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Terra santa
di Mohamed Kacimi
Traduzione di Monica Capuani
Questa traduzione è frutto di una residenza nel quadro del progetto TRAMES (data) organizzato da
La Comédie de Saint-Étienne con l'aiuto della Convention Théâtrale Européenne.
L’autore
Mohamed Kacimi è nato nel 1955 a El Hamel, una città sugli altipiani dell’Algeria. Adolescente,
scopre Rimbaud e i Surrealisti. Dopo studi di letteratura francese ad Algeri, si trasferisce a Parigi
nel 1982. Nel 1987, esce il suo primo romanzo Le Mouchoir. Alcuni saggi e un secondo romanzo
(Le jour dernier) appaiono prima che si rivolga alla scrittura per il teatro. 1962 è accolto da Ariane
Mnouchkine al Théâtre du Soleil e La Confession d’Abraham apre la stagione 2002 del Théâtre du
Rond-Point. Lo stesso anno ha anche firmato l’adattamento di Nedjma, il romanzo di Kateb Macine,
allo Studio della Comédie-Française.
Nel 2004 è il vincitore delle missioni Stendhal, poi nel 2005 riceve il premio della Fracophonie
della SACD e ottiene la borsa per l’anno sabatico del CNL.
Personaggi
IMEN, la ragazza
ALIA, la moglie di Yad
YAD, il marito
AMIN, il loro figlio
IAN, il soldato, in borghese
Una città in stato di assedio. Si sente il mare da ogni parte, ma nessuno vi può mettere piede.
C’è un cielo arroventato, ingombro di corvi neri. Nella città bianca, non ci sono colori, né
sabbia, né accenti, né profumi, né volti, né abiti stranieri. Non c’è neanche arak, né pistacchi,
né narghilé, né cubetti di ghiaccio, né tanto meno acqua. Resta solo un vecchio gioco di
carte. Né i soldati, né il filo spinato, né la guerra sono visibili a occhio nudo.
1
IMEN
IAN
IMEN
IAN
IMEN
IAN
IMEN
IAN
IMEN
IAN
IMEN
IAN
IMEN
IAN
IMEN
IAN
IMEN
IAN
IMEN
IAN
IMEN
IAN
IMEN
IAN
IMEN
IAN
Ma mi lasci in pace!
Aprite, aprite!
Va a finire che crepo a forza di aprire.
Aprite, per l’ultima volta, aprite! [Entra IAN, calmissimo, Percorre lentamente la
stanza] Chi ha appiccato il fuoco?
Quale fuoco?
Chi ha appiccato il fuoco ai pneumatici?
Voglio dormire, dormire solo una volta per davvero.
E la bandiera? Chi ha dato fuoco alla bandiera?
Quale bandiera?
La nostra bandiera.
Non sono affari miei, la vostra bandiera.
E questo cos’è?
La borsa? Delle foto di mia madre.
No, non con le mani, non ti muovere, mettiti là, togliti le scarpe, prendi lentamente la
borsa con il piede destro, e tirala fuori, è chiusa? Metti le dita dei piedi nei manici,
allarga lentamente le gambe, ecco, così. [Tira fuori dalla borsa delle foto] E’ lei? E’
il medico?
Sì.
Dove sta?
E’ scomparsa ieri.
[Guarda di nuovo la foto] Dove è scomparsa?
Al checkpoint.
Non ci sono stati morti al checkpoint, ieri.
Ho detto “scomparsa”.
Tuo padre, dov’è?
Da voi.
Per quanto ne ha?
A vita.
Tanto peggio per lui. Era proprio una bella fica.
Si mette in tasca una delle foto.
IMEN
IAN
IMEN
IAN
IMEN
IAN
[Cerca di strappargli la foto di mano] Ridammi la mia foto.
Perché hai paura? Sono un bravo ragazzo. Perché mi guardi così, non mi piace,
quello sguardo torvo. Che c’è in quegli occhi neri, mi dici quello che c’è dentro?
Non c’è niente, non c’è niente dentro, niente, solo occhiaie, solo la televisione, tutto
qui, ci sono solo scemenze negli occhi, solo videoclip, ci sono solo videoclip dei
Soap Kills nei miei occhi.
Quando uno ha gli occhi neri vuol dire che non è limpido, non è per niente limpido.
Smettila di fissarmi così. Guarda che te li strappo quegli occhi, le prendo tra le dita e
li faccio scoppiare come una noce per vedere che c’è dentro. Conosci Stravinskij?
Stravinskij?
Tu non ami la musica, ti si legge negli occhi, quegli occhi, te li faccio esplodere
come un salvadanaio, per vedere cosa c’è nella pancia del tuo porcellino. Smettila di
tremare, ti ho detto, sono un bravo ragazzo. [Le restituisce la foto] Che sono queste
macchie di sangue per terra?
IMEN
IAN
IMEN
IAN
IMEN
IAN
IMEN
IAN
Esce.
E’ il sangue di Gesù.
Mi prendi per il culo?
E’ Gesù, il mio gatto, il mio gatto randagio. E’ saltato sulla torretta del carro armato
che sta sotto casa, ha graffiato la torretta del blindato, il soldato si è preso un colpo, è
uscito come una furia dal carro, e ha preso Gesù. Con una mano gli ha spezzato una
zampa, così, come fosse una cannuccia, ho portato Gesù dal veterinario, gli ha
strappato le unghie e gli ha fatto delle fasciature. Da quel momento Gesù è
completamente su di giri, corre dappertutto, batte con le zampe dappertutto, lascia
macchie di sangue ovunque, sul mio letto, per terra, sui miei vestiti.
E dov’è questo Gesù che lascia sangue dappertutto?
Da Alia, la mia vicina, la levatrice.
Vado a vedere.
Perché avete paura dei gatti?
Anche noi abbiamo diritto di farcela sotto.
2
Entra ALIA.
ALIA
IMEN
ALIA
IMEN
ALIA
IMEN
ALIA
IMEN
ALIA
IMEN
ALIA
IMEN
ALIA
IMEN
ALIA
IMEN
ALIA
IMEN
ALIA
IMEN
ALIA
IMEN
ALIA
IMEN
ALIA
IMEN
ALIA
IMEN
Imen! Non ne posso più.
Caschi bene, Alia, dillo a me.
Stavolta è troppo.
Ogni giorno, è troppo.
Sto parlando del tuo gatto. I soldati, sono sbarcati da me alle due di notte per
verificare la tua storia. Se rimette le zampe nel mio salone, lo butto dalla finestra
sotto le ruote del blindato.
Credi che sia facile essere un gatto randagio senza unghie in questa cazzo di Terra
santa?
La stoffa di damasco bianco delle fodere del mio divano, sai a cosa somiglia adesso?
A un tampax, hai capito, a un tampax per colpa di Gesù.
Se qualcuno torce un pelo al mio gatto, lo sbudello, lo ammazzo.
Faresti meglio a pregare che ritrovino tua madre piuttosto che pensare al tuo gatto.
Mia madre riesce sempre a cavarsela, ma il mio gatto è tutto quello che mi resta.
Non puoi dire una cosa del genere, ti resterà sempre la patria. La patria è tutto
La patria? Lo sai dove me la metto la tua patria?
Capisco... Starà tra due guanciali.
L’unica patria che ho è il mio gatto; graffia, fa le fusa, miagola, ti fa le coccole
quando ha fame e ti lascia in pace quando è sazio. Conosci una Terra promessa bella
come un gatto? [Una breve pausa] Ti devo dire una cosa.
No, non mi avrai.
Sì, invece! Io ti voglio bene.
Non è grave, io dimentico, dimentico facilmente, lo sai, laverò la stoffa.
[Accendendo il narguilé] Senti, assaggia questo.
Fa’ vedere? [Tira dal narguilé] Cos’è?
Mela d’Egitto.
Sento già il Nilo.
Ma tienilo dritto, il tubo, Alia. Il narghilé è come il sesso, più è duro meglio è.
Bisognerebbe che la smettessi con la tv, Imen.
Io, prendo una boccata di narghilé, e parto, vado lontano, molto lontano.
E dove sei arrivata?
Sono a Carcassonne, a Carcassonne.
E cos’è?
Non conosci Carcassonne? Non sai cosa ti perdi. Ho voluto passare la frontiera
stamattina per compare cetrioli per le mie occhiaie, è un’ossessione, lo so. Al
checkpoint, ho incrociato gli altoparlanti che gridavano: “Tutti in ginocchio,
avanzate piano in ginocchio, gli uomini si tolgano lentamente la maglietta con la
punta delle dita della mano sinistra, le donne si aprano la camicetta con la mano
sinistra, avanzate tutti, lentamente sulle ginocchia, con la mano destra dietro la
testa”. Pioveva, una cosa pazzesca, i soldati fermano un vecchio per perquisirgli un
sacco di patate, tastano le patate una a una. Il vecchio scherza, mi prende per un
braccio: “Non è niente, figlia mia, fagli frugare le patate, è il loro destino frugarci le
patate. Sto rientrando dalla Francia. Se c’è una cosa bella laggiù, è la strada di
Carcassonne. Lo sai, sulla strada di Carcassonne, passi su una strada larghissima, che
è piena di macchine. A un certo punto, ti fermi e prendi un cartoncino, poi vai, poi ti
ALIA
IMEN
ALIA
IMEN
ALIA
IMEN
ALIA
IMEN
ALIA
IMEN
ALIA
IMEN
ALIA
IMEN
ALIA
IMEN
ALIA
IMEN
ALIA
IMEN
ALIA
IMEN
ALIA
IMEN
ALIA
IMEN
fermi un’altra volta e paghi. Poi lasci la strada grandissima. Nei checkpoint in
Francia, stai sempre a pagare, ma le botte non te le danno mai.
E i cetrioli?
Neanche una fettina, il soldato non mi ha fatto passare.
[Le passa la mano sul viso] Guarda un po’, questa non l’avevo vista.
Ancora?
Si vede appena.
Se ogni giorno mi becco una ruga, tra un anno sono pronta per lo sfasciacarrozze.
Quando ti sposi?
Aspetto che esca…
Per quanto ne ha?
Cinque anni, minimo.
Passeranno presto.
Tutto passa presto, l’amore, la vita, i sogni, la morte, tutto passa, tranne le occhiaie,
quelle non passano, quelle non passano mai.
Se fai dei figli, fanne otto, se te ne ammazzano quattro, te ne resteranno sempre la
metà.
Non sono mica pazza.
Il destino è nelle mani di Dio, Lui solo sa. [Si sente il rumore di una fucilata]
Ricomincia.
Il mio destino, me lo tengo nelle mie mani, così sto più tranquilla. Non lo so quello
che possono ancora bombardare. Non c’è rimasto più niente.
E’ strano, ogni volta che ci bombardano, mi viene un languorino allo stomaco.
C’è rimasto solo dello yogurt allo 0%.
Mi piace lo yogurt. E’ un razzo?
No, un missile! Quale prendi tu di solito di yogurt?
Sempre quello greco.
Fai male.
Perché?
Lo yogurt greco è mortale per il culo.
E’ un missile?
No, un razzo.
3
Entra YAD.
YAD
ALIA
YAD
IMEN
YAD
ALIA
YAD
ALIA
YAD
IMEN
YAD
ALIA
YAD
ALIA
IMEN
ALIA
YAD
ALIA
YAD
ALIA
IMEN
ALIA
YAD
ALIA
IMEN
ALIA
YAD
IMEN
YAD
ALIA
IMEN
ALIA
IMEN
YAD
Alia, Alia, dov’è l’arak?
L’arak è finito, tesoro mio.
Se l’arak è finito, l’Oriente è morto.
Vieni qui, gattino mio.
Scende la notte, bisogna fare qualcosa.
Non c’è più niente da fare.
Bisogna attraversare la frontiera.
C’è il blocco totale. Sparano su tutto quello che si muove.
Il tunnel. C’è sempre il tunnel.
L’hanno fatto saltare con la dinamite, il tunnel.
Ce ne sarà una goccia.
Non ce n’è neanche una traccia, Yad.
E i tuoi parti?
Spingi, spingi, spingi, figlia mia. Ho passato tre ore a gridare. Alla fine il bambino
esce. Gli taglio il cordone. Il marito mi prende per il collo e mi sbatte per strada,
come un sacco della spazzatura.
Era nato morto?
No, era una femmina.
Una catastrofe naturale!
Adesso lo so, basta che una donna apra le gambe, basta che io dia un’occhiata al suo
ventre per sapere se è maschio o femmina. Quando è femmina, sento come un
temporale sul sesso della donna, una bufera. La sento fortissimo. Non mi sbaglio
mai. Una femmina, è come la morte, la vedo arrivare da lontano.
Ce ne sarà una goccia, solo una goccia. Gli uomini che trattano le donne come cani
non si devono meravigliare se poi quelle trattano loro come delle merde… Una
goccia per far salire la notte. Una goccia per far venire il mare, qui, ai miei piedi.
Una goccia per leccare la Via Lattea. Una goccia…
Tieni, lecca questo fondo di yogurt, piuttosto, che sei carente di magnesio.
Lo sentite?
Cos’è?
Niente di grave, sono gli elicotteri.
Bisogna aprire le finestre per lo spostamento d’aria.
Io non le chiudo mai, le finestre, proprio per via dello spostamento d’aria.
Dove vanno?
Verso il mare, si direbbe.
Verso il sud.
Perché bombardano stanotte? Non è successo niente.
Bombardano perché non succede niente. Ci bombardano perché aspettiamo un arak
che non arriva. Ci bombardano perché abbiamo i bicchieri vuoti. Ci bombardano
perché non sappiamo più che dire.
Dov’è caduto?
Vicino, vicino, senti? La casa trema.
Calma, gattino mio, calma.
C’è un odore forte.
ALIA
YAD
ALIA
IMEN
ALIA
YAD
IMEN
Un odore di bruciato, c’è un grande incendio, un incendio immenso, qui di fronte. E’
l’ippodromo che brucia, hanno bombardato l’ippodromo. E’ andata via la luce….
Una goccia, solo una goccia e piscerò dalla finestra fino a far affogare i loro
elicotteri.
Lecca lo yogurt, tesoro mio, lecca.
E’ tornata la luce.
Gli elicotteri, gli elicotteri, piombano su di noi, ho i loro riflettori negli occhi. [Lo
spostamento d’aria degli apparecchi solleva tutto nella stanza] Tutto questo rumore,
non ne posso più, Santo Iddio, Yad, stiamo per morire.
Mio Dio, che routine!
Ho la testa che mi scoppia. No, Gesù, no, torna.
Gesù salta sulle ginocchia di ALIA.
ALIA
Giù le zampe, bestiaccia, pussa via.
Dà una botta forte a Gesù.
YAD
IMEN
ALIA
YAD
IMEN
ALIA
IMEN
ALIA
YAD
Gli elicotteri...
Me ne frego degli elicotteri! Sei matta? Gli hai fatto prendere un colpo! Lo vedi
come trema?
La mia camicetta di seta, hai visto come l’ha ridotta?
E’ la Via Dolorosa.
Il sangue di gatto non è mica indelebile! Impregni le macchie di perossido di
idrogeno al 3 per cento, strofini la macchia, sciacqui con acqua fredda, e va via
subito…
Ma sulla seta non funziona.
Che idea vestirsi di seta quando una è sotto le bombe.
Come volevi che mi vestissi, di acrilico? Ci manca solo questa: non lo sai che se uno
è vestito di acrilico e muore, il cadavere puzza immediatamente?
Si allontanano. Imen, tieni, corri da Joseph, non chiude mai. Digli di darti una
bottiglia di arak, l’arak di Zahlé, lui lo sa.
IMEN esce.
ALIA
YAD
Tu sei pazzo, non abbiamo più niente e butti venti dollari dalla finestra.
Abbiamo perduto la nostra terra, ma questo non significa che dobbiamo rinunciare
alla nostra ebbrezza.
4
ALIA
YAD
ALIA
YAD
ALIA
YAD
ALIA
YAD
ALIA
YAD
ALIA
YAD
ALIA
YAD
ALIA
YAD
ALIA
YAD
ALIA
YAD
ALIA
YAD
ALIA
YAD
ALIA
YAD
ALIA
YAD
ALIA
YAD
ALIA
YAD
ALIA
YAD
ALIA
YAD
ALIA
YAD
ALIA
YAD
ALIA
YAD
ALIA
Bisogna che te lo dica.
Lo so.
Cosa sai?
Tutto quello che non mi dici, io lo so già.
E’ vero.
Sono trent’anni.
Che storia d’amore!
Trent’anni d’amore, non è più amore, è pubblica amministrazione.
Ti ricordi tutto?
Mi ricordo tutto.
Che scarpe porta, Imen?
Scarpe nere, di capretto, con dei lacci molto sottili, il laccio della scarpa destra
comincia a sfilacciarsi e il tacco della scarpa destra è leggermente consumato.
E il nostro primo incontro? Te lo ricordi?
Ah no, questo no.
Che ti prende, Yad?
Lo sai benissimo, i ricordi di coppia, mi fanno venire i reumatismi.
Ne abbiamo viste di cose.
Quante non ne abbiamo viste, soprattutto.
Mi ami sempre?
Alla follia, come al solito.
Non lo sento davvero.
Più di questo non posso fare.
Perché?
E’ la guerra.
Sì, certo, è sempre colpa della guerra.
Bisogna pure che ci serva a qualcosa.
Imen tarda.
Se la cava sempre.
Yad, bisogna che ti dica una cosa.
Dimmi.
Bisogna che parliamo.
Alia, amore mio, quando due esseri che si amano si dicono “bisogna che parliamo”
significa che non hanno più niente da dirsi.
Io voglio delle prove d’amore.
Che prove?
Delle calze.
Che calze?
Sono anni che prometti di comprarmi delle calze.
E quelle di Nicosia?
Si sono fuse.
Non sono mica un gelato, delle calze di puro filo di Scozia acquistate a Nicosia.
Risale a tre anni fa, il tuo viaggio a Cipro.
Cipro, Cipro, che bel paese, asini dappertutto, un mare inespugnabile e Jack Daniels
a volontà.
Le vuoi vedere?
YAD
Fammi vedere. E’ vero che hai un gran buco, proprio sotto l’alluce del piede destro, e
due buchetti sotto la pianta del piede sinistro. E’ questo l’occupazione, amore mio, fa
dei buchi nelle calze. [La bacia] Fa dei buchi nel cielo, fa dei buchi nella terra, fa dei
buchi nella storia, fa dei buchi nel corpo, fa dei buchi nell’amore, l’occupazione.
Lui la bacia. Lei si libera.
ALIA
Esce.
E scordatelo che farai l’amore con me finché ho le calze bucate.
5
YAD
Scende questa notte, sì o no, cazzo?
Ho preso troppi esili, troppi deserti in faccia per urlare.
Per una volta voglio che scenda vicino a me, non per terra, ma tra le mie dita.
La notte scende sempre di colpo.
Voglio che scenda poco a poco.
Voglio che scenda piano piano.
Voglio che scenda goccia a goccia.
Voglio che scenda passo passo, nei miei occhi.
Voglio strappare la notte che scende su di me.
Voglio farfugliare la notte che penetra dentro di me.
La notte, quando scende, me la sento qui.
La notte, quando scende, la sento germogliare ovunque.
Germoglia qui, fortissimo, nella mia testa.
La notte prorompe come una sorgente nel mio ventre.
Non fumo più, ho i polmoni liberi.
La notte prende il mio respiro, mi divora i polmoni.
La notte vomita forte la notte nelle mie viscere.
Quando la notte scende, mi risale in gola.
Mi strappo la gola e la taglio in due.
La taglio in verticale dalla laringe alla faringe.
Le trovo una fossa comune.
Una fossa comune dove si decompongono tutte le notti.
Tutte le notti scese sul mio corpo.
Io sono la fossa comune di tutte le notti che non sanno più dove mettere piede.
Quando scende la notte, io scavo il mare.
Non si muove, non si muoverà mai questo mare.
Troppo sale, troppi libri, troppi cadaveri sui suoi fondali.
Sento gli sciacalli che lappano le onde.
Solo gli sciacalli hanno il diritto di lappare il mare.
Li sento, gli sciacalli, vomitano sulla spiaggia melma nera e sassi.
Gli sciacalli vomitano teste di bambini fatte scoppiare da pallottole esplosive.
La notte scende eppure resta della luce bianca ovunque.
Tutte queste stelle che urlano lassù, e tutti questi proiettili traccianti che mi sbraitano
nella testa.
La notte, ci sono entrato una volta, e ne sono uscito bruciato dal sale e dai cadaveri.
Tutto è avvelenato, marcio, nella notte, la sabbia, l’acqua.
Anche l’alfabeto è velenoso.
Anche il deserto, soprattutto il deserto.
Il deserto, ce lo mangeremo fino all’ultimo granello di sabbia.
Il deserto, ce lo mangeremo fino all’ultima stella.
Tutto scende qui:
Il deserto scende
Il mare scende
L’oblio scende
L’esilio scende
Il corpo scende
La lingua scende
Gli occhi scendono
Dio scende
La notte non scende da sola.
6
IMEN
YAD
IMEN
YAD
IMEN
YAD
IMEN
YAD
IMEN
YAD
IMEN
YAD
IMEN
YAD
IMEN
YAD
IMEN
YAD
IMEN
YAD
IMEN
YAD
IMEN
YAD
IMEN
YAD
IMEN
YAD
IMEN
YAD
IMEN
YAD
IMEN
YAD
IMEN
YAD
IMEN
YAD
IMEN
YAD
IMEN
Pistacchi di Aleppo?
Pazza come tua madre.
Un cubetto di ghiaccio?
Due. Lo senti?
E’ un elicottero.
Un Apache AH-64.
Un po’ d’acqua?
Una lacrima come sempre.
Ma guarda un po’, un razzo.
No, è un missile Hellfire.
Così, va bene?
Perfetto! Il missile è caduto dai vicini.
Il loro cavallo ha calpestato un soldato.
Hanno buona memoria, i cavalli.
Il soldato è morto.
Questo arak è sublime.
Cessano il fuoco.
Riprendono fiato, tutto qui.
Vado a vedere. [Va verso la finestra] Non è rimasto niente.
Non è una cosa nuova.
Non è rimasto niente della casa dei vicini.
Niente?
Un mucchio di polvere.
Peccato, gli avevo prestato un libro di Dostoevskij, ieri. Volevo che Marie, la loro
madre, gli facesse leggere la scena in cui Nastassja Filippovna butta mille rubli nel
camino per sfidare Rogojin che voleva comprarla. Mille rubli nel fuoco. “Voi non
siete colpevole, Nastassja Filippovna, e io vi adoro”. A volte, si sogna così tanto da
diventare colpevoli. Che bello! Sono tutti morti. Marie non gli leggerà Dostoevskij.
Che tristezza!
Io non ci arrivo, a capire Dostoevskij.
E’ troppo difficile per te. Un altro?
Un altro.
Alla tua.
Alla sua. Volevo chiederle, signor Yad, come dire… Lei ha già ucciso?
Il problema con i pistacchi è che uno comincia e non la finisce più.
Io parlavo della morte.
E’ la stessa cosa.
Quanti?
Non mi ricordo di niente.
Non le credo.
A volte, la mia memoria salta come l’interruttore della luce.
Com’è?
Mi strappa le lacrime, l’arak di Zahlé.
Sempre due cubetti?
Mai più di due, altrimenti uccide il sapore dell’arak.
Com’è uccidere?
YAD
IMEN
YAD
IMEN
YAD
IMEN
YAD
IMEN
YAD
IMEN
YAD
IMEN
YAD
IMEN
YAD
IMEN
YAD
IMEN
Esce.
Ho sempre chiuso gli occhi al momento di sparare. Mi ricordo dolo il nero. Tanto
nero. Passami i pistacchi, grazie. La morte è semplice come i pistacchi.
Sento dei passi.
Credi che sia tua madre?
No, non è il suo passo.
Le voglio molto bene.
Lo so.
Io l’ho conosciuta, Carmen, che ballava il tango sulla terrazza del casinò di Beirut.
Era bella, era furiosamente bella come Beirut. A volte arrivava da Londra, da
L’Avana o da Granada. Andava pazza per la roulette, io facevo la guerra di giorno e
giocavo con lei tutta la notte al casinò di Beirut. Carmen ballava sotto il cielo di
Beirut, ballava sotto gli F-15 quando gli F-15 ci sganciavano bombe a
frammentazione in faccia, mentre giocavamo a baccarà a Beirut… Erano i bei vecchi
tempi. Giocavamo fino all’alba… Giocavamo benissimo… Abbiamo giocato troppo
a Beirut…
Non so dove sia passata stavolta. Ho paura.
Tu lo sai che adora giocare.
Molti non la amano.
E’ troppo libera per loro.
Dicono che…
Passano la vita a dire che…
Dicono che ha…
Molti amanti?
Sì.
Ecco almeno una donna che l’ha scampata bella.
E Gesù, dove sarà passato Gesù, spero che non sia saltato dai vicini. Gesù, dove sei,
Gesù? Torna qui.
7
Entra AMIN.
AMIN
YAD
AMIN
YAD
AMIN
YAD
AMIN
YAD
AMIN
YAD
AMIN
YAD
AMIN
YAD
AMIN
YAD
AMIN
YAD
AMIN
YAD
Che fai, papà?
Cerco di staccare dallo stampo l’ultimo cubetto di ghiaccio. Non ci riesco. Mi dà un
nervoso, mi fa venire certi nervi, quest’affare. [Si sbatte lo stampo sul ginocchio]
Cazzo, è caduto sulla pipì del gatto, l’ultimo cubetto di ghiaccio.
Stai bevendo?
Un miracolo, coi tempi che corrono.
Hai visto?
Visto cosa?
I vicini.
Io non ho visto niente. Mi ha raccontato tutto Imen.
E’ a dieci metri, là, sotto i tuoi occhi.
Dieci metri è in capo al mondo in questo paese di pazzi.
Tutta la famiglia di Élias, ci è morta. Tutta la famiglia, il padre Élias, la madre Marie.
I figli, Jérémie, Nathan, Paul, Rachel, Noémie.
Sembra che la scena con Nastassja Filippovna non li abbia troppo presi.
Io ero là al momento dell’incidente. Il piccolo Jérémie era sul cavallo lanciato al
galoppo. Filava veloce, troppo veloce, come una valanga. Non ha visto lo
sbarramento alla fine della strada, un soldato ha visto arrivare il cavallo, ha sparato
un primo colpo in aria, il piccolo Jérémie ha cercato di fermare il cavallo, il cavallo
si è rifiutato di obbedirgli, il soldato ha sparato un secondo proiettile, il proiettile ha
tranciato il collo al cavallo. Il cavallo si è impennato all’improvviso, si è drizzato con
le zampe all’aria, poi di colpo si è lasciato cadere con gli zoccoli in avanti. Ha
fracassato la cassa toracica al soldato.
Farà male mettere nell’arak un cubetto di ghiaccio che è caduto nella pipì di gatto?
Tu te ne freghi, lo so, guardami le mani, lo vedi come sono le mie mani, lo vedi cosa
c’è nelle mie mani, o no, ho frugato insieme a tutti quanti, dopo il bombardamento,
ho frugato, e ho trovato questo ciuffo di capelli, li riconosci, questi capelli, no, non lo
vedi, sono i capelli della piccola Noémie, è tutto quello che è rimasto, ho frugato, ho
visto così tanta carne mischiata al gesso, ho frugato, ho visto così tanto sangue
mischiato al cemento, ho frugato, ho visto delle dita, ho visto delle braccia, ho visto
dei piedi, ho visto dei brandelli, ho visto degli occhi, ho visto delle budella, ho visto
dei genitali, ho visto delle cicche di sigaretta, ho visto degli anelli, ho visto la paura.
Ho frugato, ho trovato l’odore della morte, tu lo conosci l’odore della morte, faceva
caldo, saliva l’odore, saliva da ogni dove, papà, credevo di essere io che puzzavo,
che puzzavo così tanto, ho buttato via i miei vestiti, ma l’odore era sempre là. Più
forte delle rovine, più forte dei cadaveri, più forte di noi vivi, più forte di tutti i morti,
questo odore. Ho capito allora che hai mentito dicendo che Dio non è una cosa seria,
ho capito che hai mentito dall’inizio, se l’odore della morte è così forte, oh Dio, vuol
dire che Dio c’è. Solo Dio può cancellare quell’odore di morte.
Voi prendete il buon Dio per un mulo, lo caricate troppo, finirà per spaccarsi la
faccia e voi con lui.
Io voglio morire per la patria.
Prendi dei pistacchi piuttosto, sono più buoni.
Tu non vuoi più combattere?
Ho combattuto troppo a lungo.
AMIN
YAD
AMIN
YAD
AMIN
YAD
AMIN
YAD
AMIN
YAD
AMIN
YAD
AMIN
YAD
AMIN
YAD
Escono.
Dimmi una cosa, papà. Non hai più i coglioni?
Stai tranquillo, ne ho almeno quanto Nastassja Filippovna, anch’io ho sognato così
tanto che sono diventato colpevole.
Hai bruciato tutto, perduto tutto.
Forse, ho perduto la guerra, ho perduto la terra, ho perduto due figli, ho perduto la
mia storia, ho perduto il sonno, ho bruciato degli amori, ho bruciato la mia fortuna.
Ma ho imparato una cosa.
Che cosa?
Ho imparato che bisogna cercare la felicità anche nella catastrofe .
E questi cadaveri, cosa ne fai di questi cadaveri?
Con i morti, bisogna fare come a poker, quando perdi, quando sei fregato, non fai
vedere il tuo gioco, te ne stai zitto, nascondi le carte, paghi e aspetti la prossima
mano. Forza, prendi un bicchiere.
No.
Te lo offro di cuore.
Sai benissimo che è proibito.
Proibito da chi?
Proibito da Dio.
Un Dio che si mette a proibire l’arak non è un buon Dio, è un rompicoglioni.
Non dire una cosa del genere, papà, o andrai all’inferno.
Quale inferno, figlio mio, l’inferno è là, ce l’hai sotto gli occhi, a dieci metri da te,
come dici tu, l’inferno, ce l’abbiamo alle calcagna, figlio mio. L’inferno ce
l’abbiamo nel culo, cucciolo mio.
8
L’indomani da ALIA. Entra IAN.
IAN
ALIA
IAN
ALIA
IAN
ALIA
IAN
ALIA
IAN
ALIA
IAN
ALIA
IAN
ALIA
IAN
ALIA
IAN
ALIA
IAN
ALIA
IAN
ALIA
IAN
ALIA
IAN
ALIA
IAN
ALIA
IAN
ALIA
IAN
ALIA
IAN
ALIA
IAN
ALIA
IAN
ALIA
IAN
ALIA
IAN
ALIA
Chi ha bruciato i pneumatici?
Non è stato mio figlio.
Chi ha bruciato la bandiera?
Quale bandiera?
La nostra bandiera.
Non è stato mio figlio, mio figlio è all’università.
Quanti anni ha, tuo figlio?
Mio figlio Amin ha ventun anni.
Tuo figlio Amin ha ventun anni e ventitre giorni. Vi piace mentire sempre.
Amin non si immischia mai con quello che succede per strada.
Dov’è tuo marito?
Non lo so.
Non sapete mai niente.
Sapete tutto voi al posto nostro.
A che ora è uscito, tuo marito?
Un’ora prima del bombardamento.
Sei sicura?
Sono sicura.
Ha passato la notte qui?
Quando non è in prigione, passa tutte le sue notti qui.
Di che colore erano i suoi slip stamattina?
Aveva degli slip bianchi, 10 per cento cotone e 90 per cento viscosa comprati a
Nicosia tre anni fa con tre buchi sulla natica sinistra e uno sulla destra.
Verificheremo. [Tira fuori un libro dalla tasca] E questo cos’è?
Un libro russo.
A chi appartiene?
Dio solo lo sa.
E’ un libro di tuo marito.
Può darsi, ne ha migliaia di libri, non li conosco tutti.
Per gli slip, sapevi tutto.
Non lavo mica i suoi libri a mano tutte le sere.
Il libro, l’abbiamo trovato in casa dei vostri vicini terroristi.
Quali terroristi? Erano dei bambini.
Sta’ zitta! Tutti quelli che abbiamo ammazzato erano dei terroristi. Dei bambini!
Siete disumani.
Mio figlio non ha fatto niente. E’ il migliore all’università.
Che fine ha fatto la madre della tua vicina?
Carmen?
Sì, Carmen.
Che ne so.
Noi sappiamo che non avete più soldi.
Non è grave, abbiamo avuto molti soldi.
Possiamo aiutarvi.
Dio ci aiuta molto.
IAN
Potremmo darvi dei cellulari, solo per un’informazione o due, ci dici solo quello che
vuoi, e sarai ricca di nuovo, ti diamo anche dei Nokia triband con sessanta suonerie,
tutte di musica classica. Senti qua.
Tira fuori un cellulare, attiva la suoneria, la incolla all’orecchio di
lui la stringe.
ALIA
IAN
ALIA
ALIA.
Lei cerca di svincolarsi,
Mi lasci, mi lasci.
Non ti muovere, non tremare, sono un bravo ragazzo, senti qua, ascolta, è bello, lo
senti cos’è? E’ Stravinskij.
Mi lasci, mi lasci, o la uccido.
Lei lo morde. Lui la lascia andare.
IAN
ALIA
Selvaggi. Non amate la musica. [Lascia
telecomando] Cos’è quest’affare?
E’ il telecomando della televisione.
ALIA,
e prende il contenitore di un
IAN ausculta a lungo il contenitore prima di premere il pulsante di accensione. La televisione si
accende, si sente un rap orientale a tutto volume.
IAN
Pietà, mamma mia, no, questo no, no, questo no, mamma mia.
Prende a calci il televisore fino a farlo esplodere.
ALIA
IAN
Perché lo ha fatto, perché mi ha rotto la televisione?
[Cade in ginocchio davanti al televisore rotto, e piange] Siete disumani, non vi
rendete conto! Siete davvero disumani a farmi subire una cosa del genere… Sono un
bravo ragazzo, sono un bravo ragazzetto.
Esce in lacrime.
9
Entra AMIN.
AMIN
ALIA
AMIN
ALIA
AMIN
ALIA
AMIN
ALIA
AMIN
ALIA
AMIN
ALIA
AMIN
ALIA
AMIN
ALIA
AMIN
ALIA
AMIN
ALIA
AMIN
ALIA
AMIN
ALIA
AMIN
ALIA
AMIN
ALIA
Cos’è, questo?
Sono anni che sogno di prenderla a calci, la tv.
L’hai fatta scoppiare.
E’ un sogno di ragazza.
Hai visto, i vicini?
Ho visto tutto.
Che orrore.
Che orrore.
Tu volevi molto bene a Marie.
Le volevo bene sì, a quella malalingua.
E’ morta, polverizzata.
Una malalingua è una malalingua anche quando è ridotta in polvere, è polvere di
malalingua.
Non hanno neanche finito di recuperare il corpo.
Non piangerò più. Tutte le chiacchiere su Carmen, era lei. Non la smetteva di
provarci con tuo padre. Voleva che la chiamasse Nastassja, quella troietta di Marie.
Ma è mio padre che non fa altro che guardare tutte le donne.
Di che donne parli, tuo padre si è giocato la vita per liberare questa gentaglia. Ha
diritto di guardare quello che vuole. Di che donne parli, sono tutte velate, non si vede
neanche più la punta delle unghie. Delle stronze travestite da corvi che pregano notte
e giorno e si vendono il padre, la madre, gli amanti e perfino il buon Dio per un
Nokia triband con sessanta suonerie. Tu lo conosci Stravinskij?
Chi?
Lo sapevo io che avevi le mani pulite.
Parli come mio padre.
Parlo più forte di tuo padre.
Ma i bambini, i bambini di Marie, non c’entrano niente.
Non ci sono più innocenti, siamo troppo nella merda per permetterci il lusso di avere
degli innocenti, un giorno dovremmo smetterla di morire, solo per il gusto di
rompere le palle al nemico, perché la nostra morte rompe le palle solo a noi e non è
neanche detto.
Comunque al funerale ci andremo lo stesso, mamma.
Ci andrai tu da solo, io ho visto troppi morti per avere pietà. Io, in ogni caso, mi
occupo solo dei vivi, riparo i vivi, i morti non sono il mio campo.
Bisogna fare qualcosa, madre, bisogna…
Bisogna fare un buon caffè, alla tua età non sai neanche fare un caffè. Non puoi fare
la rivoluzione se non sai fare il caffè. Prima metti l’acqua, il caffè e lo zucchero e
agiti bene. Porti a ebollizione, a fuoco medio, e stai bene attento, perché il caffè
trabocca velocemente! Quando la schiuma sale la fai salire fino al bocchettone, lo
togli dal fuoco e lasci riscendere la schiuma, poi lo rimetti sul fuoco e fai risalire la
schiuma… Poi lo togli dal fuoco e lo servi direttamente in tazza.
Siete pazzi, c’è un carnaio sotto la nostra finestra, e mio padre fa l’elogio dell’arak e
mia madre dà la ricetta del caffè turco.
Bisogna controllare la schiuma come la rabbia., come ti ho appena spiegato, perché
se trabocca ti brucia le mani.
AMIN
ALIA
AMIN
ALIA
AMIN
ALIA
AMIN
ALIA
AMIN
ALIA
AMIN
ALIA
AMIN
ALIA
[Cammina su e giù poi si dirige verso la finestra] Dio è grande.
Che c’è, Amin?
Un segno di Dio, mamma, un segno di Dio, vedi, là, sotto la casa, il soldato seduto
contro il muro, è stanco, si è tolto il casco, è proprio sotto la finestra. E’ un segno di
Dio.
No, Amin, tu sei il migliore all’università.
Lasciami.
Amin, mi resti solo tu.
Avrai un eroe, mamma, un eroe.
Me ne frego degli eroi, non se ne può più degli eroi.
Lasciami, mamma, lasciami, è un segno di Dio.
Fermati, Amin, non se ne può più neanche del buon Dio.
Smettila, se no se ne va.
Pensa alla nostra casa, sono trent’anni che lavoriamo per la casa..
Non ti vergogni di pensare alla casa invece di pensare alla patria? [La respinge,
prende la televisione e la butta dalla finestra] Dio è grande, Dio è grande, Dio è
grande, gli ho fracassato la testa, madre, guarda, ha il cervello sul marciapiede,
guarda tutto quel sangue, sono un eroe, madre, sono un eroe, abbracciami, mamma,
sono un eroe. Dio è grande, mamma.
esce correndo, lui la segue.
10
Da IMEN. IMEN e AMIN.
IMEN
AMIN
IMEN
AMIN
IMEN
AMIN
IMEN
AMIN
IMEN
AMIN
IMEN
AMIN
IMEN
AMIN
IMEN
AMIN
IMEN
AMIN
IMEN
AMIN
IMEN
AMIN
IMEN
AMIN
IMEN
AMIN
IMEN
Che ci fai qui?
Sono un eroe.
Hai fatto l’esame?
No, ho ucciso.
Hai ucciso cosa?
Un soldato, un soldato in uniforme.
La durata della vita di qualcuno che uccide un soldato è di un’ora. Sessanta minuti
spaccati.
Sarò un martire.
Che coglione! Morirai.
Non morirò, stronza, resusciterò.
Esatto. Ti prenderanno a revolverate, allora tu muori, apri gli occhi un secondo dopo
e hai nel letto ottanta vergini.
Non ci credi?
Avevo già dei problemi con Cappuccetto rosso.
Lo dicono tutti.
Tutti si bevono un sacco di cazzate in questo paese.
Andrò in paradiso, andrò in paradiso.
Se vuoi solo svuotarti i coglioni non dire che muori per la patria.
Una puttana, sei solo una puttana come tua madre, lo sai quello che ha fatto quella
puttana di tua madre?
Forza, arriva al punto!
Era al check point, tua madre, e dietro di lei c’era una madre che teneva in braccio un
bambino che stava morendo, l’ambulanza era dall’altra parte, tua madre ha tirato
fuori la sua tessera di medico, ha parlato con i soldati, ma i soldati volevano far
passare lei, ma non quella madre. Allora lei ha urlato, è arrivato un ufficiale, si è
preso una sbandata per tua madre. Davanti a tutte, le ha detto che avrebbe fatto
passare il bambino se lo avesse baciato sulla bocca, e tu sai cos’ha fatto la troia, lo ha
baciato, lo ha baciato sulla bocca, il soldato le ha messo la lingua in bocca davanti a
tutti. Mio Dio, che vergogna per tuo padre che è condannato a vita.
E il bambino, che hanno fatto col bambino?
Lo hanno fatto passare, ma chi se ne frega, si può sacrificare un bambino, ma l’onore
no, il nostro onore no davanti al nemico. I fratelli, l’hanno bruciata viva quella
puttana di tua madre.
Sparisci.
Non posso, tutto il quartiere è accerchiato.
Togliti di mezzo, se no mi metto a gridare.
[Tira fuori una pistola dalla tasca] Se apri la bocca, te la faccio saltare.
Spara, non mi dispiace affatto morire…
Una pausa.
AMIN
Vedo che te ne freghi, vedrai, vieni in braccio a me, gattino, vieni in braccio a me,
mio piccolo Gesù. [Prende in braccio il gatto] Adesso farai esattamente quello che ti
dico, se no gli faccio saltare le cervella.
IMEN
AMIN
Gesù no, Gesù, Amin, Gesù no, ti prego.
In ginocchio, stronza, in ginocchio ti dico, così, alza le mani lentamente, sì, così,
adesso fai come al check point, avanza lentamente in ginocchio, tirati su il maglione,
più su, non vedo niente, più su, devo vedere tutto, togliti il reggiseno con una mano,
tiralo fuori, buttalo per terra, alza di nuovo le mani. Dio è grande, che seno! Apriti i
pantaloni, lentamente, solo con le dita, buttali ai miei piedi, così, togliti le calze,
dammele, non hai buchi sulle calze, si vede, tua madre era proprio una troia, togliti
lentamente e con una mano sola le mutande, dammele, hai le mutande bianche, vedo,
stenditi, allarga le gambe, fa’ presto, fammi vedere, non l’ho mai vista, non ho mai
visto una donna nuda, non ho mai visto il sesso di una donna, ho paura, no, non
chiudere le cosce, se no te lo accoppo, il tuo Gesù, girati che ti voglio vedere il culo.
Svelta, il culo, se non addio a Gesù, Gesù, questo non l’ho mai visto, rimettiti di
schiena. Dio è grande, Dio è grande, Dio è grande!
Si butta su di lei. Impassibile, come morta, IMEN prende il gatto per la collottola e lo accarezza.
IMEN
Non è niente, mio dolce Gesù, non aver paura, ci sono qui io.
11
YAD entra, vede IMEN nuda e AMIN su di lei. AMIN si tira su bruscamente. YAD
IMEN, tira fuori un mazzo di carte dalla tasca e le mischia lentamente.
AMIN
YAD
butta la sua giacca su
Non ho fatto niente, papà.
Non c’è niente di meglio di un pokerino per tirarsi fuori dalla merda.
Continua a mischiare le carte.
[...]
Se desiderate leggere il testo per intero, vogliate rivolgervi a [email protected] oppure
[email protected]