E se il Papa dicesse “Dio non esiste”?

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E se il Papa dicesse “Dio non esiste”?
COMUNICATO N. 18
E se il Papa dicesse “Dio non esiste”?
Roma, 10 dicembre 2016. Cosa potrebbe succedere se a un certo punto il Papa
dicesse “Dio non esiste”? A chiederselo è l’antropologo francese Marc Augé, che oggi
a Più libri più liberi ha presentato Tre parole che cambiarono il mondo (Raffaello
Cortina Editore) insieme al giornalista Gigi Riva in un incontro organizzato
dall’Espresso. Un libro che Riva definisce “un divertimento letterario, ma che ha un
sostrato molto profondo, frutto di uno shock per l’autore che ha vissuto gli attentati di
Parigi, da Charlie Hebdo alla strage del Bataclan”. Immaginando il folle annuncio di tre
parole di Papa Francesco in occasione della Pasqua 2018, l’autore si chiede se
veramente le religioni monoteiste siano al centro delle guerre del mondo. “Il
monoteismo nasconde una componente di violenza: le religioni con un solo Dio
vogliono fare proseliti e convertire – afferma l’autore -. Anche le società politeiste
hanno fatto la guerra come le altre, ma mai per imporre il proprio Dio. Anzi nella storia
è accaduto il contrario, i vincitori hanno fatto proprie le religioni dei vinti”.
Una violenza che secondo Augé fa parte del DNA del monoteismo. “È vero, le religioni
cambiano: il cristianesimo, ad esempio, non è più quello dei tempi delle guerre di
religione, ma per l’Islam non possiamo dire lo stesso. Questo perché c’è una violenza
insita nelle religioni monoteiste, a partire dagli scismi: la lotta fra protestantesimo e
cattolicesimo è stata terribile”. Ma chi è capace di innescare questa violenza? La colpa
è dei leader? “C’è sicuramente una questione politica di strumentalizzazione, ma
spesso sono i libri la fonte degli estremismi, la responsabilità quindi è in buona parte
anche degli esegeti che li interpretano”. E sulla penetrazione di questi estremismi in
Occidente commenta: “Sono convinto che ci sia un’islamizzazione della società e
che questa sia una premessa della radicalizzazione, il che ne spiega anche la rapida
diffusione. E non bisogna dimenticare che esiste un’effettiva e specifica offensiva di
islamizzazione, che passa anche attraverso l’ideologizzazione dell’Islam”. Così
l’antropologo risponde alle domande di Gigi Riva circa l’origine del fenomeno dei
Foreign Fighters e sul come aiutare la “maggioranza silenziosa” dei musulmani a
combattere queste forme di radicalismo dall’interno, non ha dubbi: “Anzitutto
dovremmo smettere di parlare di comunità islamica in generale: così facendo
creiamo un oggetto che non esiste e lo facciamo esistere. Spesso questi radicalismi
sono legati a un certo laissez-faire, il comunitarismo è dovuto anche all’uso
lassista e incontrollato che si fa del linguaggio”.
Cosa ne è del dialogo interreligioso? “Riguarda le religioni ma occorre considerare che
sono coinvolti anche degli Stati che sono estremi di per sé, con i quali tuttavia noi
facciamo affari perché così va il mondo e bisogna proteggere i propri interessi. Da
questo punto di vista è evidente che in generale l’atteggiamento degli occidentali
nei confronti di stati come Iran, Qatar, Arabia Saudita, è assai criticabile e toglie
peso alle nostre posizioni critiche”. Gigi Riva si spinge a chiedere all’antropologo se
la religione non impedisca la democrazia: “La religione è una creazione umana ma
penso in realtà che tutte le religioni che pensano alla salvezza dell’individuo
perdano molto della loro connotazione sociale. Il primato della salvezza individuale
può mettere in difficoltà il pensiero dell’Altro”. In questo senso, spiega, “ci si avvicina ai
limiti del misticismo perché il mistico ha un rapporto personale, esclusivo con Dio.
Potremmo affermare che il terrorista jihadista è un deviato del misticismo”.
Come uscire da questa spirale? Un ritorno al politeismo, che ci mette al riparo dalle
guerre di religione, oppure al razionalismo dei Lumi del 1789? Marc Augé non ha
dubbi: “Personalmente sono fedele all’Illuminismo e sono convinto che il pensiero
razionalista sia il nostro pensiero umano. Quando ci interroghiamo di chi o di
cosa Dio è il nome, possiamo rispondere ‘l’uomo’”.
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