Politici spensierati in festa al Quirinale mentre il

Transcript

Politici spensierati in festa al Quirinale mentre il
Politici spensierati in festa al Quirinale mentre il popolo soffre - Massimo Fini
Durante la seconda guerra mondiale, nei mesi dei più duri bombardamenti tedeschi su Londra,
re Giorgio VI rimase ostentatamente nel suo palazzo londinese per mostrare ai suoi sudditi che
condivideva con loro gli stessi rischi. In quegli anni Elisabetta, la futura regina, allora poco più
che adolescente, serviva come autista nell’esercito di Sua Maestà e non risulta che abbia
goduto di particolari protezioni. Alla guerra delle Falkland prese parte anche il principe Andrea,
che rischiava più degli altri perché il suo scalpo sarebbe stato un formidabile colpo
propagandistico per gli argentini. C’era grande spensieratezza martedì al tradizionale
ricevimento offerto dal Presidente della Repubblica nei giardini del Quirinale. Il più spensierato
di tutti era il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi: una gag con Bersani, due con Rutelli,
un siparietto con Mannehimer, uno con Giancarlo Giannini, una battuta con Cesa, un’altra con
Barbara Palombelli e un «You are very beautiful» rivolto ad alta voce a una signora di colore, a
conferma oltre, che del suo infallibile cattivo gusto, del suo inglese maccheronico. Ma anche
gli altri ospiti non scherzavano in fatto di spensieratezza. Nemici acerrimi che abitualmente si
sbertucciano ogni giorno sugli schermi tv si sorridevano, si vezzeggiavano, si strizzavano
l’occhio quasi increduli di aver fatto il colpo alla Ruota della Fortuna. Che del resto è quello che
accade ogni sera nelle belle case romane, magari acquistate con i soldi di qualche generoso e
disinteressato benefattore. C’era l’intero star system nazionale nei giardini del Quirinale: politici,
manager dalla dubbia fama, personaggi della tv, giornalisti di regime, attori, veline mascherate
da compagne di qualcuno. Non c’era il popolo nei giardini del Quirinale, nemmeno in forma
simbolica, magari rappresentato da un centinaio di ex minatori del Sulcis Inglesiente da anni
senza lavoro. Via gli straccioni, avrebbero guastato l’atmosfera festosa e spensierata del
ricevimento in onore della Repubblica Democratica. Il popolo deve accontentarsi di guardare
queste nuove aristocrazie dal buco della serratura, come accadeva quando Luigi XIV, il Re Sole
- che però non pretendeva di essere democratico - dava le sue feste a Versailles. Il popolo
era altrove. A grattarsi le sue rogne, che sono tante e gravi. Se è vero che il 30% dei giovani
(statistiche Istat) è senza lavoro e l’altro 70% rischia ogni giorno di perderlo mentre i
disoccupati, nel complesso, sono due milioni e 220 mila, il 9% della popolazione. Se è vero che
il nostro spensierato premier, insieme ai suoi supporters, ci informa ogni giorno che l’Italia è in
ripresa, ma noi cittadini, a meno che non si appartenga all’allegra cricca degli ospiti dei
ricevimenti del Quirinale, sperimentiamo ogni giorno, sulla nostra pelle, il contrario. Probabilmente il popolo italiano, che tutto subisce, pecora da tosare, asino al basto, avrà
guardato con invidiosa ammirazione la «fairy band» che l’altro giorno si è riunita festosa intorno
a Napolitano e Berlusconi. Ma io credo che un po’ meno di esibita spensieratezza e un po’ più
di austerità anche formale (la forma è spesso sostanza) non avrebbero guastato in un momento
di crisi come questo su cui aleggia, oltretutto, un futuro anche più nero. Ma noi non siamo
inglesi. Loro sono un popolo, noi no. E hanno quindi una classe dirigente che nei momenti critici
(Churchill docet) è all’altezza della situazione. Noi abbiamo quella che ci meritiamo, che in
fondo, con la sua «spensieratezza» cialtrona, ci rispecchia abbastanza fedelmente.Massimo
Fini
1/1