Scarica il - L`avatar non c`è più (1 di 5)

Transcript

Scarica il - L`avatar non c`è più (1 di 5)
Associazioni locali che si prendono cura degli ecosistemi
Un caso di studio dal "Kristianstads Vattenrike",
Millennium Assessment svedese
Bozza per la conferenza "Bridging Scales and Epistemologies"
[Collegare diverse scale ed epistemologie]
Alessandria (Egitto), Marzo 2004. Si prega di non citare senza il permesso degli autori.
Versione originale:
http://www.millenniumassessment.org/documents/bridging/papers/schultz.lisen.pdf
Author
PhD stud Lisen Schultz
[email protected]
Tel +46 (0)8 16 11 03
Co-authors
Dr Per Olsson
[email protected]
Tel +46 (0)8 16 36 65
PhD stud Åse Johannessen
[email protected]
+46 (0)8 16 42 15
Professor Carl Folke
[email protected]
+46 (0)8 16 42 17
Fax (all authors) +46 (0)8 15 84 17
Centre for Transdisciplinary Environmental Research (CTM)
and Department of Systems Ecology
Stockholm University
SE-106 91 Stockholm
Sweden
Riassunto
Recenti ricerche indicano che il coinvolgimento di una diversità di portatori di interessi nella gestione degli
ecosistemi può essere benefica sotto molti aspetti. I piani di gestione che coinvolgono utenti delle risorse
locali e volontari creano incentivi più forti per la gestione degli ecosistemi nella comunità. Per di più, la
conoscenza dell'ecologia locale che si ritrova nelle associazioni, può fornire informazioni uniche sulle
condizioni del posto e la dinamica degli ecosistemi.
In questo studio, che è parte del Millennium Ecosystem Assessment sub-globale per la Svezia,
abbiamo realizzato un inventario socio-ecologico delle associazioni locali di volontari nella parte inferiore
del bacino del fiume Helge, sud della Svezia. Valutiamo i servizi degli ecosistemi e i sistemi esistenti dietro
questi servizi. Individuiamo le associazioni di volontari e curatori di questo paesaggio, gli individui chiave
in queste associazioni, la loro conoscenza ecologica e le loro pratiche di gestione. Analizziamo i potenziali
contributi delle associazioni alla gestione co-adattativa nell'area. I metodi includono le interviste,
osservazioni partecipative e varie forme di materiali scritti.
La valutazione rivela una ricca diversità di associazioni volontarie e non, che gestiscono una gamma
di componenti degli ecosistemi. Rivela anche una conoscenza ecologica locale tra i membri di queste
associazioni, che riguarda le specie e la loro biologia, processi e funzioni ecologiche, e come gli ecosistemi
sono connessi alle diverse scale. Per esempio, gli agricoltori contribuiscono agli habitat degli uccelli e ad
altri servizi delle zone umide lasciando pascolare il bestiame nei pressi del fiume, i proprietari di boschi
applicano pratiche gestionali adatte alle funzioni ecologiche delle foreste, associazioni di cacciatori e
pescatori migliorano gli habitat per la pesca e la caccia, e le associazioni di villaggio mantengono pratiche di
gestione che migliorano la biodiversità. Inoltre, le organizzazioni regionali e nazionali contribuiscono
arruolando gente del posto nel monitoraggio, gestione e conservazione degli ecosistemi e dei loro servizi.
Una organizzazione comunale, l'Ecomuseo Kristianstads Vattenrike (EKV), coordina molti di questi sforzi
in una visione condivisa per la regione. Questo gruppo di coordinamento promuove un approccio
ecosistemico alla gestione del paesaggio, si basa sulla conoscenza locale e ne genera di nuova (combinando
conoscenza scientifica e pratica), promuove il coinvolgimento locale e si collega alle iniziative delle scale
maggiori. In questo modo l'EKV lavora per gettare un ponte tra le epistemologie e tra le scale.
Progettare un sistema di gestione degli ecosistemi basato sugli inventari socio-ecologici ha il
potenziale di migliorare i sistemi di gestione, e perciò di rafforzare la capacità degli attori di sostenere i
servizi degli ecosistemi che desiderano. Le associazioni volontarie locali possono fornire monitoraggio a
lungo termine dei cambiamenti degli ecosistemi, conoscenza dell'ecologia locale, reti locali estese, e
facilitare i collegamenti tra le diverse scale. Possono essere cruciali nei sistemi di co-gestione adattativa e un
gruppo di coordinamento come l'EKV può facilitare questi processi.
Introduzione
Rafforzare la capacità di un ecosistema di fornire i servizi degli ecosistemi richiede almeno tre livelli di
analisi e comprensione: Uno riguarda l'ecosistema stesso, e include le sue funzioni, le sue dinamiche e i suoi
legami con altri ecosistemi. Un altro riguarda le pratiche di gestione, l'utilizzazione dei servizi degli
ecosistemi e l'impatto di queste attività sull'ecosistema. Un terzo riguarda i meccanismi sociali dietro la
gestione degli ecosistemi, che sono di cruciale importanza per creare anelli di retroazione funzionali nei
sistemi socio-ecologici (Berkes and Folke 1998, Berkes et al. 2003). Se uno di questi livelli non collabora
nello sforzo di rafforzare la capacità degli ecosistemi e la sostenibilità della gestione degli stessi, si corre il
rischio di fallimenti.
La ricerca sul miglioramento della gestione degli ecosistemi si è concentrata fino a poco fa sul
primo e secondo di questi livelli, cioè la dinamica degli ecosistemi e la appropriata gestione e utilizzazione
degli stessi. La gestione degli ecosistemi comincia di solito con gli inventari ecologici, che identificano le
aree vulnerabili e quelle importanti. Gli inventari ecologici formano le basi per la maggior parte dei piani di
conservazione in molte aree, e si ritiene spesso che la natura sia meglio protetta attraverso riserve, dove le
attività umane sono limitate o escluse. Anche se la necessità di coinvolgere utenti locali e proprietari di suoli
è largamente riconosciuta (p.es. Gadgil et al. 2003, Chambers 1994), i processi di produzione di piani di
gestione sono spesso ancora materia burocratico-scientifica. Si basano pesantemente sulla conoscenza
scientifica del tipo di ecosistemi o sulla diversità delle specie. Gli utenti delle risorse locali e i proprietari
dei suoli sono tutt'al più consultati in riunioni quando il piano è in elaborazione, per assicurarne una
attuazione senza traumi. Sono spesso trascurate l'influenza e la variazione di condizioni sociali, come pure la
volontà e la capacità di partecipare alla gestione dell'ecosistema, le pratiche esistenti di gestione e la
conoscenza ecologica locale.
Un esempio corrente, discusso da Hiedanpää (2002), è la introduzione in Finlandia della rete
europea di aree protette conosciuta come Natura 2000. Quando fu introdotta dalla municipalità di Karvia,
causò severe controversie e quattro agricoltori arrivarono perfino allo sciopero della fame contro la rete di
riserve. I risultati di Hiedanpää mostrano che limitandosi a informare i portatori di interessi sulle scelte di
piano e chiedere loro un parere, si sottostimano grossolanamente le conseguenze sociali. In alcuni casi, i
gruppi di interesse si rafforzano e la rappresentanza locale invitata si sente esclusa dall'effettivo processo
decisionale. In altri casi, gli abitanti del posto rinunciano alla partecipazione a causa della loro mancanza di
interesse negli argomenti specialistici discussi. In entrambi i casi, la gestione rischia di diventare
vulnerabile, a dispetto dell'ampia conoscenza di come gli ecosistemi dovrebbero essere gestiti. La riserva
può diventare una fonte di conflitto invece di una fonte di collaborazione per la gestione dei servizi degli
ecosistemi.
Migliorare la gestione degli ecosistemi
Come può migliorare la gestione di un ecosistema prendendo in considerazione i processi sociali che stanno
dietro a una gestione di successo? Ricerche recenti indicano che il coinvolgimento di una diversità di
portatori di interessi nella gestione degli ecosistemi può essere positiva sotto molti aspetti (eg Berkes and
Folke 2002). I piani di gestione e le strategie che coinvolgono utenti delle risorse locali e volontari
manutentori sembrano creare incentivi più forti nella comunità per la gestione degli ecosistemi. Per di più, la
conoscenza ecologica locale propria delle associazioni che operano sul campo, può fornire informazioni
uniche sulle condizioni locali e la dinamica degli ecosistemi (Gadgil et al. 1993, Olsson and Folke 2001,
Berkes and Jolly 2002). L'intenzione di coinvolgere comunità e portatori di interessi sono già esplicitamente
affermate in diversi documenti ufficiali e protocolli sulla gestione degli ecosistemi e la conservazione. Gli
esempi spaziano dal livello internazionale (p. es. i principi del Malawi per l'approccio ecosistemico adottati
dalla Convenzione sulla Diversità Biologica[1]) alla scala continentale (Direttiva Quadro dell'Unione
Europea sull'Acqua[2]) a quella nazionale (p.es. il rapporto "Partecipazione locale alla conservazione della
natura" della agenzia svedese di protezione ambientale[3]) e locale (p.es. Metodi di lavoro del Consiglio
Nazionale delle Foreste[4]).
V. rispettivamente:
1 http://www.biodiv.org
2 Directive 2000/60/EC of the European Parliament and of the Council establishing a framework for the
Community action in the field of water policy
http://europa.eu.int/comm/environment/water/water-framework/index_en.html
3 "Lokal förankring av naturvård genom deltagande och dialog" Rapport 5264-0, januari 2003.
http://www.naturvardsverket.se/bokhandeln/pdf/620-5264-0.pdf (Swedish only)
4 http://www.svo.se/minskog/templates/Page.asp?id=11482
La presenza umana come forza potenzialmente positiva nella gestione degli ecosistemi
L'implementazione di Natura 2000 in Finlandia illustra che molti decisori politici considerano ancora le
attività umane come essenzialmente negative per la biodiversità e i servizi degli ecosistemi e impiegano un
approccio ecosistemico dall'alto in basso. Sono considerati portatori di interessi esclusivamente gli utenti. In
questo articolo, mostriamo che i residenti locali possono avere un impatto positivo sul loro ambiente,
operando come conservatori del territorio. Per di più, la conoscenza ecologica locale propria delle
associazioni può fornire informazioni uniche sulle condizioni locali e le dinamiche degli ecosistemi (Olsson
and Folke 2001).
Mostriamo che la gestione e la conservazione dovrebbero avvantaggiarsi dall'impegno esistente e includerlo.
Le aree da proteggere potrebbero essere scelte non solo in base ad inventari ecologici, ma anche su una
mappa delle gestioni già in essere - un inventario socio-ecologico.
Obiettivi
Questo lavoro intende fornire suggerimenti su come i sistemi di gestione desiderati possono essere iniziati e
sostenuti attraverso una comprensione combinata dei processi sociali ed ecologici. Mira a contribuire a una
migliorata gestione degli ecosistemi introducendo a complemento dei valori ecologici un inventario della
gestione e dei proprietari dei terreni in una municipalità del Sud-Est della Svezia: un inventario socioecologico. Individuiamo le associazioni locali e gli individui attivamente coinvolti nella conservazione
giorno per giorno, nella gestione e nel monitoraggio degli ecosistemi e dei loro servizi, che operano alla
scala inferiore rispetto alla municipalità. L'inventario socio-ecologico fornisce la base per una analisi del
potenziale per una co-gestione adattativa con un approccio ecosistemico. Discutiamo come la gestione
esistente da parte delle associazioni di volontari possono essere una forza positiva nella gestione degli
ecosistemi, e come il loro contributo può essere migliorato.
La prima parte di questo articolo descrive l'area di studio e i metodi per identificare le associazioni
locali di volontari. Presentiamo poi i risultati come lista di organizzazioni con le associate componenti di
ecosistemi, e due figure che mostrano il loro contributo a due differenti progetti di gestione degli ecosistemi.
Discutiamo il potenziale dell'inclusione delle associazioni locali nell'approccio ecosistemico e sottolineiamo
l'importanza dei gruppi che connettono gli attivi locali e le loro associazioni alle organizzazioni ed
istituzioni ad altre scale. Inoltre, discutiamo di come la co-gestione adattativa basata sulle associazioni locali
di manutentori possa gettare dei ponti tra diverse scale e sistemi di conoscenza per una migliorata gestione
dei servizi degli ecosistemi.
L'area di studio
Lo studio è stato condotto in una zona umida nel sud-est della Svezia, Kristianstads Vattenrike. Il nome
significa pressapoco Reame delle Acque di Kristianstad e rappresenta sia un'area geografica che una
iniziativa municipale per la gestione dell'ecosistema. L'area è definita da confini politici e idrologici, che
coprono il bacino del fiume Helgeå all'interno della municipalità di Kristianstad. Estesa per 1100 kmq.,
l'area include il più esteso paesaggio svedese a pascolo. Molti dei valori unici dell'area sono associati con
questi sistemi socio-ecologici, che richiedono gestione attiva e allagamento annuale per essere sostenuti. Gli
altri habitats includono due laghi poco profondi, ampie faggete sui pendii della dorsale del Linderödsåsen, e
boschi igrofili e saliceti nelle terre più basse. La maggior parte dell'area è terreno agricolo; i suoli sabbiosi e
argillosi intorno a Kristianstadt sono stati e sono ancora importanti per la produzione agricola e l'area è una
delle più produttive in Svezia. Ci sono praterie sabbiose con flora e fauna uniche. L'area racchiude la più
ampia riserva di acqua sotterranea del nord Europa, e la città di Kristianstad con 23.0000 abitanti. Per una
dettagliata descrizione degli habitats e dei valori naturali , v. Olsson et al. (in corso di stampa).
La principale organizzazione per la gestione è l'Ecomuseo Kristianstads Vattenrike (EKV).
EKV è stata istitituita nel 1989 per aiutare la municipalità di Kristianstad a gestire la zona umida e dipende
direttamente dal Consiglio Comunale, come un settore dell'amministrazione comunale. Tuttavia, non è
un'authority e non ha il potere di fare o far rispettare regole. Per mezzo di EKV, il Comune di Kristianstad
collabora con associazioni internazionali, nazionali, regionali e locali, associazioni non-profit e proprietari
di suoli per mantenere e restaurare i valori naturali e culturali dell'area. EKV ha un ruolo chiave come
facilitatore e coordinatore nei processi locali di collaborazione. EKV è anche coinvolto nello sviluppo di
linee guida, nella progettazione e negli obiettivi di sviluppo dell'area. Per una completa analisi e descrizione
di EKV fare riferimento a Hahn et al. (manoscr.).
Questo studio è stato condotto come parte del subglobal assessment Svedese nell'ambito del
Millennium Ecosystem Assessment
Metodi
Centralità degli inventari
L'informazione sulla gestione e conservazione di ecosistemi in possesso di agenzie pubbliche è di facile
accesso in Svezia, per il principio di accessibilità ai documenti pubblici. La gestione informale o non
pubblica è meno nota, e non c'è una sistematica valutazione di queste attività in Svezia. Perciò, il nostro
studio si concentra sulla gestione realizzata al di fuori dei piani di gestione pubblici. Non include la gestione
che è richiesta a proprietari e associazioni, ma piuttosto si concentra su quella che è condotta su base
volontaria, in aggiunta ai requisiti e alle responsabilità obbligatorie.
L'inventario include le organizzazioni e i proprietari terrieri individuali che hanno pratiche di gestione che
direttamente o indirettamente interessano i servizi degli ecosistemi o la capacità degl ecosistemi di fornire
questi servizi. Inoltre abbiamo elencato le organizzazioni e gli individui che controllano il paesaggio e
rispondono ai cambiamenti dell'ecosistema. Chiamiamo questi gruppi "local steward associations"
[associazioni locali che si prendono cura], e per esemplificare come possono contribuire alla gestione degli
ecosistemi, abbiamo rappresentato il coinvolgimento di differenti attori in due progetti: il progetto Vramsån
creek e il progetto Sandy grasslands [praterie sabbiose].
Identificare associazioni attive e gruppi
Le associazioni locali di manutentori [del paesaggio] e i gruppi sono stati identificati usando una
combinazione di fonti. L'inventario è partito con interviste individuali all'EKV. Poichè questa
organizzazione ha un ruolo chiave di coordinamento nella rete dei gestori di ecosistemi, gli chiedemmo di
darci nomi di gruppi e individui coinvolti nella gestione pratica dell'area. Questo ci ha portato a molti
agricoltori, due associazioni di pescatori, due associazioni di villaggio, la Società ornitologica del NE Scania
e la sezione locale della Società Svedese per la Conservazione della Natura. Poi a queste organizzazioni e
individui abbiamo chiesto ulteriori nomi, secondo il metodo della palla di neve, fino a saturazione
(Biernacki and Waldorf 1981).
Abbiamo anche usato una carta dell'uso del suolo intorno a Kristianstad per trovare manutentori non
esplicitamente coinvolti nel network EKV, ma le cui attività potevano svolgersi nell'area, per esempio
caccia, pesca, forestazione e agricoltura. Poi, abbiamo elencato i servizi degli ecosistemi prodotti nell'area,
per essere in grado di discutere con differenti attori quale gestione era necessaria per sostenere questi
servizi. Insieme con una carta delle proprietà, questa informazione ci ha portato alle proprietà terriere di
maggiore estensione, e alle proprietà con habitat più importanti o ecosistemi. Abbiamo anche contattato le
maggiori organizzazioni non governative in Svezia per avere informazioni sui membri attivi
localmente.Inoltre, abbiamo cercato negli archivi comunali e nei registri delle associazioni di Kristianstad.
Una ricerca in Internet non ha rivelato nuovi gruppi, ma una larga proporzione dei gruppi già identificati
aveva il proprio sito web o era menzionata in altri siti. L'inventario socio-ecologico non è completo, ma la
selezione di gruppi e individui intervistati rappresenta la diversità di manutentori che si può trovare nel
paesaggio.
Il network interessato al progetto delle praterie sabbiose è stato mappato attraverso interviste con i
gruppi e l'EKV. Il network del progetto Vramsån creek è stato mappato seguendo passo per passo lo
sviluppo del progetto, come è documentato sul sito web del WWF.
Principali fornitori delle informazioni e interviste
All'interno di ogni gruppo, abbiamo chiesto di parlare con una persona ben informata degli scopi e delle
attività gestionali dell'organizzazione. In alcuni casi questo individuo chiave era il presidente, altre volte uno
dei fondatori dell'organizzazione. Uno degli intervistati è stato scelto perchè era attivo in diverse
organizzazioni. Le interviste erano semi-strutturate e liberamente integrabili, usando una combinazione
dell'approccio con intervista tipo e della conversazione informale (Patton 1980) ed è stata condotta dopo una
telefonata iniziale per presentare la nostra ricerca.
Le interviste erano centrate intorno a pochi temi: Uno era la conoscenza ecologica locale, e questa
era rivelata da domande come a) le pratiche di gestione ("Ci descriva che cosa fa in questo biotopo nei vari
periodi dell'anno" e "Come vi siete appassionati a questo?"), per raccogliere informazioni sulla conoscenza
tacita [quella che l'intervistato dà per scontata], e b) conoscenza esplicita dei risultati delle pratiche "Quali
risultati vi aspettate?", "Perchè vi interessate a questa specie?". Un altro argomento sono stati i collegamenti
e le interazioni attraverso le diverse scale, sia in orizzontale che in verticale, dove sono state fatte domande
sulla cooperazione con altre organizzazioni e proprietari terrieri. Per capire come poteva essere facilitato il
lavoro di questi gruppi, un terzo tema ha riguardato l'evolversi della gestione e le motivazioni per
continuare, ponendo domande come "Com'è cominciato?", "Perchè continuate?" e "Come immaginate il
futuro del vostro gruppo?". Tutte le interviste sono state registrate e trascritte. Ogni intervista è durata da
una a 2 ore e mezza, a seconda della quantità di informazioni fornite e del tempo necessario prima che
l'informazione cominciasse a essere data effettivamente. Se le interviste non davano una quantità di
informazioni soddisfacenti, abbiamo condotto osservazioni partecipative sul posto (Jørgensen 1989), e
riunioni. Relazioni annuali, convenzioni e siti web fornivano informazioni addizionali sulle attività portate
avanti dai gruppi.
Risultati
Le interviste con i manutentori hanno evidenziato l'insieme delle attività che hanno luogo nell'area (Tabella
1). In aggiunta alla gestione attiva, le associazioni locali di manutentori forniscono monitoraggi dettagliati e
a lungo termine delle specie e delle condizioni degli ecosistemi, in alcuni casi su base giornaliera. I gruppi
interagiscono anche con individui e organizzazioni alle diverse scale, inclusi i proprietari terrieri, le agenzie
pubbliche ai diversi livelli e altre associazioni volontarie (Figure 2 e 3). In diversi casi, le attività delle
associazioni volontarie integrano la gestione dell'ecosistema ad altri livelli, ma non sono sempre
riconosciute e supportate attivamente dalla gestione ufficiale.
Le motivazioni delle attività di mantenimento differiscono tra i diversi gruppi. C'è chi si impegna a
conservare la natura per il suo valore intrinseco, chi per avere contributi, o per andare a caccia o a pesca, o
per valori estetici, o per la soddisfazione di imparare a conoscere la natura, ecc.
Gli agricoltori costituiscono il gruppo più consistente di manutentori locali, con pratiche di gestione
che strutturano il paesaggio delle zone umide. L'EKV coopera con diversi agricoltori per mantenere il
pascolo nei campi soggetti ad allagamento. Per una dettagliata descrizione, fare riferimento ad Hahn e altri
(manoscr.). Anche pescatori e cacciatori hanno associazioni di volontari nell'area, impegnati in monitoraggio
e gestione delle risorse e supporto degli ecosistemi. Inoltre, alcuni proprietari di boschi sono interessati a un
progetto di gestione partecipata iniziato dal Consiglio Nazionale delle Foreste e finanziato dalla UE:
LIFE-environment project "Local Participation in Sustainable Forest Management based on Landscape
Analysis", http://www.svo.se/minskog/templates/svo_se_vanlig.asp?id=8001
Due associazioni per la conservazione della natura hanno gruppi locali nell'area, che svolgono diverse
attività pratiche di gestione, principalmente per conservare la biodiversità. Inoltre, si è scoperto che una
associazione di villaggio svolgeva attività che potenziavano i servizi degli ecosistemi. Una volta all'anno
tagliano l'erba con la falce per creare l'habitat per specie di piante rare.
I contributi dei diversi manutentori locali e le loro associazioni possono essere riepilogati in cinque
categorie: gestione attiva, monitoraggio e risposta, collegamenti tra le diverse scale, conoscenza ecologica
locale e rafforzamento dell'interesse per la natura. Ognuna è presentata sotto.
Gestione attiva
Le pratiche gestionali degli agricoltori e dei propreitari dei boschi strutturano il paesaggio (Tabella 1).
Campi allagati, prati sabbiosi e habitats importanti nei boschi cedui dipendono dalle attività di questi gruppi.
I volontari della Società Ornitologica della Scania Nord Est (BS), la Società per la Conservazione della
Natura di Kristianstad (SNC) ed un'associazione di villaggio, contribuiscono migliorando gli habitats per
certi uccelli, piante e anfibi. Cacciatori e membri delle associazioni dei pescatori migliorano gli habitats per
caccia e pesca, e fanno gestione faunistica attraverso il prelievo di quote flessibili, ecc. Si impegnano anche
ad alimentare gli animali in caso di maltempo prolungato. Alcuni sforzi sono tesi a salvare singoli animali.
Per esempio, la Società per la Conservazione della Natura di Kristianstad salva fino a 150 astori all'anno,
attraverso un accordo con gli allevamenti di fagiani del luogo, per liberarli dalle gabbie in cui finiscono e
rilasciarli.
<< inserire qui la Tabella 1 >>
Tabella 1. L'attività dei manutentori locali riguarda diverse pratiche di gestione, va a favore di diverse
componenti dell'ecosistema e potenzia differenti servizi degli ecosistemi. La tabella mostra alcuni esmepi
derivati dall'inventario socio-ecologico.
Memoria, monitoraggio, risposta e protezione
Mentre le pratiche gestionali degli agricoltori strutturano il paesaggio e formano le basi per la biodiversità, il
monitoraggio delle variazioni delle popolazioni è principalmente condotto dalla Società Ornitologica della
Scania Nord Est e dalla Società per la Conservazione della Natura di Kristianstad. Queste associazioni
includono persone competenti che vivono sul posto e passano molto tempo in campagna. Fanno inventari sia
di loro iniziativa che a richiesta. Hanno anche collegamenti in essere per rispondere ai cambiamenti. La
Società Ornitologica della Scania Nord Est ha fatto censimenti nella regione dal 1976, documentando i
risultati. Hanno anche installato una stazione di campagna, impegnata in studi scientifici e
nell'inanellamento di uccelli. Il gruppo della flora ha fatto inventari regolari nelle stesse posizioni per 20
anni. Hanno relazioni della maggior parte delle escursioni, ne hanno fatte 140 dal 1983. Anche i cacciatori
fanno censimenti, p. es. della pernice, e monitorano la salute e i numeri delle aree di caccia: "Se vediamo
che la salute si deteriora, allertiamo le associazioni regionali e nazionali" (cacciatore, comunicazione
personale). Le associazioni di pescatori assistono per esempio misurando e contando i pesci gatto catturati
(protetti dalla legge) prima di rimetterli in acqua. Inoltre, i manutentori locali sono portatori di conoscenze
su pratiche gestionali storiche e cambiamenti a lungo termine nel paesaggio. I proprietari di boschi e gli
agricoltori hanno anche chiari ricordi di come il paesaggio è cambiato e come le popolazioni delle differenti
specie hanno fluttuato. Le associazioni di villaggio hanno anche prodotto un libro sulla storia locale e un
videotape che illustra un anno nelle paludi.
Alcuni gruppi funzionano da campanelli d'allarme. Il gruppo della flora controlla gli habitat per la
lista rossa IUCN, e il gruppo anfibi visita regolarmente i relativi gli habitat. In caso di minaccia, per esempio
da piani di costruzione, si attivano presso i funzionari e le organizzazioni centrali della conservazione per
salvare gli habitats. Hanno avuto successo diverse volte nel bloccare progetti in questo modo.
Collegamenti tra le diverse scale e reti locali
Ci sono diversi progetti di conservazione e gestione in corso nell'area. Circa 10 di questi sono coordinati
dall' EKV e due di questi sono mappati nelle figure 2 e 3. I progetti di gestione degli ecosistemi in quest'area
coinvolgono diverse organizzazioni che operano a differenti scale. Un altro punto di incontro è il Gruppo
Consultivo per la Conservazione della Natura, che supporta l'EKV e riunisce i rappresentanti della
provincia, diverse organizzazioni comunali e otto associazioni locali tre volte l'anno. Il Consiglio provinciale
manda regolarmente proposte di consulenza ai diversi gruppi. Inoltre, i volontari locali e le loro associazioni
hanno le loro proprie reti, che spesso includono contatti nazionali e internazionali. Molti agricoltori sono
membri dell'Associazione nazionale agricoltori. Hanno anche continui contatti con l'Amministrazione
provinciale a proposito dei sussidi.
L'associazione dei cacciatori, la Società Ornitologica della Scania Nord Est e la Società per la
Conservazione della Natura di Kristianstad sono tutte sezioni di organizzazioni nazionali. Partecipano a
censimenti nazionali e internazionali, e possono anche ricevere un più ampio supporto per la loro attività
dalle rispettive case madri. La Società Ornitologica della Scania Nord Est ha contatti con la Danimarca
nell'ambito del progetto Cicogne. Scambiano anche esperienze e conoscenze con una associazione gemella
in Lettonia, col finanziamento della Agenzia di Sviluppo Svedese.
Diversi gruppi sottolineano la atmosfera collaborativa nell'area, e affermano di prevenire i conflitti
con una buona comunicazione tra proprietari dei suoli, cacciatori, membri delle associazioni di pescatori,
proprietari di boschi e associazioni conservazioniste. Sono anche consapevoli dell'importanza di avere
questo approccio partecipatorio: "Tutti quelli che sono toccati da una decisione dovrebbero essere chiamati
personalmente a partecipare a una discussione. Partecipazione non è rendere le decisioni più digeribili. La
gente del posto conosce l'ecologia, e non è disponibile a essere scavalcata. Natura 2000 ha creato un grosso
problema. Alcuni proprietari non erano neanche stati informati che la loro terra era stata dichiarata riserva!"
(membro di diverse organizzazioni, comunicazione personale)
<< inserire qui la Figura 2: Progetto Vramsån creek >>
Figura 2. Un esempio di un progetto che coinvolge organizzazioni a diversi livelli, tutte impegnate a favore
di diverse componenti della gestione dell'ecosistema, coordinate dall'EKV e dal WWF. Il giallo rappresenta
i manutentori locali. Molti di loro sono connessi alle scale più alte da reti nazionali e internazionali. In
grigio sono rappresentate le organizzazioni scientifiche, in blu le organizzazioni alle scale più alte. Il
progetto Vramsån creek intende ripristinare i valori ecologici e le funzioni di un torrente.
Conoscenza ecologica locale - contenuto e origine
Le interviste hanno evidenziato diverse concezioni delle funzioni, connessioni e componenti degli
ecosistemi. I manutentori locali sviluppano le loro conoscenze a scuola, in circoli di studio, in seminari con
scienziati invitati e attraverso giornali, radio, TV e Internet. Scambiano anche informazioni ed esperienze
nei contatti con colleghi più anziani e con altri, sia nel loro campo che fuori. I progetti di gestione degli
ecosistemi sono monitorati e le pratiche di gestione sono adattate di conseguenza. Come dice il presidente
della Società Ornitologica della Scania Nord Est, "Migliorare i siti di riproduzione richiede conoscenze sulla
vita degli uccelli", una conoscenza che è una combinazione di quella scientifica e quella generata dalla
pratica. Hanno concetti precisi circa gli habitats, le specie e i collegamenti negli ecosistemi locali, ma
possono anche descrivere la ecologia generale. Inoltre, gli attori possono descrivere le fluttuzioni di
popolazione e le ragioni sottostanti. Un proprietario di boschi dice "le aree tra la foresta e la terra arabile
sono spesso molto ricche, ma non danno una produzione molto alta. Se fossero preservate potrebbero
funzionare da corridoi di migrazione. Un altro modo di incrementare la diversità è di rimuovere solo gli
alberi più vecchi, per avere un assetto con piante di età miste. I pini solitari sulle torbiere dovrebbero essere
lasciati, perchè fanno da habitat al picchio nero, che a sua volta costruisce habitats per altre specie di uccelli.
Alcune specie non possono vivere fuori della foresta, come alcuni insetti, muschi e licheni. Nessuno sa cosa
succederebbe se sparissero. Alcuni organismi ne mantengono limitati altri che sarebbero dannosi per noi.
Altri incrementano la produzione con la fissazione dei nitrati. Altri ancora possono avere delle funzioni che
non conosciamo. Mantenere una natura ricca ci darà dei benefici nel futuro."
I metodi per condurre gli inventari sono appresi da libri generalmente accettati, pubblicati dalla
Agenzia Nazionale per la Protezione Ambientale. C'è una generale consapevolezza che gli ecosistemi sono
complessi e fragili, e che cambiarli per sempre è facile. "Potete fare tutte le Valutazioni di Impatto
Ambientale che volete. Avrete sempre conseguenze che non avete previsto (...) Non potrete mai avere
indietro quello che una volta avete sterminato" (membro di diverse organizzazioni, comunicazione
personale). C'è anche una larga consapevolezza delle interazioni tra le diverse scale, come gli effetti dei
cambiamenti d'uso del suolo negli habitats di svernamento degli uccelli sui percorsi di migrazione e sulla
stessa sopravvivenza. "Le riserve vanno bene, ma non sono abbastanza. Dovete considerare anche le aree
circostanti" (membro di diverse organizzazioni, comunicazione personale). L'argomento per concentrarsi
sulle specie rare è che sono indicatori o simboli di certi habitats con associate funzioni e servizi.
Rafforzare l'interesse e la sensibilità per la natura
Oltre alla gestione attiva, monitoraggio, protezione, conoscenza ecologica diretta e attraverso le proprie reti,
le associazioni volontarie locali svolgono un ruolo importante rafforzando l'interesse e la sensibilità per la
natura, sia tra i propri membri che nei confronti del vasto pubblico. La Società Ornitologica della Scania
Nord Est e la Società per la Conservazione della Natura di Kristianstad organizzano escursioni e circoli di
studio, e le interviste con cacciatori, membri delle associazioni di pescatori, proprietari di foreste e
agricoltori evidenziano che sentirsi parte di progetti di gestione dell'ecosistema aumenta il loro interesse per
la natura.
Come descritto in Olsson et. al. (2004) e Hahn et al. (manoscr.), anche l'EKV punta molto ad
aumentare l'interesse del pubblico e la sensibilità per la natura, attraverso mostre all'aperto, un sito web
informativo, incontri regolari con i media locali, attività scolastiche nella natura e altre attività.
Motivazioni per la gestione degli ecosistemi
Di solito, non ci si impegna nella gestione dell'ecosistema per far soldi. Valori estetici e ricreativi, come la
bellezza e la pace delle zone umide, le fioriture colorate e il volo degli uccelli, sono apprezzati dagli
agricoltori e dai proprietari di boschi quanto dai birdwatchers e dai membri dei gruppi di appassionati della
flora. Le associazioni hanno anche una funzione sociale: i membri vogliono fare qualcosa insieme. Il
presidente della Società Ornitologica della Scania Nord Est dice che perchè i membri restino "è importante
che si sentano benvenuti". Come si dice in Hahn et. al. (manoscr.), la gestione dell'ecosistema dà anche
ragioni di autostima agli agricoltori che in altri contesti sono considerati dei devastatori ambientali. Un altro
aspetto importante per tutti i gruppi intervistati è la soddisfazione di imparare. "Più cose imparate della
natura, più diventa interessante". Infine, i gruppi vedono l'importanza di quello che fanno per le funzioni
ecologiche e la sostenibilità. Riconoscono le minacce alla salute degli ecosistemi, e la responsabilità che
loro stessi hanno hanno nell'individuarle o nel mitigarle.
In molte delle interviste, si dice che non ci si deve aspettare di guadagnare dal lavoro per la natura,
ma almeno non si vorrebbe spendere altro che il proprio tempo. Per gli agricoltori che hanno bestiame, i
contributi dalla UE e dal governo sono una entrata importante, che genera fino al 50% del reddito. Per i
volontari delle associazioni conservazioniste, è importante avere p.es. il rimborso dei costi della benzina
quando fanno inventari e monitoraggi. Di solito queste spese sono coperte dalle quote associative, qualche
contributo comunale, donazioni e compensi per i progetti.
Ruoli differenti
A Kristianstad, l'EKV agisce come coordinatore della gestione di ecosistemi (Olsson et. al. 2004, Hahn et al.
manoscr.). Si basa largamente sulla partecipazione locale, come è descritto nel progetto delle praterie
sabbiose (Figura 3) per illustrare i ruoli dei diversi manutentori e delle loro associazioni. Per un altro
esempio, v. il progetto Vramsån creek descritto in Figura 2.
Il progetto delle praterie sabbiose cominciò quando il gruppo della flora suggerì che i prati
avrebbero dovuto essere restaurati, e questo catalizzò la realizzazione di un'idea che era rimasta nell'aria per
diversi anni. Secondo l'EKV, il gruppo della flora possedeva adeguata conoscenza botanica e conoscenza
locale circa gli habitats dell'area. Al temp stesso avevano una rete importante di membri, attraverso i quali
potevano informare delle ragioni della degradazione delle bellissime praterie sabbiose. Qualche volta erano
impegnati in gestione attiva, altre volte in monitoraggio a lungo termine. Tuttavia, per l'inventario iniziale
delle aree incolte più interessanti, l'EKV diede un incarico a un esperto del gruppo, per assicurare che i
risultati sarebbero stati presentati nei tempi giusti. "Non è questione di qualità, sono sufficientemente
competenti per fare buoni inventari, ma non vogliamo appropriarci della loro conoscenza o trarre vantaggi
da un lavoro volontario. Non si può chiedere a un volontario di rispettare delle scadenze, perciò qualche
volta è meglio cominciare dando lavoro a un esperto".
Gli agricoltori forniscono la conoscenza pratica. All'EKV stanno attualmente raccogliendo
informazioni sull'abbandono colturale attraverso interviste con diversi agricoltori nell'area, per documentare
le pratiche di gestione ed avere un quadro completo delle praterie sabbiose e delle aree incolte nella Scania
Nord Est.
L'EKV aiuta a trovare finanziamenti e presenterà richieste di contributi ai fondi locali per la
conservazione della natura e alla Regione Scania. Collocano anche il progetto in un contesto più ampio,
collegandolo ad altri scopi sociali. Fin dalla sua creazione nel 1989, l'EKV punta a combinare conservazione
della natura e sviluppo. "Dobbiamo considerare molti interessi differenti nelle nostre decisioni. Alcuni
associazioni locali hanno un ruolo importante nella misura in cui sono sempre dalla parte della natura e
chiedono la considerazione prioritaria dei valori naturali rispetto agli obiettivi di sviluppo a breve.
Dobbiamo fare compromessi per fare passi avanti, ma è più facile quando altre organizzazioni vigilano sugli
interessi alla conservazione della natura. Noi siamo i mediatori, ma loro rappresentano una delle opinioni tra
cui dobbiamo mediare".
Esattamente come diverse associazioni di manutentori, l'EKV si impegna molto a informare il
pubblico sui valori della natura, attraverso i media, i musei all'aperto, le visite guidate ecc. Mantengono
anche il collegamento tra gli scienziati e gli abitanti del posto, assicurando che i risultati scientifici abbiano
un ritorno nell'area.
<<inserire qui Figura 3: Fase iniziale del progetto Sandy grassland>>
Figura 3. Le associazioni coinvolte nella fase iniziale del progetto Praterie sabbiose, che mira a
reintrodurre pratiche tradizionali di gestione per ripristinare le praterie sabbiose, un habitat che sta
sparendo in Europa. I manutentori locali e gli abitanti dell'area sono rappresentati in giallo.
Discussione
L'inventario socio-ecologico mostra una ricca diversità nei manutentori locali e nelle loro associazioni, sia in
termini di interessi, motivazioni, conoscenza e reti. Contribuiscono tutti in differenti modi, e anche se può
sembrare che alcuni abbiano un'attenzione molto ristretta, solo in favore di certi habitat o specie, le loro
attività hanno spesso effetti collaterali positivi. Per esempio, la biodiversità può migliorare le funzioni degli
ecosistemi (Elmqvist at al. 2003), si sviluppa conoscenza ecologica locale che può migliorare la gestione
degli ecosistemi (Berkes and Folke 1998, Olsson and Folke 2001, Berkes et al. 2003), e forme di reti sociali
che possono essere mobilitate nei progetti di conservazione (Olsson et al. 2004).
Quando si prova di incorporare associazioni locali di manutentori in un contesto più ampio di
gestione degli ecosistemi, vengono fuori due tipi di problemi: "che contributo possono dare?" e "come si
può potenziare il loro contributo?". Una strada da percorrere è analizzare i punti di forza e di debolezza nella
capacità dei diversi gruppi di contribuire. Un'altra è di analizzare le loro differenti motivazioni e ostacoli,
per essere in grado di facilitare il loro lavoro. Come si è detto, dai manutentori locali viene conoscenza
dell'ecologia locale, monitoraggio dettagliato e a lungo termine, rapida risposta ai cambiamenti e nuove
iniziative. Possono aiutare a far crescere l'interesse per la natura e agire come guardiani di specie e habitats.
Per di più, hanno reti che coinvolgono abitanti locali, altre associazioni e contatti alle altre scale. La
diversità delle pratiche di di gestione (risultante dalla grande quantità di attori coinvolti) è un'altro punto di
forza dei manutentori locali e delle loro associazioni. Tuttavia, il fatto di essere locali, piccole e fondate sul
volontariato, pone dei limiti. Mancando di potere, non sempre possono contrastare i cambiamenti negativi
che percepiscono nel paesaggio. Ci sono anche limiti di tempo e di quantità di impegno che possono
dedicare ai progetti, poichè il lavoro è senza fini di lucro e svolto durante il tempo libero.
_________________________________________________________________________
Elementi di forza (differiscono nei diversi gruppi)
·
Conoscenza ecologica locale
·
Monitoraggio dettagliato e lungo termine, rapida risposta ai cambiamenti, nuove iniziative
·
Reti
·
Sempre dalla parte della natura, aumentano l'interesse per la naura
·
Diversità di pratiche
Elementi di debolezza (differiscono nei diversi gruppi)
·
Mancanza di potere - non prendono l'iniziativa
·
Lavoro volontario - limiti di tempo e di impegno
·
Mentalità ristretta
Figura 4. Elementi di forza e di debolezza nella capacità di contribuire da parte di diverse associazioni di
Kristianstad
_________________________________________________________________________
Perciò, anche se le associazioni impegnate localmente giocano ruoli importanti nella gestione del paesaggio,
non si dovrebbe concludere che il il lavoro di queste associazioni può sostituire l'impegno di una gestione
formale. Piuttosto, la loro abilità auto-organizzata la può integrare. Sembra che per essere realmente efficaci,
le associazioni necessitino di un più largo contesto. Molte di loro fanno parte di reti nazionali e
internazionali per la condivisione di informazione e per azioni comuni. A Kristianstad, l'Ecomuseo svolge
un ruolo unico nel coordinare gli sforzi intorno a differenti progetti e nel connetterli a scale più ampie. Un
gruppo di coordinamento, come l'EKV, può mettere in collegamento diverse scale ed epistemologie,
fornendo una visione d'insieme e temperando opinioni unilaterali, mettendo in comunicazione con decisori e
scienziati e mettendo a disposizione un ambiente professionale in cui il lavoro dei volontari può contribuire
senza essere infastidito da troppe responsabilità. Folke et al. (2003) chiamano tutto questo creatività
inquadrata.
All'EKV sono in grado di vedere una realtà più vasta; di mediare tra interessi particolari e di
combinare conservazione e sviluppo. Per di più, hanno la possibilità di chiedere fondi a organizzazioni alle
scale maggiori, e hanno un ruolo consultivo nei processi di pianificazione della società locale. Con questa
visione prospettica, sono in grado di lanciare progetti al momento giusto, nella finestra di opportunità
(Olsson et al. 2004). Gli interessati locali e le relative associazioni spesso prendono iniziative, ma poi c'è
bisogno che l'Ecomuseo guidi il progetto per farlo crescere. Eventualmente possono dare supporto in modi
diversi, e mantenere il coordinamento mentre i volontari locali sono operativi.
All'EKV riconoscono e si basano sulla conoscenza ecologica locale dei manutentori locali, ma sono
anche in grado di calare nel contesto locale nuove ricerche e direttive provenienti dalle scale più alte.
Per potenziare e facilitare il contributo di associazioni locali più o meno volontarie, un gruppo di
coordinamento dovrebbe anche identificare e amplificare iniziative, ed anche identificare e amplificare gli
incentivi per la gestione degli ecosistemi. Per esempio, il progetto delle praterie sabbiose è stato iniziato dal
gruppo di conservazione della flora, ma implementato dall'EKV. All'EKV sono anche consapevoli delle
differenti motivazioni dei differenti gruppi, e provano a creare situazioni di mutuo beneficio tenendo conto
delle diverse esigenze (Hahn et al., manoscr.). Per esempio, l'argomento per creare delle riserve nelle terre
degli agricoltori è che in questo modo saranno sempre protette, e pertanto gli agricoltori non corrono il
rischio di perdere sussidi in futuro. Mettono anche molta attenzione nel riconoscere le iniziative valide e il
lavoro dei manutentori locali.
Il sistema di gestione a Kristianstad può essere caratterizzato come co-gestione adattativa (Berkes et
al. 2003, Olsson et al. 2004). Si potrebbe osservare che le condizioni istituzionali dell'area sono favorevoli
per le associazioni locali che si prendono cura del territorio, e sembra di poter concludere che l'EKV e il
quadro istituzionale delle scale superiori promuove le condizioni per la collaborazione e l'autoorganizzazione.
Tuttavia, l'esistenza di associazioni locali di questo genere non è limitata alla Svezia. Per esempio,
uno studio di Freeman e Ray (2001) nel Mid-Western USA mostra che cinque piccoli gruppi locali nonprofit conoscevano i loro dintorni, i sub-bacini, i proprietari dei suoli e i politici locali meglio di quanto non
potesse fare alcun gruppo di livello regionale. Tuttavia, i gruppi che ci si può aspettare di trovare, e gli
incentivi per la gestione dell'ecosistema dovrebbero essere differenti in altri contesti culturali.
Conclusioni
Le associazioni locali di volontari e i privati proprietari di suoli possono fornire gestione attiva,
monitoraggio a lungo termine, conoscenza ecologica locale e reti estensive. Costruire la gestione degli
ecosistemi intorno a queste associazioni e alle loro pratiche di gestione può ridurre i conflitti tra
conservazione e sviluppo, e migliorare il management. Questo articolato approccio dal basso è molto
differente dalla implementazione dall'alto di progetti di conservazione basati sulla sola informazione delle
scienze naturali.
Il caso illustra che c'è un grande potenziale nell'uso delle capacità di auto-organizzazione di
manutentori locali, inquadrando la loro creatività attraverso le linee guida e la visione delle organizzazioni
alle altre scale. Un gruppo di coordinamento come EKV può anche fornire collegamenti con le diverse scale
e combinare diversi sistemi di conoscenza. Presi insieme, tutti gli sforzi nell'area di studio controllano la
capacità degli ecosistemi di fornire un insieme di servizi.
Quando si prepara una riserva naturale, o si pianifica la gestione dell'ecosistema, gli inventari
ecologici non sono abbastanza. Gli inventari socio-ecologici integrano il quadro.
Bibliografia
Berkes F (ed) 1989. Common property resources: ecology and community-based
sustainable development. Bellhaven Press. New York.
Berkes F, Colding J and Folke C 2003. Navigating social-ecological systems: building
resilience for complexity and change. Cambridge University Press. Cambridge, UK.
Berkes F and Folke C (eds) 1998. Linking social and ecological systems: management
practices and social mechanisms for building resilience. Cambridge University
Press. Cambridge, UK.
Berkes F and Jolly D 2002. Adapting to climate change: social-ecological resilience in a
Canadian western Arctic community. Conservation Ecology 5 (2) 18
http://www.consecol.org/vol5/iss2/art18
Biernacki P and Waldorf D 1981. Snowball sampling: Problems and techniques
of chain referral sampling. Sociological Methods Research 10, 141-163
Camhis M 1979. Planning Theory and Philosophy. Tavistock Press, London.
Campbell LM, Vainio-Mattila A 2003. Participatory Development and CommunityBased Conservation: Opportunities Missed for Lessons Learned? Human Ecology
31 (3) 417-437
Chambers R 1994. The origins and practice of participatory rural appraisal. World
Development 22, 953-969
Davis A and Wagner JR 2003. Who Knows? On the Importance of Identifying
"Experts" When Researching Local Ecological Knowledge. Human Ecology
31 (3) 463-489
Elmqvist T, Folke C, Nyström M, Peterson G, Bengtsson J, Walker and Norberg J 2003:
Response diversity, ecosystem change, and resilience. Front Ecol Environ 1 (9) 488-494
Freeman RE and Ray RO 2001. Landscape ecology practice by small scale river
conservation groups. Landscape and Urban Planning 56, 171-184
Hanna S 1994. Co-management. Pages 233-242, In Gimbel KL (ed). Limiting access
to marine fisheries: keeping the focus on conservation. Center for Marine
Conservation and World Wildlife Fund US. Washington DC.
Hiedanpää J 2002. European-wide conservation versus local well-being: the reception
of the Natura 2000 Reserve Network in Karvia, SW-Finland. Landscape and
Urban Planning 61, 113-123
Gadgil M, Berkes F and Folke C 1993. Indigenous knowledge for biodiversity
conservation. Ambio 22, 151-156
Gadgil M, Olsson P, Berkes F and Folke C 2003. Exploring the role of local ecological
knowledge for ecosystem management: three case studies. Pages 189-209 in
Berkes F, Colding J and Folke C (eds) Navigating social-ecological systems:
building resilience for complexity and change. Cambridge University Press.
Cambridge, UK.
Jørgensen DL 1989. Participant observation: a methodology for human studies.
Newbury Park (CA): Sage Publications.
Margoluis R, Salfasky N 1998. Measures of success: Designing, Managing, and
Monitoring Conservation and Development Projects. Island Press. Washington,
DC, USA.
Olsson P and Folke C 2001. Local Ecological Knowledge and Institutional Dynamics
for Ecosystem Management: A Study of Lake Racken Watershed, Sweden.
Ecosystems 4, 85-104
Olsson P, Hahn T, Folke C manuscript. Social-Ecological Transformations for
Ecosystem Management. The development of Adaptive Co-management of a
Wetland Landscape in Southern Sweden.
Olsson P, Folke C and Berkes F 2004. Adaptive co-management for building
resilience in social-ecological systems. Forthcoming in Environmental Management.
Patton MQ 1980. Qualitative Evaluation Methods. Sage Publications. Beverly Hills,
London. p.197.
Pinkerton EW 1994. Summary and Conclusions. Pages 317-337 in Dyer CL and
McGoodwin JR (eds). Folk management in the world's fisheries: lessons for
modern fisheries management. University Press of Colorado, Niwot.
Pretty J 1995. Participatory learning for sustainable agriculture. World Development 23
(8) 1247-1263
Robertson HA, McGee TK 2003. Applying local knowledge: the contribution of oral
history to wetland rehabilitation at Kanyapella basin, Australia. Environmental
Management 69. 275-287.
Ryan RL 1998. Local perceptions and values for a Midwestern river corridor.
Landscape and Urban Planning 42, 225-237