La Risonanza Fabio Bonizzoni direttore Roberta Invernizzi soprano

Transcript

La Risonanza Fabio Bonizzoni direttore Roberta Invernizzi soprano
Con il patrocinio e sostegno di
Comune di Milano
Cultura
Con il contributo di
Ministero per i Beni
e le Attività Culturali
Con il patrocinio e il contributo di
Regione Lombardia
In collaborazione con
Provincia di Milano
Con il sostegno di
Fondazione CARIPLO
Settimane
14 novembre 2006
ore 20.30
Sala Verdi
del Conservatorio
La Risonanza
Fabio Bonizzoni direttore
Roberta Invernizzi soprano
Händel - Esecuzione integrale delle cantate italiane
con strumenti
In collaborazione con
I - Le Cantate per il Cardinal Pamphili (1706-1707)
– Cantata “Tra le fiamme” HWV 170
– Concerto in si bemolle maggiore per oboe e archi HWV 301
– Cantata “Figlio d’alte speranze” HWV 113
– Cantata “Da quel giorno fatal” (Delirio amoroso) HWV 99
Consiglieri di turno
Prof. Alberto Conti
Avv. Marco Janni
Con il patrocinio
e il sostegno di
Con il contributo di
Con il patrocinio
e il contributo di
In collaborazione con
Settore cultura
Con il sostegno di
FONDAZIONE CARIPLO
Sponsor istituzionali
Si ringrazia per il ciclo “Settimane Bach”
Per assicurare agli artisti la migliore accoglienza e concentrazione
e al pubblico il clima più favorevole all’ascolto, si prega di:
• spegnere i telefoni cellulari e altri apparecchi con dispositivi acustici;
• limitare qualsiasi rumore, anche involontario (fruscio di programmi, tosse ...);
• non lasciare la sala prima del congedo dell’artista.
Si ricorda inoltre che registrazioni e fotografie non sono consentite, e che
l’ingresso in sala a concerto iniziato è possibile solo durante gli applausi, salvo
eccezioni consentite dagli artisti.
La Risonanza
Fabio Bonizzoni clavicembalo e direzione
Roberta Invernizzi soprano
Georg Friederich Händel
(Halle 1685 – Londra 1759)
Tra le fiamme (Il consiglio) HWV 170
Cantata per soprano, 2 oboi, 2 flauti, viola da gamba, archi e basso
continuo
Concerto in si bemolle maggiore per oboe, archi
e basso continuo HWV 301
Figlio d’alte speranze HWV 113
Cantata per soprano, archi e basso continuo
Intervallo
Da quel giorno fatale (Delirio amoroso) HWV 99
Cantata per soprano, oboe, flauto, archi e basso continuo
Con il patrocinio di
Georg Friederich Händel
Tra le fiamme (Il consiglio) HWV 170
Cantata per soprano, oboe, 2 flauti dolci, viola da gamba, archi
e basso continuo
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
Aria: Tra le fiamme
Recitativo: Dedalo già le fortunate penne
Aria: Pien di nuovo e bel diletto
Recitativo: Sì, sì, pur troppo è vero
Aria: Voli per l’aria
Recitativo: L’uomo, che nacque per salire
Aria: Tra le fiamme
Concerto in si bemolle maggiore per oboe, archi e basso continuo
Adagio
Allegro
Siciliano
Vivace
Figlio d’alte speranze HWV 113
Cantata per soprano, archi e basso continuo
1.
2.
3.
4.
5.
6.
Recitativo: Figlio d’alte speranze
Aria: Troppo costa
Recitativo: Era conforto il suo penar
Aria: Sia guida, sia stella
Recitativo: In così dire
Aria: Brillava protetto
Da quel giorno fatale (Delirio Amoroso) HWV 90
Cantata per soprano, oboe, flauto, archi e basso continuo
1. Sonata
2. Recitativo: Da quel giorno fatale
3. Aria: Un pensiero voli in ciel
4.
5.
6.
7.
8.
9.
10.
11.
Recitativo: Ma fermati, pensier
Aria: Per te lasciai la luce
Recitativo: Non ti bastava, ingrato
Aria: Lascia ormai le brune vele
Recitativo: Ma siamo giunti in Lete
Entrée
Arietta: In queste amene
Recitativo e Minuet: Sì, disse Clori
Hendel, come si firmava lui stesso. O anche Endel, come risulta da qualche
documento del tempo. E non certo Händel alla maniera tedesca oppure Handel
all’inglese. Almeno per il periodo 1706-1710 vale la pena di italianizzare il nome
del grande compositore, di valorizzare anche in questo modo un’esperienza che
avrebbe orientato in modo definitivo gli straordinari svluppi successivi, il breve
ritorno in Germania e il lungo soggiorno inglese. In Italia, infatti, Hendel (sic)
trovò davvero il suo linguaggio, riuscendo a far fiorire la sua arte sul fertilissimo terreno concessogli da Madre Natura oltre che sull’eccellente formazione
avuta dall’illustre maestro Frideric Wilhelm Zachow nella natia Halle e collaudata nei primi anni di attività ad Amburgo. Ricordo che nella città anseatica
Händel si era rivelato precocissimo, prima come eccellente clavicembalista e
subito dopo come abile compositore. Non a caso era stato subito notato e reclutato come assistente da Reinhardt Kaiser, il fondatore e direttore del più importante teatro lirico nella Germania del tempo. Un assaggio di quei suoi primi anni
ci viene proposto anche dal programma di stasera, con il Concerto in si bemolle
maggiore per oboe e archi, scritto attorno al 1703 e probabilmente il primo lavoro strumentale che il genio diciottenne riuscì a completare: classico nella sua
struttura “alla maniera italiana”, con il solista in bella evidenza e in corretta
alternanza con il “tutti”, secondo la migliore tradizione italiana (romana, veneziana) da tempo diffusa in tutta Europa, articolato in quattro tempi secondo il
modello della seriosa “sonata da chiesa” però con l’intrusione del danzante
“Siciliano” che porta una gustosa contaminazione profana “da camera”. Negli
stessi primi anni amburghesi nacquero una Passione secondo Giovanni nel
1704 e due opere (Almira e Nero), entrambe del 1705. Che avesse, oltre a talento musicale, carattere spiccato è testimoniato dal famoso episodio della sfida a
duello con il bravo coetaneo e futuro musicografo Johann Mattheson. Causa
della lite una questione di precedenza nel ruolo di cembalista a teatro. Da buon
carrierista, sapeva ingraziarsi i nobili e i mecenati, soprattutto quelli di passaggio. Si fece notare dal principe Gian Gastone de’ Medici, che prontamente lo
invitò in Italia. Qualche mese per decidere ed ecco che Händel si mise in viaggio. Passando forse da Venezia, nell’autunno del 1706 fu alla corte fiorentina del
granduca di Toscana Cosimo III e divenne grande amico del di lui primogenito
principe Ferdinando, fratello di Gian Gastone. Ferdinando gli fece gran festa, gli
commissionò una nuova opera e di sicuro non si oppose alla prosecuzione del
viaggio verso Roma. Nella città dei papi, il giovane musicista si fece subito notare. Gli offrirono ospitalità, protezione e prebende i massimi mecenati del tempo,
tutti appassionati di musica. In prima fila il Cardinale Benedetto Pamphili, che
subito si mise a sua disposizione come autore di testi per musica, e il Cardinale
Pietro Ottoboni, che fra le altre (!) cose musicali, finanziava una magnifica
orchestra di corte guidata da Arcangelo Corelli. Divenne amico anche del marchese Francesco Maria Ruspoli e di Carlo Colonna, nei cui palazzi romani e varie
residenze di campagna fu ospite fisso.
Per prima cosa, Händel si occupò del genere che più piaceva ai suoi augusti protettori, la cantata da camera per voce sola accompagnata da strumenti. Il talentoso musicista si mise subito all’opera e nel giro di pochi mesi nacquero una ventina di lavori di varia intensità artistica ed espressiva. Con il concerto di stasera inizia appunto un ciclo che si propone di eseguire tutte queste cantate, in un
arco di tempo pluriennale, articolando gli appuntamenti fra la nostra Società e
la Fondazione Arcadia. Interpreti fissi il soprano Roberta Invernizzi e il gruppo
strumentale La Risonanza, con al cembalo e alla direzione Fabio Bonizzoni, cui
si deve la paternità dell’idea, il rigore delle ricerca filologica, l’entusiasmo nella
realizzazione. Scrive Bonizzoni: “I programmi concertistici proposti sono sette e
raggruppano le cantate seguendo un duplice criterio: quello cronologico e quello delle famiglie, meglio, dei mecenati per i quali furono composte. A Roma questi personaggi furono tre: il Cardinal Pamphili, il Cardinal Ottoboni ed il
Marchese Ruspoli. Cronologicamente, probabilmente, le prime cantate con cui
Handel si presentò al pubblico romano furono commissionate dal Cardinal
Pamphili ed è con un programma a lui intitolato che il progetto dell’integrale si
apre. Tre sono le composizioni che vi spiccano: Figlio d’alte speranze, Tra le
fiamme ed il cosiddetto “Delirio amoroso”. La prima delle tre non è, in realtà,
associabile a Pamphili, e viene presentata in questo programma solo perché è
sicuramente una delle prime opere scritte in Italia, forse ancora prima dell'arrivo a Roma di Handel, gli altri due capolavori, invece, furono sicuramente scritte per il Cardinal Pamphili.
Si tratta di opere straordinarie. Entrambe per soprano, fanno ricorso ad un
organico strumentale non ampio ma molto vario e dai colori molto particolari.
Tra le fiamme, per esempio, ha un uso assolutamente straordinario della viola
da gamba. Handel utilizzò questo strumento in due occasioni nel corso del suo
soggiorno italiano: nell’oratorio La Resurrezione e, appunto, in questa cantata.
Sappiamo che in entrambi i casi il compositore scrisse per un esecutore specifico, Ernst Christian Hesse nel caso de La Resurrezione ed un ignoto Sciarli nel
caso di Tra le fiamme. È interessante osservare la profonda differenza della
scrittura di queste due partiture: mentre, nell’oratorio, alla viola da gamba - con
ogni probabilità uno strumento di stile francese a 7 corde - vengono affidate arie
dal carattere elegiaco in cui la sonorità dello strumento va a toccare le corde più
intime della sensibilità, nella cantata Tra le fiamme il violista, che suona uno
strumento a 6 corde, verosimilmente di liuteria italiana, è chiamato a gareggiare in virtuosismo con la voce. Scrittura estroversa, giocosa, virtuosa, con continui intrecci tra i due solisti, sono le caratteristiche salienti della prima aria, cui
la presenza dei due flauti dolci da un colore strumentale particolare. Nella
seconda aria, che acquista un colore più tipicamente orchestrale per la presenza dell'oboe e dei violini unisoni, sono i frequenti salti discendenti ad essere la
caratteristica saliente mentre la terza aria, che descrive il volo di un nuovo
Icaro, è un puro azzardo. Voce e viola da gamba si rincorrono con un virtuosismo
senza pari affrontando difficoltà tecniche al limite del possibile e che ben raffigurano, in musica, il battere d’ali e piume di un inesperto volatile. E veniamo alla
più ampia delle cantate in programma, il cosiddetto “Delirio Amoroso”. Aperta
da un'ardita sinfonia, la cantata riprende, liberamente, alcuni temi del mito di
Orfeo ribaltandone però i ruoli essendo qui Clori che, in sogno, scende agli inferi per cercare il perduto Tirsi. Trovatolo - sempre in sogno - è questi stesso però
a negarsi e a celarsi alla vista di lei che, disperata, tenta di convincerlo a salire
agli Elisi. Le prime due arie di questa cantata sono, forse, le più rilevanti. La
prima spicca subito per le dimensioni e per il ruolo preponderante del violino
solista cui sono affidati lunghi e virtuosistici “soli” che raffigurano i voli pindarici della mente di Clori che, in preda appunto ad un delirio amoroso, si immagina di poter vincere l’invalicabilità del confine tra regno dei vivi e dei morti. La
voce, dal canto suo, alterna audaci agilità a note tenute su cui il violino, e l'orchestra, ricamano. L’ aria successiva è invece di colore opposto e affida la descrizione della disperazione di Clori, oltre che alla voce, al violoncello solista, strumento da sempre usato per sottolineare i momenti più patetici per il suo colore caldo
e sensuale. Il flauto dolce partecipa all’aria successiva e l’orchestra torna al completo per un’ulteriore sinfonia e per l’aria finale. Il “Delirio Amoroso” è ritenuta da alcuni musicologi la prima cantata di Handel eseguita a Roma, una sorta
di biglietto da visita del compositore presso la nobiltà e il clero romani: il giovane sassone non avrebbe potuto iniziare con maggiore splendore il suo breve soggiorno nella città eterna”.
Negli anni romani, Hendel scrisse anche tanta altra musica, ispirandosi per la
tecnica strumentale ai grandi Arcangelo Corelli e Bernardo Pasquini, per quella vocale al non meno prestigioso Alessandro Scarlatti. Spiccano gli oratori Il
trionfo del Tempo e del Disinganno (1707) e La Resurrezione (1708), le opere
teatrali perdute Florindo e Daphne (1708) e Rodrigo (1707-1708). Iniziò probabilmente anche Agrippina destinata però a Venezia. Siamo nell’autunno del
1709, quando il felicissimo soggiorno romano giunse alla fine. Passando forse da
Siena e fermandosi a Firenze, s’incamminò verso Venezia, dove la nuova opera
venne rappresentata con clamoroso successo al teatro di San Crisostomo il 26
dicembre. Fu il sigillo ultimo dell’esperienza italiana di Hendel. Ai primi di
marzo del 1710 lasciò Venezia, passò le Alpi, si fermò un poco a Innsbruck e alla
fine di maggio s’insediò nel nuovo incarico di maestro di cappella del principe
elettore di Hannover. Vi rimase fino al 1713, riprendendo il nome tedesco di
Händel, in attesa di trasferirsi stabilmente a Londra col nome (definitivo?) di
Handel.
Enzo Beacco
G.F. Händel
Tra le fiamme HWV 170
Aria
Tra le fiamme tu scherzi per gioco,
o mio core per farti felice,
e t’inganna una vaga beltà.
Cadon mille farfalle nel foco,
e si trova una sola fenice
che risorge se a morte sen va.
Recitativo
Dedalo già le fortunate penne
tessea con mano ardita,
e con tenera cera
piuma a piuma aggiungea.
Icaro, il fanciulletto,
sovente confondea l’ingegnoso lavoro;
ah, così mai trattato non avesse e cera e piume;
per chi non nacque augello ,
il volare è portento,
il cadere è costume.
Aria
Pien di nuovo e bel diletto,
sciolse l’ali il giovinetto,
e con l’aure già scherzando.
Ma del volo sì gradito
troppo ardito,
l’onda ancor va mormorando.
Recitativo
Si si, purtroppo è vero:
nel temerario volo molti
gl’Icari son,
Dedalo un solo.
Aria
Voli per l’aria chi può volare,
scorra veloce la terra il mare,
parta, ritorni né fermi il piè.
Voli ancor l’uomo ma coi pensieri,
che delle piume ben più leggieri
e più sublimi il ciel gli dié.
Recitativo
L’uomo che nacque per salire al cielo,
ferma il pensier nel suolo,
e poi dispone il volo
con ali che si finge e in sé non ha.
Aria
Tra le fiamme…
Figlio d’alte speranze HWV 113
Recitativo
Figlio d’alte speranze,
Abdolonimo nacque all’imper di Sidonia;
si disse un dì la fama, e poi si tacque;
lo spirto suo godere tra disastri vedete,
qual che possa nocchier fra le tempeste.
Aria
Troppo costa ad un’alma
che intende la sua sorte,
del regno il contento.
Quel fulgore che alletta
e risplende per conforto,
e non è che tormento.
Recitativo
Era conforto il suo penar tra i fiori,
mentre al soglio pensando rimirava la palma
e pace a voler scendeva nell’alma.
Aria
Sia guida, sia stella quest’una al decor
Fortuna sì bella fa certo l’onor.
Recitativo
In così dire previde qual amico sembiante
la sorte allor vestisse per farlo di meschin alto regnante.
Aria
Brillava protetto
da speme gustata
nel core il dolor.
Girava soletto
con pena allungata
in mente l’ardor.
Da quel giorno fatale (Delirio amoroso) HWV 99
Recitativo
Da quel giorno fatale,
che tolse morte il crudo Tirsi a Clori
ella per duolo immenso,
sciolto il crin, torvo il guardo,
incerto il piede, par ch’abbia in sè
due volontà due cori.
E del chiaro intelletto,
per gran fiamma d’amor,
turbato il raggio, ora s’adorna,
ora del crin negletto
fa dispettoso oltraggio;
e varia nel pensier, ma sempre bella,
agitata, così seco favella.
Aria
Un pensiero voli in ciel,
se in cielo è quell’alma bella,
che la pace m’involò.
Se in Averno è condannata
per avermi disprezzata,
io dal regno delle pene
il mio bene rapirò.
Recitativo
Ma fermati, pensier, pur troppo è vero
che fra l’ombre d’Averno
è condannato per giusta pena,
e per crudel mio fato.
Sì, sì, rapida io scendo
a rapir il mio bene
dell’arsa Dite alle infocate arene.
Ma che veggio?
rimira il mio sembiante dispettosa,
poi fugge, un’ombra errante.
Tirsi, ah Tirsi, ah! crudele!
Aria
Per te lasciai la luce,
ed or che mi conduce
amor per rivederti,
tu vuoi partir da me.
Deh! ferma i passi incerti,
o pur se vuoi fuggir,
dimmi, perché?
Recitativo
Non ti bastava ingrato,
d’avermi in vita lacerato il core?
Dopo l’ultimo fato,
siegui ad esser per me
furia d’amore;
anzi ti prendi a scherno
ch’io venga teco ad abitar l’inferno.
Ma pietà per rigore ti renderò.
Su, vieni al dolce oblio di Lete;
indi daranno pace gli Elisi
al già sofferto affanno.
Aria
Lascia omai le brune vele,
negro pin di Flegetonte.
Io farò che un zeffiretto,
per diletto,
spiri intorno a te fedele,
e che mova i bianchi lini
pellegrini
in Acheronte.
Recitativo
Ma siamo giunti in Lete;
odi il suono soave
degli Elisi beati.
Aria
In queste amene
piagge serene,
da sé ridente
nasce ogni fior.
Tra suoni e canti,
sempre clemente,
spiran gli amanti
aura d’amor.
Recitativo
Sì, disse Clori,
e se d’un sole estinto
più non vide il bel lume,
lo vide almen per fantasia dipinto.
Fabio Bonizzoni clavicembalo e direzione
Fabio Bonizzoni, milanese, ha studiato in Olanda al Conservatorio Reale
dell’Aia ottenendo, nella classe di Ton Koopman, il diploma in organo barocco e quello di solista in clavicembalo.
Dopo aver collaborato con alcune delle principali orchestre barocche
(Amsterdam Baroque Orchestra con Ton Koopman, Le Concert des Nations
con Jordi Savall, Europa Galante con Fabio Biondi), si dedica all’attività solistica e alla direzione del suo ensemble La Risonanza. In questa duplice veste
tiene concerti nelle più importanti sale e nei principali festival di musica
antica di tutto il mondo. È inoltre docente di clavicembalo al Conservatorio di
Musica di Trapani, al Conservatorio della Svizzera Italiana di Lugano e, da
quest’anno, al Conservatorio Reale dell’Aia in Olanda. È presidente
dell’Associazione Händel che promuove studi e ricerche sulla musica di
Händel in Italia.
Dopo aver realizzato alcuni dischi come solista, registra ora per la casa discografica spagnola Glossa per la quale ha inciso opere di Giovanni Salvatore,
Giovanni Picchi (“Preis der Deutchen Schallplattenkritik”), Francesco
Geminiani (Premio “ffff ” di Télérama), Bernardo Storace (disco del mese di
Amadeus) e Domenico Scarlatti (Premio “Eccezionale” di Scherzo). La sua
ultima pubblicazione è dedicata alle Variazioni Goldberg di J.S. Bach. Con La
Risonanza ha intrapreso la registrazione di tutte le cantate italiane con strumenti di Händel che si concluderà nel 2009.
Direttore e ensemble sono stati ospiti della nostra Società nel 2003 e 2004 nel
ciclo di Musica e poesia a San Maurizio.
La Risonanza
Fondata nel 1995 da Fabio Bonizzoni come ensemble vocale e strumentale, La
Risonanza è oggi sempre più frequentemente un gruppo da camera che suona
su strumenti originali. L’organico varia da tre a quindici musicisti. Il repertorio è quello della musica italiana e, più in generale, della musica influenzata dallo stile italiano nel XVII e XVIII secolo con particolare attenzione alla
musica con voci soliste. Per programmi di particolare ampiezza l’ensemble si
avvale della collaborazione di formazioni corali di primo piano. Tra gli ospiti più frequenti dell’ensemble Roberta Invernizzi, Emanuela Galli e Nuria
Rial, il baritono Fulvio Bettini e il mezzosoprano Marina De Liso.
È ospite regolare dei più importanti festival di musica antica (Utrecht,
Bruges, Festival di Cuenca, San Sebastian, Santander, Saint Michel en
Tiérache) e di istituzioni musicali quali Bozar di Bruxelles, Rheingau Musik
Festival di Wiesbaden, Styriarte di Graz e Arsenal di Metz.
In campo discografico la registrazione della Missa non sine quare di Johann
Caspar Kerll ha meritato il premio “CHOC” di “Le monde de la Musique”. Ha
inoltre al suo attivo CD dedicati a Girolamo Frescobaldi, alle cantate di Luigi
Rossi e ai concerti per organo di Haydn. Dal 2000 incide per la casa discografica spagnola Glossa per la quale sono stati pubblicati un disco dedicato a
Barbara Strozzi ed un altro con i concerti per organo di Giuseppe
Sammartini. Attualmente La Risonanza è impegnata nella registrazione
integrale delle cantate italiane con strumenti di Händel.
Emiliano Rodolfi oboe e flauto
Isabel Lehmann flauto
David Plantier, Olivia Centurioni, Elena Telò violini
Gianni De Rosa viola
Caterina Dell'Agnello violoncello e viola da gamba
Rebecca Ferri violoncello
Vanni Moretto violone
Roberta Invernizzi soprano
Roberta Invernizzi, nata a Milano, ha studiato pianoforte e contrabbasso
prima di dedicarsi al canto sotto la guida di Margaret Hayward. Si è poi specializzata nel repertorio vocale antico diventando una tra le soliste più richieste nel campo della musica barocca.
Ha cantato nei principali teatri italiani, europei e americani sotto la direzione di Nikolaus Harnoncourt, Ton Koopman, Gustav Leonhardt, Andrew
Parrott, Jordi Savall, Christophe Coin, Anner Bylsma, Alan Curtis, Giovanni
Antonini, Fabio Biondi, Antonio Florio, Rinaldo Alessandrini, Ottavio
Dantone e in collaborazione con ensemble quali Concentus Musicus Wien, Il
Giardino Armonico, Cappella della Pietà de’ Turchini, Sonatori de la Gioiosa
Marca, Concerto Italiano, Europa Galante, La Risonanza, Archibudelli e la
RTSI di Lugano. Ha partecipato a numerose produzioni operistiche quali
Dido and Aeneas di Purcell, Rodrigo di Händel, La Senna festeggiante di
Vivaldi, Orfeo di Monteverdi, La Dafne di Marco da Gagliano, La finta cameriera di Gaetano Latilla, Le zite n’galera di Vinci, e La colomba ferita di
Francesco Provenzale. Per i prossimi mesi ha in programma la Messa in do
minore di Mozart al Musikverein di Vienna con Harnoncourt, Ottavia
nell’Incoronazione di Poppea a Ferrara, Ravenna, Pavia con Ottavio Dantone,
l’incisione in prima mondiale per la Deutsche Grammophon del Dixit
Dominus di Vivaldi, Partenope di Händel alla Citè de la Musique di
Parigi, la Senna Festeggiante di Vivaldi al Lufthansa Festival di Londra
con Ivor Bolton.
Insegna canto barocco presso il Centro di Musica Antica Pietà de’ Turchini
a Napoli.
Ha al suo attivo numerose incisioni discografiche che hanno meritato premi
quali Diapason d’Or e Choc de la Musique.
È stata ospite della nostra Società nel 1998, 2000 e 2002 nel ciclo di Musica e
poesia a San Maurizio e delle Settimane Bach nel 2003.
Prossimi concerti:
martedì 21 novembre 2006, ore 20.30
Sala Verdi del Conservatorio
Heinz Holliger oboe e direttore - Muriel Cantoreggi violino
Maurice Bourgue oboe - Diego Chenna fagotto
Edicson Ruiz contrabbasso - Peter Solomon clavicembalo
Ancora alla grande tradizione del Settecento e in particolare al mondo che
ruota attorno alla figura di Johann Sebastian Bach è dedicato il prossimo
concerto. Non ascolteremo infatti solo musica di Bach, ma anche del suo
grande contemporaneo Jan Dismas Zelenka, il fondatore della scuola boema
che tanta parte avrebbe avuto nello sviluppo della civiltà strumentale classica
nella seconda metà del Settecento. La composizione del programma e
l’interpretazione sono affidate al complesso guidato dal sommo oboista e
direttore Heinz Holliger, già ospite della nostra Società e anche autore dei due
lavori che rendono omaggio, con lingua moderna, alla tradizione barocca dello
“strumento a solo”.
Programma
J.D. Zelenka
Sonata n. 1 in fa maggiore ZWV 181.1
Sonata n. 3 in si bemolle maggiore
ZWV 181.3
Sonata n. 5 in fa maggiore ZWV 181.5
(Soloisten Europa-Kammerorchester,
Claves 50-9511/2-2)
J.S. Bach
Ciaccona dalla Partita in re minore
BWV 1004
(Perlman, EMI 657-749 483-2)
H. Holliger
Trema per violino solo
(Zehetmair, ECM 457 066-2)
J.S. Bach
Sonata in sol minore BWV 1020
Trio in fa maggiore BWV 1040
H. Holliger
Unbelaubte Gedanken intorno al Tinian di
Hölderlin per contrabbasso solo
martedì 28 novembre 2006, ore 20.30
Sala Verdi del Conservatorio
Shlomo Mintz violino
Dmitri Alexeev pianoforte
Mozart, Šostakovič
martedì 12 dicembre 2006, ore 20.30
Sala Verdi del Conservatorio
Andreas Staier pianoforte Erard, 1853
Schumann, Mozart
PRIVILEGI E VANTAGGI PER I SOCI
I Soci della Società del Quartetto per la stagione 2006/07 possono usufruire
delle seguenti agevolazioni:
Biglietti ridotti per i concerti
- Ai Soci vengono riservati alcuni biglietti a prezzo ridotto, con un contingente
limitato e variabile secondo la disponibilità residua dopo la vendita degli
abbonamenti. Per i concerti più richiesti, i biglietti ridotti saranno destinati in
prelazione ai Soci Protettori.
Canto delle Muse
- Ingresso libero per i Soci al ciclo “Il Canto delle Muse”, 7 incontri con il
musicologo Emanuele Ferrari, che propongono un percorso complementare
alla programmazione attraverso la musica e ciò che essa esprime.
Biglietti omaggio per “Giovane Europa in Musica” – Fondazione Pro
Musica Giancarlo ed Etta Rusconi
- Per il ciclo dedicato ai giovani musicisti emergenti mettiamo a disposizione
dei Soci biglietti omaggio che possono essere ritirati in sede da una settimana
prima di ogni concerto.
Giornale della Musica
- I Soci della stagione 2006/07 possono sottoscrivere l’abbonamento annuale
(11 numeri) al “Giornale della musica” al costo ridotto di € 15 anziché € 34.
Gli interessati devono rivolgersi direttamente all’ufficio abbonamenti del
giornale (e-mail: [email protected], tel. 011 5591831) indicando il numero di
tessera associativa.
Libri del “Quartetto”
- I Soci possono richiedere, entro i limiti di disponibilità, i libri pubblicati negli
ultimi anni dalla nostra Società. L’elenco completo dei titoli è disponibile sul
sito (www.quartettomilano.it) nella sezione “Pubblicazioni”.
Piccolo Teatro
- Biglietti ridotti per tutti gli spettacoli inviando un e-mail all’indirizzo
[email protected]
- Riduzioni su tutti gli abbonamenti esibendo la tessera associativa 2006/07
alla biglietteria del Piccolo Teatro.
Fondazione Mazzotta
- Biglietti ridotti per tutte le mostre in programma.
FAI - Fondo per l’Ambiente Italiano
- Sconto del 20% sul biglietto di ingresso a tutte le proprietà del FAI.
Cinema Anteo
- Il lunedì sera biglietto ridotto a € 4,50 anziché a € 7.
Società del Quartetto di Milano
Via Durini 24 - 20122 Milano
Tel. 02.7600.5500 / 02.795393
Fax 02.7601.4281
e-mail: [email protected]
www.quartettomilano.it
© Copyright 2006
Società del Quartetto di Milano