L`abitato di età del Bronzo di Monterenzio Vecchio
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L`abitato di età del Bronzo di Monterenzio Vecchio
L’abitato di età del Bronzo di Monterenzio Vecchio. Analisi tipologica delle forme chiuse e prima analisi dei materiali in giacitura secondaria. Il sito di Monterenzio Vecchio si trova nel Comune di Monterenzio, provincia di Bologna, nella regione Emilia Romagna. L’altura si erge sul versante destro della valle dell’Idice e si colloca fra questo torrente e il Sillaro, quasi di fronte al Monte delle Formiche, raggiungendo i 578 m di altezza. Alla sommità, dopo uno scosceso crinale, vi è un pianoro abbastanza vasto, su cui sorge la vecchia chiesa e da cui si domina il corso dell'Idice. Su questo pianoro, i lavori per la rimozione del vecchio cimitero parrocchiale ad opera del Comune di Monterenzio (1975) attuarono un ampio splateamento, che mise in luce un ricco complesso di vasellame d’impasto in frammenti e di terreno antropizzato. Una parte di tali materiali fu raccolta grazie all’interessamento di alcuni addetti ai lavori, depositata al Museo Archeologico comunale e pubblicata da Gabriella Morico nel 19901. Si tratta per lo più di vasellame ceramico, in impasto di differente consistenza e depurazione, che rivela un inquadramento del sito all’interno della facies subappenninica (BR), con alcuni elementi appenninici ed altri che sembrano far ipotizzare una possibile fase di transizione fra Bronzo Recente e Bronzo Finale. Essendo ritenuta di alto interesse archeologico, la zona fu oggetto di periodiche ricognizioni da parte dell’équipe che, dal 1978, aveva iniziato gli scavi sul vicino Monte Bibele. L’esplorazione del sepolcreto posto sul fianco sud-occidentale dell’altura di Monterenzio Vecchio è iniziata nel 1988, ma ha preso il via con una serie di scavi a scadenza annuale nel 1999, diretti dal Dipartimento di Archeologia dell’Università di Bologna (Professor Daniele Vitali), in collaborazione con l’École Française de Rome e con l’UMR 8564 (ENS) del CNRS(Parigi) e col sostegno dei Comuni di Monterenzio e di Loiano. All’interno del sepolcreto, intorno e nel riempimento delle tombe sono stati raccolti materiali di Età del bronzo per un quantitativo di 17 casse (per lo più frammenti ceramici, ma anche litica e resti faunistici; scarsissimi sono i reperti metallici), conservate nel Museo Archeologico Luigi Fantini di Monterenzio. L’area della vecchia chiesa parrocchiale è stata poi indagata in maniera più approfondita negli anni 2004 e 20052 con due campagne di scavo che hanno portato in luce i resti di un abitato dell’età del bronzo. In questa sede viene si propone una prima analisi tipologica, basata sul materiale ceramico messo in luce dagli scavi sopra detti, nel settore “cima” del sito di Monterenzio Vecchio e conservato nel Museo Archeologico Luigi Fantini di Monterenzio e sui materiali in giacitura secondaria, recuperati nella vicina necropoli etrusco – gallica, allo scopo di rivedere la posizione del sito di Monterenzio Vecchio sia nel contesto locale della valle dell’Idice, sia nel quadro cronologico e culturale dell’età del bronzo nell’area emiliano – romagnola. Dopo le operazioni preliminari di lavaggio, ricerca degli attacchi e conteggio dei pezzi, si è deciso, data la grande frammentarietà dei reperti, di selezionare gli esemplari più significativi e su di essi creare una griglia tipologica, che constasse di una gamma di definizioni il più ristretta possibile, onde facilitare il lavoro di classificazione. Per crearla si sono considerati i seguenti criteri: - caratteri formali : la forma complessiva del vaso (nei pochi casi in cui essa è riscontrabile), il profilo e lo sviluppo dell’orlo, la presenza di elementi di presa idonei o meno all’impugnatura; 1 MORICO 1990 , L’età del bronzo in Monterenzio e la Valle dell’Idice, archeologia e storia del territorio, catalogo della mostra, Monterenzio 2 I risultati delle due campagne di scavo sono stati oggetto di tesi di laurea discussa nell’a.a. 2004/2005 dalla dott.ssa Vanessa Poli. - rapporti metrici : il diametro massimo all’imboccatura è stato, in alcuni casi, scelto per distinguere categorie ceramiche simili. Caratteristiche tecnologiche : il trattamento delle superfici; il tipo d’impasto. Per ragioni pratiche, lo studio tipologico è stato diviso fra forme aperte3e forme chiuse. Di queste ultime vengono in questa sede presentate le diverse categorie vascolari, nella cui descrizione, quando possibile , sarà fatto riferimento alle fondamentali ipotetiche funzioni pratiche che ne giustificano la definizione (trasportare, conservare, cuocere, manipolare,attingere, versare, bere, mangiare,…). Si è inoltre cercato di proporre le informazioni che il materiale ceramico studiato può darci riguardo alle varie fasi della sua produzione, sulla base di una prima analisi delle tracce macroscopiche rilevabili dai frammenti, in modo da dare almeno un’idea di come potessero venire realizzati i recipienti. I nuovi materiali, scavati negli anni 2004 – 2005, confermano e arricchiscono il quadro cronologico – culturale, già delineato nel 1990, che definiva il sito di Monterenzio Vecchio come un complesso omogeneo di facies subappenninica4 (BR)5, riscontrabile anche nel vicino sito di Monte Bibele. Esso s’inserisce nella realtà coeva della valle dell’Idice, mostrando numerosi confronti con il sito di Belfiore della Val di Zena. Il fatto che non sembrano esserci riscontri con Castel de’ Britti e con la Grotta del Farneto è probabilmente dovuto alla mancanza di recenti e complete pubblicazioni di questi siti : in quelle esistenti le categorie ceramiche qui analizzate non compaiono in quanto ritenute non significative. Molte analogie esistono con gli altri siti del Bolognese, sia dell’Appennino (soprattutto con Rocca di Roffeno) che di pianura (S.Giovanni in Persiceto, Borgo Panigale, Castenaso,Villa Cassarini, Gallo di Castel S. Pietro). Spostandoci verso l’area terramaricola i confronti diminuiscono o, comunque, riguardano fogge comuni e quindi non particolarmente significative dal punto di vista culturale. La ceramica di Monterenzio Vecchio, infatti, non sembra presentare alcuno degli elementi tipici della cultura terramaricola. Molti sono i confronti con siti dell’Imolese, come Monte Battaglia, Monte Castellaccio e S. Giuliano di Toscanella; numerosissimi i riscontri con i siti romagnoli di BM e BR, soprattutto nel Forlivese, in particolare con il sito di S. Maria in Castello (II insediamento). Le strette somiglianze con le produzioni della Toscana settentrionale, in particolare col sito del Riparo dell’Ambra (Lucca), non fanno che confermare l’inserimento di questo sito nell’area culturale subappenninica tosco-emiliana e romagnolo-marchigiana, piuttosto che in quella terramaricola dell’Emilia centro-occidentale. Lungi dal delineare un inquadramento preciso ed esaustivo del sito di Monterenzio Vecchio e del suo materiale, questo lavoro è volto ad essere solo la prima tappa di un’indagine che, si spera, verrà arricchita e allargata con nuovi scavi e con una più accurata e completa analisi di tutto il materiale in giacitura secondaria. L’interesse archeologico del sito è dato principalmente dal fatto che esso risulta uno dei pochi insediamenti dell’età del bronzo in area appenninica, da cui si può ottenere una stratigrafia, essendosi conservato il deposito archeologico in situ, con la quale è possibile confrontare anche le ingenti quantità di materiale in giacitura secondaria raccolti negli anni passati. 3 La tipologia delle forme aperte è oggetto di tesi di laurea da discutere nell’a.a. 2004/2005 da Vanessa Poli. La definizione in senso archeologico e culturale di questa facies è stata data negli anni ’50 dal Peroni (PERONI 1959). Negli studi degli ultimi anni l’uso del termine è stato meno frequente e utilizzato solo per definire alcuni aspetti di una particolare produzione ceramica vascolare4, che si manifesta soprattutto in Italia centro meridionale, in un lasso di tempo compreso fra il XIII e gli inizi del XII secolo a.C. 5 MORICO 1990, p. 63 4