La bella “arte” e la “Donna bella”

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La bella “arte” e la “Donna bella”
estratto alle ore 23:03
La bella “arte” e la “Donna bella”
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bella "arte” e la "Donna bella”
«L’amore è eterno finché dura» è il titolo di un
film di Carlo Verdone nel quale si trattava
dell’annosa ricerca della felicità, lasciando
intendere che spesso è più vicina di quanto non
crediamo. Al di là degli schemi retorici della
commedia, che non può per sua stessa struttura
non avere un certo svolgimento e una certa
conclusione, quelle relative alla felicità e al
benessere sono esigenze connaturate nella
natura umana: ogni nostro sforzo, ogni nostra
fatica è diretta verso quell’unica mèta.
Come tutto ciò che si rivela di difficile
conseguimento, la felicità si nutre del coraggio
di chi ne intraprende la ricerca. L’arte può essere
considerato un mezzo potentissimo da
utilizzare in questa ricerca ad una sola,
essenziale, condizione: non reputarla altro da
sé.
L’arte non è un investimento vantaggioso in
piena crisi economica; non è un bene materiale
col quale ostentare la propria ricchezza; non è
l’umanità sdegnosa dei vernissage né la coda
chilometrica ai botteghini delle grandi mostre;
non è la copertina di un catalogo scritto dai soliti
critici né una tela dimenticata in cantina. L’arte
non è una bella donna; l’arte, molto
semplicemente, non è e non deve essere
sinonimo di bellezza.
Per affermare tutto ciò ci vuole il coraggio
intrepido di chi non scende a compromessi ma
si batte affinché l’ideale diventi reale; è
necessaria la giusta competenza per riconoscere
l’universalità del particolare e il genio
sommerso dalla mediocrità dilagante; è
indispensabile un’integerrima professionalità
per districarsi nei meandri asfittici del sistema
dell’arte.
Lo sa bene Roberto Papini, imprenditore,
collezionista ed esperto d’arte che da anni si
occupa di arte contemporanea a livello
internazionale, considerandola un terreno
fertile sul quale giocare la partita contro la
rassegnazione imposta dalla crisi economica e
rintracciando l’unica possibilità di vittoria
nell’azione sinergica tra professionalità e
competenze diverse. Dal 2010, grazie al lavoro
svolto presso la sua associazione culturale
nonché galleria d’arte Arting159, Papini si
dedica a tempo pieno all’esame e allo studio di
personalità artistiche italiane e internazionali di
spicco. Ogni giorno è, per Roberto Papini, il
giorno perfetto per mettere alla prova, tendendo
fino allo spasmo, la sciatta e superficiale
concezione comune relativa all’arte: agli occhi
dell’italiano medio essa è sinonimo di bellezza
e, in questo mondo orrendo, la bellezza ha ormai
spirato l’ultimo fiato. Grazie ad una profonda
conoscenza della storia dell’arte nonché
all’indefessa frequentazione delle più importanti
fiere del mondo, Roberto Papini è in grado di
scoprire il genio artistico. L’anima talentuosa,
afferma, può essere riconosciuta solo da un
esperto.
Nulla succede per caso: nel mondo di oggi
l’artista non rivestirebbe alcun ruolo se non
potesse contare su una guida che, attraverso la
comunicazione, riesca a procurargli la visibilità
che merita. Dopo aver appurato il loro talento
e grazie a servizi di consulenza personalizzati,
Roberto Papini consente ai propri artisti la
partecipazione ai maggiori circuiti espositivi
internazionali, colmando così l’ormai assodato
gap tra il talento artistico e il suo
riconoscimento.
Se un artista, tuttavia, non possiede il coraggio
necessario a proseguire lungo il cammino che
lo porterà alla scoperta, alla verità e quindi
anche alla propria realizzazione, allora non
dovrebbe rivolgersi ad Arting159. L’etica e
l’estetica, secondo Papini, sono la medesima
cosa: che senso avrebbe tracciare un con- fine
tra arte e vita quando l’unica vita che si conosce
è legata all’arte fin dall’infanzia? Per fare della
grande arte bisogna avere il dono innato di
pensare senza mente e sentire senza cuore,
superando se stessi, i propri organi, le proprie
mani e tutto la carne che forma questi corpi
insufficienti.
Perché, in fondo, cos’è l’arte se non «l’ultima
opera di un grande capolavoro per la gioia di
chi ama vivere e viversi» ?
Monica Dott.ssa Palmeri
Le opere di Cinzia Franceschelli
Le opere di Cinzia Franceschelli saranno
esposte al Naviglio, in via Alzaia Naviglio
Pavese, 8 a Milano, dal 13 al 26 giugno.
Ogni opera della Franceschelli nasce dopo uno
studio meticoloso, ma ciò che guida le mani
dell’artista durante la realizzazione è la
pulsione di una domanda fattasi sensazione,
ricerca.
Alcune delle opere in esposizione sono state
create grazie al sapiente impiego della tecnica
a telaio chiodato, uno strumento di lavoro che
l’artista costruisce appositamente Normal 0 14
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dar vita alle sue opere. Un impianto inusuale,
quanto complesso.
Dita che tendono espansioni, che intrecciano
legami. Dita intente ad unire e a riprendere le
fila di un discorso che vuole possedere forza
indagante e dignità poetica. Azioni solo
apparentemente naturali acquisite, in verità,
attraverso ore di studio e fatica, una maniera di
operare che richiede abnegazione e la messa in
atto di movimenti complessi e misteriosi ai più.
Tuttavia, sembra dirci Cinzia Franceschelli, la
stanchezza è un ben magro dazio da pagare di
fronte al potente e indecifrabile suono
dell’accadere, dell’indagare, dell’essere, del
resistere. L’impegno dell’artista è costantemente
teso a dar voce a quella poetica del divenire che
si nutre, insaziabilmente, di ricerca e di
domande.
Le lettere dell’alfabeto, altresì le parole, sono
spesso presenti nelle sue opere: ad esempio in
Pensiero o in Ascolto, come decodificatori che
giocano su rimandi di significato complessi: il
titolo, la rappresentazione visiva dell’insieme e
la tecnica usata. La commistione fra materiali
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e tecniche differenti rendono queste opere
uniche nel loro genere. Le straordinarie abilità
tecniche ed intuitive dell’artista le consentono
di realizzare opere dal forte impatto visivo.
Vernice di Cinzia Franceschelli il 13 giugno
2015 ore 19.00
Galleria in Via Alzaia Naviglio Pavese 8, a
Milano
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