notizie - Comunità italiana dell`Arca di Lanza del Vasto
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notizie - Comunità italiana dell`Arca di Lanza del Vasto
"L'uomo può perdonare senza dimenticare L'uomo può agire senza ferire L'uomo può donare senza rinunciare Che gli occhi vedano che le orecchie sentano che i cuori si aprano che tutti i muri crollino Che l'uomo torni ad essere uomo uomo uguale ad altro uomo." ARCA notizie Edvino Ugolini N.2/2010 ARCA NOTIZIE è un foglio di collegamento e di riflessione tra i compagni e gli amici della Comunità dell'Arca in Italia. Articoli, lettere, disegni vanno inviati a: Francesco Pavanello via Fiordalisi 12 34016 Trieste (e-mail: [email protected].) Il sito internet dell'ARCA in Italia è: http://www.arca-di-lanzadelvasto.it Per continuare a ricevere Arca Notizie, il contributo per il 2010 è di 20 euro (10 per l'abbonamento on-line) da versare sul conto corrente postale n. 97660898 intestato a Dino Dazzani. Questo numero è stato consegnato per la stampa il 11 marzo 2009 Il latte che mi hai dato e la dolcezza del latte, Il cuore che mi hai dato E il soffio di vita, La carne che mi hai dato ed il calore del sangue, L'immenso amore che dona La Madre all'unico figlio, Ecco a tutti ho dato tutto, Fino al ll'ultima goccia Nulla è stato perso. Lanza del Vasto anno XXV NUMERO 2 giugno/settembre 2010 Quadrimestrale della Comunità dell'Arca in Italia C Indice SOMMARIO Presentazione del numero Arca nel mondo Notizie dal Brasile resoconto del viaggio di Michéle Gandhi international Verso un economia nonviolenta 2 pag. 3 Approfondimenti La “Passion” di Lanza del Vasto Frédéric Vermorel pag. 4 Dalle Infos delle Nouvelles de l'Arche pag. 18 Di fronte alle mie violenze Joseph Pyronnet pag. 20 Come Lanza del Vasto ha presentato la nonviolenza all'occidente Tonino Drago pag.25 Appunti per la pratica dello Yoga A cura di Guido Farella pag. 30 Preghiera del padre nostro vissuta in posizione yoga Tonino Drago pag. 34 Arca in Italia Campo giovani 2010 L'associazione “Comunità dell'Arca di Lanza del Vasto” arissimi pag. 38 pag. 40 Chiudiamo quest’Arca Notizie prima delle vacanze estive raccogliendo diversi spunti e riflessioni. Il numero inizia con la presentazione di un lavoro teatrale per la radio nazionale francese di Lanza del Vasto presentato da Frédèric Vermorel al convegno tenutosi a Roma nei primi giorni di marzo. Ricordiamo Joseph Pironnet, recentemente scomparso, con la pubblicazione di una sua riflessione sulla guarigione interiore. Le parole risuoneranno familiari a coloro che hanno vissuto l'esperienza della sessione della Riconciliazione che in Italia e' promossa da Giampiero e Pastrizia Zendali, con la collaborazione di Anna Agostini. Pubblichiamo un contributo di Tonino Drago che illustra, individuandone le specificità, come Lanza del Vasto ha presentato la nonviolenza all'occidente. Continua con costanza il contributo di Guido Farella sullo yoga accompagnato da una proposta di Tonino Drago sul “Padre Nostro”, vissuto in forma di preghiera yoga. Le notizie delle attività estive a Tre Finestre e la nascita dell'associazione “Comunità dell'Arca di Lanza del vasto” grazie all'impegno della fraternità siciliana ci riempiono di gioia per i passi che si stanno compiendo. pag. 43 pag. 45 Completa il numero il resoconto del viaggio in Brasile di Michéle Le Boef e il resoconto di dell'incontro Gandhi international. 3 “La Passion” di Lanza del Vasto APPROFONDIMENTI Frédéric Vermorel Premessa: la nascita dell'Opera. Alla stregua de “La Marche des rois”, la sua prima opera teatrale, “La Passion” è un'opera di circostanza, richiesta all'autore dalla Radio nazionale francese. Rientrato ammalato da un giro di conferenze a Bruxelles e Parigi, Lanza approfitta del riposo forzato per comporla durante i mesi di febbraio marzo 1950, a Tournier, la prima delle comunità rurali da lui fondate. Scrive Arnaud de Mareuil: “Scena dopo scena, Shantidas pensa ai suoi compagni e compagne (Chanterelle sarà la Vergine), i quali a Pasqua , sul prato, terranno i vari ruoli, scritti prima di tutto per loro. Il pezzo sarà rappresentato e cantato, accompagnato dal 1 gregoriano della liturgia delle ore o dai mottetti di Palestrina e 2 della sua scuola. ” Nella sua genesi “La Passion” si configura come un'opera costruita su molteplici registri: letterario, orale, musicale, esistenziale e spirituale, in un costante gioco di rimandi da un livello all'altro. Non a caso, Lanza del Vasto considerava il 3 teatro come arte completa . Il testo che noi leggiamo è stato scritto al contempo per degli uditori radiofonici e per una comunità allargata in quell'occasione agli amici e ai vicini. E' stato rivisto e completato con una nota a mo' di postfazione dopo essere stato rappresentato nella chiesa di Saint-Séverin a Parigi il 9 marzo 1951. Infine è stato dato alla stampa e offerto a noi lettori, per altro in un numero piuttosto limitato di esemplari: milleseicentosettantuno in tutto. Non è possibile nello spazio offerto dal presente contributo districare il rapporto stabilitosi tra autore, attori, uditori, spettatori e lettori noi né analizzare compiutamente i legami che intercorrono tra l'autore, il tema da lui trattato e le sue fonti avverate o possibili. Mi propongo solamente di operare alcuni sondaggi che illustrino la complessità, la ricchezza e la profondità de “La Passion”. 1 Nel testo stesso de “La Passion” si possono ravvisare allusioni o cittazioni implicite della liturgia della settimana santa, ad esempio il responsorio “O vos omnes” nel lamento della Vergine Maria. (Lanza del Vasto, La Passion. Mystère de Pâques, Parigi 1951, p. 124. Nelle note successive sarà indicata semplicemente come La Passion). 2 A. de Mareuil, Lanza del Vasto. Sa vie, son œuvre, son message. Saint-Jeande-Braye 1998, p. 208. (Traduzione propria). 3“Il Teatro è come la Dansa e la Festa, il concerto di tutte le Arti” (Lanza del Vasto, La Trinité spirituelle, Parigi 1971, p. 105). 4 APPROFONDIMENTI 1) LA STRUTTURA DELL'OPERA “La Passion” è strutturata in tre “quadri” di dimensioni disuguali: Un primo quadro, “L'Agonia”, che rappresenta circa un quarto dell'insieme, mette in scena la preghiera di Gesù nell'orto del Getsemani e l'ultima tentazione ad opera di Satana e del suo corteo di diavoli ed umani collaboratori: il “Dottore Neuropatico” e il “Critico Liberale”. La Pasqua Ebraica costituisce il secondo quadro. Questo occupa meno del dieci per cento del tutto e costituisce una sorta di sosta tra la prima e la terza parte. È composto da cori che si rispondono: il coro delle ragazze, quello delle donne, quello degli uomini e quello degli anziani, e da una voce solista che emerge dal coro delle ragazze. Il terzo quadro, la “Via Crucis”, forma la parte più consistente dell'opera, ed è a sua volta diviso nelle tradizionali quattordici stazioni. Vi incontriamo la folla, Pilato, la Vergine Maria, Simone di Cirene, Veronica, Longino e gli altri soldati, i due ladroni, due farisei nominati Giacobbe e Salathiel, una brava donna ed il suo onestissimo marito, Giuda, Giovanni, Satana, Giuseppe d'Arimatea, Nicodemo e la Maddalena. Sul 4 modello della tragedia antica , il coro dei Testimoni e il coro delle ragazze commentano le scene e ce ne offrono l'interpretazione. 2) TRA AUTORE, NARRATORE, UDITORE E LETTORE Il testo stampato è più ampio dell'opera teatrale propriamente detta. Quest'ultima è frammezzata da commenti scritti in corsivo che consentono tanto al lettore quanto all'uditore radiofonico di immaginare 5 le scene . Con questi “commenti” Lanza del Vasto entra direttamente in dialogo con noi, lettori o uditori, ricordandoci in questo modo che si tratta di una “rappresentazione”, ossia di un “rendere presente”. Ecco come l'autore introduce il suo testo: “Gli avvenimenti si svolgono fuori dalle mura di Gerusalemme o, per meglio dire, alla Génétouze, nella Saintonge, nel luogo dove il prato delle pecore dolcemente raggiunge i bordi del bosco. Lo spettacolo non avrà spettatori, poiché la gente venuta dal villaggio o dalle vicine fattorie è stata fin dall'inizio travestita con stoffe colorate ed in 6 tal modo introdotta nell'azione ”. Non senza ironia e, forse, con una punta di civetteria, Lanza aggiunge: “L'autore ha escogitato questo stratagemma per sbarazzarsi della 7 critica ”.Infine, Lanza del Vasto ci offre la chiave per entrare nell'intelligenza de “La Passion”: “Or dunque, brave e devote persone chi mi ascoltate, traetene gioia e frutto per l'anima vostra e non preparatevi 4 La somiglianza va ben oltre. Nella medesima pagina de “La Trinité spirituelle” citata poc'anzi, Lanza scrive: “La Festa primitiva è il sacrificio dell'Eroe [...] Alla pienezza dei tempi Cristo Gesù rinnovò il Sacrificio del Figlio del Re, del Figlio dell'Uomo, del Figlio di Dio”. 5 Nonché le musiche, per quel che riguarda il lettore. 6La Passion, p. 7. 7Ibid. APPROFONDIMENTI 5 a divertirvi ma piuttosto raccoglietevi come per la 8 preghiera ”. A questo punto l'autore e narratore si nasconde dietro la figura del “Meneur de jeu”, ossia del “Conduttore del gioco” che entra per “gridare l'annuncio”. Nuova 9 sorpresa: l'annuncio è un canto . Esso non è di Lanza del Vasto ma di un anonimo del XV secolo. Mediante la rappresentazione, eccoci contemporaneamente nell'orto del Getsemani all'inzio del primo secolo, alla Génétouse nel 1950, e nella Francia di Giovanna d'Arco, al tempo dei “misteri” che si rappresentavano sul sagrato delle cattedrali, oltre che nell'oggi della lettura o dello spettacolo. 3) LE FONTI a) La Bibbia Fonti primarie de “La Passion” sono ovviamente i racconti evangelici della Passione. La prima parte, l'Agonia, si fonda essenzialmente sui seguenti versetti di Luca : “Uscito se ne andò, come al solito, al monte degli Ulivi; anche i discepoli lo seguirono. Giunto sul luogo, disse loro: «Pregate, per non entrare in tentazione». Poi si allontanò da loro quasi un tiro di sasso e, inginocchiatosi, pregava: «Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà». Gli apparve allora un angelo dal cielo a confortarlo. In preda all'angoscia, pregava più intensamente; e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadevano a terra. Poi, rialzatosi dalla preghiera, andò dai discepoli e li trovò che dormivano per la tristezza. E disse loro: «Perché dormite? Alzatevi e pregate, per non entrare in tentazione” (Lc 22,3946). Su questo materiale evangelico Lanza opera alcune modifiche: anticipa il sonno degli apostoli di modo che questi dormano quando inizia la scena; elimina l'apparizione dell'angelo in quanto, fin dalle prime battute, fa domandare a Cristo che si allontanino gli angeli consolatori. Tutta la prima parte è dunque costruita su questi pochi elementi: la solitudine di Gesù, il sonno degli apostoli, il suo abbandono alla volontà del Padre, nonché su un dato che non appare a chiare lettere nei racconti evangelici della Passione ma che nondimeno si fonda sul testo sacro: il ritorno di Satana. Questo era stato preannunciato fin dal capitolo quarto di Luca, a conclusione delle tentazioni: “Dopo aver esaurito ogni specie di tentazione, il diavolo si allontanò da lui per ritornare al tempo fissato” (Lc 4,13). Qui vediamo come il testo di Lanza si iscrive nella tradizione della Lectio divina che, per un verso, fa giocare tra di loro i vari elementi del testo biblico e, per un altro verso, li fa dialogare con la vita reale, sfruttandone sia i detti che i non detti. 8 Ibid. 9 “La Passion du doulx Jésus”. Lanza offre in appendice a “La Passion” il testo e la musica di questo piccolo gioiello, nonché quelli del “Eli, Eli, lama sabactani”, anch'esso anonimo e coevo del primo. 6 APPROFONDIMENTI La terza parte de “La Passion”, ossia la “Via Crucis”, segue, come già detto, il consueto canovaccio di questa paraliturgia devozionale. Alcune delle stazioni hanno fondamento biblico: Gesù condannato (I), caricato della croce (II), l'incontro con Simone di Cirene (V) e quello con le donne di Gerusalemme (VIII), Gesù spogliato dei suoi vestiti (X) e crocefisso (XI), la morte di Gesù (XIII) ed il suo seppellimento (XIV). Le altre stazioni sono tradizionali: le tre cadute di Gesù (III, VII, e IX), l'incontro con sua madre (IV), e con la Veronica (VI). Non è possibile rilevare passo dopo passo le citazioni o allusioni ai vari Vangeli che s'incontrano ne “La Passion”. A mo' di breve illustrazione segnalo soltanto che la Prima Stazione attinge principalmente alla Passione secondo Giovanni: La richiesta della grazia per Barabba (che incontriamo in Gv 18,40, ma comune a tutti e quattro gli evangelisti); L'Ecce Homo seguito dalla richiesta di morte in croce (cf. Gv 19,5-6) e la presentazione di Gesù quale re (cf. Gv 19,14). L'autore riprende inoltre elementi della Passione secondo Matteo: il gesto di Pilato che si lava le mani e la terribile risposta del popolo che Lanza addolcisce leggermente con un inciso: “Che il suo sangue, se è innocente, ricada su di noi e sui 10 nostri figli ” (cf. Mt 27,25). A parte i Vangeli, il libro biblico che Lanza del Vasto utilizza maggiormente ne “La Passion” è il Cantico dei Cantici. Lo incontriamo principalmente nella seconda parte dell'opera, “La Pasqua Ebraica” e nella finale. L'uso che ne fa Lanza del Vasto si avvicina molto a quello patristico. Ricorda in particolare Cirillo d'Alessandria che, nelle sue “Catechesi battesimali”, presenta il Cantico dei Cantici come una profezia della Passione, oppure Efrem Siro che ne utilizza abbondantemente i motivi nei suoi componimenti poetici, senza dimenticare Origene che vede nel Cantico dei Cantici una metafora dell'amore di Cristo per la chiesa. A volte il Nostro rimane molto vicino al testo biblico come, ad esempio, in questo dialogo tra il coro degli uomini e quello delle ragazze: “Ouvre, ô mon épouse, ô ma sœur, mon âme, Ouvre à ton bien-aimé, car il fait nuit Et la rosée a mouillé mes cheveux.” “Apri, o mia sposa, o sorella mia e anima mia, Apri al tuo diletto, poiché fa buio E la rugiada ha bagnato i miei capelli.” “Mais comment ouvrirais-je ? Je suis dans mon lit toute nue Et je dors à demi. Et peut-être n'es-tu qu'un rêve. J'ai vu sa main glisser par la fenêtre Et chercher le verrou Et mes entrailles se sont émues pour lui.” 10 La Passion, p. 57 APPROFONDIMENTI 7 “Come potrei aprire? Sono a letto tutta nuda E mezzo addormentata. Forse sei solamente un sogno. Ho visto la sua mano scivolare dalla finestra E cercare il chiavistello E le mie viscere si sono commosse 11 per lui .” Seguendo l'Anonimo poeta biblico, Lanza ci fa poi assistere alla folle corsa notturna dell'amata alla ricerca dell'amato. Al coro delle donne che le chiede cos'ha di tanto speciale il suo amato, l'amata risponde con un poema dove s'intrecciano motivi del Cantico dei Cantici, del Vangelo di Giovanni e dell'Apocalisse: “Fort comme le soleil et beau comme la lune, Il est le sceau Sur les sept cieux. Il est le feu de vie, Il est la source de l'eau vive Qui rejaillit dans la vie éternelle Il est l'or vif du grain, Il fait lever ses épis rayonnants Dans le rayonnement de la lumière. Il est le Pain de Vie. Il est la lumière du monde. Il est le roi du monde et sa couronne d'astres. Il est le Bon Pasteur, Car il connaît ses brebis par leur nom Et ses brebis reconnaissent sa voix, Et le son de sa flûte, ô mes sœurs, 11 12 13 14 Ibid., Ibid., Ibid., Ibid., 8 Me fait défaillir de douceur Quand il paît son troupeau parmi les 12 lis. ” “Forte come il sole e bello come la luna, Egli è il sigillo Sui sette cieli. È il fuoco di vita. È la sorgente dell'acqua viva Che zampilla nella vita eterna. È l'oro vivo del grano, Egli fa sorgere le sue spighe raggianti Nei raggi della luce. È il Pane di Vita. È la luce del mondo. È il Re del mondo e la sua corona di stelle. È il Buon Pastore, Giacché conosce per nome le sue pecore E le sue pecore conoscono la sua voce, Ed il suono del suo flauto, o sorelle mie, Mi fa svenire di troppa dolcezza Quando pasce il suo gregge tra i gigli.” In apertura ho detto che “La Pasqua Ebraica” offre come una sosta nello svolgimento dell'opera. In realtà è molto di più. Autentica “messa in abisso”, essa canta anticipatamente la gioia della vittoria pasquale perché questa non è altro che il compimento della “promessa fatta 13 ad Abramo e alla sua discendenza ”. Non a caso, negli ultimi versi de “La Passion” ritroveremo il coro delle p. 45. Cf. Ct 5,2-4. p. 47. Cf. Gv 4,14; 6,34; 10,14 ecc. p. 48, citando il Magnificat (Lc 1,55). pp. 128-129 APPROFONDIMENTI ragazze e i temi del Cantico dei Cantici: “O Filles de Jérusalem, Avez-vous vu mon Bien-Aimé? Car je le cherche et ne l'ai pas trouvé, Car je l'appelle et il n'a pas 14 répondu. ” “O Figlie di Gerusalemme, Avete visto il mio diletto ? Lo cerco ma non l'ho trovato, lo chiamo, ma non risponde.” Ed ecco la risposta del coro dei Testimoni: “Ô folle,ô folle entre les femmes, Nous avons vu ton Bien-Aimé Et l'avons reconnu. Il t'appelait, tu n'as pas répondu, Il est venu, tu ne l'as pas reçu, Il venait te baiser du baiser de sa bouche. […] Nos yeux l'ont vu, nos cœur l'ont 15 reconnu. ” “O folle, o folle tra le donne, Abbiamo visto il tuo Diletto E l'abbiamo riconosciuto. Ti chiamava, ma non hai risposto, È venuto, ma non l'hai ricevuto, Veniva per baciarti con un bacio della sua bocca. […] I nostri occhi, i nostri cuori l'hanno riconosciuto.” B) Altre fonti letterarie La Bibbia non è l'unica fonte alla quale Lanza del Vasto attinge. Una lettura anche superficiale de “La Passion” ci consente di individuare alcuni degli interlocutori ideali del Nostro. Di Baudelaire, “l'amaro poeta disuguale” come lo chiamava, Lanza riprende la tematica e le immagini del poema intitolato “Spleen”, ne “I Fiori del Male”: Quand le ciel bas et lourd pèse comme un couvercle Sur l'esprit gémissant en proie aux longs ennuis, Et que de l'horizon embrassant tout le cercle Il nous verse un jour noir plus triste que les nuits ; Quand la terre est changée en un cachot humide, Où l'Espérance, comme une chauvesouris, S'en va battant les murs de son aile timide Et se cognant la tête à des plafonds pourris; Quand la pluie étalant ses immenses traînées D'une vaste prison imite les barreaux, Et qu'un peuple muet d'infâmes araignées Vient tendre ses filets au fond de nos cerveaux, Des cloches tout à coup sautent avec furie Et lancent vers le ciel un affreux hurlement, Ainsi que des esprits errants et sans 15 Ibid., pp. 128-129 APPROFONDIMENTI 9 patrie Qui se mettent à geindre opiniâtrement. - Et de longs corbillards, sans tambours ni musique, Défilent lentement dans mon âme ; l'Espoir, Vaincu, pleure, et l'Angoisse atroce, despotique, Sur mon crâne incliné plante son drapeau noir. che fa pensare al gemere ostinato d'anime senza pace né dimora. -Senza tamburi, senza musica, sfilano funerali a lungo, lentamente, nel mio cuore: Speranza piange disfatta e Angoscia, dispotica e sinistra infilza nel mio cranio il suo vessillo nero.” Ed ecco il testo di Lanza: “Quando come un coperchio, il cielo basso e greve schiaccia l'anima che geme nel suo eterno tedio, e stringendo in un unico cerchio l'orizzonte fa del dì una tristezza più nera della notte, quando la terra si muta in umida cella segreta dove sbatte la Speranza, timido pipistrello, con le ali contro i muri e con la testa nel soffitto marcio; quando le immense linee della pioggia sembrano inferriate di una vasta prigione e muto, ripugnante un popolo di ragni dentro i nostri cervelli dispone le sue reti, furiose ad un tratto esplodono campane e un urlo lacerante lanciano verso il cielo “Quand tout aura basculé, quand ton ciel Sera tombé sur moi comme un couvercle, Quand je serai prisonnier de mon cercle Comme tout homme et jeté hors de tout, Muré vivant dans mon futur cadavre Comme tout homme, insensible à mon âme, Aveugle à mon destin, sourd à ma vérité, Comme les autres tous vides de toi, Laisse que la Puissance des ténèbres M'emporte et si je me débats et prie, Ne réponds pas, non plus qu'on ne secourt L'homme qui crie en proie au 16 mauvais rêve. ” “Quando tutto si sarà rovesciato, quando il tuo cielo Qual coperchio sarà caduto su di me, Quando sarò prigioniero del mio cerchio Come ogni uomo ed espulso fuori del 16 Ibid., p. 11. 10 APPROFONDIMENTI tutto, Murato vivo nel mio futuro cadavere Come ogni uomo, insensibile all'anima mia, Al mio destino cieco, sordo alla mia verità, Come gli altri tutti vuoti di te, Lascia che la Potenza delle tenebre Mi porti via e se mi dimeno o prego, Non mi rispondere, come non si soccorre L'uomo che grida in preda a un incubo.” Certo, la tematica è simile ma l'orizzonte ben diverso! Mentre Baudelaire descrive la disfatta della Speranza, Lanza dice la determinazione di Cristo vero Dio, ma vero uomo nell'affrontare il male e la morte. Inoltre, sembra che Lanza abbia avuto presente alla mente il Cristo deluso di Alfred de Vigny nel poema intitolato “Le mont des oliviers”. Al Cristo di Vigny, schiacciato dal proprio destino, Lanza oppone il Cristo dei Vangeli, specie quello giovanneo, il quale, camminando liberamente verso la sua morte, chiede al Padre di portare a termine la loro comune opera di salvezza: “Père Éternel, que ta main souveraine Ne tremble pas : coupe le dernier nœud Qui me retient en toi. […] Mais toi, Dieu fort, puisqu'il le faut, 17 délie. ” 17 18 19 20 “Padre Eterno, che la tua mano sovrana Non tremi: taglia l'ultimo nodo Che mi trattiene in te. […] Ma tu, Dio forte, giacché è necessario, slega.” Bisognerebbe ancora evocare Dostoevskij. Il Satana di Lanza propone a Gesù un patto il cui carattere metafisicamente eversivo ricorda il tentativo di sovversione del Vangelo da parte del Grande Inquisitore ne “I Fratelli Karamazov”. Abbiamo qui la chiave teologica (rovesciata) de “La Passion” e di buona parte dell'insieme dell'opera di Lanza del Vasto: “Eh ! Fils de Dieu ! Dieu toi-même en personne, Jette-toi dans la faute, et vers le bas, Saute, tu ne peux pas faire le mal Ni te faire de mal… Ta chute fasse, Dieu, que le mal soit bien, vrai le faux, haut le bas Et que du coup tout le dégât 18 s'efface… ” “Ehi! Figlio di Dio! Tu Dio in persona Buttati nella colpa, verso il basso, Salta, non puoi fare il male Né farti del male… La tua caduta faccia, O Dio, che il male sia bene, vero il falso, alto il basso E che di colpo sia cancellato tutto il Ibid., p. 9. Ibid., p. 13. Ibid,, p. 21 Ibid. APPROFONDIMENTI 11 disastro…” Poco più avanti, in una scena nuziale burlesca e straziante, Satana propone a Gesù un'alleanza per i secoli venturi, presentandogli le “belle coppie che fanno i tuoi e i 19 miei abbracciati” : “Papes armés, Princes de droit divin Faisant leur pourpre avec le sang des peuples […] Je vois comme des feux de joie Ça et là flamber les bûchers Où les tiens font rôtir les tiens 20 En ton nom et pour mon bonheur ! ” “Papi armati, Principi di diritto divino La cui porpora è il sangue dei popoli […] Vedo quali fuochi di gioia Divampare qua e là i roghi Dove i tuoi fan arrostire i tuoi Nel tuo nome e per la mia felicità.” a confronto le due opere, nonché le pagine che il Commento al Vangelo dedica al traditore (e alla Passione nel suo insieme). Ne “La Passion”, Lanza pone sulle labbra dell'Iscariota un lungo lamento indirizzato a Gesù crocefisso. Si tratta di una delle pagine più tragiche di tutta l'opera. Il Giuda di Lanza del Vasto ha tratti 22 che ricordano Nietzsche . “Á ceux qui, pour l'amour de toi Et la promesse du Royaume, Ont quitté femme, enfants, maison, richesse Et t'ont suivi dans tes chemins De poussière et de pluie, Sous la colère et le mépris des hommes, Qu'as-tu rendu, sinon ta royauté d'épines, Le furieux reniement de la vie, De la beauté du monde et du bonheur ? Seigneur, Seigneur! Comme tu m'as 23 trompé ! ” Non hai capito, dice a Gesù l'Inquisitore dostoevskiano, che “nulla è mai stato più intollerabile della libertà per l'uomo e per la società umana!” Per un simile motivo il Satana di Lanza invita Cristo a cambiare le pietre in pane “per il bene di tutti nonché per il tuo proprio […] Daremo la pace 21 mediante l'abbondanza ”. L'unico romanzo che Lanza ha pubblicato s'intitola “Giuda”. Sarebbe molto interessante mettere “A quelli che, per l'amore di te E la promessa del Regno, Hanno lasciato moglie, figli, casa, regalità di spine, Il furioso rinnegamento della vita, Della bellezza del mondo e della felicità? Signore, Signore! Quanto mi hai ingannato!” Nella scena della Maddalena ai piedi della croce, Lanza del Vasto si ricorda quasi certamente di Massaccio24, mentre non è da escludere che Lanza si ispiri a Rogier van der Weyden o ad altri pittori medioevali per descrivere la penultima stazione della Via Crucis, ossia la deposizione del corpo di Gesù: “I due vegliardi salgono su delle scale. Staccano le mani del crocifisso, sostenendo il suo corpo con il lenzuolo e lo lasciano scivolare. Trattenuto dai piedi, il corpo compone un vasto arco che si conclude con la linea spezzata delle 25 braccia ”. guerra appena conclusa che Lanza propone ai nostri sensi interiori in uno stile quasi fotografico: Altrove sono le immagini della “On retrouvera nue avec un bas qui pend Une femme sans tête au sommet du poteau. L'enfant qui court bras tendus vers sa mère S'embrasera soudain comme une 26 torche ”. “Si scoprirà, nuda, con le calze sciolte Una donna senza testa in cima al palo. Il bambino che corre braccia aperte verso sua madre 24 Maria Maddalena si avanza sola, gli occhi fissi sui piedi del Signore. Avvicina la mano ma non osa toccarli e cade in ginocchio, le braccia alzate. Soltanto le sue mani e i suoi capelli sciolti gridano il suo dolore”. La Passion, p. 102 25 Ibid., p. 121 26Ibid., p. 76 21 Ibid., p. 13. 22 Ibid., p. 106. 23 Ibid., p. 106. 12 ricchezza E ti hanno seguito sui tuoi sentieri Di polvere e di pioggia, Chinati sotto la collera e il disprezzo degli uomini, Cos'hai restituito, tranne la tua APPROFONDIMENTI APPROFONDIMENTI 13 Di repente s'incendierà come torcia”. 4) IL POETA E I SUOI UDITORI Scrivendo per la radio, Lanza costruisce un'opera eminente uditiva che si regge primariamente sulla forza della parola e solo secondariamente sulle musiche che accompagnano alcune scene. Il Nostro ha una concezione estremamente alta della parola. Nei “Quatre Piliers de la paix”, egli scrive: “Ogni parola è un participio passato del verbo esigere […[ Esigerò da me e da te, ô lettore, che ci innalziamo fino al vertice dello 27 spirito per congiungerci ”. Fin da giovane Lanza del Vasto ha elaborato una prosodia estremamente precisa e variegata. Nel suo teatro, ogni personaggio e ogni situazione sono significati da ritmi particolari. Un buon esempio del gioco dei ritmi e delle assonanze ci è offerto dal dialogo dei demoni. Contemplando 28 Gesù caduto a terra Satana osserva : Te voici donc réduit à merci, Ne vas-tu pas entendre raison ? Veux-tu savoir ce qu'on pense ici De tes entreprises ?” “Eccoti messo alle strette, Quando diventerai ragionevole? Vuoi sapere quel che si pensa qui Delle tue imprese?” Il verso è di nove piedi, cosa piuttosto inconsueta, e la chiusa di cinque. Tale ritmo conferisce all'espressione un'andatura aggressiva e falsamente interrogativa. I demoni fanno eco a Satana in un dialogo canzonatorio dove la metrica di cinque piedi si dimostra di grande efficacia: - Quel est donc cet homme ? - C'est le Fils de Dieu. - Mais tombé dedans Par quel accident ? - Quel est donc ce Dieu ? - C'est le Fils de l'Homme, Mais tombé si bas 29 Qu'il ne compte pas . - Chi è questo uomo? - Il Figlio di Dio. - Ma come mai Caduto dentro? - Chi è questo Dio? - Il Figlio dell'Uomo, Ma caduto così in basso Che non conta 5) CORPO E CORPOREITÀ Non vi è dubbio, come scrive Arnaud de Mareuil, che Lanza del Vasto abbia composto “La Passion” pensando ai suoi compagni e compagne dell'Arca. A parte la moglie Chanterelle, che teneva il ruolo della Madonna, come già segnalato, è inutile cercare chi si nasconde dietro tal personaggio o tal altro. Una cosa è certa, però, ossia che Lanza in persona tenne il ruolo del Cristo sia nella prima rappresentazione a Tournier che in quella svoltasi un anno dopo a Parigi. 27 Id., Les Quatre Piliers de la paix, Principato di Monaco 1992, p. 287. (Traduzione propria). 28 La Passion, p. 25. 29 Ibid. 14 APPROFONDIMENTI Ora che il fondatore e responsabile di una comunità scriva per i suoi compagni un pezzo teatrale come “La Passion” e vi svolga il ruolo del Redentore non è di certo indifferente! Lanza sarebbe stato colto da delirio di onnipotenza? Non credo. Di certo Lanza del Vasto ha sempre avuto un alto concetto di sé, e più volte ha confessato l'orgoglio quale sua tentazione maggiore; nondimeno mi sembra che la posta in gioco sia di ben altra portata. Quando Lanza del Vasto compone “La Passion”, la comunità dell'Arca è giovanissima e fragile, attraversata da molteplici tensioni. In apertura dell'opera, l'autore descrive Gesù che “si china sul gruppo dei discepoli addormentati l'uno sull'altro ai piedi di un albero” e poi li lascia “facendo con la mano un gesto di perdono”. Ma chi si china? Cristo, certo, ma in lui è pure Lanza del Vasto a chinarsi sui suoi discepoli. Ne “La Passion” Lanza ha messo buona parte della sua dottrina ma vi è di più. Scrivendola per i membri della sua comunità, mettendola in scena con i membri della sua comunità nonché i vicini e gli amici , Lanza dona loro di “fare comunità”, cioè di formare un corpo. Il teatro ogni forma di teatro lavora con il corpo degli individui coinvolti e tende a trasformare il gruppo degli attori in corpo. Questa corporeità si estende, seppure in modo più debole ed effimero, ai spettatori, i quali fanno una esperienza di comunione per il tempo della rappresentazione. Ora, nel caso de “La Passion”, la corporeità si dispiega a livelli davvero impressionanti. A monte, come abbiamo visto, “La Passion” si radica nel corpo delle Scritture. A valle, intende costruire il corpo comunitario ed alimentare il corpo ecclesiale. Nella sua dinamica intima, “La Passion” ruota attorno al disfacimento del corpo: corpo individuale di Gesù di Nazaret, martoriato, crocifisso, sepolto; corpo ecclesiale (la comunità dei discepoli) disgregato e smarrito; corpo delle Scritture esploso in mille 30 schegge . L'opera si conclude sull'assenza del corpo crocefisso ed un abbozzo di ricomposizione del corpo ecclesiale… Mettendo in scena la Passione di Cristo, la comunità rappresenta, ossia presenta a se stessa, il proprio dramma: la sua disunità e, facendo questo, lavora al ristabilimento dell'unità. Essa si re-aggrega mimando la disgregazione del corpo. La raffigurazione della “sfigurazione” consente di sperimentare una trasfigurazione. Chi parla ne “La Passion”? Cristo per bocca di Lanza del Vasto, o Lanza del Vasto per bocca di Cristo? L'uno e l'altro, ovviamente. La priorità appartiene a Cristo giacché è lui la fonte, l'origine e il fine della predicazione apostolica, l'origine e il fine dei Vangeli e dunque l'origine e il fine dell'attualizzazione che ne propone Lanza, ma e questo deve 30 Ricordiamoci inoltre che l'autore era ammalato quando compose “La Passion” e che si ammalò di nuovo durante l'estate successiva. APPROFONDIMENTI 15 essere sottolineato di attualizzazione si tratta. Il testo che segue rieccheggia il lamento di Gesù su Gerusalemme in Lc 19,42 e Mt 23,37. Ci offre un buon esempio di come Lanza del Vasto legga nell'oggi il Vangelo eterno: “Peuples du monde, ô ma famille humaine, Des quatre vents, combien j'ai désiré Vous rassembler à l'abri de mes ailes, Mais nul de vous ne l'a voulu. Á mon amour vous préférez vos haines, Á la simplicité patriarcale La folle et morne aventure, et fumeuse, D'échafauder vos Babels de métal, Et Moloch dictateur, ou bien Mammon. Le déluge de feu sera fait de main 31 d'homme. ” “Popoli del mondo, o mia famiglia umana, Quanto ho desiderato radunarvi Dai quattro venti all'ombra delle mie ali, Ma nessuno di voi l'ha voluto. Al mio amore preferite i vostri odi, Alla semplicità patriarcale, La triste, folle e fumosa avventura Di edificare le vostre Babele di metallo, E Moloch dittatore, oppure Mammona. Il diluvio di fuoco sarà fatto da mano d'uomo.” CONCLUSIONE: AVE CRUX, SPES UNICA! Commentando “La Trinité spirituelle”, Bruno Forte sottolineava come il limite di detto libro fosse “l'assenza quasi totale della dimensione kenotica e della 32 theologia Crucis” . Più generalmente si è detto del pensiero di Lanza del Vasto che ignorasse la carne, il pathos, la storia... Un'opera come “La Passion” ci mostra quanto simili considerazioni siano perlomeno 33 riduttive! O Croix hautement désirée, Si forte et droite en mon vouloir, Si dure et lourde à ma faiblesse, 34 Je viens de loin pour t'embrasser . O Croce tanto desiderata, Così forte e diritta secondo il mio volere, Così dura e greve nella mia debolezza, Vengo da lontano per abbracciarti. Di certo, in molti suoi aspetti la theologia Crucis di Lanza è piuttosto tradizionale, profondamente segnata 32 B. Forte, “Il pensiero trinitario di Lanza del Vasto”, in D. Abignente, S. Tanzarella (ed.), Tra Cristo e Gandhi. L'insegnamento di Lanza del Vasto alle radici della nonviolenza, Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo 2003, p. 135. 33 Ci si può interrogare, tuttavia, sul perché del silenzio del Nostro su questi temi in alcune delle sue opere maggiori. Riguardo alla “Trinité Spirituelle”, la risposta è scritta a chiare lettere nel testo stesso: Lanza intende trattare dello spirito “eludendo i termini propriamente teologici e propriamente cristiani” (G. Lanza del Vasto, La Trinité spirituelle, Parigi 1971, p. 11). Probabilmente l'intento è simile nella “Introduzione alla vita interiore” dove Lanza colloca il proprio insegnamento a monte di ogni esplicita professione di fede. 34 La Passion, p. 59. 16 APPROFONDIMENTI da una cristologia “dall'alto” che vede in Gesù il Figlio eterno fattosi uomo che soffre per compiere ogni giustizia. Non siamo lontano dalla soddisfazione vicaria di Sant'Anselmo come testimoniano questi versi: A peine m'a pesé le mal d'être homme [...] Mais s'il faut maintenant que ma souffrance Serve au rachat de notre créature Et soit soufferte en toute vérité Pour satisfaire à la toute justice, Père comment ? Sans m'arracher de toi Et des hauteurs de moi-même 35 descendre ? Il male d'essere uomo poco mi ha pesato [...] Ma se ora è necessario che la mia sofferenza Serva al riscatto della nostra creature E sia patita in tutta verità Per soddisfare alla giustizia tutta, Padre come? Senza sradicarmi da te e scendere dalle mie proprie altezze? Tuttavia Lanza va ben oltre la teologia scolastica ancora imperante al suo tempo. Per Lanza del Vasto, la Croce è il luogo della conversione dell'intelligenza. Ho già citato le parole che Satana rivolge a Gesù nell'orto del Getsemani: “Ehi! Figlio di Dio! Tu Dio in persona Buttati nella colpa, verso il basso, Salta, non puoi fare il male Né farti del male… La tua caduta faccia, O Dio, che il male sia bene, vero il falso, alto il basso E che di colpo sia cancellato tutto il disastro…” Il diavolo non si accontenta del semplice male, vuole molto di più. Spesso chi fa il male sa di commetterlo, giacché il male fa male... Ma il progetto di Satana non è nientemeno che capovolgere ogni verità, “che il male sia bene, vero il falso”. Un rovesciamento che non è conversione ma perversione... Per uscire da tale perversione non basta un semplice e moralistico cambiamento di vita. In altri termini, non basta evitare il male ed essere delle brave persone... Alla stregua delle altre opere di Lanza del Vasto, “La Passion” offre una radicale denuncia delle virtù dei buoni, del “popolo onesto per il quale la giustizia altro non è che 36 l'onesta maschera della ferocità ”. Conosciamo l'importanza che riveste nel pensiero di Lanza del Vasto il peccato originale inteso come spirito di profitto. Sappiamo altresì la centralità della conversione tanto nella sua spiritualità quanto nella sua antropologia filosofica. Un'opera 35 Ibid., p. 10. 36La Passion, p. 62. 37 Nell'opera intitolata “L'Orée des trois vertus” Lanza del Vasto associa a ciascuna delle potenze dello spirito una virtù teologale: la fede è conversione dell'intelligenza, la speranza conversione della sensibilità e la carità conversione della volontà. 38 La Passion, p. 64 APPROFONDIMENTI 17 come “La Passion” ci consente di cogliere la Croce come preciso luogo di detta conversione. La croce è conversione della sensibilità: dono. La croce è conversione dell'intelligenza: abbandono. La croce è conversione della volontà: 37 perdono . Le lait que tu m'as donné Et la douceur du lait, Le coeur que tu m'as donné Et le souffle de vie, La chair que tu m'as donnée Et la chaleur du sang, L'amour immense que donne La mère au fils unique, Vois, j'ai tout donné pour tous Jusqu'au dernier soupir, Jusqu'à la dernière goutte 38 Rien ne s'est perdu . riesce a federare i diversi approcci dell'azione nonviolenta in Francia (libertari, cristiani di sinistra, movimento dell'Arca….) La campagna “per un servizio civile in Algeria”, con i renitenti a quella guerra, gli procura prigione e processi…(*) Il latte che mi hai dato e la dolcezza del latte, Il cuore che mi hai dato E il soffio di vita, La carne che mi hai dato ed il calore del sangue, L'immenso amore che dona La Madre all'unico figlio, Ecco a tutti ho dato tutto, Fino al ll'ultima goccia Nulla è stato perso. Con Christiane, entra a far parte della Comunità dell'Arca alla Chesnaie, poi a la Borie Noble. E' Patriarca della Comunità per qualche tempo in assenza di Shantidas (in Argentina) e di Pierre Parodi (in Marocco) e, non senza qualche difficoltà, marca la comunità cercando di renderla più aperta. Sotto il suo impulso, nasce una comunità dell'Arca urbana a Villeneuve de Grenoble. Ma poi dopo il suo incontro con il Rinnovamento Carismatico Jo prende, assieme alla moglie, qualche distanza dall'Arca. Frédéric Vermorel, eremo Sant'Ilarione febbraio-marzo 2010. Dalle Infos delle Nouvelles de l'Arche maggio-giugno 2010 di Claude Voron “Il Signore ha colmato ogni cosa con il suo Amore, particolarmente le nostre prove e la morte stessa. Ne ha cambiato il senso. Ne ha fatto un cammino verso di Lui, un cammino di Vita. Egli è il Liberatore “ Joseph Pyronnet Joseph Pyronnet, 16 marzo 1927 21 marzo 2010: Padre di 6 figli, Prete Gandhiano, Compagno dell'Arca, “Jo” ha raggiunto la sua sposa Christiane nel cuore del Padre. Dopo un tenace combattimento contro un Parkinson evolutivo e invalidante, ”Jo” ha celebrato la sua Pasqua, il 21 marzo scorso, nella casa di riposo delle Piccole Sorelle dei Poveri a Voiron. Professore di filosofia nel Vigan, nei pressi di Montpellier, è durante la guerra d'Algeria che egli scopre Lanza del Vasto, la Non-violenza e la Comunità dell'Arca. Abbandona il suo lavoro professionale, forma un gruppo di trenta volontari e con loro chiede di essere internato nei campi assieme ai “sospetti” algerini, incarcerati su semplice decisione amministrativa. E' nella Comunità dell'Arca della Chesnaie (vicino ad Avignone) che trovano rifugio allora Christiane e i loro sei figli. Come Responsabile dell'Azione Civile Nonviolenta si dimostra fine stratega e 18 APPROFONDIMENTI Nel 1981, tre anni dopo la morte di Christiane, Jo viene ordinato prete nella chiesa cattolica. Non rinnega i suoi impegni passati e si presenta come prete gandhiano! Sempre presente agli incontri dei “Compagni fuori comunità” egli accompagna il lavoro di “rinnovamento dell'Arca”, e si impegna poi, arricchendola con la sua presenza attiva, nella nuova Fraternità della “Vallée du Rhone”. Grazie, Jo, per tutto ciò che hai dato a ciascuno di noi. Hai marcato l'Arca e l'azione nonviolenta in modo duraturo. Continuerai a vivere in noi! Claude Voron ----------------------(*) (da wikipedia) L'ACNV (Azione Civile Non-Violenta) viene costituita nel 1957 in coordinamento con la Comunità dell'Arca (fondata da Lanza del Vasto, cattolico, discepolo di Gandhi), ma al di fuori di questa, e con regole proprie. Il suo principale animatore era Joseph (Jo) Pyronnet. La creazione dell'ACNV è stata voluta come separata e indipendente dalla comunità. Nel progetto dell'Arca, c'era, e c'è tutt'ora , la volontà di mettere in pratica, immediatamente, tra i membri, anche se poco numerosi, l'idea della nonviolenza, senza aspettare che tutti gli esseri umani adottino queste convinzioni. Inoltre, l'Arca offre, a chi lo chiede, una formazione ai metodi d'azione e a un modo di vivere imperniati su la nonviolenza. Durante la guerra d'Algeria la comunità fu anche rifugio e luogo di riposo, per i militanti dell'ACNV e le loro famiglie, perseguitati dalle forze dell'ordine, o che, semplicemente, erano in difficoltà materiali a causa delle azioni in corso. La partecipazione a l'ACNV da parte di compagni e compagne dell'Arca era scontata e incoraggiata, ma nello stesso tempo si cercava di reclutare persone all'esterno (interessate dai metodi usati) per dare maggior risalto e ampiezza alle azioni. Queste due strutture coesistevano quindi senza che l'indipendenza di ciascuna venisse ad essere intaccata. Erano di fatto due strutture complementari. (vedi Resistances non-violentes, di Jo Pyronnet, 2006, Ed. Harmattan Technique de la non-violence, di Lanza del Vasto, Ed. Denoel-Gonthier, 1971. la collezione completa dei giornali della ACNV.) APPROFONDIMENTI 19 DI FRONTE ALLE MIE VIOLENZE Guarigione delle mie relazioni con me stesso, con gli altri e con Dio Di Joseph Pyronnet Quale guarigione? La guarigione è uno degli aspetti fondamentali della Bibbia e più particolarmente dei Vangeli. Se ne parla, in vari modi, in ogni pagina. Non è dunque un aspetto essenziale della «Buona Novella»? II ministero che Gesù affida ai Suoi apostoli comporta due assi: insegnare e guarire. In Matteo, per esempio, la salvezza è per prima cosa insegnata nei capitoli 5, 6 e 7 con il discorso della montagna è la sua nuova legge: «Vi e stato detto... ma io vi dico.…». In seguito la salvezza è mostrata all'opera nei capitoli 8 e 9, nei quali Gesù compie dieci guarigioni. Dopo questo i dodici sono chiamati e Gesù dona loro potere per cacciare gli spiriti impuri e guarire tutte le malattie e tutte le infermità (Mt 10,1). A che punto siamo noi rispetto questo potere? Contemporaneamente Matteo nota che Gesù attraverso le Sue guarigioni adempie la parola del profeta Isaia: «Egli ha preso le nostre infermità e si e caricato delle nostre malattie». Matteo prosegue in 7,18: «Gesù vedendo una gran folla attorno a Sé diede ordine di passare sull'altra riva». Sì, la sola parola di guarigione fa correre le folle e risveglia in ciascuno di noi la speranza folle di sfuggire finalmente alla malattia, al male fisico e morale e alla morte che essi ci annunciano. Se non vogliamo fermarci al segno che fa da filtro- schermo anziché introdurci al significato, dobbiamo passare «sull'altra riva» per quanto riguarda la nozione stessa di guarigione. Nel Vangelo la guarigione non è mai un modo per sfuggire ai limiti della condizione umana. Questo costituirebbe la deviazione della guarigione, il suo «andar fuori strada» o piuttosto il nostro «andar fuori strada». Il senso della guarigione evangelica è al contrario l'assumere positivamente la condizione umana in tutti i suoi limiti e in tutte le sue ferite personali e collettive. Per quanto riguarda questo aspetto Gesù andrà sino in fondo alla nostra guarigione andando sino in fondo all'incarnazione. Prenderà su di Se tutte le nostre infermità e le nostre malattie. La guarigione non consisterà nel sopprimere il nostro male, la nostra malattia, la nostra morte, ma nell'assumerle, vale a dire accoglierle in se senza complicità e senza accusare nessuno, rimanendo sino in fondo amabile e fiducioso, adempiendo attraverso questo l'Alleanza. Così ci si ristabilisce nell' Amore e nella Vita divina attraverso ciò che ce ne separa maggiormente. Questo fa della nostra morte un cammino di Resurrezione. Perché il Risorto si fa riconoscere dai Suoi discepoli mostrando loro le Sue ferite da crocifisso? Non è forse per dirci che la Resurrezione non è la soppressione o la negazione delle nostre malattie, delle nostre ferite, della nostra morte, ma è la loro Trasfigurazione? 20 APPROFONDIMENTI Non è forse la stessa cosa per quanto riguarda la guarigione evangelica? Gesù Cristo è l'Emmanuele, Dio con noi. «Ed ecco, io sarò con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo (Mt 28,20). Egli è con noi lungo tutti i nostri cammini, anche i più deviati, per fare delle nostre deviazioni, quando le avremo riconosciute, il punto di partenza della nostra benedizione e della nostra liberazione, a condizione che noi vogliamo entrare con Lui in questa liberazione. In effetti Egli l'ha adempiuta una volta per tutte pienamente e il Regno è già qui, se noi vogliamo scoprirlo nel nostro cuore, poiché il Regno è la Sua Presenza. Allo stesso tempo noi restiamo sempre in cammino e il Regno deve ancora venire. Ma tutto cambia se abbiamo fatto l'esperienza concreta che Egli è con noi in tutta la nostra storia per farne una storia santa. La mia storia santa Quando ero bambino ci insegnavano la Storia Santa, ma la lettura della Bibbia, riservata agli specialisti, era vietata al cattolico comune. Si era senza dubbio ridotto I'insegnamento biblico un po' troppo alla sua dimensione morale e si temeva che il cattolico scoprisse che la Bibbia non è un libro di morale. La storia del popolo di Dio è una storia santa perché è la storia dell' amore e della fedeltà di Dio attraverso gli errori e gli orrori di questo popolo. Non dobbiamo forse anche noi scoprire gli errori e gli orrori che hanno potuto marcare negativamente la nostra storia personale e familiare o collettiva e come possa questa divenire la nostra storia santa? Che questo ci piaccia o no, la nostra cultura e marcata dall'importanza riconosciuta ai dati psicologici del subconscio e dell'inconscio; e in particolare alle impronte e agli shock della vita intrauterina e della prima infanzia e al loro impatto pratico sulle nostre vite. Non è forse giunto il tempo di interrogarci sull'evangelizzazione del nostro subconscio e del nostro inconscio? Rappresentano, in ogni caso, una realtà sempre più impossibile da ignorare nelle nostre vite concrete. Se questo esige la riconciliazione tra le scienze umane e il cammino spirituale, ciò non può essere che benefico per entrambi. Ciascuna e ciascuno di noi non deve forse entrare nella sua piena identità di figlia o figlio di Dio? Questa identità si è costruita attraverso una storia specifica che ha comportato degli shock, dei fallimenti, dei blocchi, delle devianze che noi abbiamo dimenticato nella maggior parte dei casi; a volte non ne abbiamo avuto neppure una coscienza chiara. Ma essi non ci hanno dimenticato; sono inscritti nel nostro corpo che costituisce la memoria fedele di tutta la nostra storia. II cammino di guarigione passerà attraverso uno sforzo di memorizzazione per ritrovare, quando sarà giunta l'ora, tale o tal altro di questi traumi. È indispensabile, per farvi penetrare la luce della coscienza, ritrovare la capacità di parlarne e imparare a APPROFONDIMENTI 21 gestirli. Finchè restano chiusi nel nostro subconscio, essi ci manipolano, senza che noi ne abbiamo coscienza. Sarà essenziale farvi penetrare la grazia del Cristo e della Sua riconciliazione. È anche necessario che il perdono non sia una negazione della sofferenza vissuta o dello shock subito, ma al contrario un modo per accoglierli, tali e quali noi li abbiamo vissuti, e andare oltre. Soltanto allora il perdono sarà liberazione e festa. Ognuno può partecipare ai percorsi che noi proponiamo, qualunque sia la posizione che occupa in rapporto alla fede, in rapporto a Gesù, in rapporto alla Chiesa. Ciò che è indispensabile e accettare il lavoro su di sé e suI proprio passato, avere un' apertura alla ricerca spirituale e credere nella Vita. La Verità vi renderà liberi (Gv 8,32) Francoise Dolto riprende l'affermazione di Gesù «La Verità vi renderà liberi» come principio stesso della guarigione psicologica dei suoi pazienti. II cammino spirituale e il cammino psicologico si intersecano senza confondersi. Noi non dobbiamo prendere il posto degli specialisti delle scienze umane. Non possiamo neppure ignorare che il cammino spirituale da solo può dare tutte le sue dimensioni e il suo significato pieno al cammino psicologico. Del resto il cammino spirituale autentico non può che arricchirsi alla prova del confronto con i dati delle scienze umane. Esso sarà tanto più solido e incarnato quanto più prenderà in considerazione la persona tale e 22 quale e nella sua integrità e attraverso tutta la sua storia e non soltanto tale e quale vorrebbe essere, o quale gli altri la vorrebbero. Se è vera che la scelta preferenziale di Gesù e di Suo Padre per i poveri è una delle caratteristiche del Vangelo, non ci resta che scoprire che Dio si interessa a me, in priorità non alle mie virtù, alle mie qualità o alle mie riuscite, ne a tutto quello che mi permette di essere riconosciuto, ma a quanta è in me di più povero, a ciò che mi ferisce, mi blocca, mi impedisce di essere me stesso. Egli sa bene che la io non posso uscirne da solo. Egli attende che io accolga la Sua presenza liberatrice in questa parte di me stesso. Ma questa parte io non voglio conoscerla. Non mi hanno forse insegnato lungo tutta la mia vita e specialmente durante i primi mesi e i primi anni che essa non era accettabile e che io non sarei stato amato se ero così? Davanti alla tomba di Lazzaro Gesù dice: «Togliete la pietra!» e Marta si interpone: «Signore, manda già cattivo odore». Non abbiamo forse anche noi sigillato tutto quanta mandava cattivo odore dietro una pietra pesante? Sara necessario forse un lungo tempo di sofferenza e di lotta con noi stessi prima di deciderci a spostare la pietra. Quando Lazzaro sarà uscito dalla tomba Gesù dirà: «Liberatelo e lasciatelo andare». Anch'io dovrò liberare questo piccolo bambino ferito che reagisce sempre in me, in maniera smisurata e ripetitiva, a partire dalla sua ferita, per fargli APPROFONDIMENTI ritrovare la sua liberta. Affinché la mia terra doni il suo frutto è necessario che «amore e verità si incontrino, giustizia e pace si abbraccino». (Sal 84,11). Dovrò scoprire il funzionamento delle mie false immagini di Dio costruite a partire dal mio senso di colpa e dalle diverse figure d'autorità che hanno marcato la costruzione della mia personalità. Dovrei domandare a Dio di farmi sperimentare che Egli mi ama gratuitamente, tale e quale sana nella mia integralità, con la parte di luce e anche la parte di tenebre che abitano in me. Così potrei mettermi nello stato di lasciar penetrare progressivamente la luce di Dio nelle mie tenebre. Potrei uscire dal mondo della competizione e rinunciare a dimostrare che sona migliore dell'altro o a reprimere il non riuscire a essere il vincitore il migliore. Entrerò nel mondo della compassione e dell'amore fraterno nel quale accetto gli altri tali e quali sona perché ho accettato me stesso. Allora possiamo aiutarci gli uni gli altri a crescere e a scoprire i nostri aspetti positivi e le nostre potenze di dono, perché gli handicap e le ferite sana stati riconosciuti e accettati. Dovrò non solo discernere come nelle ferite ricevute io sono stato in primo luogo vittima, ma anche riconoscere come mi sono stabilito nella complicità fino al punto, forse, di confondermi con il mio male: questo, forse, e il modo migliore per impedirmi di separarmene e di non lasciarli mai. È una regola della lotta nonviolenta valida nella lotta di liberazione interiore come nella lotta di liberazione sociale: in tutte le situazioni di oppressione o di sfruttamento non si può uscire dallo stato di vittima che uscendo dallo stato di complicità. Questa complicità non è da intendere come una nozione morale ma come una realtà obiettiva e psicologica. La vittima non può uscire dal suo stato se non prende coscienza che è lei stessa che fa funzionare la situazione che la schiaccia. È decidendo di rifiutare la propria complicità, qualunque siano le esigenze per lei di questo rifiuto, che la persona prenderà coscienza della forza che le è propria, come si vede negli scioperi. Resta da definire qual è la relazione nuova desiderata e come raggiungerla. Parlare della propria sofferenza Come si vede, il cammino di guarigione comporta ogni sorta d' aspetti. Ma allora come riconoscersi? Da che cosa bisogna cominciare? C'e un metodo che facilita il progresso? Francoise Dolto nelle sue consultazioni pediatriche interrogava i genitori a proposito del problema del loro bambino: «Egli ne soffre?» Quando i genitori rispondevano: «No, non lui ma noi ne soffriamo», lei replicava: «Allora siete voi che avete bisogno di un consulto!» In effetti per entrare in un cammino di guarigione «bisogna parlare della propria sofferenza». A partire da là si vedrà: come risalire alla sorgente? Come ha potuto stabilirsi un circuito bloccato o deviato? Qual è la causa del guasto? APPROFONDIMENTI 23 Perché il «fusibile» salta ogni volta Delle stesse circostanze? Per ciascuno il punto di partenza e il suo problema personale specifico. Ma in un lavoro di gruppo ciascuno progredisce sul proprio cammino e si appropria allo stesso tempo delle difficoltà e dei progressi degli altri. Nei gruppi che accompagno da diciassette anni non si tratta di un percorso psicoanalitico ma di un cammino spirituale. Insieme i gruppi costituiscono il Corpo di Cristo, allo stesso tempo Cristo povero, caricato delle ferite di ciascuno, e il Cristo che guarisce. Il cammino consiste per ciascuno e per ciascuna nell'entrare di più nella propria identità di figlio/figlia di Dio, e del rinnovare questa relazione filiale affinché essa animi tutta la sua vita, tutti gli aspetti della sua vita e della sua storia. Le difficoltà e gli ostacoli di questa relazione diventano un'occasione per risalire alla sorgente del blocco o della deviazione per farvi penetrare la grazia di Cristo e ristabilire la corrente di Vita. L'uso terapeutico della Parola di Dio Lo strumento base di questo lavoro e la Parola di Dio. La Seconda lettera a Timoteo afferma in 3,15-16: «le Sacre Scritture possono istruirti per la saggezza che conduce alla salvezza attraverso la fede in Gesù Cristo. Tutta la Scrittura è ispirata da Dio e utile per insegnare, convincere, correggere e formare alla giustizia». La Lettera agli Ebrei ci dice ancora in 4,12 «La Parola di 24 Dio è viva, efficace e più efficace di una spada a doppio taglio, essa penetra fino al punta di divisione dell'anima e dello spirito, delle giunture e delle midolla e scruta i sentimenti e i pensieri del cuore». Un metodo semplice ispirato da sant'Ignazio, l'autore degli Esercizi Spirituali, ci insegna a maneggiare questa spada a doppio taglio per un uso terapeutico. In un primo tempo questo percorso chiarisce la mia relazione con Dio, me ne fa scoprire le contraffazioni abituali e come porvi rimedio. In un secondo tempo ci fermeremo alle mie relazioni con gli altri per riaffermare la dinamica nonviolenta di «Colui che viene a adempiere ogni giustizia». II terzo tempo riprenderà maggiormente la relazione con se stessi. Ma, così come la guarigione da una ferita fisica è l'opera del corpo intero, allo stesso modo la guarigione evangelica, qualunque sia l'epicentro del problema affrontato, mette in opera l'essere nel suo insieme e tocca tutti i piani della rete delle relazioni umane. Dopo aver approfondito la rete delle relazioni e le ferite contempleremo l'azione fondamentale di Gesù, il quale ha assunto tutta la violenza umana per trasformarla in tenerezza. Resterà infine da vedere come immergersi personalmente in questo oceano per rinascervi, passando dall'angoscia alla meraviglia, e come ritornare al quotidiano per proseguire ogni giorno lungo il nostro cammino di guarigione. - APPROFONDIMENTI COME LANZA DEL VASTO HA PRESENTATO LA NONVIOLENZA ALL'OCCIDENTE Antonino Drago “La non violenza è cosa semplice, ma sottile. Difficile da applicare, addirittura da afferrare, ché è del tutto estranea alle abitudini comuni. Ma la difficoltà diviene insormontabile quando si è convinti di averla colta a pieno…” (Lanza del Vasto: Che cosa è la Nonviolenza (orig. 1962), Jaca book, Milano, 19902 p. 13) Qui si cercherà di capire il pensiero di LdV secondo questo schema: 1) Ricostruire il percorso di LdV per avvicinarsi e comprendere la nonviolenza; 2) Elencare le definizioni di nonviolenza da lui date; 3) Indicare la direzione di approfondimento che esse esprimono; 4) Confrontare la sua definizione-concezione della nonviolenza con quella degli altri maestri della nonviolenza 1. RICOSTRUZIONE DEL PERCORSO LdV conosce Gandhi dal celebre libro di R. Rolland: Gandhi Mahatma, del 1924 (tr. it. 1926). L'idea che trasmette il libro è che Gandhi è il Messia dell'India, simile a Cristo. Ma lui lo legge con ritardo e gli fa l'impressione dei libri dei santi, un santo per di più così tanto lontano… Dal 1934, diventato vegetariano, antifascista e antimilitarista, deciso ad obiettare ad ogni guerra, legge bene il libro e si interessa della vita di Gandhi. Finché decide di andare in India: 1937-38. il periodo di discepolato da Gandhi non gli ha insegnato la nonviolenza. In Pellegrnaggio alle Sorgenti parla di nonviolenza sì, ma quella di Gandhi. Non mette la nonviolenza nei voti elencati nella lettera inviata dall'Himalaya a Gandhi. Non gli scriverà mai più dopo la prima volta. Era rimasto un antimilitarista. Il primo nome dell'Ordine è un giallo: “gandhiani” è sicuramente successivo alla nascita. Di fatto LdV non parla di nonviolenza fino al 1940. 2. ELENCO DELLE DEFINIZIONI DI NONVIOLENZA DI LDV Dall'India è tornato con un problema filosofico ancora più grosso di quello da cui era partito (la spiegazione delle guerre e di quale società potesse evitarle): capire la parola orientale nonviolenza! Nei suoi scritti prima del 1962 si possono trovare almeno circa cinquanta definizioni del tipo “La nonviolenza è…”! La loro serie ha sei passaggi: 1) dall'amore [del nemico] (come è definita da Gandhi), in PS 1943 passa all'amore cristiano [quindi anche per il nemico] 2) dall'amore cristiano, in Vinoba 1954 passa a quello illimitato, cioè la Carità; APPROFONDIMENTI 25 3) in Vinoba 1954 aggiunge però anche la Giustizia; per cui ha due virtù etiche, Carità e Giustizia; ma conciliate col togliere loro la violenza [per cui la conversione è il fondamento delle virtù personali del nonviolento e della soluzione del conflitto]; 4) in Introduzione alla vita interiore 1962 dà tre definizioni assieme; o, meglio, una triade di definizioni; 5) ma le definizioni precedenti non contemplano esplicitamente la Carità; che poi, sempre in IVI, viene aggiunta, distinguendola in due tipi, in basso ed in alto; 6) comunque l'appello a Dio, della prima definizione in PS 1943, passa all'appello alle virtù della Carità e poi della Giustizia e infine alla coscienza in IVI 1961. Queste ultime definizioni restano per sempre, perché vengono codificate nel libro Che caso è la Nonviolenza (1962), Jaca book; è la raccolta di molti suoi articoli sul tema, compiuta dal suo discepolo Rondom. 3. INTERPRETAZIONE DELLA SEQUENZA DELLE DEFINIZIONI 1) Si può interpretare questo percorso intellettuale di LdV secondo questi passi: 1) Dalla parola singola positiva (Gandhi: amore, forza della verità) alla parola singola ma qualificata (cristiano, illimitato); 2) Dalla parola qualificata alla parola ch esprime un'idea al limite, infinito, ideale: Carità; 3) Dalla parola di una idea ideale ad una espressione che lega una coppia di idee: Carità e Giustizia, legate tra loro da un rapporto di conversione; 4) Dalla coppia di idee alla triade di (idee) 26 definizioni: Leva della conversione Forza della Giustizia - Soluzione dei conflitti. Qui si può vedere il suo metodo filosofico di concepire ogni cosa come relazione trinitaria: [interno-esterno-alterno]. Cioè dall'uno, passa al due e poi al tre. 4. I MOLTI PROBLEMI DELLE TANTE DEFINIZIONI - perché così tante ? - che relazioni (deduttive, induttive, di parallelismo, di convergenza) tra le cinquanta definizioni? - nella triade di definizioni manca l'Amore (ovvero la Carità) ! - in Trinité Spirituelle (l'opera conclusiva) p. 135 la definizione che dà di nonviolenza non è l'ultima (la triade di definizioni), che pure starebbe molto bene con la sua trattazione dell'argomento del libro, tutte le trinità nell'uomo; ma è la definizione della conciliazione di Giustizia e Carità (il 2). Nella sua ultima opera, sul tema della definizione della nonviolenza è tornato indietro ! 5. IL PROBLEMA MASSIMO: LA NOVIOLENZA DENTRO IL SUO SISTEMA TRINITARIO Sin da giovanetto LdV ha pensato in termini di trinità, che egli vedeva in ogni essere e cosa, secondo quel metodo che è stato già accennato: interno, esterno, alterno. Ma in questo suo sistema filosofico trinitario la triade dell'etica è quella che gli ha fatto sempre problema. Quado era giovane si è impuntato proprio su quella: “Giustizia-Amore- ? non so” (V 32; a meno di 20 anni). Successivamente ha dato ben quattro APPROFONDIMENTI soluzioni per il terzo termine: a) Religione (dogma: scienza; culto: arte; a meno di 20 anni); b) Cristianesimo (a 24 anni); c) Fede (Tesi 116 bis; a 27 anni); d) nella riformulazione della sua tesi del 1933 la triade sull'etica non c'è proprio; e) Adorazione (TS 130; a 70 anni). Eppure cercando di definire la nonviolenza, afferma più di una volta che la conciliazione di Giustizia e di Carità è la nonviolenza! E lo ripete anche in TS. E secondo la sua riflessione, la nonviolenza non si rapporta alla religione, ma è prereligiosa! Quindi non torna con nessuna delle quatto soluzioni, né con l'ultima che è data nello stesso libro ! Questo è il punto del suo sistema trinitario che sin dall'origine non sa risolvere; la ricerca di una definizione della nonviolenza glie acuisce la difficoltà! 6. NONVIOLENZA E CRISTIANESIMO Nel Cristianesimo l'analogo della nonviolenza è il “Non uccidere”. Ma lui non ci batte mai come punto centrale del Cristianesimo, eccetto in “De la Bombe” (1960), dove lega questo consiglio del Decalogo anche ai Flagelli (tra i quali la guerra) e alla nonviolenza. Perché non lo pone come punto cruciale del suo insegnamento, tipicamente cristiano e svolto in ambiente cristiano? (Perché non riprende più il 666… dei QF?) Invece lavora su idee che lui stesso definisce equivoche: l'amore, poi la g i u s t i z i a . Po i p a s s a , g i u s t o l'atteggiamento pre-religioso della nonviolenza, a tre definizioni che però non sono specifiche per i cristiani. Forse ha avuto timore di scontrarsi con la Chiesa (che nel 1947 aveva scritto male in Études - di lui e del suo gruppo)? Trascuratezza? Preferenza per un insegnamento soggettivista? 7. NONVIOLENZA COME DOPPIA NEGAZIONE Notiamo ora che la parola “nonviolenza” è orientale, non corrisponde ad alcun concetto del pensiero greco o romano (che al più ha patientia), pensiero che nasce astraendo da singole cose; la nonviolenza non nasce da questo tipo di astrazione . In effetti è riconosciuto dai testi di linguistica che la parola “nonviolenza” è una doppia negazione (L. Horn: The Natural History of Negation, Chicago U.P. 1986, p. 84) Siccome non ha una parola equivalente positiva, per essa non vale la logica classica, ma la logica non classica (M. Dummett: Elements of Intuitionism, Claredon, Oxford, 1976) Perciò la parola nonviolenza, da sola, introduce a ragionare nella logica non classica, in tutt'altro mondo logico di quello delle affermazioni sicure. In particolare introduce ad una organizzazione sistematica alternativa a quella deduttiva (illustrata sulla base della geometria non euclidea in Drago 2004) Allora notiamo che LdV passa dall'amore, parola positiva, sin dall'inizio (in PS) ad una negativa (amore del nemico, amore illimitato); Ma poi ritratta esplicitamente queste definizioni (Vinoba 1954) e passa alla Carità (parola positiva astratta), ma APPROFONDIMENTI 27 nello stesso tempo alla conciliazione di Carità e Giustizia considerate ambedue senza violenza (doppia negazione) - infine pone la triade di definizioni. Notiamo che la prima (Soluzione dei conflitti) e la terza (Leva della conversione [dal male]) sono doppie negazioni; invece la seconda non lo è. Allora concludiamo che il pensiero di LdV è rimasto diviso, sia sulla definizione di nonviolenza, sia sul suo sistema trinitario; la prima divisione si è inserita nella prima e gli è stata ancor più profonda. Ciò conferma quanto si può vedere anche dalla sequenza dei suoi libri, che indica un ritorno ai suoi vecchi temi (TS), nel tentativo di una sintesi, che lui stesso ammette che non gli è riuscita e che rimanda appunto alla ricerca di una nuova logica. (vedi Tab. in Arca Notizie, 2008 ?) 8. La grandezza filosofica del pensiero di LdV Oggi noi capiamo che la divisione del pensiero di LdV era di natura logica; dipendeva dal confronto di due logiche essenzialmente differenti; delle quali egli conosceva e sapeva definire solo quella classica. . Però ricordiamo che la sua grandezza filosofica sta nel fatto di essersi reso conto della sua difficoltà:negli ultimi anni ha detto più volte (a cominciare da TS) che occorre una nuova logica ! Che possiamo indicare appunto nella logica non classica (si ricordi che la prima opera filosofica sulla logica non classica è del 1977: Dummett). In definitiva LdV ha dato fondo a tutto il sapere umano, andando a fermarsi là dove c'era un limite allo stesso 28 pensiero del suo tempo; limite che è stato superato negli anni della sua morte. 9. Grandezza di LdV rispetto agli altri maestri della nonviolenza Allora quante maniere di definire la nonviolenza? In effetti la nonviolenza, proprio perché è una doppia negazione, non è il nome di una cosa; al più indica un metodo di agire, cioè un collegamento tra pensiero ed azione, prassi e teoria. Perciò ci sono molte maniera di definirla. Le elenco: 1) Dare una frase definitoria 2) sviluppare un pensiero in maniera articolata 3) collegarla a o includerla in teorie ben definite 4) collegarla o includerla in concezioni generali (religiose, politiche, cosmologie) 5) costruirci una teoria 6) darne una prassi sociale che la manifesti di per sé 7) realizzare una società nonviolenta. Essendo la nonviolenza gandhiana una novità storica, molti hanno cercato di svilupparla secondo una teoria (J. e H. Goss, Galtung, Sharp, Muller, Ebert). Molti poi hanno cercato di metterla alla prova della realtà sociale e politica (Capitini, Dolci, J. e H. Goss, Vinoba, M.L. King,…). Solo Gandhi e LdV ci hanno costruito una piccola società. Ciò qualifica LdV come discepolo di Gandhi e ne qualifica la nonviolenza come più profonda rispetto a quella di tutti gli altri maestri. APPROFONDIMENTI Della concezione che ogni maestro si è fatto della nonviolenza, un punto è particolarmente importate; data la apparente incapacità della nonviolenza a vincere i più forti, come spiegare che invece essa può essere capace, come ormai tanti fatti storici hanno dimostrato, che essa è efficace? Qui ci sono diverse risposte, innanzitutto divise di due categorie; quelle che ammettono la influenza di Dio e quelle che si affidano solo a mezzi umani. Ma poi le posizioni sono ulteriormente La posizione di LdV è l'unica che spazia su ambedue i tipi di spiegazione (aiuto di Dio, mezzi solo umani). Essa ha la maggiore profondità filosofica e concettuale su ognuno dei due tipi: rispettivamente: concezione di Dio come Verità, Carità, Giustizia; APPROFONDIMENTI 29 coincidenza degli opposti. 10. Conclusione Dall'esame della sola idea che LdV si è fatto della nonviolenza, costruendola da zero e per di più avendo la mente precostituita da un sistema di relazioni trinitarie, LdV ha prodotto uno grande sforzo intellettuale, che ha compiuto una chiarificazione decisiva per introdurre l'insegnamento di Gandhi in Occidente, ma anche, da suo buon discepolo, per proporre la nonviolenza in termini universali e profondi. APPUNTI PER LA PRATICA DELLO YOGA A cura di Guido Farella Pranayama Così com'è vasto il significato del termine Yoga, lo stesso si può dire della parola prana. Prana significa fiato, respirazione, vita, vitalità, vento, energia o forza. Indica anche l'anima in opposizione al corpo. Ayama significa lunghezza, espansione, stiramento o controllo. Pranayama è perciò l'estensione del respiro ed il suo controllo. Tale controllo agisce in ogni fase della respirazione, cioè nell'inalazione o riempimento dei polmoni; nell'esalazione o svuotamento dei polmoni; nel trattenimento o possesso del respiro, lo stato in cui non vi è né inspirazione nè espirazione. Vi sono due stati di ritenzione del respiro: a) quando il respiro viene sospeso dopo una profonda inspirazione (con i polmoni pieni di aria vivificante); b) quando il respiro viene sospeso dopo una espirazione completa (con i polmoni svuotati di tutta l'aria nociva). In entrambi i casi si ha sospensione e trattenimento del respiro. Pranayama è quindi la scienza del respiro, ed è il punto centrale attorno al quale gira la ruota della vita. La durata della vita dello yogi non viene misurata col numero dei suoi giorni ma con quello dei suoi respiri. Perciò, egli segue i giusti modelli ritmici della respirazione lenta e profonda, che rafforzano il sistema respiratorio, calmano il sistema nervoso e riducono la bramosia. Man mano che i desideri e le brame diminuiscono, la mente si libera e diventa un mezzo adatto alla concentrazione. Con una pratica non adatta del pranayama l'allievo introduce parecchi disturbi nel suo sistema respiratorio, come il singhiozzo, l'asma, la tosse, il catarro, mali alla testa, agli occhi e alle orecchie ed irritazione nervosa. È necessario molto tempo per imparare le lente, profonde, regolari e giuste inalazioni ed esalazioni. Impadronitevi di queste tecniche prima di provare la ritenzione. Come il fuoco divampa con veemenza quando la cenere che lo soffoca è portata via dal vento, così il fuoco divino splende nel corpo con tutta la sua maestà quando le ceneri del desiderio vengono fugate dalla 30 APPROFONDIMENTI pratica del pranayama. È stato detto da Kariba Ekken, mistico del XVII secolo: “Se desiderate uno spirito tranquillo, per prima cosa regolate il vostro respiro, poichè quando questi è sotto controllo, il cuore sarà in pace; un respiro spasmodico porta invece il cuore in agitazione. Perciò, prima di iniziare qualsiasi attività, regolate il respiro ed esso addolcirà il vostro carattere e calmerà il vostro spirito”. La mente, la ragione, l'io è come un carro aggiogato ad un tiro di cavalli potenti. Uno di essi è il respiro, l'altro è il desiderio. Il carro si muove nella direzione del cavallo più potente: se il respiro prevale, si ha controllo dei desideri, si tengono a freno i sensi e si dona calma alla mente. Se prevale il desiderio, si ha invece respiro disordinato e mente agitata e turbata. Per questa ragione lo yogi impara la scienza del respiro che, moderato e controllato, regola la mente e ne calma il moto costante. L'eccitazione emotiva influisce sul ritmo del respiro; similmente il controllo deliberato del respiro impedisce l'eccitazione emotiva. Dato che il vero scopo dello Yoga è controllare e calmare la mente, lo yogi apprenderà in primo luogo la tecnica del pranayama per dominare il respiro. Ciò gli permetterà di controllare i sensi e di raggiungere così lo stadio di pratyahara; soltanto allora la menre sarà pronta per dhyana, la concentrazione. Si dice che la mente possa assumere due diversi aspetti: puro ed impuro; puro, quando è completamente libera dai desideri, impuro quando è preda di essi. Inibendo alla mente di vagare liberandola dalla indolenza e dalle distrazioni, si giunge ad uno stato di assenza, di vacuità, corrispondente a samadhi, lo stato supremo. TaIe condizione non è pazzia o idiozia, ma è lo stato cosciente della mente quando è libera dai pensieri e dai desideri. Esiste una differenza vitale tra un idiota o un pazzo e uno yogi impegnato a giungere allo stato di samadhi. Il primo è privo di responsabilità, il secondo cerca di essere libero dagli affanni. Ecco cos'è lo Yoga: la fusione del respiro e della mente, come anche dei sensi, e l'abbandono di tutte le condizioni poste dall'esistenza e dal pensiero. Pratyahara L'uomo è perduto se la sua ragione soccombe alla forza dei sensi. D'altra parte, effettuando un controllo ritmico sul respiro, i sensi, invece di correre dietro agli oggetti esterni del desiderio, si introvertono, e l'uomo si libera dalla loro tirannia. È questo il quinto stadio dello Yoga, il pratyahara, in cui i sensi sono tenuti sotto controllo. Quando raggiunge questo stadio, il praticante compie un minuzioso esame di coscienza. Per superare il mortale ma attraente fascino di tutto ciò che attira i sensi, ha bisogno di isolarsi in adorazione, richiamando alla mente il Creatore che ha forgiato gli oggetti del suo desiderio. Ha bisogno inoltre di essere illuminato sul suo retaggio divino. APPROFONDIMENTI 31 In realtà, la mente è per l'umanità causa di schiavitù e di liberazione: porta schiavitù se è legata agli oggetti del desiderio, liberazione se ne è lontana. Lo yogi sa che le vie della rovina e della salvezza convivono in lui. Sia il bene che il piacere si presentano agli uomini e li incitano all'azione; mentre lo yogi preferisce il bene al piacere, gli altri, guidati dai propri desideri, preferiscono il piacere al bene e dimenticano il vero scopo della vita. Lo yogi prova soddisfazione in ciò che egli è; sa come fermarsi e, quindi, vive in pace. Preferisce in partenza ciò che è amaro, ma persevera nella pratica sapendo perfettamente che, alla fine, diventerà. Gli altri desiderando soddisfare i loro desideri, preferiscono ciò che a prima vista appare essere nettare, non sapendo che alla fine sarà come il veleno. Lo yogi sa che il cammino verso l'appagamento dei sensi tramite la realizzazione dei desideri è facile e che sono in molti a seguirlo, ma esso conduce alla distruzione. Il cammino dello Yoga, invece, è come la lama tagliente di un rasoio, stretto e difficile, e solo pochi riescono a percorrerlo. Gunas Secondo la filosofia indù, la coscienza dell'uomo si manifesta con tre diversi aspetti, o gunas, che differiscono tra loro per il predominio di uno dei loro attributi; questi sono: 1) l'illuminante, la pura o buona qualità, che guida alla chiarezza ed alla serenità mentale; 2) la qualità di mobilità o attività, che rende attivi ed energici, tesi e caparbi; 3) la qualità buia e deprimente, che impedisce e ostacola la tendenza delle altre due. È uno stato di delusione, oscurità, e ignoranza; la persona in cui essa predomina è inerte e immersa in uno stato di torpore. Se la prima qualità conduce al divino, la terza conduce al demoniaco; tra queste due c'è quella dell'azione. La fede sostenuta, il cibo consumato, i sacrifici compiuti, le austerità subite sono i doni che ciascun individuo offre secondo la sua qualità predominante. Chi ha i propri intenti rivolti al divino è senza paura, puro, generoso e padrone di sè; approfondisce lo studio dell'io, rinuncerà ai frutti del proprio lavoro, adoperandosi soltanto per il lavoro in sè. Non è violento, ma verace e libero dall'ira; ha una mente tranquilla, senza malizia, ed è caritatevole verso tutti, poichè è libero dalla bramosia. È gentile, modesto ed equilibrato, illuminato, clemente e risoluto, libero dalla perfidia e dall'orgoglio. Un uomo in cui predomina il guna intermedio ha bramosia interiore ed è attaccato alle cose; è collerico e avaro, fa del male agli altri. Essendo pieno di odio, invidia e falsità, i suoi desideri sono insaziabili. È incostante, volubile, si distrae facilmente, è ambizioso e avido di guadagno. Cerca la protezione degli amici e si vanta della propria famiglia. Indietreggia di fronte alle cose spiacevoli ma si aggrappa a quelle piacevoli. Il suo modo di parlare è stizzoso, il suo stomaco ingordo. Chi ha tendenze demoniache è falso, insolente e presuntuoso. È pieno di 32 APPROFONDIMENTI rabbia, crudeltà e ignoranza. In persone simili non esistono nè purezza nè buona condotta nè verità. Soddisfano le proprie passioni; ma confusi da numerosi desideri, e presi nella rete della delusione, coloro che sono dediti ai piaceri sensuali precipitano nella dannazione. La diversità di atteggiamento in persone che hanno predominanti diverse risalta dal modo in cui esse avvicinano un comandamento universale come non desiderare la roba d'altri. Un uomo in cui predomina la qualità oscura potrebbe interpretarlo così: “Gli altri non dovrebbero desiderare ciò che è mio, in qualunque modo io l'abbia ottenuto. Se lo faranno li distruggerò”. Il tipo attivo è una persona calcolatrice ed interessata, che vorrebbe interpretare il comandamento secondo il significato: “Non desidererò la roba d'altri per paura che desiderino la mia”. Osserverà la lettera della legge come modo di condotta, ma non il suo vero spirito. Una persona ricca di chiarezza seguirà sia la lettera che lo spirito del precetto, come principio e come modo di condotta, cioè come valore eterno. Sarà giusto soltanto nell'interesse della giustizia e non per l'esistenza di una legge umana che altrimenti lo punirebbe. Anche lo yogi, come ogni essere umano, è soggetto a questi tre gunas. Col costante e disciplinato studio di se stesso e degli oggetti a cui i suoi sensi tendono, impara quali pensieri, parole e azioni sono ispirati dall'uno e quali dall'altro. Con uno sforzo incessante cancella i pensieri che nascono dal buio e lavora per raggiungere una disposizione d'animo luminosa. Quando nell'animo umano rimane soltanto la purezza e la chiarezza, si è compiuta molta strada verso la meta finale. Come per vincere la forza di gravità e godere della bellezza dello spazio si sono rese necessarie ricerche intense e discipline rigorose, così al praticante sono necessari un minuzioso esame di coscienza e la disciplina fornita dallo Yoga per esperimentare la sua unione col Creatore dello Spazio, una volta liberatosi dalla forza dei tre gunas. Una volta intuita la grandezza della Creazione o del Creatore, la brama verso gli oggetti dei sensi svanisce e, da allora in poi, il praticante guarda ad essi con indifferenza. Non prova più alcuna ansietà per il caldo o il freddo, per il dolore o il piacere, per l'onore o il disonore e per la virtù o il vizio. Vinta la loro forza, è affrancato dalla nascita e dalla morte, dalla sofferenza e dalla sventura; liberandosi da queste catene guadagna l'immortalità. Non ha identità propria, poichè vive sperimentando la pienezza dello Spirito Universale. Un tale uomo, che nulla disprezza, guida ogni cosa sulla via della perfezione. APPROFONDIMENTI 33 LA PREGHIERA DEL PADRE NOSTRO VISSUTA A POSIZIONI YOGA La migliore preghiera è quella alla quale partecipiamo non solo con i pensieri, ma con tutto il nostro essere, corpo compreso, che è un grande dono di Dio. Possiamo recitarla a voce alta, o ritmando il respiro sulle parole, o magari cantandola; o come qui suggerisco, con le posizioni yoga (asanas). Con la partecipazione del nostro corpo la preghiera verrà impressa non solo nella nostra memoria, ma anche nel nostro interiore (sistema nervoso simpatico); perciò sarà una vera esperienza di vita. Lo yoga, sapienza millenaria (purtroppo quasi totalmente perduta dall'Occidente) insegna delle posizioni che (assieme al respiro ben misurato) possono essere adatte ai vari momenti della preghiera. Prima di assumere una posizione yoga è sempre bene dedicare un po' di tempo a respirare a fondo, in modo da mettere in collegamento l'interiore, anche incosciente, con il nostro sistema volitivo cosciente. Si può fare ciò in qualsiasi buona posizione di riposo: da seduti a terra (loto, mezzo loto, ecc.), o seduti sui calcagni (giapponese), o in piedi. Comunque alla fine ci si deve porre in piedi, nella posizione che più esprime l'attenzione e la presenza a tutto sé stesso, come pure a tutto il mondo e a Dio. Questa posizione ha una sua chiarezza quando si curi la verticale, quella linea ideale sulla quale si raddrizza tutto il corpo, a cominciare dalla spina dorsale e poi tutte le membra che sono sostenute da essa. La si può "sentire" quando, stando a occhi chiusi, raddrizzandosi sui talloni e sul bacino, si oscilla leggermente intorno ad essa, fino a piazzarcisi esattamente. Si inizia la preghiera partendo dalla verticale e la si finisce con la verticale, così come richiede l'importanza di questa preghiera. Nel seguito le posizioni faranno riferimento al “Padre Nostro da Figli di Dio trinitario” che mi sembra esprima al meglio lo spirito del Padre Nostro, ma si potrebbe fare riferimento ad altre sue versioni. Prima di associare le posizioni alle frasi, è bene leggere questa versione del Padre Nostro per immedesimarcisi e interiorizzarla. D A U N F I G L I P A D R E N O S T R O D I D I O T R I N I T A R I O Padre nostro, noi ci riuniamo tra noi e ci uniamo in noi stessi perché comprendendo noi, arriviamo a conoscere Te: Tu sei al di là di ogni limite, Tu sei l'Organizzatore della trama del mondo, noi Ti adoriamo. Con dieci Parole hai indicato 34 APPROFONDIMENTI come realizzare la Tua società comunitaria in Terra. Noi vogliamo seguirle indirizzando su di esse le scelte della nostra vita. E allora Tu, Padre, dacci oggi l'intelligenza della nostra storia. E se cadiamo in conflitti col nostro prossimo, noi vogliamo risolverli seguendo l'esempio di Tuo Figlio, venuto in terra e morto in croce per insegnarcelo. E allora, per la Sua resurrezione, Tu rimetti a noi i debiti che abbiamo con Te. Per il futuro, noi vogliamo superare le tentazioni Con l'aiuto creativo dello Spirito Santo; e allora Tu liberaci dal male interiore e sociale. Che tutto questo inizi da oggi, qui, su questa terra; perché Tua è la società, Tuo il potere e Tua la gloria, perché così è stato, è, e sempre sarà, nei secoli dei secoli. A M E N Padre nostro, In verticale a mani giunte ci si apre, allargando le mani e le braccia orizzontalmente, al massimo; poi, come dando un abbraccio, le si riunisce davanti e infine le si riportano al petto noi ci riuniamo tra noi e ci uniamo in noi stessi si alzano le mani unite lungo il corpo, fino all'altezza dei capelli, guardando le mani; poi, seguendole con lo sguardo, le si alzano in alto in verticale, sopra la testa, fino ad avere le braccia dritte e tese perché comprendendo noi, arriviamo a conoscere Te: girando in avanti le mani, si aprono le braccia in parallelo e poi ci si piega all'indietro, al massimo, guardando all'indietro il punto più in basso possibile Tu sei al di là di ogni limite, si compie il movimento di prima all'inverso, in risalita, fino a raddrizzarsi sulla verticale (sempre a braccia tese e palme in avanti) Tu sei l'Organizzatore della trama del mondo, ci si piega in avanti, sempre con le braccia dritte e le mani in avanti, che arrivano fino a toccare terra Noi Ti adoriamo. APPROFONDIMENTI 35 si compie il movimento di prima all'indietro, per raddrizzarci, sempre con le braccia tese e le palme aperte fino ad arrivare a mezza altezza Con dieci Parole hai indicato si aprono le braccia, le si abbassano e si rivolgono all'indietro, dove si mettono le palme in opposizione, che si girano per puntare contro la spina dorsale e possibilmente per risalire in alto come realizzare la Tua società comunitaria In Terra. si torna indietro, aprendo le mani, che si riportano davanti in basso e poi si congiungono sul petto Noi vogliamo seguirle si avanzano le mani orizzontalmente fino a puntarle il più possibile in avanti (testa in avanti e schiena dritta); si guarda in avanti e lontano, lungo la linea indirizzando ideale data dai pollici su di esse le scelte della nostra vita. si aprono le mani in orizzontale e piegando le braccia le si portano davanti agli occhi E allora Tu, Padre, dacci oggi l'intelligenza della nostra storia. si cade proni, faccia a terra e ad occhi chiusi ci si immedesima nella posizione; E se cadiamo in conflitti col nostro prossimo, (cobra) lentamente si gira il capo in su il più possibile, con gli occhi che cercano sempre il punto più indietro possibile; a seguire, in continuità di movimento, la testa rivolta all'indietro trascina il busto alzandolo e piegandolo all'indietro (il ventre resta a terra); tre respirazioni forzate e poi ritorno con la sequenza inversa di movimenti noi vogliamo risolverli idem (dopo un attimo di riposo e riflessione) Seguendo l'esempio di Tuo Figlio, venuto In terra e morto in croce per insegnarcelo. Idem allunga la testa in avanti a strisciare a terra, per infine trovarsi nel finale nella posizione del cobra, ma col ventre sollevato da terra Con l'aiuto creativo dello Spirito Santo; se non lo si è già fatto, avanzare un piede per risollevarsi dritti in piedi, recuperando la verticale con un ampio gesto delle braccia che si alzano a lato del corpo, a palme in su, fino a braccia in alto mani giunte (guardando in avanti) mani giunte sul petto e allora Tu liberaci dal male interiore e sociale. Che tutto questo inizi prima le braccia in alto seguendole con lo sguardo e poi, sempre guardando in alto, si aprono e si abbassano ai lati del corpo, a mani aperte con le palme rivolte in su da oggi, qui, su questa terra; movimento all'inverso perché Tua è la società, Tuo il potere e Tua la gloria, ritorno a mani giunte sul petto Perché così è stato, è, e sempre sarà, nei secoli dei secoli. A M E N (Pronunciando la frase “Con dieci parole…”, si può migliorare la posizione mettendo contemporaneamente la punta di un piede sulla punta dell'altro e il tallone del primo piede sulla tibia della seconda gamba; si resta così in equilibrio su un piede solo anche dicendo le tre frasi successive). E allora, per la Sua resurrezione, Tu rimetti a noi i debiti che abbiamo con Te. (squadra) puntando i piedi (aderenti a terra con il più possibile della loro piante) si tira su il sedere il più possibile in alto, spianando le spalle, con la testa penzoloni tra le braccia Per il futuro, noi vogliamo superare le tentazioni piegando le braccia (eventualmente avanzando un piede per appoggiarsi), si 36 APPROFONDIMENTI APPROFONDIMENTI 37 CAMPO ESTIVO CAMPO GIOVANI 2010 Soprattutto vivere de-crescere in rel-azione Sede: Casa dell'Arca C.da Tre Finestre Belpasso (CT). ARCA IN ITALIA Data: 1-7 agosto 2010. Il campo inizierà nella mattinata del 1° Agosto con sistemazione e pranzo alle ore 13.30 si concluderà con la colazione del 7 agosto . Accoglienza dalle ore 10,00 del 1° agosto. Numero massimo di partecipanti: 35 (10 in stanza con letti a castello, 25 in tenda propria). Portare: Sacco a pelo, abiti da lavoro, abiti comodi, stuoino e coperta (per lo Yoga); per chi dorme in tenda: torcia. Abiti bianchi e strumenti musicali per la festa Finalità del Campo: Il campo, il cui titolo trae spunto da un brano di Lanza del Vasto, fondatore della Comunità dell'Arca, si svolgerà in un contesto di vita in campagna e in una dimensione comunitaria che la Fraternità delle Tre Finestre sta sperimentando da circa 13 anni in Sicilia e da 7 in questo luogo ai piedi del Parco dell'Etna. In quest'ambito di vita, a confronto con un' esperienza che vuole ricostruire un abitare, un lavoro e soprattutto delle relazioni ispirate alla nonviolenza di Gandhi e Lanza del Vasto, rifletteremo sugli stili e le scelte di vita che è possibile intraprendere oggi in una prospettiva nonviolenta, affrontando senza rigidità ideologiche le difficoltà e gli ostacoli che il nostro tempo pone a giovani e meno giovani. Il campo inizierà con l'incontro con alcuni rappresentanti della Comunità dell'Arca di altri Paesi europei riuniti alle Tre Finestre per un incontro internazionale, proseguirà con approfondimenti e testimonianze con particolare riferimento ai territori del sud Italia. Parte della giornata sarà dedicata al lavoro manuale, al canto, alla danza, allo Yoga e alla Festa, secondo lo stile dell'Arca . comunità. Attività per la preparazione di una festa comune; lavoro per conduzione della casa, lavoro di campagna, preparazione comune dei pasti (cucina vegetariana). Sessioni di Yoga e Danze. In ogni giornata, in accordo alla spiritualità dell'Arca, saranno proposti momenti di preghiera ecumenica in comunione con le diverse tradizioni religiose. È prevista una passeggiata sull'Etna. Quota di partecipazione: € 160,00 comprendente vitto, alloggio, spese organizzative. La questione economica non deve essere un impedimento. Chi avesse difficoltà ne può parlare con gli organizzatori. Iscrizioni: Ad esaurimento dei posti previsti entro non oltre il 5 luglio 2010 con pagamento del 50% della quota tramite bonifico postale o altra modalità da concordare entro la data indicata. Info: Nella Cacciola 095.7911202 cell. 340.8091528 - Enzo Sanfilippo 338.6808484 e-mail: [email protected] Come raggiungere le Tre Finestre: Da Palermo: Autostrada PA-CT. Subito dopo l'area di servizio “Gelso Bianco” uscita per MESSINA (tangenziale). Proseguire fino all'uscita PATERNO' e continuare per la SS 121 fino all'uscita PIANO TAVOLA BELPASSO. Seguire le indicazioni per BELPASSO. Giunti a Belpasso attraversare il paese in direzione ETNA NICOLOSI fino alla Piazza di Borrello, dove si trova la Pasticceria Condorelli (attenzione: a Belpasso ci sono altri Bar che hanno lo stesso nome). Da qui seguire le indicazioni RAGALNA. Sulla destra incontrerete degli impianti sportivi comunali e ancora, sempre sulla destra la Fabbrica Condorelli. Dopo circa 100 m. sulla sinistra imboccare una stradina sterrata all'inizio della quale c'è un cartello con l'indicazione “Strada Vicinale Sciddicuni”. Proseguire fin quando la strada diviene asfaltata. Il primo cancello sulla destra porta ad una casa di colore rosa: siete arrivati. Da Messina: Austrada ME-CT. Tangenziale per Palermo.Uscita PATERNO'. A questo proseguire punto come nelle indicazioni da Palermo. Attività previste: Sessioni sui seguenti temi: decrescita e stili di vita, meridione, mafia e nonviolenza, interculturalità, vita di 38 ARCA IN ITALIA ARCA IN ITALIA 39 L'ASSOCIAZIONE “COMUNITÀ DELL'ARCA DI LANZA DEL VASTO”. Carissimi, così come deciso all'ultimo incontro nazionale, nello scorso mese di aprile, abbiamo costituito l'associazione “Comunità dell'Arca di Lanza del Vasto”. Lo statuto e' stato registrato ufficialmente da qualche giorno all'Agenzia delle Entrate di Catania. Abbiamo volutamente aspettato questo fondamentale adempimento burocratico per dare a tutti la notizia dell'avvenuta costituzione. Lo statuto è quello che abbiamo presentato all'ultima riunione e che ha avuto il consenso dei presenti. Lo trovate in allegato. Esso, come sapete, si caratterizza particolarmente per la dimensione di servizio e condivisione, elementi che non sono estranei all'insegnamento dell'Arca e che ci consentiranno di chiedere l'iscrizione al registro delle associazioni di volontariato della regione Sicilia. Il testo dell'impegno e la Carta dell'Arca Italiana potranno, se vorremo, essere ufficialmente adottati come strumenti di orientamento per la crescita individuale e di gruppo (vedi punto B dello statuto) e restare pertanto il principale riferimento per tutti noi. Soci fondatori dell'associazione sono: Laura Lanza, Tito e Nella, Enzo e Maria, Laura Leotta e Angelo Russo (che tutti conoscete e che pronunzierà l'impegno alla prossima San Giovanni) Presidente pro-tempore è Tito Cacciola, vice presidente Maria Albanese, segretario Laura Leotta. Le cariche ufficiali saranno decise successivamente e avranno durata di tre anni. L'associazione dovrà ora documentare sei mesi di attività per essere ufficialmente riconosciuta come associazione di volontariato e accedere ad alcune agevolazioni (contributo per le spese assicurative, ecc.) L'associazione potrà svolgere attività anche fuori della regione e tenere contatti con analoghe associazioni anche all'estero. Tutti potremo farne parte; presto vi invieremo lo schema di domanda di adesione. Speriamo tanto che questo strumento venga da tutti considerato per quello che sempre ci siamo detti, ossia, appunto, un mezzo per meglio operare, interloquire con le istituzioni quando altre modalità non risultino idonee, rendere trasparente la nostra pur minima gestione del denaro, aderire in forma ufficiale ad eventi ed organismi , compresa la Comunita' dell'Arca internazionale. Pace Forza e Gioia La Fraternità delle Tre Finestre Per problemi di spazio riproduciamo, qui di seguito, un estratto dello statuto, proponendo i primi articoli che spiegano le finalità e gli scopi associativi. La redazione 40 ARCA IN ITALIA Art. 1 (Costituzione Sede e Durata) È costituita l'Associazione di volontariato “Comunità dell'Arca di Lanza del Vasto”, L'Associazione, ai sensi della legge 11/8/1991 n. 266 e della legge regionale 7/6/1994 n. 22, possiede le caratteristiche e le finalità di un «Organismo di volontariato», persegue esclusivamente fini di solidarietà e non ha scopo di lucro, neanche indiretto. Gli aderenti devono prestare la loro attività in modo personale, spontaneo e gratuito. L'attività del volontario non può essere retribuita in alcun modo nemmeno dal beneficiario. L'associazione ha sede in BELPASSO (CT) e al domicilio fissato nell'atto costitutivo o successivamente dove stabilito dall'assemblea ordinaria; L'associazione svolge la propria attività prevalentemente nell'ambito della regione siciliana e potrà istituire proprie succursali e rappresentanze nell'ambito della regione o anche altrove. La durata dell'Associazione è illimitata. Art. 2 (Scopo sociale e finalità) L'Associazione svolge la propria attività di volontariato in favore di famiglie, minori, adolescenti, giovani, adulti e anziani, anche disabili o portatori di svantaggio psichico o sociale, avendo come propria specifica peculiarità l'educazione alla Pace e la prevenzione di ogni forma di violenza e di emarginazione attraverso la proposta di esperienze svolte in uno spirito nonviolento e comunitario. Nell'ambito di tali principi l'associazione promuove l'integrazione tra persone o famiglie portatrici di problemi e persone o famiglie “normodotate”, valorizzando le diversità, educando alla gestione dei conflitti, ispirandosi all'insegnamento di Giuseppe Giovanni Lanza del Vasto e di Gandhi. L'associazione ha fini educativi, di solidarietà, di educazione, di spiritualità, di dialogo ecumenico e interreligioso, impegno civile e di azione non violenta, di tutela e salvaguardia dell'ambiente, di valorizzazione del lavoro manuale, dell'espressione artistica e della riflessione filosofica. I contenuti e la struttura dell'Associazione sono ispirati ai principi di non violenza, solidarietà, trasparenza, responsabilità e democrazia al fine di garantire la partecipazione di tutti gli associati alla vita associativa stessa. I valori di riferimento dell'Associazione sono condivisi con altre analoghe esperienze associative e comunitarie presenti in Europa e nel resto del mondo che si ispirano ai medesimi insegnamenti e che impegnano gli aderenti ad avanzare nel cammino della non violenza, forza di vita e di verità, che si radica nel lavoro su di sé e nella ricerca spirituale e si esprime nel servizio e nella condivisione, nella scelta di una vita semplice, nel rispetto di tutto ciò che vive e nell'azione per la giustizia e la pace con l'uso di mezzi non violenti. L'associazione è indipendente da ogni movimento, organizzazione e/o partito politico o confessionale. Art. 3 (Mezzi e metodologie) L'associazione, che persegue esclusivamente finalità di solidarietà sociale, intende raggiungere lo scopo sociale grazie ai seguenti obiettivi e metodologie: A. Facilitare il cammino di crescita spirituale di coloro che aderiscono all'associazione e di quanti, giovani o adulti vogliono vivere i valori della nonviolenza. B. Elaborare, con il concorso di tutti i soci, strumenti di orientamento per la crescita personale e di gruppo. C. Favorire la nascita di luoghi di aggregazione, gruppi, comunità, fraternità dove sperimentare i valori dell'accoglienza, della condivisione e della nonviolenza. D. Sostenere il lavoro manuale, l'agricoltura biologica, l'allevamento rispettoso del benessere degli animali, l'uso di energie alternative, l'artigianato, le economie e il commercio su bassa scala imperniati sul rispetto dell'ambiente, della sobrietà, del riciclo, della gratuità, del ARCA IN ITALIA 41 42 agricoltura biologica e sociale, come strumento di educazione e di inclusione sociale, N. Sollecitare e realizzare studi, organizzare convegni, conferenze, congressi, riunioni ed attività sociali sui problemi della società attuale formulando analisi e proposte alla luce dei propri riferimenti valoriali. O . Pr o m u o v e r e e c o n t r i b u i r e all'organizzazione di iniziative tese a proteggere, fare conoscere, valorizzare e rendere realmente fruibile il territorio e l'ambiente con particolare riferimento alle aree protette e ai siti di antica tradizione rurale e artigianale P. Organizzare iniziative tese a migliorare la formazione spirituale, civile e culturale degli aderenti e dei simpatizzanti; anche mediante gite sociali, seminari o corsi di formazione, turismo sociale escursionistico ludico e colto, concerti, appuntamenti culturali, etc. Q. Promuovere sottoscrizioni e raccogliere fondi esclusivamente finalizzati al sostegno delle attività menzionate nei punti precedenti. R. Favorire processi di conoscenza, di scambio formativo, di ospitalità, di gemellaggio e di collaborazione con altre associazioni che si rifanno ai valori della nonviolenza esistenti sul territorio nazionale e internazionale. S. Diffondere e sostenere in tutti i settori sociali e in ogni istituto civile e politico, iniziative per la difesa dei diritti umani fondamentali, per la promozione della pace e della nonviolenza, anche tramite l'adesione ad appelli ed eventi promossi in Italia e all'estero da associazioni, enti pubblici e organismi nazionali internazionali. T. Porre in essere ogni altro intervento, servizio ed attività utile a raggiungere i superiori obiettivi sociali; ciò in rispetto della Costituzione e in armonia con la legislazione vigente. ARCA IN ITALIA NOTIZIE DAL BRASILE RESOCONTO DEL VIAGGIO DI MICHELE (feb. 2010) (traduzione di un messaggio inviato da Michèle Le Boef ) Possibile nascita di un Arca in Brasile !… ARCA NEL MONDO dono e del baratto. E. Valorizzare e promuovere il riuso di fabbricati rurali, borghi ed edifici religiosi al fine di favorire il ritorno al lavoro agricolo e artigianale e alla vita comunitaria e di villaggio. F. Favorire e diffondere l'alimentazione genuina e vegetariana e i metodi di cura della salute il più possibile naturali. G. Promuovere il recupero delle tradizioni popolari, delle feste comunitarie, del canto e della danza, come strumento di spiritualità, di incontro tra i popoli, di costruzione della pace. H. Promuovere, accogliere e contribuire all'organizzazione di corsi di formazione spirituale e di approfondimento delle varie tradizioni religiose, stage e seminari sulle tecniche di azione nonviolenta, laboratori per l'apprendimento di tecnologie semplici e rispettose dell'ambiente, campi di lavoro, corsi di educazione ambientale, iniziative ed attività di educazione alla legalità responsabile, iniziative ricreative per l'infanzia e l'adolescenza, soggiornivacanze campi ed attività scout, campiscuola ed altre attività per l'infanzia e la gioventù. I. Contribuire e cooperare all'opera educativa dei genitori, della scuola, delle associazioni scoutistiche e giovanili in genere, di organismi religiosi di varia confessione, di Parrocchie, Enti Pubblici, di associazioni di volontariato o no-profit, di O.N.L.U.S., ed altri soggetti collettivi similari, tramite l'organizzazione congiunta di eventi. L. Promuovere, accogliere e contribuire all'organizzazione, di attività di risocializzazione e di inclusione sociale per famiglie, minori, disabili e anziani che non abbiano carattere sostitutivo degli interventi di competenza degli Enti pubblici, nel rispetto della normativa vigente, anche con il concorso di altri soggetti specializzati. M. Promuovere e contribuire alla costituzione di orti di pace, orti sociali e orti scolastici, fattorie sociali, attività di I campi-incontro dell'Arca Latin-Americana hanno luogo ogni due/tre anni (si sono svolti nel 2002, 2005, 2008), ogni volta in un paese diverso di quel grande territorio. Sono andata in Brasile nel mese di febbraio per partecipare al campo-incontro che quest'anno si svolgeva lì, nella provincia di Minas Geraìs. In America Latina gli impegnati e gli amici fedeli sono pochi e hanno la grande difficoltà dei tantissimi chilometri che li separano gli uni dagli altri e i costi dei viaggi da un paese all'altro dell'America Latina. Questi ostacoli mostrano ulteriormente la loro forte e paziente motivazione per la vocazione dell'Arca in quel immenso continente. Internet, evidentemente, non è sufficiente per i collegamenti, tanto più in quei paesi in cui, più ancora che in altri luoghi forse, nulla sostituisce la relazione “in carne e ossa”. E' la ricchezza particolare di quelle culture che privilegiano “l'evento”. Ecco dunque alcuni appunti di quanto ho vissuto con i nostri amici-impegnati Esther e Maurilio Teixeira, che mi hanno accolto il 3 febbraio a Sao Paulo, e organizzato ogni cosa per me. Esther e Maurilio si sono conosciuti scoprendo l'Arca a Bonnecombe, nel 1991, dove hanno vissuto qualche mese. Hanno poi fatto anche un lungo stage alla comunità di Lugnacco, in Italia. Esther insegna tedesco alla Scuola Svizzera di Sao Paulo; Maurilio è educatore-animatore in un centro “Waldorf” di Rudolf Steiner. Hanno due figlie, Francisca e Marianna, che hanno anch'esse partecipato al campo. … Dopo alcuni giorni partiamo per una città del sud, Curutiba, provincia di Parana dove ci fermeremo tre giorni. Nel piccolo paese di Mandirituba siamo invitati da Marianne Spiller, fondatrice di “Fundaçao Vida para Todos”. E' un'Associazione che esiste da 30 anni e occupa una bella proprietà dove gruppi di bambini della regione vengono a svolgere attività pedagogiche. Fanno anche accoglienza per alcuni 'stagiaires' in disintossicazione che partecipano alla vita pratica del progetto. Marianne lavora anche con Adolfo Perez-Esquivel (premio Nobel per la Pace nel 1980) e la rete Paz y Justicia (SERPAJ) fondata da lui. Presento l'Arca a un incontro di una cinquantina di ARCA NEL MONDO 43 persone. Contatti: “Fundaçao Vida para Todos” www.abai.ch oppure [email protected]. - “Paz y Justicia” Comitato internazionale [email protected]. Il 12 febbraio partiamo per Camanducaya, nella provincia di Minas Geraìs, dove si svolgerà il Campo-incontro dell'Arca durante il periodo di vacanze per il Carnevale. Campagna tropicale magnifica dove i Teixeira hanno una bella piccola casa rosa circondata da fiori. I loro vicini si occupano della cucina (i loro due figli sono stati per alcuni mesi nella comunità di Saint-Antoine). Siamo una quarantina di persone di cui 21 giovani fra i 16 e i 28 anni. Monica Alonso è venuta da Buenos Aires, come delegata per l'America Latina; con lei è venuto Sebastian Carrera, amico molto coinvolto in un progetto di teatro in ambiente carcerario “Salvatablas” ho portato un dvd da presentare eventualmente. Il programma dell'incontro: Meditazione e preghiera del mattino, vari lavori, poi incontri sui grandi temi legati alla missione dell'Arca Maurilio è un traduttore formidabile!! I pomeriggi sono dedicati a vari laboratori : teatro, “land art” (arte minimale con elementi della foresta), massaggio “Shiatsu”, danza, canto, presentazione dei vari paesi e progetti. Il bilancio di conclusione dell'incontro è stato per me un momento di grande emozione. Infatti, gli amici vogliono fare vivere l'Arca, i valori, i progetti e le realtà 44 che la attraversano, nel tempo, sulla loro terra brasiliana. Ho avuto l'impressione di assistere alla nascita simbolica della Comunità dell'Arca in Brasile. Molte decisioni, modeste ma reali, sono state prese per condividere con Maurilio e Esther la responsabilità di questa Speranza. Il 18 febbraio siamo di ritorno Sao Paulo, dove brindiamo con succhi squisiti di frutta fresca tropicale alle promettenti gioiose giornate passate insieme. Seguono poi fino al 25 febbraio giornate intense di incontri in scuole, ecovillaggi, gruppi di teatro, università… …. molte le persone interessate, le discussioni e i contatti. Troppo lungo sarebbe riportare dettagli di tutti gli incontri, ma si profilano piste a corto e medio termine da seguire, con persone che hanno manifestato il loro desiderio e interesse a rimanere in contatto con i Teixeira, i quali diventano così, automaticamente, coordinatori…! … Se qualcuno di voi conosce persone in Brasile che potrebbero essere eventualmente interessate all'Arca, vogliate trasmettere loro i dati di Esther e Maurilio : [email protected] o [email protected] Che questi germi di Nonviolenza possano crescere in Pace interiore, Forza di convinzione e Gioia contagiosa, come la splendida vegetazione di questo paese ! Michèle Le Boeuf ARCA NEL MONDO GANDHI INTERNATIONAL “Verso Un'Economia Nonviolenta “ Convegno a Bhopal, 30 gennaio-3 feb. 2010 (Gandhi Int. News-letter n. 2, giugno 2010 trad. a cura di laura lanza) Nel gennaio 2008 il Congresso Internazionale di Wardha riunisce 150 persone venute da tutti i continenti attorno al messaggio di Gandhi e delle sue proposte per la trasformazione delle nostre società mediante la nonviolenza. Poco tempo prima, ottobre 2007, la marcia di Janadesh era stata un'eccezionale esperienza di lotta nonviolenta nella quale 25000 contadini senza terra avevano affrontato con determinazione il potere centrale per rivendicare i loro diritti essenziali Seguono iniziative importanti di Gandhi International in Francia e in europa( aprile e ottobre 2008, ott. 2009): Con Rajagopal incontri per far conoscere l'iniziativa della marcia del 2012 ( Ekta Parishad) e stimolare se possibile una mondializazione di questa marcia. Incontri con molte personalità, movimenti, associazioni. Progetti di marce in Europa in vista del 2012. Gennaio 2009, due mesi e mezzo di incontri in America Latina e Canada organizzati da Gandhi International con il sostegno di SERPAJ (Giustizia e Pace) e Adolfo Perez Esquivel. Scoperta di numerose terribili realtà di esclusione e accaparramento delle risorse ma anche molti movimenti in difesa dei diritti, spesso con i popoli indigeni. Confortati dalla presenza di tante esperienze di società e comunità che tentano una economia nonviolenta, decidiamo di organizzare un convegno a Bhopal, per la fine del mese di gennaio 2010, il cui tema sia proprio “Verso un'economia nonviolenta”. Nel frattempo, estate 2009, visitiamo lo Sri Lanka dove migliaia di villaggi tentano di andare verso l' autonomia grazie a Sarvodaya, il magnifico movimento gandhiano d'Ariyaratne. E' davvero impressionante la forza della nonviolenza e la volontà di un'economia alternativa che vi si incontrano. La marcia Jansstyagraha del 2012 è, di tutta evidenza, un'opportunità storica da cogliere in ragione della gravità della situazione mondiale. Molte sono le iniziative da prendere con audacia e determinazione in Africa, nelle Americhe e in Europa, assieme ai nostri amici di Ekta Europa, Peuples solidaires, Frères des hommes e tante altre. Il Convegno “Verso un'Economia Nonviolenta”, organizzato da Gandhi International e Ekta Parishad, si è tenuto a Bhopal alla fine di gennaio. Al termine di questo evento, l'insieme dei partecipanti provenienti da 20 paesi ha adottato una mozione comune che qui di seguito riportiamo: ARCA NEL MONDO 45 “Premessa Mentre la metà degli abitanti del nostro mondo sono agricoltori, i tre quarti di questi sono nei paesi del Sud del mondo, e lavorano ancora solamente a mano, proteggendo l'ambiente e non contribuendo al riscaldamento climatico. Molti non hanno titoli di proprietà e i loro diritti sono minacciati da progetti fatti da stati o da imprese minerarie, imprese di agricoltura intensiva, di taglio delle foreste, turistiche ecc… Eppure, quando progetti di questo genere possono produrre effetti negativi, esiste secondo la legge, un principio di consenso libero, preliminare e informato, delle comunità locali e dei popoli indigeni, riconosciuto da vari testi dell'ONU, dall'Organizzazione Internazionale del Lavoro (Convenzione 169)1 e dall'art. 22 della dichiarazione di Rio, adottata nel giugno 1991. Inoltre, i mercati del Sud sono invasi da derrate agricole del Nord, prodotte con enormi mezzi meccanici e sovvenzionate dai poteri pubblici. Così, l'agricoltura per uso alimentare e la produzione artigianale locali vengono rovinate da questa concorrenza e eliminate dal sistema economico. Anche nei paesi occidentali del resto, l'accesso alla terra è divenuto molto problematico per i contadini “ Impegni “Abbiamo una fede profonda nella forza dei più poveri e vogliamo riconoscere i popoli nella loro dignità, il loro savoir-faire e la loro cultura. Ci impegniamo per ottenere che ogni 46 persona abbia accesso alle risorse naturali (terra, acqua, foreste, semi, minerali, ecc…) in vista di un nuovo tipo di sviluppo armonioso, rispettoso dell'uomo e della natura. Chiediamo che nel diritto internazionale, il diritto di sovranità alimentare venga riconosciuto come superiore ai diritti del commercio “ Azione Le azioni politiche che proponiamo sono fondate su realizzazioni concrete che sono le premesse di un'economia e di una società nonviolente. Una marcia chiamata Jansatyagraha (“marcia nonviolenta del popolo”) di 100.000 persone verrà organizzata nel 2012 da parte di Ekta Parishad in India, allo scopo di fare rispettare questi diritti. Il punto centrale di questa mobilizzazione sarà fra il 2 ottobre (Giornata Internazionale della nonviolenza) e il 17 ottobre 2012 (giornata Internazionale del rifiuto della miseria). Questa marcia vuole evidenziare e ottenere impegni relativamente a poste in gioco vitali su scala mondiale : l'accesso alle risorse naturali, la sovranità alimentare, la sorte dei più bisognosi all'interno delle nostre società, il ruolo delle donne, ma anche la democrazia partecipativa, il ruolo delle società multinazionali, il sistema economico internazionale, il modello di sviluppo. E' per questo che vogliamo sostenere questa marcia indiana e affermare il diritto d'accesso alle risorse naturali ARCA NEL MONDO e alla sovranità alimentare, proponendo, nel 2012, su vari continenti, delle azioni nonviolente simultanee e concertate (marce, sitin, catene umane, ore di silenzio, manifestazioni sportive, ecc…) Gli uomini non hanno solo dei diritti ma anche delle responsabilità, come definite, per esempio, nella Carta delle responsabilità umane. Faciamo appello alla responsabilità di tutte le persone e di tutti i gruppi sociali di giustizia del mondo perché questa mobilizzazione abbia il più grande impatto possibile. Bhopal, 3 febbraio 2010 I delegati di : Algeria, Inghilterra, Bangladesh, Birmania, Brasile, Canada, Finlandia, Francia, India, Giappone, Malesia, Marocco, Messico, Nepal, Paraguay, Senegal, Sudan, Sri Lankja, Svizzera, Tailandia. "E ingiusto quel sistema economico che ignora o disprezza i valori morali. Il fatto di estendere la legge della nonviolenza al campo dell'economia non significa altro che il tener conto dei valori morali nel fissare le regole del commercio internazionale " Gandhi Attualizzazione degli Obiettivi di Gandhi International 12 maggio 2010 Durante l'ultima Assemblea Generale Ordinaria del 12 maggio scorso, a seguito anche di contatti avuti a Parigi, l'associazione Gandhi International ha fissato un certo numero di nuovi orientamenti. Qui di seguito i punti essenziali: Gandhi Int. ha considerato che non gli appartiene iniziare o coordinare marce o azioni nonviolente su vari continenti relativamente all'obiettivo dell' ottobre 2012 marcia di 100.000 poveri in India e che non possiede i mezzi umani, materiali, e finanziari per farlo. La nostra missione è dare ampia informazioni su ciò che è stato fatto in India nel 2008, su ciò che si sta preparando per il 2012 e creare legami per permettere alle organizzazioni locali di promuovere le azioni che giudicheranno opportune a tal riguardo. E' stato dunque deciso di concentrare per ora le nostre forze in Francia e Europa, continuando ad interpellare persone della società civile, rafforzare le reti di contatti grazie al sito internet e alle news-letters, e favorire e rafforzare i legami e i collegamenti tra i diversi attori implicati. ARCA NEL MONDO 47 41