pagina 3 - Corriere della Sera

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pagina 3 - Corriere della Sera
Domenica 29 agosto 2004
3
CORRIERE CINEMA
Le pellicole in concorso
HARYU INSAENG
di Im Kwon-taek
Corea - 105 minuti
con Cho Seung-woo, Kim
Min-sun, Yoo Ha-joon
Già presente alla Mostra nell’88 con «Adada», Im racconta la vita di un gangster nella
Corea del Sud degli anni Sessanta, attraversata dalle rivolte ai regimi autoritari
SHIJIE
di Jia Zhangke
Cina-Giappone - 140 minuti
con Zhao Tao, Chen
Taisheng
Dalla provincia rurale a Pechino, gioie e dolori della vita di
alcuni giovani che lavorano
nel favoloso World Park, dove
è possibile ammirare i monumenti del mondo
VERA DRAKE
di Mike Leigh
Gran Bretagna - 125 minuti
con Imelda Staunton, Phil Davis, Peter Wight
La storia della proletaria Vera
Drake, abortista nell'Inghilterra degli anni Cinquanta. In
netto conflitto con la morale
dell'epoca, non avrà affatto vita facile
STRAY DOGS
di Marziyeh Meshkini
Iran - 93 minuti
con Gol Ghoti, Zahed e altri
attori
Due fratellini vagabondi nell'
Afghanistan contemporaneo
che cercano il modo per essere
incarcerati e così avere un tetto. Un film che si ispira al
neorealismo italiano
HOWL’S MOVING CASTLE
di Hayao Miyazaki
Giappone - 119 minuti
animazione, voci di Chieko
Baisho, Takuya Rimura
La prima fiaba di ambientazione inglese del maestro nipponico de «La città incantata».
Una storia dell’inglese Diana
Wynne Jones, pubblicata con
successo anche in Italia
LA GARA DALL’ATTUALITÀ SCOTTANTE ALLE FAVOLE-CARTOON: PARLA IL DIRETTORE DELLA MOSTRA
Tragedia o commedia, la vita in 21 film
Giuseppina Manin
aldo, sudore, adrenalina. E una
montagna di film: 2400 arrivati
da tutto il mondo. Un record
per la Mostra di Venezia. Film
da vedere, rivedere, soppesare, scartare,
uno per uno. Fino ad arrivare ai 71 titoli
spalmati nelle varie sezioni del festival e
ai 21 eletti della gara. Scelte difficili,
Marco Müller. E la chiamano estate...
«Chiamiamola pure,
le mie vacanze preferite sono sempre al cinema. Non c’è luogo migliore per divertirsi,
sognare, pensare. Aggiungi che si sta anche al fresco... Cosa chiedere di più
all’estate?». Certo, aggiunge il cinquantunenne neo-direttore della Mostra veneziana, quel piacere della grande bouffe cinefila stavolta è condito da una manciata di
peperoncino in più: «La scommessa di
dover organizzare in sei mesi una rassegna prestigiosa come questa, il sapere
che tutti gli occhi saranno puntati su di
te... Sì, la tensione non è mancata» confessa, consapevole che il peggio deve
ancora venire, che i primi undici giorni
di settembre per lui saranno come vivere
in una centrale elettrica.
C
Prima di non finire mai, gli esami devo-
no ancora cominciare. L’intento di Müller è di riuscire a quadrare il cerchio:
«Una Mostra per chi fa i film, ma anche
per chi li va a vedere». I 21 in corsa per
il Leone, per una ragione o per l’altra,
cercano di tener fede a questa doppia
esigenza. Da direttore, ovviamente, lui
non dà giudizi, ma qualche indicazione
sulle ragioni dell’appeal dei singoli titoli,
sì. Giocando in casa, partiamo dall’Italia.
Primo in ordine alfabetico, Amelio. «La
sorpresa de Le chiavi di casa sarà il
rendersi conto che la fiction scaturita dal
reale è mille volte più appassionante di
quella costruita a tavolino. A conferma
che, se la si sa raccontare, niente egua-
glia la forza della vita». E gli altri due
italiani? «Lavorare con lentezza farà discutere per l’invito, oggi provocatorio, di
prendere il lavoro con maggior distacco.
E poi lo sguardo di Chiesa è interessante
perchè si rivolge al
"sotto" del mondo, a
una storia "underground" poco esplorata. Quanto a Placido,
Ovunque sei è un film
eccentrico, capace di
giocare con i generi e
con i canoni narrativi
in grande libertà».
Tra i temi destinati a
suscitare vespai scotNato a Roma
tanti e dolorosi, quelli
nel 1953,
dell’eutanasia e delMarco Müller
l’aborto. «Lo spagnolo
è un critico
Amenabar riesce a race storico del
contare in Mar adencinema.
tro la scelta di un uoIdeatore
mo di uscire dalla vita
del primo
con un’intensità incangrande
descente scevra da
festival
trucchi mélo. Sull’aldi Torino,
tro fronte, l’inglese
«Ombre
Leigh denuncia in Veelettriche»
ra Drake la Gran Bre(1982), è
tagna anni ’50, bigotta
stato poi
e piccolo borghese,
responsabile
con occhio lucido, podi quello
liticamente scorretto».
di Rotterdam
Nutrita e interessante
prima di
la pattuglia francese:
dirigere il
«Claire Denis con
festival di
L’intrus promette un riLocarno, dal
torno al grande roman1991 al 2000
zo di stampo stevensoniano e conradiano
senza compiacimenti post moderni. Rois
et Reine di Desplechin è una sfida acrobatica, in bilico tra tragedia e commedia.
Farà molto ridere e molto piangere. Quanto a Ozon, in 5x2 mostra la dissoluzione
di un legame coniugale col meccanismo
perfetto di un orologio a ritroso. Scene da
CHI È
un matrimonio raccontate all’incontrario». Metà bandiera francese la alza anche l’israeliano Gitai. «Promised Land
mostra gli uomini così come sono e non
come vorremmo: l’unica, sordida, alleanza tra palestinesi e israeliani, complici
nel gestire la prostituzione nei territori».
Dall’Iran una regista che fa parte di una
grande famiglia del cinema, Marziyeh
Meshkini, moglie del celebre Moshe Makmalbaf, madre dell’ormai apprezzatissima Samira. «Con Stray Dogs ci parla
dell’Afghanistan per parlare in realtà del
suo Paese. Una straziante storia di bambini perduti, di vagabondaggi fuori dai
grandi centri urbani». Quella del viaggio
o meglio del girovagare senza mete è
tentazione sempre più diffusa sullo schermo. «La ritroviamo in Delivery, dove il
greco Panayotopoulos ci fa conoscere
l’Atene dei quartieri bassi, dei poveri e
degli emarginati, attravero lo sguardo di
un ragazzo addetto alla consegna delle
pizze a domicilio. La ritroviamo con Wenders in Land of Plenty, dove un altro
giovane uomo, ossessionato dal terrorismo come tutta l’America dopo l’11 settembre, gira per Los Angeles in caccia di
"sospetti"».
Dall’America indipendente, due storie di
Cuori solitari, cuori malati, cuori medi-
cati. Dalla Russia con amore arriva una
love story al telefono. «Ma Svetlana Proskurina, regista Udalionnyj dostup, non a
caso è allieva di un grande talento come
Sokurov e "nipotina" elettiva di Tarkovskij. Con tali maestri gli sguardi dicono
più delle parole». Inatteso l’amore tradito di Mira Nair. «La regista indiana già
Leone d’oro per Monsoon Wedding stavolta parte da un classico della letteratura
inglese come Vanity Fair e finisce dalle
parti di un musical di Bollywood». Quanto a Tout un hiver sans feu di Greg
Zglinski, unica opera prima in gara, Müller lo definisce «l’odissea di un’anima
spezzata in due che alla fine torna a
vivere». Sguardo finale sull’Oriente. Per
Müller, sinologo e studioso di quel cinema, un invito a nozze. «In Haryu insaeng, il coreano Im Kwon-taek attinge al
Brecht de L’irresistibile ascesa di Arturo
Ui per raccontare gli ultimi 30 anni di
storia del suo Paese, Cafè Lumière di
Hou Hsiao-hsien è un remake 2004 di
Ozu, un tuffo nelle radici del cinema
giapponese. Shije di Jia Zhangke continua la parabola della nouvelle vague cinese mostrando le contraddizioni della
nuova Cina. Infine Miyazaki, il nuovo
Disney nipponico. Howl’s Moving Castle,
unico film d’animazione in gara, una favola morale di streghe e maghi per parlarci di guerra e di pace».
Viaggio nel mondo dei
corrotti. Le avventure
di Denzel Washington,
ex agente Cia. Lo
Cascio sulle tracce di
un serial killer. E molti
legami fuori dal comune
EVENTI POPOLARI APPUNTAMENTI FRA THRILLER E LEGGENDE
Prima di tutto lo spettacolo
Il cinema di mezzanotte
ora rivuole il tifo da stadio
AMBIGUITÀ Colin Farrell (a sinistra) e Dallas Roberts, tra i protagonisti,
con Sissy Spacek, di «A Home at the End of the World» di Michael Mayer
Benedetta de Micheli
n tifo da stadio: è quello che gli
organizzatori della mostra vorrebbero per la sezione «Venezia Mezzanotte», rivalutata quest’anno
da lungometraggi di particolare valore.
Un tifo da stadio come ai tempi di
Carlo Lizzani (il regista diresse la sezione «Mezzogiorno Mezzanotte» dal
1979 al 1982), quando il pubblico
riempiva le sale per godersi I ragazzi
dello zoo di Berlino di Uli Edel, Blow
Out di Brian De Palma, o Poltergeist di
Tobe Hooper. L’importanza dei film in
programma è una scelta determinata
da un obiettivo preciso: «Abbiamo rivalutato in modo sostanziale questa sezione — spiega Davide Croff, presidente
della Biennale — perché il Festival
deve vivere a tutte le ore e perché in
questo modo attiriamo i giovani, i più
U
follia. Ordinaria e straordinaria. In Palindromes una bambina di 12 anni è decisa
a diventare madre a tutti i costi, in Birth
Nicole Kidman, bella e ricca vedova,
viene perseguitata da un ragazzino che
sostiene (furbacchione) di essere la reincarnazione del marito. «Nel primo Solondz, già autore dello spietato Happiness, fa
sberleffi ai nostri pregiudizi più nascosti
con un racconto morale non scevro di
divertissement, nel secondo Glazer ci disorienta e ci spaventa con un Rosemary’s
Baby senza il lato soprannaturale».
VANITY FAIR
di Mira Nair
Usa - 140 minuti
con Reese Witherspoon, Romola Garai, Eileen Atkins
Amori, guerre, tradimenti nella società inglese del primo
Ottocento. La regista indiana
vincitrice a Venezia con «Monsoon Wedding» porta sul set il
romanzo di Thackeray
LA RASSEGNA
CAFÉ LUMIÈRE
di Hou Hsiao-hsien
Giappone - 104 minuti
con Yo Hitoto, Tadanobu Asano
Primo film in terra straniera
dal regista cinese di «Millennium Mambo» e «Città dolente». Un omaggio al cinema di
Ozu nel racconto di un’amicizia ambientata in Giappone
disponibili a fare le ore piccole, purché ci siano bei film da vedere. "Venezia Mezzanotte" è il frutto di una volontà complessiva di rilancio e di ricerca,
anche della spettacolarità. In questa
ottica il culmine lo toccheremo, sia
pure fuori dal contesto di Venezia Mezzanotte, il 10 settembre con la proiezione del film di animazione "Shark Tale"
nella cornice di piazza San Marco».
Dieci le opere in programma a «Venezia Mezzanotte», compreso un evento
speciale dedicato ai cento anni della
Titanus. Orario, contenuto e protagonisti delle pellicole (non mancano attori
noti come Sissy Spacek, Luigi Lo Cascio, Denzel Washington, Mickey Rourke, Christopher Walken) favoriranno,
in effetti, l’afflusso del pubblico più
giovane. Marco Müller, direttore del
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Festival, si augura che si ritorni davvero allo spirito degli Anni ’80: «Allora
— precisa — la mostra esaltava le
capacità del cinema di far stare insieme la gente».
S’inizia con Volevo solo dormirle addosso, di Eugenio Cappuccio, il film che
apre la rassegna delle opere italiane: è
il racconto di una decisione sofferta,
quella di Marco, manager milanese, al
quale viene affidato il compito di tagliare il personale. Cappuccio in passato è
stato anche assistente alla regia di Fellini.
Con Perder es cuestiòn de método del
colombiano Sergio Cabrera (studi in
Cina, appoggiando la rivoluzione) si
viaggia invece nei labirinti della corruzione attraverso le imprese del protagonista, un reporter sulle tracce di un
killer. Ma le vicende del giornalista
fanno riflettere come la complicata amicizia tra Bobby, Jonathan e Claire narrata dall’americano Michael Mayer (ex
regista di teatro a Broadway) nel suo A
Home at the End of the World. E ancora si discute dopo aver visto la pellicola dell’indiano Mani Ratnam (20 film
alle spalle), Yuva, sulla vita di un leader studentesco e dell’amico yuppie
che lo seguirà nelle battaglie politiche.
Una storia vera.
Per i thriller si può scegliere tra quello
classico di Tony Scott (regista anche di
Top Gun e Spy Game, fratello di Ridley), Man in Fire, con Denzel Washington nei panni di un ex agente della
Cia incaricato di proteggere una bambina e il thriller-horror Occhi di Cristallo
dell’italiano Eros Puglielli dove un
ispettore si trova a inseguire un serial
killer. Ma c’è anche un «thriller sull’amore», come lo ha definito il suo
stesso regista, l’inglese Roger Michell
(Notting Hill): s’intitola Enduring Love
ed è la storia della passione di una
sessantenne per il giovane compagno
della figlia. L’unico film malese è il
lungometraggio d’esordio di Saw Teong
Hin La principessa del monte Ledang,
rilettura in chiave cinematografica della più popolare leggenda malese. Infine, Three... Extremes, dei registi Park
Chan-wook (coreano), Miike Takashi
(giapponese) e Fruit Chan (Hong
Kong). I titoli delle loro storie: Cut,
Box e Dumplings.
Chiude la rassegna Il demonio (1963)
di Brunello Rondi, omaggio al centenario della Titanus.
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Sezioni e giurie
Venezia 61
La giuria è composta
dai registi John
Boorman (Gran
Bretagna, presidente),
Wolfgang Becker
(Germania), Mimmo
Calopresti (Italia),
Spike Lee (Usa),
Dušan Makavejev
(Serbia Montenegro),
dalle attrici Scarlett
Johansson (Usa) e
Helen Mirren (Gran
Bretagna), dal
montatore Pietro
Scalia (Italia) e dalla
produttrice Xu Feng
(Cina).
Orizzonti
Dedicata alle nuove
tendenze, con
lungometraggi in 35
mm in anteprima
mondiale. La giuria è
presieduta dal regista
messicano Alfonso
Cuarón affiancato dal
regista francese
Nicolas Philibert e
dalla regista italiana
Fiorella Infascelli.
Cinema
Digitale
Si rivolge alle nuove
forme espressive
legate alle tecnologie.
In giuria: il regista
britannico Mike Figgis
(presidente), il
produttore giapponese
Shozo Ichiyama e la
regista francese Claire
Simon.
Corto
Cortissimo
Cortometraggi in 35
mm la cui durata non
deve superare i 30
minuti. In giuria 3 o 5
personalità del cinema
e della cultura.
Settimana
della critica
La rassegna ospita
sette opere prime.
Film selezionati da
una commissione
nominata dal
Sindacato Critici
Cinematografici Italiani
Premio Luigi
De Laurentis
Il premio «Leone del
futuro - Luigi De
Laurentis» è dedicato
alla scoperta dei
giovani autori. Il
riconoscimento è
aperto a tutte le
opere prime di
lungometraggio
presenti nelle diverse
sezioni della Mostra.
Sarà assegnato da
una giuria composta
da 3 o 5 personalità
del cinema e della
cultura di diversi
Paesi, tra i quali un
produttore.
In redazione:
Benedetta de Micheli
Maurizio Di Gregorio
Anna Masucci (inviato)
Manuela Pelati
Marco Vinelli
Ha collaborato:
Fabio Cutri