Le buone intenzioni di Israele
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Le buone intenzioni di Israele
rubrica Appunti Da Tel Aviv di Manuela Dviri Le buone intenzioni di Israele ricca e felice. Però è anche uno dei paesi più pericolosi del mondo. C i sono giorni in cui mi viene voglia di prendere il giornale del mattino (l’Haaretz, nel mio caso) e gettarlo fuori dalla finestra. Oggi, per esempio, in prima pagina si parla delle elezioni anticipate, che si terranno, pare, a fine gennaio, e della ormai quasi assoluta certezza che Bibi (Benyamin Netanyahu) vincerà di nuovo. Nella vignetta dell’Haaretz di oggi Bibi è raffigurato mentre cavalca allegramente l’iraniano Ahmadinejad, circondato da un centro-sinistra con un’espressione amara (in riferimento all’ex giornalista Shelly Yechimovich) e una destra e un’estrema destra ampiamente e allegramente rappresentate. In seconda pagina si parla invece dei problemi con i nostri vicini: la Siria, l’Egitto, il Libano, l’Autorità Palestinese. Problemi che non sembrano affatto in via di risoluzione. Anzi, il Medio Oriente sembra uno dei luoghi più pericolosi in cui vivere. “L e cose non vanno tanto bene da voi, vero?” mi scrive un amico dall’Italia. No, in effetti non vanno tanto bene. Eppure, secondo una delle ultime ricerche fatte dal quotidiano israeliano Yedioth Aharonot, più del sessanta per cento degli israeliani si dichiara felice. Come può essere? 64 Cerchiamo di analizzare la situazione, adottando un punto di vista, tutto sommato, positivo. 1. Israele è uno stato giovane (64 anni). Secondo i dati diffusi dall’Istituto centrale di statistica israeliano, nel 1948 contava 806mila abitanti. Tra circa sei mesi si dovrebbe arrivare a circa otto milioni. Solo quest’anno il numero degli israeliani è cresciuto di circa 140 mila unità, cioè dell’1,8 per cento rispetto all’anno precedente. In breve, in 64 anni il numero degli abitanti si è moltiplicato per dieci. L’Istituto conclude che più del 75 per cento della popolazione attuale dello Stato è formata da ebrei, mentre i palestinesi e i non ebrei rappresentano circa il 20,7 per cento. (Israele è anche uno stato molto piccolo, grande all’incirca come il Veneto). 2. Gli abitanti ebrei immigrati provengono da 130 paesi. E, relativamente alla sua popolazione, Israele è la nazione col più alto tasso di assorbimento di immigrati al mondo. Subito dopo la Seconda guerra mondiale e la Shoah ne arrivarono, tra il ‘48 e il ‘51, circa 700.000. Negli anni ‘90 quasi un milione dall’ex Unione sovietica e altri 60.000 dall’Etiopia. (Israele è quindi un paese molto cosmopolita in cui si parlano moltissime lingue e s’intrecciano culture diverse. Io stessa sono una degli immigranti che hanno “fatto” lo stato di Israele, arrivando qui nel 1968). 3. La popolazione israeliana è molto giovane, con una media di 28,3 anni, un tasso di mortalità infantile tra i più bassi nel mondo e una durata di vita tra le più alte dell’Occidente. Più alta che in Italia purtroppo scesa al 79,1 (in Israele è del 79,7 per i maschi, secondi solo agli svizzeri, 83,5 per le femmine, purtroppo solo al settimo posto). (Popolazione giovane vuol dire energia e creatività, e quella in Israele non manca di certo). 4. Israele è, per il momento, l’unica democrazia liberale in Medio Oriente. (Senza dubbio potrebbe funzionare meglio e rinnovare la sua classe politica ormai anziana. Dove sono i giovani di cui si parlava prima? Troppo invidualisti per fare politica?) 5. Secondo la relazione presentata dalle Nazioni Unite, Israele è al quattordicesimo posto al mondo per tasso di felicità, (il GNH ,gross national happiness, o in italiano il FIL, felicità interna lorda ) dopo la Scandinavia, che è in cima alla classifica, gli Stati Uniti e il Canada, e east . rivista europea di geopolitica precedendo alla grande i molto più ricchi Emirati Arabi, la Spagna, la Francia, il Regno Unito e anche la nostra Italia, relegata addirittura in 28a posizione. (Strano, dopotutto si tratta di un paese in guerra). 6. Israele ha la più alta percentuale di computer domestici pro-capite. (Anche tra gli anziani). 7. Ed è il terzo paese al mondo per numero di laureati dopo la Russia e il Canada, e prima del Giappone e degli Stati Uniti. Inoltre il ventiquattro per cento dei lavoratori israeliani sono laureati, terzi nel mondo occidentale, dopo gli Stati Uniti e l’Olanda. (Un retaggio del passato? Lo studio, in fondo ha da sempre fatto parte del dna ebraico). 8. Israele produce il più alto numero di pubblicazioni scentifiche al mondo (109 per 10.000 abitanti) ed è uno dei maggiori paesi per brevetti e invenzioni pro-capite. Tra le invenzioni israeliane che mi vengono in mente ci sono: la micro-irrigazione, i pannelli solari e, in altri campi, il disk on key, i telefoni voip e il monitor babysense per controllare i neonati nella culla, e poi un enorme numero di applicazioni per telefoni cellulari come Whatsapp, Viber e ultimamente Waze. Con oltre 3000 imprese di alta tecnologia e start-up, Israele ha inoltre la più alta concentrazione al numero 45 . dicembre 2012 U. Sinai/Getty Images Secondo le statistiche Israele è uno dei paesi in cui si vive meglio, con una popolazione giovane, mondo di high-tech dopo la Silicon Valley, e, dopo gli Stati Uniti e il Canada, il maggior numero di aziende quotate al Nasdaq. (La creatività di un paese giovane?) 9. Israele, con 29.359 dollari pro-capite, ha uno dei tenori di vita più alti in Medio Oriente, preceduta solo dal Qatar (il paese più ricco del mondo), il Kuwait e gli Emirati Arabi. (Le risorse naturali però sono quasi nulle). 10.E infine, Israele ha più musei procapite di qualsiasi altro paese, ed è secondo al mondo per numero di libri pubblicati annualmente. Sono queste le dieci ragioni che fanno sì che la vita in Israele sia, tutto sommato, più felice che altrove? Non saprei. Né posso prevedere se la situa- zione migliorerà o peggiorerà nei prossimi anni. Di certo questo è un paese alla continua ricerca di idee nuove e di soluzioni a reali problemi di sopravvivenza. E, d’altro canto, è anche uno dei paesi più pericolosi al mondo in cui vivere. Che sia proprio questa la ragione che rende la vita qui più felice, più ottimista, meno decadente, la ragione che dà un senso all’esistenza? I l figlio venticinquenne di mia sorella Eva ha deciso quest’anno di venire a vivere in Israele, dove, tra poco, metterà al mondo il suo primo figlio. A ogni mio articolo di critica a Israele o alla politica dei suoi leader, mia sorella si sente un po’ morire. Questo articolo è dedicato a lei, perché una volta tanto forse ne sarà contenta. . 65