perchè cercate tra i morti colui che è vivo
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perchè cercate tra i morti colui che è vivo
PERCHÉ CERCATE TRA I MORTI COLUI CHE È VIVO? NON È QUI, È RISUSCITATO (Lc 24,5) Sono le parole dell’angelo alle donne che vanno al sepolcro. Queste donne vanno nella tomba di Cristo, perché lo amavano, per compiere quell’ultimo gesto di amore e pietà verso un corpo morto, una storia che sembrava finita, cospargendolo di unguenti. Ma quella di Gesù non è una storia che termina nel sepolcro, nel silenzio della morte. Non è una storia finita. “Perché cercate tra i morti colui che è vivo?”, lo dice l’angelo della Pasqua agli uomini e alle donne di oggi. Ce lo chiediamo, oggi, anche noi. Perché questo Gesù noi lo cerchiamo, vorremmo vederlo, incontrarlo, sentirlo vicino… eppure lui sembra a volte tanto distante. L’angelo ce lo ricorda: non cercate il Signore nei luoghi della morte, dove lui non c’è. Non è qui! Non può essere nei cuori morti di chi si sente arrivato, di chi è chiuso in se stesso ed è come un sepolcro con la pietra sopra che impedisce alla luce e all’aria di entrare. Non è qui! Non può essere in quelle logiche di sopraffazione e interesse che portano morte ai più deboli. Perché noi uomini ci ostiniamo a cercarlo dove lui non c’è, in luoghi e situazioni che puzzano di morte, che marciscono il corpo e il cuore? Perché a volte vogliamo tenere chiuso il sepolcro, rimettiamo noi la pietra dove Dio stesso l’ha tolta? Lui è nei luoghi della vita, dove si nasce e si cresce, dove si lotta per qualcosa di grande. Lui è nei cuori vivi delle persone che sognano un mondo nuovo, diverso, giusto. Lui è in chi sta ancora soffrendo, ma nel proprio cuore crede che la notte non è per sempre, che presto un’alba nuova sorgerà. È sarà il giorno della vita, della giustizia e della pace. “È risuscitato”: anche noi lo gridiamo al mondo come l’angelo lo ha annunciato alle donne. Per noi cristiani questa non è una favola, una storia che addolcisce i cuori. È una verità della storia, della nostra storia e di quella dell’umanità. I segni di questa risurrezione noi siamo chiamati a trovarli e a testimoniarli. Così di fronte ad ogni croce, ad ogni violenza, ingiustizia noi annunciamo la vita, quella che viene da Dio e che gli uomini non sanno dare. Negli occhi dei crocifissi vediamo il grido che invoca risurrezione, la disperazione che ci chiama alle nostre responsabilità, e che ci chiede di non continuare a crocifiggere noi coloro che sono creati da Dio per la risurrezione e la vita. C’è un lungo venerdì santo che si sta consumando ancora nella storia. Prolungato nel tempo e incarnato nelle persone. C’è una croce piantata nel cuore di tanti esseri che sanguina per l’ingiustizia e l’abuso di gente che si è creata una risurrezione falsa a danno dei fratelli. Di fronte a queste croci non possiamo passare oltre indifferenti, non possiamo più volgere lo sguardo altrove. Di fronte a queste croci noi ci inginocchiamo come davanti a quella Croce, e facciamo silenzio e contempliamo il Crocifisso e i crocifissi. Ci sono oggi persone che continuano ad inchiodare altre persone a pesanti croci. Penso alle prostitute che di notte incontriamo lungo le strade che non hanno altra possibilità di vita che questa, ai senza fissa dimora, agli alcolizzati ed ex carcerati che nessuno vuole perché considerati gente che non vale, inchiodati ad una realtà da cui non possono scappare,… e poi penso a Colui che è morto come un brigante sulla croce, fuori da Gerusalemme, deriso e umiliato. Questa croce continua nelle croci di oggi. Il Cristo Risorto chiama alla risurrezione tutti i cristi della storia. E noi mentre in Chiesa cantiamo alleluia il Signore è risorto, fuori di Chiesa dovremmo lottare per schiodare i nuovi cristi dalle nuovi croci, per far si che la Risurrezione di Gesù diventi la storia di oggi. Non è qui, è risuscitato! Ho pensato in questi giorni: se capitasse che non ci fossero più i senza fissa dimora fermi nelle stazioni, non ci fossero più ragazze africane o latinoamericane costrette a prostituirsi, o gente che vive dell’ingiustizia dei potenti, sarebbe davvero Pasqua! Per tutti, non solo per i ricchi. E se qualcuno passasse negli ospedali o nelle case di lunga degenza accanto a tanti cristi sofferenti e trovasse noi a dire semplicemente: non è qui, perché questo nostro fratello, questa nostra sorella sono risorti, allora saremmo anche noi angeli della Pasqua. Il cero pasquale, simbolo di Cristo risorto, viene acceso fuori della Chiesa, perché è lì che Cristo deve risorgere, lungo le strade, nelle piazze… ed è lì che deve manifestarsi la risurrezione per tutti gli oppressi e gli esclusi della storia. Questo mistero se non rivive in noi cristiani, nei nostri gesti e nelle parole che diciamo, rischia di essere rimesso dentro al sepolcro a tacere perché scomodo. Ma la Risurrezione è per tutti, non solo per i buoni o per chi se l’è creata a propria misura. La Risurrezione penetra la storia, la cambia, la pulisce, la rinnova anche attraverso le nostre scelte di vita. Se i nostri incontri generano vita e speranza, desiderio di farcela di fronte alle croci, saremo anche noi come quest’angelo. Allora buona Pasqua a tutti. Buona Pasqua a chi si sente morto dentro, a chi è nelle lacrime, a chi non ha più lacrime, a chi vorrebbe risorgere, ma sente che da solo non ci riesce . Buona Pasqua a chi nella storia sta cercando di togliere i massi che tengono chiusi i sepolcri dell’ipocrisia, dell’egoismo, del rancore. Buona Pasqua a quella donna di Santo Domingo, da mesi sulla strada, che ha voluto celebrare proprio lì nel “luogo del lavoro” il sacramento della confessione. Buona Pasqua ai malati terminali, a coloro che soffrono e sono disperati, a tutti quelli che sono costretti su una carrozzina l’intera vita. Buona Pasqua a tutti coloro che ancora oggi continuano ostinatamente, ogni giorno, a crocifiggere Cristo nella storia, a piantare quei chiodi nel corpo di tanti fratelli e sorelle. Buona Pasqua a tutti gli oppressi, perché è per voi che Gesù risorge. d. Luca