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notiziario dei parchi e delle aree protette della regione toscana
toscanaparchi
numero unico a cura del Coordinamento Regionale Toscano della Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali
Federazione Italiana
Parchi e Riserve Naturali
In questo numero:
t. franci l’impegno della regione per le aree protette / g. sammuri il
parco della maremma ha 25 anni / a. nuzzo notizie dalla regione
toscana / v. barone, a. caldelli, f. silvestri il turismo nel parco
dell’arcipelago / f. bianchi il piano della tenuta di san rossore / e.
fantoni nuove aree protette locali: i monti pisani / r. gambino il
piano del parco delle apuane / p. mattioli, m. r. greco / l’agricoltura
nel parco delle foreste casentinesi / r. moschini / parchi oltre la
cronaca
Con il patrocinio della Regione Toscana
Area tutela e valorizzazione delle risorse ambientali
toscanaparchi
numero unico in attesa della registrazione al tribunale di Pisa
a cura del Coordinamento Regionale Toscano della Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali
Presidente: Dr. Giampiero Sammuri, Presidente del Parco Regionale
della Maremma, Via Aurelia Antica località Pianacce - 58010 Alberese
(GR), Tel: 0564/407111, Fax: 0564/407292, E-mail:
[email protected]
Segretario: Dr. Fabrizio Bianchi, V.Presidente del Parco Regionale
Migliarino San Rossore Massaciuccoli, Via Aurelia Nord, 4 - PISA,
Tel: 050.525500, Fax: 050.533650, E-mail: [email protected]
Segreteria di Redazione: Sig.ra Silva Biagini, presso Parco Regionale
Migliarino San Rossore Massaciuccoli, Via Aurelia Nord, 4 - PISA,
Tel: 050.525500, Fax: 050.533650, E-mail: [email protected]
progetto grafico e impaginazione: formanova - Pisa tel. 050544111
stampa: Offset Grafica - Pisa su carta ecologica “Ricarta”
l’Editoriale
Renzo Moschini
Antonello Nuzzo
Il coordinamento toscano delle aree
protette aderente alla Federazione nazionale dei
parchi e delle riserve con questo primo numero di
Toscanaparchi inizia la pubblicazione di un suo
giornaletto a cui seguiranno nell’anno 2001 tre
numeri.
La costruzione di un sistema regionale di
aree protette richiede infatti una circolazione e
uno scambio di esperienze,informazioni e
confronto di idee senza le quali difficilmente gli
oltre 100 soggetti attualmente istituiti e operanti
sul territorio toscano potranno raccordare i loro
impegni e collocarli in un disegno regionale. Con
ciò naturalmente non si intende certo ricondurre
aree protette diverse per dimensione, storia,
finalità, tipologia ambientale e gestionale ad un
unico modello. Al contrario pensiamo che questa
diversificazione costituisca e rappresenti una
ricchezza peculiare della nostra regione da
giocare positivamente nella costruzione di un
forte e funzionante sistema nazionale di aree
protette. Si tratta però di evitare che la crescita
delle aree protette in Toscana avvenga
confusamente, senza un criterio e un filo
conduttore che ne permettano forme adeguate e
funzionali di regolamentazione,
programmazione, finanziamento. Anche per
questo in sede regionale si è convenuto che ora
l’obiettivo principale non è quello di istituire
nuove aree protette (salvo in quelle situazioni
considerate mature a tutti gli effetti) ma di
consolidare e far funzionare bene quelle esistenti.
Di questo si è discusso anche in un recente
incontro con il presidente Martini e l’assessore
regionale Franci, in cui sono stati confermati gli
Olmo (ulmus minor)
orientamenti stabiliti nella Conferenza regionale
delle aree protette toscane svoltasi a Firenze alla
presenza anche di numerosi amministratori oltre
che dei parchi anche delle province ,dei comuni
e dei rappresentanti delle associazioni
ambientaliste. Toscanaparchi e il coordinamento
toscano aderente alla Federazione nazionale che
raggruppa anche i soggetti istituzionali
;province,comuni e comunità montane ed
associazioni interessate alla attività dei parchi
intendono adoperarsi e lavorare per la
realizzazione di questo ambizioso ma giusto
obiettivo. Lo faremo anche con questo giornale
cercando di rappresentare al meglio la realtà
regionale, i suoi problemi, i risultati ed anche le
difficoltà. Sollecitiamo fin d’ora la collaborazione
di tutti coloro che vogliono dall’interno delle aree
protette ma anche dall’esterno contribuire alla
realizzazione di questo impegno. Già in questo
primo numero abbiamo cercato di toccare i più
diversi problemi da quelli dei grandi parchi
nazionali a quelli dei parchi regionali storici
senza dimenticare i nuovi arrivati; le ANPIL che
rappresentano una significativa novità anche nel
panorama nazionale. Non sfuggirà a nessuno
anche scorrendo queste pagine quanto sia oggi
rilevante e importante la presenza e l’impegno
delle aree protette perché la nostra regione possa
sempre più tutelare con successo il suo
patrimonio naturale culturale che sono una
ricchezza straordinaria e unica non soltanto dei
toscani. L’attenzione alle vicende della nostra
regione non ci impedirà naturalmente di gettare
uno sguardo anche sul quel che accade fuori
della Toscana che non può non interessarci.
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A cura di Beatrice Bardelli
L’impegno della Regione
per le aree protette
Intervista all’Assessore regionale all’Ambiente Tommaso Franci
Quale sarà l’impegno della Regione Toscana per la tutela e lo sviluppo dei Parchi e
delle Aree Protette della nostra regione?
La Regione Toscana ha una lunga tradizione
di politiche per la tutela della natura tramite l’istituzione e la gestione di Parchi ed Aree Protette che
sono ormai esempi storici come il Parco della Maremma. Questo impegno ha avuto una spinta determinante con il lavoro che è stato compiuto nella
scorsa legislatura che ha visto la messa a regime di
molti adempimenti previsti dalla Legge Quadro 394/
91. Tra questi la Legge regionale 49/95, la trasformazione in Enti parchi dei tre Parchi regionali, il
sostegno all’stituzione del Parco Nazionale dell’Arcipelago e la costituzione di una vastissima rete di
Aree Protette a livello regionale.
Tutto questo lavoro consente alla Regione
Toscana di affrontare lo sviluppo delle politiche
per le Aree Protette da una posizione privilegiata
che è quella di potersi dedicare alla sfida della gestione positiva e quindi la trasformazione di questo patrimonio di norme, di atti istitutivi e strumenti finanziari in opportunità di sviluppo sostenibile
che possono dare importanti benefici economici
ed ambientali innanzitutto alle comunità ed agli
abitanti dei territori delle Aree Protette.
Con quali prospettive per il futuro?
Il cuore della sfida sta nel superare un approccio settoriale ed andare ad una integrazione
delle diverse politiche non solo ambientali e territoriali ma, innanzitutto, economiche per far decollare arttività come l’agricoltura biologica e delle
produzioni tipiche o lo sviluppo di attività turistiche e di fruizione delle Aree Protette, i due esempi
più rilevanti coerenti con le finalità di tutela e di
valorizzazione dell’ambiente di questi preziosi territori.
Il terzo Programma Regionale per le Aree
Protette, approvato a fine luglio dal Consiglio Regionale, traccia già questa strada.
La fase attuativa che si apre vede come prima tappa il varo dei piani e dei Regolamenti per le
Aree protette che ancora non sono dotate ed il lavoro per la stesura dei Piani di sviluppo economico e sociale per i quali la Regione Toscana ha già
formulato le Linee guida.
Bisogna che i piani di sviluppo socio-economico dei Parchi e delle Aree protette siano essi
stessi delle tracce e delle direttive di fondo che
dovranno trovare applicazione tramite un coinvolgimento diretto che è già iniziato ma che deve essere rafforzato ed esteso con convinzione a tutte le
aree protette toscane con il coinvolgimento degli
operatori economici che possono essere gli unici
protagonisti delle iniziative di svilupppo sostenibile nei parchi e nelle Aree protette.
Si parla ormai da tempo della necessità
di creare uno stretto rapporto tra Ambiente e
Turismo per far decollare la Toscana a regione leader nel settore...
La Regione Toscana ha recentemente avviato tramite l’IRPET, l’Istituto di programmazione economica territoriale, uno studio sulle aree protette e
turismo in Toscana che servirà per conoscere meglio la realtà di questo segmento del settore turistico fino ad oggi poco conosciuto ed analizzato.
Come previsto dal Piano regionale di sviluppo 2000-2005 dell’Amministrazione Regionale i
due Assessorati all’Ambiente ed al Turismo stanno
impostando iniziative congiunte per sostenere e
promuovere il tessuto delle attività economiche che
stanno puntando su questo specifico settore
E per quanto riguarda le politiche agricole all’interno dei Parchi e delle Aree Protette che, come noto, nella nostra regione sono
fortemente antropizzate?
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Analogamente si stanno sviluppando forme
di integrazione tra le misure del Piano di sviluppo
rurale della Regione e la politica per le Aree Protette e per la tutela della biodiversità. Oltre ad uno
specifico programma triennale che sarà rinnovato
per il periodo 2001-2003 di sostegno e sviluppo
dell’agricoltura biologica nei Parchi e nelle Aree
protette della Toscana.
Tutto bene, quindi?
Un’ ultimo elemento a cui prestare molta
attenzione riguarda la qualità dei servizi offerti.
E’ necessario far crescere una cultura della
gestione ordinaria che deve servire a valorizzare
Marco Polvanesi
Il sistema delle Aree Protette
in Toscana
Nel mese di ottobre sono state pubblicate sul sito web della Regione Toscana le
pagine dal titolo: “Il sistema delle Aree Protette in Toscana”. Le pagine, realizzate a cura
del Dipartimento delle Politiche Territoriali e
Ambientali, possono essere consultate all’indirizzo http://www.rete.toscana.it/ (settore
ambiente e territorio, valorizzazione e tutela
delle risorse) e sono composte da testi ed
immagini in totale sostituzione di pagine già
presenti dall’anno 1997 sul medesimo server
regionale. L’aggiornamento e la predisposizione di testi relativi alle caratteristiche ambientali delle singole aree si è resa necessaria a seguito dell’approvazione del secondo Programma regionale per le aree protette e della suc-
anche la stagione di investimenti che si rende possibile con l’ultima fase dei fondi strutturali per le
Aree protette.
Alla realizzazione di strutture per la fruizione dei Parchi e delle Aree protette è necessario
che corrispondano sempre valide ed efficaci formule di gestione.
La mancanza di questo collegamento stretto
potrebbe vanificare l’efficacia degli investimenti e
creare aspettative di fruizione che se deluse rischiano di ritorcersi contro l’immagine del sistema delle
Aree protette della Toscana.
cessiva pubblicazione dell’Elenco ufficiale delle aree protette regionali (3° aggiornamento)
avvenuta nella seconda metà dell’anno 1999.
L’occasione è stata opportuna per provvedere alla scrittura dei testi relativi alle aree
di recente istituzione, al miglioramento della
consultabilità complessiva ed alla ridefinizione delle immagini, anche attraverso la riprogettazione dell’home page e la creazione di
una cartografia interattiva.
Le pagine risultano derivate dall’elenco generale che riproduce schede per due
Parchi Nazionali, trentacinque Riserve Statali, tre Parchi Regionali, un Parco Interprovinciale, trentotto Riserve Provinciali e trentuno
Aree naturali di interesse locale (ANPIL). Di
ciascuna area sono riportate una sintetica
descrizione generale e notizie essenziali sulla geomorfologia, vegetazione, fauna, nonché ulteriori informazioni utili ed il titolo delle più recenti pubblicazioni . Una mappa interattiva consente inoltre l’agevole identificazione delle zone sul territorio regionale.
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a cura di Gabriele Baldanzi
Il Parco della Maremma
ha 25 anni
Intervista al presidente Giampiero Sammuri
ALBERESE - Il Parco regionale della Maremma ha festeggiato i 25 anni di vita. La sua istituzione risale all’estate del 1975: si voleva salvaguardare uno scenario di selvaggia bellezza tra Principina e Talamone, una terra già abitata nel paleolitico, antropizzata da Etruschi e Romani, bonificata
dai Lorena e infine tramandata a noi attraverso
l’Opera Nazionale Combattenti. Nel corso del 2000,
in più occasioni, l’anniversario è stato ricordato e
celebrato ad Alberese, a Grosseto, insieme alle istituzioni locali, al ministro dell’ambiente Willer Bordon, al presidente della Regione Toscana Claudio
Martini, alle associazioni ambientaliste e ad ospiti
illustri, amici del Parco. Con il presidente Giampiero Sammuri abbiamo tracciato un bilancio del venticinquennale, passando attraverso gli eventi che
hanno caratterizzato gli ultimi 12 mesi.
“Sì, andiamo per ordine. La serata di apertura del festival internazionale di Legambiente, a
Rispescia, in agosto è stata tutta dedicata al Parco
della Maremma, al suo 25º compleanno. Un evento indimenticabile perché a celebrare le nozze d’argento tra l’Uccellina e l’Europa (era questo il titolo
del dibattito) c’era in prima persona il ministro dell’ambiente, intervenuto per renderci omaggio. Ho
davvero apprezzato le parole di elogio del Ministro, i riconoscimenti sinceri dei rappresentanti delle
istituzioni. Nella circostanza abbiamo anche presentato, in anteprima, il nuovo video promozionale del Parco ed il logo del venticinquennale. Poi,
due mesi fa, c’è stata la festa tutta maremmana a
Spergolaia con Alessandra Sensini e le massime
autorità provinciali. In questa occasione abbiamo
consegnato premi, riconoscimenti e ricordi speciali a quanti hanno legato, a doppio filo, la propria vita al Parco”.
Ma il 2000 per il Parco non è stato solo
feste e celebrazioni, è stato anche un anno di
svolta, di ripartenza in tutti i campi…
“E’ così. Credo che i rapporti con chi vive
ed opera all’interno del Parco debbano ancora migliorare, ma siamo sulla strada buona: c’è dialogo
con le associazioni agricole e ambientaliste, con
l’Azienda. All’interno del consiglio e del Comitato
scientifico si lavora in buon accordo. Purtroppo il
Parco fa spesso notizia per ciò che non funziona e
si dimentica di sottolineare gli impegni che stiamo
portando avanti con successo. Penso alla nuova
disciplina delle visite e allo straordinario incremento
dei visitatori, penso al progetto di educazione ambientale che porterà nel nostro parco, individuato
come area-guida, migliaia di ragazzi; e poi i gemellaggi con Amazzonia e Tanzania, l’accordo per
la compravendita della Casa dei Pinottolai, dell’ex
frantoio di Alberese e della Casa del Guardiacaccia. Infine, non meno importanti, i nuovi regolamenti, le attività di promozione a livello nazionale,
il lavoro oscuro ma efficace per limitare i danni
degli ungulati”.
Presidente, qual’è la tappa più importante in venticinque anni di vita del Parco?
“Il fiore all’occhiello? Il fatto di essere una
delle sei aree protette italiane ad avere
ottenuto il diploma europeo. Eppure il
Parco va valorizzato ulteriormente
visto il boom davvero straordinario di visitatori che giungono in
Maremma per ammirare le sue
bellezze ambientali. A parlare
sono i numeri: quest’anno, nei primi
nove mesi, abbiamo ospitato 65.000 persone, il 20 per cento in più rispetto al 1999”.
Cerchiamo di dare una buona notizia agli agricoltori che operano all’interno del Parco. Di recente sono tornati a lamentarsi per i danni alle colture e per i vincoli eccessivi…
“Innanzitutto va detto che l’atteggiamen-
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to critico è solo di una minoranza di agricoltori.
Con gli altri, con le associazioni di categoria abbiamo ottimi rapporti, anche di collaborazione. Il consiglio del Parco ha sempre avuto atteggiamenti di
disponibilità. Per tutti quanti, dal presidente ai consiglieri, il confronto è stato dal primo giorno, un
punto fermo. Con gli agricoltori abbiamo avuto
incontri, riunioni, ne abbiamo accolto, quando
possibile, le richieste. Il consiglio ha lavorato producendo atti importanti che cambieranno anche
quelle situazioni di cui gli agricoltori oggi si lamentano a ragione. Sui rapporti con le associazioni agricole sono soddisfatto: con la Confederazione italiana agricoltori di Grosseto, la Federazione
provinciale dei Coltivatori diretti e l’Unione Agricoltori abbiamo stipulato un accordo di collaborazione per eliminare i motivi che hanno generato i
contrasti tra gli agricoltori e le aree protette. Si tratta di un’intesa su 10 punti dove si affronta e si
risolve il problema degli indennizzi, dei tempi di
attesa, delle produzioni e dei contributi pubblici. Personalmente considero le associazioni come interlocutore del Parco per discutere e concertare le strategie, in virtù del
loro livello rappresentativo di interessi diffusi”.
Presidente, sappiamo che state pensando a nuovi itinerari, altri ingressi nell’area protetta, un ulteriore
perfezionamento della disciplina delle visite.
”Certo, nuovi accessi e nuovi itinerari. Abbiamo verificato quest’anno
quanto importante sia stato aprire il
parco di notte per visite guidate.
Stiamo predisponendo altri itinerari di grande interesse. In primo luogo un itinerario legato
alla nostra storia di maremmani, quello delle bonifiche, con
la possibilità di ammirare sul
territorio le opere dei bonificatori, le idrovore, far capire
come è stata riconquistata alla
vita la Maremma amara. E poi
l’itinerario delle grotte, ce
ne sono tantissime nel
Parco, di grande interesse speleologico ma
anche naturalistico, faunistico, con una flora non troppo conosciuta e del tutto particolare.
Inoltre avremo anche la possibilità di fare bird watching, che contribuirà a diffondere ulteriormente il fascino e il nome del nostro Parco”.
Il trasferimento in gestione
alle Regioni delle
Riserve Naturali dello Stato:
colpo grosso della Toscana
Dopo riunioni succedutesi per più di un anno
e nonostante le ultime, disperate resistenze del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali, gli adempimenti sanciti dal decreto ”Bassanini” relativi al
destino delle Riserve Naturali dello Stato, sono giunti
ad una tappa fondamentale: la Conferenza StatoRegioni, nella seduta del 12 ottobre 2000 ha definito
l’intesa sui criteri in base ai quali individuare le Riserve da affidare in gestione alle Regioni. In effetti
l’intesa è su quattro elenchi che riguardano ciascuno le Riserve trasferite, quelle trattenute dallo Stato,
quelle affidate ai Parchi Nazionali già istituiti, quelle
da affidare agli istituendi Parchi. In Toscana la Regione ottiene 25 Riserve, una sola è trattenuta allo
Stato, una passa al Parco dell’Arcipelago, due alle
Foreste Casentinesi, tre attenderanno l’istituzione,
pare prossima, del Parco Nazionale dell’Appennino
Tosco-Emiliano. Il trasferimento è fissato nell’intesa
a decorrere dal 1° gennaio 2001, previa individuazione delle “risorse umane, finanziarie e strumentali” connesse con la gestione delle singole localizzazioni. Il passo decisivo è dunque compiuto, anche
se il momento della verità corrisponderà all’emanazione degli atti relativi all’effettivo avvio della gestione regionale, a fronte del trasferimento dei tre
tipi di risorse da collegare, in concreto, alla consistenza dei beni in questione. La Toscana, più penalizzata a suo tempo tra tutte le Regioni, oggi ha il
maggior numero di Riserve affidate: un riconoscimento ufficiale delle condizioni di “sistema” che ha
saputo creare, in attuazione della legge quadro sulle
aree protette, e che rendono credibile e funzionale
l’unitarietà di una gestione organica; è da ricordare
che l’argomento dell’unitarietà di sistema ha giustificato il caso della Duna Feniglia, trattenuta allo Stato
per un successivo affidamento al WWF, gestore della contigua Riserva della Laguna di Orbetello, non
in elenco in quanto non bene demaniale.
A.N.
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Notizie dalla Regione
a cura di Antonello Nuzzo
Si parte con APE!
Ci prova il Parco delle Alpi Apuane
Anche la lunga storia di “Appennino Parco
d’Europa” - un’APE finora assai poco laboriosa sembra arrivata ad una svolta: a rompere il ghiaccio è il Parco delle Alpi Apuane che, con il patrocinio della Federazione Italiana Parchi e Riserve, ha
provato a far funzionale il Programma d’Azione,
definito all’inizio dell’estate 2000, aggregando più
Parchi, regionali e nazionali, su di una proposta
progettuale che coinvolge Toscana, Emilia-Romagna, Liguria.
A fronte del vuoto e del silenzio nel resto
del mondo, la proposta, presentata al Ministero
dell’Ambiente, è stata accettata; due risultati sembrano così raggiungibili: si definisce, per la prima
volta e di fatto, il modello di comportamento per
chi vuole stare al gioco di APE ed, insieme, trova
sistemazione almeno la ridotta quota del 15% che
può essere attribuita al centro/nord del totale dei
35 miliardi di lire messi a disposizione dal CIPE,
quale stanziamento iniziale.
Resta ora alle Regioni interessate concertare
con il Ministero la procedura di erogazione dei fondi, per qualcosa più di 5 miliardi di lire, garantendo la coerenza interna dello specifico progetto proposto dalle Alpi Apuane nei confronti del complesso
dei sistemi regionali delle aree protette, anche in
fatto di cofinanziamento. Intanto l’altro polo di aggregazione individuato in Toscana per APE, con
punto di riferimento nel Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, si appresta a seguire la via indicata dalle Alpi Apuane con proprie proposte per
ulteriori finanziamenti dal Ministero e dal CIPE; se
la Provincia di Arezzo starà al gioco, con le sue
Riserve, si potrà stabilire, dunque, anche un utile
collegamento con le Marche, oltre che con l’Emilia-Romagna, per rendere più forte, nel quadro interregionale, l’idea di sistema alla base della politica Toscana delle aree protette
Parlando un po’ di soldi...: quali prospettive di investimento nelle aree
protette in Toscana?
Le scelte del piano finanziario, incluso nel
3° Programma per le Aree Protette 2000-2003, approvato dal Consiglio Regionale all’inizio dell’estate, sono già in fase di attuazione secondo le disponibilità differenziate che le caratterizzano:
- per quanto riguarda la spesa di investimento
consentita dal bilancio regionale 2000, due progetti sono stati selezionati e la prima quota di contributo è già in fase di erogazione;
- relativamente ai fondi FESR 2000-2006, per
le aree protette nell’obiettivo 2 ed in “phasing out”,
si è avviato il procedimento di attuazione della
misura 3.5, ad esse destinata;
- il progetto nazionale APE sta muovendo i
primi passi proprio dalla Toscana utilizzando fondi
CIPE, grazie all’iniziativa promossa dal Parco delle
Alpi Apuane e dalla Federparchi.
Sui tre indirizzi di spesa qui ricordati, nell’utilizzazione strategica delle varie fonti di finanziamento, si registra il deciso impulso a far funzionare l’iniziativa per le aree protette esclusivamente
come impegno di sistema, a partire dalla formulazione delle proposte, nello sviluppo delle progettualità, nella gestione degli interventi. Sul campo
d’azione prima delimitato vediamo dunque, nel
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dettaglio, cosa succede. Fuori dall’ambito dei fondi
FESR 2000-2006, con i capitoli del bilancio regionale di quest’anno, i due progetti entrati in fase
attuativa per un contributo dei 3,5 miliardi di lire,
riguardano: uno, iniziative sulle aree protette costiere coordinate dal Parco Migliarino-S.RossoreMassaciuccoli; l’altro, iniziative nelle zone umide
interne facenti capo alla Provincia di Pistoia. Dentro l’ambito del FESR si deve innanzitutto rilevare
la situazione di squilibrio venutasi a creare con la
penalizzazione delle aree protette in “phasing out”
- soprattutto sull’Appennino - rispetto a quelle dell’obiettivo 2: non solo per dotazione finanziaria ridottissima, ma anche per modalità e tempi della
spesa programmata; quindi, se veramente APE dovesse funzionare a regime con fondi adeguati, l’utilizzazione di questa fonte statale a compensazione
della insignificante disponibilità del FESR nelle aree
del “phasing out” costituirà scelta obbligata.
Per i fondi FESR, i complementi di programmazione, oggi in fase di definizione, a specificazione del Documento unico di programmazione
2000-2006, prevedono di concentrare la spesa su
un numero ridotto di operazioni: sei per le aree
protette dell’obiettivo 2, con una dotazione di 15,4
miliardi di lire; cinque per le aree protette in “phasing out” con 3,5 miliardi di lire; nel primo raggruppamento di iniziative saranno coinvolti i Parchi della Maremma e delle Alpi Apuane, le Provincie di Firenze, Grosseto, Livorno e Siena; nel secondo: il Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, le Provincie di Arezzo, ancora Firenze, Pisa e
Prato. Ricordiamo che le dotazioni prima riportate
sono comprensive del pesante cofinanziamento, a
carico dei beneficiari, del 40%, imposto dalle nuove regole, e riguardano disponibilità effettive da
erogarsi solo come rimborsi, solo se la spesa seguirà tassativamente i tempi ed i modi degli specifici piani finanziari fissati per la misura. Entro i primi mesi dell’anno prossimo le proposte dei complementi per l’utilizzazione della misura 3.5 saranno sottoposti alla verifica dell’interesse da parte delle
aree protette su cui dovrebbero operare; nella concertazione, sin da ora attivata tra Regione ed interlocutori esterni, resta comunque fermo il principio
inderogabile, determinato dalla rigidezza delle nuove regole comunitarie, della necessaria aggregazione di più operatori su poche tematiche ed operazioni di sistema; a queste corrisponderà un numero limitato di beneficiari finali: stazioni appaltanti da organizzare nei prossimi sei anni quali responsabili unici della gestione amministrativa e
contabile, delle rendicontazioni e dei monitoraggi
conseguenti, pena la decadenza di ogni beneficio
e la penalizzazione della misura e dell’asse di riferimento col trasferimento delle risorse inutilizzate
nei tempi dovuti ad altre finalità. I riferimenti, qui
complessivamente riportati, evidenziano sulle aree
protette un campo di operatività estremamente caratterizzato: le risorse indicate, se debitamente integrate con le potenzialità da altri sportelli - si pensi allo sviluppo rurale, al turismo, alla cultura possono assumere una dimensione non indifferente,
suscettibile anche di sensibili incrementi, sempre
che venga confermata nei fatti la capacità di proposta e di spesa dei vari soggetti. Importante è tenere presente che rientrare nella categoria delle
aree protette non è più in Toscana requisito sufficiente all’accesso ad un campo privilegiato di finanziamenti; indispensabile è riconoscersi nell’appartenenza ad un sistema, ad una rete di relazioni
ed integrazioni i cui aspetti economico finanziari
sono parte importante, ma non esaustiva.
Piani e regolamenti:
a che punto siamo?
E’ questo un interrogativo che si pone non
molto frequentemente in Toscana; né, in genere, la
curiosità sulla questione relativa alla strumentazione normativa delle aree protette e sulle relative
implicazioni, sembra recare sensibile disturbo al
sonno di chi invece dovrebbe rispettare precisi
adempimenti di legge o specifiche esigenze gestionali.
Piani e regolamenti sono da tempo in vigore per i Parchi della Maremma e di Migliarino,
S.Rossore, Massaciuccoli; sono in elaborazione
quelli per i due parchi nazionali e per quello regionale delle Alpi Apuane; anche la Maremma ha in
redazione l’aggiornamento del suo piano.
Più misteriosa, ma sempre in ritardo, è la
situazione nelle riserve dove solo le Province di
Pistoia, Lucca e Siena sono adempienti, mentre per
tutto il resto è silenzio; per non parlare delle numerosissime riserve dello Stato dove la questione
dell’adeguamento del loro regime alla legge quadro non si è mai posta.
Anche per le ANPIL, dove per legge non
esiste un regime speciale ma si dovrebbe operare
attraverso l’adeguamento dei riferimenti previsionali e normativi esistenti, non è chiara la situazione, ma non si vede perché le cose dovrebbero cambiare rispetto ai distratti comportamenti amministrativi in parchi e riserve.
In questo quadro, a dir poco interessante
per i suoi aspetti segretamente negativi, a fronte
delle ottimistiche, positive valutazioni che vengo-
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no fatte in base a quello che appare, non può sfuggire l’importanza dell’impegno generalizzato ed
attuale, da parte delle aree protette in Toscana, a
mettere in cantiere i piani di sviluppo economico e
sociale: la contestualità, prevista dalla legge, di tali
nuovi strumenti con quelli più tradizionali, di piano e di regolamentazione, dovrebbe comportare
una rapida soluzione ai problemi che hanno portato al vuoto prima denunciato.
Infatti quasi 635 milioni, fondi integrativi dal
Piano triennale per le aree protette ‘94-’96, sono
stati dedicati, nel settembre 2000, dalla Regione a
contributi alle aree protette che seguiranno le “linee guida” precedentemente emanate per la for-
mazione dei piani di sviluppo economico e sociale
con esito entro diciotto mesi.
Il contributo è andato al Parco nazionale delle
Foreste Casentinesi, ai tre Parchi regionali, alle Province di Arezzo, Grosseto, Pisa, Prato, Pistoia, Siena che hanno dichiarato l’impegno al proposito.
Ancora un po’ di pazienza, dunque, e nella primavera del 2002 potremo levarci qualche curiosità,
non solo sul piano di sviluppo, nuovo strumento
mai prima d’ora in vigore, ma anche su piani e
regolamenti di base per la gestione delle aree protette in Toscana, strumenti questi più tradizionali,
ma, di fatto altrettanto scarsamente conosciuti.
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Vincenzo Barone, Andrea Caldelli, Francesco Silvestri
L’ambiente come risorsa per lo sviluppo in un’area a forte
vocazione turistica
il caso del Parco nazionale dell’Arcipelago Toscano
L’Arcipelago Toscano è formato da sette isole: Elba, Pianosa, Capraia, Gorgona e Montecristo
nella provincia di Livorno, Giannutri e Giglio in
quella di Grosseto. Ogni isola ha una storia particolare che, in passato, ne ha indirizzato sviluppo e
vocazioni in maniera indipendente dalle altre. Gli
stessi collegamenti tra le isole dell’Arcipelago, complici le distanze che le dividono, sono limitati.
Delle sette isole dell’Arcipelago, le uniche
ad avere una popolazione residente di una certa
consistenza per tutta la durata dell’anno sono l’isola d’Elba (circa 30.000 residenti) e l’isola del Giglio
(1.400 abitanti); a queste vanno aggiunte Capraia,
che conta circa 300 residenti, di cui appena 180
effettivi, e Giannutri, isola di proprietà di nove persone in tutto. Queste isole vedono crescere la propria popolazione presente in estate; nel caso delle
due isole maggiori l’afflusso disordinato di turisti
genera forti impatti sull’equilibrio dell’ecosistema
locale. Le tre restanti isole sono praticamente disabitate: Gorgona è sede di un carcere; Pianosa ha
visto trasferirsi i pochi residenti rimasti in seguito
alla chiusura del carcere di massima sicurezza, avvenuta in forma definitiva alla fine del 1996; Montecristo è sottoposta a rigida tutela scientifica ed è
abitata dai soli guardiani.
La promozione del turismo da parte di un
Ente Parco mira a perseguire in genere due obiettivi: il sostegno all’economia locale, con conseguente limitazione dei conflitti, e la diffusione della conoscenza dell’ecosistema, così da generare nei visitatori una maggiore sensibilità verso l’ambiente.
Può capitare, nei casi in cui ci si trovi in aree soggette ad eccessivo carico turistico, che i due obiettivi siano tra loro in contrasto, vale a dire che la
fruizione turistica esistente comprometta la qualità
dell’ambiente e non ne permetta il corretto godimento. In questi casi il ruolo fondamentale del parco
è quello di bilanciare i due obiettivi.
Nell’Arcipelago Toscano il quadro turistico
è articolato: vi sono isole nelle quali il turismo ha
un evidente impatto sull’ambiente e richiede interventi di regolamentazione e di indirizzo della fruizione (Elba e Giglio); vi sono situazioni con sottoutilizzo delle risorse, dove possono essere vagliate le prospettive di un futuro sviluppo (Gorgona, Pianosa e Giannutri); vi sono situazioni dove
l’incipiente fruizione turistica non pare assumere,
per motivi diversi, i caratteri dello sfruttamento indiscriminato (Capraia); vi è, infine, il caso di Montecristo, dove non è ipotizzabile alcuna forma di
promozione dell’offerta turistica.
Quando si ha a che fare con aree sovrautilizzate, la pianificazione dell’attività turistica può
richiedere da un lato un lavoro di regolamentazione e di riduzione dei flussi nei periodi di picco
della domanda, dall’altro la qualificazione dell’offerta tradizionale e la maggiore attenzione per l’offerta di “turismo verde”. Quando invece la realtà
della fruizione turistica locale mostra i caratteri del
sottoutilizzo, una corretta attività di pianificazione
è chiamata a contemplare forme di promozione
dell’offerta che rispondano sia alle esigenze dello
sviluppo, sia a quelle dell’ambiente.
Il percorso che si ipotizza per la promozione del turismo sostenibile nell’Arcipelago Toscano
è lungo, complesso e articolato. Introdurre il concetto di sostenibilità nell’attuale modello di fruizione turistica, infatti, comporta azioni limitative di
abitudini ormai consolidate e promozione di nuove forme di offerta al momento poco o nulla considerate dagli operatori locali.
[…]
Si può affermare che il turismo nell’Arcipelago ha goduto fino ad ora di una rendita di posizione - conseguente principalmente alla ricchezza
toscanaparchi
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del patrimonio naturale - che ha ritardato di fatto
qualsiasi tipo di programmazione; oggi la specializzazione balneare si sta trasformando da elemento di forza a fattore di debolezza: il servizio offerto
ha assunto ormai le caratteristiche del prodotto
maturo e necessita di diversificazione e riqualificazione per non subire la concorrenza di altre aree a
costi inferiori o incorrere nel rifiuto da parte di una
domanda sempre più attenta allo standard del servizio offerto. Le ultime stagioni turistiche hanno
evidenziato i pericoli della prosecuzione dell’attuale
modello di offerta per l’Arcipelago Toscano: agli
aspetti positivi rappresentati dall’incremento di arrivi e presenze, si contrappongono l’aumento della
congestione e dell’impatto sulle risorse naturali e
la contrazione del fatturato registrato dai ristoranti,
a testimonianza della ridotta propensione alla spesa dei visitatori. Tutto ciò fa temere l’ulteriore massificazione e “residenzializzazione” del turismo, con
conseguente abbassamento della qualità della vacanza e riduzione nel lungo periodo del valore
aggiunto prodotto. Tale pericolo è particolarmente
grave se si considera che tra i motivi che spiegano
il notevole aumento delle presenze turistiche sono
espressamente segnalati l’inserimento di alcune
località balneari dell’Arcipelago nella classifica di
qualità redatta da Legambiente ed il ritorno di immagine prodotto dal consolidamento del Parco
nazionale.
Nell’Arcipelago Toscano, il modello turistico monosettoriale incentrato sulla fruizione balneare
genera, oltre alle menzionate conseguenze di congestione e depauperamento delle risorse, rilevanti
problemi sulla realtà sociale della popolazione locale, in particolare di quella giovanile. L’esistenza
della grande opportunità del lavoro stagionale nel
settore turistico, uno dei fattori di reddito più importanti per i giovani dell’Arcipelago, rappresenta
per alcuni versi un grave limite alle possibilità di
crescita socio-economica del territorio. I giovani
del luogo, infatti, si trovano nella condizione di
guadagnare nei tre mesi estivi quasi quanto necessario per vivere per tutto l’anno, non di rado grazie
ad occupazioni irregolari; ciò implica scarsa iniziativa imprenditoriale e disincentiva la riqualificazione della forza lavoro. Si innesca così un circolo
vizioso difficile da interrompere: la possibilità di
trovare occupazioni stagionali scoraggia la ricerca
di nuove mansioni e di percorsi di crescita professionale alternativi, ma la scarsa qualificazione che
consegue da questa scelta comporta l’accesso quasi esclusivo a occupazioni poco soddisfacenti, precarie o stagionali e la scarsa propensione al rischio
di impresa; non è un caso, allora, che la maggioranza delle iniziative imprenditoriali localizzate
nell’isola sia detenuta da non residenti.
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In conclusione, si può dunque affermare che