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Giuseppe Lissa Giuseppe Lissa è Professore Ordinario di Filosofia Morale presso l’Università Federico II di Napoli. Allievo di Pietro Piovani, è autore di numerosi studi sul pensiero filosofico, etico e politico dell’età moderna e contemporanea. È membro di Comitati Scientifici di numerose Riviste di Filosofia, ed è Socio Nazionale dell’Accademia di Scienze, Lettere ed Arti di Napoli. Negli ultimi anni ha concentrato la sua attenzione sul pensiero ebraico e in particolare sulle questioni etico-filosofiche aperte dall’evento Sho’ah nel pensiero del XX secolo. Si occupa inoltre di problemi di bioetica ed è stato Direttore, dal 1997 al 2003, del C.I.R.B. (Centro Interuniversitario di Ricerca Bioetica). Tra i suoi scritti recenti: Anti-ontologismo e fondazione etica in Piovani (2001); Percorsi del Moderno (2002); Percorsi levinasiani (2003); Nuovi percorsi levinasiani (2007); La gioia del plurale (2007); L’eclisse del peccato originale: rischio antropologico (2009). Spiritualmente l’uomo abita sulla terra G. Lissa el mondo plasmato dalle macchine e dalla tecnica entrata nell’era del digitale, abita l’uomo. Ma l’uomo, questo “uomo interpellato”, vi abita con disagio o con soddisfazione? Il presente volume, a partire da questo tenore di questioni, si interroga principalmente sull’identità e lo statuto di siffatto “uomo interpellato”, evidenziando un preliminare spartiacque per ogni ipotesi di neo-umanesimo a venire nella irreversibilità delle acquisizioni, comunque straordinarie sia dal punto di vista concettuale che pratico-applicativo, del soggetto agente venuto fuori dalla ineludibile rivoluzione del moderno. Spiritualmente l’uomo abita sulla terra N isbn 9788874315116 € 10,00 10 Giannini Editore Tasselli 10 Isbn13: 978-88-7431-511-6 Copyright © 2011 Giannini Editore Via Cisterna dell’Olio, 6/B – 80134 – Napoli – tel 081.5513928 www.gianninispa.it; [email protected] Volume pubblicato con il contributo del Dipartimento di Filosofia “A. Aliotta” Università degli Studi di Napoli Federico II Fondo per la Ricerca Dipartimentale anno 2010 Giuseppe Lissa Spiritualmente l’uomo abita sulla terra Giannini Editore Zi-gong, dopo essersi recato nel principato di Chu, tornava verso quello di Jin. Passando a sud del fiume Han, vide un vecchio intento a lavorare il suo orto. Quell’uomo scendeva lungo un tunnel fino al pozzo, ne usciva con la giara colma d’acqua e la vuotava nei cataletti delle sue aiuole. Lavoro faticoso e di scarso risultato. Zi-gong gli disse: “Se aveste una macchina che riuscisse a irrigare Cento aiuole al giorno, non vorreste servirvene?” “Come è fatta?” chiese il giardiniere levando lo Sguardo su Zi-Gong. “È una macchina di legno cavo, pesante dietro e leggera davanti, con la quale si tira su l’acqua come si potrebbe fare con la mano, ma così velocemente che l’acqua trabocca ribollendo dal secchio: questa macchina si chiama pozzo a bilanciere”. Il giardiniere si adirò, cambiò colore e con scherno disse: “Ho imparato questo dal mio maestro: chi si serve di macchine, usa dei meccanismi e il suo spirito si meccanizza. Chi ha lo spirito meccanizzato non possiede più la purezza dell’innocenza e perde la pace dell’anima. Non ignoro i pregi di questa macchina, ma avrei vergogna a servirmene” Zhuang-zi (Chuang-tzu)1. [I]. Il giardiniere interpellato da Zi-gong si sentirebbe un estraneo assoluto nel nostro tempo. E forse non troverebbe un luogo su tutta la terra in cui fermarsi per abitare. La tecnica ha infatti coperto tutto il globo e, salvo sperduti posti, in Amazzonia, dove piccole tribù, in estinzione, vivono lontane dal mondo plasmato dalle macchine, dappertutto essa fa sentire la sua stretta. Non possiede più, dunque, l’uomo la purezza dell’innocenza ed ha perduto la pace dell’anima? Se è così, come, in fondo, ritengono in blocco i rappresentati del pensiero ecologico, i quali, se si prescinde dalle molteplici e diverse impostazioni con cui sostengono le loro posizioni, conver Citato da V. Hösle, Filosofia della crisi ecologica, ed. it. Torino 1992, p. 3. 1 8 Giuseppe Lissa gono almeno su questo punto fondamentale, non lo dà per niente a vedere. Non mi pare, infatti, che l’uomo contemporaneo si vergogni particolarmente di servirsi delle macchine che lo circondano e, al contrario, sembra piuttosto impegnato ad escogitarne di nuove per venire incontro ai suoi bisogni che si moltiplicano, rinnovandosi, incessantemente. Quel che è sicuro è che egli è febbrilmente proteso all’inseguimento della sua felicità: felicità che, ne è convinto, consiste nell’avere, e, nell’avere quanto più è possibile, piuttosto che nell’essere. Il contrario preciso di quel che riteneva dovesse valere per lui Erich Fromm. Sotto la spinta provocata da un desiderio irrefrenabile di felicità, il mondo, considerato nella sua totalità, si è messo in moto impegnandosi in una corsa che s’accelera sempre più. Quel che Ernst Jünger aveva già colto, quando nel 1914 era partito, con lo Zaratustra nello zaino, per la grande guerra europea, alla ricerca della gloria militare, e cioè che la guerra non era più scontro di uomini, nel quale un novello intrepido guerriero potesse coprirsi di gloria, ma scontro di materiali, e cioè, di macchine intelligenti, delle quali l’uomo era destinato a diventare sempre più un servo-meccanismo, si è generalizzato2. La “mobilitazione totale” di tutte le energie umane, stimolata da un’affannosa ricerca di soddisfazione e di sazietà, ha prima innescato e poi fatto dispiegare un processo di grandiosa meccanizzazione della vita, al quale hanno concorso potentemente gli strabilianti progressi della scienza e della tecnica novecentesca, fin troppo spesso facilitati se non determinati dalle rinascenti esigenze belliche prima degli Stati nazionali e poi dei continenti fin troppo spesso in conflitto fra loro. Indubbiamente non si è trattato di un processo lineare. Improvvisi e corposi mutamenti si sono più volte prodotti, e si sono determinate perfino, in certe circostanze, laceranti fratture. La discontinuità ha fatto spesso irruzione nella continuità. E un mutamento significativo è intervenuto, in modo particolare, quan2 Per Ernst Jünger si vedano Nelle tempeste d’acciaio, ed it. Parma 1990, La mobilitazione totale, in Id., Scritti politici e di guerra 1919-1933, ed. it. Pordenone, vol III, pp. 157-181 e L’operaio. Dominio e forma, ed. it. Milano 1981. Spiritualmente l’uomo abita sulla terra 9 do si è passati da un’epoca all’altra, quando cioè dall’epoca in cui si è dispiegato il primato dell’uomo della volontà di potenza, che riponeva la sua massima soddisfazione e, cioè la sua felicità, nell’esercizio della potenza e che credeva, come ad esempio vi credeva Jünger, in un’etica della gloria militare, si è passati all’epoca in cui si è affermato il primato dell’uomo pervicacemente rivolto alla conquista della sua felicità, intesa come massimo riempimento, estrema soddisfazione di tutte le sue pulsioni, “macchina desiderante” esclusivamente proiettata, come ha ipotizzato ad esempio Deleuze, verso il soddisfacimento dei desideri che, in quanto tale, la costituirebbero. La prima, infatti, era contraddistinta dal primato assoluto della politica, la seconda è caratterizzata dal dominio indiscusso e indiscutibile della economia. Nell’una e nell’altra, in ogni caso, il mondo si è trasformato in un campo in cui tutto e tutti si affrontano. Nel primo caso in giochi di guerra totale che hanno devastato essenzialmente l’Europa, nel secondo caso in una terribile lotta economica tesa fino allo spasimo che sta scuotendo l’intero pianeta e il cui esito s’annuncia in queste ultime settimane alquanto catastrofico. Ma come è accaduto per le due guerre mondiali che, conformemente all’osservazione di Jünger, hanno avuto l’andamento di due immani scontri di materiali e, cioè, di armi o di macchine belliche, così l’incessante contesa economica tra gli individui, gli Stati e i continenti e, cioè, la lotta generalizzata tra gli uomini per impossessarsi della ricchezza e garantirsi la felicità, che contraddistingue il nostro presente, si presenta anch’esso come uno scontro di materiali, e cioè di macchine intelligenti, estremamente raffinate, messe in campo dalla scienza e dalla tecnologia contemporanea che è passata dall’hardware al software. Nel mondo plasmato da queste macchine, e dalla tecnica, entrata nell’era del digitale, che le costruisce, abita l’uomo. Vi abita con disagio o con soddisfazione? La risposta a questa domanda dipende dall’identità dell’uomo interpellato. Se è un erede di quel raffinato mondo libertino che si è venuto costituendo dentro i percorsi pratico-speculativi dell’uomo europeo a partire dal XVII secolo che crede, moderatamente o 10 Giuseppe Lissa entusiasticamente, nel progresso e che si è fatto compagno di strada del processo di disincantamento del mondo che ha contraddistinto l’incedere del moderno fino ad oggi, malgrado un certo qual retrogusto di nichilismo che si accompagna a tutte le sue considerazioni di uomo autonomo, nel senso kantiano3, che egli esprime sulla vita, egli dirà che in questo mondo abita con soddisfazione. Vi abita con soddisfazione perché la tecnica, con le sue meravigliose, ingegnose, macchine ha sgombrato la sua vita da molti, se non da tutti, i terribili disagi che l’accompagnavano nelle epoche contraddistinte dalla penuria. Ambienti puliti e sani, pieni di tepore quando imperversano i freddi invernali e ricchi di frescura quando incalzano le calure estive. Macchine meravigliose che conservano i cibi più squisiti, sempre a portata di mano a prescindere dalle stagioni. Possibilità di muoversi in piena libertà grazie a automobili, ad aerei, a veicoli marini straordinari per funzionalità, rapidità, comodità. Un dominio crescente sul corpo e una riduzione altrettanto consistente del suo peso di materialità incombente sullo spirito. Una tecnica del costruire che rende l’uomo padrone dello spazio e che lo fa vivere in una dimensione che spesso è una cristallizzazione dello spirito. Insomma un’etica della felicità costruita da un pensiero che, come quello libertino da Montaigne a Nietzsche e a tanti spiriti del Novecento, è giunto a proclamare una incondizionata adesione all’affermazione di un “assoluto terrestre”, non può non considerare un tempo che le offre tante opportunità che come il tempo della piena realizzazione della sua humanitas. L’uomo libertino è l’uomo della felicità e dell’assoluto terrestre. Così come l’ha costruito la sua cultura di uomo moderno egli è anche un uomo della raffinatezza e ha un profondo rispetto per i Come osservano due acuti interpreti: “Essere autonomo in questo senso è aver una ‘volontà autolegislatrice’, come aveva indicato Kant. L’agente autonomo è la persona autodiretta, e non colui che obbedisce agli ordini di altri. Questa descrizione dell’autonomia implica l’esistenza di un autentico se stesso, un se stesso che può essere indipendente dalle influenze determinanti di altre persone o da motivi estranei” (S. Warren, L. Brandeis, The Right to Privacy, in «Harward Law Review», 4 (1980), pp. 193-220). 3 Giuseppe Lissa Giuseppe Lissa è Professore Ordinario di Filosofia Morale presso l’Università Federico II di Napoli. Allievo di Pietro Piovani, è autore di numerosi studi sul pensiero filosofico, etico e politico dell’età moderna e contemporanea. È membro di Comitati Scientifici di numerose Riviste di Filosofia, ed è Socio Nazionale dell’Accademia di Scienze, Lettere ed Arti di Napoli. Negli ultimi anni ha concentrato la sua attenzione sul pensiero ebraico e in particolare sulle questioni etico-filosofiche aperte dall’evento Sho’ah nel pensiero del XX secolo. Si occupa inoltre di problemi di bioetica ed è stato Direttore, dal 1997 al 2003, del C.I.R.B. (Centro Interuniversitario di Ricerca Bioetica). Tra i suoi scritti recenti: Anti-ontologismo e fondazione etica in Piovani (2001); Percorsi del Moderno (2002); Percorsi levinasiani (2003); Nuovi percorsi levinasiani (2007); La gioia del plurale (2007); L’eclisse del peccato originale: rischio antropologico (2009). Spiritualmente l’uomo abita sulla terra G. Lissa el mondo plasmato dalle macchine e dalla tecnica entrata nell’era del digitale, abita l’uomo. Ma l’uomo, questo “uomo interpellato”, vi abita con disagio o con soddisfazione? Il presente volume, a partire da questo tenore di questioni, si interroga principalmente sull’identità e lo statuto di siffatto “uomo interpellato”, evidenziando un preliminare spartiacque per ogni ipotesi di neo-umanesimo a venire nella irreversibilità delle acquisizioni, comunque straordinarie sia dal punto di vista concettuale che pratico-applicativo, del soggetto agente venuto fuori dalla ineludibile rivoluzione del moderno. Spiritualmente l’uomo abita sulla terra N isbn 9788874315116 € 10,00 10 Giannini Editore