notizie - Comunità italiana dell`Arca di Lanza del Vasto

Transcript

notizie - Comunità italiana dell`Arca di Lanza del Vasto
"L'uomo può perdonare
senza dimenticare
L'uomo può agire
senza ferire
L'uomo può donare
senza rinunciare
Che gli occhi vedano
che le orecchie sentano
che i cuori si aprano
che tutti i muri crollino
Che l'uomo torni ad essere uomo
uomo uguale ad altro uomo."
ARCA
notizie
Edvino Ugolini
N.2/2010
ARCA NOTIZIE è un foglio di collegamento e di riflessione tra i compagni
e gli amici della Comunità dell'Arca in Italia.
Articoli, lettere, disegni vanno inviati a: Francesco Pavanello via Fiordalisi 12
34016 Trieste (e-mail: [email protected].)
Il sito internet dell'ARCA in Italia è: http://www.arca-di-lanzadelvasto.it
Per continuare a ricevere Arca Notizie, il contributo per il 2010 è di 20 euro
(10 per l'abbonamento on-line) da versare sul conto corrente postale n.
97660898 intestato a Dino Dazzani.
Questo numero è stato consegnato per la stampa il 11 marzo 2009
Il latte che mi hai dato
e la dolcezza del latte,
Il cuore che mi hai dato
E il soffio di vita,
La carne che mi hai dato
ed il calore del sangue,
L'immenso amore che dona
La Madre all'unico figlio,
Ecco a tutti ho dato tutto,
Fino al ll'ultima goccia
Nulla è stato perso.
Lanza del Vasto
anno XXV NUMERO 2 giugno/settembre 2010
Quadrimestrale della Comunità dell'Arca in Italia
C
Indice
SOMMARIO
Presentazione del numero
Arca nel mondo
Notizie dal Brasile
resoconto del viaggio di Michéle
Gandhi international
Verso un economia nonviolenta
2
pag. 3
Approfondimenti
La “Passion” di Lanza del Vasto
Frédéric Vermorel
pag. 4
Dalle Infos delle Nouvelles de l'Arche
pag. 18
Di fronte alle mie violenze
Joseph Pyronnet
pag. 20
Come Lanza del Vasto ha presentato la nonviolenza
all'occidente
Tonino Drago
pag.25
Appunti per la pratica dello Yoga
A cura di Guido Farella
pag. 30
Preghiera del padre nostro vissuta in posizione yoga
Tonino Drago
pag. 34
Arca in Italia
Campo giovani 2010
L'associazione
“Comunità dell'Arca di Lanza del Vasto”
arissimi
pag. 38
pag. 40
Chiudiamo quest’Arca Notizie prima delle vacanze estive
raccogliendo diversi spunti e riflessioni.
Il numero inizia con la presentazione di un lavoro teatrale per la radio
nazionale francese di Lanza del Vasto presentato da Frédèric
Vermorel al convegno tenutosi a Roma nei primi giorni di marzo.
Ricordiamo Joseph Pironnet, recentemente scomparso, con la
pubblicazione di una sua riflessione sulla guarigione interiore. Le
parole risuoneranno familiari a coloro che hanno vissuto l'esperienza
della sessione della Riconciliazione che in Italia e' promossa da
Giampiero e Pastrizia Zendali, con la collaborazione di Anna
Agostini.
Pubblichiamo un contributo di Tonino Drago che illustra,
individuandone le specificità, come Lanza del Vasto ha presentato la
nonviolenza all'occidente.
Continua con costanza il contributo di Guido Farella sullo yoga
accompagnato da una proposta di Tonino Drago sul “Padre Nostro”,
vissuto in forma di preghiera yoga.
Le notizie delle attività estive a Tre Finestre e la nascita
dell'associazione “Comunità dell'Arca di Lanza del vasto” grazie
all'impegno della fraternità siciliana ci riempiono di gioia per i passi
che si stanno compiendo.
pag. 43
pag. 45
Completa il numero il resoconto del viaggio in Brasile di Michéle Le
Boef e il resoconto di dell'incontro Gandhi international.
3
“La Passion” di Lanza del Vasto
APPROFONDIMENTI
Frédéric Vermorel
Premessa: la nascita dell'Opera.
Alla stregua de “La Marche des rois”, la sua prima opera teatrale,
“La Passion” è un'opera di circostanza, richiesta all'autore dalla
Radio nazionale francese. Rientrato ammalato da un giro di
conferenze a Bruxelles e Parigi, Lanza approfitta del riposo
forzato per comporla durante i mesi di febbraio marzo 1950, a
Tournier, la prima delle comunità rurali da lui fondate. Scrive
Arnaud de Mareuil: “Scena dopo scena, Shantidas pensa ai suoi
compagni e compagne (Chanterelle sarà la Vergine), i quali a
Pasqua , sul prato, terranno i vari ruoli, scritti prima di tutto per
loro. Il pezzo sarà rappresentato e cantato, accompagnato dal
1
gregoriano della liturgia delle ore o dai mottetti di Palestrina e
2
della sua scuola. ” Nella sua genesi “La Passion” si configura come
un'opera costruita su molteplici registri: letterario, orale,
musicale, esistenziale e spirituale, in un costante gioco di rimandi
da un livello all'altro. Non a caso, Lanza del Vasto considerava il
3
teatro come arte completa . Il testo che noi leggiamo è stato
scritto al contempo per degli uditori radiofonici e per una
comunità allargata in quell'occasione agli amici e ai vicini. E' stato
rivisto e completato con una nota a mo' di postfazione dopo essere
stato rappresentato nella chiesa di Saint-Séverin a Parigi il 9 marzo
1951. Infine è stato dato alla stampa e offerto a noi lettori, per
altro in un numero piuttosto limitato di esemplari:
milleseicentosettantuno in tutto.
Non è possibile nello spazio offerto dal presente contributo
districare il rapporto stabilitosi tra autore, attori, uditori,
spettatori e lettori noi né analizzare compiutamente i legami che
intercorrono tra l'autore, il tema da lui trattato e le sue fonti
avverate o possibili. Mi propongo solamente di operare alcuni
sondaggi che illustrino la complessità, la ricchezza e la profondità
de “La Passion”.
1 Nel testo stesso de “La Passion” si possono ravvisare allusioni o cittazioni
implicite della liturgia della settimana santa, ad esempio il responsorio “O vos
omnes” nel lamento della Vergine Maria. (Lanza del Vasto, La Passion. Mystère
de Pâques, Parigi 1951, p. 124. Nelle note successive sarà indicata
semplicemente come La Passion).
2 A. de Mareuil, Lanza del Vasto. Sa vie, son œuvre, son message. Saint-Jeande-Braye 1998, p. 208. (Traduzione propria).
3“Il Teatro è come la Dansa e la Festa, il concerto di tutte le Arti” (Lanza del
Vasto, La Trinité spirituelle, Parigi 1971, p. 105).
4
APPROFONDIMENTI
1) LA STRUTTURA DELL'OPERA
“La Passion” è strutturata in tre
“quadri” di dimensioni disuguali:
Un primo quadro, “L'Agonia”,
che rappresenta circa un quarto
dell'insieme, mette in scena la
preghiera di Gesù nell'orto del
Getsemani e l'ultima tentazione ad
opera di Satana e del suo corteo di
diavoli ed umani collaboratori: il
“Dottore Neuropatico” e il “Critico
Liberale”.
La Pasqua Ebraica costituisce
il secondo quadro. Questo occupa
meno del dieci per cento del tutto e
costituisce una sorta di sosta tra la
prima e la terza parte. È composto
da cori che si rispondono: il coro
delle ragazze, quello delle donne,
quello degli uomini e quello degli
anziani, e da una voce solista che
emerge dal coro delle ragazze.
Il terzo quadro, la “Via
Crucis”, forma la parte più
consistente dell'opera, ed è a sua
volta diviso nelle tradizionali
quattordici stazioni. Vi incontriamo
la folla, Pilato, la Vergine Maria,
Simone di Cirene, Veronica, Longino
e gli altri soldati, i due ladroni, due
farisei nominati Giacobbe e
Salathiel, una brava donna ed il suo
onestissimo marito, Giuda, Giovanni,
Satana, Giuseppe d'Arimatea,
Nicodemo e la Maddalena. Sul
4
modello della tragedia antica , il
coro dei Testimoni e il coro delle
ragazze commentano le scene e ce
ne offrono l'interpretazione.
2) TRA AUTORE,
NARRATORE, UDITORE E
LETTORE
Il testo stampato è più ampio
dell'opera teatrale propriamente
detta. Quest'ultima è frammezzata
da commenti scritti in corsivo che
consentono tanto al lettore quanto
all'uditore radiofonico di immaginare
5
le scene . Con questi “commenti”
Lanza del Vasto entra direttamente
in dialogo con noi, lettori o uditori,
ricordandoci in questo modo che si
tratta di una “rappresentazione”,
ossia di un “rendere presente”. Ecco
come l'autore introduce il suo testo:
“Gli avvenimenti si svolgono fuori
dalle mura di Gerusalemme o, per
meglio dire, alla Génétouze, nella
Saintonge, nel luogo dove il prato
delle pecore dolcemente raggiunge i
bordi del bosco. Lo spettacolo non
avrà spettatori, poiché la gente
venuta dal villaggio o dalle vicine
fattorie è stata fin dall'inizio
travestita con stoffe colorate ed in
6
tal modo introdotta nell'azione ”.
Non senza ironia e, forse, con una
punta di civetteria, Lanza aggiunge:
“L'autore ha escogitato questo
stratagemma per sbarazzarsi della
7
critica ”.Infine, Lanza del Vasto ci
offre la chiave per entrare
nell'intelligenza de “La Passion”: “Or
dunque, brave e devote persone chi
mi ascoltate, traetene gioia e frutto
per l'anima vostra e non preparatevi
4 La somiglianza va ben oltre. Nella medesima pagina de “La Trinité spirituelle” citata poc'anzi,
Lanza scrive: “La Festa primitiva è il sacrificio dell'Eroe [...] Alla pienezza dei tempi Cristo Gesù
rinnovò il Sacrificio del Figlio del Re, del Figlio dell'Uomo, del Figlio di Dio”.
5 Nonché le musiche, per quel che riguarda il lettore.
6La Passion, p. 7.
7Ibid.
APPROFONDIMENTI
5
a divertirvi ma piuttosto
raccoglietevi come per la
8
preghiera ”.
A questo punto l'autore e narratore si
nasconde dietro la figura del
“Meneur de jeu”, ossia del
“Conduttore del gioco” che entra
per “gridare l'annuncio”. Nuova
9
sorpresa: l'annuncio è un canto . Esso
non è di Lanza del Vasto ma di un
anonimo del XV secolo. Mediante la
rappresentazione, eccoci
contemporaneamente nell'orto del
Getsemani all'inzio del primo secolo,
alla Génétouse nel 1950, e nella
Francia di Giovanna d'Arco, al tempo
dei “misteri” che si rappresentavano
sul sagrato delle cattedrali, oltre
che nell'oggi della lettura o dello
spettacolo.
3) LE
FONTI
a) La Bibbia
Fonti primarie de “La Passion” sono
ovviamente i racconti evangelici
della Passione. La prima parte,
l'Agonia, si fonda essenzialmente sui
seguenti versetti di Luca : “Uscito se
ne andò, come al solito, al monte
degli Ulivi; anche i discepoli lo
seguirono. Giunto sul luogo, disse
loro: «Pregate, per non entrare in
tentazione». Poi si allontanò da loro
quasi un tiro di sasso e,
inginocchiatosi, pregava: «Padre, se
vuoi, allontana da me questo calice!
Tuttavia non sia fatta la mia, ma la
tua volontà». Gli apparve allora un
angelo dal cielo a confortarlo. In
preda all'angoscia, pregava più
intensamente; e il suo sudore
diventò come gocce di sangue che
cadevano a terra. Poi, rialzatosi
dalla preghiera, andò dai discepoli e
li trovò che dormivano per la
tristezza. E disse loro: «Perché
dormite? Alzatevi e pregate, per non
entrare in tentazione” (Lc 22,3946). Su questo materiale evangelico
Lanza opera alcune modifiche:
anticipa il sonno degli apostoli di
modo che questi dormano quando
inizia la scena; elimina l'apparizione
dell'angelo in quanto, fin dalle prime
battute, fa domandare a Cristo che
si allontanino gli angeli consolatori.
Tutta la prima parte è dunque
costruita su questi pochi elementi: la
solitudine di Gesù, il sonno degli
apostoli, il suo abbandono alla
volontà del Padre, nonché su un dato
che non appare a chiare lettere nei
racconti evangelici della Passione ma
che nondimeno si fonda sul testo
sacro: il ritorno di Satana. Questo
era stato preannunciato fin dal
capitolo quarto di Luca, a
conclusione delle tentazioni: “Dopo
aver esaurito ogni specie di
tentazione, il diavolo si allontanò da
lui per ritornare al tempo fissato”
(Lc 4,13). Qui vediamo come il testo
di Lanza si iscrive nella tradizione
della Lectio divina che, per un verso,
fa giocare tra di loro i vari elementi
del testo biblico e, per un altro
verso, li fa dialogare con la vita
reale, sfruttandone sia i detti che i
non detti.
8 Ibid.
9 “La Passion du doulx Jésus”. Lanza offre in appendice a “La Passion” il testo e la
musica di questo piccolo gioiello, nonché quelli del “Eli, Eli, lama sabactani”,
anch'esso anonimo e coevo del primo.
6
APPROFONDIMENTI
La terza parte de “La Passion”, ossia
la “Via Crucis”, segue, come già
detto, il consueto canovaccio di
questa paraliturgia devozionale.
Alcune delle stazioni hanno
fondamento biblico: Gesù
condannato (I), caricato della croce
(II), l'incontro con Simone di Cirene
(V) e quello con le donne di
Gerusalemme (VIII), Gesù spogliato
dei suoi vestiti (X) e crocefisso (XI),
la morte di Gesù (XIII) ed il suo
seppellimento (XIV). Le altre stazioni
sono tradizionali: le tre cadute di
Gesù (III, VII, e IX), l'incontro con sua
madre (IV), e con la Veronica (VI).
Non è possibile rilevare passo dopo
passo le citazioni o allusioni ai vari
Vangeli che s'incontrano ne “La
Passion”. A mo' di breve illustrazione
segnalo soltanto che la Prima
Stazione attinge principalmente alla
Passione secondo Giovanni: La
richiesta della grazia per Barabba
(che incontriamo in Gv 18,40, ma
comune a tutti e quattro gli
evangelisti); L'Ecce Homo seguito
dalla richiesta di morte in croce (cf.
Gv 19,5-6) e la presentazione di
Gesù quale re (cf. Gv 19,14).
L'autore riprende inoltre elementi
della Passione secondo Matteo: il
gesto di Pilato che si lava le mani e
la terribile risposta del popolo che
Lanza addolcisce leggermente con
un inciso: “Che il suo sangue, se è
innocente, ricada su di noi e sui
10
nostri figli ” (cf. Mt 27,25).
A parte i Vangeli, il libro biblico che
Lanza del Vasto utilizza
maggiormente ne “La Passion” è il
Cantico dei Cantici. Lo incontriamo
principalmente nella seconda parte
dell'opera, “La Pasqua Ebraica” e
nella finale. L'uso che ne fa Lanza
del Vasto si avvicina molto a quello
patristico. Ricorda in particolare
Cirillo d'Alessandria che, nelle sue
“Catechesi battesimali”, presenta il
Cantico dei Cantici come una
profezia della Passione, oppure
Efrem Siro che ne utilizza
abbondantemente i motivi nei suoi
componimenti poetici, senza
dimenticare Origene che vede nel
Cantico dei Cantici una metafora
dell'amore di Cristo per la chiesa.
A volte il Nostro rimane molto vicino
al testo biblico come, ad esempio, in
questo dialogo tra il coro degli
uomini e quello delle ragazze:
“Ouvre, ô mon épouse, ô ma sœur,
mon âme,
Ouvre à ton bien-aimé, car il fait
nuit
Et la rosée a mouillé mes cheveux.”
“Apri, o mia sposa, o sorella mia e
anima mia,
Apri al tuo diletto, poiché fa buio
E la rugiada ha bagnato i miei
capelli.”
“Mais comment ouvrirais-je ?
Je suis dans mon lit toute nue
Et je dors à demi.
Et peut-être n'es-tu qu'un rêve.
J'ai vu sa main glisser par la fenêtre
Et chercher le verrou
Et mes entrailles se sont émues pour
lui.”
10 La Passion, p. 57
APPROFONDIMENTI
7
“Come potrei aprire?
Sono a letto tutta nuda
E mezzo addormentata.
Forse sei solamente un sogno.
Ho visto la sua mano scivolare dalla
finestra
E cercare il chiavistello
E le mie viscere si sono commosse
11
per lui .”
Seguendo l'Anonimo poeta biblico,
Lanza ci fa poi assistere alla folle
corsa notturna dell'amata alla
ricerca dell'amato. Al coro delle
donne che le chiede cos'ha di tanto
speciale il suo amato, l'amata
risponde con un poema dove
s'intrecciano motivi del Cantico dei
Cantici, del Vangelo di Giovanni e
dell'Apocalisse:
“Fort comme le soleil et beau
comme la lune,
Il est le sceau
Sur les sept cieux.
Il est le feu de vie,
Il est la source de l'eau vive
Qui rejaillit dans la vie éternelle
Il est l'or vif du grain,
Il fait lever ses épis rayonnants
Dans le rayonnement de la lumière.
Il est le Pain de Vie.
Il est la lumière du monde.
Il est le roi du monde et sa couronne
d'astres.
Il est le Bon Pasteur,
Car il connaît ses brebis par leur
nom
Et ses brebis reconnaissent sa voix,
Et le son de sa flûte, ô mes sœurs,
11
12
13
14
Ibid.,
Ibid.,
Ibid.,
Ibid.,
8
Me fait défaillir de douceur
Quand il paît son troupeau parmi les
12
lis. ”
“Forte come il sole e bello come la
luna,
Egli è il sigillo
Sui sette cieli.
È il fuoco di vita.
È la sorgente dell'acqua viva
Che zampilla nella vita eterna.
È l'oro vivo del grano,
Egli fa sorgere le sue spighe raggianti
Nei raggi della luce.
È il Pane di Vita.
È la luce del mondo.
È il Re del mondo e la sua corona di
stelle.
È il Buon Pastore,
Giacché conosce per nome le sue
pecore
E le sue pecore conoscono la sua
voce,
Ed il suono del suo flauto, o sorelle
mie,
Mi fa svenire di troppa dolcezza
Quando pasce il suo gregge tra i
gigli.”
In apertura ho detto che “La Pasqua
Ebraica” offre come una sosta nello
svolgimento dell'opera. In realtà è
molto di più. Autentica “messa in
abisso”, essa canta anticipatamente
la gioia della vittoria pasquale
perché questa non è altro che il
compimento della “promessa fatta
13
ad Abramo e alla sua discendenza ”.
Non a caso, negli ultimi versi de “La
Passion” ritroveremo il coro delle
p. 45. Cf. Ct 5,2-4.
p. 47. Cf. Gv 4,14; 6,34; 10,14 ecc.
p. 48, citando il Magnificat (Lc 1,55).
pp. 128-129
APPROFONDIMENTI
ragazze e i temi del Cantico dei
Cantici:
“O Filles de Jérusalem,
Avez-vous vu mon Bien-Aimé?
Car je le cherche et ne l'ai pas
trouvé,
Car je l'appelle et il n'a pas
14
répondu. ”
“O Figlie di Gerusalemme,
Avete visto il mio diletto ?
Lo cerco ma non l'ho trovato,
lo chiamo, ma non risponde.”
Ed ecco la risposta del coro dei
Testimoni:
“Ô folle,ô folle entre les femmes,
Nous avons vu ton Bien-Aimé
Et l'avons reconnu.
Il t'appelait, tu n'as pas répondu,
Il est venu, tu ne l'as pas reçu,
Il venait te baiser du baiser de sa
bouche.
[…]
Nos yeux l'ont vu, nos cœur l'ont
15
reconnu. ”
“O folle, o folle tra le donne,
Abbiamo visto il tuo Diletto
E l'abbiamo riconosciuto.
Ti chiamava, ma non hai risposto,
È venuto, ma non l'hai ricevuto,
Veniva per baciarti con un bacio
della sua bocca.
[…]
I nostri occhi, i nostri cuori l'hanno
riconosciuto.”
B) Altre fonti letterarie
La Bibbia non è l'unica fonte alla
quale Lanza del Vasto attinge. Una
lettura anche superficiale de “La
Passion” ci consente di individuare
alcuni degli interlocutori ideali del
Nostro. Di Baudelaire, “l'amaro
poeta disuguale” come lo chiamava,
Lanza riprende la tematica e le
immagini del poema intitolato
“Spleen”, ne “I Fiori del Male”:
Quand le ciel bas et lourd pèse
comme un couvercle
Sur l'esprit gémissant en proie aux
longs ennuis,
Et que de l'horizon embrassant tout
le cercle
Il nous verse un jour noir plus triste
que les nuits ;
Quand la terre est changée en un
cachot humide,
Où l'Espérance, comme une chauvesouris,
S'en va battant les murs de son aile
timide
Et se cognant la tête à des plafonds
pourris;
Quand la pluie étalant ses immenses
traînées
D'une vaste prison imite les
barreaux,
Et qu'un peuple muet d'infâmes
araignées
Vient tendre ses filets au fond de
nos cerveaux,
Des cloches tout à coup sautent avec
furie
Et lancent vers le ciel un affreux
hurlement,
Ainsi que des esprits errants et sans
15 Ibid., pp. 128-129
APPROFONDIMENTI
9
patrie
Qui se mettent à geindre
opiniâtrement.
- Et de longs corbillards, sans
tambours ni musique,
Défilent lentement dans mon âme ;
l'Espoir,
Vaincu, pleure, et l'Angoisse atroce,
despotique,
Sur mon crâne incliné plante son
drapeau noir.
che fa pensare al gemere ostinato
d'anime senza pace né dimora.
-Senza tamburi, senza musica,
sfilano funerali
a lungo, lentamente, nel mio cuore:
Speranza
piange disfatta e Angoscia, dispotica
e sinistra
infilza nel mio cranio il suo vessillo
nero.”
Ed ecco il testo di Lanza:
“Quando come un coperchio, il cielo
basso e greve
schiaccia l'anima che geme nel suo
eterno tedio,
e stringendo in un unico cerchio
l'orizzonte
fa del dì una tristezza più nera della
notte,
quando la terra si muta in umida
cella segreta
dove sbatte la Speranza, timido
pipistrello,
con le ali contro i muri
e con la testa nel soffitto marcio;
quando le immense linee della
pioggia
sembrano inferriate di una vasta
prigione
e muto, ripugnante un popolo di
ragni
dentro i nostri cervelli dispone le sue
reti,
furiose ad un tratto esplodono
campane
e un urlo lacerante lanciano verso il
cielo
“Quand tout aura basculé, quand
ton ciel
Sera tombé sur moi comme un
couvercle,
Quand je serai prisonnier de mon
cercle
Comme tout homme et jeté hors de
tout,
Muré vivant dans mon futur cadavre
Comme tout homme, insensible à
mon âme,
Aveugle à mon destin, sourd à ma
vérité,
Comme les autres tous vides de toi,
Laisse que la Puissance des ténèbres
M'emporte et si je me débats et
prie,
Ne réponds pas, non plus qu'on ne
secourt
L'homme qui crie en proie au
16
mauvais rêve. ”
“Quando tutto si sarà rovesciato,
quando il tuo cielo
Qual coperchio sarà caduto su di me,
Quando sarò prigioniero del mio
cerchio
Come ogni uomo ed espulso fuori del
16 Ibid., p. 11.
10
APPROFONDIMENTI
tutto,
Murato vivo nel mio futuro cadavere
Come ogni uomo, insensibile
all'anima mia,
Al mio destino cieco, sordo alla mia
verità,
Come gli altri tutti vuoti di te,
Lascia che la Potenza delle tenebre
Mi porti via e se mi dimeno o prego,
Non mi rispondere, come non si
soccorre
L'uomo che grida in preda a un
incubo.”
Certo, la tematica è simile ma
l'orizzonte ben diverso! Mentre
Baudelaire descrive la disfatta della
Speranza, Lanza dice la
determinazione di Cristo vero Dio,
ma vero uomo nell'affrontare il male
e la morte.
Inoltre, sembra che Lanza abbia
avuto presente alla mente il Cristo
deluso di Alfred de Vigny nel poema
intitolato “Le mont des oliviers”. Al
Cristo di Vigny, schiacciato dal
proprio destino, Lanza oppone il
Cristo dei Vangeli, specie quello
giovanneo, il quale, camminando
liberamente verso la sua morte,
chiede al Padre di portare a termine
la loro comune opera di salvezza:
“Père Éternel, que ta main
souveraine
Ne tremble pas : coupe le dernier
nœud
Qui me retient en toi. […]
Mais toi, Dieu fort, puisqu'il le faut,
17
délie. ”
17
18
19
20
“Padre Eterno, che la tua mano
sovrana
Non tremi: taglia l'ultimo nodo
Che mi trattiene in te. […]
Ma tu, Dio forte, giacché è
necessario, slega.”
Bisognerebbe ancora evocare
Dostoevskij. Il Satana di Lanza
propone a Gesù un patto il cui
carattere metafisicamente eversivo
ricorda il tentativo di sovversione
del Vangelo da parte del Grande
Inquisitore ne “I Fratelli
Karamazov”. Abbiamo qui la chiave
teologica (rovesciata) de “La
Passion” e di buona parte
dell'insieme dell'opera di Lanza del
Vasto:
“Eh ! Fils de Dieu ! Dieu toi-même
en personne,
Jette-toi dans la faute, et vers le
bas,
Saute, tu ne peux pas faire le mal
Ni te faire de mal… Ta chute fasse,
Dieu, que le mal soit bien, vrai le
faux, haut le bas
Et que du coup tout le dégât
18
s'efface… ”
“Ehi! Figlio di Dio! Tu Dio in persona
Buttati nella colpa, verso il basso,
Salta, non puoi fare il male
Né farti del male… La tua caduta
faccia,
O Dio, che il male sia bene, vero il
falso, alto il basso
E che di colpo sia cancellato tutto il
Ibid., p. 9.
Ibid., p. 13.
Ibid,, p. 21
Ibid.
APPROFONDIMENTI
11
disastro…”
Poco più avanti, in una scena nuziale
burlesca e straziante, Satana
propone a Gesù un'alleanza per i
secoli venturi, presentandogli le
“belle coppie che fanno i tuoi e i
19
miei abbracciati” :
“Papes armés, Princes de droit divin
Faisant leur pourpre avec le sang
des peuples […]
Je vois comme des feux de joie
Ça et là flamber les bûchers
Où les tiens font rôtir les tiens
20
En ton nom et pour mon bonheur ! ”
“Papi armati, Principi di diritto
divino
La cui porpora è il sangue dei popoli
[…]
Vedo quali fuochi di gioia
Divampare qua e là i roghi
Dove i tuoi fan arrostire i tuoi
Nel tuo nome e per la mia felicità.”
a confronto le due opere, nonché le
pagine che il Commento al Vangelo
dedica al traditore (e alla Passione
nel suo insieme). Ne “La Passion”,
Lanza pone sulle labbra dell'Iscariota
un lungo lamento indirizzato a Gesù
crocefisso. Si tratta di una delle
pagine più tragiche di tutta l'opera.
Il Giuda di Lanza del Vasto ha tratti
22
che ricordano Nietzsche .
“Á ceux qui, pour l'amour de toi
Et la promesse du Royaume,
Ont quitté femme, enfants, maison,
richesse
Et t'ont suivi dans tes chemins
De poussière et de pluie,
Sous la colère et le mépris des
hommes,
Qu'as-tu rendu, sinon ta royauté
d'épines,
Le furieux reniement de la vie,
De la beauté du monde et du
bonheur ?
Seigneur, Seigneur! Comme tu m'as
23
trompé ! ”
Non hai capito, dice a Gesù
l'Inquisitore dostoevskiano, che
“nulla è mai stato più intollerabile
della libertà per l'uomo e per la
società umana!” Per un simile
motivo il Satana di Lanza invita
Cristo a cambiare le pietre in pane
“per il bene di tutti nonché per il
tuo proprio […] Daremo la pace
21
mediante l'abbondanza ”.
L'unico romanzo che Lanza ha
pubblicato s'intitola “Giuda”.
Sarebbe molto interessante mettere
“A quelli che, per l'amore di te
E la promessa del Regno,
Hanno lasciato moglie, figli, casa,
regalità di spine,
Il furioso rinnegamento della vita,
Della bellezza del mondo e della
felicità?
Signore, Signore! Quanto mi hai
ingannato!”
Nella scena della Maddalena ai piedi
della croce, Lanza del Vasto si
ricorda quasi certamente di
Massaccio24, mentre non è da
escludere che Lanza si ispiri a Rogier
van der Weyden o ad altri pittori
medioevali per descrivere la
penultima stazione della Via Crucis,
ossia la deposizione del corpo di
Gesù: “I due vegliardi salgono su
delle scale. Staccano le mani del
crocifisso, sostenendo il suo corpo
con il lenzuolo e lo lasciano
scivolare. Trattenuto dai piedi, il
corpo compone un vasto arco che si
conclude con la linea spezzata delle
25
braccia ”.
guerra appena conclusa che Lanza
propone ai nostri sensi interiori in
uno stile quasi fotografico:
Altrove sono le immagini della
“On retrouvera nue avec un bas qui
pend
Une femme sans tête au sommet du
poteau.
L'enfant qui court bras tendus vers
sa mère
S'embrasera soudain comme une
26
torche ”.
“Si scoprirà, nuda, con le calze
sciolte
Una donna senza testa in cima al
palo.
Il bambino che corre braccia aperte
verso sua madre
24 Maria Maddalena si avanza sola, gli occhi fissi sui piedi del Signore. Avvicina la mano ma non
osa toccarli e cade in ginocchio, le braccia alzate. Soltanto le sue mani e i suoi capelli sciolti
gridano il suo dolore”. La Passion, p. 102
25 Ibid., p. 121
26Ibid., p. 76
21 Ibid., p. 13.
22 Ibid., p. 106.
23 Ibid., p. 106.
12
ricchezza
E ti hanno seguito sui tuoi sentieri
Di polvere e di pioggia,
Chinati sotto la collera e il disprezzo
degli uomini,
Cos'hai restituito, tranne la tua
APPROFONDIMENTI
APPROFONDIMENTI
13
Di repente s'incendierà come
torcia”.
4) IL POETA E I SUOI UDITORI
Scrivendo per la radio, Lanza
costruisce un'opera eminente uditiva
che si regge primariamente sulla
forza della parola e solo
secondariamente sulle musiche che
accompagnano alcune scene. Il
Nostro ha una concezione
estremamente alta della parola. Nei
“Quatre Piliers de la paix”, egli
scrive: “Ogni parola è un participio
passato del verbo esigere […[ Esigerò
da me e da te, ô lettore, che ci
innalziamo fino al vertice dello
27
spirito per congiungerci ”. Fin da
giovane Lanza del Vasto ha elaborato
una prosodia estremamente precisa
e variegata. Nel suo teatro, ogni
personaggio e ogni situazione sono
significati da ritmi particolari.
Un buon esempio del gioco dei ritmi
e delle assonanze ci è offerto dal
dialogo dei demoni. Contemplando
28
Gesù caduto a terra Satana osserva :
Te voici donc réduit à merci,
Ne vas-tu pas entendre raison ?
Veux-tu savoir ce qu'on pense ici
De tes entreprises ?”
“Eccoti messo alle strette,
Quando diventerai ragionevole?
Vuoi sapere quel che si pensa qui
Delle tue imprese?”
Il verso è di nove piedi, cosa
piuttosto inconsueta, e la chiusa di
cinque. Tale ritmo conferisce
all'espressione un'andatura
aggressiva e falsamente
interrogativa.
I demoni fanno eco a Satana in un
dialogo canzonatorio dove la metrica
di cinque piedi si dimostra di grande
efficacia:
- Quel est donc cet homme ?
- C'est le Fils de Dieu.
- Mais tombé dedans
Par quel accident ?
- Quel est donc ce Dieu ?
- C'est le Fils de l'Homme,
Mais tombé si bas
29
Qu'il ne compte pas .
- Chi è questo uomo?
- Il Figlio di Dio.
- Ma come mai
Caduto dentro?
- Chi è questo Dio?
- Il Figlio dell'Uomo,
Ma caduto così in basso
Che non conta
5) CORPO E CORPOREITÀ
Non vi è dubbio, come scrive Arnaud
de Mareuil, che Lanza del Vasto
abbia composto “La Passion”
pensando ai suoi compagni e
compagne dell'Arca. A parte la
moglie Chanterelle, che teneva il
ruolo della Madonna, come già
segnalato, è inutile cercare chi si
nasconde dietro tal personaggio o tal
altro. Una cosa è certa, però, ossia
che Lanza in persona tenne il ruolo
del Cristo sia nella prima
rappresentazione a Tournier che in
quella svoltasi un anno dopo a Parigi.
27 Id., Les Quatre Piliers de la paix, Principato di Monaco 1992, p. 287. (Traduzione propria).
28 La Passion, p. 25.
29 Ibid.
14
APPROFONDIMENTI
Ora che il fondatore e responsabile
di una comunità scriva per i suoi
compagni un pezzo teatrale come
“La Passion” e vi svolga il ruolo del
Redentore non è di certo
indifferente! Lanza sarebbe stato
colto da delirio di onnipotenza? Non
credo. Di certo Lanza del Vasto ha
sempre avuto un alto concetto di sé,
e più volte ha confessato l'orgoglio
quale sua tentazione maggiore;
nondimeno mi sembra che la posta in
gioco sia di ben altra portata.
Quando Lanza del Vasto compone
“La Passion”, la comunità dell'Arca è
giovanissima e fragile, attraversata
da molteplici tensioni. In apertura
dell'opera, l'autore descrive Gesù
che “si china sul gruppo dei
discepoli addormentati l'uno
sull'altro ai piedi di un albero” e poi
li lascia “facendo con la mano un
gesto di perdono”. Ma chi si china?
Cristo, certo, ma in lui è pure Lanza
del Vasto a chinarsi sui suoi
discepoli.
Ne “La Passion” Lanza ha messo
buona parte della sua dottrina ma vi
è di più. Scrivendola per i membri
della sua comunità, mettendola in
scena con i membri della sua
comunità nonché i vicini e gli amici
, Lanza dona loro di “fare
comunità”, cioè di formare un
corpo. Il teatro ogni forma di teatro
lavora con il corpo degli individui
coinvolti e tende a trasformare il
gruppo degli attori in corpo. Questa
corporeità si estende, seppure in
modo più debole ed effimero, ai
spettatori, i quali fanno una
esperienza di comunione per il
tempo della rappresentazione. Ora,
nel caso de “La Passion”, la
corporeità si dispiega a livelli
davvero impressionanti.
A monte, come abbiamo visto, “La
Passion” si radica nel corpo delle
Scritture. A valle, intende costruire il
corpo comunitario ed alimentare il
corpo ecclesiale. Nella sua dinamica
intima, “La Passion” ruota attorno al
disfacimento del corpo: corpo
individuale di Gesù di Nazaret,
martoriato, crocifisso, sepolto;
corpo ecclesiale (la comunità dei
discepoli) disgregato e smarrito;
corpo delle Scritture esploso in mille
30
schegge . L'opera si conclude
sull'assenza del corpo crocefisso ed
un abbozzo di ricomposizione del
corpo ecclesiale…
Mettendo in scena la Passione di
Cristo, la comunità rappresenta,
ossia presenta a se stessa, il proprio
dramma: la sua disunità e, facendo
questo, lavora al ristabilimento
dell'unità. Essa si re-aggrega
mimando la disgregazione del corpo.
La raffigurazione della
“sfigurazione” consente di
sperimentare una trasfigurazione.
Chi parla ne “La Passion”? Cristo per
bocca di Lanza del Vasto, o Lanza
del Vasto per bocca di Cristo? L'uno e
l'altro, ovviamente. La priorità
appartiene a Cristo giacché è lui la
fonte, l'origine e il fine della
predicazione apostolica, l'origine e il
fine dei Vangeli e dunque l'origine e
il fine dell'attualizzazione che ne
propone Lanza, ma e questo deve
30 Ricordiamoci inoltre che l'autore era ammalato quando compose “La Passion” e che si
ammalò di nuovo durante l'estate successiva.
APPROFONDIMENTI
15
essere sottolineato di
attualizzazione si tratta. Il testo che
segue rieccheggia il lamento di Gesù
su Gerusalemme in Lc 19,42 e Mt
23,37. Ci offre un buon esempio di
come Lanza del Vasto legga nell'oggi
il Vangelo eterno:
“Peuples du monde, ô ma famille
humaine,
Des quatre vents, combien j'ai désiré
Vous rassembler à l'abri de mes
ailes,
Mais nul de vous ne l'a voulu.
Á mon amour vous préférez vos
haines,
Á la simplicité patriarcale
La folle et morne aventure, et
fumeuse,
D'échafauder vos Babels de métal,
Et Moloch dictateur, ou bien
Mammon.
Le déluge de feu sera fait de main
31
d'homme. ”
“Popoli del mondo, o mia famiglia
umana,
Quanto ho desiderato radunarvi
Dai quattro venti all'ombra delle mie
ali,
Ma nessuno di voi l'ha voluto.
Al mio amore preferite i vostri odi,
Alla semplicità patriarcale,
La triste, folle e fumosa avventura
Di edificare le vostre Babele di
metallo,
E Moloch dittatore, oppure
Mammona.
Il diluvio di fuoco sarà fatto da mano
d'uomo.”
CONCLUSIONE: AVE CRUX, SPES UNICA!
Commentando “La Trinité
spirituelle”, Bruno Forte
sottolineava come il limite di detto
libro fosse “l'assenza quasi totale
della dimensione kenotica e della
32
theologia Crucis” . Più generalmente
si è detto del pensiero di Lanza del
Vasto che ignorasse la carne, il
pathos, la storia... Un'opera come
“La Passion” ci mostra quanto simili
considerazioni siano perlomeno
33
riduttive!
O Croix hautement désirée,
Si forte et droite en mon vouloir,
Si dure et lourde à ma faiblesse,
34
Je viens de loin pour t'embrasser .
O Croce tanto desiderata,
Così forte e diritta secondo il mio
volere,
Così dura e greve nella mia
debolezza,
Vengo da lontano per abbracciarti.
Di certo, in molti suoi aspetti la
theologia Crucis di Lanza è piuttosto
tradizionale, profondamente segnata
32 B. Forte, “Il pensiero trinitario di Lanza del Vasto”, in D. Abignente, S. Tanzarella (ed.), Tra
Cristo e Gandhi. L'insegnamento di Lanza del Vasto alle radici della nonviolenza, Edizioni San
Paolo, Cinisello Balsamo 2003, p. 135.
33 Ci si può interrogare, tuttavia, sul perché del silenzio del Nostro su questi temi in alcune
delle sue opere maggiori. Riguardo alla “Trinité Spirituelle”, la risposta è scritta a chiare lettere
nel testo stesso: Lanza intende trattare dello spirito “eludendo i termini propriamente teologici
e propriamente cristiani” (G. Lanza del Vasto, La Trinité spirituelle, Parigi 1971, p. 11).
Probabilmente l'intento è simile nella “Introduzione alla vita interiore” dove Lanza colloca il
proprio insegnamento a monte di ogni esplicita professione di fede.
34 La Passion, p. 59.
16
APPROFONDIMENTI
da una cristologia “dall'alto” che
vede in Gesù il Figlio eterno fattosi
uomo che soffre per compiere ogni
giustizia. Non siamo lontano dalla
soddisfazione vicaria di Sant'Anselmo
come testimoniano questi versi:
A peine m'a pesé le mal d'être
homme [...]
Mais s'il faut maintenant que ma
souffrance
Serve au rachat de notre créature
Et soit soufferte en toute vérité
Pour satisfaire à la toute justice,
Père comment ? Sans m'arracher de
toi
Et des hauteurs de moi-même
35
descendre ?
Il male d'essere uomo poco mi ha
pesato [...]
Ma se ora è necessario che la mia
sofferenza
Serva al riscatto della nostra
creature
E sia patita in tutta verità
Per soddisfare alla giustizia tutta,
Padre come? Senza sradicarmi da te
e scendere dalle mie proprie
altezze?
Tuttavia Lanza va ben oltre la
teologia scolastica ancora imperante
al suo tempo. Per Lanza del Vasto, la
Croce è il luogo della conversione
dell'intelligenza. Ho già citato le
parole che Satana rivolge a Gesù
nell'orto del Getsemani:
“Ehi! Figlio di Dio! Tu Dio in persona
Buttati nella colpa, verso il basso,
Salta, non puoi fare il male
Né farti del male… La tua caduta
faccia,
O Dio, che il male sia bene, vero il
falso, alto il basso
E che di colpo sia cancellato tutto il
disastro…”
Il diavolo non si accontenta del
semplice male, vuole molto di più.
Spesso chi fa il male sa di
commetterlo, giacché il male fa
male... Ma il progetto di Satana non
è nientemeno che capovolgere ogni
verità, “che il male sia bene, vero il
falso”. Un rovesciamento che non è
conversione ma perversione... Per
uscire da tale perversione non basta
un semplice e moralistico
cambiamento di vita. In altri
termini, non basta evitare il male ed
essere delle brave persone... Alla
stregua delle altre opere di Lanza
del Vasto, “La Passion” offre una
radicale denuncia delle virtù dei
buoni, del “popolo onesto per il
quale la giustizia altro non è che
36
l'onesta maschera della ferocità ”.
Conosciamo l'importanza che riveste
nel pensiero di Lanza del Vasto il
peccato originale inteso come spirito
di profitto. Sappiamo altresì la
centralità della conversione tanto
nella sua spiritualità quanto nella
sua antropologia filosofica. Un'opera
35 Ibid., p. 10.
36La Passion, p. 62.
37 Nell'opera intitolata “L'Orée des trois vertus” Lanza del Vasto associa a ciascuna delle
potenze dello spirito una virtù teologale: la fede è conversione dell'intelligenza, la speranza
conversione della sensibilità e la carità conversione della volontà.
38 La Passion, p. 64
APPROFONDIMENTI
17
come “La Passion” ci consente di
cogliere la Croce come preciso luogo
di detta conversione.
La croce è conversione della
sensibilità: dono.
La croce è conversione
dell'intelligenza: abbandono.
La croce è conversione della volontà:
37
perdono .
Le lait que tu m'as donné
Et la douceur du lait,
Le coeur que tu m'as donné
Et le souffle de vie,
La chair que tu m'as donnée
Et la chaleur du sang,
L'amour immense que donne
La mère au fils unique,
Vois, j'ai tout donné pour tous
Jusqu'au dernier soupir,
Jusqu'à la dernière goutte
38
Rien ne s'est perdu .
riesce a federare i diversi approcci dell'azione nonviolenta in Francia
(libertari, cristiani di sinistra, movimento dell'Arca….) La campagna “per un
servizio civile in Algeria”, con i renitenti a quella guerra, gli procura prigione
e processi…(*)
Il latte che mi hai dato
e la dolcezza del latte,
Il cuore che mi hai dato
E il soffio di vita,
La carne che mi hai dato
ed il calore del sangue,
L'immenso amore che dona
La Madre all'unico figlio,
Ecco a tutti ho dato tutto,
Fino al ll'ultima goccia
Nulla è stato perso.
Con Christiane, entra a far parte della Comunità dell'Arca alla Chesnaie, poi
a la Borie Noble. E' Patriarca della Comunità per qualche tempo in assenza
di Shantidas (in Argentina) e di Pierre Parodi (in Marocco) e, non senza
qualche difficoltà, marca la comunità cercando di renderla più aperta.
Sotto il suo impulso, nasce una comunità dell'Arca urbana a Villeneuve de
Grenoble. Ma poi dopo il suo incontro con il Rinnovamento Carismatico Jo
prende, assieme alla moglie, qualche distanza dall'Arca.
Frédéric Vermorel, eremo
Sant'Ilarione febbraio-marzo 2010.
Dalle Infos delle Nouvelles de l'Arche
maggio-giugno 2010 di Claude Voron
“Il Signore ha colmato ogni cosa con il suo Amore, particolarmente le nostre
prove e la morte stessa. Ne ha cambiato il senso. Ne ha fatto un cammino
verso di Lui, un cammino di Vita. Egli è il Liberatore “ Joseph Pyronnet
Joseph Pyronnet, 16 marzo 1927 21 marzo 2010: Padre di 6 figli, Prete
Gandhiano, Compagno dell'Arca, “Jo” ha raggiunto la sua sposa Christiane
nel cuore del Padre.
Dopo un tenace combattimento contro un Parkinson evolutivo e invalidante,
”Jo” ha celebrato la sua Pasqua, il 21 marzo scorso, nella casa di riposo delle
Piccole Sorelle dei Poveri a Voiron.
Professore di filosofia nel Vigan, nei pressi di Montpellier, è durante la guerra
d'Algeria che egli scopre Lanza del Vasto, la Non-violenza e la Comunità
dell'Arca.
Abbandona il suo lavoro professionale, forma un gruppo di trenta volontari e
con loro chiede di essere internato nei campi assieme ai “sospetti” algerini,
incarcerati su semplice decisione amministrativa. E' nella Comunità dell'Arca
della Chesnaie (vicino ad Avignone) che trovano rifugio allora Christiane e i
loro sei figli.
Come Responsabile dell'Azione Civile Nonviolenta si dimostra fine stratega e
18
APPROFONDIMENTI
Nel 1981, tre anni dopo la morte di Christiane, Jo viene ordinato prete nella
chiesa cattolica. Non rinnega i suoi impegni passati e si presenta come prete
gandhiano!
Sempre presente agli incontri dei “Compagni fuori comunità” egli
accompagna il lavoro di “rinnovamento dell'Arca”, e si impegna poi,
arricchendola con la sua presenza attiva, nella nuova Fraternità della
“Vallée du Rhone”.
Grazie, Jo, per tutto ciò che hai dato a ciascuno di noi. Hai marcato l'Arca e
l'azione nonviolenta in modo duraturo. Continuerai a vivere in noi! Claude
Voron
----------------------(*) (da wikipedia) L'ACNV (Azione Civile Non-Violenta) viene costituita nel 1957 in
coordinamento con la Comunità dell'Arca (fondata da Lanza del Vasto, cattolico,
discepolo di Gandhi), ma al di fuori di questa, e con regole proprie. Il suo principale
animatore era Joseph (Jo) Pyronnet.
La creazione dell'ACNV è stata voluta come separata e indipendente dalla comunità.
Nel progetto dell'Arca, c'era, e c'è tutt'ora , la volontà di mettere in pratica,
immediatamente, tra i membri, anche se poco numerosi, l'idea della nonviolenza,
senza aspettare che tutti gli esseri umani adottino queste convinzioni. Inoltre, l'Arca
offre, a chi lo chiede, una formazione ai metodi d'azione e a un modo di vivere
imperniati su la nonviolenza. Durante la guerra d'Algeria la comunità fu anche rifugio
e luogo di riposo, per i militanti dell'ACNV e le loro famiglie, perseguitati dalle forze
dell'ordine, o che, semplicemente, erano in difficoltà materiali a causa delle azioni in
corso.
La partecipazione a l'ACNV da parte di compagni e compagne dell'Arca era scontata e
incoraggiata, ma nello stesso tempo si cercava di reclutare persone all'esterno
(interessate dai metodi usati) per dare maggior risalto e ampiezza alle azioni. Queste
due strutture coesistevano quindi senza che l'indipendenza di ciascuna venisse ad
essere intaccata. Erano di fatto due strutture complementari.
(vedi Resistances non-violentes, di Jo Pyronnet, 2006, Ed. Harmattan Technique de la
non-violence, di Lanza del Vasto, Ed. Denoel-Gonthier, 1971. la collezione completa
dei giornali della ACNV.)
APPROFONDIMENTI
19
DI FRONTE ALLE MIE VIOLENZE
Guarigione delle mie relazioni con me stesso, con gli altri e con Dio
Di Joseph Pyronnet
Quale guarigione?
La guarigione è uno degli aspetti fondamentali della Bibbia e più
particolarmente dei Vangeli. Se ne parla, in vari modi, in ogni pagina. Non è
dunque un aspetto essenziale della «Buona Novella»? II ministero che Gesù
affida ai Suoi apostoli comporta due assi: insegnare e guarire.
In Matteo, per esempio, la salvezza è per prima cosa insegnata nei capitoli 5,
6 e 7 con il discorso della montagna è la sua nuova legge: «Vi e stato detto...
ma io vi dico.…». In seguito la salvezza è mostrata all'opera nei capitoli 8 e
9, nei quali Gesù compie dieci guarigioni. Dopo questo i dodici sono chiamati
e Gesù dona loro potere per cacciare gli spiriti impuri e guarire tutte le
malattie e tutte le infermità (Mt 10,1). A che punto siamo noi rispetto questo
potere?
Contemporaneamente Matteo nota che Gesù attraverso le Sue guarigioni
adempie la parola del profeta Isaia: «Egli ha preso le nostre infermità e si e
caricato delle nostre malattie».
Matteo prosegue in 7,18: «Gesù vedendo una gran folla attorno a Sé diede
ordine di passare sull'altra riva». Sì, la sola parola di guarigione fa correre le
folle e risveglia in ciascuno di noi la speranza folle di sfuggire finalmente alla
malattia, al male fisico e morale e alla morte che essi ci annunciano.
Se non vogliamo fermarci al segno che fa da filtro- schermo anziché
introdurci al significato, dobbiamo passare «sull'altra riva» per quanto
riguarda la nozione stessa di guarigione.
Nel Vangelo la guarigione non è mai un modo per sfuggire ai limiti della
condizione umana. Questo costituirebbe la deviazione della guarigione, il suo
«andar fuori strada» o piuttosto il nostro «andar fuori strada». Il senso della
guarigione evangelica è al contrario l'assumere positivamente la condizione
umana in tutti i suoi limiti e in tutte le sue ferite personali e collettive.
Per quanto riguarda questo aspetto Gesù andrà sino in fondo alla nostra
guarigione andando sino in fondo all'incarnazione. Prenderà su di Se tutte le
nostre infermità e le nostre malattie. La guarigione non consisterà nel
sopprimere il nostro male, la nostra malattia, la nostra morte, ma
nell'assumerle, vale a dire accoglierle in se senza complicità e senza
accusare nessuno, rimanendo sino in fondo amabile e fiducioso, adempiendo
attraverso questo l'Alleanza. Così ci si ristabilisce nell' Amore e nella Vita
divina attraverso ciò che ce ne separa maggiormente. Questo fa della nostra
morte un cammino di Resurrezione.
Perché il Risorto si fa riconoscere dai Suoi discepoli mostrando loro le Sue
ferite da crocifisso? Non è forse per dirci che la Resurrezione non è la
soppressione o la negazione delle nostre malattie, delle nostre ferite, della
nostra morte, ma è la loro Trasfigurazione?
20
APPROFONDIMENTI
Non è forse la stessa cosa per quanto
riguarda la guarigione evangelica?
Gesù Cristo è l'Emmanuele, Dio con
noi. «Ed ecco, io sarò con voi tutti i
giorni, fino alla fine del mondo (Mt
28,20). Egli è con noi lungo tutti i
nostri cammini, anche i più deviati,
per fare delle nostre deviazioni,
quando le avremo riconosciute, il
punto di partenza della nostra
benedizione e della nostra
liberazione, a condizione che noi
vogliamo entrare con Lui in questa
liberazione. In effetti Egli l'ha
adempiuta una volta per tutte
pienamente e il Regno è già qui, se
noi vogliamo scoprirlo nel nostro
cuore, poiché il Regno è la Sua
Presenza. Allo stesso tempo noi
restiamo sempre in cammino e il
Regno deve ancora venire. Ma tutto
cambia se abbiamo fatto l'esperienza
concreta che Egli è con noi in tutta
la nostra storia per farne una storia
santa.
La mia storia santa
Quando ero bambino ci insegnavano
la Storia Santa, ma la lettura della
Bibbia, riservata agli specialisti, era
vietata al cattolico comune. Si era
senza dubbio ridotto I'insegnamento
biblico un po' troppo alla sua
dimensione morale e si temeva che il
cattolico scoprisse che la Bibbia non
è un libro di morale. La storia del
popolo di Dio è una storia santa
perché è la storia dell' amore e della
fedeltà di Dio attraverso gli errori e
gli orrori di questo popolo.
Non dobbiamo forse anche noi
scoprire gli errori e gli orrori che
hanno potuto marcare
negativamente la nostra storia
personale e familiare o collettiva e
come possa questa divenire la nostra
storia santa? Che questo ci piaccia o
no, la nostra cultura e marcata
dall'importanza riconosciuta ai dati
psicologici del subconscio e
dell'inconscio; e in particolare alle
impronte e agli shock della vita
intrauterina e della prima infanzia e
al loro impatto pratico sulle nostre
vite. Non è forse giunto il tempo di
interrogarci sull'evangelizzazione del
nostro subconscio e del nostro
inconscio?
Rappresentano, in ogni caso, una
realtà sempre più impossibile da
ignorare nelle nostre vite concrete.
Se questo esige la riconciliazione tra
le scienze umane e il cammino
spirituale, ciò non può essere che
benefico per entrambi.
Ciascuna e ciascuno di noi non deve
forse entrare nella sua piena identità
di figlia o figlio di Dio? Questa
identità si è costruita attraverso una
storia specifica che ha comportato
degli shock, dei fallimenti, dei
blocchi, delle devianze che noi
abbiamo dimenticato nella maggior
parte dei casi; a volte non ne
abbiamo avuto neppure una
coscienza chiara. Ma essi non ci
hanno dimenticato; sono inscritti nel
nostro corpo che costituisce la
memoria fedele di tutta la nostra
storia.
II cammino di guarigione passerà
attraverso uno sforzo di
memorizzazione per ritrovare,
quando sarà giunta l'ora, tale o tal
altro di questi traumi. È
indispensabile, per farvi penetrare la
luce della coscienza, ritrovare la
capacità di parlarne e imparare a
APPROFONDIMENTI
21
gestirli. Finchè restano chiusi nel
nostro subconscio, essi ci
manipolano, senza che noi ne
abbiamo coscienza. Sarà essenziale
farvi penetrare la grazia del Cristo e
della Sua riconciliazione. È anche
necessario che il perdono non sia una
negazione della sofferenza vissuta o
dello shock subito, ma al contrario
un modo per accoglierli, tali e quali
noi li abbiamo vissuti, e andare
oltre. Soltanto allora il perdono sarà
liberazione e festa.
Ognuno può partecipare ai percorsi
che noi proponiamo, qualunque sia
la posizione che occupa in rapporto
alla fede, in rapporto a Gesù, in
rapporto alla Chiesa. Ciò che è
indispensabile e accettare il lavoro
su di sé e suI proprio passato, avere
un' apertura alla ricerca spirituale e
credere nella Vita.
La Verità vi renderà liberi (Gv 8,32)
Francoise Dolto riprende
l'affermazione di Gesù «La Verità vi
renderà liberi» come principio stesso
della guarigione psicologica dei suoi
pazienti.
II cammino spirituale e il cammino
psicologico si intersecano senza
confondersi. Noi non dobbiamo
prendere il posto degli specialisti
delle scienze umane. Non possiamo
neppure ignorare che il cammino
spirituale da solo può dare tutte le
sue dimensioni e il suo significato
pieno al cammino psicologico. Del
resto il cammino spirituale autentico
non può che arricchirsi alla prova del
confronto con i dati delle scienze
umane. Esso sarà tanto più solido e
incarnato quanto più prenderà in
considerazione la persona tale e
22
quale e nella sua integrità e
attraverso tutta la sua storia e non
soltanto tale e quale vorrebbe
essere, o quale gli altri la
vorrebbero.
Se è vera che la scelta preferenziale
di Gesù e di Suo Padre per i poveri è
una delle caratteristiche del
Vangelo, non ci resta che scoprire
che Dio si interessa a me, in priorità
non alle mie virtù, alle mie qualità o
alle mie riuscite, ne a tutto quello
che mi permette di essere
riconosciuto, ma a quanta è in me di
più povero, a ciò che mi ferisce, mi
blocca, mi impedisce di essere me
stesso. Egli sa bene che la io non
posso uscirne da solo. Egli attende
che io accolga la Sua presenza
liberatrice in questa parte di me
stesso. Ma questa parte io non voglio
conoscerla. Non mi hanno forse
insegnato lungo tutta la mia vita e
specialmente durante i primi mesi e
i primi anni che essa non era
accettabile e che io non sarei stato
amato se ero così?
Davanti alla tomba di Lazzaro Gesù
dice: «Togliete la pietra!» e Marta si
interpone: «Signore, manda già
cattivo odore». Non abbiamo forse
anche noi sigillato tutto quanta
mandava cattivo odore dietro una
pietra pesante?
Sara necessario forse un lungo tempo
di sofferenza e di lotta con noi stessi
prima di deciderci a spostare la
pietra. Quando Lazzaro sarà uscito
dalla tomba Gesù dirà: «Liberatelo e
lasciatelo andare». Anch'io dovrò
liberare questo piccolo bambino
ferito che reagisce sempre in me, in
maniera smisurata e ripetitiva, a
partire dalla sua ferita, per fargli
APPROFONDIMENTI
ritrovare la sua liberta. Affinché la
mia terra doni il suo frutto è
necessario che «amore e verità si
incontrino, giustizia e pace si
abbraccino». (Sal 84,11). Dovrò
scoprire il funzionamento delle mie
false immagini di Dio costruite a
partire dal mio senso di colpa e dalle
diverse figure d'autorità che hanno
marcato la costruzione della mia
personalità. Dovrei domandare a Dio
di farmi sperimentare che Egli mi
ama gratuitamente, tale e quale
sana nella mia integralità, con la
parte di luce e anche la parte di
tenebre che abitano in me. Così
potrei mettermi nello stato di lasciar
penetrare progressivamente la luce
di Dio nelle mie tenebre.
Potrei uscire dal mondo della
competizione e rinunciare a
dimostrare che sona migliore
dell'altro o a reprimere il non
riuscire a essere il vincitore il
migliore. Entrerò nel mondo della
compassione e dell'amore fraterno
nel quale accetto gli altri tali e quali
sona perché ho accettato me stesso.
Allora possiamo aiutarci gli uni gli
altri a crescere e a scoprire i nostri
aspetti positivi e le nostre potenze
di dono, perché gli handicap e le
ferite sana stati riconosciuti e
accettati.
Dovrò non solo discernere come
nelle ferite ricevute io sono stato in
primo luogo vittima, ma anche
riconoscere come mi sono stabilito
nella complicità fino al punto, forse,
di confondermi con il mio male:
questo, forse, e il modo migliore per
impedirmi di separarmene e di non
lasciarli mai.
È una regola della lotta nonviolenta
valida nella lotta di liberazione
interiore come nella lotta di
liberazione sociale: in tutte le
situazioni di oppressione o di
sfruttamento non si può uscire dallo
stato di vittima che uscendo dallo
stato di complicità. Questa
complicità non è da intendere come
una nozione morale ma come una
realtà obiettiva e psicologica. La
vittima non può uscire dal suo stato
se non prende coscienza che è lei
stessa che fa funzionare la
situazione che la schiaccia. È
decidendo di rifiutare la propria
complicità, qualunque siano le
esigenze per lei di questo rifiuto,
che la persona prenderà coscienza
della forza che le è propria, come si
vede negli scioperi. Resta da definire
qual è la relazione nuova desiderata
e come raggiungerla.
Parlare della propria sofferenza
Come si vede, il cammino di
guarigione comporta ogni sorta d'
aspetti. Ma allora come riconoscersi?
Da che cosa bisogna cominciare? C'e
un metodo che facilita il progresso?
Francoise Dolto nelle sue
consultazioni pediatriche interrogava
i genitori a proposito del problema
del loro bambino: «Egli ne soffre?»
Quando i genitori rispondevano: «No,
non lui ma noi ne soffriamo», lei
replicava: «Allora siete voi che avete
bisogno di un consulto!» In effetti
per entrare in un cammino di
guarigione «bisogna parlare della
propria sofferenza».
A partire da là si vedrà: come risalire
alla sorgente? Come ha potuto
stabilirsi un circuito bloccato o
deviato? Qual è la causa del guasto?
APPROFONDIMENTI
23
Perché il «fusibile» salta ogni volta
Delle stesse circostanze? Per
ciascuno il punto di partenza e il suo
problema personale specifico. Ma in
un lavoro di gruppo ciascuno
progredisce sul proprio cammino e si
appropria allo stesso tempo delle
difficoltà e dei progressi degli altri.
Nei gruppi che accompagno da
diciassette anni non si tratta di un
percorso psicoanalitico ma di un
cammino spirituale.
Insieme i gruppi costituiscono il
Corpo di Cristo, allo stesso tempo
Cristo povero, caricato delle ferite
di ciascuno, e il Cristo che guarisce.
Il cammino consiste per ciascuno e
per ciascuna nell'entrare di più nella
propria identità di figlio/figlia di
Dio, e del rinnovare questa relazione
filiale affinché essa animi tutta la
sua vita, tutti gli aspetti della sua
vita e della sua storia. Le difficoltà e
gli ostacoli di questa relazione
diventano un'occasione per risalire
alla sorgente del blocco o della
deviazione per farvi penetrare la
grazia di Cristo e ristabilire la
corrente di Vita.
L'uso terapeutico della Parola di Dio
Lo strumento base di questo lavoro e
la Parola di Dio. La Seconda lettera a
Timoteo afferma in 3,15-16: «le
Sacre Scritture possono istruirti per
la saggezza che conduce alla
salvezza attraverso la fede in Gesù
Cristo. Tutta la Scrittura è ispirata
da Dio e utile per insegnare,
convincere, correggere e formare
alla giustizia». La Lettera agli Ebrei
ci dice ancora in 4,12 «La Parola di
24
Dio è viva, efficace e più efficace di
una spada a doppio taglio, essa
penetra fino al punta di divisione
dell'anima e dello spirito, delle
giunture e delle midolla e scruta i
sentimenti e i pensieri del cuore».
Un metodo semplice ispirato da
sant'Ignazio, l'autore degli Esercizi
Spirituali, ci insegna a maneggiare
questa spada a doppio taglio per un
uso terapeutico.
In un primo tempo questo percorso
chiarisce la mia relazione con Dio,
me ne fa scoprire le contraffazioni
abituali e come porvi rimedio. In un
secondo tempo ci fermeremo alle
mie relazioni con gli altri per
riaffermare la dinamica nonviolenta
di «Colui che viene a adempiere ogni
giustizia». II terzo tempo riprenderà
maggiormente la relazione con se
stessi. Ma, così come la guarigione
da una ferita fisica è l'opera del
corpo intero, allo stesso modo la
guarigione evangelica, qualunque sia
l'epicentro del problema affrontato,
mette in opera l'essere nel suo
insieme e tocca tutti i piani della
rete delle relazioni umane.
Dopo aver approfondito la rete delle
relazioni e le ferite contempleremo
l'azione fondamentale di Gesù, il
quale ha assunto tutta la violenza
umana per trasformarla in
tenerezza. Resterà infine da vedere
come immergersi personalmente in
questo oceano per rinascervi,
passando dall'angoscia alla
meraviglia, e come ritornare al
quotidiano per proseguire ogni
giorno lungo il nostro cammino di
guarigione. -
APPROFONDIMENTI
COME LANZA DEL VASTO HA PRESENTATO LA
NONVIOLENZA ALL'OCCIDENTE
Antonino Drago
“La non violenza è cosa semplice, ma sottile.
Difficile da applicare, addirittura da afferrare, ché è del tutto estranea alle
abitudini comuni.
Ma la difficoltà diviene insormontabile quando si è convinti di averla colta a
pieno…”
(Lanza del Vasto: Che cosa è la Nonviolenza (orig. 1962), Jaca book, Milano, 19902 p. 13)
Qui si cercherà di capire il pensiero di LdV secondo questo schema:
1) Ricostruire il percorso di LdV per avvicinarsi e comprendere la
nonviolenza;
2) Elencare le definizioni di nonviolenza da lui date;
3) Indicare la direzione di approfondimento che esse esprimono;
4) Confrontare la sua definizione-concezione della nonviolenza con quella degli
altri maestri della nonviolenza
1. RICOSTRUZIONE DEL PERCORSO
LdV conosce Gandhi dal celebre libro di R. Rolland: Gandhi Mahatma, del 1924
(tr. it. 1926). L'idea che trasmette il libro è che Gandhi è il Messia dell'India,
simile a Cristo. Ma lui lo legge con ritardo e gli fa l'impressione dei libri dei santi,
un santo per di più così tanto lontano…
Dal 1934, diventato vegetariano, antifascista e antimilitarista, deciso ad
obiettare ad ogni guerra, legge bene il libro e si interessa della vita di Gandhi.
Finché decide di andare in India: 1937-38. il periodo di discepolato da Gandhi
non gli ha insegnato la nonviolenza. In Pellegrnaggio alle Sorgenti parla di
nonviolenza sì, ma quella di Gandhi. Non mette la nonviolenza nei voti elencati
nella lettera inviata dall'Himalaya a Gandhi. Non gli scriverà mai più dopo la
prima volta. Era rimasto un antimilitarista. Il primo nome dell'Ordine è un giallo:
“gandhiani” è sicuramente successivo alla nascita. Di fatto LdV non parla di
nonviolenza fino al 1940.
2. ELENCO DELLE DEFINIZIONI DI NONVIOLENZA DI LDV
Dall'India è tornato con un problema filosofico ancora più grosso di quello da cui
era partito (la spiegazione delle guerre e di quale società potesse evitarle):
capire la parola orientale nonviolenza!
Nei suoi scritti prima del 1962 si possono trovare almeno circa cinquanta
definizioni del tipo “La nonviolenza è…”!
La loro serie ha sei passaggi:
1) dall'amore [del nemico] (come è definita da Gandhi), in PS 1943 passa
all'amore cristiano [quindi anche per il nemico]
2) dall'amore cristiano, in Vinoba 1954 passa a quello illimitato, cioè la Carità;
APPROFONDIMENTI
25
3) in Vinoba 1954 aggiunge però anche
la Giustizia; per cui ha due virtù
etiche, Carità e Giustizia; ma
conciliate col togliere loro la violenza
[per cui la conversione è il
fondamento delle virtù personali del
nonviolento e della soluzione del
conflitto];
4) in Introduzione alla vita interiore
1962 dà tre definizioni assieme; o,
meglio, una triade di definizioni;
5) ma le definizioni precedenti non
contemplano esplicitamente la
Carità; che poi, sempre in IVI, viene
aggiunta, distinguendola in due tipi,
in basso ed in alto;
6) comunque l'appello a Dio, della
prima definizione in PS 1943, passa
all'appello alle virtù della Carità e poi
della Giustizia e infine alla coscienza
in IVI 1961.
Queste ultime definizioni restano per
sempre, perché vengono codificate
nel libro Che caso è la Nonviolenza
(1962), Jaca book; è la raccolta di
molti suoi articoli sul tema, compiuta
dal suo discepolo Rondom.
3. INTERPRETAZIONE DELLA SEQUENZA
DELLE DEFINIZIONI
1)
Si può interpretare questo
percorso intellettuale di LdV secondo
questi passi: 1) Dalla parola singola
positiva (Gandhi: amore, forza della
verità) alla parola singola ma
qualificata (cristiano, illimitato); 2)
Dalla parola qualificata alla parola ch
esprime un'idea al limite, infinito,
ideale: Carità; 3) Dalla parola di una
idea ideale ad una espressione che
lega una coppia di idee: Carità e
Giustizia, legate tra loro da un
rapporto di conversione; 4) Dalla
coppia di idee alla triade di (idee)
26
definizioni: Leva della conversione
Forza della Giustizia - Soluzione dei
conflitti. Qui si può vedere il suo
metodo filosofico di concepire ogni
cosa come relazione trinitaria:
[interno-esterno-alterno].
Cioè dall'uno, passa al due e poi al tre.
4. I MOLTI PROBLEMI DELLE TANTE
DEFINIZIONI
- perché così tante ?
- che relazioni (deduttive, induttive,
di parallelismo, di convergenza) tra le
cinquanta definizioni?
- nella triade di definizioni manca
l'Amore (ovvero la Carità) !
- in Trinité Spirituelle (l'opera
conclusiva) p. 135 la definizione che
dà di nonviolenza non è l'ultima (la
triade di definizioni), che pure
starebbe molto bene con la sua
trattazione dell'argomento del libro,
tutte le trinità nell'uomo; ma è la
definizione della conciliazione di
Giustizia e Carità (il 2). Nella sua
ultima opera, sul tema della
definizione della nonviolenza è
tornato indietro !
5. IL PROBLEMA MASSIMO: LA
NOVIOLENZA DENTRO IL SUO SISTEMA
TRINITARIO
Sin da giovanetto LdV ha pensato in
termini di trinità, che egli vedeva in
ogni essere e cosa, secondo quel
metodo che è stato già accennato:
interno, esterno, alterno. Ma in
questo suo sistema filosofico trinitario
la triade dell'etica è quella che gli ha
fatto sempre problema. Quado era
giovane si è impuntato proprio su
quella: “Giustizia-Amore- ? non so” (V
32; a meno di 20 anni).
Successivamente ha dato ben quattro
APPROFONDIMENTI
soluzioni per il terzo termine: a)
Religione (dogma: scienza; culto:
arte; a meno di 20 anni); b)
Cristianesimo (a 24 anni); c) Fede
(Tesi 116 bis; a 27 anni); d) nella
riformulazione della sua tesi del 1933
la triade sull'etica non c'è proprio; e)
Adorazione (TS 130; a 70 anni).
Eppure cercando di definire la
nonviolenza, afferma più di una volta
che la conciliazione di Giustizia e di
Carità è la nonviolenza! E lo ripete
anche in TS. E secondo la sua
riflessione, la nonviolenza non si
rapporta alla religione, ma è prereligiosa! Quindi non torna con
nessuna delle quatto soluzioni, né con
l'ultima che è data nello stesso libro !
Questo è il punto del suo sistema
trinitario che sin dall'origine non sa
risolvere; la ricerca di una definizione
della nonviolenza glie acuisce la
difficoltà!
6. NONVIOLENZA E CRISTIANESIMO
Nel Cristianesimo l'analogo della
nonviolenza è il “Non uccidere”. Ma
lui non ci batte mai come punto
centrale del Cristianesimo, eccetto in
“De la Bombe” (1960), dove lega
questo consiglio del Decalogo anche ai
Flagelli (tra i quali la guerra) e alla
nonviolenza. Perché non lo pone come
punto cruciale del suo insegnamento,
tipicamente cristiano e svolto in
ambiente cristiano? (Perché non
riprende più il 666… dei QF?)
Invece lavora su idee che lui stesso
definisce equivoche: l'amore, poi la
g i u s t i z i a . Po i p a s s a , g i u s t o
l'atteggiamento pre-religioso della
nonviolenza, a tre definizioni che
però non sono specifiche per i
cristiani.
Forse ha avuto timore di scontrarsi
con la Chiesa (che nel 1947 aveva
scritto male in Études - di lui e del suo
gruppo)? Trascuratezza? Preferenza
per un insegnamento
soggettivista?
7. NONVIOLENZA COME DOPPIA
NEGAZIONE
Notiamo ora che la parola
“nonviolenza” è orientale, non
corrisponde ad alcun concetto del
pensiero greco o romano (che al più ha
patientia), pensiero che nasce
astraendo da singole cose; la
nonviolenza non nasce da questo tipo
di astrazione .
In effetti è riconosciuto dai testi di
linguistica che la parola
“nonviolenza” è una doppia
negazione (L. Horn: The Natural
History of Negation, Chicago U.P.
1986, p. 84)
Siccome non ha una parola
equivalente positiva, per essa non
vale la logica classica, ma la logica
non classica (M. Dummett: Elements
of Intuitionism, Claredon, Oxford,
1976) Perciò la parola nonviolenza, da
sola, introduce a ragionare nella
logica non classica, in tutt'altro
mondo logico di quello delle
affermazioni sicure.
In particolare introduce ad una
organizzazione sistematica
alternativa a quella deduttiva
(illustrata sulla base della geometria
non euclidea in Drago 2004)
Allora notiamo che LdV passa
dall'amore, parola positiva, sin
dall'inizio (in PS) ad una negativa
(amore del nemico, amore illimitato);
Ma poi ritratta esplicitamente queste
definizioni (Vinoba 1954) e passa alla
Carità (parola positiva astratta), ma
APPROFONDIMENTI
27
nello stesso tempo alla conciliazione
di Carità e Giustizia considerate
ambedue senza violenza (doppia
negazione)
- infine pone la triade di definizioni.
Notiamo che la prima (Soluzione dei
conflitti) e la terza (Leva della
conversione [dal male]) sono doppie
negazioni; invece la seconda non lo è.
Allora concludiamo che il pensiero di
LdV è rimasto diviso, sia sulla
definizione di nonviolenza, sia sul suo
sistema trinitario; la prima divisione si
è inserita nella prima e gli è stata
ancor più profonda.
Ciò conferma quanto si può vedere
anche dalla sequenza dei suoi libri,
che indica un ritorno ai suoi vecchi
temi (TS), nel tentativo di una sintesi,
che lui stesso ammette che non gli è
riuscita e che rimanda appunto alla
ricerca di una nuova logica. (vedi Tab.
in Arca Notizie, 2008 ?)
8. La grandezza filosofica del pensiero
di LdV
Oggi noi capiamo che la divisione del
pensiero di LdV era di natura logica;
dipendeva dal confronto di due
logiche essenzialmente differenti;
delle quali egli conosceva e sapeva
definire solo quella classica. .
Però ricordiamo che la sua grandezza
filosofica sta nel fatto di essersi reso
conto della sua difficoltà:negli ultimi
anni ha detto più volte (a cominciare
da TS) che occorre una nuova logica !
Che possiamo indicare appunto nella
logica non classica (si ricordi che la
prima opera filosofica sulla logica non
classica è del 1977: Dummett).
In definitiva LdV ha dato fondo a tutto
il sapere umano, andando a fermarsi
là dove c'era un limite allo stesso
28
pensiero del suo tempo; limite che è
stato superato negli anni della sua
morte.
9. Grandezza di LdV rispetto agli altri
maestri della nonviolenza
Allora quante maniere di definire la
nonviolenza? In effetti la nonviolenza,
proprio perché è una doppia
negazione, non è il nome di una cosa;
al più indica un metodo di agire, cioè
un collegamento tra pensiero ed
azione, prassi e teoria. Perciò ci sono
molte maniera di definirla. Le elenco:
1) Dare una frase definitoria
2) sviluppare un pensiero in maniera
articolata
3) collegarla a o includerla in teorie
ben definite
4) collegarla o includerla in
concezioni generali (religiose,
politiche, cosmologie)
5) costruirci una teoria
6) darne una prassi sociale che la
manifesti di per sé
7) realizzare una società nonviolenta.
Essendo la nonviolenza gandhiana una
novità storica, molti hanno cercato di
svilupparla secondo una teoria (J. e
H. Goss, Galtung, Sharp, Muller,
Ebert). Molti poi hanno cercato di
metterla alla prova della realtà
sociale e politica (Capitini, Dolci, J. e
H. Goss, Vinoba, M.L. King,…). Solo
Gandhi e LdV ci hanno costruito una
piccola società. Ciò qualifica LdV
come discepolo di Gandhi e ne
qualifica la nonviolenza come più
profonda rispetto a quella di tutti gli
altri maestri.
APPROFONDIMENTI
Della concezione che ogni maestro si
è fatto della nonviolenza, un punto è
particolarmente importate; data la
apparente incapacità della
nonviolenza a vincere i più forti,
come spiegare che invece essa può
essere capace, come ormai tanti
fatti storici hanno dimostrato, che
essa è efficace? Qui ci sono diverse
risposte, innanzitutto divise di due
categorie; quelle che ammettono la
influenza di Dio e quelle che si
affidano solo a mezzi umani. Ma poi
le posizioni sono ulteriormente
La posizione di LdV è l'unica che
spazia su ambedue i tipi di
spiegazione (aiuto di Dio, mezzi solo
umani). Essa ha la maggiore
profondità filosofica e concettuale
su ognuno dei due tipi:
rispettivamente: concezione di Dio
come Verità, Carità, Giustizia;
APPROFONDIMENTI
29
coincidenza degli opposti.
10. Conclusione
Dall'esame della sola idea che LdV si è fatto della nonviolenza, costruendola
da zero e per di più avendo la mente precostituita da un sistema di relazioni
trinitarie, LdV ha prodotto uno grande sforzo intellettuale, che ha compiuto
una chiarificazione decisiva per introdurre l'insegnamento di Gandhi in
Occidente, ma anche, da suo buon discepolo, per proporre la nonviolenza in
termini universali e profondi.
APPUNTI PER LA PRATICA DELLO YOGA
A cura di Guido Farella
Pranayama
Così com'è vasto il significato del termine Yoga, lo stesso si può dire della
parola prana. Prana significa fiato, respirazione, vita, vitalità, vento, energia
o forza. Indica anche l'anima in opposizione al corpo. Ayama significa
lunghezza, espansione, stiramento o controllo. Pranayama è perciò
l'estensione del respiro ed il suo controllo. Tale controllo agisce in ogni fase
della respirazione, cioè nell'inalazione o riempimento dei polmoni;
nell'esalazione o svuotamento dei polmoni; nel trattenimento o possesso del
respiro, lo stato in cui non vi è né inspirazione nè espirazione.
Vi sono due stati di ritenzione del respiro: a) quando il respiro viene sospeso
dopo una profonda inspirazione (con i polmoni pieni di aria vivificante); b)
quando il respiro viene sospeso dopo una espirazione completa (con i polmoni
svuotati di tutta l'aria nociva). In entrambi i casi si ha sospensione e
trattenimento del respiro. Pranayama è quindi la scienza del respiro, ed è il
punto centrale attorno al quale gira la ruota della vita. La durata della vita
dello yogi non viene misurata col numero dei suoi giorni ma con quello dei
suoi respiri. Perciò, egli segue i giusti modelli ritmici della respirazione lenta
e profonda, che rafforzano il sistema respiratorio, calmano il sistema nervoso
e riducono la bramosia. Man mano che i desideri e le brame diminuiscono, la
mente si libera e diventa un mezzo adatto alla concentrazione.
Con una pratica non adatta del pranayama l'allievo introduce parecchi
disturbi nel suo sistema respiratorio, come il singhiozzo, l'asma, la tosse, il
catarro, mali alla testa, agli occhi e alle orecchie ed irritazione nervosa. È
necessario molto tempo per imparare le lente, profonde, regolari e giuste
inalazioni ed esalazioni. Impadronitevi di queste tecniche prima di provare la
ritenzione. Come il fuoco divampa con veemenza quando la cenere che lo
soffoca è portata via dal vento, così il fuoco divino splende nel corpo con
tutta la sua maestà quando le ceneri del desiderio vengono fugate dalla
30
APPROFONDIMENTI
pratica del pranayama.
È stato detto da Kariba Ekken, mistico del XVII secolo: “Se desiderate uno
spirito tranquillo, per prima cosa regolate il vostro respiro, poichè quando
questi è sotto controllo, il cuore sarà in pace; un respiro spasmodico porta
invece il cuore in agitazione. Perciò, prima di iniziare qualsiasi attività,
regolate il respiro ed esso addolcirà il vostro carattere e calmerà il vostro
spirito”.
La mente, la ragione, l'io è come un carro aggiogato ad un tiro di cavalli
potenti. Uno di essi è il respiro, l'altro è il desiderio. Il carro si muove nella
direzione del cavallo più potente: se il respiro prevale, si ha controllo dei
desideri, si tengono a freno i sensi e si dona calma alla mente. Se prevale il
desiderio, si ha invece respiro disordinato e mente agitata e turbata. Per
questa ragione lo yogi impara la scienza del respiro che, moderato e
controllato, regola la mente e ne calma il moto costante.
L'eccitazione emotiva influisce sul ritmo del respiro; similmente il controllo
deliberato del respiro impedisce l'eccitazione emotiva. Dato che il vero scopo
dello Yoga è controllare e calmare la mente, lo yogi apprenderà in primo
luogo la tecnica del pranayama per dominare il respiro. Ciò gli permetterà di
controllare i sensi e di raggiungere così lo stadio di pratyahara; soltanto
allora la menre sarà pronta per dhyana, la concentrazione.
Si dice che la mente possa assumere due diversi aspetti: puro ed impuro;
puro, quando è completamente libera dai desideri, impuro quando è preda di
essi. Inibendo alla mente di vagare liberandola dalla indolenza e dalle
distrazioni, si giunge ad uno stato di assenza, di vacuità, corrispondente a
samadhi, lo stato supremo.
TaIe condizione non è pazzia o idiozia, ma è lo stato cosciente della mente
quando è libera dai pensieri e dai desideri. Esiste una differenza vitale tra un
idiota o un pazzo e uno yogi impegnato a giungere allo stato di samadhi. Il
primo è privo di responsabilità, il secondo cerca di essere libero dagli
affanni.
Ecco cos'è lo Yoga: la fusione del respiro e della mente, come anche dei
sensi, e l'abbandono di tutte le condizioni poste dall'esistenza e dal pensiero.
Pratyahara
L'uomo è perduto se la sua ragione soccombe alla forza dei sensi. D'altra
parte, effettuando un controllo ritmico sul respiro, i sensi, invece di correre
dietro agli oggetti esterni del desiderio, si introvertono, e l'uomo si libera
dalla loro tirannia. È questo il quinto stadio dello Yoga, il pratyahara, in cui i
sensi sono tenuti sotto controllo. Quando raggiunge questo stadio, il
praticante compie un minuzioso esame di coscienza. Per superare il mortale
ma attraente fascino di tutto ciò che attira i sensi, ha bisogno di isolarsi in
adorazione, richiamando alla mente il Creatore che ha forgiato gli oggetti del
suo desiderio. Ha bisogno inoltre di essere illuminato sul suo retaggio divino.
APPROFONDIMENTI
31
In realtà, la mente è per l'umanità causa di schiavitù e di liberazione: porta
schiavitù se è legata agli oggetti del desiderio, liberazione se ne è lontana.
Lo yogi sa che le vie della rovina e della salvezza convivono in lui. Sia il bene
che il piacere si presentano agli uomini e li incitano all'azione; mentre lo yogi
preferisce il bene al piacere, gli altri, guidati dai propri desideri,
preferiscono il piacere al bene e dimenticano il vero scopo della vita.
Lo yogi prova soddisfazione in ciò che egli è; sa come fermarsi e, quindi, vive
in pace. Preferisce in partenza ciò che è amaro, ma persevera nella pratica
sapendo perfettamente che, alla fine, diventerà. Gli altri desiderando
soddisfare i loro desideri, preferiscono ciò che a prima vista appare essere
nettare, non sapendo che alla fine sarà come il veleno.
Lo yogi sa che il cammino verso l'appagamento dei sensi tramite la
realizzazione dei desideri è facile e che sono in molti a seguirlo, ma esso
conduce alla distruzione. Il cammino dello Yoga, invece, è come la lama
tagliente di un rasoio, stretto e difficile, e solo pochi riescono a percorrerlo.
Gunas
Secondo la filosofia indù, la coscienza dell'uomo si manifesta con tre diversi
aspetti, o gunas, che differiscono tra loro per il predominio di uno dei loro
attributi; questi sono: 1) l'illuminante, la pura o buona qualità, che guida alla
chiarezza ed alla serenità mentale; 2) la qualità di mobilità o attività, che
rende attivi ed energici, tesi e caparbi; 3) la qualità buia e deprimente, che
impedisce e ostacola la tendenza delle altre due. È uno stato di delusione,
oscurità, e ignoranza; la persona in cui essa predomina è inerte e immersa in
uno stato di torpore.
Se la prima qualità conduce al divino, la terza conduce al demoniaco; tra
queste due c'è quella dell'azione. La fede sostenuta, il cibo consumato, i
sacrifici compiuti, le austerità subite sono i doni che ciascun individuo offre
secondo la sua qualità predominante. Chi ha i propri intenti rivolti al divino è
senza paura, puro, generoso e padrone di sè; approfondisce lo studio dell'io,
rinuncerà ai frutti del proprio lavoro, adoperandosi soltanto per il lavoro in
sè. Non è violento, ma verace e libero dall'ira; ha una mente tranquilla,
senza malizia, ed è caritatevole verso tutti, poichè è libero dalla bramosia. È
gentile, modesto ed equilibrato, illuminato, clemente e risoluto, libero dalla
perfidia e dall'orgoglio.
Un uomo in cui predomina il guna intermedio ha bramosia interiore ed è
attaccato alle cose; è collerico e avaro, fa del male agli altri. Essendo pieno
di odio, invidia e falsità, i suoi desideri sono insaziabili. È incostante,
volubile, si distrae facilmente, è ambizioso e avido di guadagno. Cerca la
protezione degli amici e si vanta della propria famiglia. Indietreggia di fronte
alle cose spiacevoli ma si aggrappa a quelle piacevoli. Il suo modo di parlare
è stizzoso, il suo stomaco ingordo.
Chi ha tendenze demoniache è falso, insolente e presuntuoso. È pieno di
32
APPROFONDIMENTI
rabbia, crudeltà e ignoranza. In persone simili non esistono nè purezza nè
buona condotta nè verità. Soddisfano le proprie passioni; ma confusi da
numerosi desideri, e presi nella rete della delusione, coloro che sono dediti
ai piaceri sensuali precipitano nella dannazione.
La diversità di atteggiamento in persone che hanno predominanti diverse
risalta dal modo in cui esse avvicinano un comandamento universale come
non desiderare la roba d'altri. Un uomo in cui predomina la qualità oscura
potrebbe interpretarlo così: “Gli altri non dovrebbero desiderare ciò che è
mio, in qualunque modo io l'abbia ottenuto. Se lo faranno li distruggerò”. Il
tipo attivo è una persona calcolatrice ed interessata, che vorrebbe
interpretare il comandamento secondo il significato: “Non desidererò la roba
d'altri per paura che desiderino la mia”. Osserverà la lettera della legge
come modo di condotta, ma non il suo vero spirito.
Una persona ricca di chiarezza seguirà sia la lettera che lo spirito del
precetto, come principio e come modo di condotta, cioè come valore eterno.
Sarà giusto soltanto nell'interesse della giustizia e non per l'esistenza di una
legge umana che altrimenti lo punirebbe.
Anche lo yogi, come ogni essere umano, è soggetto a questi tre gunas. Col
costante e disciplinato studio di se stesso e degli oggetti a cui i suoi sensi
tendono, impara quali pensieri, parole e azioni sono ispirati dall'uno e quali
dall'altro. Con uno sforzo incessante cancella i pensieri che nascono dal buio
e lavora per raggiungere una disposizione d'animo luminosa. Quando
nell'animo umano rimane soltanto la purezza e la chiarezza, si è compiuta
molta strada verso la meta finale.
Come per vincere la forza di gravità e godere della bellezza dello spazio si
sono rese necessarie ricerche intense e discipline rigorose, così al praticante
sono necessari un minuzioso esame di coscienza e la disciplina fornita dallo
Yoga per esperimentare la sua unione col Creatore dello Spazio, una volta
liberatosi dalla forza dei tre gunas. Una volta intuita la grandezza della
Creazione o del Creatore, la brama verso gli oggetti dei sensi svanisce e, da
allora in poi, il praticante guarda ad essi con indifferenza. Non prova più
alcuna ansietà per il caldo o il freddo, per il dolore o il piacere, per l'onore o
il disonore e per la virtù o il vizio. Vinta la loro forza, è affrancato dalla
nascita e dalla morte, dalla sofferenza e dalla sventura; liberandosi da
queste catene guadagna l'immortalità. Non ha identità propria, poichè vive
sperimentando la pienezza dello Spirito Universale. Un tale uomo, che nulla
disprezza, guida ogni cosa sulla via della perfezione.
APPROFONDIMENTI
33
LA PREGHIERA DEL PADRE NOSTRO
VISSUTA A POSIZIONI YOGA
La migliore preghiera è quella alla quale partecipiamo non solo con i
pensieri, ma con tutto il nostro essere, corpo compreso, che è un grande
dono di Dio. Possiamo recitarla a voce alta, o ritmando il respiro sulle parole,
o magari cantandola; o come qui suggerisco, con le posizioni yoga (asanas).
Con la partecipazione del nostro corpo la preghiera verrà impressa non solo
nella nostra memoria, ma anche nel nostro interiore (sistema nervoso
simpatico); perciò sarà una vera esperienza di vita.
Lo yoga, sapienza millenaria (purtroppo quasi totalmente perduta
dall'Occidente) insegna delle posizioni che (assieme al respiro ben misurato)
possono essere adatte ai vari momenti della preghiera.
Prima di assumere una posizione yoga è sempre bene dedicare un po' di
tempo a respirare a fondo, in modo da mettere in collegamento l'interiore,
anche incosciente, con il nostro sistema volitivo cosciente. Si può fare ciò in
qualsiasi buona posizione di riposo: da seduti a terra (loto, mezzo loto, ecc.), o
seduti sui calcagni (giapponese), o in piedi. Comunque alla fine ci si deve porre
in piedi, nella posizione che più esprime l'attenzione e la presenza a tutto sé
stesso, come pure a tutto il mondo e a Dio. Questa posizione ha una sua
chiarezza quando si curi la verticale, quella linea ideale sulla quale si raddrizza
tutto il corpo, a cominciare dalla spina dorsale e poi tutte le membra che sono
sostenute da essa. La si può "sentire" quando, stando a occhi chiusi,
raddrizzandosi sui talloni e sul bacino, si oscilla leggermente intorno ad essa,
fino a piazzarcisi esattamente. Si inizia la preghiera partendo dalla verticale e
la si finisce con la verticale, così come richiede l'importanza di questa
preghiera.
Nel seguito le posizioni faranno riferimento al “Padre Nostro da Figli di Dio
trinitario” che mi sembra esprima al meglio lo spirito del Padre Nostro, ma si
potrebbe fare riferimento ad altre sue versioni. Prima di associare le posizioni
alle frasi, è bene leggere questa versione del Padre Nostro per immedesimarcisi
e interiorizzarla.
D A
U N
F I G L I
P A D R E
N O S T R O
D I
D I O
T R I N I T A R I O
Padre nostro,
noi ci riuniamo tra noi e ci uniamo in noi stessi
perché comprendendo noi, arriviamo a conoscere Te:
Tu sei al di là di ogni limite,
Tu sei l'Organizzatore della trama del mondo,
noi Ti adoriamo.
Con dieci Parole hai indicato
34
APPROFONDIMENTI
come realizzare la Tua società comunitaria in Terra.
Noi vogliamo seguirle
indirizzando su di esse le scelte della nostra vita.
E allora Tu, Padre, dacci oggi l'intelligenza della nostra storia.
E se cadiamo in conflitti col nostro prossimo,
noi vogliamo risolverli
seguendo l'esempio di Tuo Figlio,
venuto in terra e morto in croce per insegnarcelo.
E allora, per la Sua resurrezione,
Tu rimetti a noi i debiti che abbiamo con Te.
Per il futuro, noi vogliamo superare le tentazioni
Con l'aiuto creativo dello Spirito Santo;
e allora Tu liberaci dal male interiore e sociale.
Che tutto questo inizi
da oggi, qui, su questa terra;
perché Tua è la società, Tuo il potere e Tua la gloria,
perché così è stato, è, e sempre sarà, nei secoli dei secoli.
A M E N
Padre nostro,
In verticale a mani giunte
ci si apre, allargando le mani e le braccia orizzontalmente, al massimo; poi,
come dando un abbraccio, le si riunisce davanti e infine le si riportano al petto
noi ci riuniamo tra noi e ci
uniamo in noi stessi
si alzano le mani unite lungo il corpo, fino all'altezza dei capelli, guardando le
mani; poi, seguendole con lo sguardo, le si alzano in alto in verticale, sopra la
testa, fino ad avere le braccia dritte e tese
perché comprendendo noi, arriviamo a
conoscere Te:
girando in avanti le mani, si aprono le braccia in parallelo e poi ci si piega
all'indietro, al massimo, guardando all'indietro il punto più in basso possibile
Tu sei al di là di ogni limite,
si compie il movimento di prima all'inverso, in risalita, fino a raddrizzarsi sulla
verticale (sempre a braccia tese e palme in avanti)
Tu sei l'Organizzatore della trama del
mondo,
ci si piega in avanti, sempre con le braccia dritte e le mani in avanti, che
arrivano fino a toccare terra
Noi Ti adoriamo.
APPROFONDIMENTI
35
si compie il movimento di prima all'indietro, per raddrizzarci, sempre con le
braccia tese e le palme aperte fino ad arrivare a mezza altezza
Con dieci Parole hai indicato
si aprono le braccia, le si abbassano e si rivolgono all'indietro, dove si mettono le
palme in opposizione, che si girano per puntare contro la spina dorsale e
possibilmente per risalire in alto
come realizzare la Tua società comunitaria
In Terra.
si torna indietro, aprendo le mani, che si riportano davanti in basso e poi si
congiungono sul petto
Noi vogliamo seguirle
si avanzano le mani orizzontalmente fino a puntarle il più possibile in avanti
(testa in avanti e schiena dritta); si guarda in avanti e lontano, lungo la linea
indirizzando
ideale data dai pollici
su di esse le scelte della nostra vita.
si aprono le mani in orizzontale e piegando le braccia le si portano davanti agli
occhi E allora Tu,
Padre, dacci oggi l'intelligenza della nostra
storia.
si cade proni, faccia a terra e ad occhi chiusi ci si immedesima nella posizione;
E se cadiamo in
conflitti col nostro prossimo,
(cobra) lentamente si gira il capo in su il più possibile, con gli occhi che cercano
sempre il punto più indietro possibile; a seguire, in continuità di movimento, la
testa rivolta all'indietro trascina il busto alzandolo e piegandolo all'indietro (il
ventre resta a terra); tre respirazioni forzate e poi ritorno con la sequenza
inversa di movimenti
noi vogliamo risolverli
idem (dopo un attimo di riposo e riflessione)
Seguendo l'esempio di Tuo Figlio, venuto
In terra e morto in croce per insegnarcelo.
Idem
allunga la testa in avanti a strisciare a terra, per infine trovarsi nel finale nella
posizione del cobra, ma col ventre sollevato da terra
Con l'aiuto creativo dello Spirito Santo;
se non lo si è già fatto, avanzare un piede per risollevarsi dritti in piedi,
recuperando la verticale con un ampio gesto delle braccia che si alzano a lato
del corpo, a palme in su, fino a braccia in alto mani giunte (guardando in avanti)
mani giunte sul petto
e allora Tu liberaci dal male interiore e
sociale.
Che tutto questo inizi
prima le braccia in alto seguendole con lo sguardo e poi, sempre guardando in
alto, si aprono e si abbassano ai lati del corpo, a mani aperte con le palme rivolte
in su
da oggi, qui, su questa
terra;
movimento all'inverso
perché Tua è la società, Tuo il potere e Tua
la gloria,
ritorno a mani giunte sul petto
Perché così è stato, è, e sempre sarà, nei
secoli dei secoli.
A M E N
(Pronunciando la frase “Con dieci parole…”, si può migliorare la posizione
mettendo contemporaneamente la punta di un piede sulla punta dell'altro e il
tallone del primo piede sulla tibia della seconda gamba; si resta così in
equilibrio su un piede solo anche dicendo le tre frasi successive).
E allora, per la Sua resurrezione, Tu rimetti
a noi i debiti che abbiamo con Te.
(squadra) puntando i piedi (aderenti a terra con il più possibile della loro piante)
si tira su il sedere il più possibile in alto, spianando le spalle, con la testa
penzoloni tra le braccia
Per il futuro, noi
vogliamo superare le tentazioni
piegando le braccia (eventualmente avanzando un piede per appoggiarsi), si
36
APPROFONDIMENTI
APPROFONDIMENTI
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CAMPO ESTIVO
CAMPO GIOVANI 2010
Soprattutto vivere
de-crescere in rel-azione
Sede: Casa dell'Arca C.da Tre Finestre Belpasso (CT).
ARCA IN ITALIA
Data: 1-7 agosto 2010. Il campo inizierà nella mattinata del 1°
Agosto con sistemazione e pranzo alle ore 13.30 si concluderà
con la colazione del 7 agosto . Accoglienza dalle ore 10,00 del
1° agosto.
Numero massimo di partecipanti: 35 (10 in stanza con letti a
castello, 25 in tenda propria).
Portare: Sacco a pelo, abiti da lavoro, abiti comodi, stuoino e
coperta (per lo Yoga); per chi dorme in tenda: torcia. Abiti
bianchi e strumenti musicali per la festa
Finalità del Campo:
Il campo, il cui titolo trae spunto da un brano di Lanza del
Vasto, fondatore della Comunità dell'Arca, si svolgerà in un
contesto di vita in campagna e in una dimensione comunitaria
che la Fraternità delle Tre Finestre sta sperimentando da circa
13 anni in Sicilia e da 7 in questo luogo ai piedi del Parco
dell'Etna. In quest'ambito di vita, a confronto con un'
esperienza che vuole ricostruire un abitare, un lavoro e
soprattutto delle relazioni ispirate alla nonviolenza di Gandhi e
Lanza del Vasto, rifletteremo sugli stili e le scelte di vita che è
possibile intraprendere oggi in una prospettiva nonviolenta,
affrontando senza rigidità ideologiche le difficoltà e gli ostacoli
che il nostro tempo pone a giovani e meno giovani. Il campo
inizierà con l'incontro con alcuni rappresentanti della Comunità
dell'Arca di altri Paesi europei riuniti alle Tre Finestre per un
incontro internazionale, proseguirà con approfondimenti e
testimonianze con particolare riferimento ai territori del sud
Italia. Parte della giornata sarà dedicata al lavoro manuale, al
canto, alla danza, allo Yoga e alla Festa, secondo lo stile
dell'Arca .
comunità. Attività per la preparazione di una festa comune; lavoro per
conduzione della casa, lavoro di campagna, preparazione comune dei pasti
(cucina vegetariana). Sessioni di Yoga e Danze.
In ogni giornata, in accordo alla spiritualità dell'Arca, saranno proposti
momenti di preghiera ecumenica in comunione con le diverse tradizioni
religiose.
È prevista una passeggiata sull'Etna.
Quota di partecipazione: € 160,00 comprendente vitto, alloggio, spese
organizzative. La questione economica non deve essere un impedimento. Chi
avesse difficoltà ne può parlare con gli organizzatori.
Iscrizioni: Ad esaurimento dei posti previsti entro non oltre il 5 luglio 2010
con pagamento del 50% della quota tramite bonifico postale o altra modalità
da concordare entro la data indicata. Info: Nella Cacciola 095.7911202 cell.
340.8091528 - Enzo Sanfilippo 338.6808484 e-mail: [email protected]
Come raggiungere le Tre Finestre:
Da Palermo: Autostrada PA-CT. Subito dopo l'area di servizio “Gelso Bianco”
uscita per MESSINA (tangenziale). Proseguire fino all'uscita PATERNO' e
continuare per la SS 121 fino all'uscita PIANO TAVOLA BELPASSO. Seguire le
indicazioni per BELPASSO. Giunti a Belpasso attraversare il paese in direzione
ETNA NICOLOSI fino alla Piazza di Borrello, dove si trova la Pasticceria
Condorelli (attenzione: a Belpasso ci sono altri Bar che hanno lo stesso
nome).
Da qui seguire le indicazioni RAGALNA. Sulla destra incontrerete degli
impianti sportivi comunali e ancora, sempre sulla destra la Fabbrica
Condorelli. Dopo circa 100 m. sulla sinistra imboccare una stradina sterrata
all'inizio della quale c'è un cartello con l'indicazione “Strada Vicinale
Sciddicuni”. Proseguire fin quando la strada diviene asfaltata. Il primo
cancello sulla destra porta ad una casa di colore rosa: siete arrivati.
Da Messina: Austrada ME-CT. Tangenziale per Palermo.Uscita PATERNO'. A
questo proseguire punto come nelle indicazioni da Palermo.
Attività previste: Sessioni sui seguenti temi: decrescita e stili di
vita, meridione, mafia e nonviolenza, interculturalità, vita di
38
ARCA IN ITALIA
ARCA IN ITALIA
39
L'ASSOCIAZIONE
“COMUNITÀ DELL'ARCA DI LANZA DEL VASTO”.
Carissimi,
così come deciso all'ultimo incontro nazionale, nello scorso mese di aprile,
abbiamo costituito l'associazione “Comunità dell'Arca di Lanza del Vasto”.
Lo statuto e' stato registrato ufficialmente da qualche giorno all'Agenzia delle
Entrate di Catania.
Abbiamo volutamente aspettato questo fondamentale adempimento
burocratico per dare a tutti la notizia dell'avvenuta costituzione.
Lo statuto è quello che abbiamo presentato all'ultima riunione e che ha avuto
il consenso dei presenti. Lo trovate in allegato.
Esso, come sapete, si caratterizza particolarmente per la dimensione di
servizio e condivisione, elementi che non sono estranei all'insegnamento
dell'Arca e che ci consentiranno di chiedere l'iscrizione al registro delle
associazioni di volontariato della regione Sicilia.
Il testo dell'impegno e la Carta dell'Arca Italiana potranno, se vorremo,
essere ufficialmente adottati come strumenti di orientamento per la crescita
individuale e di gruppo (vedi punto B dello statuto) e restare pertanto il
principale riferimento per tutti noi.
Soci fondatori dell'associazione sono: Laura Lanza, Tito e Nella, Enzo e Maria,
Laura Leotta e Angelo Russo (che tutti conoscete e che pronunzierà l'impegno
alla prossima San Giovanni) Presidente pro-tempore è Tito Cacciola, vice
presidente Maria Albanese, segretario Laura Leotta. Le cariche ufficiali
saranno decise successivamente e avranno durata di tre anni.
L'associazione dovrà ora documentare sei mesi di attività per essere
ufficialmente riconosciuta come associazione di volontariato e accedere ad
alcune agevolazioni (contributo per le spese assicurative, ecc.)
L'associazione potrà svolgere attività anche fuori della regione e tenere
contatti con analoghe associazioni anche all'estero.
Tutti potremo farne parte; presto vi invieremo lo schema di domanda di
adesione.
Speriamo tanto che questo strumento venga da tutti considerato per quello
che sempre ci siamo detti, ossia, appunto, un mezzo per meglio operare,
interloquire con le istituzioni quando altre modalità non risultino idonee,
rendere trasparente la nostra pur minima gestione del denaro, aderire in
forma ufficiale ad eventi ed organismi , compresa la Comunita' dell'Arca
internazionale.
Pace Forza e Gioia
La Fraternità delle Tre Finestre
Per problemi di spazio riproduciamo, qui di seguito, un estratto dello
statuto, proponendo i primi articoli che spiegano le finalità e gli scopi
associativi.
La redazione
40
ARCA IN ITALIA
Art. 1 (Costituzione Sede e Durata)
È costituita l'Associazione di volontariato
“Comunità dell'Arca di Lanza del Vasto”,
L'Associazione, ai sensi della legge
11/8/1991 n. 266 e della legge regionale
7/6/1994 n. 22, possiede le caratteristiche
e le finalità di un «Organismo di
volontariato», persegue esclusivamente
fini di solidarietà e non ha scopo di lucro,
neanche indiretto. Gli aderenti devono
prestare la loro attività in modo personale,
spontaneo e gratuito. L'attività del
volontario non può essere retribuita in
alcun modo nemmeno dal beneficiario.
L'associazione ha sede in BELPASSO (CT) e
al domicilio fissato nell'atto costitutivo o
successivamente dove stabilito
dall'assemblea ordinaria;
L'associazione svolge la propria attività
prevalentemente nell'ambito della regione
siciliana e potrà istituire proprie succursali
e rappresentanze nell'ambito della regione
o anche altrove.
La durata dell'Associazione è illimitata.
Art. 2 (Scopo sociale e finalità)
L'Associazione svolge la propria attività di
volontariato in favore di famiglie, minori,
adolescenti, giovani, adulti e anziani,
anche disabili o portatori di svantaggio
psichico o sociale, avendo come propria
specifica peculiarità l'educazione alla Pace
e la prevenzione di ogni forma di violenza e
di emarginazione attraverso la proposta di
esperienze svolte in uno spirito
nonviolento e comunitario.
Nell'ambito di tali principi l'associazione
promuove l'integrazione tra persone o
famiglie portatrici di problemi e persone o
famiglie “normodotate”, valorizzando le
diversità, educando alla gestione dei
conflitti, ispirandosi all'insegnamento di
Giuseppe Giovanni Lanza del Vasto e di
Gandhi.
L'associazione ha
fini educativi, di
solidarietà, di educazione, di spiritualità,
di dialogo ecumenico e interreligioso,
impegno civile e di azione non violenta, di
tutela e salvaguardia dell'ambiente, di
valorizzazione del lavoro manuale,
dell'espressione artistica e della
riflessione filosofica.
I contenuti e la struttura dell'Associazione
sono ispirati ai principi di non violenza,
solidarietà, trasparenza, responsabilità e
democrazia al fine di garantire la
partecipazione di tutti gli associati alla
vita associativa stessa.
I valori di riferimento dell'Associazione
sono condivisi con altre analoghe
esperienze associative e comunitarie
presenti in Europa e nel resto del mondo
che si ispirano ai medesimi insegnamenti e
che impegnano gli aderenti ad avanzare
nel cammino della non violenza, forza di
vita e di verità, che si radica nel lavoro su
di sé e nella ricerca spirituale e si esprime
nel servizio e nella condivisione, nella
scelta di una vita semplice, nel rispetto di
tutto ciò che vive e nell'azione per la
giustizia e la pace con l'uso di mezzi non
violenti.
L'associazione è indipendente da ogni
movimento, organizzazione e/o partito
politico o confessionale.
Art. 3 (Mezzi e metodologie)
L'associazione, che persegue
esclusivamente finalità di solidarietà
sociale, intende raggiungere lo scopo
sociale grazie ai seguenti obiettivi e
metodologie:
A. Facilitare il cammino di crescita
spirituale di coloro che aderiscono
all'associazione e di quanti, giovani o
adulti vogliono vivere i valori della
nonviolenza.
B. Elaborare, con il concorso di tutti i soci,
strumenti di orientamento per la crescita
personale e di gruppo.
C. Favorire la nascita di luoghi di
aggregazione, gruppi, comunità,
fraternità dove sperimentare i valori
dell'accoglienza, della condivisione e della
nonviolenza.
D. Sostenere il lavoro manuale,
l'agricoltura biologica, l'allevamento
rispettoso del benessere degli animali,
l'uso di energie alternative, l'artigianato,
le economie e il commercio su bassa scala
imperniati sul rispetto dell'ambiente, della
sobrietà, del riciclo, della gratuità, del
ARCA IN ITALIA
41
42
agricoltura biologica e sociale, come
strumento di educazione e di inclusione
sociale,
N. Sollecitare e realizzare studi,
organizzare convegni, conferenze,
congressi, riunioni ed attività sociali sui
problemi della società attuale formulando
analisi e proposte alla luce dei propri
riferimenti valoriali.
O . Pr o m u o v e r e e c o n t r i b u i r e
all'organizzazione di iniziative tese a
proteggere, fare conoscere, valorizzare e
rendere realmente fruibile il territorio e
l'ambiente con particolare riferimento alle
aree protette e ai siti di antica tradizione
rurale e artigianale
P. Organizzare iniziative tese a migliorare
la formazione spirituale, civile e culturale
degli aderenti e dei simpatizzanti; anche
mediante gite sociali, seminari o corsi di
formazione, turismo sociale
escursionistico ludico e colto, concerti,
appuntamenti culturali, etc.
Q. Promuovere sottoscrizioni e raccogliere
fondi esclusivamente finalizzati al
sostegno delle attività menzionate nei
punti precedenti.
R. Favorire processi di conoscenza, di
scambio formativo, di ospitalità, di
gemellaggio e di collaborazione con altre
associazioni che si rifanno ai valori della
nonviolenza esistenti sul territorio
nazionale e internazionale.
S. Diffondere e sostenere in tutti i settori
sociali e in ogni istituto civile e politico,
iniziative per la difesa dei diritti umani
fondamentali, per la promozione della
pace e della nonviolenza, anche tramite
l'adesione ad appelli ed eventi promossi in
Italia e all'estero da associazioni, enti
pubblici e organismi nazionali
internazionali.
T. Porre in essere ogni altro intervento,
servizio ed attività utile a raggiungere i
superiori obiettivi sociali; ciò in rispetto
della Costituzione e in armonia con la
legislazione vigente.
ARCA IN ITALIA
NOTIZIE DAL BRASILE
RESOCONTO DEL VIAGGIO DI MICHELE (feb. 2010)
(traduzione di un messaggio inviato da Michèle Le Boef )
Possibile nascita di un Arca in Brasile !…
ARCA NEL MONDO
dono e del baratto.
E. Valorizzare e promuovere il riuso di
fabbricati rurali, borghi ed edifici religiosi
al fine di favorire il ritorno al lavoro
agricolo e artigianale e alla vita
comunitaria e di villaggio.
F. Favorire e diffondere l'alimentazione
genuina e vegetariana e i metodi di cura
della salute il più possibile naturali.
G. Promuovere il recupero delle tradizioni
popolari, delle feste comunitarie, del
canto e della danza, come strumento di
spiritualità, di incontro tra i popoli, di
costruzione della pace.
H. Promuovere, accogliere e contribuire
all'organizzazione di corsi di formazione
spirituale e di approfondimento delle varie
tradizioni religiose, stage e seminari sulle
tecniche di azione nonviolenta, laboratori
per l'apprendimento di tecnologie semplici
e rispettose dell'ambiente, campi di
lavoro, corsi di educazione ambientale,
iniziative ed attività di educazione alla
legalità responsabile, iniziative ricreative
per l'infanzia e l'adolescenza, soggiornivacanze campi ed attività scout, campiscuola ed altre attività per l'infanzia e la
gioventù.
I. Contribuire e cooperare all'opera
educativa dei genitori, della scuola, delle
associazioni scoutistiche e giovanili in
genere, di organismi religiosi di varia
confessione, di Parrocchie, Enti Pubblici,
di associazioni di volontariato o no-profit,
di O.N.L.U.S., ed altri soggetti collettivi
similari, tramite l'organizzazione
congiunta di eventi.
L. Promuovere, accogliere e contribuire
all'organizzazione, di attività di
risocializzazione e di inclusione sociale per
famiglie, minori, disabili e anziani che non
abbiano carattere sostitutivo degli
interventi di competenza degli Enti
pubblici, nel rispetto della normativa
vigente, anche con il concorso di altri
soggetti specializzati.
M. Promuovere e contribuire alla
costituzione di orti di pace, orti sociali e
orti scolastici, fattorie sociali, attività di
I campi-incontro dell'Arca Latin-Americana hanno luogo ogni
due/tre anni (si sono svolti nel 2002, 2005, 2008), ogni volta in
un paese diverso di quel grande territorio. Sono andata in
Brasile nel mese di febbraio per partecipare al campo-incontro
che quest'anno si svolgeva lì, nella provincia di Minas Geraìs. In
America Latina gli impegnati e gli amici fedeli sono pochi e
hanno la grande difficoltà dei tantissimi chilometri che li
separano gli uni dagli altri e i costi dei viaggi da un paese
all'altro dell'America Latina.
Questi ostacoli mostrano ulteriormente la loro forte e paziente
motivazione per la vocazione dell'Arca in quel immenso
continente. Internet, evidentemente, non è sufficiente per i
collegamenti, tanto più in quei paesi in cui, più ancora che in
altri luoghi forse, nulla sostituisce la relazione “in carne e
ossa”. E' la ricchezza particolare di quelle culture che
privilegiano “l'evento”.
Ecco dunque alcuni appunti di quanto ho vissuto con i nostri
amici-impegnati Esther e Maurilio Teixeira, che mi hanno
accolto il 3 febbraio a Sao Paulo, e organizzato ogni cosa per
me. Esther e Maurilio si sono conosciuti scoprendo l'Arca a
Bonnecombe, nel 1991, dove hanno vissuto qualche mese.
Hanno poi fatto anche un lungo stage alla comunità di
Lugnacco, in Italia. Esther insegna tedesco alla Scuola Svizzera
di Sao Paulo; Maurilio è educatore-animatore in un centro
“Waldorf” di Rudolf Steiner. Hanno due figlie, Francisca e
Marianna, che hanno anch'esse partecipato al campo.
…
Dopo alcuni giorni partiamo per una città del sud, Curutiba,
provincia di Parana dove ci fermeremo tre giorni. Nel piccolo
paese di Mandirituba siamo invitati da Marianne Spiller,
fondatrice di “Fundaçao Vida para Todos”. E' un'Associazione
che esiste da 30 anni e occupa una bella proprietà dove gruppi
di bambini della regione vengono a svolgere attività
pedagogiche. Fanno anche accoglienza per alcuni 'stagiaires' in
disintossicazione che partecipano alla vita pratica del progetto.
Marianne lavora anche con Adolfo Perez-Esquivel (premio Nobel
per la Pace nel 1980) e la rete Paz y Justicia (SERPAJ) fondata
da lui. Presento l'Arca a un incontro di una cinquantina di
ARCA NEL MONDO
43
persone.
Contatti: “Fundaçao Vida para
Todos” www.abai.ch oppure
[email protected]. - “Paz y
Justicia” Comitato internazionale
[email protected].
Il 12 febbraio partiamo per
Camanducaya, nella provincia di
Minas Geraìs, dove si svolgerà il
Campo-incontro dell'Arca durante il
periodo di vacanze per il Carnevale.
Campagna tropicale magnifica dove i
Teixeira hanno una bella piccola casa
rosa circondata da fiori. I loro vicini
si occupano della cucina (i loro due
figli sono stati per alcuni mesi nella
comunità di Saint-Antoine). Siamo
una quarantina di persone di cui 21
giovani fra i 16 e i 28 anni. Monica
Alonso è venuta da Buenos Aires,
come delegata per l'America Latina;
con lei è venuto Sebastian Carrera,
amico molto coinvolto in un progetto
di teatro in ambiente carcerario
“Salvatablas” ho portato un dvd da
presentare eventualmente.
Il programma dell'incontro:
Meditazione e preghiera del mattino,
vari lavori, poi incontri sui grandi
temi legati alla missione dell'Arca
Maurilio è un traduttore
formidabile!! I pomeriggi sono
dedicati a vari laboratori : teatro,
“land art” (arte minimale con
elementi della foresta), massaggio
“Shiatsu”, danza, canto,
presentazione dei vari paesi e
progetti.
Il bilancio di conclusione
dell'incontro è stato per me un
momento di grande emozione.
Infatti, gli amici vogliono fare vivere
l'Arca, i valori, i progetti e le realtà
44
che la attraversano, nel tempo, sulla
loro terra brasiliana. Ho avuto
l'impressione di assistere alla nascita
simbolica della Comunità dell'Arca in
Brasile. Molte decisioni, modeste
ma reali, sono state prese per
condividere con Maurilio e Esther la
responsabilità di questa Speranza.
Il 18 febbraio siamo di ritorno Sao
Paulo, dove brindiamo con succhi
squisiti di frutta fresca tropicale alle
promettenti gioiose giornate passate
insieme.
Seguono poi fino al 25 febbraio
giornate intense di incontri in
scuole, ecovillaggi, gruppi di teatro,
università…
….
molte le persone interessate, le
discussioni e i contatti. Troppo lungo
sarebbe riportare dettagli di tutti gli
incontri, ma si profilano piste a
corto e medio termine da seguire,
con persone che hanno manifestato
il loro desiderio e interesse a
rimanere in contatto con i Teixeira, i
quali diventano così,
automaticamente, coordinatori…!
… Se qualcuno di voi conosce
persone in Brasile che potrebbero
essere eventualmente interessate
all'Arca, vogliate trasmettere loro i
dati di Esther e Maurilio :
[email protected]
o [email protected]
Che questi germi di Nonviolenza
possano crescere in Pace interiore,
Forza di convinzione e Gioia
contagiosa, come la splendida
vegetazione di questo paese !
Michèle Le Boeuf
ARCA NEL MONDO
GANDHI INTERNATIONAL
“Verso Un'Economia Nonviolenta “
Convegno a Bhopal, 30 gennaio-3 feb. 2010
(Gandhi Int. News-letter n. 2, giugno 2010 trad. a
cura di laura lanza)
Nel gennaio 2008 il Congresso
Internazionale di Wardha riunisce
150 persone venute da tutti i
continenti attorno al messaggio di
Gandhi e delle sue proposte per la
trasformazione delle nostre società
mediante la nonviolenza. Poco
tempo prima, ottobre 2007, la
marcia di Janadesh era stata
un'eccezionale esperienza di lotta
nonviolenta nella quale 25000
contadini senza terra avevano
affrontato con determinazione il
potere centrale per rivendicare i loro
diritti essenziali
Seguono iniziative importanti di
Gandhi International in Francia e in
europa( aprile e ottobre 2008, ott.
2009): Con Rajagopal incontri per
far conoscere l'iniziativa della marcia
del 2012 ( Ekta Parishad) e stimolare
se possibile una mondializazione di
questa marcia. Incontri con molte
personalità, movimenti, associazioni.
Progetti di marce in Europa in vista
del 2012.
Gennaio 2009, due mesi e mezzo di
incontri in America Latina e Canada
organizzati da Gandhi International
con il sostegno di SERPAJ (Giustizia e
Pace) e Adolfo Perez Esquivel.
Scoperta di numerose terribili realtà
di esclusione e accaparramento delle
risorse ma anche molti movimenti in
difesa dei diritti, spesso con i popoli
indigeni.
Confortati dalla presenza di tante
esperienze di società e comunità che
tentano una economia nonviolenta,
decidiamo di organizzare un
convegno a Bhopal, per la fine del
mese di gennaio 2010, il cui tema sia
proprio “Verso un'economia
nonviolenta”.
Nel frattempo, estate 2009,
visitiamo lo Sri Lanka dove migliaia
di villaggi tentano di andare verso l'
autonomia grazie a Sarvodaya, il
magnifico movimento gandhiano
d'Ariyaratne. E' davvero
impressionante la forza della
nonviolenza e la volontà di
un'economia alternativa che vi si
incontrano.
La marcia Jansstyagraha del 2012 è,
di tutta evidenza, un'opportunità
storica da cogliere in ragione della
gravità della situazione mondiale.
Molte sono le iniziative da prendere
con audacia e determinazione in
Africa, nelle Americhe e in Europa,
assieme ai nostri amici di Ekta
Europa, Peuples solidaires, Frères
des hommes e tante altre.
Il Convegno “Verso un'Economia
Nonviolenta”, organizzato da Gandhi
International e Ekta Parishad, si è
tenuto a Bhopal alla fine di gennaio.
Al termine di questo evento,
l'insieme dei partecipanti provenienti
da 20 paesi ha adottato una mozione
comune che qui di seguito
riportiamo:
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“Premessa
Mentre la metà degli abitanti del
nostro mondo sono agricoltori, i tre
quarti di questi sono nei paesi del
Sud del mondo, e lavorano ancora
solamente a mano, proteggendo
l'ambiente e non contribuendo al
riscaldamento climatico. Molti non
hanno titoli di proprietà e i loro
diritti sono minacciati da progetti
fatti da stati o da imprese minerarie,
imprese di agricoltura intensiva, di
taglio delle foreste, turistiche ecc…
Eppure, quando progetti di questo
genere possono produrre effetti
negativi, esiste secondo la legge, un
principio di consenso libero,
preliminare e informato, delle
comunità locali e dei popoli indigeni,
riconosciuto da vari testi dell'ONU,
dall'Organizzazione Internazionale
del Lavoro (Convenzione 169)1 e
dall'art. 22 della dichiarazione di
Rio, adottata nel giugno 1991.
Inoltre, i mercati del Sud sono invasi
da derrate agricole del Nord,
prodotte con enormi mezzi
meccanici e sovvenzionate dai poteri
pubblici. Così, l'agricoltura per uso
alimentare e la produzione
artigianale locali vengono rovinate
da questa concorrenza e eliminate
dal sistema economico.
Anche nei paesi occidentali del
resto, l'accesso alla terra è divenuto
molto problematico per i contadini “
Impegni
“Abbiamo una fede profonda nella
forza dei più poveri e vogliamo
riconoscere i popoli nella loro
dignità, il loro savoir-faire e la loro
cultura.
Ci impegniamo per ottenere che ogni
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persona abbia accesso alle risorse
naturali (terra, acqua, foreste, semi,
minerali, ecc…) in vista di un nuovo
tipo di sviluppo armonioso,
rispettoso dell'uomo e della natura.
Chiediamo che nel diritto
internazionale, il diritto di sovranità
alimentare venga riconosciuto come
superiore ai diritti del commercio “
Azione
Le azioni politiche che proponiamo
sono fondate su realizzazioni
concrete che sono le premesse di
un'economia e di una società
nonviolente.
Una marcia chiamata Jansatyagraha
(“marcia nonviolenta del popolo”) di
100.000 persone verrà organizzata
nel 2012 da parte di Ekta Parishad in
India, allo scopo di fare rispettare
questi diritti.
Il punto centrale di questa
mobilizzazione sarà fra il 2 ottobre
(Giornata Internazionale della
nonviolenza) e il 17 ottobre 2012
(giornata Internazionale del rifiuto
della miseria).
Questa marcia vuole evidenziare e
ottenere impegni relativamente a
poste in gioco vitali su scala
mondiale : l'accesso alle risorse
naturali, la sovranità alimentare, la
sorte dei più bisognosi all'interno
delle nostre società, il ruolo delle
donne, ma anche la democrazia
partecipativa, il ruolo delle società
multinazionali, il sistema economico
internazionale, il modello di
sviluppo.
E' per questo che vogliamo sostenere
questa marcia indiana e affermare il
diritto d'accesso alle risorse naturali
ARCA NEL MONDO
e alla sovranità alimentare,
proponendo, nel 2012, su vari
continenti, delle azioni nonviolente
simultanee e concertate (marce, sitin, catene umane, ore di silenzio,
manifestazioni sportive, ecc…)
Gli uomini non hanno solo dei diritti
ma anche delle responsabilità, come
definite, per esempio, nella Carta
delle responsabilità umane.
Faciamo appello alla responsabilità
di tutte le persone e di tutti i gruppi
sociali di giustizia del mondo perché
questa mobilizzazione abbia il più
grande impatto possibile.
Bhopal, 3 febbraio 2010
I delegati di : Algeria, Inghilterra,
Bangladesh, Birmania, Brasile,
Canada, Finlandia, Francia, India,
Giappone, Malesia, Marocco,
Messico, Nepal, Paraguay, Senegal,
Sudan, Sri Lankja, Svizzera,
Tailandia.
"E ingiusto quel sistema economico che ignora o disprezza i valori morali. Il
fatto di estendere la legge della nonviolenza al campo dell'economia non
significa altro che il tener conto dei valori morali nel fissare le regole del
commercio internazionale " Gandhi
Attualizzazione degli Obiettivi di Gandhi International 12
maggio 2010
Durante l'ultima Assemblea Generale Ordinaria del 12 maggio scorso, a
seguito anche di contatti avuti a Parigi, l'associazione Gandhi International ha
fissato un certo numero di nuovi orientamenti.
Qui di seguito i punti essenziali:
Gandhi Int. ha considerato che non gli appartiene iniziare o coordinare marce
o azioni nonviolente su vari continenti relativamente all'obiettivo dell'
ottobre 2012 marcia di 100.000 poveri in India e che non possiede i mezzi
umani, materiali, e finanziari per farlo.
La nostra missione è dare ampia informazioni su ciò che è stato fatto in India
nel 2008, su ciò che si sta preparando per il 2012 e creare legami per
permettere alle organizzazioni locali di promuovere le azioni che
giudicheranno opportune a tal riguardo.
E' stato dunque deciso di concentrare per ora le nostre forze in Francia e
Europa, continuando ad interpellare persone della società civile, rafforzare
le reti di contatti grazie al sito internet e alle news-letters, e favorire e
rafforzare i legami e i collegamenti tra i diversi attori implicati.
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