newsletter 29-2012

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NEWSLETTER 29-2012
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NOTIZIE DALL’EUROPA E DAL MONDO
PRESCRIZIONE PER IL PROCESSO "C&C"
Il processo di II grado per la ex C&C di Malcontenta e di Pernumia finisce in prescrizione:
doveva iniziare a Venezia in prima udienza il 25 giugno 2012 ma è stato rinviato al gennaio
2013 per omessa notifica agli imputati degli appelli presentati dalle parti civili. Poiché il termine
per la prescrizione scadrà ad agosto 2012, il processo è di fatto cancellato.
A nulla sono serviti gli appelli fatti con largo anticipo dall’avvocato Zaffalon, legale del Comune
di Monselice, parte civile insieme ad altri soggetti, affinché si desse una corsia preferenziale a
uno dei più clamorosi processi per traffico di rifiuti pericolosi nel Nordest.
Questa beffa oltretutto vanifica l’ottimo lavoro svolto
nel procedimento di primo grado dall’allora P.M.
Giorgio Gava e dal Corpo Forestale, conclusosi il 10
settembre 2009 con la condanna di undici persone a
un totale di 40 anni di carcere e oltre 2 milioni di
risarcimento.
Un processo celebrato in tempi record, utilizzando
anche la pausa feriale proprio per evitare la
prescrizione dei reati, a dimostrazione del fatto che
una ferrea volontà di fare può superare le difficoltà
strutturali
della
giustizia
italiana
(in
quel
procedimento, solo il titolare della ditta Fabrizio
Cappelletto aveva patteggiato ottenendo appena due anni di carcere, ovviamente già scontati,
e nessun risarcimento in solido in quanto nullatenente).
La popolazione, le associazioni e i comitati sono
sconcertati di fronte a questi fatti. Risulta difficile alla
gente comune comprendere ma soprattutto accettare
come la lentezza strutturale della giustizia, unita a
grossolani vizi di forma procedurale, possa cancellare di
fatto un processo di questa portata.
Risulta inaccettabile che i responsabili di una delle più
gravi truffe nel nostro territorio legate ai rifiuti, e in
particolare a rifiuti tossico-nocivi, non solo non
pagheranno per la bonifica, ma resteranno penalmente
impuniti.
Come spesso succede per i reati ambientali, nessuno pagherà, né penalmente né in solido per
l’inquinamento che la ex C&C ha già prodotto e per quello che sta continuando a produrre,
oltre che per eventuali disastri che dovessero succedere. La patata bollente rimane in carico
alla collettività, in tutti i sensi.
Ricordiamo brevemente di cosa stiamo parlando: 52.000 tonnellate di rifiuti tossico-nocivi
sono stipati in cumuli all’interno di un capannone di circa 10.000 mq, tra i comuni di Pernumia,
Battaglia Terme e Due Carrare. La struttura è in stato di abbandono dal 2007 (data del
sequestro) e presenta numerose emergenze strutturali: il tetto presenta delle falle da cui entra
l’acqua meteorica, le pareti sono ‘spanciate’ a causa della spinta degli enormi cumuli, alcune
porte sono divelte, il materiale insomma è a contatto con l’ambiente esterno.
La fabbrica ex-C&C è inserita in una zona artigianale e a pochi passi da quartieri residenziali e
da campagne coltivate, a ridosso del Canale Vigenzone utilizzato per l’irrigazione. Data la
gravità della situazione e il contesto antropizzato, la fabbrica presenta numerosi rischi da
incidente industriale, qualora venisse colpita da incendio (già successo nel 2007!), da
alluvione, da trombe d’aria o da sisma, tutti eventi probabili, oltre che possibili.
Nel frattempo si attendono i lavori di caratterizzazione da parte della Provincia di Padova e
successivamente i lavori di messa in sicurezza, per i quali la Regione Veneto ha stanziato
500.000 euro da utilizzare entro gennaio 2013, ma non si parla ancora di bonifica, per la quale
invece sono stati ipotizzati 12 milioni di euro.
Per informarti visita i siti: www.ortosociale.org e www.lavespa.org
Contatti: [email protected]
Comitato Popolare Intercomunale "SOS C&C”
(da Ecopolis Newsletter - luglio 2012)
AGRICOLTURA BIOLOGICA E GRANDE
DISTRIBUZIONE
L’agricoltura biologica è una evoluzione
dell’agricoltura moderna, che punta a un minore
impatto ambientale e a salvaguardare i sistemi
agricoli dal deterioramento.
Essa trae le sue origini dal movimento di ritorno alla
“natura” e ai suoi ritmi diffuso nel ceto alto borghese
tedesco verso la fine del diciannovesimo secolo, che
vedeva la fattoria come un unico organismo “vivente” in armonia con tutte le sue parti e al cui
centro si pone l’essere umano. Il biologico di oggi è quindi figlio di alcuni principi
dell’agricoltura biodinamica e delle profonde influenze dell’agricoltura intensiva del
secondo dopoguerra. Dalla lettura dei manuali di agricoltura biologica si capisce quanto possa
essere influente sulla qualità dei prodotti e, nel lungo periodo, sulla qualità dei suoli, l’adozione
di certe pratiche e tecniche di lavorazione. Tutto ciò è inconfutabilmente vero.
Biologico vuol dire “relativo alla biologia”. La biologia è la scienza che studia le manifestazioni
della vita. La vita è una “proprietà della materia animata che la distingue da
quella inanimata”. Scendendo nel particolare arriviamo a trattare concezioni filosofiche che
per quanto interessanti non trovano spazio in questo articolo. Ma questa piccola digressione
semantica ci può far ragionare su un punto. L’agricoltura non è di per sé una applicazione
pratica di alcuni principi della biologia?
Perchè è stato scelto il termine “biologica” per differenziare questo tipo di agricoltura
dall’agricoltura moderna? Possiamo pensare che il legislatore, utilizzando come base la lingua
inglese, abbia tradotto il termine “organic” in “biologico”. In inglese ci si riferisce a questo tipo
di agricoltura con il termine “sustainable”, sostenibile, e sui prodotti sta scritto “organic”. E
questo può in parte spiegare perché in Spagna si parli di “agricultura ecològica”.
É interessante studiare le origini di una parola, si capisce molto del suo significato e questo
purtroppo la dice lunga sul termine Agricoltura Biologica. Certo, riportare sulle etichette
“prodotto ottenuto utilizzando esclusivamente coadiuvanti legati al ciclo del carbonio” sarebbe
più sgradevole, ma di sicuro più vicino all’inglese “organic” di quanto possa essere “biologico”
in questo contesto. Se si considera l’applicazione delle pratiche “biologiche” nella produzione
su larga scala emergono una serie di problematiche, sia di controllo delle colture sia di
costanza produttiva.
Come detto sopra si tratta di una “evoluzione” dell’agricoltura tradizionale, questo vuol dire
che, per il modo in cui viene espressa da leggi e regolamenti europei (Regolamento CE
n°2092/91, 404/2007, 834/2007, e altri) l’agricoltura biologica rappresenta una variante delle
pratiche agricole moderne.
Questo vuol dire che per fare agricoltura biologica bisogna rispettare un disciplinare, che
implica restrizioni sull’utilizzo di fertilizzanti e antiparassitari, e obbligatorietà dei controlli da
parte di enti certificatori.
La legge, come al solito per motivi di comodità, enuncia ciò che è proibito e non ciò che è lecito
fare; non sono presenti indicazioni o obblighi ad attenersi a certe specifiche pratiche e
metodologie di coltivazione o allevamento, solo vaghi richiami a “benessere” e “compatibilità”,
che di per sé non vogliono dire nulla. Dai regolamenti apprendiamo cosa è vietato, dai manuali
apprendiamo come possiamo fare per compensare a questi divieti. Qualche testo spende anche
delle parole sugli aspetti più poetici dell’agricoltura biologica, l’equilibrio, la bontà, la salubrità.
Il problema fondamentale sta nella grandezza, intesa come superficie e come fatturato, di chi
applica questi suggerimenti colturali. Un conto è fare un orto biologico, un altro è una
coltivazione di cinquecento ettari di grano o un vigneto di dieci ettari. Per fare un esempio:
nella lavorazione di una piccola porzione terreno (venti-trenta metri quadrati) per prepararlo
alla coltivazione di ortaggi si consiglia di utilizzare un attrezzo chiamato coltivatore o un’altro
simile a un forcone. Questi attrezzi, diversamente dalla consueta vanga, hanno la funzione
di sbriciolare il suolo e ossigenarlo, non ribaltano le zolle di terra mantenendola compatta come
fa la vanga.
E questo è fondamentale per la creazione di humus, senza il quale si è costretti a ricorrere alle
concimazioni. I risultati sono innegabili, la terra si frammenta con facilità, trattiene di
più l’umidità, si riempie di insetti ed è più morbida da attraversare per le radici di pomodori e
patate. Il problema fondamentale è che la gente purtroppo non ha sempre un appezzamento di
terra da coltivare, e chi ce l’ha molto spesso si rifiuta di farlo. Quindi le persone vanno al
mercato o al supermercato alla ricerca di cavoli patate e cipolle “bio”. Li trovano e li
comprano…..continua QUI la lettura
(da Promiseland and Veganblog News - luglio 2012)
Ciao, la nostra campagna per
fermare la corsa all'oro nero nel
Canale di Sicilia ha due testimonial…
siciliani DOC: Ficarra e Picone.
In questo video appello spiegano,
a modo loro, perché "U mari nun si
spirtusa": le trivelle sono buchi
nell'acqua!
"U mari nun si spirtusa" è il nome
del Tour, partito da meno di una
settimana, che visiterà molte città
della costa meridionale della Sicilia,
per informare i cittadini e convincere
i Sindaci a firmare l'Appello contro le
trivellazioni petrolifere nel Canale, una delle zone più ricche di biodiversità del
Mediterraneo.
L'estrazione dell'oro nero porterà profitti solo alle compagnie petrolifere
mentre rappresenta un rischio inaccettabile per l'ambiente, l'economia e il benessere
delle comunità costiere. Dobbiamo fermarli! Dobbiamo convincere tutti gli
amministratori locali a difendere il proprio territorio dalle trivelle.
Con il tuo aiuto possiamo riuscirci: firma l'Appello e "Diccillu 'o Sinnacu".
(da Greenpeace Italia - luglio 2012)
MARCHIO GARANZIA AIAB PER BIO SÜEDTIROL
Più di 27 mila tonnellate di mele 100% biologiche e 100% italiane sono pronte a entrare nel
mercato nazionale e in quello europeo: grazie all’accordo siglato tra AIAB e Bio Südtirol, la
produzione degli oltre 800 ettari gestiti dai 187 produttori biologici soci della Cooperativa
dell’Alto Adige sarà commercializzata con il marchio 'garanzia AIAB Italia'.
“Questo è un importante risultato per chi come AIAB da sempre promuove un biologico di alta
qualità come lo è appunto quello di Bio Südtirol e siamo sicuri che questo primo passo porterà
ad una proficua collaborazione tra le nostre due strutture”, afferma Alessandro Triantafyllidis,
presidente di AIAB.
L’AIAB, Associazione Italiana per l’Agricoltura Biologica, da anni
promuove la produzione ed il consumo di prodotti biologici con
caratteristiche più rigide e rigorose del regolamento comunitario; il
disciplinare 'garanzia AIAB Italia' tra le sue restrizioni annovera
l’utilizzo di materia prima interamente italiana ed una conduzione
aziendale esclusivamente con metodo di produzione biologico.
La Cooperativa Bio Südtirol é il maggior produttore di mele
biologiche in Italia ed Europa, con una produzione di 37 diverse
varietà (le più rappresentate sono le Royal Gala, Braeburn, Pink
Lady®, Golden Delicious e Red Delicious).
In continua crescita le nuove varietà come la Evelina®, Jazz® e
Kanzi®: sono presenti anche varietà tipiche per la produzione
biologica come la Topaz, Pilot o Florina. Bio Südtirol, inoltre,
produce in esclusiva europea la Evelina Bio®.
Le aree di coltivazione vanno da 200 fino a 800 metri di altitudine, con dimensioni medie
aziendali di 3/4 ettari. “Proprio grazie alle dimensioni ridotte, le aziende riescono ad essere
condotte a livello familiare permettendo agli agricoltori di prestare attenzione massima alla
qualità delle mele prodotte”, dichiara Caterina Santori, responsabile del settore promozione e
servizi di AIAB.
üGran parte dei produttori associati alla Cooperativa Bio Südtirol hanno più di 20 anni di
esperienza nella coltivazione biologica, pionieri nella sperimentazione e sviluppo di questa
filiera cosi importante; grazie all’esperienza maturata nel corso degli anni, le mele prodotte
sono diventate un’eccellenza del biologico italiano. L’esperienza maturata da Bio Südtirol ha
portato la stessa a richiedere l’utilizzo del marchio più prestigioso del biologico made in Italy.
(dal Bollettino Bio di Greenplanet - luglio 2012)
MARCIA IN DIFESA DELLA VALLE DEL MIS E DELLE DOLOMITI
Stanno distruggendo la Valle del Mis. Una bellezza senza tempo. Quello che la natura
e l’acqua hanno creato in migliaia di anni, rischia di essere distrutto per sempre.
Dove prima c’era un torrente, con i suoi salti, i suoi rivoli, le sue pozze, ora stanno
mettendo un tubo, diritto, sempre uguale a se stesso. Freddo, artificiale.
Dove prima c’erano sassi, oggi c’è cemento.
Un’intera valle ingannata, da uomini in giacca e cravatta.
Valigette piene di interessi in cambio di un Patrimonio
Mondiale dell’Umanità. Un’intera valle svenduta, umiliata,
derubata. Predatori senza scrupoli ce la stanno portando via.
Con violenza. Armati di braccia meccaniche.
Dove dovrebbe esserci un Parco, il parco nazionale delle
Dolomiti Bellunesi, oggi c’è la Valsabbia spa di Brescia.
Recinta, scava, martella, espropria. Ma non è il rumore delle
ruspe che cancella il suono dell’acqua. Non sono i cingolati
che calpestano quella valle. Quello che fa più rabbia sono le
menzogne, gli inganni che fan parte di questa vicenda.
L’abuso su terreni che per secoli erano di uso civico, ora sfruttati ad uso privato. Funzionari
insensibili che sventolano permessi e autorizzazioni. Imprese che scavano dove non
dovrebbero. Ma soprattutto la codardia di chi potrebbe intervenire e non lo fa. Di una politica
che con una mano getta la spugna e con l’altra incassa come già in passato. Semplicemente
una brutta storia. Uno schifo che va riempito d’amore, della gioia di una comunità che non si
arrende, che vuole riprendersi quella valle, che vuole riprendersi quel bene comune.
Che vuole difendere le Dolomiti e i suoi fiumi da centinaia di storie come questa. Tante sono le
richieste per nuove centrali idroelettriche. Però di acqua, non ce n’è più. 200km di tubi se la
sono già bevuta quasi tutta. Un 10% resiste, come noi. Ma ora la partita si fa decisiva, non
solo in Valle del Mis. Proprio in questo periodo in Regione si sta discutendo un disciplinare sulle
richieste per le nuove centraline. Una moratoria sarebbe il giusto, il blocco per le centrali in
zone di interesse comunitario e di alto valore naturalistico, il minimo. Una partita da vincere.
Per questo ci appelliamo a tutti voi, a tutte le associazioni, movimenti, comitati, gruppi, singoli
cittadini e cittadine che lottano per i beni comuni, che vogliono difendere le Dolomiti
Patrimonio Mondiale dell’Umanità, che vogliono fermare lo sfruttamento irrazionale e
privatistico dei fiumi.
Il 22 luglio venite in Valle del Mis, vi aspettiamo!
Per adesione-partecipazione:
[email protected] – Comitato Bellunese acqua bene comune
Info utili:
Partenza marcia: ore 11 da località “La Soffia”; arrivo località “Pote Titele”, nella zona del
cantiere.
Ritrovo: in località “Pian Falcina” a partire dalle ore 9:00.
Distanza: circa 5 km – strada asfaltata, percorso alla portata di tutti, consigliate scarpe
comode e cappellino; sarà disponibile un servizio navetta fino alle ore 10:45 che porterà i
partecipanti al concentramento della marcia in località La Soffia.
È importante giungere in valle il prima possibile (dalle ore 9:00) per consentire il trasferimento
con le navette; Aiutaci a ridurre il numero delle macchine; Organizzatevi per riempire le
macchine, meglio in bici! Porta la tua bicicletta così puoi lasciare la tua macchina fuori dalla
valle, per esempio in piazza a Sospirolo; Possibilità di rientro in navetta alla fine della marcia;
Munirsi di acqua e pranzo al sacco; Vi sarà un piccolo ristoro all’arrivo della marcia.
Come arrivare in Val del Mis:
da Belluno: segui per Agordo – in località Mas di Sedico segui per Val del Mis; da Feltre: segui
per Sospirolo poi per Val del Mis; da uscita A27: uscita Belluno – da Belluno segui per Agordo –
in località Mas di Sedico segui per Val del Mis.
(da Informazione Sostenibile - luglio 2012)
MARTHA E LA MENSA SCOLASTICA
…ed è subito censura…!
Martha Payne, una bambina scozzese di soli nove anni,
ha aperto un blog NeversSeconds, nel quale posta
quotidianamente i pasti serviti nella mensa della sua
scuola, corredati di commenti in merito al gradimento
generale del pasto, valori nutrizionali apportati dai cibi.
Le immagini del blog parlano chiaro: porzioni ridotte,
nutrizionalmente scompensate, e non adatte per
bambini che trascorrono fino a nove ore sui banchi di
scuola. Quantità ridotte (per non dire ridottissime) di frutta e verdura, snack non salutari,
condizioni igienico-sanitarie non tollerabili (in una foto si nota un commento che accenna alla
presenza di capelli nel vassoio).
L’iniziativa ha riscosso grande successo, incontrando il consenso generale di genitori, alunni ed
insegnanti e persino Jamie Oliver (celebre Chef televisivo che si batte per sconfiggere
l’obesità infantile) ha apprezzato la sua intraprendenza, evidenziando come il cibo di qualità
scadente somministrato agli studenti della sua scuola stesse facendo il giro del mondo,
denunciando cosi una situazione che a ben guardare dai commenti ed interventi, riguarderebbe
studenti di molte scuole non solo inglesi.
Ed infatti Martha comincia a ricevere - e a pubblicare - foto di pasti delle mense scolastiche di
tutto il mondo: ne riceve da bambini e insegnanti, da studenti universitari, dalla Cina, dal
Giappone, da Taiwan, dalla Finlandia, dalla Spagna, dagli Stati Uniti: si crea cosi una solida
rete di lettori, e Martha decide di avviare una raccolta fondi a favore di Mary’s Meals, una
campagna internazionale che sviluppa progetti di distribuzione di pasti per le comunità in cui la
povertà rappresenta un forte ostacolo all’istruzione. L’obiettivo è raccogliere denaro sufficiente
per costruire una vera cucina scolastica in Africa Orientale.
L’iniziativa fa schizzare alle stelle la visibilità del blog di Martha e l’Argyll and Bute Council (il
distretto scolastico di Martha) si sente sotto pressione, e nel panico generalizzato il 14 giugno
la Preside comunica a Martha il divieto di scattare nuove immagini ai suoi pasti. Viene cosi
pubblicato un post d’addio da Martha, che ringrazia comunque la scuola per il sostegno e
comunica che l’importo raccolto fino a quel momento per Mary’s Meals ammonta a 2000
sterline (circa 2500 euro). Scatta la mobilitazione generale!!!
Questo post riceve 2000 commenti in brevissimo tempo ed in tutto il mondo siti, altri blog,
giornali si mobilitano per sostenere la bambina e il suo blog. Il quotidiano britannico Guardian
lancia una campagna su twitter #MyLunchforMartha. Lo chef Jamie Olivier, interviene
nuovamente a favore di Martha, chiedendo ai suoi followers su Twitter di rilanciare il
messaggio di sostegno «Stay strong Martha». Ed intanto la raccolta fondi supera le 80.000
sterline: la mensa in Malawi che Mary’s Meals costruirà con i soldi di Martha si chiamerà
Friends of Never Seconds in suo onore.
Il 18 giugno 2012 - dopo una valanga di proteste dal popolo di internet - l’autorità locale ha
fatto marcia indietro, e Martha è tornata a scuola con la macchina fotografica per interrogarsi
ancora sulla qualità degli alimenti serviti, a lei ed ai suoi compagni, dalle autorità scolastiche
che dovrebbero tutelare i bambini anche sotto questo aspetto. E la scuola ha finalmente
modificato i pasti serviti nella mensa, inserendo un quantitativo di frutta e verdura libero (non
più limitato come prima ad una sola porzione al giorno) e puntando sulla qualità degli alimenti.
Martha (e tutto il popolo internet di giovani studenti che con lei si è mosso) ha dimostrato di
non essere una generazione che prende la scuola come un luogo in cui farsi solo riempire la
testa di teoria, storia e matematica, ma un luogo dove imparare ad esercitare attivamente i
propri diritti, oltre che a sviluppare un senso di responsabilità e cura per se stessi e per chi ci
sta attorno…
Ancora una volta le generazioni future ci dimostrano quanto ancora abbiamo da imparare!
(da Promiseland and Veganblog News - luglio 2012)
ALLA RISCOPERTA DELLA RISATA PERDUTA
La modernità ha portato al nostro saper ridere degli incredibili
cambiamenti. Prima, e non parlo di galassie fa, quando
scappava da ridere: scappava. Non ci tenevamo e l’unica cosa
inevitabile era dar suono e inizio a gustose e genuine risate.
Ridere, d’altronde in molti lo dicono, fa bene.
Fa bene e a sostenerlo è anche il parere della medicina. Sono
diverse, infatti, le ricerche scientifiche che indicano la risata
come fonte di salute e benessere. Gli sforzi muscolari nell’emmetterla provocherebbero
infatti un aumento delle endorfine (le sostanze chimiche del cervello note per l’effetto di
procurare una sensazione di benessere).
La risata è un vero e proprio farmaco del cuore (a detta della cardiologia moderna),
allontanerebbe lo stress e sembrerebbe addirittura propedeutica ad un’ottimale attività
sessuale. Nel corso degli anni sono stati, perciò, molteplici gli studi che ci spingevano a ridere
in virtù degli innumerevoli vantaggi. Ad oggi, però, la risata ha perso sfortunatamente parte
della sua essenza. Se vi facessi leggere l’acronimo “Lol” oppure la locuzione “ajajaja” e il
grande classico “ahahah” voi capireste perfettamente di cosa sto parlando. Vedendo, invece, i
miliardi di emoticon che esistono per rappresentarla? Sicuramente anche.
Con l’avvento dei social network, e della massiccia diffusione del web, è infatti verosimile
quanto i veri “rapporti sociali” (quelli fatti di calore umano e non virtuale) vengano meno.
Sfido chiunque a non avere una programma di chat o un iscrizione ad un social installato nel
proprio computer dell’ufficio (o nella vostra postazione lavorativa). Anche io (e non me ne
vogliano miei datori o ex datori di lavoro) alterno spesso le mie mansioni lavorative con
relazioni virtuali on line con persone e conoscenti. E in queste conversazioni capita mai di
ridere? Certamente, ma in modo tristissimo.
Quello che un tempo era qualcosa di irrefrenabile, di esplosivo e incontrollabile (quante volte,
quando più adolescenti, non riuscivamo a fermarci in classe ed essere oggetto di rimprovero da
parte del professore di turno?), in questo momento storico sta diventando come un fenomeno
di routine. I social network hanno gambizzato il nostro spirito. La risata non si fa più, ma si
digita. Si digita con acronimi di dubbio richiamo e con fastidiose facce gialle che si sganasciano
al posto nostro. Niente più mani sulla pancia per trattenere le risate e niente più massaggio
degli zigomi per riprendersi dall’eccesso di riso.
Dubito che la maggior parte di voi, quando in chat con un amico, di fronte ad una bella e
geniale gag comica inizi a ridere fraudolentemente. Dubito sul serio e, sono quasi certo, che
opporrete al suo posto una combo di lettere che sulla carta dovrebbero far ridere ma in realtà
riescono al massimo a rendervi per qualche istante compiaciuto.
E’ un appello questo, niente di più. Un appello alla riscoperta del nostro istinto nauturale. Un
appello all’uso della tecnologia, ma con intelligenza. Utilizzate la potenza del web per tutto ciò
che di bello regala ed omaggia. Ma non usatelo in modo limitante, rinunciando a una delle cose
più esilaranti della vita: ridere. Ridere si può, si deve, si fa.
(da www.greenme.it - luglio 2012)
'INCREDIBILMENTE COMMESTIBILE': LA
RIVOLUZIONE ALIMENTARE DI TODMORDEN
Da quando due donne hanno pensato di piantare le verdure
nelle aiuole, nei parchi locali e lungo i bordi del cimitero a
Todmorden, nello Yorkshire, è partita una vera rivoluzione
alimentare. e donne hanno iniziato a piantare bietole e altre
verdure nella scuola, fuori dagli uffici, alle fermate degli
autobus con l'obiettivo di ispirare gli altri cittadini a coltivare
verdure dove potevano: nei giardini, sui balconi, fuori dai
luoghi di lavoro.
Mary Clear, 56enne e nonna di ben dieci nipoti, e Pam Warhurst, ex proprietaria del “Bear
Cafe” della città, hanno lanciato quindi l'organizzazione Todmorden Incredible Edible
(Todmorden Incredibilmente Commestibile) con l'obiettivo di aumentare la quantità di cibo
locale coltivato e mangiato in città: la risposta dei cittadini è stata straordinaria. Da parte sua il
consiglio comunale ha dato il permesso di piantare 500 alberi da frutto intorno ai campi da
gioco e locali.
Todmorden Incredible Edible è nata quando i suoi fondatori hanno iniziato a discutere dello
stato del mondo e a domandarsi cosa avrebbero potuto fare partendo a livello locale. Imprese,
cittadini e scuole sono ora coinvolti e impegnati per fare in modo che entro il 2018 la città
diventi autosufficiente dal punto di vista alimentare: ad esempio la scuola primaria ha un
piccolo frutteto mentre gli studenti stanno costruendo delle aiuole sollevate utilizzando
legname proveniente da alcune case demolite.
Tutti aiutano tutti a coltivare e tutti liberamente colgono i frutti di questo lavoro collettivo,
nelle quantità necessarie ed evitando gli sprechi. Il progetto Incredible Edible prevede anche
un’educazione al cibo, stimola l’economia locale, organizza lezioni su come raccogliere e
conservare la frutta, corsi su come farsi il pane ed il college locale offre dei corsi specifici in
orticoltura, affinché i giovani cresciuti in campagna possano lavorare nell’agricoltura.
(dalla Newsletter de Il Cambiamento - luglio 2012)
COMMISSIONE D'INCHIESTA
PARLAMENTARE SUL DEBITO
La prima misura che il MoVimento 5 Stelle chiederà
dopo le elezioni politiche sarà l'istituzione di una
Commissione d'inchiesta parlamentare per accertare
le cause del debito pubblico sia a livello nazionale
che a livello amministrativo.
La Commissione dovrà verificare eventuali episodi di
corruzione, di mala gestione del bene pubblico, di
favoreggiamento di lobby vicine ai governi che si sono succeduti negli ultimi anni e agli
amministratori locali. I responsabili dovranno motivare ogni spesa effettuata senza disporre
della copertura finanziaria, dovranno spiegare l'acquisto di derivati e di altre forme di
investimento che si sono rivelate fallimentari, spesso operate per aggirare il patto di stabilità.
La Commissione dovrà predisporre misure legislative per evitare che i cittadini siano indebitati
senza il loro consenso e, in presenza di reati, denunciare i responsabili alla magistratura. La
Commissione dovrà agire in totale trasparenza, i suoi lavori saranno seguiti via Rete. Il debito
caricato sulle spalle della popolazione italiana dai partiti, come un somaro che accetta di
sopportare qualunque peso, deve avere fine.
La Regione Sicilia è un esempio emblematico della fabbrica del debito a carico dei contribuenti
ignari. La Sicilia è virtualmente fallita e si prospetta un commissariamento, forse con Bondi.
Tutti sapevano della situazione siciliana da decenni. I potentati locali sono stati foraggiati da
un'enormità di denaro pubblico in cambio della golden share per i partiti, dalla Democrazia
Cristiana di Andreotti con Lima, alla UDC di Casini con Cuffaro, a Forza Italia di Berlusconi con
Dell'Utri (mitico il 61 a 0 di seggi del 2001). In cambio la Sicilia ha oggi il 40% di
disoccupazione giovanile, e lo spettro del ritorno dell'emigrazione di massa. Chi ci ha
guadagnato? Questo dovrà essere il compito della Commissione. In Sicilia come in tutta Italia.
Il debito delle amministrazioni locali, molte già commissariate come Alessandria, è di 113
miliardi di euro, escluse però la quasi totalità delle partecipate: il debito potrebbe quindi
raddoppiare. Il debito pubblico dello Stato ha intanto superato i 1.966 miliardi. Ci vediamo in
Parlamento. Sarà un piacere.
(dal Blog di Beppe Grillo - luglio 2012)
LETTERA DI ADESIONE ALL'ALLEANZA GLOBALE
"SALVIAMO I NOSTRI SEMI"
Caro amico, cara amica,
vorrei chiederti di aderire ad un'Alleanza per promuovere la Campagna mondiale
“Salviamo i nostri semi”, e per lanciare l'allarme ai cittadini ed ai governi di tutto il mondo
su quanto stia diventando precario l'approvvigionamento dei semi e di conseguenza quanto sia
a rischio la nostra sicurezza alimentare.
I semi sono il primo anello della catena alimentare. La libertà dei semi è la base di tutte le
nostre libertà. Oggi questa libertà è seriamente minacciata. Siamo testimoni di un'emergenza
dei semi a livello globale. Molti di noi hanno creato movimenti per rispondere all'emergenza sui
semi. Ovunque, a livello locale e con diverse modalità, le persone e le comunità locali
reagiscono all'appropriazione dei loro semi da parte delle multinazionali.
Dobbiamo creare una migliore sinergia tra le diverse parti dei nostri movimenti e tenerci
informati su quello a cui stiamo assistendo in termini di minacce e a ciò che stiamo facendo per
proteggere i nostri Semi. La campagna mondiale per la libertà dei Semi vuole dare forza a tutti
i movimenti esistenti, di custodi e difensori dei semi, nati dal basso e creare un'alleanza più
forte, più ampia e con profondi legami di solidarietà. Essa mira a unire le voci in giro per il
mondo per dare forza al movimento che vuole mantenere i semi liberi come “beni comuni”.
Sono sicura che percepirai la profondità dell'emergenza in atto e sentirai il bisogno di unire le
forze per proteggere la Libertà e la Diversità dei Nostri Semi. Aderisci all'Alleanza Globale.
Clicca QUI per sottoscrivere la “Dichiarazione per la libertà dei semi”.
Troviamo insieme strategie ed azioni comuni per rendere più forti le nostre voci. In solidarietà,
Vandana Shiva
(da Navdanya International - luglio 2012)
MANUALE PER DIFENDERSI DAI PESTICIDI
Ovvero: "Consigli utili per tutelare la nostra salute e quella dei nostri figli".
Lo spargimento di migliaia di tonnellate di pesticidi tossico-nocivi è un
problema che coinvolge grossi interessi economici, soprattutto delle
multinazionali chimico-farmaceutiche.
Al fine di fornire ai cittadini un'informazione trasparente, alcune associazioni
e medici hanno realizzato un manuale su come difendersi dai pesticidi.
Scarica QUI il "MANUALE PER DIFENDERSI DAI PESTICIDI"
(da Federconsumatori Veneto – segnalato da La Terra e Il Cielo - luglio 2012)
I SEGNALI INQUIETANTI DELL'ESTATE CALDA
Gli studiosi stanno analizzando la calda estate, non solo italiana, non solo europea ma un po' di
tutto l'emisfero settentrionale. E lo zampino del cambiamento climatico globale è considerato
un po' da tutti il motivo principale di temperature e di fenomeni atmosferici sempre più
estremi. Alla base c'è quel riscaldamento dell'atmosfera che ha portato in pochi decenni alla
riduzione di un buon 40% dei ghiacci della calotta artica.
Giovanni Caprara ha, domenica 15 luglio su una pagina del
Corriere della Sera, sintetizzato il dibattito in corso in tutto il
mondo tra gli scienziati. Il calo dei ghiacci al Polo Nord ha
comportato modifiche importanti in una corrente atmosferica
chiamata jetstream polare che influisce sul clima delle fasce
sottostanti in modo anche considerevole. Il governo americano e
quello britannico tengono sotto controllo l'atmosfera e gli oceani.
Il cambiamento climatico, nella direzione di un riscaldamento progressivo dell'atmosfera e della
temperatura delle acque dei mari e degli oceani, può avere più cause ma non vi è dubbio che
una di queste, se non la principale, sia il fattore uomo: un modello economico che consuma
troppo di tutto, anche di energia, e invia in atmosfera troppe sostanze inquinanti e...
riscaldanti.
La corsa al cambiamento di questo modello, il suo approdo a una economia più sostenibile dal
punto di vista ambientale, avviene a un ritmo molto diverso da Paese a Paese e purtroppo i
Paesi più grandi non sono tra i Paesi più virtuosi. Rispetto a Svezia e Austria, le politiche
ambientaliste di colossi come Stati Uniti e Cina sono molto indietro e questo rende il cammino
della nuova economia estremamente lento e incerto, così come più incerte diventano le
possibilità di controllare fenomeni che abbiamo sicuramente partecipato a generare e che ora
potrebbero renderci la vita difficile, una sorta di vendetta del grande organismo che ci ospita
nei confronti dei suoi più fastidiosi parassiti.
Nella partita aperta, il peso delle pubbliche opinioni può essere importante per orientare le
classi politiche verso scelte adeguate e responsabili, in questa fase di terribile crisi economica
di alcuni Paesi tra i quali l'Italia.
(Editoriale dal Bollettino Bio di Greenplanet - luglio 2012)
I GIOVANI AGRICOLTORI PROTESTANO: GIÙ LE MANI DALLE TERRE
DEMANIALI
A Roma un flash mob di ragazzi si oppone alla svendita delle terre pubbliche.
I manifestanti dichiarano di essere amareggiati dall'atteggiamento del Ministero delle
Politiche Agricole per la mancata approvazione dell decreto di legge n. 1, che prevede
la pubblicazione di una lista delle terre demaniali assegnate ai giovani.
Un gruppo di ragazzi ha dato vita ad un “flash mob” a
Roma per supportare il decreto di legge n. 1, che prevede
la pubblicazione di una lista delle terre pubbliche da
assegnare ai giovani.
Sta succedendo proprio davanti al Ministero delle politiche
agricole: i ragazzi si sono ritrovati questa mattina e con
l’appoggio di Sinistra Ecologica Libertà, AIAB, ALPA-CGIL e
dell’Associazione
Internazionale
Crocevia
e
del
“Coordinamento
romano
terre
pubbliche”
hanno
incominciato a protestare contro la possibile svendita del
patrimonio demaniale. Il ministero si è già reso disponibile
ad accogliere i manifestanti e affrontarli “faccia-a-faccia” invitandoli al suo interno.
I MANIFESTANTI – I giovani agricoltori si sono travestiti da vecchi “per evidenziare che l’Italia
è il Paese con i conduttori agricoli di età media più alta in Europa e che le promesse non
mantenute sulle terre pubbliche contribuiscono a rallentare il ricambio generazionale in
agricoltura” spiegano gli organizzatori della mobilita. I manifestanti dichiarano che il loro
obiettivo è proprio quello di convincere il Ministero delle politiche agricole di non mettere
all’asta le terre demaniali.
Il responsabile agricoltura nazionale di SEL, Loredana De Petris, dice: “Chiediamo al ministro
l’immediata pubblicazione del primo decreto attuativo con l’elenco delle terre pubbliche da
assegnare ai giovani. Intendiamo inoltre ribadire con forza che deve essere data priorità
all’assegnazione in affitto, come previsto dalla modifica alla legge introdotta alla Camera, e che
deve essere diramata dal Ministero una circolare attuativa per le Regioni e i Comuni, detentori
di gran parte del patrimonio pubblico a vocazione agricola”.
IL FLASH MOB – La scintilla che ha fatto scatenare il “flash mob” é stata la scadenza del
termine previsto dall’articolo 66 del decreto legge n. 1, che prevede l’approvazione immediata
da parte del Ministero delle politiche agricole insieme al Ministero dell’economia, del decreto
con la lista delle terre pubbliche da assegnare ai giovani. Nel manifesto contro i ministeri, i
ragazzi scrivono che: “Dopo tre anni di promesse e gli annunci ripetuti da tre diversi ministri,
ad oggi non un solo metro quadro di terra dei 380.000 ettari a vocazione agricola di proprietà
dello Stato è uscito dai cassetti dell’Agenzia del Demanio”.
(da Il Vostro Quotidiano - luglio 2012)
….questa però è da non perdere:
UN PAESE SENZA MEMORIA – da Il Cambiamento
…ancora una volta:
Buone Vacanze a tutti i nostri lettori!!