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16 VENERDÌ 18 MARZO 2011 Primo Piano Sindrome giapponese ROCK REYNOLDS Intervista a Dale Furutani [email protected] «La sindrome Hiroshima U non ci ha insegnato a controllare il nucleare» Paradossi Parla lo scrittore nippo-americano: «Gli Usa vogliono dare una mano ma sono colpiti dal fatto che il disastro si stia abbattendo su un paese moderno I giapponesi sono atterriti dall’atomica: allora perché si sono circondati di centrali?» Foto Ansa n'immane catastrofe naturale ha messo in ginocchio un paese abituato a tenere la sofferenza tra le mura del cuore, come se esprimere emozioni genuine in pubblico fosse disdicevole. Ma forse neppure il Giappone, avvezzo alle bizze del sottosuolo e devastato in un passato non remoto dalla follia atomica, era pronto al terrore giunto dal mare, al maremoto che ormai tutto il mondo chiama con una sinistra parola nipponica: tsunami. Per la prima volta la portata apocalittica del disastro naturale ha scalfito la corazza impenetrabile del dolore di una nazione, scomponendolo nella sofferenza incontenibile di milioni di individui. Abbiamo raggiunto lo scrittore nippo-americano Dale Furutani nello stato di Washington dove vive. Chi meglio di lui, di famiglia giapponese approdata rocambolescamente sulle coste delle Hawaii, dove è nato nel 1946, poi adottato da una famiglia della California, può interpretare l'ambivalenza del rapporto Stati Uniti-Giappone, alla luce degli ultimi sconvolgenti accadimenti? La sua serie di gialli aventi per protagonista il samurai Matsuyama Kaze, è una mirabile sintesi di eleganza letteraria e storia sociale, una metafora del Giappone contemporaneo. Qual è la prima cosa che le è venuta in mente dopo lo tsunami? «Ai tempi in cui vivevamo in Giappone, mia moglie e io facemmo un lungo viaggio sulla costa orientale a bordo di un trenino che non aveva nulla della modernità dei treni super-veloci che collegano le città principali. Le piccole stazioni in cui ci fermavamo erano virtuali centri della comunità in cui i vecchi si raccoglievano a fare due chiacchiere. La vita in quella parte rurale e remota del Giappone, malgrado comodità come Internet e telefoni cellulari, restava imperniata su elementi antichi: i frutti del mare e i ritmi delle stagioni. Oggi, purtroppo, quei paesi sono stati spazzati via dallo tsunami. Mi domando cosa ne è stato di quella gente». Considerato il passato di tensione fra Usae Giappone, com’è percepitaquesta tragedia dal popolo americano? «Gli Usa, soprattutto i canali americani specializzati nelle notizie, in genere si occupano di eventi locali. Ma, da quando c’è stato lo tsunami, la copertura del terremoto e della crisi nucleare giapponese è stata massiccia. Credo che la maggior parte della popolazione americana sia sinceramente preoccupata del disa-