N° 24 del 01/07/2005

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N° 24 del 01/07/2005
1 luglio 2005
Anno VII N.24 € 1,00
Editore: Calore s.r.l.
Sede Legale: Via S. Giovanni, 50 - Villa Littorio - Laurino (Sa); Sede Redazionale: Via della Repubblica, 117 - Capaccio-Paestum (Sa) — Poste Italiane - Spedizione in a.p. - 45% - art. 2 comma 20/b legge 662/96 - Direzione Commerciale Business Salerno — Abbonamento annuale 20,00 €
l’ Editoriale
“Paese mio”
di F r a n c o A r m i n i o
Vivere in un centro minore. Cercando un
nuovo equilibrio fra tradizioni e modernità.
Parlando di paesi si possono
dire tante cose. L’importante è
arrivarci da antichi o nuovi
sentieri, evitando le autostrade dei luoghi comuni. I paesi
sono diversi perché possono
essere piccoli o piccolissimi,
possono stare in alto o in
basso, a sud, a nord o al centro. Nell’entroterra e sulla
costa, vicini alle città e lontani.
Non ce ne sono due uguali, a
ciascuno il suo metabolismo.
Ciascuno con la propria salute e le proprie malattie. I paesi
adesso sono creature mutevoli, a dispetto delle solite scene
che zampillano in superficie:quello che sta in piedi davanti alla porta del bar e fuma,
i giocatori di carte, lo sfaccendato seduto su una panchina
col giornale sportivo. Il paese
ha questi ambasciatori.
Tempo e mestieri
In verità noi adesso non sappiamo cosa sia un paese e che
cosa contenga. Vediamo case,
sentiamo parole o silenzi, in
ogni modo restiamo fuori,
perché il paese si è arrotolato
in un suo sfinimento come
tutte le cose che stanno al
mondo, ciascuna aliena allo
sfinimento altrui. I mestieri seguono l’andamento demografico. Quelli che muoiono sono
più di quelli che nascono. Il
mestiere più comune è quello
di passare il tempo, giovani e
anziani arruolati alla stessa catena. Attese, indugi, recriminazioni. comunità è un secchio rotto. Ci si trascina in questo nuovo millennio senza
avere una meta, senza scorgere amici o nemici. Una volta si
sapeva di star dietro. Si guardava il mondo come a una
faccenda che avveniva altrove.
Il paese era un altro mondo e
non prendeva linfe da fuori.
Dovevi imparare qualcosa
Mungere una vacca, aggiustare un ombrello, portare pecore all’erba giusta, fare i vestiti, le c le scarpe, le sedie.
Non era tempo di ul e di
chiacchiere. Terra e anima. Sudori. Crepare di fatica come
crepano gli asin Vedere i figli
morire da piccoli. Servire ricchi. Non sentire molta fratellanza per chi era ugualmente
Dai prezzi nei lidi ai programmi culturali di Paestum
STES SA SPIAGGIA , STES SO MARE
povero. Allora più (adesso
c’era un clima omogeneo,
fisso. Poi, quando tutto è iniziato a mutare, i paesi si sono
smossi, hanno preso forme diverse e dentro di loro hanno
varie linfe. Ci sono le linfe dell’abbandono e quelle del risveglio. Bisogna guardare a
lungo per capire, bisogna andarli a vedere, sentirli, annusarli. Non c’è da fidarsi di quel
che si dice.
Collasso urbano
I garage che chiamiamo città
hanno i decenni contati. Organismi schiavizzati dal delirio
del consumare e produrre. Veri
e propri campi di concentramento consumistici. Luoghi in
cui la specie sapiente avvampa nell’idiozia di confon- dere
lo sviluppo con la crescita. La
crescente miseria spirituale
porta a un sempre maggiore
bisogno di beni superflui e il
collasso di questo modello
ormai è certo. Rimane da capire solo quando avverrà. Allora è veramente importante
guardare ai paesi.
Interrogarsi se ancora una
stria di sangue e di pensiero
possa intrufolarsi nella cenere
della vita quotidiana. Dai paesi
più piccoli può partire qualche scintilla. Dalla loro flebile
vita può aprirsi lo spazio per
una nuova compassione e una
nuova alleanza con la natura
(dove il pericolo è più grande
può venire ciò che salva, ricordava il filosofo). Dobbiamo toglierci dalla testa che un luogo
sia prospero solo se la popolazione cresce e se si fanno
case e strade e capannoni e si
accresce la produzione dei rifiuti e di paesaggi urbanizzati.
ESTATE 2005
La stagione estiva è arrivata, anche, quest’anno ma, a sentire i gestori dei lidi,
nessun rincaro alle porte e servizi assicurati. Dal litorale paestano fino alle
spiagge agropolesi, le risposte sono le
medesime. I prezzi variano e le offerte
potrebbero soddisfare quasi tutte le tasche. Un piccolo aumento, però, lo abbiamo riscontrato.
L’anno scorso le cifre partivano da un
minimo di otto euro, in bassa stagione,
(tariffa giornaliera per un ombrellone
sale: da un minimo di 10 euro per il
mese di giugno ad un massimo di 20
euro giornalieri in agosto. La cabina, il
più delle volte, si paga a parte. La discesa a mare, invece, è compresa nel
prezzo. “Ogni ombrellone potrà ospitare fino ad un massimo di cinque persone, secondo le norme vigenti”: precisano i gestori dei lidi. Una curiosità: qualcuno offre la discesa gratuita per i bambini.
L’attenzione per il cliente non manca
Anna Vairo
continua a pag.11
CAPACCIO
Né troppi né pochi
Se esiste la politica dovrebbe immediata- mente istituire
il ministero dei paesi e della sobrietà, in cui ci si prenda cura
di queste migliaia di organismi
che abbiamo tra le Alpi e l’Appennino, nelle pianure e sulle
colline. Bisogna che i paesi
siano avvitati uno per uno alla
vettura della nazione per evitare che cadano sotto le ruote
e per impedire che tutta la vettura si sfasci. Oggi non ci sono
saperi speciali nei piccoli cen-
con due sdraio, naturalmente) per arrivare ad un massimo di dodici durante
quella alta, quest’anno l’offerta minima
è di 9,50 euro nei lidi più piccoli a gestione familiare con spiaggia ridotta e
clienti rigorosamente “affezionati”, ai
quali non si può negare un occhio di riguardo, per arrivare ad un massimo di
15 euro nel mese di agosto.
I prezzi lievitano se si sceglie qualche
comfort in più.
Ombrellone e due lettini e la quotazione
Bartolo Scandizzo
OLIVETO
Helenia,
meno
20%
sulle
paghe
dei
lavoratori
CAMPAGNA
a pagina 12
Una tv
evangelica
nella
Valle del
Sele
In un libro
la storia di
Vitina
continua a pag. 11
Oreste Mottola
a pagina 5
Ornella Trotta
a pagina 2
❚ 1 luglio 2005
PRIMO PIANO
Una giornalista coraggiosa e molto speciale si racconta
“Tramonto, buio, luce”: autobiografia di Vitina Maioriello
“Tramonto, buio e luce” è l’autobiografia di Vitina
Maiorello, scrittrice esordiente, giornalista pubblicista. È
la storia di una bambina che perde l’uso delle gambe a
causa di un terribile incidente stradale. È una storia ricca
di emozioni forti: il dolore, la speranza, la gioia, l’amore, l’amicizia. Dalle righe si sente forte l’affiato della comunità, l’affetto di tutti straripa dalle considerazioni di
Vitina. Ma è un sentimento che cozza ineluttabilmente
con l’arretratezza di una piccola comunità del Mezzogiorno che costruisce ancora le barriere architettoniche,
che non adegua gli spazi alle esigenze di tutti. Sa dare
tanto amore ma è incapace di assolvere ai compiti che le
sono attribuiti per legge.
“Tramonto, buio e luce” è anche una trilogia di donne:
la madre, la nonna, la sorella sono i personaggi forti del
primo periodo, il più duro, il tramonto. Nell’ombra rimane il padre, da una posizione discreta vigila costantemente il suo fiorellino più bello, caduto in una mattina
d’autunno e spezzato dalla corsa folle di uno sventurato.
Senti il dolore, il dolore fisico per le lunghe cure a Roma,
per le fratture e per quell’altra diavoleria che si chiama
iperidrosi. Senti l’amore grande di una fanciulla che affronta con semplicità la tragedia e non si arrende. Intelligente, pronta, tenace: “Pensavo che fino a quando avessi avuto una mente e un cuore le mie gambe sarebbero
state quasi un optional”. Quanta amarezza nella storia
della pranoterapeuta: “I soli risultati che avemmo, oltre all’aver perso tanti soldi, furono quelli di un grande buio
che ritornava nei nostri cuori”. E tuttavia la speranza è il
filo sottile che gira intorno, si attorciglia, si riannoda:
“Tanti sono stati i viaggi che ho fatto insieme ai miei genitori per tutta l’Italia, sempre nella speranza di trovare
qualche dottore che fosse capace di darmi notizie diverse sulle mie condizioni di salute. Ma fu tutto inutile”. La
speranza muore spesso ma rinasce sempre: “Dovevo
darmi forza, più di quanta ne avevo e cercare di fare qual-
cosa che mi
avrebbe
portato
verso un
raggio di
luce”.
La
speranza
rinasce a
18 anni,
rinasce
con
i
compagni di
scuola,
con la
gita
a
Matera.
La denunzia
delle
istituzioni non è
consapevole, ma
il lettore
attento non
può ignorarla: “Il giorno della gita mi accompagnò anche
mia madre, perché il preside non voleva assumersi alcuna responsabilità”. “I miei compagni di classe mi presero in braccio e mi fecero salire sul pullman”. Visitare i
Sassi non è cosa facile: “Nel vedere da lontano il posto da
visitare dissi subito che non era il caso che andassi pure
io... I miei compagni non mi fecero camminare, ma mi fecero volare... Quel giorno conoscevo solo la parola felicità”.
DONNE ED EMIGRAZIONE
La storia va letta per la forte valenza pedagogica e per
i sentimenti che riesce a suscitare. La prosa semplice aiuta
a contestualizzare le situazioni.
“Tramonto, buio, luce” sarà presentato domenica 26
giugno, alle ore 19,00, nell’ Auditorium della Scuola
Media “E. De Nicola” a Quadrivio di Campagna.
Ornella Trotta
di Manuela Cavalieri
Convegno della Federazione Italiana Donne Arti Professioni e Affari
È questo il titolo del convegno tenutosi lo scorso 20 giugno presso la scuola elementare Alfonso
Menna di Battipaglia, organizzato dalla sezione
FIDAPA (Federazione Italiana Donne Arti Professioni e Affari) di Battipaglia e di Agropoli. Pur
casualmente, il convegno cade in un giorno assai
propizio. Il 20 giugno, infatti, è la giornata mondiale dedicata ai rifugiati. Introdotto dal dirigente dell’Istituto Menna, il prof. Camillo Marino,
l’incontro è stato organizzato e moderato da Gabriella Andria Pastorino, energica e vivace presidente dell’associazione battipagliese. “La FIDAPA- ci dice - la Pastorino, - festeggia quest’anno il
suo ventennale. Essa è un’associazione di donne
per la promozione della cultura in ogni sua accezione.”
E di donne si parla in questo seminario. Donne
risolute ed energiche, che lottano tenacemente in
nome di un sogno. Quel sogno carico di speranze
che si nasconde oltreoceano. Madri e figlie alle
prese con le tragedie della guerra, della povertà
estrema. Sono donne che hanno lottato per la sopravvivenza. Ed hanno vinto. Eccole, le protagoniste di una storia minuta, fatta di emigrazione e
miseria.
Si sono, dunque, alternati ai saluti la responsabile della FIDAPA di Agropoli, Maria Palmieri,
la vicesindaco del comune di Battipaglia, Giordano ed il senatore Fasolino. Domenico Chieffallo,
ha poi tracciato un puntuale profilo storico del-
l’emigrazione nel secolo scorso e del ruolo cruciale che in essa hanno avuto le donne. Interessanti le
digressioni sui celebri “matrimoni per procura”,
fenomeno sociologico di larghissima diffusione
sino agli inizi della seconda metà del Novecento.
Alla condizione sociale degli emigranti del sud è
Nella foto Domenico Chieffallo
stata, invece, dedicata la relazione autobiografica
del prof.Giuliano: “Noi uomini del Mezzogiorno
trapiantati nell’Italia del Nord, eravamo i Marocchini di ieri”. Queste le parole del professore,
attinte dal suo passato di cilentano emigrato a Torino. Autobiografica anche la testimonianza del
giornalista Pietro Comite, che ha raccontato la storia di micro-emigrazione della sua famiglia, trasferitasi dal Cilento nelle pianure di Battipaglia
allora in fieri. Pregevole la relazione della preside
Milano. Ella ha tracciato un interessante quadro
della situazione italiana odierna. “In Italia –afferma la professoressa – si contano ormai più di
tre milioni di immigrati, dei quali il 45% è costituito da donne”. Gli immigrati, apportano un importante contributo all’economia del nostro paese,
nonostante le asserzioni xenofobe ampiamente diffuse. Spesso essi sono donne e uomini istruiti che
la disperazione induce ad accettare i lavori più
umilianti. È difficile sfatare gli innumerevoli luoghi comuni duri a morire, come ad esempio quello secondo cui tutti gli stranieri sono delinquenti a
piede libero. “Eppure – sostiene la Milani – nel secolo scorso, il 50% degli Italiani emigrati all’estero avevano conosciuto le carceri delle nazioni ospiti, spesso per eccesso di sospetto.” Il problema,
purtroppo, è che il Bel Paese ha da sempre memoria corta.
Ad onta del fatto che fino a pochi decenni fa, gli
“albanesi” eravamo noi!
1 luglio 2005 ❚ N
EBOLI
RICORDI
di Oreste Mottola
Ricordi della ... meglio
gioventù ebolitana
I jeans e gli eskimo erano una divisa per tutti: ma
mentre Biagio D’Ambrosio leggeva “il quotidiano
dei lavoratori”, militando in Avanguardia Operaia
prima e Dp, Democrazia Proletaria, dopo. Gerardo
Rosania e Giovanni Tarantino erano più “ortodossi”, ovvero militavano nel partito comunista. Antonio Cuomo era a capo dei giovani socialisti ma più
che leggere libri, stilare volantini e fare grandi discussioni ideologiche, come tutti gli altri, lui già accumulava voti. Con Lotta Continua c’erano quelli
che, dicevano noi che c’eravamo, più subivano l’onda delle mode: non la barba di Peppe Leso che ne
diventò l’icona ufficiale o il rigore scientifico di
Marcello Merola. I più vivaci ed intraprendenti
erano quel gruppo di studenti ebolitani, raccolti tra
il liceo classico e scientifico, ma con presenze anche
all’agrario, che furono prima “Manifesto” e poi
“Pdup”. La storia andò avanti tra il 1976 ed i primi
anni 80. Il 1968 ad Eboli era arrivato in ritardo: fu
il 1974, con la rivolta per quella fabbrica della Fiat
tolta ad Eboli e portata in Irpinia. Ma qualcuno,
come l’architetto Vincenzo Trifone, a Napoli era già
stato un leader delle manifestazioni studentesche.
Antonio Vecchio, il manager informatico oggi alla
presidenza della mista “Eboli Multiservizi”; Enrico Melchionda, docente universitario a Salerno di
scienza della politica; Donato Santimone, direttore
commerciale della Saba di Bellizzi; Felice Bergamo, professore di fisica ed anche chi scrive queste
note. C’era Alfredo Gori. C’erano poi alcune ragazze, Maria Bello, Erminia Vignola, Nino Petraglia e Stefania Capasso. Il gruppo di Sicignano
portò un tocco di lievità : Stefania aveva gli degli
occhi azzurri spettacolari e dalle pendici degli Alburni veniva Maurizio Bisogno, occhialini da intellettuale e modi da poeta. La sezione era in uno dei
vicoletti tra piazza della Repubblica ed il centro storico. Vi si svolgevano riunioni su riunioni, si producevano scioperi studenteschi e soprattutto la partecipazione alle lotte contadine di Persano. A costruire il gruppetto, pezzo per pezzo, fu Enrico Melchionda, figlio di un capo comunista locale morto
prematuramente, ma di formazione eterodossa pur
essendo quello che aveva letto tutto il Marx e Gramsci possibile. Al Pdup di Eboli fummo tutti, su suo
imput, troskisti e la sezione l’intitolarono ad un ebolitano, Berniero Manfredi, fuoriuscito antifascista e
morto, forse per mano comunista, ad Algeri. Vincenzo Sparano, stalinista doc nel pensiero ma democratico nell’azione, che fu anche senatore del Pci,
non ci poteva soffrire, ci definiva “fascisti rossi”.
Nella sezione del Pci, dove oggi c’è un negozio di telefonini, il quadro di Stalin era ancora irremovibile. Discussioni a parte, nel maggio - giugno del 1980
i “pduppini” di Eboli entrarono nella lista comunista per le elezioni comunali ma in un modo inconsueto: agli ultimi due posti della lista (prescindendo dall’ordine alfabetico). Qualche mese dopo ci fu
il terremoto, ed in quella grande tragedia facemmo
il nostro ‘68, ovvero l’apprendistato politico e sociale. Alle comunali del 1983 invece l’accordo, più
per l’inattitudine alla diplomazia di Vincenzo Aita,
non si trovò e il Pdup si presentò da solo. Enrico
Melchionda sfiorò l’elezione a consigliere comunale, lo seguirono Donato Santimone, Antonio Vecchio ed io. I pduppini ebolitani furono i primi ed in
casa sua, spietati critici del partito socialista di
Conte. Conducemmo, per fare un esempio, una battaglia aperta contro il porto-canale alla foce del Sele.
Il Pci di allora, su queste come altre cose, era almeno acquiescente. Poi ci presero la vita e le carriere,
i chili in più ed i capelli in meno. Dicemmo la nostra,
e non ci siamo mai pentiti.
Storia di Maria Bello,
protagonista silenziosa
A maggio si sfaldano i pioppi, una lanugine che vola nell’aria ed entra dappertutto, nel naso, in macchina, nelle case
e negli uffici, anche con le finestre chiuse. Il 25 maggio faceva già caldo, si passeggiava già sul viale, proprio sotto allo
svolazzare delle gemme. C’erano manifesti freschi, caratteri grossi, neri. 47
anni. Era destino, dicono la vecchiette, e
imputano al fato una colpa che non è
possibile spartire. Lei ci credeva, dicono. Raccontano che aveva una sua particolare teoria, della vita e delle anime. La
saggezza popolare del “così doveva andare”, in aggiunta ad un po’ di misticismo. Maria Bello lo sentiva. Vaghe sensazioni, raccontano. Parlano di una persona precisa, rispettosa degli altri e del loro lavoro.
Disponibile, socievole, con un forte senso del dovere. I capelli, i foulard, gli occhiali leggeri, il sorriso
gentile, in molti ci hanno messo un po’ di tempo a ricollegarli al nome in grassetto sui manifesti funebri.
Anch’io. Poi, mentre ti raccontano di lei, del suo
modo di fare e vivere, del suo essere sempre in prima
fila per la difesa dei diritti dei lavoratori, degli scioperi, delle proteste, capisci, ecco chi era. Era la persona sul fondo della scena alle mostre, non ultima
quella di Marcello Somma. Tutt’intorno frammenti
di storia ritrovata, seduta al banchetto lei, con i piedi
vicino alla stufetta elettrica. Era la stessa improvvisata
intervistatrice, tante domande sull’approccio filosofico al professore Roberto Vecchioni. Cominci a ricollegare foto, momenti di storia recente ebolitana e
consigli: le omeriche attese degli LSU, fantomatici
lavoratori socialmente utili di cui lei faceva parte,
eterna ragazzina, uno dei primi “acquisti” per il progetto di archivio per la biblioteca comunale “Simone
Augelluzzi”, nell’agosto ’95. Dieci ani fa, quando il
digitale e i computer erano ancora lontani da Eboli, la
pellicola fotografica rende conto del trasporto dei
primi volumi donati dal professore Merola, Maria sorride, i camion partono dal pastificio Pezzullo, oggi
galleria dei servizi, per portare su, nel Centro Storico,
il primo nucleo dei libri che, quotidianamente, pendiamo in prestito, sfogliamo, sottolineamo. “Ha lavorato tanto, credeva in quello che faceva” Teresa
Meola, responsabile della Biblioteca Comunale si
sente presa alla sprovvista. Maria era “una persona
particolare”. Con le sue idee e convinzioni. Ha aiutato a fare pure le pulizie, su, a San Francesco. Ha presenziato a mostre, progetti, manifestazioni culturali.
Ha dato consigli su medicina alternativa e orto botanico. Anna, invece, di lei conosceva le mani, la voce,
le teorie. Hanno lavorato insieme per un anno, forse
più. E sono stati dodici mesi pieni pieni, con l’andirivieni da Palazzo di Città, nuovi cozzi con la Multiservizi di Antonio Vecchio. Ma ne parla poco, come
per non far scappare via nulla e tenerlo per sé. “Ti po-
D
Nel 1980 Maria Bello fu candidata alle lelezioni regionali nelle liste del Pdup un gruppo allora molto attivo
ad Eboli. Vedi articolo a sinistra.
trei raccontare tanto, ma non so se è giusto”. Perché?
“Perché lei era silenziosa, aveva delle opinioni particolari sul destino”. Lo dicono tutti sommando tesi di
vita e di politica . Alcuni, riassumono. Sei lettere: strana. “E poi, non amava parlare di se stessa”. Anche
questo è risaputo. Restano caratteri neri in grassetto,
è passato già un mese, nuovi fogli attaccati su. Il
tempo passa. Ci si confonderà non solo sul giorno,
ma pure sull’anno, dovremmo fare dei conti strani per
calcolarlo. Però non dimenticheremo il mese: ce lo
ricorderà la lanugine dei pioppi, che ad ogni nuovo
maggio fa pizzicare il naso, e bruciare gli occhi.
Raffaella Rosaria Ferrè
Torneo di calcio a 5 al campo polivalente del Sacro Cuore
Per ricordare Don Angelo Visconti
Nel campo polivalente del Sacro Cuore di Eboli sta
per partire la decima edizione del torneo di calcio a 5
“Don Angelo Visconti” organizzato dall’Oratorio
ANSPI dedicato appunto al sacerdote scomparso Don
Angelo Visconti. 22 le squadre partecipanti divise in
4 fasce d’eta’: 6-10; 11-14; 15-18 e over 18. piu’ di
200 gli atleti partecipanti tra cui, sorpresa di quest’anno, una squadra composta da politici ed amministratori del Comune di Eboli. Insomma sara’ quasi un
mese di intero in cui bambini ragazzi e adulti si ritro-
veranno per trascorrere serate all’insegna del divertimento, della condivisione e di sport.
Appuntamento quindi lunedi’ 27 giugno alle 21.00
per l’inaugurazione, prevista la partecipazione dell’Assessore allo sport della Provincia di Salerno Pecorario Scanio, del capitano dell’Ebolitana Chiagano
e di altre autorità che daranno il calcio di inizio a questa importante manifestazione tanto attesa al rione Pescara.
Nino Petraglia
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N.24 ❚ 1 luglio 2005
CAPACCIO
Il programma dell’estate pestana con Giorgia a Salerno
Dalle raffinate sculture di Arnaldo Pomodoro a Gigi Finizio
20 giugno, stanza del Sindaco, municipio di Capaccio – Scalo, presentato
alla stampa, in anteprima, il programma
degli spettacoli culturali per l’estate
2005 a Paestum. Vincenzo Sica afferma
che esso è particolarmente diretto ai giovani, impegnerà tre mesi dal primo luglio al quattro ottobre e si articolerà nell’area archeologica intorno a tre nuclei:
Premio Charlot, Paestum festival e Med
festival Si è voluto puntare su un livello di qualità, la mostra di Arnaldo Pomodoro, dal 9 luglio al 31 agosto nella
Torre 27 e nel tratto di cinta muraria che
da essa parte, ne rappresenta il clou.
Tutto è diretto verso “un proscenio mediterraneo, per una civiltà venuta dal
mare”. Sica annuncia l’opportunità offerta dal Ministero dei Beni Culturali
dell’abbattimento delle barriere architettoniche nell’area archeologica e nel
museo.
L’Assessore al turismo, Sport e Spettacolo Italo Voza rende noto l’accordo
con la soprintendente Giuliana Tocco,
la direttrice del museo Marina Cipriani
e La Scabec (Società campana Beni Culturali) per la fruizione dell’area archeologica. Illustra il programma che si
svolgerà fuori e dentro l’area archeologica. Nel sito www.paestumeventi.it gli
spettacoli e ogni aggiornamento.
Il vicepresidente alla Camera del
Commercio nel rilevare l’opportunità di
far leva sul patrimonio paesaggistico e
storico culturale, con il valore aggiunto
dell’alimentazione, relaziona sull’aeroporto di Pontecagnano indispensabile
per favorire un turismo congressuale.
“Sta decollando il livello” è la battuta del sindaco.
La parola passa a Mario Crasto De
Stefano, direttore di “Paestum festival”,
giunto all’ottava edizione e presidente
de “La Fondazione Paestum Festival”,
alle quale hanno aderito la provincia di
Salerno, il comune di Capaccio - Paestum, la Banca di Credito Cooperativo
di Capaccio e la direzione del Premio
Charlot. Designata dall’amministrazione comunale “quale organismo di coordinamento tra tutte le realtà, attività e
iniziative culturali del territorio promosse nello scenario unico dei Templi”.
Egli rileva come il turismo contribuisce
in Italia per il 12% al prodotto interno
lordo, può arrivare al 20 per cento superando tutti i problemi.
Bruno Bambacaro che ha creato la copertina della brochure ha voluto rappresentare “Paestum mitologica ma viva e
reale, luogo di approdo, di riferimento,
di partecipazione e crescita culturale” È
Maria Grazia Caso a presentare il Mediterraneo video festival, rassegna cinematografica sul paesaggio mediterraneo,
dal 15 al 18 settembre.
Grande protagonista, come annunciato da tutti, sarà la mostra di Pomodoro.
La curatrice Cristina Di Geronimo presenta l’opportunità unica nel mondo offerta a Pomodoro di esporre sulle mura
di Paestum e a Paestum di ospitare uno
scultore di tale livello coniugando l’arte contemporanea con l’antica. Conclu-
Quando Giorgia giocava
de Antonio Vecchio,
presidente della Bcc di
Capaccio, con rilevare
che il turismo culturale
può avere un tornaconto economico.
Gli spettacoli esterni
all’area sono gratuiti,
quelli all’interno partono dai sedici euro in su,
con l’opportunità di un
numero di abbonamenti limitati per il Paestum festival al costo di
100 euro.
In un territorio privo
di opportunità culturali
anche per i residenti nel
comune di Capaccio è
un’occasione da non
perdere, euro permettendo.
Enza Marandino
Il 26 Aprile del 1971, in quel
di Roma, venne alla luce una
bambina tanto carina di
nome Giorgia; il papà Giulio
Todrani chiamò così la sua
stellina in onore della sua
canzone preferita “Georgia
On My Mind” del genio Ray
Charles. Gli anni passavano
e Giorgia cresceva in una famiglia piena di musica e musicisti a cominciare proprio
dal padre che faceva, e fa
tutt’ora, il cantante della
suol band “Io vorrei la pelle
nera” con il nome d’arte di
Alan Soul. Proprio per questo lei incominciò ad appassionarsi alla musica nera
americana e alle sue uniche
voci: gli acuti di Aretha Fran-
klin e di Whitney Houston, e le melodie di Billie Holiday accompagnavo le sue giornate, mentre la madre
Elsa le faceva conoscere un po’ di musica italiana attraverso le canzoni di Battisti. In casa cantava di nascosto e quando i suoi non c’erano si sedeva in cima
alle scale, dove c’era l’eco, e si divertiva ad imitare i
suoi idoli; i suoi hobby erano parecchi e per lo più sportivi, potremmo addirittura definirla una mancata campionessa di ginnastica artistica, karate (è cintura blu!),
tennis e nuoto, ma probabilmente tutta quell’energia
che non aveva voglia di tirare fuori prima di una gara
sentiva che le sarebbe servita in futuro in altre importanti occasioni...
D’estate passava le vacanze dai nonni a Capaccio, vicino Paestum, e d’inverno tornava nella sua Roma per
riprendere gli studi. Un giorno la mamma la sorprese
mentre stava cantando su quelle famose scale dell’appartamento, e lo disse a suo padre che rimase senza
parole appena la sentì: così a 16 anni la spedì (con
posta prioritaria) a studiare canto dal tenore Luigi
Rumbo.E da allora è stato un crescendo di successi.
IL PROGRAMMA DI PAESTUM 2005
Teatro dei Templi – Area archeologica
P REMIO C HARLOT
23 luglio Gran Premio Internazionale della comicità Biagio Izzo in “solo per Eva”
Dal 25 al 29 luglio spettacolo gratuito
29 luglio Gran Galà della comicità
30 luglio Concerto
PAESTUM FESTIVAL
LIRICA - TEATRO - MUSICA – DANZA
07/08/05 Spettacolo Inaugurale rappresentato all’imbrunire
ad invito per gli abbonati alla stagione estiva 2005
ORESTIADI tratto dalle opere di Eschilo: Agamennone, Coefore, Eumenidi
Compagnia Teatro Studio regia di Pasquale De Cristofaro
08/08/05 LA BOHEME di Giacomo Puccini (Solisti Orchestra e Coro italiani)
09/08/05 NORMA di Vincenzo Bellini (Solisti Orchestra e Coro italiani)
10/8/05 Vincenzo Salemme in RIDI CHE TI PASSA scritto e diretto da Vincenzo Salemme
11/8/05 Pamela Villoresi in LISISTRATA di Aristofane
12/08/05 Antonio Marquez in BOLERO di Ravel
13/08/05 GIGI FINIZIO in Concerto
14/08/05 Raffaele Paganini in SIRTAKI OMAGGIO A ZORBA coreografie di Luigi Martelletta
15/08/05 SIMONE SCHETTINO in MAMMA MIA ....CHE IPOCRISIA
16/08/05 MASSIMO LOPEZ in CIAO FRANKIE Serata concerto tributo a Frank Sinatra con
orchestra live
17/08/05 FOOTLOOSE – Il Musical Con i ragazzi di AMICI di Maria De Filippi
18/8/05 Vanessa Gravina e Edoardo Siravo in RUDENS di Plauto Regia di Walter Manfrè
19/08/05 LE VIBRAZIONI in Concerto
20/08/05 Lando Buzzanca in DON GIOVANNI di Molière
I GRANDI EVENTI
17
27
LUGLIO
AGOSTO
G IORGIA
IN CONCERTO
G IGI D’A LESSIO
IN CONCERTO
Piazzetta della Basilica Paleocristiana Paestum
Dal 1 al 14 luglio Paestum classica
Dal 15 luglio al 5 agosto Sipario aperto
Altri eventi nelle contrade, segnaliamo il 3/4/5 agosto Capaccio Capoluogo “Alla riscoperta delle
nostre origini”
“Girocantando per Capaccio” Mario Inverso in concerto dal 2 luglio al 28 agosto.
Dall’1 al 4 ottobre area archeologica Festival internazionale delle mongolfiere.
Sport, divertimento e
sporcizia negli occhi
Il trofeo dei templi che si tiene ogni anno a Paestum
sulla provinciale che porta dal Petrale a Capaccio capoluogo fa parte del panorama delle manifestazioni
che affollano il programma di un centro turistico di
fama mondiale come la città di Paestum. In questa occasione si riversano a bordi della strada centinaia di
appassionati che occupano ogni spicchio di terreno
per godersi lo spettacolo che piloti e auto creano in
uno sforzo tecnologico e fisico che solo la passione
agonistica riesce a produrre.
Per garantire sicurezza e confort ad atleti e pubblico
si rende necessario porre in essere una segnaletica aggiuntiva con nastri colorati e segnalazioni varie.
Questi segni sono molto vistosi proprio per l’importanza che hanno rispetto ad un evento sportivo, ma diventano eccessivi, se non pericolosi, per chi abitualmente percorre la strada nei giorni e nei mesi successivi allo svolgimento della gara. Infatti molti striscioni e cartelli adesivi sono posti sui guardrail vanno a coprire i segnali luminosi rendendo difficoltosa la guida
notturna. Oltretutto è uno spettacolo poco decoroso
agli occhi di chi viaggia per lavoro o, peggio ancora,
per turismo.
Ancora più grave è lo spettacolo di sacchi della spazzatura, bicchieri di plastica, bottiglie …
Lasciati ai margini della strada o nelle cunette. O si
provvede immediatamente alla rimozione o si fa in
modo che chi incassa i corrispettivi per la vendita di vivande e panini sia costretto a farsi carico della raccolta degli scarti prodotti.Lo sport è un segno di evoluzione e di progresso. E’ sintomo di una società civile che trova risorse e tempo da dedicare al divertimento. Nessuno dei protagonisti della gara in oggetto
andrebbe a gareggiare con un’auto sporca e dimessa.
Allora perché chi frequenta, quotidianamente, la strada prestata per due giorni alla gara, deve subire l’inquinamento visivo di un territorio che è bello vedere
nel suo aspetto abituale?
Si potrebbe far pagare una cauzione agli organizzatori che verrebbe restituita qualora lasciassero nello stesso stato in cui lo hanno trovato il sito della manifestazione. Altrimenti sarebbe impiegato per ripulire e ripristinare lo stato dei luoghi.
Nulla si toglierebbe agli amatori di nulla si priverebbero di cittadini. Intanto, chi sporca non pulisce e non
paga e i rifiuti ci deve pensare il tempo ...
biesse
1 luglio 2005 ❚
ALTO SELE
Gli evangelici avranno presto la loro televisione
Da sessant’anni portano avanti la loro testimonianza di fede con originalità
Una domenica mattina trascorsa con gli
Evangelici della Valle del Sele. Quelli
di Oliveto Citra, per la precisione. Sono
senza gerarchie nazionali ed internazionali. Vogliono essere come la chiesa dei
cristiani dei primi secoli. Costantemente attenti alle “opere di bene” ed al “progresso” dei fratelli. Al volontariato col
“Banco Alimentare” per i più bisognosi. Molto tecnologici. Il maxischermo
proietta i loro racconti semplici accanto
al podio. Il complesso ha ritmi di rock
dolce, molto melodico, gradevole ai più.
Il volto dei fedeli, più delle parole, racconta che la maggior parte di loro proviene da un’estrazione contadina. La
terra, le sue stagioni, i frutti: ci fanno ancora i conti. Da pensionati, alternano
esortazioni al Signore “pè sta gioventù”
e mettono in scena una sorta di “Bibbia
pauperum” senza immagini, che non
siano loro stessi, e santi ma di straordinaria potenza evocativa. E’ quanto accade ad Oliveto, terra di apparizioni della
Madonna, sulla strada “gerardina” solcata ogni anno da innumerevoli visitatori diretti a Caposele, per vedere San Gerardo. Il paese è sede di una significativa comunità Evangelica che ha oltre
sessant’anni di vita e si appresta a dotarsi di una propria emittente televisiva.
I soldi? “Con le
offerte dei nostri
fedeli. Nientaltro”, ti rispondono
accompagnando le parole
con un sorriso
disarmante. In
prima fila ci
sono i giovani.
“Sono le cose
che a loro piacciono.
“Ammèn”, pronunciato così, lo
dicono, quasi come un intercalare, dopo
ogni espressione di fede nel “culto” domenicale nella loro chiesa al centro del
paese. Tra loro si salutano con il “Pace”
ed una stretta di mano. Lo fa anche l’angioletto biondo, un bimbo di non più di
tre anni, che poco prima ha cantato con
gli altri bambini più grandicelli della
comunità. Più di uno lo fa anche col
“fratello nuovo” come tra loro definiscono il cronista che per un’ora e mezza
si è “infiltrato” (dopo essersi presentato
al pastore) nelle loro fila ed ha ascoltato
canti, testimonianze e letture bibliche.
Ed ha apprezzato la bella predica del pastore Romolo Ricciardiello. Sono una
“corrente” dei pentecostali che hanno
scelto la modernità anche con il loro
rito accompagnato da una piacevole musica rock suonata da Renzo, Gioele,
Nunziante, Valerio, Nadia, Mariateresa,
Giuseppina e Manuela. Le immagini del
“culto” (equivalente della Messa dei cattolici) scorrono sul maxischermo rimandate da due telecamere con regia mobile, e a mò di karaoke anche le parole
degli inni religiosi che tutti, giovani ed
anziani, cantano. C’è poi il momento
delle testimonianze e dei saluti. Ci sono
i fratelli arrivati dalla Lombardia. C’è la
ragazza che è andata insegnare al nord e
racconta di aver trovato una chiesa di
“confratelli”. Segue “l’unzione” dell’olio per superare una difficoltà nel corpo
attraverso la preghiera di fede. Poi,
“nella piena libertà “, come chiede Pasquale Gigante, ognuno esprime le sue
lodi al Signore.
Prevalgono gli anziani, ed ognuno
parla a modo suo.
Non si assiste a
fenomeni di glossolalia, il parlare
improvviso
in
altre lingue. Ma
ogni tanto qualcuno entra nel discorso con un’esortazione. Questo dei Pentecostali “liberi” è un
movimento che ha voglia di uscire dal
guscio. Ora avranno anche una televisione tutta per loro. Il progetto è ormai
avanzato. Tra poco gli evangelici pentecostali “liberi” della Valle del Sele
avranno una propria stazione televisiva.
I componentidel gruppo rock evangelico; sotto Romolo Ricciardiello e Pasquale Gigante.
In basso l’immagine di una fedele
proiettata sul maxi schermo.
“L’idea nasce a Polla. Da Cataldo Petrone”, racconta Romolo Ricciardiello,
assicuratore originario di S. Andrea di
Conza ma residente a Battipaglia, che in
queste comunità che rifiutano un’organizzazione gerarchica e sono solo “coordinate” tra di loro, è un esponente di
rilievo. Le attrezzature sono state già
comprate, si tratta solo di definire i dettagli tecnici e legali. Storie di frequenze
e di antenne da installare. “Il nostro modello sarà quello di Telediocesi, la tv
della diocesi di Salerno. Ci servirà per
dialogare con chi ci vive accanto nei
paesi e nelle cittadine di questa parte
della provincia”, dice Ricciardiello. Uno
dei loro punti forza è a Oliveto Citra. Il
pastore è Pasquale Gigante lavora all’Asl
SA/2 presso il distretto sanitario di Bagni
di Contursi, che è annessa al locale ospedale. “Impossibile contarci. Ad Oliveto
siamo più di duecento. Rappresentiamo
l’evoluzione del mondo contadino. Perchè dalle nostre campagne partì la predicazione di Nunziante Cavalieri, che da
prigioniero di guerra in Inghilterra scoprì questo nuovo modo di vivere la fede
cristiana “. La storia è presto fatta. Cavalieri s’incontrò con Salvatore Garippa, un emigrato di Contursi che si era
convertito negli Usa, ed insieme a Pasquale Albano, che rientrato dalla guerra
trovò la moglie convertita - clandestinamente - diffusero la predicazione organizzando d’estate incontri nelle aie dei
nostri contadini. Diverse volte marescialli dei carabinieri zelanti, aizzati dai
parroci cattolici, li arrestarono. Ovviamente furono poi sempre rilasciati. “Da
loro partì una spinta alla civilizzazione
delle nostre zone rurali della quale tutti
hanno tratto giovamento. Dal bagno in
casa alla spinta all’istruzione”. Contadini sono stati, ma i figli hanno studiato ed
ora si fanno valere. Anche con una televisione.
Oreste Mottola
LA TESTIMONIANZA
“Noi giovani evangelici alla terza generazione”
Come nani sulle spalle di giganti. Questa icastica frase di
Isaac Newton mi ha sempre affascinato molto poiché
esprime quella che oggi è l’essenza di noi giovani evangelici alla terza generazione.
Erano gli anni Quaranta quando mio nonno, Nunziante
Cavalieri, partiva per l’Inghilterra, dopo essere stato catturato dagli Alleati in Libia. Il nonno era stato per anni
un diacono della Chiesa Cattolica. Eppure le parole di
un giovane commilitone protestante incontrato durante la
prigionia, valsero a far barcollare tutte le sue certezze.
Animato da un’a, per vedere San Gerardo. Il
inquieta curiosità intellettuale, egli leggeva, divorava libri
da sempre. In Inghilterra ne lesse uno che gli sconvolse
la vita. Si trattava di una Bibbia, donatagli da un ufficiale. La lettura delle Sacre Scritture minò le dottrine in cui
aveva fino ad allora creduto. E così, dopo sette anni di
confino, con una Bibbia in tasca ed una nuova fede nel
cuore, il nonno tornò in Italia. Vedo ancora la passione
che illuminava i suoi occhi quando mi raccontava la
sua storia. Ed io, rapita da quelle fascinazioni d’altri
tempi, avvertivo la profondità di eventi tanto lontani, eppure ancora così presenti. Non fu facile affrontare la sua
famiglia ed i suoi compaesani. Tutti credevano che avesse subito un grave shock in guerra. Mio nonno affrontò
con coraggio e determinazione ogni umiliazione, ogni
attacco, ogni contrasto, poiché era animato da una fede
forte più d’ogni battaglia. Era solo un ragazzo quando
cominciò la sua opera di pioniere in questo paese, ma in
breve tempo la Comunità divenne florida e numerosa. Io
amo ascoltare i racconti degli anziani della mia comunità. Sono persone semplici, ma che hanno avuto coraggio, tenacia, caparbietà. Sessanta anni fa abbracciare la
fede Evangelica rappresentava uno scompiglio tale che
solo una fede incrollabile poteva affrontarne con ardimento le conseguenze. Eppure eccoli qua, vecchietti con
i capelli bianchi e gli occhi lucidi di passione. Mi emoziona pensare che sessanta anni fa essi avevano più o
meno la mia età. Erano ragazzi e ragazze il cui spirito
era stato sconvolto dal rivoluzionario messaggio di Cristo. Cristo era per loro la libertà di stringere tra le mani
una Bibbia e leggerla vivendo secondo il suo messaggio.
Tanti vinsero così finanche l’analfabetismo allora assai
diffuso. Non temettero di essere contrastati dalle loro
famiglie. Non ebbero paura di destare sospetto nel paese.
Non caddero all’onta di essere considerati dei poveri
pazzi. Sono ancora qui, fedeli ed appassionati, raccontando la potenza della presenza di Dio nelle loro vite.
Essi continuano ad essere una straordinaria risorsa d’ispirazione per tutti noi giovani.
È questo il tipo di Cristianesimo di cui c’è bisogno; un
cristianesimo reale, vissuto ogni giorno sulla propria
pelle; un Cristianesimo che guarda avanti portando con
coraggio il messaggio rivoluzionario di Gesù Cristo che
ancora oggi ha la forza di dipanare le ombre della paura,
di largire gioia e pace all’anima, di guarire la nostra interiorità, di trasformare la nostra vita.
Manuela Cavalieri
6
N.24 ❚ 1 luglio 2005
ALBURNI
Museo naturalistico lasciato nel caos dal Parco
In estate aperto solo grazie al volontariato
Inaugurato il 6 agosto 1997, grazie all’impegno e alla dedizione di uno dei maggiori
conoscitori della fauna locale, zoologo ed entomologo per passione, medico di professione, dott. Camillo Pignataro (nella foto), il
Museo Naturalistico degli Alburni ha sede in
Corleto Monforte; ospita ed espone una
grande raccolta di vertebrati, oltre 1300 esemplari, in cui sono comprese tutte le specie di
uccelli europei e quasi tutti i mammiferi, e
conserva, mancando gli spazi necessari per la
opportuna esposizione, circa 9000 esemplari
di insetti. La maggior parte del materiale è
pervenuta da donazioni e da collezioni precedenti ecc., ma vi sono custodite anche riproduzioni in resina, di pregevole fattura e
dovizia di particolari.
Il museo in questione, essendo l’unico nel
suo genere in tutta l’Italia meridionale, è meta
di numerosi visitatori: studenti di vario ordine e grado, dalle elementari alle più prestigiose Università.
Il dott. Pignataro ricorda con orgoglio che,
nel corso del 2004, hanno potuto accedere alla
mostra circa 850 ragazzi, di cui 680 nel medesimo giorno! E che il 1° convegno “tra medicina e zoologia”, ha ricevuto grandi riconoscimenti, a livello nazionale, da persone illustri come il professore in Scienze Naturali
Abbatino, ed il presidente dell’Associazione
Nazionale Scienze Naturali dott. Michele
Lanzi. Ricorda, altresì, di aver curato la pubblicazione di un volumetto sulla fauna degli
Alburni grazie al contributo della Regione
Campania.
L’assenza della Provincia di Salerno nella
promozione di questo museo è facilmente dimostrabile, infatti, il museo vive grazie ai finanziamenti concessi dalla Comunità Montana degli Alburni, dalla Banca di Credito Cooperativo di Roscigno, dal Parco Nazionale
del Cilento e Vallo di Diano, dalla Regione
Campania e dai contributi di privati cittadini.
Un commento raccolto fra la gente, in merito all’attenzione dimostrata dalla Regioneverso la cultura, è questo: “per gli amministratori provinciali cultura è una serata in
piazza, costata circa 50.000 euro, con ospite
Pippo Baudo, e non una realtà presente ed
operante nel corso dell’intero anno sul territorio!”. A questo proposito, sempre il dott.
Pignataro afferma che se avesse a disposizione una tale cifra, il museo potreb-
be offrire molto di più di quanto non faccia
adesso, poiché i locali nei quali opera attualmente sono umidi e poco agevoli, nonché di
dimensioni ridotte rispetto alle effettive necessità, tanto che in un momento di scoramento si era addirittura pensato ad un trasferimento nel Vallo di Diano. Questa ipotesi,
per il momento è stata accantonata, grazie
anche ad una maggiore apertura del sindaco
Auricchio che mostra di volere sostenere il
museo, offrendo una collaborazione più attiva del Comune di Corleto per garantire l’a-
12 mesi
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pertura al pubblico delle sale, anche mettendo a disposizione personale dipendente del
comune; infatti, fino a poco tempo fa, la manutenzione e l’apertura delle sale era affidata a due L.S.U., dipendenti della Cooperativa
Ariete che fa parte del Consorzio Nazionale
Servizi (C.N.S.) e che aveva un contratto con
il Parco.
Di recente, con la revoca da parte del Parco
del mandato conferito al C.N.S, cui era affidata precedentemente la gestione dei musei
di Corleto Monforte, Teggiano, Palinuro,
Pioppi, ecc., (sembrerebbe a seguito di una
verifica nelle suddette strutture), la Cooperativa Ariete ha provveduto al licenziamento
del personale operante nel settore musei.
Il sig. Francesco Parmisciano, responsabile delle commesse per il C.N.S., dichiara che
lo scioglimento del contratto con il Parco è
stato da quest’ultimo motivato con “l’impossibilità di intervenire con i propri fondi su
strutture di proprietà altrui”. In pratica se i locali ed i reperti conservati non appartengono al Parco, questo non ne può sostenere i costi.
Il sig. Parmisciano si dichiara dispiaciuto per il licenziamento del
personale, cui sarà proposto da parte
della cooperativa un nuovo lavoro
( la bonifica di varie discariche ) che
non ha nulla a che vedere con il precedente! Dichiara, altresì, che nel
corso dell’ultimo anno, gli stipendi
corrisposti non avevano la copertura finanziaria, essendo venuto a
mancare il contratto con il Parco, e
che sono stati comunque regolarmente pagati da parte della cooperativa che, allo stato attuale, non è
più in grado di sostenerne il costo.
Di parere diverso è il sindaco Auricchio,
egli, infatti, dichiara che: “l’intera comunità
ha subito un’azione vessatoria da parte delle
cooperative nei confronti del Parco” che
avrebbero ricevuto finanziamenti vari e non
ottemperato in pieno alle disposizioni contrattuali. Accenna anche ad un finanziamento provinciale per il completamento e l’ampliamento della struttura che dovrebbe risolvere parte dei problemi logistici relativi all’esposizione dei reperti.
Anche il dott. De Vita, direttore del Parco,
che si è incontrato con i sindaci dei vari paesi
in cui sono ubicati i musei “a rischio”, si mostra molto sensibile alla problematica, egli dichiara di essersi attivato per la formulazione
di una “nuova convenzione”, eventualmente
con le cooperative, ed un “accordo di programma” con i vari comuni, per garantire servizi che altrimenti verrebbero a mancare. Il
problema è sempre lo stesso: il Museo Naturalistico degli Alburni appartiene ad un’associazione privata, e la precedente convenzione
non contemplava, nello specifico, questa situazione.
La speranza per tutti è che gli accordi necessari, fra Parco, Comuni, Associazioni, Cooperative ecc., vengano raggiunti a breve e
che nel frattempo non vengano a mancare
servizi quali la regolare apertura di musei e
mostre varie, soprattutto adesso: come è ben
noto il periodo estivo è il periodo di maggiore affluenza di turisti e visitatori…
Luciana Di Mieri
LA LETTERA
Rocchesi a Milano
Giovedì 16 giugno 2005 si è
tenuta nei pressi di Milano una
conviviale alla quale hanno
partecipato le persone nate a
Roccadaspide che per motivi di
lavoro vivono nel milanese.
L’incontro non aveva ovviamente scopi politici o commerciali, non si voleva promuovere
questo o quel prodotto; aveva
solo uno scopo ben preciso:
quello di ritrovarci almeno una
volta tutti assieme in un clima
di fraterna amicizia e grande
cordialità.
Alla conviviale, denominata
Fa.Ro. (acronimo di Famiglia
Rocchese) hanno partecipato
55 persone su 60 complessivamente contattate.
Adesione massiccia quindi
per una serata emozionante,
ricca di entusiasmo e commozione; uno spaccato che annoverava professionisti non più
giovanissimi, rocchesi che al
nord svolgono la loro attività
lavorativa, che ricoprono a
volte importanti incarichi pubblici e numerosi giovani.
L’opportunità dell’incontro
ha consentito a molti di riallacciare quei rapporti che la lontananza dal luogo natio aveva
inesorabilmente
allentato.
(penso alle radici comuni, al
fatto che abbiamo frequentato
le stesse scuole, abbiamo avuto
gli stessi professori , gli stessi bidelli e lo stesso Parroco: quindi un’omogeneità culturale e di
valori.)
L’aspetto che mi ha maggiormente colpito è stata la presenza di tanti giovani, in larghissima parte con un altissimo
grado di istruzione; e pensare
che prima del 2000 erano pochissimi i giovani rocchesi che
incontravo o che sapevo vivessero a Milano.
Su questo punto forse una riflessione andrebbe fatta, ma
non è lo scopo di questa lettera;
certo è che il ritorno al Paese
anche solo per qualche giorno
non è agevolato dai trasporti:
abbiamo un aeroporto, quello
di Napoli, che dista oltre 2 ore
di auto da Roccadaspide.
L’augurio e l’auspicio per
questi giovani è che possano
trovare piena soddisfazione
personale e professionale senza
dimenticare il luogo natio e le
proprie radici.
Chiedo scusa alle persone
non contattate non in quanto
dimenticate, ma per la mia
mancata conoscenza circa la
loro presenza in Milano. A loro
quindi rivolgo la preghiera di
mettersi in contatto per i futuri incontri.
Maria Urti
1 luglio 2005 ❚ N.24
ROCCADASPIDE
7
De Rosa: “Siamo sul sentiero dello sviluppo”
Bilancio e prospettive della Comunità Montana Calore Salernitano
E’ un fiume di parole Donato De Rosa, presidente della Comunità Montana Calore Salernitano, non ha bisogno di agende per ricordare date e cifre relative ai progetti realizzati, spesso previene le domande. Eletto per la prima volta il 14 novembre 1999 è riconfermato il 14 novembre 2004.
Facciamo un bilancio di quanto realizzato fino ad oggi
“In primo luogo il risanamento economico, ho ereditato un
ente con 7 miliardi (lire) di deficit, è stato portato a regime
dopo solo due anni. 20 i miliardi sempre di vecchie lire usati
per progetti straordinari: consolidamento dell’alta valle del
fiume Calore, riforestazione (mi riferisco al progetto per cui
molti furono inquisiti, il nostro fu l’unico ente rimasto indenne), il recupero sentireristico, l’orto botanico, l’assunzione di
quattordici giovani assunti con la procedura del collocamento, oltre i 250 operai forestali.
All’interno abbiamo sistemato il personale dell’ente dando
a ciascuno la qualifica meritata. Nove i miliardi spesi di lavoro del Por Campania per la strada Campora –Roccadaspide,
tre miliardi per recupero viabilità intercomunale per la strada
Laurino – Villa Littorio – Roccadaspide, un miliardo per misure antincendio. Ci sono i lavori in corso per la costruzione
di una palestra sovracomunale a Roccadaspide.
Quali i progetti in atto e per il futuro?
“Sono tre le iniziative più importanti. Abbiamo firmato un
protocollo d’intesa con Sma (Società mista ambientale) della
regione Campania che prevede la realizzazione di un opificio
in località Matinella di Albanella. Arriverà la biomassa, raccolta pulendo i sottoboschi dei boschi demaniali e privati della
comunità montana, con cui si produrrà il pallet per le stufe. In
tal modo puliremo i boschi, riducendo il pericolo di incendi,
e creeremo occupazione.
Una seconda iniziativa, realizzata con un finanziamento regionale, è l’acquisto di tre pulmini, uno adattato per i disabili, che abbiamo affidato ad una cooperativa sociale di Altavilla. Svolgeranno un servizio a richiesta di trasporto per persone anziane e disabili, attraverso un call center, che potrà organizzare capillarmente i servizi.
Abbiamo avviato un discorso turistico, con quattro infopoint,
a Valle dell’Angelo, Monteforte, Trentinara e nell’area museale di Paestum, serviranno a creare un coordinamento sul
territorio di indirizzo di smistamento e assistenza dei visitatori.
Spesso i sentieri di trekking mancano di manutenzione,
non hanno indicazioni chiare?
Già, dimenticavo, abbiamo incaricato un ingegnere olandese e un geometra di curare la mappa sentieristica di tutta la comunità montana, recuperando i sentieri che hanno un’importanza storico-culturale. Saranno recuperati al transito una rete
di sentieri sotto la nostra tutela.
Stiamo
inoltre organizzando un progetto di turismo rigenerativo
nelle gole
di Felitto
che prevede passeggiate ecologiche,
recupero di
vecchi mulini, che la
comunità
montana fa
con
la
somma di
2 100 000
euro ottenuta nell’ambito del
Pit Parco che interessa i comuni di Felitto,
Magliano, Stio Campora, Castel San Lorenzo.
Nei luoghi più belli spunta una discarica,
per non parlare delle bottiglie di plastica e rifiuti di ogni genere.
Il recupero dei sentieri intende anche il risanamento e la manutenzione. Purtroppo è il
problema del secolo. Vorrei qui citare un
gruppo di volontari le “Giacche Verdi” un’associazione di guardie ecologiche, sono una
decina di giovani volontari ai quali diamo una
mano, e viceversa, infatti in occasione del lunedì in albis, la famosa pasquetta, su richiesta del sindaco di Roccadaspide hanno portato il loro aiuto.
Manca un servizio pubblico per collegare i vari paesi
della Comunità tra loro, con le stazioni ferroviarie, con il
mare.
Per organizzare un servizio navetta ci vorrebbe un imprenditore, comunque già un infopoint può funzionare per creare
una rete di servizi, per cui chi arriva troverà come organizzare soggiorni e spostamenti.
La Comunità montana ha pensato a un progetto per frenare l’innegabile spopolamento dei comuni montani?
CASTEL SAN LORENZO
A cavallo della Valle del Calore
“Il Cavallo e le tradizioni Castellesi” è stata una delle
più innovative ed originali manifestazioni di Castel
San Lorenzo. E’ stata organizzata dalla giovane “Associazione di Volontariato Ippico Civile Alto Calore”
(A.V.I.C.A) la quale nasce con il chiaro intendo di valorizzare il proprio territorio attraverso la passione
per l’equitazione. Infatti domenica 19 giugno 2005
,tra le vie , i vicoli , e le piazze del paese hanno sfilato 48 cavalieri . Richiamati dalle musiche medievali e dallo scalpitio dei cavalli Alle 11.00,tutti i bambini , ,in un mini ippodromo allestito in Largo San
Cosmo, hanno fatto un giro a cavallo . La giornata si
è conclusa con una festa danzate dove è stato possibile rivedere , attraverso una video proiezione all’
aperto, le immagini e le sequenze più belle della giornata, il tutto è stato accompagnato da musiche ,dal
buon vino di castello e dagl’ ottimi piatti locali. Il vedere le persone stupite ed emozionate mentre rive-
devano a video la sfilata lungo le vie del paese è stato
motivo di gioia e soddisfazione per i Volontari. Il
tutto comunque e stato possibile grazie alla collaborazione del Comune e delle altre associazioni coinvolte: Cast il Mulino, Castellonline, Giacche Verdi,
Legambiente Cervati Calore e Pro-Loco Castel San Lorenzo e degli enti .
Il Presidente sig. Pacifico Luigi, nel discorso di chiusura ,ha sottolineato che il volontariato e l’associativismo è l’arma vincente per valorizzare le nostre
tradizioni e far conoscere le bellezze del Cilento.
Mentre i Volontario Riccardo Mucciolo ha dimostrato che da una semplice passione per i cavalli si possono organizzare grandi manifestazioni.
“Negli ultimi tempi c’è un’inversione di tendenza. Penso sia
importante il recupero di un’efficienza varia, creare condizioni di lavoro, in questo svolge un ruolo fondamentale il Parco.
Sicuramente si deve investire sul turismo, creare tanti piccoli
insediamenti turistici. Gli indigeni devono però impegnarsi a
difendere il territorio e la sua salubrità”.
Perché impegnare gli operai a Paestum per la pulizia
delle mura?
Abbiamo una convenzione annua di 20 000 euro. Ci siamo
impegnati a pulire le mura perché riteniamo giusto contribuire a mantenere pulita un’area di tale rilevanza storica e culturale.
Qual è il suo pensiero in merito alla proposta del sindaco di Piaggine che vuole Paestum fuori dalla Comunità
montana?
La legge dice che i comuni che fanno parte della comunità
montana devono avere il 15% almeno di territorio montano,
quindi i comuni sono in regola. Ma anche se un comune fosse
pianeggiante il problema è superato da un decreto legislativo
in corso di approvazione con il quale viene eliminata anche la
percentuale del 15% di
territorio montano.
Quel che è rilevante è
il dato socio-economico. Piaggine è protagonista di una proposta che va in senso
contrario. Con l’infopoint a Paestum il turista può vedere le
bellezze del Cervati
ed essere indotto a visitarlo, quindi Paestum è funzionale a
Piaggine e Piaggine a
Paestum, quello che il
sindaco di Piaggine
dovrebbe capire. Invece la sua contestazione ha solo una motivazione politica, infatti è all’opposizione nel Consiglio della Comunità.
Il rapporto con la politica di Roccadaspide?
C’è un’amministrazione che ha ben operato sono convinto
che arriverà al traguardo con le carte in regola per la riproposizione di un progetto politico, con un’ampia apertura verso l’esterno. Speriamo che i giovani vogliano aderire alla politica
per dare nuova linfa e nuova vitalità a una classe dirigente che
ha necessità assoluta di integrarsi con nuove risorse.
Enza Marandino
I servizi sociali attivi
a Roccadapide
Dall’1 giugno è attivo a Roccadaspide il servizio di assistenza domiciliare per gli anziani e i disabili. Il
comune attua questo progetto per
la terza annualità, grazie ai fondi
della Regione Campania, legge
328\2000. Essa individua il relativo
piano di zona come uno strumento
per realizzare interventi nel settore
sociale, anche se gli interessati
sono assistiti solo per due ore settimanali. Partito in sordina, il servizio ha ottenuto sempre più consensi fino a comprendere, attualmente, 82 anziani e 16 disabili. “Di solito, vengono assistiti il 50% degli
aventi diritto, ma a Roccadaspide,
la percentuale è più alta”, afferma
Mario Chiacchiaro, istruttore dei
servizi di politica sociale. Assistenti sociali e personale addetto alle
pulizie si alternano per ogni assistito. L’assistente sociale, però, è
sempre in contatto telefonico con
gli utenti per qualsiasi necessità e
supporto morale. A breve, inoltre,
sarà attivato il Centro aggregazione dei minori, in via Salvatore Valitutti, per il secondo anno consecutivo. Il servizio sarà operativo dal
lunedì al venerdì, dalle 9:00 alle
13:00 e le attività si rivolgeranno a
minori di età compresa tra i 5 e i
17 anni. Così Fulvia Galardo, dirigente del settore politiche sociali,
definisce l’utilità dell’iniziativa: “
D’estate le scuole e le attività extra
scolastiche sono ferme. I genitori
potranno approfittare di questo
centro dove i figli troveranno personale qualificato a sostenerli sia
in campo ludico, che in quello comportamentale. Ciò anche grazie all’interessamento del sindaco Giuseppe Capuano e dell’assessore
alle politiche sociali Franco Sabetta”. L’unico neo riguarda la durata dei servizi, circa 7 mesi, per
mancanza di organizzazione tra Regione, uffici di Piano e Comuni. Se
non ci fosse quest’ostacolo, l’assistenza permarrebbe tutto l’anno. E’
in fase di attuazione, inoltre, il servizio ‘ Nonno civico’ che ricerca
due persone, tra 65 e i 78 anni, per
la sorveglianza dei bambini all’entrata e uscita dalla scuola e per
altre mansioni. I nonni potranno far
pervenire le relative domande entro
e non oltre il 28 giugno al comune.
Quest’ultimo, inoltre, si è adoperato per reperire i fondi a sostegno
delle ragazze madri con figli illegittimi. Si profila, quindi, un periodo all’insegna del sociale per il comune di Roccadaspide. Per qualsiasi informazione rivolgersi al numero 0828\948205.
Francesca Pazzanese
8
N.24 ❚ 1 luglio 2005
IN FARMACIA
Quando scade la mia
crema di bellezza?
Recentemente
la
normativa
italiana in campo
cosmetico si è
adeguata
alle
direttive europee
introducendo
importanti
modifiche
legislative.
La
prima novità è che
i consumatori potranno osservare sulle
confezioni dei cosmetici un nuovo
simbolo, ovvero un barattolo aperto
seguito da un numero e da M (es. 6M).
Questo simbolo indica la scadenza
successiva alla prima apertura espressa
in mesi. Nel nostro esempio 6M indica
che il prodotto non potrà essere
utilizzato 6 mesi dopo l’apertura della
confezione. Questo nuovo requisito per
le etichette dei prodotti cosmetici
denominato “Periodo post apertura” o
Pao (dall’inglese Period after opening)
indicherà il periodo successivo al primo
utilizzo da parte del consumatore,
durante il quale il prodotto se utilizzato
e conservato in modo corretto, rimarrà
conforme ai requisiti generali di
sicurezza. Il PaO, è una indicazione
obbligatoria se il prodotto ha una vita
di oltre 30 mesi. Diversamente la casa
produttrice deve indicare la data di
durata minima, in sostanza la scadenza.
Il simbolo PaO sarà presente
obbligatoriamente sull’etichetta di tutti
i cosmetici ad eccezione dei prodotti
con una durata minima non superiore a
30 mesi, che porteranno invece
l’indicazione
“Da
consumarsi
preferibilmente entro…”; inoltre il PAO
non è obbligatorio per i prodotti
monodose e per quelli in confezione
che impediscono il contatto tra il
prodotto e l’ambiente come gli aerosol
e infine per quei prodotti per i quali è
stato accertato direttamente dal
produttore che la formula è tale da
impedire
qualsiasi
rischio
di
deterioramento che impatti sulla
sicurezza del prodotto stesso nel corso
del tempo. Inoltre, sempre in tema di
cosmetici una buona notizia per i
soggetti allergici. Fino a poco tempo fa
nell’etichetta dei prodotti cosmetici le
fragranze responsabili di fenomeni
allergici venivano identificate con il
termine generico di Profumo, oggi
invece esiste l’obbligo per i produttori
di indicare il tipo di sostanza chimica
profumata
consentendo
al
consumatore di identificarne la
presenza ed evitarne, così nel caso di
sensibilità, l’utilizzo. Consigliamo ai
nostri lettori di chiedere consiglio al
proprio farmacista di fiducia prima di
acquistare un prodotto cosmetico.
Infatti anche una semplice crema, un
profumo, un trucco se non
correttamente scelto ed utilizzato può
generare vere e proprie reazioni
indesiderate.
Alberto Di Muria
[email protected]
DIANO
Sebastiano Somma sarà il leggendario Petrosino
Al via le riprese di una fiction che ripercorrerà le gesta del mitico poliziotto italo-americano
Personaggio leggendario, primo
protagonista della lotta alla mafia,
Joe Petrosino, tenente di polizia a
New York di origini italiane, sarà al
centro di una fiction tv che andrà in
onda in due puntate su Raiuno nella
prossima stagione. Le riprese del
film, il cui ruolo del protagonista
sarà affidato a Sebastiano Somma,
avranno inizio a Roma entro la fine
di luglio.
Joe Petrosino fu ucciso il 12 marzo
1909 con quattro colpi di revolver in
Piazza Marina, una delle più belle di
Palermo, davanti a decine di
testimoni. Si trattò del primo delitto
eccellente commesso in Sicilia e
uno dei tanti rimasti tuttora
impuniti: mandanti ed esecutori
sono ancora ignoti.
Nato nel 1860 a Padula, in provincia
di Salerno, dove la sua casa natale è
diventata un museo a lui dedicato
con tanti cimeli tra cui la famosa
placca d’argento con il numero 285,
Petrosino emigrò giovanissimo in
America con la sua numerosa
famiglia. Si arruolò nella polizia di
New York e cominciò una carriera
fulminante, imponendosi per i suoi
metodi di lavoro ispirati a tanta
passione per qul mestiere, un fiuto
innato,
intelligenza,
senso
di
responsabilità, alta professionalità
ma anche, secondo la leggenda, a
metodi piuttosto duri.
Andrea Purgatori e Jim Carrington
hanno scritto la sceneggiatura di
questa fiction, ripercorrendo le gesta
del poliziotto, la carriera, l’amicizia
con il presidente degli Stati Uniti
Theodore Roosvelt che lo nominò
personalmente prima
sergente e poi tenente,
affidandogli
il
comando dell’Italian
Legion, il gruppo di
agenti italiani, a suo
giudizio
indispensabili,
per
sconfiggere la “Mano
Nera”,
praticamente
Cosa
Nostra
dell’epoca. Da allora
Petrosino, si era ai
primi del Novecento,
dichiarò guerra alla
mafia e consegnò alla
giustizia i primi boss
di alto calibro che
nessun corpo di polizia
era mai riuscito a
prendere...
Bcc Monte Pruno di Roscigno e Alto Cilento di Laurino, fusione fatta
Albanese: “E’ una sfida che dobbiamo vincere per dimostrare che le buone idee possono attecchire anche in piccole realtà.”
Michele Albanese, è seduto alla scrivania
del suo studio di domenica mattina: “E’ l’unico momento in cui riesci a fare cose che
necessitano di concentrazione.”
In pochi anni ha saputo condurre la Bcc
Monte Pruno di Roscigno da una dimensione di paese a quella territoriale, quella del
Vallo di Diano. Ha realizzato una cosa difficile con semplicità: man mano che cresceva la banca, lui allevava un gruppo di giovani bancari che hanno saputo ripagare la fiducia riposta in loro con risultati esaltanti:
credibilità, serietà e capacità di interpretare i bisogni degli imprenditori di una realtà
con grosse potenzialità.
Oggi può anche permettersi di dire:“La
componente affettiva ha avuto un peso determinante per portare a compimento la fusione tra le Bcc Monte Pruno di Roscigno e
la Bcc Alto Cilento di Laurino. Siamo ritornati in un territorio che ci ha visto nascere e
crescere. Per necessità avevamo spostato il
baricentro degli interessi della nostra banca
verso il Vallo di Diano e questo è potuto sembrare un tradimento verso la nostra terra.”
Quindi la fusione è un’occasione per riaffermare un legame?
“Già Michele Albanese, il vecchio presidente della Bcc di Roscigno, nel 1980, aveva
in animo di aprire uno sportello a Laurino.
Non ci riuscì. Oggi sarebbe contento di vedere realizzato il suo sogno anche se tramite una fusione che valorizzerà sia la realtà di
Laurino che la nostra.”
Quale sarà la strategia per valorizzare le vocazioni delle due realtà territoriali che si uniscono?
“Avremo una sola testa a Roscigno e due
braccia operative: una nel Vallo di Diano e
l’altra a Laurino. Nel Vallo l’azione sarà
proiettata verso i rapporti con le imprese e
quindi per l’impiego, la seconda più incentrata verso la raccolta del risparmio.”
Come sarà articolata la rappresentanza dei soci di Laurino nella nuova banca?
“Tre rappresentanti nel C.d.a. scelti tra i
soci di Laurino (Mario Gregorio di Laurino, Giuseppe Detta di Rofrano e Guido Novellino di Villa Littorio) e un comitato consultivo formato da cinque persone (Peluso
Giuseppe, Fucentese Roberto, Cucco Giuseppe, Doria Giancarlo e Grippo Giuseppe).
In più al primo C.d.a. nomineremo un terzo
vicepresidente nella persona di uno dei tre
consiglieri.”
Tutti i soci di Laurino saranno accolti?
“Certamente. In questo siamo aiutati dal
fatto che un centinaio di soci di Laurino
sono già nostri soci. ?”
Quale sarà il futuro dei dipendenti?
“Entreranno tutti a far parte della nostra
squadra che supererà le quaranta unità. Si
dovrà fare un lavoro d’integrazione e soprattutto di formazione, interna ed esterna.
Al termine di una prima fase dei necessari
avvicendamenti tesi a far conoscere la struttura operativa alle due realtà, ognuno avrà
opportunità di crescita professionale che
potrà esprimere nel nuovo organigramma.”
Dopo l’approvazione della fusione da
parte delle due assemblee straordinarie,
quali saranno i prossimi passi?
“Entro fine luglio tutte le pratiche saranno assolte ed entreremo nel vivo del progetto d’integrazione. Il nostro sistema informatico è molto flessibile e pertanto non sarà difficile superare le difficoltà che abbiamo di
fronte.”
Il Dott. Facchi ha svolto un buon lavoro in questo periodo d’interregno. Resterà per completare l’opera?
“Approfitto dell’occasione per ringraziare pubblicamente il dott. Facchi per il lavoro svolto. Abbiamo già concordato un piano
di lavoro che sin concluderà nel tempo necessario per evitare contraccolpi negativi
alla struttura che lui ha così egregiamente
motivato.”
Quali sono i dati economici più significativi che emergono dalla fusione?
“Centocinquanta milioni di depositi, cento
milioni di impieghi e quindici milioni di patrimonio. Mi sembrano sufficienti per dimostrare che siamo una realtà in grado di dare
risposte concrete ai bisogni di un territorio
vasto quanto una provincia.”
Dal Vallo di Diano al Golfo di Policastro passando dal cuore del Cilento inter-
no. Un territorio che ha delle aspettative in
termini di presenza. Che idee avete in proposito?
“Nel Vallo di Diano, con l’apertura dello
sportello di Sala Consilina e a due passi
dalla Val D’Agri, abbiamo consolidato la
nostra presenza. L’area interna è il nostro
ambiente naturale e con la fusione siamo al
top. Sull’altro versante, il golfo di Policastro, a parte un consolidamento della nostra presenza a Rocca Gloriosa, è presto per
fare previsioni.”
Oggi c’è crisi economica in Italia. Come
vede la situazione del Vallo di Diano?
“Nel Vallo l’economia sta bene anche
grazie all’ottimo lavoro svolto dai Patti territoriali. Il completamento dei lavori dell’ammodernamento dell’autostrada le darà
ancora più impulso. Però è necessaria una
modernizzazione nella gestione delle aziende.”
Si spieghi meglio…
“Le imprese sono a conduzione familiare. Il timone passa da padre in figlio indipendentemente dalle capacità manageriali
e questo è un grosso limite. Il management si
forma con lo studio e con l’esperienza che
non può essere circoscritta in un solo ambito territoriale o, peggio ancora, tra i muri di
uno stabilimento di famiglia. C’è bisogno di
aperture di credito nei confronti di professionisti per competere in Italia e nel mondo.”
Chiudo con una provocazione. A quando al fusione tra la Bcc di Roscigno e Laurino con La Bcc di Aquara?
“Verrebbe fuori una delle più grandi banche della regione. Non ci sarebbero nemmeno problemi di compatibilità tecniche perché usiamo lo stesso sistema operativo. Le
relazioni personali, poi, sono eccellenti e la
collaborazione è già sperimentata in molti
campi. Territorialmente avrebbe competenza su tutta la sub provincia di Salerno. Sarà
il tempo a determinare un’ipotesi del genere.”
Bartolo Scandizzo
1 luglio 2005 ❚ N.24
DIANO
9
Quarto volume della storia del Vallo di Laveglia
Un primo “corpus” dei beni artistici in età medioevale e moderna
Nel 1985 moriva l’editore salernitano Pietro Laveglia, a piangere la sua scomparsa fu tutto il mondo culturale della provincia di Salerno, ma non solo. A distanza di ben diciannove anni dal terzo volume, in due tomi, ha visto la luce il quarto
volume della monumentale opera “Storia
del Vallo di Diano”, opera fortemente voluta dal compianto Laveglia, dedicato alla
cultura artistica.
Si tratta di un volume atteso dalla comunità degli studiosi di storia dell’arte, il cui
piano editoriale originario prevedeva la
direzione scientifica dei professori Joselita Raspi Serra ed Enrico Crispolti. Ma dal
lontano 1985 ad oggi di acqua sotto i
ponti ne è passata molta. Il testo pubblicato è opera di studiosi coordinati dal
prof. Francesco Abbate “già benemerito
dello studio della cultura artistica del
Vallo.” (p.6)
Il testo presenta una struttura piuttosto
unitaria, tale da proporsi come un primo
“corpus” dei beni artistici del Vallo di
Diano in età medioevale e moderna.
L’opera non è, né vuole essere, esaustiva
e onnicomprensiva, ma vuole indicare alcune delle linee essenziali da tener presenti per ulteriori indagini sul territorio,
imprescindibili per una corretta impostazione metodologica relativa alla ricerca
storico-artistica. Bisogna dunque dire che
dal punto di vista della metodologia, e da
quello del giudizio di valore sulle opere
d’arte, ogni autore ha proposto, e propone, le proprie legittime osservazioni su
luoghi, opere e autori, delle volte anche
in contrasto con i colleghi. Ma ciò è un
bene e non certamente un male poiché le
divergenze metodologiche, critiche, attributive, ecc., contribuiscono comunque ad
alimentare la curiosità, la ricerca e il dibattito.
Il primo saggio è di Francesco Abbate e
affronta il tema dei beni storico-artistici,
in età medioevale e moderna, di Diano
(Teggiano), che rappresenta un po’ la capitale artistica del territorio preso in
esame, nel dinamico divenire del rapporto tra centri e periferie. Egli mette in moto
il motore e altri lo seguono a ruota. Diano
diventa, così, il paradigma di una cultura
artistica che nel corso del tempo è stata
legata ai destini della casa dei Sanseverino e, dopo, della Chiesa, a partire dal
1553. Qui committenza feudale e committenza religiosa fissano di volta in volta i
propri gusti artistici a seconda del momento storico e degli artisti fisicamente
presenti sul territorio, in un dinamico rapporto tra Sud e Nord, tra il Vallo di Diano
e Napoli, tra Napoli e il resto della penisola italiana. Così, in questo dinamico
cangiantismo culturale, di volta in volta
appaiono, fino ad emergere prepotentemente, i nomi dei vari maestri della cultura artistica nazionale e locale: da Tino
di Camaino a Francesco da Sicignano, da
Giovanni da Nola ad Andrea Sabatini,
fino a Giacomo Colombo e, poi, Nicola
Peccheneda. Ma i percorsi e le letture del
territorio sono tanti; è impossibile codificarli nella ristretta economia di un libro
che ha i suoi pregi ma anche i suoi limiti
tipografico-editoriali, per numero di pagine e per esaustività degli argomenti,
troppo importanti per essere condensati
in un solo volume.
Il secondo e il terzo saggio sono opera
della storica dell’arte Concetta Restaino
e riguardano il monumento più insigne del
Vallo: la Certosa di Padula. La studiosa
mette in rilievo aspetti e momenti legati
alla lunga vita storica, religiosa e artistica del grande monumento, offrendo una
lettura particolareggiata e interessantissima delle tarsie del coro dei Padri di San
Lorenzo. Segue un’indagine dello storico
dell’arte Antonio Braca sulle presenze ar-
tistiche a Padula tra medioevo ed età moderna: dal Battistero di San Giovanni in
Fonte alla cultura barocca, mentre la Restaino successivamente, sviluppa un saggio sulla Chiesa di Santo Stefano e sul patrimonio artistico di Sala Consilina. Il
prof. Abbate, poi, fissa la propria attenzione su un altro interessante centro artistico-culturale del Vallo: Polla, analizzandone i monumenti e le opere più importanti. Ma è ancora il Braca a prendere sulle proprie spalle l’onere di mettere
in evidenza le opere d’arte presenti in altri
centri del Vallo, sviluppando argomentazioni e attribuzioni, elaborando pareri e
spunti di ricerca ulteriori su questo vasto
territorio a Sud di Salerno. Chiude il volume la pubblicazione degli inventari
d’arte esistenti nei luoghi sacri del Vallo
di Diano nel 1811, a cura dello storico
Carmine Carlone e di Annalisa Ricciardi.
Nel volume però, purtroppo, non si parla
delle rovinatissime pitture murali presenti nel chiostro del Convento di San Francesco a Padula né di quelle delle lunette
del chiostro del Convento di Sant’Antonio
a Polla. Sono cicli dipinti “devozionali”,
con scene che rimandano a episodi della
Vita di San Francesco di Assisi; sono pitture seriali, se vogliamo, ma sicuramente
di un certo rilievo per la cultura artistica
del Vallo di Diano. Sono opere databili
sul finire del XVI secolo e i primi anni del
successivo. A Padula le lunette sono firmate e datate: appartengono al pittore
San Cono arriva a Montreal
Sono partiti in momenti diversi della loro vita,
lo hanno fatto per le ragioni più disparate,
ma ciascuno di loro ha portato con sé una
parte della propria terra. Così anche San
Cono si è ritrovato “migrante”, con un biglietto di solo andata, destinazione Canada.
Un viaggio che lo ha portato nelle terre di
Cristoforo Colombo da ormai 10 anni; da allora l’Associazione San Cono di Montreal ha
iniziato a lavorare per tenere viva la memoria e dedica la terza domenica di giugno al
santo Patrono teggianese, in perfetto stile
made in Italy, con una solenne messa e una
processione, ma qui San Cono ha conquistato una valenza diversa. Sfilando per le strade
di Saint Leonard, il noto quartiere di Montreal abitato prevalentemente da Italiani, il
santo è apparso nelle vesti di simbolo del
Vallo di Diano e dell’Italia intera. Il 18 giugno le bandiere tricolore hanno sventolato
dai balconi degli italiani per porgere un saluto al protettore di Diano, ma anche per rendere omaggio al simbolo dell’italianità intera. Un incontro tra generazioni, un confronto tra culture del Bel Paese per ritrovarsi uniti
a festeggiare i dieci anni di vita insieme, sotto
un’unica bandiera. La giornata è poi proseguita con un ricco banchetto e tanta buona
musica, sono state regalate anche delle placche alla memoria per onorare i primi migranti
arrivati in terra americana dal Vallo di
Diano. Tante belle parole hanno regalato alla
giornata un pizzico di quella nostalgia che
non fa mai male e per tutti una sola nota: “Ah
l’Italia”. Un sussulto che ha il sapore di malinconia, e un retrogusto di fierezza e coraggio, nei loro cuori impressa l’immagine della
vecchia cara Italia, distante ormai anni luce.
Tania Tamburro
ebolitano Ottavio Paparo, una personalità artistica tutta da scoprire e studiare, e
sono del 1594: versano in uno stato di cattiva conservazione. Anche il ciclo di Polla
sembrerebbe essere dello stesso autore,
ma le lunette dipinte sono state malamente “restaurate” nel corso del tempo e ciò
ne ha compromesso la lettura originaria.
Sempre al Paparo sono da attribuire, a
mio avviso, anche i dipinti murali nelle lunette del chiostro del Convento della SS.
Trinità di Eboli, in cui vi sono scene pittoriche del tutto sovrapponibili ad altre
presenti nei cicli francescani di Padula e
Polla. Di questi affreschi e del loro autore mi sono interessato personalmente (già
a partire dai lavori di restauro delle lunette del Chiostro del Convento della SS.
Trinità di Eboli) tra gli inizi del 2002 e
nel 2003, con saggi brevi pubblicati a più
riprese nel mensile di cultura “Il Saggio”:
n. 75 (Giugno 2002, p.4); n. 76 (Luglio
2002, p.4); n. 77 (Agosto 2002, p.4); n. 80
(Novembre 2002, p.4); n.83 (Febbraio
2003, pp.4-5).
Infine, un sentito ringraziamento va a tutti
coloro che hanno, non solo con questo volume, contribuito e che contribuiranno a
una migliore conoscenza, sempre più approfondita e filologicamente corretta, alla
conservazione di un patrimonio artistico
sovente trascurato e poco conosciuto, ma
di grande importanza per la storia artistica italiana e meridionale in particolare.
Gerardo Pecci
Padula, conferenza al “Carlo Alberto”
Domenica 19 giugno 2005, nella sede
del Circolo Sociale “Carlo Alberto” di
Padula, presentata dal Presidente Felice Tierno e con la collaborazione
della dottoressa Concetta RESTAINO,
esperta dell’Arte Meridionale ed in
particolare della pittura napoletana
del ‘500, si è tenuta una conferenza sul
tema “IL PATRIMONIO ARTISTICO
DELL’ANTICA DIOCESI DI POLICASTRO”.
A trattare l’argomento il professor
Francesco ABBATE, Docente di Meto-
dologia della Storia dell’Arte presso
l’Università degli Studi di Lecce, autore di numerose pubblicazioni tra le
quali il IV volume della “Storia del
Vallo di Diano-La Cultura Artistica”,
edito da Leveglia.
Tra i presenti, il prof. Giuseppe Colitti di Sala Consilina, Ordinario di
Lettere Italiane e Storia ed il prof. Emilio Giordano di Padula, Docente di
Metodologia e Storia della Critica letteraria presso la Facoltà di Lettere e
Filosofia dell’Università di Salerno.
10
N.24 ❚ 1 luglio 2005
CILENTO
Exposcuola 2005 tra novità e conferme
Exposcuola è in continuo rinnovamento, pronta ad offrire sempre di più e con l’intento di favorire una relazione più attiva tra le scuole italiane.
Il Comitato Tecnico Scientifico di Exposcuola ha prorogato le date di scadenza dei bandi per la presentazione dei
progetti da parte delle scuole che intendono avere un ruolo
più attivo all’edizione del 2005.
Per la partecipazione al concorso “Il Bello del Bello” la
data di presentazione delle schede è stata prorogata al 28
giugno 2005. Tale concorso è destinato alle Accademie di
Belle Arti di tutta Italia. Quest’anno è alla sua seconda edizione e unisce protagonisti del mondo artistico, scuole e
istituzioni in un progetto di riqualificazione territoriale che
ha il suo fulcro nel bello, inteso come armonia, liberazione dalle trappole della percezione, apertura verso nuovi
scenari.
Al 30 settembre 2005 è fissato invece il termine ultimo
per prendere parte al “Premio Exposcuola 2005: …il
SOGNO”. Il bando è rivolto a tutte le agenzie formative del
territorio nazionale: scuole primarie e secondarie, università pubbliche e private e soggetti sociali in partnership obbligatoria con
almeno una scuola o una specifica agenzia formativa. Gli argomenti
tematici intorno ai quali il progetto può ruotare sono:
- l’Area dell’Impegno Civile e della Cittadinanza Attiva ( Pace
e diritti umani, Legalità e civile convivenza, Pari Opportunità),
- l’Area dell’Innovazione e della Sostenibilità (Scienza, Tecnologia, Ambiente e salute, Alimentazione),
- l’Area della Fantasia e della Creatività (Linguaggi e comunicazione, Gioco, Tempo libero)
- l’Area delle Identità e della Solidarietà (Storia e tradizioni, Intercultura, Volontariato).
Le classi III, IV e V delle scuole secondarie superiori avranno a
loro volta tempo fino al 30 settembre 2005 per partecipare alla terza
edizione del Concorso “La Provincia del Sole” che, in collaborazione con l’Unione delle Province Italiane e con il contributo delle
Amministrazioni Provinciali d’Italia, mira a rendere gli studenti
protagonisti assoluti della promozione di un territorio attraverso la
realizzazione di video volti ad illustrare le bellezze paesaggistiche
e artistiche degli ambiti di appartenenza, ovvero, lo spirito dei luoghi percepito come elemento cruciale nella costruzione di un’identità. Le tre proposte sono l’azione di punta di Exposcuola, il
VI Salone del confronto tra le proposte formative dell’Europa e del
Mediterraneo, in programma dal 9 al 12 novembre 2005 presso il
Campus di Baronissi dell’università di Salerno.
G.C.
Con i detenuti in permesso premio
Chiuso il festival della canzone sacra
“Abbiamo proposto uno sguardo rivolto ai troppi bambini che soffrono ed al desiderio di trovare per loro un po’ di serenità”. Così Peppe Cirillo, fondatore e
anima del gruppo etno-music AntiquaSaxa, visibilmente commosso, riesce a spiccicare il suo comunicato tra la festa generale. Chiusa la prima edizione del Festival della canzone sacra, continua il progetto di solidarietà. Ci hanno pensato i vincitori, gli AntiquaSaxa, con la canzone
“Filastrocca”, a dare un messaggio sul
palco della Provvidenza di Vallo della Lucania. Ricevuto il premio di mille euro, lo
hanno consegnato all’organizzatore del
Festival, Gino Del Vecchio, affinché lo
destinasse ad un’opera sociale. È toccato
quindi a don Gugliemo Manna, delegato
diocesano, accettare l’assegno e decidere
come investirlo. Poi i Peter’s Gospel
Choir, un gruppo-famiglia con la passione
per gli Spiritual, hanno regalato momenti
di puro godimento musicale, emozioni che
dal palco si sono trasmesse in platea. I giovani napoletani fanno della loro arte anche
uno strumento di solidarietà con spettaco-
li di sensibilizzazione sociale. Due
belle voci,
Nevada e la
giovane
Anna Nese, si
sono divise il
terzo posto
ex equo. Sul
palco non è
prevalsa la
competizione
ma il piacere
di ascoltare
tante belle
canzoni. Grazie alla direzione artistica
del Maestro Maurizio Iacovazzo, professionalità e simpatia per la “vessicchiesca”
somiglianza al collega sanremese, le cose
sono andate nel più roseo dei modi. E il
filo rosso dell’impegno per i detenuti non
si ferma qui. Dopo aver ascoltato le toccanti poesie scritte e recitate dai detenuti
in permesso premio, racconti di sofferenza e della voglia di ricominciare a vivere,
continua l’impegno per rivolgere al Parlamento la richiesta di amnistia che papa
Wojtyla fece nella visita a Montecitorio.
Nicola Nicoletti
di Olimpia Nicoltti
Un povero Cristo è approdato
a Villa Littorio, già Fogna
“I sottoscritti cittadini in relazione alla delibera n.63 approvata dalla giunta comunale di Laurino il 9/4/2004, relativa al posizionamento della
statua di Gesù di Nazareth su piazza Costantinopoli, chiedono la revoca della suddetta delibera ritenendo tale collocazione in contrasto con l’ambiente circostante, precludendo la visione dell’eccezionale panorama che si può ammirare dalla
piazzetta stessa. Inoltre da un punto di vista funzionale essa creerebbe problemi di manovrabilità
ai veicoli che su tale piazzetta sono costretti a girare causa la non accessibilità
di via Costantinopoli a mezzi di elevate dimensioni”. Nella delibera possiamo
invece leggere: “Premesso che i cittadini di fede cattolica, residenti alla fraz.
di Villa Littorio, hanno acquistato una statua rappresentante il Gesù di Nazareth da posizionare, possibilmente in luogo in luogo ben visibile lungo la via processionale in modo da consentire, una tappa di adorazione durante la processione in onore dei Santi ricorrenti il 24 giugno – San Giovanni Battista (Santo
Patrono), il 6 agosto (san Salvatore) ed il 15 agosto (Madonna di Costantinopoli)”
I fatti: “il povero Cristo” dopo anni di segregazione in un garage fu messo
fuori esposto a tutte le intemperie. Ha subito il processo di essiccazione al sole,
di ibernazione dopo le calamità naturali dell’ultimo inverno – inferno.
I cittadini di Villa, recandosi alle Poste, si chiedevano cosa fa mai in quell’angolo di terra quel “povero Cristo”?
Per anni si è ignorato l’origine e la provenienza. Finalmente l’amministrazione del “Faro”, fedele osservatrice dei sei precetti di misericordia corporale, dettateci della nostra Madre Chiesa, (IV precetto alloggiare i pellegrini)
come un atto di legale (interesse di parte) ha vistato un passaporto falso, dando
così al “povero Cristo” il diritto di soggiorno a Villa Littorio.
I cittadini di Villa chiedono una risposta pubblicata in forma ufficiale; in
quale data è stata fatta la colletta, da chi fu autorizzata, chi autorizzò l’acquisto e da chi fu acquistato.
Nessun cittadino ha dato mai un solo millesimo di lira (all’epoca non c’era
ancora l’euro). Si deliberò dopo alcuni ann, in aprile 2004, con troppa faciloneria, in nome e per la cittadinanza; da tener presente che quest’ultima ignorava il tutto.
La rifulgente luce del “Faro” ha dato il via a quella falsa delibera in modo
poco corretto. Il richiesto consiglio non è stato tenuto, il parere di molti amministratori non è stato preso in considerazione fcendo evincere da parte del
sindaco un assenso alla prepotenza.
Per fortuna al serio è subentrato il comico!.
Il giorno 15/6/2005 imperterrito il nostro
sindaco, dott. Gaetano Pacente, assisteva all’arrivo del trattore sul quale era stato collocato “il povero Cristo” seguito da pochi accoliti. La scena del Carnevale in piena stagione è
stata quanto mai sintomatica.
Mi rammarico che quel giorno mi trovavo a
Napoli, altrimenti mi sarei procurato il piacere di reperire un asino per dare maggiore folclore ed anche significato alla scena. Quale cittadina di Fogna, chiedo all’amministrazione l’autorizzazione di preparare i
festeggiamenti per l’inaugurazione e la benedizione di questo “Monumento”.
Programma: Inviterò un cardinale per la benedizione, delle squadre di Carabinieri a Cavallo, una delle migliori bande musicali pugliesi che farà vibrare nell’aria le note di “Faccetta nera”.
A questo punto non ho altri commenti da fare; mi arrogo il diritto di appropriarmi del latino maccheronico di Totò, principe della risata, il quale trovandosi ad esprimere un giudizio in situazioni analoghe, con enfasi esclamava: “Pauperi nos ubi schiaffati sumus”.
1 luglio 2005 ❚
IL DIBATTITO
l’Editoriale
Franco Arminio , dalla prima...
“Paese mio” che stai...
tri, però c’è lo spazio per impiantarli, per
farli crescere. Penso a saperi antichi. Penso
al saper vivere senza addobbarsi di cose
come alberi di Natale. Penso al saper vivere nutrendosi di silenzio e luce, piuttosto
che di fretta e rumore.
Non si può proseguire in questo scempio
di spazio e di tempo. lo ho a cuore i paesi
più sperduti, quelli più abbandonati, perché
lì la morsa è meno stretta. Lì l’economia è
un telone che non copre tutto. La vita non
si svolge nella serra delle vendite e degli acquisti. In ogni posto ci deve essere gente
che sa fare un buon pane e un buon cinema, gente che sa potare un albero e che sa
aiutare i deboli.
Bisogna rimettere ordine nella società
partendo dai suoi organismi più piccoli che
sono proprio i paesi. L’Italia ha una storia
che meglio di altre nazioni può avviarla a
questo compito. Un compito che non si
esaurisce in una legge che peraltro è stata
già scritta e non si riesce ad approvare. Un
compito che pone il paese come luogo di
sintesi tra la ruralità e l’urbanità. Per stare
un po’ meglio non dobbiamo essere in
molti né troppo pochi. Questa evidenza
spesso viene dimenticata. E allora abbiamo
chi muore di smog e chi di desolazione. Abbiamo il contadino che va a fare la spesa
nel centro commerciale e il cittadino che fa
tre ore di fila per due ore di campagna.
Le stelle e il Pii
Pur vivendo in un piccolo centro, non
sento di fare una piccola vita. Ho scelto di
restare in un paese perché mi sembra un
luogo di osservazione privilegiato, UD1 spe-
cie di moviola con cui si possono guardare
gli errori, i colpi proibiti dei forsennati dell’egoismo, dei dannati della fretta e dell’opulenza. Con questo non si risolve tutto. La
vita dei luoghi è sempre a rischio, come
quella delle persone.
Ogni posto abitato dagli uomini è come
un neo sulla pelle del mondo. Luogo di potenziale degenerazione tumorale. Da questo punto di vista, le città sono i nèi più
grandi e i cittadini devono decidersi a tornare nei luoghi da cui sono partiti. Anche a
costo di nutrirsi di cicorie. Non abbiamo bisogno di tre macchine e due ‘. telefonini.
Abbiamo bisogno di carezze, i di fratellanza, di gente che ci faccia i compagnia in attesa della morte. Questi : sono buoni saperi, come saper fare un buon caciocavallo, una bella poesia. Tornate nell’entroterra. Abbiate cura di lasciare la strada ferrata di queste presunte comodità che rovinano la vita. Mi piacerebbe un politico che
usasse questo tono, usasse qualche verità
scomoda e non questa gente di destra e di
sinistra sempre pronta a ribadire le stesse
chiacchiere per dirci soltanto che dobbiamo produrre e consumare di più.
Queste verità si possono comunicare
anche in un comizio silenzioso, magari
standosene seduti su una panchina in un
lunedì mattina. La ferraglia e la ruggine di
questa società si deterge con la luna più
che con la borsa. Le stelle sono più importanti del PiI per la nostra vita e per la nostra
morte. Se non abbiamo capito questo saremo sempre formiche accecate che girano tutto il giorno con un grande peso sulle
spalle senza mai trovare la via della tana.
Franco Arminio è nato nel 1960 a Bisaccia (Av), dove vive. Lavora in Irpinia e altrove come
paesologo
o. Ha pubblicato quattro li bri di versi: Cimelio dei profili (1985) Atleti (1993),
Homo Ti mens(1997
7) e Sala degliaffreschi(1998).ln prosa sono usciti Diario Civile (Sellino,
1999) e Viaggio nel crate
ere (Sironi, 2003): un viaggio nei paesi irpini sconvolti dal terremoto del 1980. Ultimamente si occcupa della realizzazione di documentari sul paesaggio.
dalla prima
2005 stessa spiaggia,
stesso mare
soprattutto se si tratta dei più fedeli. E allora, largo ai
pacchetti vacanzieri in offerta ed agli abbonamenti
scontati.
Tra le offerte più convenienti c’è quella proposta dal
lido Aurora di Agropoli. Qui, in giugno, un ombrellone, due lettini, cabina ed una sdraio si avranno per la
modica cifra di 10 euro al giorno.
Il discorso abbonamenti è più vario. Tra gli stabilimenti più “economici” figura La Gondola, a Torre di
Paestum, con i suoi 250 euro mensili per un ombrellone e due sedie, che diventano 380 se si preferiscono
i lettini. Cifre che si dimezzano rigorosamente se si
tratta del mese di giugno.
Segue a ruota il lido il Clorinda: 180 euro per un ombrellone e due sedie in giugno, che diventano 280 nei
mesi di luglio e agosto. Un supplemento è previsto se
si opta per il lettino (da tre euro a cinque euro a seconda del mese). Le docce fredde (libere) e calde (a
gettoni) le si trovano dappertutto, il parcheggio (grande o piccolo che sia) anche, l’animazione per grandi e
piccini la offrono i più e un punto di ristoro non manca
davvero in nessuno stabilimento.
Altra spiaggia, altri prezzi. Ad Agropoli sempre il lido
Aurora propone per il mese di giugno due sedie con
ombrellone per 300 euro, il prezzo arriverà a 340 euro
scegliendo due lettini. Anche qui la tariffa varia a luglio e agosto: gli euro diventano 350 per ombrellone
e due sdraio, 390 con i due lettini. Lo stabilimento è
modernamente attrezzato: non mancano, infatti, disco
bar, lunch beach mini club, happy hours con ingresso
libero, cornetteria notturna.
A giustificare la differenza di prezzo, quindi, i servizi
offerti.
Il ristorante? E’ contemplato da tutti, dunque: dal più
tradizionale, ristorante pizzeria bar, al self service, al
lunch beach il passo è breve.
Sono in molti, poi, i gestori che organizzano serate a
tema per i propri clienti: animazione e dancing sono tra
le offerte più gettonate della stagione 2005.
Anna Vairo
OFFICINA KOINÈ
I tre “turni” di Ricigliano:
il rito, llaa festa e il folklore
Come ogni anno, ormai da tempi remoti, si
è svolta a Ricigliano la “Turniata” di San
Vito: dopo la Santa Messa delle 11.00 tutti in
fila per compiere i “tre turni” intorno alla
cappella dedicata al Santo, prima le persone
e poi via via tutti i pastori del paese con il proprio bestiame.
Il gregge arriva di corsa facendosi largo tra
la folla plaudente incitato dai “camuna!”
(“cammina!”) del pastore – conduttore che,
con il bastone in aria, guida “i suoi” nel compiere il rito cercando di stare il più in ordine
possibile.
Alla fine dei tre turni esce fiero e contento
dal circuito e fa posto ai colleghi che intanto
aspettano lungo la strada che porta alla Cappella, scambiando qualche chiacchiera con i
passanti e con quanti non vedono da un po’,
ma pronti a partire non appena chiamati.
Il gregge è l’orgoglio del pastore: durante
la tosatura primaverile egli è stato ben attento a lasciare intatto parte del vello che formerà dei rilievi decorativi sul dorso di alcuni animali, ulteriormente arricchiti da sgargianti decorazioni geometriche (cerchi concentrici, stelle ed anelli) dalle molteplici colorazioni e poi da nastri, fiocchetti e tricolori sulle lunghe corna spiraliformi, che completano l’opera di abbellimento degli armenti.
I più giovani si esibiscono in corse ritmate
da fischi e alternate da balzi compiuti dagli
animali che copiano il loro conduttore nelle
evoluzioni da egli proposte sotto l’occhio divertito degli astanti.
La partecipazione popolare contribuisce ad
arricchire uno dei riti più sentiti in questa
zona della Provincia dove gli animali costituiscono, in molti casi, l’unica fonte di sostentamento e svolgere il mestiere del pastore non è per niente indecoroso. La festa è sicuramente una buona occasione per incontrare un po’ tutti, salutare calorosamente
quanti non si ha il piacere di vedere da
tempo, mangiare qualcosa insieme e bere un
buon bicchiere di vino che scalda i cuori e
rende più vivace la comunicazione arricchendola di argomenti e precisazioni.
In taluni casi a condurre gli animali sono
state anche tre generazioni insieme evidenziando la volontà di eseguire questi gesti radicati ormai nel tempo, come riti propiziatori necessari oggi come ieri ma che sicuramente si ripeteranno anche nel futuro.
Virgilio Mari e Francesca Liotti
Tel. 0828620052 [email protected]
www.officinakoine.com
12
N.24 ❚ 1 luglio 2005
CAPACCIO
Helenia Paestum: i dipendenti, personaggi in cerca d’autore
Sica cambia strategia e tenta il rilancio della società mista chiedendo sa crifici ai lavoratori. Alcuni abbandonano l’assemblea, ma la trattativa è
aperta. Ha bisogno solo di tempo.
Più
che un’assemblea di lavoratori si è trattato
di un dramma collettivo l’incontro che si è
svolto nella sala Erica di piazza Santini a
Capaccio Scalo la sera del 21 giugno scorso.
E gli ingredienti del dramma c’erano
tutti: il contesto, l’oggetto del contendere, i
protagonisti e i comprimari e gli spettatori.
C’è stato anche la domanda tormentone:
“Diteci se dobbiamo liquidare o salvare”.
Il contesto è surreale. Si tratta di un’assemblea di lavoratori dove la fanno da padroni i politici che, a getto continuo, cercano di convincere i potenziali futuri disoccupati dell’Helenia Paestum che sarebbe
meglio per loro non chiuderla ma salvarla a
fronte di un sacrificio economico della maestranze pari a circa il 18% del salario e alla
rinuncia della 14^ mensilità.
I protagonisti che si fronteggiamo sono
il sindaco Enzo Sica e Leonardo Tortora,
segretario provinciale della C.g.i.l. funzione pubblica. I due, nei vari incontri che ci
sono stati, sono sempre arrivati a ferri corti.
Anche in questa occasione sono volate parole grosse: “Sindacalista del cacchio” all’indirizzo di Tortora e, dopo innumerevoli provocazioni, “sindaco del cazzo” verso
Sica. C’è da dire che in più occasioni alcuni consiglieri della compagine di maggioranza (ecco i comprimari), si sono scagliati come una falange contro Tortora con ingiurie e braccia levate.
Gli spettatori, alcuni componenti del
C.d.a. dell’Helenia, un paia di giornalisti e
qualche curioso, hanno fatto fatica ad orien-
tarsi in una situazione kafkiana che notava
uno scambio di ruoli tra “vittime e carnefici”.
Ed è proprio da questa inversione dei
ruoli che bisogna partire per riuscire a capire la trama del dramma.
E’ di pochi giorni la decisione, concordata con i sindacati, di liquidare la società
mista. Si chiedeva l’intervento del prefetto
per la riassunzione dei dipendenti a carico
della società subentrante per l’emergenza
estiva per poi prevedere una specifica voce
nel capitolato del bando per l’esternalizzazione dei servizi.
Evidentemente, fatte le verifiche del
caso, l’amministrazione ha ritenuto che non
ci fossero certezze rispetto al mantenimento in servizio di tutti i dipendenti. Ed ecco
il colpo di scena! Sica, prima, chiede al
C.d.a. di posticipare la data di convocazione dell’assemblea dei soci che doveva decretare lo scioglimento. Poi convoca una riunione di maggioranza durante la quale comunica le sue perplessità e convince i suoi
che bisogna cambiare strategia: l’Helenia
Paestum si deve salvare.
Infine indice un’assemblea con i dipendenti per chiedere loro di fare la loro parte
in termini di sacrifici ponendo il paletto dei
2.100.000,00 Euro il limite di spesa che
l’ente è disposto a versare per i servizi in
convenzione.
A nostro avviso, oltre alla necessità di
salvaguardare i posti di lavoro, c’è anche la
presa di coscienza che salvare l’Helenia,
costerà meno che liquidarla alle casse co-
LICEO PIRANESI
munali.
I lavoratori, che in assemblea si sono trovati a
svolgere più ruoli, (Come “I
sei personaggi in cerca di
autore” di Pirandello) sono
sfiancati, delusi, incerti, a
volte apatici. Qualcuno si
alza e se ne va, dopo aver
imprecato contro politici e
amministratori. Altri restano per capire. Altri ancora
fanno capannelli fuori dalla
sala. Insomma è un dramma
vissuto in presa diretta: Salvaguardare il posto accollandosi sacrifici importanti per retribuzioni che in
media si aggirano intorno ai
1.000,00 Euro o affidarsi alla lotteria di
un’assunzione legata ai bisogni della società che si aggiudicherà la gara d’appalto?
“Diteci se dobbiamo liquidare o salvare”.
Non mancano i paragono con l’Alitalia
e con la Parmalat. Soprattutto non mancano le richieste di far pagare a chi ha ridotto
la società in queste condizioni.
L’assemblea finisce, Mimmo Nese, assessore all’urbanistica, chiede una risposta
entro le 17,00 del giorno dopo prima della
seduta del Consiglio comunale.
Una mediazione sembra prendere
corpo:”Rinuncia alla 14^ mensilità senza
intaccare gli stipendi in tempi certi, oltre all’individuazione di una modalità che ga-
rantisca i lavoratori rispetto al piano di risanamento da attuare”.
“Diteci se dobbiamo liquidare o salvare”.
Più di un’ipotesi di accordo non si poteva sperare in una serata vissuta all’insegna
del dramma. La notte porterà consiglio e,
forse, con un piano più dettagliato da parte
del C.d.a. , si potrà, finalmente, vedere un
po’ di luce in una vicenda che è durata fin
troppo.
Il Consiglio Comunale ha già nominato
una commissione d’indagine per l’accerta-
mento di eventuali responsabilità sulle vicende S.i.b.a. ed Helenia Paestum. Ne fanno
parte Paolino, De Simone, Cetta, Farro e
Bruno. Entro l’anno ci saranno le conclusioni.
Intanto bisogna riconoscere che non è facile mettersi in discussione, Sindaco e maggioranza l’hanno fatto prendendo atto che
l’Helenia si può salvare. Bisogna dargliene
atto e accompagnare con attenzione l’evolversi della situazione. Un fallimento avrebbe conseguenze pesanti sia per i livelli occupazionali sia per la tenuta di un livello
accettabile della pulizia di Paestum.
“Diteci se dobbiamo liquidare o salvare”.
Bartolo Scandizzo
Il premio Felma raccontato dal preside Capo
Il Primo Premio di Poesia FELMA è
dedicato, proprio come indica l’acronimo, alla
memoria dei nostri studenti Francesco, Erica,
Luigi, Massimo e Alessandro.
Cinque giovani vite stroncate tragicamente da
un destino cinico e crudele in circostanze e
momenti diversi nell’arco degli ultimi anni.
Con genitori, familiari, compagni di scuola,
docenti e quanti li conoscevano, e non, rimasti
attoniti ed affranti in un dolore immenso,
indicibile, inconsolabile. Erano belli, felici e
pieni di vita. I loro sogni cominciavano ad
avere contorni sempre più definiti. Ma la loro
vita se ne è andata. Volata via come i sogni di
un ‘alba mai iniziata.
Come la Silvia di leopardiana memoria che
‘periva... tenerella... quando saliva il limitar di
gioventù... senza vedere il fior degli anni suoi’.
E proprio questi versi abbiamo voluto
assumere. come titolo ad un Bando di Concorso
a premi tra gli studenti di tutti i Licei della
Provincia al fine di tenere sempre desta nei
nostri cuori la memoria delle cinque vite
spezzate.
Hanno risposto in tanti, tantissimi discenti di
tutti i Licei salernitani, nessuno escluso,
inviandoci i loro sentimenti, le loro emozioni, i
loro sogni, le loro lacrime dedicate a questi
sfortunati coetanei. Alcuni dei nostri studenti,
poi, hanno voluto recitare i versi scritti in onore
dei loro compagni, in un’atmosfera mesta.e
surreale, tra voci fuori campo, note musicali,
danze, in uno scenario suggestivo, con i
maestosi templi dorici di Paestum appena
illuminati da una falce di luna, a fare da
incomparabile cornice. Ad ascoltarli un
pubblico strabocchevole in religioso silenzio,
EPPUR SI MUOVE
Quando tutti non avevano più la forza di
protestare. Quando gli scettici sopravanzavano i pochi credenti. Quando l'estate era
sul punto di affievolire anche le ultime proteste. Ecco che si materia
alizza una trivella
sul cantiere, recintato da oltre un anno,
dove sorgerà il tanto agognato liceo Sc
cientifico di Capaccio. E' una struttura attesa da
un trentennio e i tanti che hanno frequentato il liceo di Capaccio lo hanno atteso invano durante i 5 anni di frequenza e, poi,
quando i loro fiigli hanno cominciato a frequentarlo. Saranno i nipoti dei primi alunni di quel liceo a calpestarre i corridoi della
nuova struttura i cui lavori sono iniziati in
questi giorni. Meglio tardi che maii!
preso da una commozione intensa, profonda,
palpabile... che toglieva il respiro.
C’erano tutti: Autorità istituzionali politiche, dirigenti scolastici, docenti, alunni e
tanta, tanta gente comune. Erano presenti gli
studenti vincitori dei premi messi a
disposizione con molta generosità dalla
Fondazione del Banco di Napoli, dall’
Amministrazione Provinciale di Salerno, dall’
Amministrazione Comunale di CapaccioPaestum e dalla Banca di Credito Cooperativo
di Capaccio -Paestum. Tra le poesie pervenute,
tutte meritevoli di encomio, ne sono state
prescelte e premiate quaranta che ora vengono
raccolte e stampate in questo opuscolo. Per non
dimenticare... come vuole Liuccio nei suoi versi
dedicati ai nostri cinque mai troppo compianti
alunni. Il nostro è un progetto sociale che deve
crescere - come vuole Ketty Volpe - e noi ben
volentieri raccogliamo il suo invito e ci
impegniamo a promuovere una seconda
edizione, speriamo più ricca di premi e con una
maggiore partecipazione, che rivolgiamo agli
studenti di tutti i Licei della Regione
Campania.
Proprio per educare alla vita, per toccare le
corde dell’animo, per piangere amici...
Angelo Capo
1 luglio 2005 ❚
VARIA
Piano sociale di
zona, al via la
quarta annualità
E’ stato depositato presso la Regione Campania il Piano di Zona ambito s/6 per la
quarta annualità così come approvato dal
Coordinamento istituzionale dell’ambito S6,
nella seduta del 27 maggio 2005 ha approvato il “Piano Sociale di Zona” – 4^ annualità, in attuazione della legge 328/00.
Alla seduta, presieduta dall’assessore Giuseppe Mauro (nella foto sopra), in rappresentanza del comune di Capaccio capofila,
erano convocati i primi cittadini delle 21
municipalità dell’ambito, i rappresentanti
dell’ASL Sa 3, della Provincia di Salerno e
delle 2 comunità montane “Calore Salernitano” e “Alburni”.
Le risorse finanziarie della 4^ annualità, che
ammontano a circa 2.500.000 euro, saranno
impiegate, secondo la progettazione predisposta dagli esperti dell’UdP, coordinato
dalla responsabile avv. Rosa Egidio Masullo (nella foto in basso), in diverse aree di intervento riguardanti le responsabilità familiari, i diritti e la tutela dei minori, le persone anziane, il contrasto alla povertà, le persone disabili, la prevenzione dalle dipendenze, le azioni di sistema (UdP), i servizi
per il Welfare d’accesso.
Innovativa la procedura per la progettazione, aperta e condivisa, del Piano che si è sviluppata per mezzo di incontri di sub-ambito e tavoli di concertazione, ai quali hanno
partecipato operatori del Piano e soggetti
istituzionali, con dirigenti dei servizi sociali
degli enti associati, operatori del terzo settore e del mondo della scuola.
Cesano Maderno, isola di Aquara
in Lombardia per un giorno
Gli Aquaresi a Milano. Sembra il titolo di un film e invece
si tratta di un evento che ha raccolto intorno ai tavoli del
ristorante “La Montina” di Cesano Maderno oltre trecento conterranei provenienti nella maggior parte dei
casi da Aquara, ma folte le delegazioni di altri comuni
del Salernitano.
Della delegazione facevano parte il nuovo parroco di
Aquara, Don Donato Romano, due Assessori della Comunità Montana Alburni, Enzo Luciano e Giovanni Marino, i rappresentanti della Bcc di Aquara, il direttore
della Bcc di Aquara , Anotnio Marino, Presidente della
Coldiretti provinciale e alcuni consiglieri comunali.
Così domenica 19 giugno ha luogo il secondo incontro
che non a caso si chiama “Amici e Sapori della Nostra
Terra”. “Un incontro che dà sempre molte emozioni atteso dai me a dai miei paesani con gioia per rivedere vecchi amici per osservare i figli che crescono, per scambiarsi racconti e ricordi e per gustare i nostri prodotti
genuini e biologici”. Così descrive la giornata Giovanni
Levi, aquarese doc e animatore dell’evento che, da oltre venti anni, fa
la spola come un moderno “Caronte” tra Aquara e gli Aquaresi
dei residenti al nord.
L’incontro è stata l’occasione per
presentare i prodotti del SUd come
l’olio d’oliva ed il vino ma, anche
della rinomata mozzarella della
Piana di Paestum o i formaggi delle
zone interne. Tutti prodotti sempre
più richiesti dalle famiglie del Nord
e di cui i cittadini della Provincia
di Salerno sono i veri “testimonial”.
I motivi che hanno portato gli
aquaresi al Nord sono quelli che
tutti conosciamo: la mancanza di
lavoro, la crisi economica degli
anni ‘50. Oggi, dopo un periodo di
stasi, il fenomeno tende a riaffiorare. Mali endemici non permettono
al Sud di svilupparsi come dovrebbe. Nessuno perde la speranza, ma
tutti sappiamo che occorre inventarsi qualcosa di nuovo
e di meglio. Queste iniziative non vogliono essere solo un
“revival” o un qualcosa strappalacrime ma mirano anche
al concreto aprendo nuove frontiere ai nostri prodotti
nonché a promuovere il turismo di ritorno delle seconde
e terze generazioni. Dall1nsieme tra la passione e la concretezza può nascere qualcosa di utile. Nel corso della
giornata è stata premiata, la signora Maria Marino Bastolla, che con i suoi quarantacinque anni di vita al nord
è la più anziana emigrante di Aquara.
La Bcc di Aquara, la Comunità montana Alburni e la
Coldiretti di Salerno che hanno voluto sostenere l’iniziativa e, cosa più importante, essere presenti in terra
lombarda a testimoniare il forte legame che non si può essere sciolto né dal tempo né dalla distanza.
RedAzione
De Vita recitato dai bambini
Ancora una volta gli alunni di una Scuola
Elementare mi hanno sorpreso. Toccato il
cuore. E’ stata la volta degli alunni della V
elementare di Roccadaspide, Comprensivo Scolastico egregiamente diretto dal
prof. Francesco CARUSO.
Fui incaricato, alcuni mesi fa, dal Consiglio di Istituto, di guidare le classi V, a
conclusione del ciclo delle Elementari in
una ricerca riguardante gli antichi mestieri, le feste, i sapori. Proposi di farlo attraverso l’analisi delle mie poesie, scritte in
dialetto cilentano, proprio sui tre temi citati.
Ogni lunedì, giorno di rientro, mi recavo
nelle classi quinte di Rocca, di Serre, di
Tempalta e Carretiello per dialogare ed
ascoltare queste freschissime menti che
man mano, prima sorridendo, poi sempre
più presi dallo sfizioso dialetto ad interpretare i diversi brani. Da questo duraturo
incontro con l’autore sono nati tanti stimoli. I bambini hanno incominciato a farsi
raccontare dai nonni, dai genitori, dagli zii,
storie di feste, profumi di sapori, come ci
si sposava una volta e tante altre storie di
vita agreste e contadina.
Sono spuntati nuovi vocaboli per me,
come “la sfrionza” ed ho potuto constatare, dall’interesse montante nel tempo, di
quanto risulti positivo mettere in contatto
con le scolaresche delle Elementari personalità esterne al contesto per risvegliare
nuovi interessi.
Si è dovuto superare una certa iniziale ritrosia degli insegnanti, come se fosse stato
invaso il loro campo d’azione. Ma è stato
un attrito appena avvertito e solo iniziale,
poi tutti, indistintamente si sono messi a
collaborare alacremente e, di questo impegno, si sono visti i frutti nel saggio di
fine anno tenutosi venerdì 10 giugno alla
presenza di un folto pubblico, nella sala
consiliare di Rocca.
Singolarmente o per gruppi, i ragazzi, bravissimi in disegno, hanno composto dei
pannelli, ognuno in rappresentazione grafica di una poesia.
Uno spettacolo per me emozionante. Quasi
non riuscivo a credere che bambini così
piccoli potessero rappresentare poesie così
complesse come “’mpere a lo peraino
gruosso”, “l’incanto”, “aria re Pasqua” e
tante altre, in tutto una trentina di brani.
Sul palco durante la recita veniva esibito il
relativo pannello istoriato. Tra la recita di
una sezione e l’altra le quinte ci hanno deliziato con il coro, magistralmente preparato e diretto dal maestro Mario Inverso,
brani della tradizione cilentana. Imman-
cabile, all’inizio dello spettacolo, il brano
“so nato a lo Ciliento e mme ne vanto” del
medico cantautore Aniello De Vita.
Sono state due ore di puro divertimento e
puro interesse. Ciò si notava dal silenzio
che regnava in sala durante la prova e dallo
scrosciare convinto degli applausi alla fine
di ogni brano.
Alla fine dello spettacolo, a grande richiesta, non si sono potuto sottrarre alle richieste del brano che fa venire l’acquolina in bocca: “lo rraù re nonna Peppina”,
da me recitato.
Per questa serata indimenticabile, che resterà nei miei ricordi come una cosa cara,
mi preme di nuovo ringraziare il preside
prof. Caruso, gli insegnanti delle materie
letterarie delle quinte: prof. Ricco Luigia
della V A di Rocca, prof. Daniele Maria
Pia della V B di Rocca, prof. Catanese
Lina della V di Carretiello, prof. Antonella Chiacchiaro della V di Serre, prof. Brenca Angela della V di Tempalta.
Ne sono convinto, solo con la dovuta attenzione alla Scuola nelle diverse fasi con
uno sguardo attento al territorio, alle tradizioni, alle storie umane e di sofferenza,
riusciremo a formare cilentani meno parolai e più fattivi. Auguri Cilento.
Peppino De Vita
14
N.24 ❚ 1 luglio 2005
CULTURA
Salviamo dal degrado i Cappuccini
Campagna: ci sono affreschi stupendi,
ad incominciare dall’Ultima cena
Campagna - Fin dal Gennaio del 1997
furono trovati i resti di uno strano rito
tra le mura in rovina del Convento dei
Cappuccini, e per l’esattezza nella Sala
Refettorio, ove giganteggia un bellissimo affresco dell’Ultima Cena, vergognosamente lasciato deperire e rovinare, negli anni, senza che si facesse
nulla da parte di chi pure è tenuto a
tutelare e recuperare il patrimonio artistico.
Messe nere, riti satanici, luogo di ritrovo per balordi, drogati ed ubriachi?.
Non si sa. La fantasia, in questi giorni,
ma non solo, si è scatenata. Una cosa
è certa, però: il più totale abbandono
di uno dei monumenti più prestigiosi
di Campagna e della sua millenaria
storia.
Soppresso nel 1811, riaperto nell’epoca della restaurazione, e soppresso
di nuovo nel 1866, con riapertura temporanea nel 1773 e chiusura definitiva nel 1900, quando ormai il mastodontico Monastero ormai non era più
riconosciuto dagli stessi Superiori dell’Ordine.
La Chiesa (anticipata da un’artistica
Croce in pietra, che andrebbe rimossa
temporaneamente, per ubicarla in un
luogo significativo della Città, al solo
scopo di “salvaguardarla”), che non
presenta una facciata dal particolare
interesse architettonico, è a “pianta
rettangolare allungata, a navata unica,
con sei cappelle laterali, tre a sinistra e
tre a destra”. Completano “un ambiente voltato a padiglione dietro l’Abside, alcuni locali sotterranei, un
tempo adibiti a sepolcreto, ed un corridoio, posto al di sopra dell’ingresso
principale, collegato con il campanile
a vela” (crollato). Più complessa è la
descrizione del Convento, che si apre
ad occidente ed affianca la facciata
della Chiesa, e dei locali per la comunità, che si sviluppano su due piani, ad
una quota maggiore rispetto alla Chiesa. Interessante poi è la parte del “sepolcreto”, un’originale struttura di locali con altezza media di circa 5 metri,
realizzati con “sistema a volta”, accessibili dall’ingresso sul lato ovest, ad un
livello inferiore rispetto alla Chiesa. Tali
locali presentano “numerose botole”,
che si aprono sul terrazzo alle spalle
della Sagrestia. La muratura verso
valle, che si eleva delimitando il piano
di copertura dei locali, segna fortemente l’immagine del complesso monastico, sia per la consistenza che per
la serie ritmata dei 22 archi.
Mario Onesti
Tassa bonifica, no della tributaria per le zone alte
Il pronunciamento riguarda gli altavillesi
Mario Molinara e Pasquale Brenca
La commissione tributaria regionale composta da Antonio Siniscalchi, Filotero
Maratia e Fulvio D’Amato si è pronunciata sulla questione sollevata da Mario
Molinara e Pasquale Brenca relativa alla
riscossione dei canoni per la bonifica
delle zone alte di Altavilla Silentina. Per
i giudici tributari va confermata “l’ecdcepita prescrizione quinquennale dei termini di riscossione, va confermata”. Una
censura arriva dalla commissione tributaria e riguarda “il potere del Consorzio
d’imporre dei contributi ai proprietari
degli immobili ricadenti nel perimetro di
contribuenza… esercitato in modo scorretto e non risspettoso della legge, non po-
tendosi ravvisare alcun beneficio per i
soggetti incisi dal tributo”. Ed ancora:
“Va dunque accolto l’appello incidentale prodotto dai contribuenti in riferimento al mancato assolvimento da parte del
consorzio dell’onere di specificazione del
vantaggio effettivamente conseguito da
parte dei contribuenti in riferimento al
mancato assolvimento da parte del consorzio del’onere di specificazione del vantaggio effettivamente conseguito da parte
dei proprietari degli immobili ricadenti
nel perimetro di contribuenza. La novità
della questione e la sua intrinseca complessità giustificano l’integrale compensazione delle spese”.
L’Unione dei Comuni “Alto Calore”
Il 16 giugno nel
Convento di Sant’Antonio di Laurino, il consiglio
dell’Unione dei
Comuni Alto Calore ha approvato
il secondo bilancio
consuntivo
della sua breve
storia.
Salvatore Iannuzzi, presidente
dell’Unione, ha
dato il benvenuto
ai nuovi delegati, ha ringraziato chi con lui ha si è fatto promotore dell’idea e poi ha tracciato un bilancio sociale dopo due anni e
mezzo dalla costituzione.
“I lavori che la Provincia sta facendo sono il frutto della nostra
sollecitazione: la SP11, che collega Laurino a Piaggine e prosegue
per Sacco e Corticato, è una realtà – afferma Salvatore Iannuzzi Anche i sette miliardi di vecchie lire destinate ad un intervento
sul ponte del fiume Sammaro sono arrivati grazie all’intervento
dell’Unione”.
“La viabilità che collega i nostri paesi è sempre stata vissuta come
un dramma, -dice ancora il Presidente – oggi abbiamo ottenuto un
intervento strutturale grazie alla voce unitaria che l’Unione ha
fatto sentire”.
Se il Parlamento approverà la nostra richiesta per il rimborso
dei danni da neve sostenuta dal Sen. Gaetano Fasolino e dall’On.
Franco Cardiello, che hanno sollecitato l’attribuzione di quattro
milioni di Euro pari ai danni accertati, i nostri comuni potranno
LA SCHEDA
godere di risorse importanti.
In ogni caso il problema delle L’Unione dei Comuni è un’asrisorse certe è all’O.d.g. Mentre sociazione che si costituisce
la Provincia ha una specifica volontariamente con lo
posta in bilancio, ci sono ancora scopo di gestire e migliorare
problemi per i trasferimenti sta- la qualità dei servizi e delle
tali che devono essere sbloccati da funzioni e di ottimizzare le riun’apposita circolare ministeria- sorse economiche, finanziale che stabilisce il budget da de- rie umane e strumentali. Alstinare alle Unioni di comuni.
l’Unione dei Comuni dell’Al“Per poter fare una program- to Calore fanno parte i comimazione che risponda ai bisogni ni di Castel San Lorenzo,
del territorio – afferma Pepe – Campora, Felitto, Laurino,
abbiamo bisogno di sapere prima Sacco Valle dell’Angelo. Una
cosa possiamo spendere”. Ad oggi popolazione di 8.060 abitanlo stanziamento è di 150.000,00 ti per una superficie di kmq
euro per un indotto di 500/600 213,87. La sede dell’Unione e
mila euro.
nel comune di Felitto. Il Con“Da quando l’associazione si è siglio dell’Unione è esprescostituita c’è sempre stato un sione dei comuni partecipanclima di collaborazione e di soli- ti ed è composto dai rappredarietà – afferma Donato Di Stasi sentanti dei comuni stessi: il
– ed in più, confortati dai risulta- Sindaco membro di diritto e
ti raggiunti, l’augurio è che si due consiglieri di cui uno di
possano concretizzare nuovi pro- minoranza. La Giunta è comgetti”.
posta dal Presidente e da cinNell’intervento di Carmelo Ru- que assessori coincidenti con
bano c’è un po’ di rammarico i sindaci. Il presidente è eletperchè il paese di Piaggine è fuori to dal Consiglio dell’Unione.
da questa Unione e invita l’as- Il Direttore responsabile delle
semblea a riaprire un dialogo.
attività svolte dall’Unione, ha
Il Presidente sollecita una sem- una nomina a tempo deterpre maggiore collaborazione per minato con provvedimento
il futuro in cui ciascuno si assu- del Presidente previa delibema la propria responsabilità nei ra della giunta. Il segretario
servizi, nella progettazione, e dell’Unione è nominato dal
nella gestione. I nuovi uffici indi- Presidente ed è scelto tra i seviduati dal sindaco di Felitto, gretari comunali dei Comuni
Maurizio Caronna, e allocati nei dell’Unione.
locali della scuola saranno aperti Nel nostro territorio si sono
al pubblico e a disposizione degli costituite altre due Unioni,
amministratori il lunedì che il una nel Vallo di Diano e l’altra
martedì.
a Torchiara.
Gina Chiacchiaro
LA SETTIMANA
1 luglio
Gli itinerari del gusto
a cura di Diodato Buonora
[email protected]
Gli alberghi a Paestum: i migliori
dell’Italia balneare e …nessuno lo sa
L’affermazione “Gli alberghi a
Paestum: i migliori dell’Italia
balneare”, sicuramente, è dovuta
anche al campanilismo. Però,
girando e rigirando in lungo e
largo per la nostra penisola, ho
notato che gli hotel di Paestum
sono meglio curati che altrove.
Nella cittadina dei templi ci sono
molti alberghi che non hanno
nulla da invidiare (a parte
l’occupazione) a quelli di altre
rinomate località turistiche di
mare. Spazi, verde, confort,
ospitalità,
servizi,
bellissime
spiagge, buona cucina e tutto il
resto sono accessori normalissimi.
Tel 0828.720114 Fax 0828.720859
e-mail: [email protected]
url: www.ilvalcalore.it
Vi racconto una delle mie ultime
esperienze. La scorsa settimana
sono stato ad Igea Marina frazione
balneare di Bellaria nel Comune di
Rimini, 15.000 abitanti, 7 km di
spiaggia e circa 350 alberghi. È
facile intuire che anche la gente
del posto non conosce tutti gli
hotel, sono troppi, quindi già
trovare la nostra meta (eravamo in
quattro) è stata un’impresa.
Arrivati, al ricevimento troviamo
una segretaria straniera che
l’italiano lo mastica appena.
Assegnateci le camere, noto che la
mia 307 singola è a tre lettini, il
telecomando del televisore non
Grafica ed Impaginazione
Grafica
Direttore Responsabile
Il Valcalore / Il Diano
Bartolo Scandizzo
Direttore Responsabile
Il Sele
Stampa
Grafiche Letizia - Roccadaspide (Sa)
Oreste Mottola
[email protected]
In Redazione
Vincenzo Cuoco, Enza Marandino, Anna Vairo
Corrispondenti:
Eboli:
Raffaella R. Ferrè
Agropoli:
Nicola Rossi
Golfo Policastro:
Salvatore Paradiso
Campagna:
Mario Onesti
Francesca Pazzanese
Roccadaspide:
Vallo di Diano:
Carmine Marino
Gian Paolo Calzolaro
Battipaglia:
Segreteria di Redazione
Iscritto nel Registro della Stampa periodica
del Tribunale di Salerno il 24.4.1999 al n.1047
Iscritto nel Registro della Stampa periodica del Tribunale
di Vallo della Lucania al n. 109 del 27/6/2003
Iscritto nel Registro della Stampa periodica del Tribunale
di Vallo della Lucania al n. 101 del 27/11/2002
Gina Chiacchiaro
Responsabile Trattamento Dati
Tiratura: 5000 copie
Bartolo Scandizzo
funziona,
la
cartellina che si
trova
generalmente
nelle
camere,
con
documentazione
utile, è tutta
sgualcita
e
sciupata,
l’arredo è quello
datato degli anni
70. Chiedo dov’è
il parcheggio, mi
rispondono qui
vicino a 700
metri.
Comunque
a
metà giugno, in
occasione della
nostra visita, le
strade
che
dividono la lunga fila degli
alberghi con le spiagge sono già
affollate. Queste ultime, saranno
anche tenute bene, ma gli
ombrelloni sono uno sull’altro, un
esempio di spiaggia pestana come
quella che vedete nella foto, sulla
riviera Adriatica se la sognano. Al
ristorante abbiamo trascorso una
serata
completamente
da
dimenticare. I tavoli sono sistemati
come gli ombrelloni in spiaggia
(strettissimi); le sedie oltre ad
essere
brutte
sono
anche
scomodissime; il cestino del pane
non lo troviamo sul tavolo,
bisogna andarselo a prendere su
un piccolo tavolo al centro
della sala, dove ognuno con le
mani prende il pane che vuole;
i cinque camerieri hanno
altrettante
divise
diverse,
qualcuno non è rasato,
mentre, uno ha i capelli troppo
lunghi; l’acqua minerale è a
temperatura
ambiente
(caldissima) per averla fresca
abbiamo dovuto chiedere del
ghiaccio;
la
cucina
completamente anonima è
priva di profumi e sapori. Vi
chiederete: ma dove cavolo
sono capitato? La risposta è
che su quasi tutte le rinomate
località balneari nazionali, il
95%
degli
alberghi
corrisponde esattamente, o
peggio,
a
quello
dove
fortunatamente
ho
soggiornato una sola notte.
Francamente una vacanza
regalata, a queste condizioni,
la rifiuterei senza pensarci due
volte. Nella “nostra” Paestum,
invece, gli alberghi sono solo
poche decine, ma, tutti con
una certa efficienza e si può
dire ad alta voce che sono il
fiore all’occhiello del nostro
turismo, insieme agli stabilimenti
balneari che negli ultimi anni
sono diventati all’avanguardia. Se
gli
organi
competenti
funzionassero a dovere, Paestum
potrebbe essere una delle più
rinomate località marine italiane.
Invece,
dicendo
la
mia
provenienza,
spesso
mi
rispondono che Paestum non
sanno
neanche
dov’è.
Vi
racconto l’ultimo episodio: al
ritorno da Igea Marina, per
evitare il solito e anonimo panino
in autogrill, siamo usciti a Pescara
Nord e l’istinto ci ha portato a
Città
S.Angelo.
In
questa
bellissima piccola cittadina (a
circa
10
km
dall’uscita
autostradale) siamo capitati per
caso al ristorante-hotel Belvedere,
un posto semplice e accogliente.
Qui, abbiamo mangiato il miglior
agnello alla brace della nostra
vita. Alla fine il bravo albergatore,
Bruno Carletti, dicendogli che
venivamo da Paestum, ci ha
risposto con sicurezza che non ne
aveva mai sentito parlare. Che
delusione… Molti potrebbero
dire: avessimo noi gli alberghi di
Paestum….
La ricetta della
settimana
Agnello
all’abruzzese
Ingredienti per 6 persone: 1,2
Kg di polpa d’agnello tagliata
a pezzi – 1 dl d’olio
extravergine d’oliva – 3
spicchi d’aglio affettati – 1
peperoncino
piccante
sminuzzato – 3 foglie d’alloro
– 4 foglie di basilico – 2
rametti di rosmarino – vino
bianco secco – sale - pepe dal
mulinello.
Preparazione: in un tegame di
terracotta disponete i pezzi
d’agnello, versate l’olio, unite
tutti gli aromi tritati, regolate
di sale e pepe e lasciate
rosolare. Insaporire e cuocere
lentamente.
Trascorsi
10
minuti, aggiungere il vino,
incoperchiate e mettete in
forno
caldo
(a
180°),
lasciando cuocere per almeno
due ore. Servite caldissimo
con abbondante sugo di
cottura.
Vino consigliato: Respiro,
Aglianico del Cilento doc,
Alfonso Rotolo