fase della transizione cai.attei-izzata appunto dalla fine della crescita demografica. (3) E' cclebi-e, ;i questo proposito. i l ca\o-liinite delIn Romania che passi> da un tasso loi-do tli ii;italiti dc! 14 pcr niille nel 1966 ad iin :in:ilogo tasso del 27 pc.r mille nel 1967 a heguito dell'iiitr-oduzione in quell'anno di scvcrc rnisiire rcpressivc conti-o l'aborto e la contrncce/.ione. in precedenza correntemcmte ammesse. (4) Si veda, di chi scrive, Il duemila C nato ieri n in Coniunità Europee n i , Roma. 1977. COMUNI D'EUROPA settembre 1978 Il modello della crescita zero della popolazione (ZPG) suscita evidentemente molto interesse da un punto di vista teorico per le rilevanti possibilità interpretative che in esso sono offerte alla modellistica analitica, abbondante anche in campo demografico; e dal punto di vista operativo per la possibilità che lo ZPG possa essere assunto da alcuni come obiettivo di politica demografica e da altri come premessa di possibili politiche sociali. In questo senso è naturalmente abbondante il patrimonio di dibattiti, di opere, di studi e di proposte che sono andate emergendo in questi ultimi anni sia in Europa che in America ove, a causa dello sviluppo avanzato delle società industriali, il fenomeno si presenta con maggiore attualità; né è il caso di soffermarsi sull'ampiezza della polemica che in questi anni si è andata sviluppando anche sullo Z"G quale àspetto del più vasto problema della crescita zero in senso globale, dei limiti dello sviluppo e così via (5). All'interno di questi dibattiti si è voluto risottolineare, e di fatto si è manifestato, un aggiornamento dell'antica polemica che ha diviso Malthus e i suoi seguaci dai suoi oppositori di ieri e di oggi; da una parte cioè si sottolinea l'esuberanza della popolazione rispetto alle risorse e la necessità di incidere direttamente sulla riduzione della prima; dall'altra si insiste sulla necessità di valorizzare nel miglior modo le seconde e soprattutto di meglio ripartirle fra la popolazione. La Conferenza mondiale sulla popolazione, promossa dalle Nazioni Unite a Bucarest nel 1974, t: stato l'ultimo grande teatro aperto di questa polemica; oggi, salvo poche e localizzate eccezioni, vi è un sostanziale accordo di principio sulla natura dei fattori che incidono in generale sulle cause dello sviluppo demografico (natalità e mortalità): da una parte lo sviluppo economico come generatore di prosperità e benessere sociale provoca una caduta della mortalità; dall'altra parte, a seguito di esso, una crescita dei livelli di istruzione, delle condizioni di vita delle donne, delle più favorevoli legislazioni sociali ed un allentamento nella rigidità delle norme e delle abitudini rispetto ai comportamenti riproduttivi, produce una riduzione della natalità e della fecondità nelle popolazioni. Le differenze esistenti nel mondo nei fattori o r ora citati, e, in corrispondenza di essi, negli indicatori demografici distinguono piuttosto bene le zone ricche dalle povere, le città dalle campagne, il nord dal sud, le regioni più sviluppate da quelle meno favorite; nella stessa Europa, in cui più convergenti sono oggi i movimenti demografici, ed all'interno della stessa Italia, vi sono ancora differenze sostanziali nel processo di transizione demografica legato al processo di sviluppo economico. Ma se l'accordo sulle origini economiche della crescita o della stazionarietà demografica tende ad allargarsi cionondimeno esistono ancora eccezioni e contraddizioni che alimentano nuovo dibattito e soprattutto nuove forme di intervento politico. Si osserva così che in alcuni paesi avanzati cresce al tempo stesso la duplice preoccupazione per la crescita demografica nei paesi po- (5) Si veda per tiitii. A . Sauvv zanti. Milano, 1974. x Crescita zero P. Gar- veri - da contenere e ridurre come obiettivo - e per la diminuzione della propria - da sostenere ed anche aumentare; ed ancora si vede e si ascolta chi sostiene la necessità esclusiva di interventi volti a ridurre con misure dirette e semicoercitive i processi spontanei di riproduzione di certe popolazioni povere dopo aver visto la crescita, la maturità e l'equilibrio demografico delle proprie popolazioni scaturire dal progresso economico e da migliori opportunità distributive delle risorse e dei servizi sociali; ed ancora chi pensa di poter isolare, con adeguate misure protettive, la popolazione di un paese dai processi di sviluppo in atto nei paesi vicini, utilizzando a volontà i « mbinetti dell'emigrazione ,, ora per congiunture economiche ora per convenienze politiche, ora addirittura per anacronistico razzismo. A queste ed altre posizioni, che divengono via via più politiche, fa da sfondo una dimensione che, essa sì, è tutta politica: l'indiscusso principio delle sovranità nazionali in materia demograEica, riaffermato anche in occasione della ricordata conferenza dell'ONU a Bucarest e tardivamente ma esplicitamente denunziato dagli ultimi rapporti del Club di Roma (6); principio accompagnato da coerenti comportamenti tesi ad identificare ed isolare obiettivi e interventi di politica sociale in ogni paese determinanti consapevolmente o no, modificazioni sulla struttura e sul movimento demografico dei paesi stessi. Questo comportamento sovrano, che quasi mai ha oggi in Europa seri obiettivi di politica demografica, tende a favorire gli equivoci di tipo « malthusiano ), e antimalthusiano D sopra ricordati, sia all'interno di ciascun paese che a livello internazionale e mondiale: e non sono rari gli esempi di signifivative marce indietro. In Europa in particolare, ove i fenomeni sopra descritti si presentano su scala ridotta rispetto al resto del mondo (poiché, come si e detto, si collocano quasi sempre nel breve arco dell'ultima fase del processo di transizione), queste contraddizioni ed equivoci sono ancor più stridenti: i diversi atteggiamenti sovrani infatti si trovano non di rado in contrasto con un processo di integrazione economica e culturale che lega i popoli d'Europa ben al di là delle singole politiche comuni tentate dalle Comunità europee. Per restare nel solo campo demografico è facile osservare la somiglianza dei processi che hanno caratterizzato e caratterizzano oggi le società europee: I'invecchiamento delle popolazioni; la concentrazione demografica e l'accentramento nelle aree urbane e industriali; l'esodo agricolo; la disoccupazione giovanile; la rapida modificazione delle legislazioni in materia di nuzialità, contraccezione, sterilizzazione e aborto; la riduzione della mortalità ed in particolare di quella infantile; il prolungamento, specie per le donne, della speranza di vita; i l rinascere dell'attenzione per l'unità familiare; la diminuzione della natalità e della fecondità; la sussistenza di importanti movimenti migratori interregionali; sono tutti esempi di un comportamento delle popolazioni d'Europa tendenzialmente omogeneo e legato alle fasi dello sviluppo economico e sociale all'interno del processo di sviluppo indu(6) In particolarc nel Pi-ogctto RIO D di Jan Tinhcrgcn. Mondadori. Roma. 1977 c in Ervin Lasrlo Obiettivi per l'umanità n. Mondadori, Milano. 1978. . striale e post-industriale che contrastano con la variabilità dei comportamenti politici e normativi che ad essi si riferiscono. Questi ultimi, osservati attraverso gli struinenti normativi posti in essere dai vari Stati anche attraverso recenti riforme, esprimono impostazioni ma più spesso solo regole e disposizioni inutilmente diverse fra loro: senza entrare in dettagli, basterà ricordare le dif erenze nelle legislazioni europee per quanto attiene all'assistenza della maternità; alla regolamentazione della contraccezione, della sterilizzazione e dell'aborto; alla protezione dell'infanzia; ai servizi prescolari e scolari; alle disposizioni sulla disoccupazione giovanile; a quelle sul pensionamento e sull'assistenza degli anziani; per non parlare poi delle norme sul matrimonio, sul divorzio, e sulle disposizioni assistenziali e previdenziali per le coppie e le famiglie o di Massimo Livi Bacci La trasformazione demografica delle società europee SCIENZE W C I A U 19 LOCSCHER wllana dlreiia da P k h o Road quell'ipocrisia crudele che t: il principio della libera circola~ione dei lavoratori in Europa. Tutto questo avviene in un crescendo di studi e di raccomandazioni che, non senza voci discordi, auspicano una maggiore armonizzazione degli interventi in materia di popolazione da parte dei paesi membri di organismi europei ed internazionali. Nella sola Europa sono ricorrenti i progetti e gli interventi del Consiglio d'Europa e delle Comunità Europee in materia di disposizioni afferenti lo stato e il movimento della popolazione (7); così come con sempre maggiore organicità si manifestano le espressioni organizzate a livello europeo della ricerca scientifica in campo demografico e della espressione organizzata di libere opinioni (7) Solo n iiiolo di chciiipio \ i pub 1,icordare. per quanio riguarda Ic Comuniià Europee, i l prugeiio SEDOC di compcnhazione internazionale della domanda c dell'olferta di lavoro: CEE e Noia meiodologica pcr I'uiilirrarionc del sisicma SEDOC 8 , Bruxelles. 1968: c pci quanio concerne il Consiglio d'Europa, gli innumcrcvoli documenti relativi a studi. raccomandazioni c conclusioni rivolti agli Staii membri dal s u o ComiiC ad hoc pour Ics Etudes dcmographiques. COMUNI D'EUROPA 14 in q u e s t o stesso settore (8). E non è male neppure ricordare che la stessa Conferenza sulla Popolazione delle Nazioni Unite a Rucarest (1974) aveva già identificato nelllEuropa occidentale un'area omogenea anche dal p u n t o d i vista demografico, affidando a d essa, uiiitariamente intesa, il compito d i cont libuire. alla stabilizzazione del livello della popolazione mondiale nel contesto dei principi d i solidarietà internazionale riafferm a t i in quella sede (9). Da q u e s t o insieme d i osservazioni emerge c h e una maggiore sensibilità e responsabilità europea anche in c a m p o demografico i! richiesta oggi ai paesi d ' E u r o p a e d ai loro responsabili, d a molteplici f a t t o r i ; d a esigenze pi-atiche sollevate dalla presenza d i regole difformi in u n sistema via via economicamente ed operativamente integrato; d a opinioni di esperti e d i responsabili di sistemi organizzati a livello e u r o p e o che trovano ostacoli insormontabili nelle rigidit à nazionali p e r f a r avanzare il processo di integrazione europea nei diversi settori; dal c o m p o r t a m e n t o del popolo eur.opeo, anc o r a una volta più avanzato dei suoi Iegislatori, c h e d i f a t t o costringe questi ultimi a seguire faticosamente un progresso sociale e culturale d i tipo europeo; d a esigenze umane, q u a n d o non a d d i r i t t u r a , dai diritti dell'uomo, cui viene spesso f a t t a violenza in m o d o variabile e difforme p e r conseguenza d i anacronistiche s b a r r e d i frontiera. E se non bastassero le esigenze della vita quotidiana, degli uomini, dei popoli d'Europa a richiedere una maggiore coesione dell'Europa anche in c a m p o demografico vi son o altri f a t t o r i c h e spingono a n c o r più avanti, lino all'esigcnza d i u n a Federazione Europea. Così, ricorrendo forse a d o t t r i n e economiche o r m a i s u p e r a t e , si sostiene d a alcuni c h e molti paesi d'Europa non p o t r a n n o più singolarinente s p e r a r e di accedere al rango di potenze mondiali a causa della loro dimensione demografica limitata; e che I'unico mezzo p e r salvaguardare realmente la propria integrità e la propria sovranità na~ i o n a l es a r e b b e proprio quello d i trasferire volontariamente p a r t e d i questa sovranità a d una entità sovranazionale - una Federazione Europea - d i dimensioni dcmografiche etl economiche di rilevanza mondiale (10). Ancora si osserva c h e l'Europa occiden tale, via \via più integrata economicanlente, dovrebbe farsi carico, con un ulteriore sforzo di sviluppo industriale avanzato, dell'ef[ e t t o d i attrazione che essa può esercitare nei confronti di a l t r e a r e e m e n o sviluppate; il che, in termini demogralici, vuol dire a n c h e l'accettazione d i eventuali flussi migratori - oggi ostacolati o d o p p o r t u n a m e n te manovrati per esigenze congiunturali c h e favoriscano gli sforzi di contenimento (8) Nc sono, pcr cacmipio, tchtimonianza: Ic iiioltcplici attiviti e documcntazioni della IUSSP (Intcrnationril Union lor thc Scientilic Stiidy ol Popiilation) di Liegi; del CICKED (Coniité Inter-national d c Coordination des Rcchei-che\ Nationales en D c m o ~ r a p h i c )di Parigi; della IPPF (Intcrnntion;il Planning Parcnthood Fcdcration) di Londi-;I; del ECPS (Eiii-opcan Centi'c lor Population Stiiclic>) dell'Aja; ci\ in Italia del CISP (Centro Italiano di Stiidi dclla Popolazione) e dell'A1ED (Associazioiic Italianri per I ' E d u c a ~ i o n e Demogralica) di Roma. (9) cc Plnn d'nction mondial cic la population >B in Po. plilation, arino 30. n. 1. Ined. Pari>, 1975. (10) D.J. vari dc Kaa. m Politiquch deniogi-aphiqucs 3 long icrrnc >, in Atti dcl Seminai-io siille incidenre d i iina popolurionc sia~ionai-ia o dccrescenie in Europa. C'onaiglio ~I'Eiiropa, Sti'asbui-go. 6-10 settembre 1976. settembre 1970 della crescita demografica nei paesi di origine e che non trovino quindi limitazioni in politiche popolazionistiche a d o t t a t e nei paesi europei. Quest'ultimo a s p e t t o introduce un element o di valutazione morale nei c o m p o r t a m e n t i dei paesi europei cui è difficile s o t t r a r s i , com e si è d e t t o s o p r a , a proposito della polemica malthusiana moderna: è difficile infatti giustificare u n a richiesta, c h e è spess o una rigida pretesa, di limitazione della crescita demografica nei paesi non sviluppati ed allo stesso t e m p o promuovere politiche di espansione popolazionista in un'Europa demograficamente stazionaria o declinante. Occorre probabilmente a f f e r m a r e c h e una eventuale continuazione d i una tendenza vers o condizioni d i stazionarietà nei paesi europei, s e p u ò i n t r o d u r r e qualche elemento d i disequilibrio nella s t r u t t u r a demografica d i alcuni paesi (accentuazione dell'invecchiam e n t o demografico e di alcune differenze regionali, per esempio), non è tale, osservata s u scala continentale e mondiale, d a dover spingere ad interventi d i politica demografica popolazionista nei diversi paesi d i Europa. Occorre invece tener conto del fatt o c h e q u e s t o fenomeno generale di stagnazione demografica in E u r o p a - con t u t t e le variabilità c h e in esso t u t t o r a sussistono corrisponde d a u n a p a r t e alle scelte volontarie c h e s o n o s t a t e effettuate, finora liberam e n t e e volontariamente, dai popoli euro- Comunità europea e pei nel corso della loro ultima fase di sviluppo economico e culturale; d'altra p a r t e esso corrisponde ad una manifesta esigenza globale d i contenimento della popolazion e su scala mondiale. S e m b r a quindi che, rispettando all'interno le diverse situazioni i.rgionali, l'interesse delle società europee e quello mondiale si trovino a coincidere: 'd in q u e s t o i responsabili europei dovrebbero trovare motivo d i soddisfazione e d i stimolo verso un ruolo c o m u n e più adeguato allo interno e più accettabile s u scala internazionale. E' s u q u e s t a conclusione c h e si poggia la opportuiiità e la necessità d i u n processo unitario verso una federazione europea; che, in c a m p o demografico, anzichi. c o n t r a s t a r e gli equilibri c h e si vanno manifestando, tend a invece a d abolire o r i d u r r e gli effetti perversi c h e i meccanismi nazionali esistenti ancora producono, sulle popolazioni europee (specie nel settore delle migrazioni interne ed internazionali) e che ricercando ed a d o t t a n d o concordemente in condizioni di più accentuata stabilità demografica, le mis u r e d i politica sociale più o p p o r t u n e per le varie e t à e p e r le varie condizioni u m a n e si proponga, con s t r u t t u r e soddisfacenti e c o m p o r t a m e n t i credibili, c o m e esempio a quei popoli c h e s u scala più vasta e con esigenze a volte d r a m m a t i c h e s t a n n o percorr e n d o quel processo di transizione deniografica c h e l'Europa h a già d i e t r o d i se, anche esso nella sua storia. s~7iluppo (le1 Mezzogiorno Quella c h e fu negli anni cinquanta la riserva dei federalisti nei confronti delle trattative di Val Duchesse e quindi dei vuoti politici dei T r a t t a t i d i R o m a - e cioC che senza poteri democratici, anche se limitati alle competenze di interesse coniune la Comunità europea, esaurita la congiuntura favorevole, si s a r e b b e a r e n a t a - ì. s t a t a dim o s t r a t a dai fatti. In particolare, m e n t r e e r a n o s o t t o proced u r a di ratifica i T r a t t a t i d i R o m a , essendo la politica di sviluppo delle regioni sfavorite problema di interesse comunitario, f u d i m o s t r a t o c h e il Mezzogiorno d'Italia ben poco avrebbe p o t u t o s p e r a r e dalla Comunit à , priva questa di effettivi poter-i capaci d i impostare, coordinare e p o r t a r e avanti una politica adeguata a risollevare i punti deboli c h e condizionano lo sviluppo della Comunità stessa ( I ) . Successivamente nel 1963, nel n u m e r o monografico 7-8 di q u e s t o periodico (2), esamin a n d o il p r i m o quinquennio di attività del Fondo sociale. fu d i m o s t r a t a la scarsa inci- sività dello s t r u m e n t o comunitario, c h e con l'artificiosa regolamentazione, le luiisaggini procedurali e via di seguito a l t r o non e r a c h e u n a cassa di compensazione internazionale, m a non una leva efficace a favore tic1 Mezzogiorno. Tralasciamo le frequenti puntualizzazioni c h e si s o n o succedute a n c h e se i r e a l p o l i t i k e r ci s r i i n a i ~ a i l oCC idealisti inguaribili )). I n q u e s t o volume Vincenzo Guizzi, « addett o ai lavori p r i m a c o m e funzionario della Comunità e o r a del Parlamento italiano, esamina dall'interno e a t t r a v e r s o u n a esperienza unica, il bilancio non c e r t o positivo dei primi vent'anni coniunitari dal p u n t o di vis t a dello sviluppo del Mezzogiorno. Attraverso le s e r r a t e argomcntazioni, o r a sottesa, o r a t r a s p a r e n t e fluisce, a m o ' d i l e i t n1otii1, la necessità dell'integrazione politica della Comunità. ci&: conferire alle bue isiituzioni quei poteri reali e autonomi anche se limitati alle sfe1.c d i c o m u n e interesse, la cui carenza non solo immobilizza le istituzioni europee, ma condanna gli stessi stati nazionali aderenti a continue tempes t e in u n bicchier d'acaua o e r l'incaoacità di poterli a f f r o n t a r e e risolvere isolatamente. Rispetto alle nostre argomentazioni di 1520 anni fa, è d a aggiungere, c o m e aggravante, c h e la situazione comunitaria è a n d a t a s e m p r e pii1 deteriorandosi e i risultati, c h e p u r s o n o stati conseguiti, si sono avuti più p e r I'abbrivo d a t o dai T r a t t a t i in periodo di favorevole congiuntura c h e non per virtù creatrice; sicchi anche la s t e n t a t a unione . (*) Vincenzo Guizzi: «Comunità europea e sviluppo del Mezzogiorno n, Giuffré editore, Milano 1978. ( i ) Clr. la nostrn inchiestci a livello curupco ta su G Prospettive mcridionalin dal giugno Iebbwio '58. con introduzione e conclu*ionc. poi nel volume: Donicnico Sahclla, I'Eirrupu r .-ogiurii~~- CD. Roma 1959. condot1957 ci1 raccolta il Me:- (2) Gli.. D. Sabella, I l Furido .,u~,iulr eldropeo rrellu puliricu ùellu Corriirriira r nellu .\i:ili<ppo del Me-zu. giorno in Comuni (l'Europa *. luglio-agosto 1963. - (*) . settembre 1978 doganale fa acqua a seconda di questo o quell'interesse settoriale che, all'interno di ciascuno stato, preme ed ottiene misure protczionistichc. Nella politica di sviluppo regionale, data I'interdipendenza di tutti i settori politici ed economici, si riflette la realtà: prevalendo gli interessi centrifughi, venendo cioì: meno quella deontologia coesiva che deve pur reggere una società, si scatena I'honio Iioniii7i Iilpirs e la politica regionale non solo a livello europeo, ma all'interno dello stesso Stato italiano nei confronti del Mezzogiorno, è divenuta uno strumento verboso del quale tutti parlano per agitare la piazza acefala, ma che nessuno, negandone i presupposti, ha veramente intenzione di affrontare. Insomma non si riesce o non si vuole aver chiaro che prima dell'avere e per avere occorre l'essere e il modo di essere. E il modo di essere è venuto meno in tutta la Comunità, e gli interessi anziché mediarsi e comporsi nella superiore sintesi, cozzano l'un contro l'altro con la prevalenza del più forte che non è certo il Mezzogiorno d'Italia, che non è l'agricoltura tipica del Mezzogiorno, che non è certo il lavoratore migrante della Basilicata o della Calabria. Cadrà, sì, qualche briciola attraverso i vari Fondi, ma sarà stentata ed inefficace, anzi vanificata da altre partite di ritorno che direttamente o indirettamente finiscono « con il privilegiare il più forte » non solo dal punto di vista dei singoli stati aderenti ma « in genere (anche nell'àmbito dei vari paesi), delle regioni più prospere della Comunità N, come dice Guizzi. A nulla vale protestare e contrapporre ritorsioni o « dichiarazioni di principio fatte da responsabili politici e sindacali a favore dell'integrazione comunitaria ». Sono chiacchiere da comizio domenicale alle quali nessuno più crede, quando quello che conta e resta « sono gli atti concludenti e cioè le iniziative e decisioni prese dal Governo e dal Parlamento ». E quali sono questi atti conclicdenti e iiliziatiile e decisioni? Con molta carità di patria risponde lo stesso Guizzi: E' doveroso constatare che per anni anche la sinistra italiana nel suo complesso (salvo evidentemente le consuete nobilissime eccezioni) ha avuto un atteggiamento quanto mai contraddittorio ed incoerente ». Il nodo del problema per Guizzi sta tutto lì: nella carenza di poteri autonomi alle istituzioni (embrionali) della Comunità. « Denunciare il vuoto democratico della Comunità - egli scrive - e non Fare nulla per rafforzare le strutture comunitarie, conferendo maggiori poteri al Parlamento e consentendo la formazione di un vero centro di direzione politica a livello europeo, ha significato negare l'assunto, che era la salvaguardia dei principi fondamentali della democrazia ». Perfettamentc. d'accordo! O la Comunità sviluppa la sua dinamica uscendo dalla contraddittoria ambiguità e quindi dall'immobilismo o resteranno le cattedrali dei burocrati » nel deserto del comune destino cu. ropeo. Perciò non riusciamo a capire I'atteggiamento del senatore Manlio Rossi-Doria, eminente meridionalista e che noi per tanti versi stimiamo al pari di un maestro, il qiiale nel presentare il voluine del nostro A., con sutliciente benevolenza, è sembrato perdonargli, quasi fosse peccutum i~icrtlens,la birichinata dell'utopia dei poteri autonomi ed effettivi da conferire alle istituzioni della Comunità. COMUNI D'EUROPA 11 problema sta tutto lì, ma è solo la parte emergente dell'iceberg, perché nei nove decimi sommersi il problema, la radice è di ordine morale prima ancora che politico. Non si può determinare una scelta politica senza una precedente scelta morale. Per creare, occorre che ciascuno dia un po' di se stesso al progetto comune per il bene di tutti. Ma se in ciascuno di noi, singoli o gruppi che si sia, si va rendendo sempre più insanabile il divorzio tra il momento vitale e il momento morale, non si rischia di far volatizzare nei cieli dell'astrazione qualsiasi progetto creativo, mentre, dilaniandoci l'un contro l'altro, sprofondiamo nel cieco flusso degli istinti? Non assistiamo forse alla triste realtà che libertà e democrazia sono oggi stimate al pari di una tavola imbandita dove ciascuno si sente in diritto di abhuffarsi a spese degli altri, senza nemmeno pagare il conto? Cosa possiamo pretendere dalla Comunità che, come diceva Ernesto Rossi, sembra un gallo, ma non fa <:hicchirichì, se, all'interno dello Stato italiano per quelle che sono le nostre possibilità e competenze nella politica di sviluppo regionale, abbiamo dissipato speranze, progetti e interventi nella degradazione dello strumentalismo lottizzatore e in una sorta di neo-feudalesimo? Con quale faccia tosta ci lamentiamo delle defatiganti procedure comunitarie quando la legge 183 del 2 maggio 1976 consacra un faraonismo di ingranaggi tale da volatilizzare il valore effettivo degli stanziamenti dell'intervento straordinario per effetto dell'inflazione in ulteriori indugi e in ulteriori erosioni che in due anni hanno portato ad una riduzione di oltre il 30% del valore 1976? Se poi si ficca il naso sui risultati dell'armamentario amministrativo posto in essere per la concessione del contributo interessi, e di quello in conto capitale e quindi sulla funzionalità della predetta legge, troviamo i seguenti dati: al 30 aprile 1978 1'Isveimer (cioè 1'Istituto che esercita il credito a medio termine nelle regioni continentali del Mezzogiorno) aveva deliberato su 370 domande di finanziamento e ne aveva inviate alla Cassa 330. Alla stessa data la Cassa aveva potuto dare il suo assenso soltanto su 6 domande. In particolare, Guizzi che vive ed opera all'interno delle « segrete cose » sa bene che la 183 sottopone la programmazione e la attuazione degli interventi non solo al Comitato interministeriale per la programmazione economica (CIPE), ma anche alla Commissione interparlamentare per il Mezzogiorno (30 fra senatori e deputati in rappresentanza proporzionale dei vari gruppi parlamentari) ed ancora al Comitato interministeriale della politica industriale (CIPI), e poi ancora al Comitato dei rappi-esentanti delle regioni meridionali (altri 27 membri) e finalmente al Consiglio d'amministrazione della Cassa nel quale, quasi non bastassero i precedenti 9 membri di particolare competenza, ecc. c'è l'ulteriore rinterzata feudale che l i porta a 18 col risultato che è stato sciolto perché non funziona, dicono. Ma non l'uiiziona niente, rt monte e a valle. Bisogna avere il coraggio di dirle certe cose, se esiste ancora un po' di libertà. Cosa volete e conic volete che funzioni un paese che b i dice democratico dove il Parlamento ì: chiamato a ratil'icare - non meno della non rimpianta Camera dei fasci e delle corporazioni -!C decisioni laceranti prese nel segreto da sei personaggi che rappresentano i partiti 15 che la nostra Costituzione stima al pari di cinghia di trasmissione ma non poteri decisionali? A che serve la Costituzione? E facciamo grazia delle delizie che si verificano con gli esigui finanziamenti del FEOGA oriei~tuiireiito, nel clientelismo delle nostre regioni e che non abbiamo avuto remora a denunciare in pubblica riunione al Commissario Giolitti, nello scorso marzo. In conclusione: anzichi. potare i rami secchi e tagliare via le piante parassite, si è scatenato il nugolo di locuste che da tempo vanno distruggendo tutto. Se il progetto di integrazione politica della Comunità è nelle acque morte, nelle stesse acque ì: finita la politica di sviluppo regionale. Entrambi potrebbero avere un soffio di vitalizzazione dalla loro simbiosi dialettica; ma entrambi richiedono quella capacità di superare noi stessi in un atto di disponibilità civile, di contributo da offrire al comune progetto. Ne saremo capaci finché durerà il cresceildo dell'ahbuffara? E nutriamo forti dubbi che un Parlamento europeo, anche se eletto a suffragio universale, possa per virtù propria smuovere la palude: esso altro non sarà che espressione delle stesse classi politiche al potere negli stati nazionali. E allora'? Allora. caro Guizzi. le nostre isolate, disinteressate e appassionate voci di pozzi inelonconici saranno materiale di riflessione per i nostri posteri allorché 1'u.stirzia della ragioiie avrà raddrizzato le gambe al cane. Purtroppo, però, l'astirzia della rugione presenta anche un conto da pagare. e abbastanza salato! Domenico Sabella a COMUNI D'EUROPA Organo dell'A.1.C.C.E. ANNO XXVI - N. 9 - SETTEMBRE 1978 1)ii.gttor.c i-csp.: IIMBEKTO SEKAFINI Re(1ottore c.af>o: EI>MONDO PAO1,INI DJR~~ZIO RHI)AI.I~NI: NI~, li A h l h l lNISI.HA%IONI: Piazza cli Ti.evi, 86 - K{>inii q 6.784.556 6.795.712 - Iriclii.. telegrafico: Comuneuropa Roma Abbonamento unriuo L. 3.500 - Abbonamenlo anrilio este1.o L. 4.000 - Abboilanlerlto ~iiiiiuo pei. Enti i.. 15.000 - Una copia L. 300 (ai.reti.ata L. 600) Abboiiamenio sosteriitore L. 200.000 Ahhonnnienlo henenierito L. 400.000. I i~~,r.saiiirrrri tlehhOll0 esscre rffettii(rri sitl C / C postale n. 35588003 iirtr.srat0 o: Istituto Bancario Saii Paolo di Torino, Sede di Roma - I'iu (lellu Sr(r~iiprri(r, 11. 64 - f?oiila fte.si~rierr(Iell'AIL'L'E), opplcrc (1 irrrzzo o.s.segiio c~ircolure -- t1011 rra.sfcrihile -- iirlestato a AICCE D. .s~~c~c.i/ictiii(lo .sc,iilpi.ct lu e~rris(11e(Ic,l lf~,r.~(riiieiit«. Aut. Trih. Roiiia n. 4696 dell'll-C1953 0 . \ a » c i a I o iiII'lIS1'1 I:riioric l'ci-iodicii Sliiiiipa I laliarii Iituiipugrafia rugaiitino ronla . 1878 . Una ris~ostaalobale Soluzioni su misura - - I- - - W per il trattamento dell'informazione a ogni livello per accrescere rendimento e competitività I prodotti Olivetti sono nel mondo. Ecco alcuni dati esemplificativi: 330 mila macchine contabili, 140 mila sistemi di elaborazione dati e persona1 minicomputer, 65 mila terminali e apparecchiature per raccolta dati, 150 mila telescriventi e apparecchiature per telecomunicazioni.