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LA RIVISTA DELLA NORMAZIONE TECNICA V a e us rs o ion es e cl e us le t iv tro o n de ic iS a oc i Poste Italiane-Spa Sped. in a.p. D.L. 353/2003 (conv. in L.27/02/2004 n°46) art. 1 comma 1-DCB Milano - In caso di mancato recapito si restituisca al CMP Roserio per la consegna al mittente che si impegna a pagare la relativa tassa U&C_CoverNovDic_progetto 27/12/10 17:29 Pagina AA DOSSIER: GESTIONE RIFIUTI L’Assemblea Generale dell’ISO 2010 A L'Aquila esperti a confronto sul restauro dei beni culturali Responsabilità sociale: una novità assoluta nel panorama delle norme ISO 10 Novembre/Dicembre 2010 Anno LV V a e us rs o ion es e cl e us le t iv tro o n de ic iS a oc i U&C_CoverNovDic_progetto 27/12/10 17:29 Pagina AB La normazione tecnica a supporto dell’innovazione e della competitività sostenibile Ve us rs o ion es e cl e us le iv ttro o n de ic iS a oc i editoriale The technical standards to support innovation and sustainable competitiveness Lara Comi Vice Presidente della Commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori a Commissione Europea ha dato l'avvio ai lavori che porteranno alla pubblicazione della proposta di revisione del sistema di standardizzazione europea, prevista per aprile 2011. In questo ambito, assume particolare importanza la Relazione di iniziativa che il Parlamento Europeo ha adottato sul tema il 21 ottobre u.s. Il Parlamento, infatti, ha voluto anticipare i lavori della Commissione, inviandole dei suggerimenti e delle proposte, in vista della revisione. In qualità di Vice Presidente della Commissione Mercato Interno, ho lavorato molto sulla Relazione di iniziativa, in qualità di Relatore Ombra per il Gruppo politico del PPE. La piena realizzazione del mercato interno ha bisogno della standardizzazione. Il passaggio dal vecchio al “nuovo approccio”, l’alleanza cioè tra legislazione comunitaria e normazione, si è rivelata decisiva per la libera circolazione delle merci e ha contribuito all’eliminazione delle barriere per il libero commercio, all’interno del mercato unico europeo, armonizzando le norme tecniche. Sebbene la Commissione Europea riferisca ogni due anni sui risultati dell’applicazione della direttiva 98/34/CE, la revisione del sistema oggi acquista particolare importanza alla luce dell’attuale crisi economica e in vista dell’elaborazione della Strategia EU 2020. Il sistema europeo di standardizzazione oggi deve essere all'altezza dei bisogni economici e sociali dell'Europa e, allo stesso tempo, assicurare innovazione, crescita e competitività. Il sistema attuale funziona abbastanza bene e non necessita di grandi trasformazioni. a L I tre principi, quello della delegazione nazionale, della natura privata e volontaria del sistema devono restare alla base del sistema di standardizzazione, come lo sviluppo di un nuovo standard dovrebbe avere luogo solo di fronte a un reale beneficio che possa essere dimostrato. In particolare, il principio della delegazione nazionale assicura il buon funzionamento del sistema, consentendo l’accesso e la partecipazione a livello nazionale a tutti gli stakeholders interessati. É quindi un pilastro importante del sistema non solo perché consente la partecipazione di esperti nazionali, ma anche perché assicura l’armonizzazione tecnica in Europa, attraverso l’adozione a livello interno degli standard europei e, di conseguenza, l’eliminazione degli standard nazionali non in linea con quelli europei. Ciò avviene in 31 paesi membri (più 19 membri affiliati) ed è quindi indiscutibile l’apporto alla creazione di un mercato unico più consolidato. Lo stesso apprezzamento è rivolto anche al carattere volontario e privato del sistema. Gli standard sono individuati con il fine di rispondere alle esigenze delle compagnie private interessate che supportano il 95% del costo dell’intero sistema (mentre il restante 5% è coperto da fondi pubblici di cui il 2% dalla Commissione Europea ed EFTA). Il carattere privato quindi rispetta l’approccio ascendente, cd. "bottom up approach" e consente l’incontro dei bisogni delle industrie. Rebus sic stantibus, il sistema deve restare dunque privato, ma ciò non toglie che è importante che gli interessi pubblici siano presi in considerazione all'interno del processo. Il riferimento è alle "societal stakeholders" che rappresentano la salute, la sicurezza, i consumatori e l'ambiente. Esse devono poter partecipare ai lavori, esprimere le loro posizioni e cercare di creare il consenso sulle loro opinioni, ma la decisione dello standard deve restare essenzialmente del settore privato. La Relazione di iniziativa del Parlamento Europeo pone l'attenzione sulla "effettiva partecipazione" delle societal stakeholders negli organismi europei, che è un concetto molto più importante rispetto a quello del "voto simbolico", proposto inizialmente da alcuni gruppi politici. Un altro aspetto importante riguarda la partecipazione delle PMI. In primo luogo, trattare le societal stakeholders e le PMI allo stesso modo non sembrava la soluzione migliore, come si prospettava in una prima stesura della relazione. La recente Relazione Monti, sul futuro del mercato interno europeo, sottolinea con molta enfasi la necessità di intervenire per rendere il clima imprenditoriale più consono per le PMI. Afferma anche che "la standardizzazione è la chiave di volta della governance del mercato unico", esortando a riesaminare il processo di standardizzazione a livello europeo, conservando i vantaggi del sistema attuale e trovando al tempo stesso il giusto equilibrio tra dimensione europea e dimensione nazionale. Le PMI, sebbene siano parte del settore privato e non rappresentino un interesse pubblico, sono parte essenziale del mercato eurocontinua a pag. 4 U&C n.10 novembre/dicembre 2010 1 1 editoriale La normazione tecnica a supporto dell’innovazione e della competitività sostenibile The technical standards to support innovation and sustainable competitiveness L. Comi Direttore responsabile Alessandro Santoro Comitato scientifico Corrado Bertelli, Sergio Bracco, Giancarlo Coccia, 4 Notizie e avvenimenti Giacomo Elias, Domenico Pierucci, Marco Fabio Sartori, sommario attualità News and events Piero Torretta, Ugo Tramutoli Comitato di redazione 6 articoli Ve us rs o ion es e cl e us le iv ttro o n de ic iS a oc i Silvia Berri, Elio Bianchi, Fabio Galbiati, Alberto Galeotto, Ruggero Lensi, Carlo Masetti, Alberto Monteverdi, Gian Luca Salerio, Stefano Sibilio Segreteria di redazione Valentina Pompa, Sara Rossetti Direzione e redazione UNI Ente Nazionale Italiano di Unificazione Via Sannio, 2 - 20137 Milano tel. 02 700241 - fax 02 70024474 Editore Mediavalue srl Via Domenichino, 19 - 20149 Milano tel. 02 89459725 - fax 02 89459753 [email protected] - www.mediavalue.it Grafica e impaginazione Mediavalue srl Abbonamenti [email protected] Pubblicità [email protected] Stampatore Italgrafica Srl - Novara L’Assemblea Generale dell’ISO 2010 ISO General Assembly 2010 8 Volontaria, privata, nazionale ... Voluntary, private, national... 10 Made in Italy alimentare, il ruolo di ACCREDIA The agrofood made in Italy, the role of ACCREDIA 13 A L’Aquila esperti a confronto sul restauro dei beni culturali Experts debate at L'Aquila on the restoration of cultural heritage G. Alessandrini 17 Responsabilità sociale: una novità assoluta nel panorama delle norme ISO Social responsibility: an important news through the ISO standards S. Sibilio Autorizzazione del tribunale di Milano nº 3574 del 1 dicembre 1954 Il Direttore responsabile e l’Editore declinano ogni responsabilità in merito agli articoli pubblicati, per i quali rispondono i singoli Autori. ISSN 0394-9605 21 Sicurezza dei giocattoli: le norme internazionali per Spedizione in A.P. 45% - Art 2 comma 20/b legge 662/96 Filiale di Milano Prezzi di vendita per l’Italia: una copia €8,00, copia arretrata €15,50, abbonamento annuo (10 numeri) €70,00 per l’estero: una copia €14,00, abbonamento annuo €130,00 Gli abbonamenti iniziano dal primo numero raggiungibile. Il pagamento può essere effettuato tramite bonifico bancario su c/c intestato a Mediavalue srl IBAN IT33N0569634070000002372X67 L’IVA è a carico dell’editore. Tiratura del num. 10 novembre/dicembre 2010: 15.000 copie. Finito di stampare nel mese di dicembre 2010. Tutti i diritti di riproduzione degli articoli e/o delle foto sono riservati. 22 La sicurezza funzionale: la nuova edizione della IEC giocare e divertirsi senza rischi ISO toughens toy safety for hazard-free and fun play 61508 Functional safety: the new edition of IEC 61508 F. Andreolli, A. Brunelli, E. Ciapessoni a Ai sensi del D.lgs 196/2003 l’Editore garantisce la massima riservatezza nell’utilizzo della propria banca dati con finalità di invio del presente periodico e/o di comunicazioni promozionali. Ai sensi dell’art. 7 ai suddetti destinatari è stata data facoltà di esercitare il diritto di cancellazione o rettifica dei dati a essi riferiti. UNI Ente Nazionale Italiano di Unificazione Via Sannio, 2 - 20137 Milano CEI Comitato Elettrotecnico Italiano Via Saccardo 9 - 20134 Milano 2 U&C n.10 novembre/dicembre 2010 pag. 17 pag. 10 27 formazione Formazione al servizio delle nuove figure professionali TIS: una nuova sede per i corsi CEI a Bolzano 46 vita quotidiana Ci aiutano le norme a mantenere sani denti e gengive Simboli per comandi, indicatori e spie: quando il cruscotto è a norma 29 dossier GESTIONE DEI RIFIUTI WASTE MANAGEMENT A cura di Stefano Sibilio – Responsabile Divisione Organizzazione, processi, servizi e società UNI 30 La normativa CEN su contenitori e servizi: un contributo italiano 47 recensioni 31 Il lavoro di normazione nel CEN/TC183 Waste management: un vantaggio competitivo nello sviluppo dei prodotti Ve us rs o ion es e cl e us le iv ttro o n de ic iS a oc i Collana Costruzioni: in CD-Rom le raccolte di norme UNI per l’edilizia Nuova edizione della Guida tecnica CEI 82-25: novità per il settore fotovoltaico sommario G. Baiano 48 focus norma Le nuove norme più importanti F. Mondini 33 La standardizzazione dei colori e degli elementi visivi per la raccolta differenziata dei rifiuti G. Bragadina pag. 4 49 tutte le norme 37 Revisione della norma UNI 10802 alla luce dei nuovi rapporti tecnici del CEN S. Balzamo 39 Una norma nazionale per la gestione dei veicoli fuori uso C. Dozio 42 Dal waste management alle norme tecniche per il recupero a E. A. Savi pag. 21 U&C n.10 novembre/dicembre 2010 3 continua da pag. 1 Prestazioni delle barriere di sicurezza stradali a cura della Comunicazione UNI Ve us rs o ion es e cl e us le iv ttro o n de ic iS a oc i attualità peo e meritano di essere incoraggiate e supportate all'interno del processo, ma non necessariamente con lo stesso trattamento riservato alle organizzazioni rappresentative di interessi pubblici. Data la loro natura di imprese di piccola e media dimensione e considerati i problemi da essi incontrati che dipendono molto dal settore di appartenenza e dall'area geografica dove si trovano a operare, il migliore livello per loro è quello nazionale, nei comitati tecnici. La Commissione Europea può quindi intervenire e supportare finanziariamente il loro accesso e la loro partecipazione a livello nazionale. Inoltre, è altresì importante preservare la diversità degli organismi nazionali di standardizzazione e diffondere le migliori prassi per far sì che le organizzazioni meno efficienti possano migliorarsi. In particolare, l'Italia ha un ottimo sistema interno di standardizzazione che puó senza dubbio rappresentare un modello. Per quanto riguarda, invece, l'introduzione di nuove procedure per l'adozione degli standard, è importante che la Commissione Europea valuti attentamente questa possibilità con gli organismi europei CEN e CENELEC. Infine, vale la pena porre l'accento sul link essenziale tra normazione da una parte e innovazione e competitività sostenibile dall'altra, che deve assolutamente essere rafforzato e che sarà preso in debita considerazione nella prossima revisione. Valutazione ambientale di siti e organizzazioni a L’UNI ha recentemente recepito, per ora in lingua inglese, una importante norma sulla valutazione ambientale di siti e di organizzazioni. Si tratta della UNI EN ISO 14015:2010 che fornisce una guida su come condurre appunto una valutazione ambientale di siti e di organizzazioni (attività anche conosciuta con l’acronimo inglese di EASO, Environmental Assessment of Sites And Organizations) tramite un processo sistematico di identificazione degli aspetti e delle questioni ambientali. E’ una attività che, per quanto riguarda un’impresa, può essere effettuata in particolari momenti - nel caso di acquisizioni o cessioni, ad esempio - o rientrare in una normale verifica periodica. La norma si occupa, nel particolare, di definire i ruoli e le responsabilità delle parti coinvolte nella valutazione (cliente, valutatore, rappresentante del valutato) nonché le fasi 4 U&C n.10 novembre/dicembre 2010 Onorevole Lara Comi Deputato al Parlamento Europeo Vice Presidente della Commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori del processo di valutazione (pianificazione, raccolta e validazione delle informazioni, valutazione e rendicontazione). La norma non si occupa di altre tipologie di valutazione ambientale quali le analisi ambientali iniziali, gli audit ambientali, le valutazioni di impatto ambientale o le valutazioni delle prestazioni ambientali. E’ stata inoltre pubblicata, in lingua inglese e francese come recepimento della norma europea, la nuova edizione della UNI EN ISO 14050 che definisce i termini e i concetti fondamentali relativi alla gestione ambientale pubblicati nelle norme della serie ISO 14000. Avere un linguaggio comune e principi perfettamente condivisi può aiutare una più efficace e puntuale applicazione dei sistemi di gestione ambientale a livello europeo e internazionale. Entrambe le norme sono state elaborate in seno al comitato ISO/TC 207, Environmental management. In ambito UNI i lavori sono stati seguiti dalla Commissione tecnica “Ambiente”. L’aumento del traffico diventa sempre più una sfida per la sicurezza stradale. Nel solo 2009 l’Europa ha contato 1.150.000 incidenti, 35.000 decessi e 1,5 milioni di feriti. Un costo per la società europea di circa 160 miliardi di euro, il 10% delle risorse stanziate in campo medicosanitario. Infrastrutture stradali inadeguate possono poi peggiorare ulteriormente la situazione, rivelando l’impatto con le barriere di sicurezza stradali (RRS-Road Restraint Systems) ancor più pericoloso. A questo proposito, sono state pubblicate le nuove edizioni delle parti 1, 2 e 3 della norma UNI EN 1317 “Barriere di sicurezza stradali” la cui applicazione promuove una maggiore sicurezza - in caso di impatto - per gli utenti più vulnerabili della strada come passeggeri, motociclisti e ciclisti. La Parte 1 fornisce disposizioni per la misurazione della prestazione dei prodotti per barriere di sicurezza stradali sottoposti a urto e livelli di severità di urto. La norma include i dati del luogo di prova, le definizioni delle barriere di sicurezza stradali, le specifiche del veicolo (inclusi i requisiti di carico) per i veicoli utilizzati nelle prove d’urto, la strumentazione dei veicoli, le procedure di calcolo e i metodi di registrazione dei dati della prova d’urto, inclusi i livelli di severità d’urto e l’indice di deformazione dell’abitacolo del veicolo (VCDI). La Parte 2 specifica i requisiti riguardanti la prestazione all’urto delle barriere di sicurezza inclusi i parapetti veicolari, le classi di contenimento, la larghezza operativa, l’intrusione del veicolo e i livelli di severità dell’urto. Infine, la Parte 3 descrive i requisiti per la prestazione di attenuatori d’urto sottoposti ad impatto da parte di veicoli, le classi di prestazione e i criteri di accettabilità per prove di impatto. Si informa che, come da Circolare del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti del 5 ottobre 2010 pubblicata sul sito www.mit.gov.it, è necessario un formale atto, da parte di tale Ministero, affinché le parti 1, 2 e 3 (edizione agosto 2010) della UNI EN 1317 entrino in vigore nel quadro regolamentare nazionale. Con il termine “IV Gamma” si indicano tutti gli alimenti vegetali freschi (orticoli e frutticoli) sottoposti a minime lavorazioni che, mantenendo invariate le caratteristiche sensoriali, consentono di ottenere un prodotto pronto al consumo e semplice da utilizzare. Questi prodotti, che troviamo nei banchi refrigerati già tagliati, lavati, asciugati e imballati in buste o vaschette di plastica, sono oggetto della norma UNI 11350 “Prodotti ortofrutticoli freschi pronti per il consumo (IV Gamma) – Definizione, requisiti e principi generali”, che fornisce gli elementi per delineare il processo produttivo, dall’accettazione della materia prima alla cessione all’utilizzatore finale. I prodotti ortofrutticoli freschi pronti per il consumo costituiscono una delle novità più rilevanti degli ultimi anni e rappresentano un significativo sviluppo nel mercato ortofrutticolo perché incontrano le esigenze dei consumatori che hanno sempre meno tempo da dedicare alla lavorazione delle materie prime. Il mondo scientifico, i tecnici e gli operatori del settore, dal canto loro, concordano sul fatto che il successo di mercato degli ortofrutticoli di IV Gamma nonché la soddisfazione dei consumatori non possano prescindere dalla presenza di indicazioni univoche e precise in merito alle procedure che conducono dalla materia prima al prodotto finale. Dalle nuove applicazioni mediche agli ultimi ritrovati per il mercato e i consumatori, le nanotecnologie sembrano spingere sempre più avanti i limiti di quanto pensavamo fosse possibile. Ma per fare in modo che questa tecnologia dispieghi appieno le sue potenzialità – e si sviluppi meglio e più velocemente – è necessaria un’opera di razionalizzazione e di classificazione logica dei nanomateriali. A presentare una possibile soluzione a questo problema ci ha pensato l’ISO che, mediante un rapporto tecnico pubblicato recentemente, offre ora una metodologia di classificazione complessiva dei nanomateriali. Si tratta del documento ISO/TR 11360:2010 “Nanotechnologies – Methodology for the classification and categorization of nanomaterials”. Maggiori informazioni sono disponibili sul sito UNI www.uni.com attualità Mettiamo ordine nei nano materiali Industrie del petrolio e del gas naturale e interventi d’urgenza a L’emergenza ambientale dello scorso aprile, generata a seguito dell’esplosione di una piattaforma petrolifera al largo delle coste della Louisiana, ha causato un disastro ambientale ed economico - senza precedenti. L’ampia diffusione degli impianti in mare aperto per la ricerca e l’estrazione di idrocarburi ha portato a uno sviluppo tecnologico innovativo e all’avanguardia nell'ingegneria offshore. E nell’eventualità di una emergenza? Tutti i sistemi di sicurezza devono fornire una efficace risposta: da qui la necessità della messa a a cura della Comunicazione UNI Ve us rs o ion es e cl e us le iv ttro o n de ic iS a oc i Prodotti ortofrutticoli freschi per il consumo L’edificio è affidabile? Risponde una norma internazionale Catastrofi naturali, danni accidentali, modifiche o deterioramenti come la corrosione, possono mettere a dura prova, nel corso della loro esistenza, edifici, ponti e altre strutture. Per accertarsi che queste costruzioni rimangano affidabili con il passare del tempo, l’ISO ha pubblicato una norma internazionale per verificare la sicurezza e la funzionalità delle struttu- punto di un sistema di gestione per coprire gli aspetti di salute e sicurezza nelle attività di estrazione. La norma UNI EN ISO 15544:2010 “Industrie del petrolio e del gas naturale - Impianti di produzione offshore - Requisiti e linee guida per la risposta alle emergenze” descrive gli obiettivi, i requisiti funzionali e le linee guida per le misure di risposta alle emergenze (ER) su strutture utilizzate per lo sviluppo di risorse di idrocarburi offshore. Il documento si applica a strutture offshore fisse o a sistemi galleggianti di produzione, stoccaggio e trasporto. re esistenti. La norma ISO 13822:2010 “Bases for design of structures - Assessment of existing structures” è stata elaborata come una guida pratica per gli ingegneri strutturali e i loro clienti. Giunta alla sua seconda edizione, la ISO 13822 comprende ora specifiche raccomandazioni sulla valutazione delle costruzioni che costituiscono il patrimonio artistico di un territorio. I requisiti e le procedure formulate nella ISO 13822 si basano sui principi di affidabilità strutturale e delle conseguenze derivanti da un cedimento. Applicabile a ogni tipo di struttura esistente, la norma sarà utile per: • anticipare i cambiamenti, in termini di utilizzo o di ampliamento, di una costruzione; • effettuare dei controlli di affidabilità (in rapporto ad azioni come i terremoti o l’aumento del traffico, per esempio) come richiesti dalle autorità, dalle compagnie di assicurazione, dai proprietari, ecc.; • valutare il deterioramento strutturale causato da azioni dipendenti dal tempo (la corrosione, la fatica); • verificare il danno strutturale risultante dall’azione accidentale (per es., un incendio). A conferma della sua rilevanza, anche a livello europeo ci si sta occupando della tematica. Infatti, il CEN/TC 250 “Structural Eurocodes” ha recentamente attivato un apposito Working Group su “Assessment and retrofitting of existing structures”, con l'obiettivo di pervenire alla pubblicazione di uno specifico Eurocodice. U&C n.10 novembre/dicembre 2010 5 E’ la stessa fiducia che traspare anche nelle parole di Rob Steele, l’attuale Segretario Generale, che punta sul concetto di globalità in termini di soluzioni, processi e risultati che si possono ottenere solo attraverso l’utilizzo delle norme, tanto più in quelle aree in cui le sfide sono più urgenti, dal cambiamento climatico all’efficienza energetica, dalle nanotecnologie all’uso dell’IT. Non a caso, proprio a quest’ultimo argomento era dedicata l’Open Session di quest’anno, la giornata volutamente posta tra i due giorni di riunione dell’AG, al fine di approfondire una tematica di specifico interesse. In questo caso il “focus” era l’applicazione dell’IT in alcuni settori di rilevanza sociale, da quello sanitario - esaminato sia negli aspetti di gestione amministrativa che in quelli legati all’industria degli apparecchi medicali - , a quello dell’edilizia. In quest’ultimo ambito, citando l’esempio concreto del Museo Nazionale di Oslo, si è parlato dell’utilizzo innovativo di ciò che è noto come BIM (Open Building Information Modelling), ovvero uno strumento che consente la visualizzazione di modelli, il calcolo delle emissioni, l’eventuale dispendio energetico in eccesso, allo scopo ultimo di garantire ad un campo primario ed indispensabile come quello delle costruzioni un più alto livello qualitativo ed un maggiore rispetto dell’ambiente. Anche nel cosiddetto “IT@Green”, infatti, il ricorso all’IT si sta rivelando di grande efficacia, per esempio nel settore delle fonti di energia rinnovabile - idrica e solare in particolare -, così come in quello delle “smart grids”, utili al comune cittadino per una misurazione ed un’informazione più attendibili del consumo energetico della propria abitazione, allo scopo, in ultima analisi, di assicurare un impatto meno dannoso sull’ambiente anche da parte del singolo. L’invito che è stato esplicitamente rivolto all’ISO non è solo quello di procedere in questa direzione, ma di continuare sempre più nell’opera di supporto ai paesi in via di sviluppo, quelli in cui l’uso dell’IT è ancora meno diffuso, ma per i quali è potenzialmente ancora più auspicabile. Tornando, invece, ai temi trattati nell’AG, due sono stati i punti di maggiore interesse. Ve us rs o ion es e cl e us le iv ttro o n de ic iS a oc i articoli L’Assemblea Generale dell’ISO 2010 nche quest’anno, a settembre, precisamente nella settimana dal 13 al 18, si è rinnovato l’appuntamento che vede riunirsi tutti i Membri della grande “famiglia” ISO per la loro annuale Assemblea Generale, in uno scenario che, dopo qualche tempo, é tornato a noi più familiare perché nella vecchia Europa. E’ stata, infatti, la Norvegia, patria del Premio Nobel per la Pace e nota per la magia dei suoi fiordi, ad ospitare, ad Oslo, questa affollatissima manifestazione, di cui la normazione e chi la realizza sono i protagonisti assoluti. Anzi, come sottolineato, in apertura dei lavori, dal Ministro dell’Industria e del Commercio norvegese, Trond Giske, la normazione internazionale ha e deve continuare ad avere un ruolo vitale ed un respiro globale e rappresentare un potenziale di cambiamento e di miglioramento a beneficio e a vantaggio dell’intera umanità. Un pensiero, questo, condiviso anche dal Presidente dell’ISO, l’australiano Alan Morrison, che ha mostrato grande fiducia nel potere della normazione e nella capacità di quest’ultima di adeguarsi ai bisogni, dichiarando che “….omissis …il primo passo comincia con un bisogno. Un mercato ha un bisogno, un consumatore ha un bisogno, un regolatore ha un bisogno. Tali bisogni prendono voce attraverso i Membri dell’ISO, rappresentanti di oltre il 97% della popolazione mondiale”. a A Da sinistra: Robert Steele - Segretario Generale ISO, Alan Morrison - Presidente ISO, Trond Giske - Ministro dei Trasporti e dell’Industria Norvegese, Trine Tveter - Direttore Gestionale Standards Norway, Jan A. Oksum - Presidente Standards Norway. 6 U&C n.10 novembre/dicembre 2010 L’Assemblea Generale dell’ISO 2010 Ve us rs o ion es e cl e us le iv ttro o n de ic iS a oc i articoli Il primo è certamente l’approvazione del Piano Strategico ISO 2011-2015, che ha visto un grande lavoro di preparazione da parte del Segretario Generale, ma anche di coinvolgimento diretto di tutti i membri, chiamati ad una consultazione su tutti i punti che costituiscono il Piano. Molti e variegati sono stati i commenti raccolti, debitamente presi in considerazione dalla Segreteria Centrale di Ginevra, fino alla messa a punto della versione attuale che, a Il tavolo dei relatori seguito di un’accurata valutazione da parte dei Membri di Consiglio, compreso il nostro rappresentante, il Presidente UNI, ha ottenuto il benestare anche di tutti i membri. L’altro aspetto significativo riguarda la rivisitazione del documento relativo all’uso e alla protezione del marchio ISO. La diffusione dei sistemi informatici, delle nuove piattaforme e dei social networks ha reso più forte la necessità di salvaguardare il marchio e la proprietà intellettuale dell’ISO, rendendo più restrittive le clausole del documento già in vigore, in particolare sull’utilizzo a titolo gratuito di norme o parti di La delegazione UNI da sinistra: Alessandro Santoro - Direttore Generale, Fulvia Petrini - Ufficio norme, un rischio, questo, da cui salvaguarSegreteria di Presidenza e Direzione Generale darsi, visto che le norme sono e restano un “patrimonio” dell’Organizzazione. L’ultima parte dell’AG, invece, come da copione ormai consolidato, è stata dedicata alle questioni più istituzionali, ovvero la nomina dei nuovi Membri di Consiglio e quella del Presidente. Durante il biennio 2011-2012 faranno parte del Consiglio il Sudafrica, l’Arabia Saudita, la Turchia e la Colombia, che, in fase di votazione, cosa quasi del tutto inedita, é giunta ex-aequo con la Nuova Zelanda. Quest’ultima, tuttavia, quando i membri già si apprestavano ad una nuova votazione, ha deciso di lasciare cavallerescamente il posto al paese sudamericano, per consentire anche a quest’area del mondo di essere rappresentata nell’organo decisionale più importante dell’ISO. L’AG ha chiuso il sipario con due tributi: il primo al Presidente uscente, l’australiano Alan Morrison, ringraziato per l’apporto fornito in questi due anni, che sarà sostituito, per i prossimi due, dal russo Boris Aleshin ed il secondo all’SN, l’ente norvegese, per l’efficienza e la professionalità con cui ha ospitato l’evento. Nel 2011, invece, la vecchia Europa verrà abbandonata di nuovo, a favore di un grande paese in via di sviluppo, l’India, che, per la prima volta, a New Delhi, la sua capitale, farà da padrone di casa ad una manifestazione che, ormai, ha acquisito il buon sapore della tradizione e di un auspicato arrivederci tra coloro che vi partecipano. Ufficio Programmi Internazionali a ISO GENERAL ASSEMBLY 2010 This year again, in September, in the week from 13 to 18, the ISO AG 2010 took place, hosted by the Norwegian Standards Body, SN, in Oslo. Great emphasis was placed, even by the Norwegian Trade and Industry Minister, Trond Giske, on the vital role that the international standardization is expected and willing to play, in order to be a potential factor, at global level, for changes and improvements for the whole humanity's benefit. Let’s see more details in this article. U&C n.10 novembre/dicembre 2010 7 Ve us rs o ion es e cl e us le iv ttro o n de ic iS a oc i articoli Volontaria, privata, nazionale ueste le tre caratteristiche sulle quali è basato il futuro della normazione tecnica secondo la Relazione IMCO illustrata il 5 novembre scorso all’UNI dall’Europarlamentare Lara Comi. Negli ultimi anni l’attuazione del mercato unico europeo ha avuto il successo che conosciamo (in termini di qualità e sicurezza dei prodotti) grazie all'uso delle direttive di “nuovo approccio” (cioè la strategia che regola il processo di armonizzazione legislativa tra i vari Stati membri dell’Unione Europea) in sinergia con il sistema europeo di normazione tecnica volontaria. Proprio per questo la Commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori del Parlamento Europeo - IMCO - ha previsto un’opera di rafforzamento della normazione tecnica che verrà avviata con le proposte della Commissione Europea. L’Onorevole Lara Comi, vicepresidente della Commissione IMCO del Parlamento Europeo e relatore Ombra per il Gruppo Politico del PPE, ha illustrato il 5 novembre scorso nella sede dell’UNI le principali innovazioni che ri- a Q 8 U&C n.10 novembre/dicembre 2010 guarderanno il settore, in particolare la necessità di insistere sul principio della “rappresentanza adeguata” con valenza consultiva degli attori del mercato negli organi tecnici, in quanto è di fondamentale importanza, ogni volta che è in gioco l’interesse pubblico, includere le posizioni di tutti i soggetti interessati in maniera appropriata. Inoltre, il futuro a della normazione tecnica si fonda – secondo la Relazione IMCO – su tre postulati: la normazione deve essere volontaria, gestita da istituzioni private (ma riconosciute) e basata sulla rappresentanza nazionale. L’Ononorevole Lara Comi, in occasione dell’adozione della Relazione sul “Futuro della standardizzazione europea” in Sessione Plenaria, commenta cosi l’incontro del 5 novembre: “Sono lieta di aver preso parte a questa giornata di ulteriore confronto in quanto ho estremamente a cuore la tematica, ragion per cui ho introdotto rispetto alla Relazione proposte di modifica soprattutto in merito alla governance del sistema di standardizzazione, vale a dire cambiamenti relativi alla partecipazione di tutti gli attori interessati. Le 'societal stakeholders' che rappresentano interessi pubblici quali la salute e la sicurezza pubblica e i consumatori, devono poter partecipare ai lavori degli organismi europei di standardizzazione in maniera più efficace, mentre le PMI devono poter prendere parte al processo principalmente a livello nazionale, nei comitati tecnici. Ritengo quanto da me fatto fino ad oggi solo l'inizio, continuerò a lavorare nei prossimi mesi per rendere la standardizzazione europea all'altezza dei bisogni economici e sociali dell'Europa e, allo stesso tempo per assicurare innovazione, crescita e competitività”. L’aspetto più importante è rappresentato dalla forte attenzione dell’Unione Europea nei confronti delle PMI, quali strategici utilizzatori del- Volontaria, privata, nazionale Ve us rs o ion es e cl e us le iv ttro o n de ic iS a oc i articoli le norme. Un settore, quello delle piccole e medie imprese, molto forte anche in Italia, dove la struttura produttiva è caratterizzata dalla presenza di micro-imprese per il 94,7% del totale delle imprese attive, con il 47,2% degli addetti e il 33,3% del valore aggiunto. Grande attenzione anche per l’istruzione, la ricerca e l’innovazione: il Parlamento Europeo ritiene importante dare inizio ad una operazione di “education”, promovendo l’inclusione della normazione nei curriculum accademici, nei programmi scolastici, nei programmi di apprendimento permanente e nelle campagne di informazione, al fine di sensibilizzare gli operatori economici attuali e futuri e i responsabili politici circa l’importanza delle norme. E’ necessario migliorare la conoscenza e la cooperazione reciproca tra gli autori delle norme, gli innovatori, la comunità accademica e della ricerca, includendo nelle norme il nuovo sapere, frutto in particolare dei programmi di innovazione e della ricerca finanziati dal settore pubblico. “Siamo particolarmente soddisfatti del giudizio espresso dalla Commissione IMCO - ha commentato Piero Torretta, presidente dell’UNI al quale si è associato il presidente del CEI, Ugo Nicola Tramutoli – sull’attività di normazione, alla quale l’UNI contribuisce sia a livello nazionale sia attraverso il CEN a livello europeo. Su alcuni degli obiettivi individuati dalla Relazione siamo già avanti rispetto ad altri Stati membri (ad esempio, l’accesso libero e gratuito alla conoscenza delle norme in oltre 40 centri di informazione nelle principali città, l’estremo contenimento dei costi di acquisto delle norme tecniche, la trasparenza di informazione sui lavori di normazione…). Si può e si deve migliorare; attendiamo le misure che proporrà la Commissione Europea sulla base degli indirizzi del Parlamento e poi ci attiveremo immediatamente per rendere il nostro lavoro ancora più utile all’economia nazionale in un’ottica europea”. I rappresentanti delle PMI (CNA, Confartigianato e CONFAPI) hanno accolto positivamente la Relazione IMCO, evidenziando però che l’accesso alla normazione – nonostante gli sforzi di UNI e CEI – è ancora problematico per le microimprese. Inoltre gli oneri derivanti dall’applicazione delle norme per rendere i prodotti sicuri e di maggiore qualità corrono il rischio di essere vanificati dalla presenza sul mercato di prodotti non conformi, contraffatti e persino pericolosi, che non vengono intercettati da adeguati controlli. VOLUNTARY, PRIVATE, NATIONAL… These are the three characteristics which it is based on the future of standardization in accordance with the IMCO report on November 5 last in UNI illustrated by MEP Lara Comi. In recent years the implementation of the Single European Market has had the success that we know through the use of guidelines for "new approach" in synergy with the European system of voluntary technical standards. That is why the Committee on Internal Market and Consumer Protection of the European Parliament - IMCO - has provided a work by strengthening the technical standards that will be launched with the European Commission's proposals. More details in this article. U&C n.10 novembre/dicembre 2010 9 10 comparto agroalimetare (1.497), seguito dal sud e dalle isole (1.427) e dal nord-ovest (848); a chiudere il centro Italia, con 660 imprese certificate. Nel computo regionale, l’Emilia Romagna registra il numero più alto di aziende certificate, ben 819; a seguire, Veneto (542 imprese), Lombardia (522) e Sicilia (334). L'agroalimentare italiano ha quantificato 172 accreditamenti. Ma quali e quanti sono gli strumenti di controllo e verifica da parete di ACCREDIA su prodotti e aziende dell’agroalimentare italiano? Ad oggi, sono 88 gli Organismi accreditati a rilasciare certificazioni di sistema per le aziende del settore agricolo e agroindustriale. Mentre 84 gli accreditamenti rilasciati per le certificazioni di prodotto. Nel dettaglio, 30 “coprono” il settore regolamentato (Bio, Dop, Igp, Stg, Doc, Docg e Igt) e 54 quello volontario, tra norme sulla rintracciabilità di filiera (ISO 22005) e i più diffusi disciplinari volontari di prodotto (BRC, IFS, GLOBALGAP, NO OGM, BRC/IOP). ACCREDIA svolge anche per il settore agroalimentare una intensa attività di verifica affinché il comportamento di tutti gli operatori del mercato, aziende, consulenti, Organismi, ispettori, garantisca l’affidabilità delle certificazioni. Dal settembre 2009 all’agosto 2010, le visite ispettive presso gli Organismi di certificazione e le aziende certificate hanno impegnato gli ispettori ed esperti ACCREDIA per 470 giorni uomo. Ve us rs o ion es e cl e us le iv ttro o n de ic iS a oc i volta “epocale” per la sicurezza e la rintracciabilità del made in Italy alimentare. Dal 1° maggio scorso gli organismi di certificazione per il rilascio dei marchi BIO (prodotto biologico), DOP (Denominazione di Origine Protetta), IGP (Indicazione Geografica Protetta), STG (Specialità Tradizionale Garantita), DOC (Denominazione di Origine Controllata), DOCG (Denominazione di Origine Controllata e Garantita) e IGT (Indicazione Geografica Tipica) possono essere autorizzati ad operare dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali (il cosiddetto MIPAAF) solo dopo aver ottenuto l'accreditamento di ACCREDIA. Si chiude così un percorso la cui ultima tappa era stata l'istituzione, ad aprile scorso, di un dipartimento ACCREDIA dedicato proprio alla sicurezza alimentare. Quella dei prodotti alimentari italiani certificati costituisce una componente sempre più significativa della produzione agroalimentare nazionale. Secondo gli ultimi dati ISTAT e Ismea, le 194 Dop e Igp italiane registrate nel 2009 coinvolgono 82mila operatori e realizzano un fatturato al consumo che ha toccato i 9,3 miliardi di euro. Le vendite all'estero – una rilevante voce della produzione agroalimentare nostrana - hanno toccato la cifra consistente di 1,3 miliardi di euro, segnando un +15% rispetto al 2008. Vale 3 miliardi, invece, il mercato “bio” italiano, con un incremento del +9% nel primo semestre 2010, a confermare una leadership europea per numero di operatori (oltre 45mila) e superficie dedicata (circa 1,1 milioni di ettari). Una indagine svolta da ACCREDIA nel 2007 dimostrava che erano proprio le certificazioni del settore alimentare le più conosciute e apprezzate dal cittadino comune. Un risultato che ora dà la misura dell’importanza della svolta in atto. “L’affidamento dal MIPAAF dell’accreditamento degli organismi di controllo che operano per l’agricoltura biologica, i vini di qualità ed i prodotti tipici - commenta Federico Grazioli, Presidente di ACCREDIA rappresenta una sfida che noi intendiamo onorare con il massimo impegno verso i consumatori, le istituzioni e le nostre imprese”. In accordo con i dati più recenti (maggio 2010) di ACCREDIA, nel settore alimentare le certificazioni di sistema di gestione continuano ad essere le più richieste dall’utente-azienda. Il computo totale della qualità certificata nell'agroalimentare italiano - tra aziende agricole e ittiche e altre realtà del comparto industriale della produzione, trasformazione e distribuzione di prodotti alimentari - tocca le 4.666 unità. La certificazione più richiesta è la ISO 9001 (sistema di gestione per la qualità), adottata da 3794 realtà. A seguire, 821 sono le aziende che si fregiano della ISO 14001 per la gestione ambientale e, infine, 51 a norma BS OHSAS 18001 (salute e sicurezza sul lavoro). Ma quali sono le aziende più certificate? Quelle del nord-est. Al nordest italiano va la palma del maggior numero di aziende certificate nel S a articoli Made in Italy alimentare, il ruolo di ACCREDIA U&C n.10 novembre/dicembre 2010 THE AGROFOOD MADE IN ITALY, THE ROLE OF ACCREDIA An important turning point for security and traceability of Italian food. From 1 May this year the certification bodies for issuing trademarks BIO, PDO, PGI, TSG DOC and DOCG and IGT can be authorized to operate by the Ministry of Agriculture and Forestry (MIPAAF) only after obtaining the accreditation by ACCREDIA. Ended, in this way, a course that expected the establishment in April last year an Accredia department dedicated to the food security. More details in this article. a Ve us rs o ion es e cl e us le iv ttro o n de ic iS a oc i a Ve us rs o ion es e cl e us le iv ttro o n de ic iS a oc i A L'Aquila esperti a confronto sul restauro dei beni culturali Ve us rs o ion es e cl e us le iv ttro o n de ic iS a oc i articoli di Giovanna Alessandrini l futuro e la “rinascita” del patrimonio artistico e architettonico dell'Aquila, danneggiato dal terremoto. Questo il tema della Giornata di studio e aggiornamento, organizzata il 23 settembre scorso a L'Aquila, da Assorestauro, l'Associazione italiana per il restauro architettonico, e con il patrocinio, tra gli altri, del Vice commissario per la messa in sicurezza dei Beni Culturali, del Ministero per i Beni e le Attività culturali Direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici per l’Abruzzo e dell'UNI (Luciano Marchetti). Obiettivo: fare il punto con gli addetti ai lavori, sulla normativa tecnica per la conservazione dei beni culturali, "per evitare che i restauri delle opere d'arte e architettoniche della città abruzzese possano essere più distruttivi del terremoto". Da qui la necessità di eseguire attività diagnostiche, di progettazione degli interventi, di recupero e di restauro fatte davvero a regola d’arte”. Da qui l'iniziativa di oggi. "L'idea del Ministero dei Beni Culturali, insieme ad Assorestauro - spiega Luciano Marchetti - è quella di informare e aggiornare i professionisti sulle tecniche e le metodologie frutto di sperimentazione e normativa ad hoc, e allo stesso tempo dibattere e confrontarsi sui problemi che pongono il restauro e la conservazione nel territorio aquilano, confrontandosi anche su eventuali critiche ai metodi di gestione della ricostruzione nel post-terremoto. Contestazioni che sono sicuramente costruttive perché - sottolinea - forniscono elementi di dibattito, di conoscenza e di crescita anche per le strutture amministrative che devono gestire questa situazione". "Il primo passo in un intervento di restauro - spiega Caterina Giovannini, presidente di Assorestauro - è il cosiddetto “progetto di conoscenza” ovvero un rilevamento dello stato del bene, con attività diagnostiche di rilievo per verificare le condizioni del manufatto da re- a I staurare. Ciò fornirà indicazioni per realizzare il progetto conservativo vero e proprio, nell'ambito del quale sono contenute tutte le operazioni necessarie al progetto esecutivo con gli interventi da eseguire". Come dire: dalla diagnosi della malattia che ha colpito un bene architettonico e artistico fino alla cura e al monitoraggio del suo stato di salute. Di questo - aggiunge - le nostre aziende associate sono chiamate a occuparsi a 360 gradi, dal recupero e conservazione della struttura alle finiture". "Dunque - conclude - è necessario informarsi e aggiornarsi, creare sinergia, in modo da valorizzare le competenze specifiche di ciascuna azienda, che deve poi fare riferimento a normative tarate su ogni specifico intervento. E siccome questi protocolli operativi sono in continua evoluzione, vanno conosciuti e condivisi da tutti, per essere applicati al meglio". “L’esigenza di protocolli operativi da adottarsi nella progettazione di un intervento conservativo e di metodi standard per l’esecuzione delle analisi richieste dalla Diagnostica”, afferma Giovanna Alessandrini, presidente della Commissione UNI Beni Culturali – NorMaL, “si è fatta prepotentemente sentire fin dagli anni ’70, ai ricercatori coinvolti nelle problematiche conservative del patrimonio storico-architettonico del Paese. Risale infatti al 1978, su proposta di ricercatori del Consiglio Nazionale delle Ricerche, del Ministero competente, dell’Università di Firenze, il primo Decreto del Ministero dei Beni Culturali relativo all’istituzione della Commissione NorMaL (Normativa Materiali Lapidei) con la finalità di procedere ad una normativa di metodi di studio e controllo di manufatti artistici in pietra, finalità ulteriormente ampliata nel 1984 inserendo nuove classi di materiali oggetto di normativa (malte, intonaci, laterizi e terrecotte, legno). Nel 1996 la Commissione NorMal confluisce in ambito UNI con l’attivazione della Commissione Tecnica UNI Beni Culturali - NorMaL (per semplicità indicata come Commissione UNI-NorMaL). L’attività ad oggi svolta ha portato alla pubblicazione di 44 Raccomandazioni NorMaL e 34 norme UNI classificabili come norme metodologiche (spesso elaborate sulla base di un’ampia sperimentazione tra i diverU&C n.10 novembre/dicembre 2010 13 LE NORME PIÙ RECENTI DELLA COMMISSIONE BENI CULTURALI – NorMaL Norma numero UNI EN 15801:2010 Titolo in inglese Conservation of cultural property - Test methods - Determination of water absorption by capillarity Conservazione dei beni culturali - Metodi di prova - Determinazione della permeabilità al vapore d'acqua (dp) Conservation of cultural property - Test methods - Determination of water vapour permeability (dp) Conservation of cultural property - Test methods - Determination of static contact angle Sommario La presente norma è la versione ufficiale in lingua inglese della norma europea EN 15801 (edizione dicembre 2009). La norma specifica un metodo per determinare l'assorbimento dell'acqua per capillarità di materiali inorganici porosi utilizzati per, e che costituiscono, i beni culturali. Il metodo può essere applicato a materiali inorganici porosi sia non trattati che sottoposti a qualsiasi trattamento o invecchiamento. La presente norma è la versione ufficiale in lingua inglese della norma europea EN 15802 (edizione dicembre 2009). La norma specifica un metodo per la misurazione dell'angolo di contatto statico di una goccia d'acqua su materiali inorganici porosi utilizzati per, e che costituiscono, i beni culturali. Il metodo può essere applicato a materiali inorganici porosi sia non trattati che sottoposti a qualsiasi trattamento o invecchiamento. La presente norma è la versione ufficiale in lingua inglese della norma europea EN 15803 (edizione dicembre 2009). La norma specifica un metodo per determinare la permeabilità al vapore d'acqua (WVP) di materiali inorganici porosi utilizzati per, e che costituiscono, i beni culturali. Il metodo può essere applicato a materiali inorganici porosi sia non trattati che sottoposti a qualsiasi trattamento o invecchiamento. Ve us rs o ion es e cl e us le iv ttro o n de ic iS a oc i A L’Aquila esperti a confronto articoli UNI EN 15802:2010 Titolo Conservazione dei beni culturali - Metodi di prova - Determinazione dell'assorbimento dell'acqua per capillarità Conservazione dei beni culturali - Metodi di prova - Determinazione dell'angolo di contatto statico UNI EN 15803:2010 si laboratori attivi in ambito normativo) che costituiscono il riferimento per il ricercatore al fine di giungere a risultati analitici caratterizzati da alta significatività, attendibilità, riproducibilità, confrontabilità e linee guida per il progettista all’atto della stesura dei progetto di intervento conservativo (progetto preliminare, definitivo, esecutivo). I documenti elaborati dalla Commissione operante in ambito nazionale vengono trasmessi alla Commissione CEN TC 346 per la loro adozione in ambito europeo. L''Italia in questo settore occupa un ruolo di primo piano, essendo stata "la prima, ormai 30 anni fa, a dotarsi di raccomandazioni e poi di normative specifiche", ricorda Vasco Fassina, presidente del Comitato tecnico europeo CEN/TC 346 per la conservazione dei beni culturali. "Le norme però hanno tutte un carattere di volontarietà, nel senso che non vengono imposte ma nascono proprio dal confronto su una metodologia che deve essere condivisa fra gli addetti ai lavori, architetti, restauratori, storici dell'arte ed esperti scientifici coinvolti nel processo di conservazione di un bene. Per questo il lavoro della commissione che presiedo è proprio quello di mettere a punto le norme, farle conoscere e condividerle, affinché il produttore di un materiale di restauro, per esempio una malta o una resina, possa seguire i giusti protocolli nella sperimentazione e offrire così un pro- dotto sicuro ed efficace. Nel caso dell'Aquila - conclude - una parte di queste norme possono già essere utilizzate e altre sono da costruire, perché sul rischio terremoto c'è ancora da lavorare. Non a caso oggi siamo qui". "A L'Aquila dopo il terremoto hanno lavorato quasi tutte le università italiane - spiega Claudio Modena, del Dipartimento di Costruzione e Trasporti dell'Università di Padova - attraverso il consorzio Reluis, specializzato in ingegneria sismica, anche applicata ai Beni Culturali, e che ha coordinato la presenza degli atenei nell'emergenza post terremoto, con ispezioni, messa in sicurezza e corsi di aggiornamento con l'università dell'Aquila e con gli Ordini professionali locali coinvolti nella ricostruzione. Dunque, indubbiamente c'è stato un training a tappe forzate, perché negli ultimi anni si e' avuta una forte innovazione della normativa, un'espansione nell'uso delle tecnologie più avanzate e dei materiali, per cui un aggiornamento era più che necessario. Oggi, quindi, anche grazie alle ultime decisioni sui finanziamenti, la situazione, per quanto oggettivamente difficile, lascia ben sperare che il patrimonio storico e artistico torni a rivivere". Giovanna Alessandrini Presidente della Commissione Beni Culturali-NorMal UNI a EXPERTS DEBATE AT L'AQUILA ON THE RESTORATION OF CULTURAL HERITAGE 14 U&C n.10 novembre/dicembre 2010 The future and the rebirth of artistic and architectural heritage of L’Aquila, damaged by the earthquake, is the theme of the Workshop, organized last September 23 in L'Aquila, by Assorestauro and - among others - by the auspices of the Ministry of Cultural Heritage and Activities (Regional Directorate for Cultural Heritage and Landscape for Abruzzo) and by UNI. The goal is to make the point with those who work on technical standards for the conservation of cultural heritage in order to prevent the restoration of works of art and culture of this city that can be more destructive than the earthquake. Hence the need to perform diagnostics, the design of interventions, recovery and restoration really made in a workmanlike manner. More details in this article. a Ve us rs o ion es e cl e us le iv ttro o n de ic iS a oc i a Ve us rs o ion es e cl e us le iv ttro o n de ic iS a oc i Ve us rs o ion es e cl e us le iv ttro o n de ic iS a oc i di Stefano Sibilio “standard” tecnico non punta a definire caratteristiche di prodotti, processi o servizi ma va ad impattare direttamente al cuore del mercato globale, trattando temi esclusivamente sociali. Il documento è il risultato di un ampio consenso internazionale raggiunto tra circa 100 Paesi del mondo, tenendo conto delle enormi differenze di approccio tra Paesi sviluppati, in via di sviluppo o del terzo mondo, e più di 40 organizzazioni internazionali, ed in rappresentanza di 6 categorie di interessi diversi, i cosiddetti stakeholder: governi, imprese, lavoratori, consumatori, organizzazioni non governative e mondo della ricerca e dei servizi alle imprese. Circa 500 persone hanno preso parte ai lavori, rendendo il Working Group ISO sulla responsabilità sociale (WG “SR”) il più grande mai attivato nel mondo della normazione tecnica. Al di là dei contenuti specifici, la ISO 26000 rappresenta quindi il miglior compromesso tra esigenze anche molto diverse e soprattutto rappresenta il primo documento riconosciuto da una platea così ampia e variegata, che tratta tutti insieme temi come il riconoscimento delle convenzioni internazionali sul lavoro, lo sviluppo delle comunità locali, i diritti umani, la tutela ambientale, la concorrenza leale, la lotta alla corruzione, ecc.. La norma raccoglie i frutti dell’accordo generale su sette principi di responsabilità sociale: • la responsabilità di ogni organizzazione (accountability) di rendere conto degli impatti ambientali e sociali delle proprie decisioni e delle proprie azioni; • la trasparenza nel fornire informazioni su tali decisioni e tali impatti; • il comportamento etico in termini di onestà, integrità, equità; articoli Responsabilità sociale: una novità assoluta nel panorama delle norme ISO opo un lungo e intenso lavoro durato più di cinque anni, la ISO 26000 sulla responsabilità sociale ha terminato con successo il suo complesso iter di elaborazione ed è finalmente stata pubblicata, come norma tecnica internazionale, lo scorso 1° novembre. “La ISO 26000 aiuterà quelle organizzazioni per le quali operare in maniera socialmente responsabile è più che una buona idea ma un modo efficace per svolgere la propria attività. Sarà quindi un potente strumento per muovere le organizzazioni dall’universo delle ‘buone intenzioni’ a quello delle ‘buone azioni’,” come ha dichiarato Robert Steele, Segretario Generale dell’ISO. Per la prima volta nella lunga storia degli Organismi di Normazione, uno a D U&C n.10 novembre/dicembre 2010 17 I LEADER DEL WORKING GROUP “SR” Commentando il voto finale che ha spianato la strada alla definitiva pubblicazione della ISO 26000, Jorge E.R. Cajazeira, presidente brasiliano del WG, ha dichiarato: “Un giorno le organizzazioni guarderanno alla ISO 26000 e diranno: ‘come avremmo potuto sopravvivere sui mercati senza la responsabilità sociale?’ Questo perché un giorno un gruppo di sognatori ha cercato di immaginare come poteva essere il futuro e ha lavorato duramente per cinque anni per realizzare questo obbiettivo. Sono fiero - ha aggiunto Cajazeira - di essere stato alla guida di un sogno così grande”. Analoga soddisfazione ha espresso il vice-presidente Staffan Söderberg, svedese, il quale ha voluto sottolineare come la maggiore qualità della ISO 26000 risieda nel processo collegiale che l’ha elaborata, fatto di impegno e collaborazione fattiva di tutti gli stakeholder. “Ora” – ha aggiunto – “consegniamo questo importante documento ai veri agenti del cambiamento: coloro che le norme le usano quotidianamente”. Ve us rs o ion es e cl e us le iv ttro o n de ic iS a oc i articoli Responsabilità sociale: una novità assoluta • il rispetto degli interessi degli stakeholder dell’organizzazione stessa, cioè di coloro che hanno un interesse diretto o indiretto verso le decisioni, le azioni, le attività dell’organizzazione; • il rispetto del principio di legalità, tenendo presente che la responsabilità sociale è un concetto che si propone di andare al di là del mero rispetto delle leggi, ma che fonda le proprie basi proprio sulla legalità e sull’obbligo di rispettare le leggi; • il riconoscimento delle norme internazionali di comportamento, anche in luoghi e Paesi in cui tali norme non sono riconosciute dalla legislazione locale; • il rispetto dei diritti umani in ogni loro forma ed il riconoscimento della loro universalità. Per trovare la giusta concretizzazione, tali principi vanno poi a correlarsi con i sette temi fondamentali della responsabilità sociale, ciascuno declinato in numerosi aspetti specifici: • la governance, cioè il sistema di governo dell’organizzazione attraverso il quale vengono prese le decisioni e che garantisce la costante applicazione della necessaria diligenza; • i diritti umani in termini di lotta alle discriminazioni, rispetto dei diritti civili, politici, economici, sociali, culturali, diritti fondamentali sul lavoro, no a qualsiasi forma di complicità, ecc.; • i rapporti di lavoro, i nodi dell’occupazione, il dialogo sociale e le relazioni sindacali, le tutele e le condizioni di salute e sicurezza dei lavoratori, ecc.; • la salvaguardia ambientale e la prevenzione dell’inquinamento, comprese la lotta ai cambiamenti climatici, la protezione delle biodiversità, ecc.; • le corrette prassi gestionali, cioè una concorrenza leale, la lotta alla corruzione, il coinvolgimento della catena del valore, ecc.; • tutti gli aspetti relativi ai consumatori, a partire da un marketing onesto, fino alla promozione di consumi sostenibili, di scelte di acquisto informate, di risoluzione di reclami e dispute, ecc.; • il coinvolgimento e lo sviluppo della comunità, cioè rapporti positivi con il territorio e le comunità locali, improntati al rispetto ed alla valorizzazione, alla cultura, alla creazione di occupazione e ricchezza sul territorio, all’accesso alla tecnologia. Un aspetto va ulteriormente sottolineato: la norma ISO 26000 è una guida volontaria che chiarisce il significato e l’ampiezza di un tema così delicato, che costituisce un grande contenitore in cui far rientrare ini- ziative e strumenti già esistenti sul mercato e riconosciuti, e che come tale non fornisce requisiti specifici a fronte dei quali ottenere una certificazione o altra forma di valutazione di conformità. Un'ultima nota sul contributo italiano ai lavori si rende doverosa alla luce del coinvolgimento attivo ai lavori UNI ed ISO da parte di settori strategici del Paese. Al tavolo dell’UNI si sono confrontati infatti le rappresentanze dell’industria, delle PMI, del mondo dei servizi, dei sindacati confederali, dei Ministeri coinvolti, di Regioni e di importanti soggetti della Pubblica Amministrazione, dei consumatori, delle Università, del mondo assicurativo e bancario, e tanti altri. Grazie alla nutrita delegazione dell'UNI in campo internazionale, in cui per ognuna delle sei categorie di stakeholder identificate dall’ISO, l’UNI ha espresso almeno un rappresentante italiano, l'Italia è stata sempre tra i Paesi più presenti e più attivi alle riunioni ISO e nelle attività tra una riunione e l’altra. In sede nazionale la Commissione UNI "Responsabilità sociale delle organizzazioni" è riuscita sempre a definire posizioni nazionali condivise da tutti i partecipanti nelle varie fasi di voto, fino all’approvazione finale dell’ultimo draft (FDIS 26000) nella riunione dello scorso 7 settembre, in cui la Commissione UNI ha anche deliberato l'adozione nazionale della ISO 26000 come norma nazionale e dato il via ai lavori di traduzione del testo in italiano, ipotizzando iniziative di diffusione e divulgazione. Stefano Sibilio Responsabile Divisione Organizzazione, processi, servizi e società UNI e membro della delegazione italiana ai lavori ISO SR a SOCIAL RESPONSIBILITY: AN IMPORTANT NEWS THROUGH THE ISO STANDARDS Figura tratta dalla norma ISO 26000: I sette argomenti chiave 18 U&C n.10 novembre/dicembre 2010 After a long and intense work lasted more than five years, the ISO 26000 on social responsibility has successfully completed the whole process of setting up and has finally been published as international standards, last November 1. For the first time in the long history of standardization bodies, a "standard" does not aim to define the technical characteristics of products, processes or services, but goes directly to the heart to impact the global market, addressing social issues only. Let’s see more details in this article. a Ve us rs o ion es e cl e us le iv ttro o n de ic iS a oc i a Ve us rs o ion es e cl e us le iv ttro o n de ic iS a oc i Ve us rs o ion es e cl e us le iv ttro o n de ic iS a oc i sponsabile dello sviluppo delle norme ISO 8124 “La serie di norme ISO 8124 tratta l’aspetto della sicurezza pertanto è molto importante perché la sua applicazione può realmente ridurre il rischio di danni derivanti dall’utilizzo di giocattoli non conformi, e contestualmente può diminuire le probabilità d’incorrere in un pericolo oppure, nel caso più sfortunato in cui comunque ci sia stato un danno, di ridurre la gravità di una ferita.” "Ci auguriamo che tutte le categorie di produttori di giocattoli in tutto il mondo si rendono conto dell'importanza della serie ISO 8124. La sicurezza dei nostri figli dipende anche da questo!" Con lo scopo di aumentare sempre più la sicurezza dei giocattoli, il Comitato Tecnico ISO/TC 181 Safety of toys (ndr Sicurezza dei giocattoli) ha anche aggiornato e migliorato le prime due parti della serie ISO 8124 cioè la Parte 1 - Safety aspects related to mechanical and physical properties (ndr aspetti di sicurezza relativi alle proprietà meccaniche e fisiche) nel 2009 e la Parte 2 - Flammability (ndr infiammabilità) nel 2007. Il Presidente dell’ISO/TC 181 ha inoltre confermato che è in previsione l’ampliamento della serie con l’aggiunta di altri nuovi argomenti. Nello specifico tali tematiche tratteranno: • la concentrazione totale di alcuni elementi nei materiali componenti il giocattolo; • la determinazione di ftalati plastificanti dei materiali plastici; • le pitture con le mani. Insieme alle norme ISO, a livello nazionale, come nel resto d’Europa, è in vigore la nuova direttiva 2009/48/CE sulla sicurezza dei giocattoli che abroga la precedente 88/378/CEE. Per i tempi di attuazione la nuova direttiva prevede che gli Stati membri dovranno adottarla entro il 20 gennaio 2011 e applicarla entro il 20 luglio 2011. Inoltre, in adeguamento a tale direttiva alcune delle norme EN 71 sono attualmente in revisione. Maggiori dettagli riguardo alle norme inerenti i giocattoli attualmente in vigore sono disponibili sul catalogo UNI al seguente indirizzo: http://webstore.uni.com/unistore/public/searchproducts?action=sear ch&usecache=false&deliveryType=ALL&statusDisabled=0&productN umber=71&productNumberModifier=01 articoli Sicurezza dei giocattoli: le norme internazionali per giocare e divertirsi senza rischi ilioni di giocattoli in tutto il mondo sono stati ritirati dalle autorità competenti a causa degli eccessivi livelli di piombo e cadmio presenti nei materiali utilizzati, del rischio di soffocamento causato dalle piccole parti che compongono i giochi, da magneti pericolosi e da altri rischi ancora. Due norme ISO appartenenti alla serie ISO 8124 che riguardano la sicurezza dei giocattoli sono state studiate con l’obiettivo di ridurre i rischi nei quali può incorrere un bambino divertendosi con dei giochi che nascondono insidie a causa delle sostanze tossiche con cui vengono fabbricati. “Non c’è dubbio che la serie di norme ISO 8124 rappresenta la base grazie alla quale sono state sviluppate le diverse norme inerenti la sicurezza dei giocattoli” ha dichiarato Arnie Rubin Amministratore Delegato della Funrise Toys Ltd e Presidente del Consiglio Internazionale delle Industrie di giocattoli, in una recente intervista pubblicata sulla rivista ISO Focus dal titolo “Garantire la sicurezza dei bambini rappresenta la priorità della nostra industria”. Pubblicata con il titolo generico “Sicurezza dei giocattoli” la serie di norme ISO 8124 è stata pensata per minimizzare i potenziali rischi di un giocattolo derivanti dal suo utilizzo, in funzione della modalità di gioco a cui è destinato, cioè, ad un normale uso che però consideri anche delle modalità di gioco non intenzionali (cioè un eventuale abuso ragionevolmente prevedibile). L’ultima nata della serie è la norma ISO 8124-4:2010 Safety of toys – Part 4: Swings, slides and similar activity toys for indoor and outdoor family domestic use (ndr Sicurezza dei giocattoli – Parte 4: Altalene, scivoli e giocattoli per attività similari ad uso familiare per interno ed esterno). La nuova norma definisce i requisiti e i metodi di prova per altalene scivoli e altri giochi similari che vengono utilizzati dai bambini assicurando loro una protezione efficace durante il divertimento. La norma si applica a giocattoli usati nel solo contesto familiare per attività sia in casa che all’aperto ed è rivolta ai minori di 14 anni. I dati inerenti gli incidenti, nonché le analisi dei rischi, sono stati la base di partenza per il miglioramento di una nuova versione di un’altra norma della serie cioè la ISO 8124-3: 2010 Safety of toys – Part 3: Migration of certain elements (ndr Sicurezza dei giocattoli – Parte 3: Migrazione di alcuni elementi). Questa norma, che persegue e massimizza le sue finalità, minimizza il rischio di esposizione dei bambini a eventuali danni causati da elementi parzialmente tossici e all’eventualità che alcune parti piccole dei giochi vengano inghiottite. Inoltre, la norma fornisce i livelli massimi accettabili delle sostanze pericolose presenti nei giocattoli come ad esempio l'arsenico, il cadmio, il piombo, il mercurio e altri componenti chimici riscontrati nei giocattoli. Questa versione della norma ISO 8124-3:2010 sostituisce la precedente edizione 1997. “Negli ultimi anni si sono diffusi largamente numerosi timori in merito alla commercializzazione di giocattoli poco sicuri e non conformi” ha dichiarato Christian Wetterberg Presidente del comitato tecnico ISO re- a M ISO TOUGHENS TOY SAFETY FOR HAZARD-FREE AND FUN PLAY Millions of toys have been recalled around the world because of hazardous levels of lead or cadmium, choking hazards, dangerous magnets and other safety hazards. Two new standards in the ISO 8124 toy safety series aim to reduce the risk of a child being injured by unsafe equipment or dangerous substances. "There is no question that ISO 8124 is a cornerstone of the global toy safety network," said Arnie Rubin, CEO of Funrise and President of the International Council of Toy Industries, in a recent interview in ISO's magazine. "Assuring the safety of children has been our industry's priority." Published under the generic title, Safety of toys, the ISO 8124 series of standards are designed to minimize potential toy hazards arising from their use in intended play modes (normal use), as well as unintended play modes (reasonably foreseeable abuse). More details in this article. U&C n.10 novembre/dicembre 2010 21 di F. Andreolli, A. Brunelli, E. Ciapessoni Ve us rs o ion es e cl e us le iv ttro o n de ic iS a oc i articoli La sicurezza funzionale: la nuova edizione della IEC 61508 stata pubblicata da IEC (International Electrotechnical Commission), la nuova edizione di uno degli standard più importanti e di maggiore impatto applicativo in ambito industriale: si tratta della serie di norme IEC 61508 dedicate alla sicurezza funzionale. La nuova edizione subentra alla prima edizione del 1998 citata all’interno di Direttive Europee e testo di riferimento trasversale e generale sulla sicurezza funzionale per molti settori tecnologici che a loro volta sviluppano le norme applicative specifiche per il loro settore: per il controllo di processo (serie 61511), le macchine (serie 62061), gli azionamenti (61800-5-2), l’EMC (61326-3-X), le comunicazioni (61784-3), il ferroviario (serie 50126/8/9), il nucleare (serie 61513), ecc. Nei prossimi mesi, tutti questi comitati IEC oltre a quelli CEN, CENELEC e ISO che fanno riferimento alla sicurezza funzionale, saranno impegnati nel valutare il recepimento degli aggiornamenti e l’eventuale revisione dei propri documenti normativi, che l’ACOS (IEC - Advisory Committee On Safety) ha stimato in oltre 170 documenti. La nuova versione della norma, ricalca il formato della versione 1 precedente, suddiviso in sette parti: 1. requisiti generali 2. requisiti per sistemi elettrici, elettronici ed elettronici programmabili per applicazioni di sicurezza 3. requisiti del software 4. definizioni ed abbreviazioni 5. esempi di metodi per la determinazione dei livelli di integrità di sicurezza 6. guida all'applicazione delle IEC 61508-2 e IEC 61508-3 7. panorama delle tecnologie e delle misure tecniche. A tal proposito, la figura 1 evidenzia, in termini di requisiti tecnici ed altri, l’applicazione delle varie parti della IEC 61508, allo scopo di indirizzare l’utilizzatore ad una corretta applicazione delle varie parti normative (1, 2, 3, 4) seguendo anche le esemplificazioni e le linee guida riportate nelle rimanenti parti informative (5, 6, 7). La nuova norma Internazionale IEC 61508 sarà presto recepita dal CENELEC come norma europea EN 61508 e, successivamente, dal CEI come norma nazionale CEI EN 61508, abrogando così la norma attualmente in vigore. È Novità principali a Le novità principali introdotte dalla seconda edizione della IEC 61508 (emessa nel 2010) sono essenzialmente le seguenti: • sono aggiornati i requisiti di sicurezza; • viene modificato il ciclo di vita in sicurezza; • viene introdotto il concetto di integrità di sicurezza anche ai sottosistemi; • viene introdotto anche il requisito di “security” (antintrusione informatica e non); • il manuale di sicurezza diventa obbligatorio e ne vengono definiti i requisiti sia per HW che SW; 22 U&C n.10 novembre/dicembre 2010 Figura 1 - Guida all’applicazione delle parti normative e informative (Figura 1: IEC 61508-1) • viene fornita una seconda via per determinare la ridondanza in applicazioni con componenti “proven use”; • viene rivisto il calcolo della frazione di guasti sicuri dei componenti SFF (Safe Failure Fraction); • viene considerato l’impiego di tecnologia ASICS (Appilcation Specific Integrated Circuits); • vengono maggiormente esplicitati i metodi per definire i SIL (Safety Integrity Level); • sono meglio dettagliati i software, i tools e la programmazione a oggetti; • sono descritte nuove possibili architetture dei sistemi di sicurezza; • sono state aggiunte e rivisitate le definizioni alcune delle quali verranno evidenziate e dettagliate nel prosieguo. Ciclo di vita in sicurezza (Parte 1) Il nuovo ciclo di vita in sicurezza, illustrato in figura 2, diviso in 16 fasi come nell’edizione precedente, è stato rivisto: • nelle fasi di realizzazione dei SrS (Safety related System), ed in particolar modo nelle fasi di specificazione dei requisiti e di realizzazione dei sistemi E/E/PE (Elettrici / Elettronici / Elettronici Programmabili), fasi 9 e 10, precedentemente svolti nella fase 9, • mentre le fasi 9 e 10 dell’edizione 1, dedicate rispettivamente ai Sistemi relativi alla Sicurezza (SrS) realizzati con altre tecnologie (valvole di sicurezza, dischi di rottura,ecc.) e con altri mezzi di riduzione del rischio (serbatoi di convogliamento, vasche di contenimento, ecc.), sono state raggruppate nella nuova fase 11, che è diventata il riferimento per la specificazione e realizzazione di tutti gli altri sistemi di riduzione del rischio, diversi dai SIS (Safety Instrumented System), oggetto principale della normativa in esame. articoli a La sicurezza funzionale Ve us rs o ion es e cl e us le iv ttro o n de ic iS a oc i • 10: Realizzazione dei sistemi E/E/PE • 11: Specificazione e realizzazione degli altri sistemi di riduzione dei rischi. Gli scopi e gli obiettivi della fase, corredati degli input e degli output necessari e richiesti per soddisfare i requisiti di tutti i sistemi relativi alla sicurezza, sia strumentati (SIS), sia non strumentati, sebbene non oggetto diretto della IEC 61508. Inoltre, nella IEC 61508-2 (hardware), i requisiti delle diverse fasi del ciclo di vita in sicurezza relativi alla realizzazione dell’Hardware dei sistemi E/E/PE, sono ulteriormente approfonditi nell’articolo 7, e la fase 10 di realizzazione e dettagliata nella figura 2, con ulteriori dettagli realizzativi riportati nella relativa tabella 1. Similarmente, nella IEC 61508-3 (software), i requisiti delle diverse fasi del ciclo di vita in sicurezza relativi alla realizzazione del software dei sistemi E/E/PE, sono ulteriormente approfonditi nell’articolo 7, e la fase 10 di realizzazione e dettagliata nella figura 3, con ulteriori dettagli realizzativi riportati nella relativa tabella 1. In entrambe le parti 2 e 3 della IEC 61508, l’articolo 7, esamina e approfondisce i requisiti relativi all’integrazione, validazione, modificazione dei sistemi E/E/PE, mentre l’ultimo articolo normativo 8 dettaglia sulla valutazione della sicurezza funzionale che riferendosi ai requisiti dell’analogo articolo 8 della IEC Figura 2 - Nuovo schema di flusso del ciclo di vita in sicurezza (Figura 2: IEC 61508-1) 61508-1, deve sempre rispondere ai requisiti di pianificazione, esecuzione, completezza, correttezza e precisione, ovvero quello che è stato specificato, sia stato realizzato e sia stato anche validato per l’applicazione in sicurezza richiesta. Introduzione di nuovi concetti di sicurezza (Parte 1) La sicurezza funzionale (safety) finora considerata solo nei confronti dei pericoli dell’EUC (Equipment Under Control) è stata estesa anche alla sicurezza antintrusione (security) contro pericoli provocati da azioni non autorizzate e male volenti (Punto 7.4.2.3: IEC 61508-1), che possono portare e/o provocare rischi di pericolo per il personale, l’ambiente e l’impianto industriale. Competenza e indipendenza del personale (Parte 1) Le competenze del personale coinvolto nei progetti della funzione sicurezza, dapprima relegate come informative nell’allegato A della vecchia IEC 61508-1, ora sono state riportate e ridefinite nell’articolo 8 della nuova IEC 61508-1. Tabella 1 - Stralcio dei requisiti del ciclo di vita in sicurezza (Tabella 1: IEC 61508-1) A titolo di esempio si riporta in tabella 2, la tabella 5: IEC 61508-1, che definisce in funzione del richiesto livello di inPer far chiarezza a tal proposito sono stati rivisti i contenuti della tabeltegrità di sicurezza SIL, l’indipendenza del personale coinvolto nella la 1: IEC 61508-1, che evidenzia a fronte delle nuove fasi del ciclo di vita in sicurezza (Safety Life Cycle): valutazione della sicurezza funzionale rispetto l’organizzazione che • 9: Specificazione dei requisiti dei sistemi E/E/PE realizza il sistema strumentato di sicurezza SIS. U&C n.10 novembre/dicembre 2010 23 Ve us rs o ion es e cl e us le iv ttro o n de ic iS a oc i In particolare, secondo la “nota” riportata in tabella 2, in relazione al richiesto SIL (1, 2, 3, 4), l’indipendenza del personale di valutazione della sicurezza funzionale è: •X : sufficiente; • X1, X2 : sufficiente in alternativa; : X2 appropriato per sistemi a maggior grado di complessità, novità o tecnologia; •Y : insufficiente. Determinazione della tolleranza ai guasti hardware (Parte 2) La tolleranza ai guasti hardware HFT (Hardware Fault Tolerance) oltre che col classico metodo della frazione dei guasti sicuri SFF (Safe Failure Fraction) denominata Route 1H, si può ora determinare, anche attraverso la nuova Route 2H (Punto 7.4.4.3: IEC 61508-2) sia per i componenti ad alta complessità tipo B (purché con copertura diagnostica DC maggiore del 60%), sia per i componenti a bassa complessità tipo A, che sono stati selezionati sulla base di utilizzazioni precedenti - “proven use” (analogamente all’attuale IEC 61511). In queste situazioni di Route 2H, è richiesto un HFT minore: a) 2 per SIL 4 b) 1 per SIL 3 c) 0 per SIL 2 d) 0 per SIL 1 Inoltre, i componenti a bassa complessità tipo A, sono considerati ”proven in use” se la quantificazione dei guasti hardware casuali sono stati: a) rilevati dall’utilizzo in campo in similari applicazioni di processo e ambientali; b) elaborati statisticamente secondo norme Internazionali IEC 20300-32 o ISO 14224; c) valutati in accordo alle quantità di dati di ritorno dall’utilizzazione, da test e da giudizi. Requisiti normativi del manuale di sicurezza (Parte 2 e 3) Il manuale di sicurezza deve definire gli attributi di ogni componente dei sottosistemi di sicurezza, i vincoli HW e SW che l’integratore deve considerare e le proprietà principali, le caratteristiche funzionali ed i comportamenti in caso di guasto. Il manuale è ora normativo sia per HW e SW (rispettivamente allegati D della parte 2 e 3), e deve contenere almeno i seguenti elementi: a) la specifica funzionale delle funzioni realizzate; b) l’identificazione dell’HW e SW per consentire l’integrazione; c) le istruzioni ed i vincoli da rispettare per evitare guasti sistematici. Poi per ogni funzione si deve almeno specificare: • i modi di guasto casuali della funzione (rilevati e non rilevati dalla diagnostica); • i tassi di guasto relativi (rilevati e non rilevati dalla diagnostica); • i requisiti e gli intervalli della diagnostica; • gli stati delle uscite in caso di guasto; • la configurazione HW (& SW); • la fault tolerance HW (& SW); • la classificazione in tipo A e tipo B; • la configurazione raccomandata; a La sicurezza funzionale articoli Tabella 2 - Indipendenza del personale coinvolto nella valutazione della sicurezza funzionale 24 • le istruzioni per l’installazione; • ecc.. Altri dettagli sulle altre Parti della IEC 61508:2010 La parte 4 “Termini e Definizioni” introduce i concetti di element safety function, overall safety function, systematic capability, ecc. Nella parte 5 “Esempi di metodi per la determinazione del SIL” sono state estesi gli esempi di metodologie di determinazione del SIL. Nella parte 6 “Linee guida di applicazione della IEC 61508-2 &I EC 61508-3” sono state riportate maggiori informazioni sul calcolo della probabilità e miglior descrizione sulle tecniche di modellazione probabilistica: Reliability block, Fault tree, Markov, ecc. Infine, è stata aggiornata la parte 7 ”Bibliografia”. Conclusioni Si tratta, dunque, di una revisione sostanziale: le novità riguardano da un lato, metodologie alternative per la determinazione della tolleranza ai guasti hardware HFT (Route 2H, già contemplata in qualche maniera anche dalla IEC 61511:2003 rivolta alla sicurezza funzionale nell’industria di processo) e dall’altro lato, le richieste normative essenzialmente per la competenza e indipendenza del personale che conduce la valutazione della sicurezza funzionale e per la redazione del manuale di sicurezza. Pertanto si può ritenere che la nuova edizione 2 della IEC 61508:2010 avrà un l’impatto industriale favorevole, sia per la maggiore facilità di interpretazione e la maggiore generalità e completezza, sia perché in applicazioni che prevedono funzioni strumentate di sicurezza SIF, realizzate con componenti provati e/o utilizzati precedentemente, si può avere un credito di ridondanza rispetto SIF realizzate con componenti con ratei di guasto non documentati. Sebbene le novità introdotte dalla nuova norma basilare sulla sicurezza funzionale IEC 61508:2010 non siano sostanziali per l’esperto, per il neofita che si avvicina alla sicurezza funzionale nell’industria di processo sono abbastanza rilevanti, perché dovendo seguire la norma specifica sull’industria di processo IEC 61511:2003 che fa spesso riferimenti trasversali con la IEC 61508, talvolta con corpo normativo articolato in ben 10 parti si potrebbe anche smarrire. Per questo motivo il CEI ha messo a calendario un corso sui sistemi strumenti di sicurezza SIS, che partendo dalla linea guida nazionale di applicazione della IEC 61511, delinea una corretta implementazione della IEC 61511 e degli articoli normativi di riferimento trasversali della IEC 61508 con esempi applicativi di determinazione dei livelli di integrità di sicurezza SIL, attraverso un pratica modellistica consolidata mediante i grafici e le matrici di rischio, al fine di far rientrare il processo entro i limiti di rischio consentiti dalla regolamentazione legale e societaria, nei confronti dei possibili danni all’ambiente, alle persone e alle cose. U&C n.10 novembre/dicembre 2010 Fabio Andreolli Membro CEI SC65A Alessandro Brunelli Segretario CEI SC65B Emanuele Ciapessoni Membro CEI SC65A FUNCTIONAL SAFETY: THE NEW EDITION OF IEC 61508 The International Electrotechnical Commission (IEC) has recently published a new edition of one of the most important applicative standard affecting the industry: the IEC 61508 series, dedicated to Functional Safety, that also has multiple links with many other standards in several sectors. This brief article aims to illustrate the relevant news regarding the revision of the IEC 61508 Ed. 2 and the consequences of this update on the Process Industry. a Ve us rs o ion es e cl e us le iv ttro o n de ic iS a oc i a Ve us rs o ion es e cl e us le iv ttro o n de ic iS a oc i zione del cibo e trasmettono informazioni sulle condizioni dei prodotti, ma anche del comportamento da tenere all’interno della filiera alimentare indicando che cosa occorra realizzare a livello di sistema qualità, controllo qualità e conformità dei prodotti. Ambiente Anche per il 2011 saranno attive proposte formative finalizzate a fornire una buona conoscenza di base in materia, a preparare chi si occupa di gestione ambientale nelle aziende, ad aggiornare coloro che operano nel campo della consulenza e/o della formazione sullo stato evolutivo delle normative del settore. In particolare il corso per Auditor/Responsabili gruppo di Audit di Sistemi di Gestione Ambientale ANGQ Qualificato CEPAS della durata di 40 ore, propedeutico per tutti gli operatori impegnati in tale attività, permetterà di approfondire la conoscenza delle metodologie per la conduzione degli audit migliorando le competenze per una corretta gestione, pianificazione, organizzazione e chiusura degli stessi. Il corso propone un primo livello di formazione specifica sugli audit interni di SGA (della durata di 24 ore) e la possibilità di altre due giornate di approfondimento con esame finale e rilascio dell’attestato di superamento corso. Costruzioni Con la pubblicazione della norma UNI 11367:2010, importante tassello messo a disposizione degli operatori per affrontare le sfide del costruire a regola d’arte nell’interesse del a Numerosi i corsi organizzati dal Centro Formazione UNI nel 2010: hanno infatti superato il centinaio con più di 1000 presenze, oltre naturalmente, ai corsi organizzati presso le aziende. Questi dati confermano che, anche in un periodo di crisi economica, la formazione è uno strumento indispensabile per la competitività. Inoltre, in un periodo di continua evoluzione e globalizzazione, quale è quello in cui stiamo vivendo, il compito della formazione è anche quello di preparare le nuove figure professionali da inserire nel mondo del lavoro o di trasformare professionalità preesistenti per adeguarle a nuove esigenze. Il Centro Formazione dell'UNI, che ormai da anni propone corsi, seminari, giornate informative sui temi di maggior attualità, è diventato pertanto un punto di riferimento per tutti coloro che desiderano sia migliorare la propria professionalità, sia contribuire, alla competitività dell'organizzazione di appartenenza. Nel 2010, oltre ai corsi sui temi tradizionali, quali ambiente, qualità, sicurezza, si è pensato di ampliare l’offerta progettando nuovi corsi anche in quei campi, nei quali si riteneva vi fossero delle esigenze formative come, ad esempio l’agroalimentare, l’energia. Cosciente dell’importanza del suo ruolo, il Centro Formazione dell'UNI, proporrà, anche per l’anno prossimo, un fitto calendario di incontri. Fra i principali settori che verranno toccati segnaliamo: Agroalimentare Si arricchirà di nuove proposte formative il calendario relativo a questo importante settore. Le problematiche relative alla sicurezza alimentare sono infatti un argomento più che mai attuale e rappresentano un punto fondamentale nella tutela della salute pubblica. La globalizzazione dei mercati e la notevole complessità dei processi produttivi impongono la regolamentazione di tutti gli aspetti sia dell'organizzazione degli interscambi, sia delle metodologie di produzione: si parlerà dunque non solo dei cosiddetti imballaggi “attivi” e “intelligenti”, che vanno oltre la semplice funzione di contenimento e, interagendo con i prodotti alimentari partecipano alla conserva- a cura delle aree Formazione UNI e CEI Ve us rs o ion es e cl e us le iv ttro o n de ic iS a oc i Formazione al servizio delle nuove figure professionali cittadino-consumatore, visto che si tratta della classificazione acustica delle unità immobiliari, sono stati attivati e verranno riproposti anche il prossimo anno, corsi su tale argomento che non solo presentano la norma, ma spiegano anche i requisiti acustici cui essa fa riferimento, i loro ambiti di applicazione e di esclusione, le metodologie di misurazione. Energia La riduzione dei consumi è un primo passo per minimizzare gli effetti negativi dell'attività umana sull'ambiente, rendendo il nostro sviluppo sostenibile. Tale riduzione può essere messa in atto attraverso un insieme di comportamenti, processi e interventi volti al risparmio energetico ogni giorno, in ogni nostra attività. Le attività umane e i bisogni delle popolazioni aumentano sempre più con il conseguente incremento della richiesta di energia e con un costo della stessa sempre maggiore. Un importante strumento di politica nazionale per il miglioramento dell’efficienza energetica è sicuramente la norma UNI CEI EN 16001 "Sistemi di gestione dell'energia - Requisiti e linee guida per l'uso", recentemente pubblicata. Data l'estrema attualità del tema - uso razionale e gestione complessiva dell'energia che coinvolge in termini più generali l'intera politica ambientale dell'Unione europea e la competitività delle imprese, il Centro Formazione UNI continuerà la sua attività formativa volta ad informare tutti i soggetti civili ed industriali sulle potenzialità offerte da tale norma. Qualità In un mondo in continua evoluzione la qualità rimane uno degli elementi chiave attraverso cui il mercato seleziona l’offerta: per tale motivo verranno proposti, anche nel 2011, vari corsi su tale tema, che spazieranno dal “corso base”, momento formativo, propedeutico alla conoscenza del sistema di gestione per la qualità secondo le norme della serie UNI EN ISO 9000, alle novità introdotte dalla norma UNI EN ISO 9004, una norma per interagire in modo sempre rubriche Formazione U&C n.10 novembre/dicembre 2010 27 CORSI CEI DICEMBRE 2010/GENNAIO 2011 Corso 11-27 31Polveri 11-27 28 Città Milano - CEI 10/01/2011 Treviso Tecnologia Lancenigo di Villorba (TV) Milano - CEI 12/01/2011 13-01-2011 Milano - CEI Milano - CEI 17/01/2011 18/01/2011 21/01/2011 24/01/2011 Milano - CEI Milano - CEI Milano - CEI Milano - CEI 26/01/2011 Milano - CEI 31-01-2011 Milano - CEI Ve us rs o ion es e cl e us le iv ttro o n de ic iS a oc i 82-25 PROIMP LED 11-27 Lavori in prossimità di impianti elettrici e Lavori elettrici sotto tensione in BT e fuori tensione in AT e BT in conformità al Testo Unico sulla Sicurezza Manutenzione di cabine elettriche MT/BT del cliente finale Sistemi di protezione e interfacciamento con impianti utente delle reti elettriche di distribuzione in MT Impianti fotovoltaici collegati alle reti elettriche in BT e MT: progettazione e realizzazione Progettazione degli impianti elettrici a bassa tensione Apparecchi di illuminazione a LED Lavori in prossimità di impianti elettrici e Lavori elettrici sotto tensione in BT e fuori tensione in AT e BT in conformità al Testo Unico sulla Sicurezza Progettazione esecutiva dell'equipaggiamento elettrico delle macchine: Normativa ed esempi pratici I quadri elettrici di bassa tensione 44-5 QuadriBT più efficiente con il contesto economico-produttivo e per raggiungere e mantenere i risultati desiderati fornendo una risposta equilibrata a tali aspettative. Saranno trattati anche i temi relativi a come redigere una procedura, affinché sia chiara e semplice da applicare o a come gestire i reclami così da indirizzare l’organizzazione ad una gestione del reclamo finalizzata a fornire indicazioni concrete per l’avvio di azioni di fidelizzazione del cliente e di miglioramento interno nonché molti altri aspetti che aiutano a fornire servizi di “qualità”. Sanità Le problematiche relative ai dispositivi medici sono non solo di grande interesse, ma anche assai complesse. Infatti, tutti i dispositivi medici, per poter circolare all’interno del unione europea devono, non solo rispondere alla nuova direttiva 2007/47/CE, ma bisogna che siano caratterizzati in funzione della propria destinazione d’uso. Anche la gestione dei rischi ha un ruolo essenziale nella fabbricazione e nella distribuzione dei dispositivi medici ed è questo argomento assai difficile, perché ogni interlocutore attribuisce un valore diverso alla probabilità che si verifichi un danno e al detrimento che potrebbe derivare dall’esposizione ad un pericolo. Gli aspetti da analizzare in questo settore sono dunque assai vari e continueranno ad essere oggetto dei corsi proposti in tale campo. Sicurezza Nell’ambito sicurezza protagonisti saranno, anche per il 2011, i corsi sulle principali Direttive, ATEX, PED e Macchine, tematiche verso le quali è sempre alto l’interesse: anche se sono ormai passati diversi anni dal recepimento di queste Direttive UNI ha ritenuto opportuno proporre sia corsi di base, per dare una formazione completa ed esaustiva a tutte a a cura delle aree Formazione UNI e CEI rubriche 0-15 Protezioni Descrizione Data Lavori in prossimità di impianti elettrici e Lavori elettrici sotto tensione in BT e fuori tensione in AT 15/12/2010 e BT in conformità al Testo Unico sulla Sicurezza Luoghi con pericolo d'esplosione in presenza di polveri; Norme CEI e direttive ATEX 16/12/2010 U&C n.10 novembre/dicembre 2010 le persone che, in azienda, a livello operativo, si trovano ad affrontare, per la prima volta, le problematiche relative all’applicazione di tali Direttive, sia di approfondimento rivolti a coloro che vogliono migliorare le proprie competenze e la propria professionalità. A questi si aggiungeranno i corsi che prenderanno in considerazione altri due temi di particolare rilievo e interesse: gli impianti termici e quelli antincendio. Con questa breve e sintetica panoramica abbiamo voluto dare un’indicazione di massima di quanto verrà offerto nel corso del prossimo anno ma, per chi volesse avere il quadro completo delle attività del Centro di Formazione UNI, è disponibile sul nostro sito il calendario delle varie manifestazioni, frequentemente aggiornato con nuove proposte volte a rispondere sempre meglio alle esigenze del mercato. TIS: una nuova sede per i corsi CEI a Bolzano Il CEI arricchisce la propria offerta formativa allargando la collaborazione con nuovi distributori per l’erogazione di corsi di formazione. Recentemente è stato stipulato un accordo con TIS Innovation Park, centro promotore per l’innovazione, la cooperazione e il trasferimento di tecnologie per tutti gli attori del sistema innovazione altoatesino, che si prefigge lo scopo di creare una rete di imprenditori, ricercatori ed esperti. I collaboratori del TIS forniscono consulenza e assistenza ai giovani imprenditori che intendono fondare una propria azienda, aiutano le piccole imprese a instaurare tra loro una rete di rapporti collaborativi e mettono in contatto la scienza e la ricerca con il mondo dell’economia. TIS, che ha sede a Bolzano, in Via Siemens 19, è posto in un punto nevralgico della città a pochi chilometri dall’uscita autostradale del Brennero e non lontano dall’aeroporto. Il corso d’apertura della stagione, CEI 64-14 “Verifiche degli impianti elettrici”, ha ottenuto molto successo richiamando l’attenzione e l’interesse di elettricisti e manutentori elettrici, principali destinatari del corso. La giornata di studio informa circa gli obblighi di verifica e le loro modalità di esecuzione previste dalla Norma CEI 64-8 sugli impianti elettrici, approfondendo gli obblighi normativi e legislativi, la protezione contro i contatti diretti e indiretti, le caratteristiche essenziali degli impianti di terra, gli esami a vista dell’impianto elettrico, nonché le misure e le prove. Il secondo appuntamento formativo, CEI 11-27 “Lavori in prossimità di impianti elettrici e Lavori elettrici sotto tensione in BT e fuori tensione in AT e BT in conformità al Testo Unico sulla Sicurezza”, ha avuto luogo a metà novembre, presso la sede di TIS. Il corso, conforme al livello 1A e 2A della Norma CEI 11-27, per l’attestazione delle qualifiche PES o PAV, fornisce gli elementi di completamento alla preparazione del personale che svolge lavori elettrici, con particolare riguardo all’acquisizione delle necessarie conoscenze teoriche e delle modalità di organizzazione e conduzione dei lavori, anche con esempi descrittivi di lavori riconducibili a situazioni impiantistiche reali. Per visionare il calendario completo di tutti i corsi CEI e i programmi per il 2010-2011 e per avere tutte le informazioni è possibile consultare il sito CEI all’indirizzo http://www.ceiweb. it alla voce “CEI Formazione” oppure contattare direttamente CEI Formazione ai recapiti sotto riportati: Tel. 02.21006.280 - 281 - 286 - Fax 02.21006.316 e-mail: [email protected] Gestione dei rifiuti Ve us rs o ion es e cl e us le iv ttro o n de ic iS a oc i dossier A cura di Stefano Sibilio – Responsabile Divisione UNI Organizzazione, processi, servizi e società a Non c’è dubbio: il tema della gestione dei rifiuti è sempre molto “caldo” e quindi molto delicato da trattare. Proviamo a farlo con questo dossier sugli aspetti di normazione della gestione dei rifiuti in quanto la percezione comune sul tema è che in Italia ci sia tanto da fare, eppure in ambito normativo l’Italia riesce spesso a trovare soluzioni che vengono accolte in modo entusiastico in Europa e talvolta prese a modello. Infatti, sono numerosi i temi di questo dossier che raccontano esperienze di leadership italiana in sede CEN, a partire dalla conduzione dei lavori del principale gruppo del Comitato europeo CEN/TC 183 “Waste management” (articolo di Gianmaria Baiano, che apre questo dossier), e dalle testimonianze dei delegati italiani in tale comitato, che negli anni sono riusciti a dare peso e forza alle proposte normative definite in UNI fino a far andare di pari passo l’evoluzione della produzione delle loro aziende con l’evoluzione della normativa, sempre in linea con l’evoluzione dei mercati (articolo di Francesco Mondini). Tale evoluzione ha portato questo Comitato, quasi in modo naturale, ad affrontare finalmente il tema più interessante per gli utenti finali: i livelli di prestazione dei servizi di raccolta rifiuti e in genere di igiene urbana. Non è stato facile in sede europea far passare l’importanza e la necessità di approvare l’attivazione di questi nuovi lavori normativi, in un contesto che si era fin qui dedicato ai soli prodotti (cassonetti, camion, sistemi, ecc.), ed il passaggio è talmente significativo da comportare anche modifiche nelle stesse delegazioni nazionali e quindi negli interlocutori coinvolti. Non a caso in UNI sono stati maggiormente coinvolti numerosi nuovi soggetti, di provenienza Federambiente (con Hera e AMSA in prima linea), Fise Assoambiente, CONAI tra gli altri. Nell’ambito di questi lavori merita un cenno particolare una nuova proposta italiana (articolo Giovanni Bragadina) che a maggior ragione inquadra certamente le necessità del cittadino consumatore: quella di definire degli elementi visivi per l’identificazione delle diverse frazioni di rifiuto. Stiamo parlando della situazione imbarazzante, dal punto di vista normativo, per cui in ogni Regione di Italia, e ancor di più in ogni Provincia fino a scendere al livello comunale, i contenitori per la raccolta dei diversi materiali (carta, vetro, plastica) sono di colori diversi. Quale migliore occasione per la normazione di affrontare un tema così sentito, apparentemente così semplice, ma che nasconde delle insidie e degli interessi fortissimi? E sempre in tema di leadership italiana in Europa, il dossier si chiude con un’esperienza completamente diversa ma altrettanto di successo: la normazione delle caratteristiche dei materiali provenienti da pneumatici fuori uso (articolo di Elio A. Savi). Su questo tema in UNI avevamo a fatica raccolto un’esperienza non felice condotta in passato con leadership svedese, che non aveva portato al consenso tra i vari Paesi sui contenuti normativi proposti. L’idea di ampliare la base dei partecipanti, di realizzare una norma di carattere sperimentale (UNI CEN/TS14243) e di mediare tra posizioni molto diverse provenienti da produttori di pneumatici, operatori della raccolta, distributori, recuperatori e riciclatori dei materiali, utilizzatori degli stessi, ha portato ad un successo (all’inizio insperato) con approvazione all’unanimità di un testo che certamente aprirà la strada per l’ulteriore evoluzione di un mercato nuovo e particolarmente significativo. E tra queste due esperienze di leadership italiana in Europa, si dipana il fil rouge del dossier, tra i tanti diversi aspetti della gestione dei rifiuti: dalla raccolta dei rifiuti urbani e relativo trasporto, al campionamento dei rifiuti per le analisi di laboratorio sugli stessi (articolo di Stefania Balzamo sulla norma UNI 10802 richiamata in dispositivi legislativi), fino al recupero, riutilizzo e/o riciclo dei materiali, dove oltre agli pneumatici, un’esperienza di normazione nazionale ha individuato nei veicoli dismessi (vedere articolo di Claudio Dozio) un’altra importante fonte di materiali riutilizzabili. U&C n.10 novembre/dicembre 2010 29 30 FISE ASSOAMBIENTE FISE Assoambiente, l’Associazione che rappresenta, a livello nazionale, le imprese private che svolgono servizi ambientali, ha da sempre ribadito l’importanza, per il settore, di disporre di adeguati e aggiornati standard per un omogeneo livello autorizzativo sul territorio che assicurino soluzioni tecnico-gestionali in grado di rendere sempre più efficiente ed efficace l’operatività in questo campo, garantendo al contempo il rispetto per l’ambientale. Coerentemente con questo obiettivo, acquista un ruolo fondamentale la partecipazione ed il supporto fornito ai lavori dei tavoli tecnici dell’UNI e del CEN. La collaborazione tra l’Associazione e i citati Enti di normazione, nazionale ed europeo, ha permesso e permette tutt’oggi la definizione di soluzioni concrete a vantaggio non solo delle imprese ma anche dell’efficienza del sistema nel suo complesso. Pietro Colucci - Presidente FISE Assoambiente Ve us rs o ion es e cl e us le iv ttro o n de ic iS a oc i Nell’ottobre 1989 – poche settimane prima della caduta del muro – fu costituito a Berlino presso il DIN, che ne assunse la segreteria, il Comitato tecnico europeo CEN/TC 183, ambiziosamente finalizzato al “Waste Management”, e contestualmente nel suo ambito anche il gruppo di lavoro WG1 per la normalizzazione dei contenitori per la raccolta dei rifiuti, la cui segreteria fu affidata ad un delegato italiano e quindi all’UNI, dopo aspri contrasti: questa era infatti disputata fra un rappresentante dei costruttori francesi ed uno dell’Austria, supportato dalla Delegazione tedesca, senza possibilità di coagulare una significativa maggioranza a favore di uno o dell’altro candidato. Per superare lo stallo si verificò la disponibilità dei responsabili operativi dei servizi comunali al momento presenti, il cui profilo di pubblici funzionari assicurava maggiore indipendenza di giudizio: fra il Direttore del forno di incenerimento di Copenhagen e quello dell’Azienda Municipalizzata di Igiene Urbana di Genova fu “provvisoriamente” designato quest’ultimo, in quanto professionalmente più vicino ai problemi della raccolta. Dopo un ventennio, malgrado il variare degli incarichi successivamente assunti nel settore, il medesimo delegato presiede ancora il WG1. Qualche anno dopo fu costituito un secondo gruppo di lavoro, relativo ai compattatori usati per la raccolta, con segreteria francese e, nel nuovo millennio, un terzo gruppo per la normazione dei sistemi di riconoscimento dei contenitori e di rilevazione dei rifiuti contenuti mediante dispositivi installati sui mezzi, con segreteria olandese. Al momento dell’avvio dell’attività del TC erano state approvate norme nazionali relative ai soli cassonetti e solamente in 3 Paesi, Germania, Francia e Italia, vale a dire da parte del DIN, di AFNOR e dell’UNI: in vari altri Paesi europei – e segnatamente in Olanda, Irlanda, Gran Bretagna e Spagna – c’era poi un grande interesse per ottenere l’inclusione nelle nuove norme dei propri prodotti per cui il WG1, oltre a svolgere un complesso lavoro di armonizzazione degli standard già consolidati (circa gli elementi dimensionali ed i metodi di prova), dovette compiere scelte difficili e talvolta dolorose al fine di limitare per quanto possibile le variabili tipologiche che avrebbero ostacolato la compatibilità dei diversi contenitori rispetto a sistemi unificati di sollevamento e di svuotamento. Fra le alternative tecnologiche non incluse nelle norme basta ricordare i sistemi di sollevamento di contenitori “Hook and Hold” (Irlanda), “Diamond” (Germania), “Bologna” ed a Gestione dei rifiuti dossier La normativa CEN su contenitori e servizi: un contributo italiano U&C n.10 novembre/dicembre 2010 “Europa” (Italia): anche se non sono del tutto usciti di scena nei Paesi di origine, la loro presenza si è progressivamente ridotta e, soprattutto, non si sono ulteriormente diffusi in ambito europeo, che oggi utilizza 3 soli sistemi. In questo senso l’elaborazione della norma ha senz’altro esercitato una forte azione di orientamento del mercato. Inoltre all’epoca non esisteva in Europa alcuno standard relativo ai cassonetti per raccolta differenziata, alle “campane” sollevabili con gru, ai contenitori “underground” ossia collocati del tutto o in parte al di sotto del suolo calpestabile; neppure erano disponibili norme circa i veicoli di raccolta o l’elettronica da installare su di essi per verificare in tempo reale lo svolgimento del servizio. In vent’anni il TC ha svolto un lavoro imponente, colmando tutte queste lacune, ed inoltre elaborando, senza potersi riferire ad esperienze precedenti, una complessa normativa concernente i compattatori a caricamento posteriore, laterale e frontale, nonché i sistemi di rilevazione dei contenitori svuotati e del loro contenuto, con protocolli unificati di trasmissione dei dati alla centrale operativa del servizio. In particolare il WG1 ha normato, e in qualche caso anche già più volte aggiornato, gli standard relativi a: • contenitori mobili (bidoni e cassonetti) per raccolte ordinarie e differenziate, con le EN 840-1/-6; • contenitori stazionari: EN 12574-1/-3; • contenitori sollevati dall’alto e svuotati dal basso: EN 13071-1/-3; • ricoveri per cassonetti: EN 15132. Un notevole impegno è seguito all’adozione della Direttiva Macchine, che ha ovviamente comportato una rivisitazione di molti contenuti delle norme relative ai compattatori, più volte osservate e rimandate per chiarimenti al WG2 dal Ministero della Sanità Francese e dal Bureau Technique del CEN. Anche il WG1 ha speso approfondite discussioni al riguar- do, al fine di acclarare e far assentire agli organi tecnici di controllo il fatto che i contenitori NON sono macchine, e pertanto ad essi non si applica la direttiva in questione. Mentre prosegue il continuo adeguamento alle nuove esigenze di questo corpus, da cui dipende il regolare svolgimento dei servizi basilari di igiene urbana, negli ultimi anni l’attività del WG1 si è sempre più orientata a normalizzare la prestazione dei servizi, oltre che le attrezzature impiegate, estendendosi fortemente in altri settori fra cui: • le toilette mobili ed i relativi standard di impiego (inchiesta pubblica in fase di lancio); • la definizione degli elementi visuali di riconoscimento dei contenitori per raccolte differenziate: il progetto è in fase avanzata di sviluppo; • la definizione delle prestazioni richieste o fornite nonché la verifica e l’accettazione dei servizi di gestione dei rifiuti quali la pulizia delle strade, la raccolta dei rifiuti urbani, la pulizia e la manutenzione dei contenitori, la raccolta dei rifiuti abbandonati, la vuotatura dei pozzi neri, la rimozione dei graffiti dagli spazi pubblici, la raccolta pneumatica, le condizioni generali di appalto di questi servizi. Quest’ultimo gruppo di norme è senz’altro il progetto più ambizioso affrontato dal Gruppo di Lavoro per mole (sono previsti testi per oltre un milione di battute), complessità e contenuto innovativo dei documenti previsti, considerando l’assenza di precedenti norme nazionali in tutte queste materie e che per la maggior parte degli argomenti affrontati non esistono neppure disciplinari tecnici predisposti da associazioni di categoria nazionali. Tre parti sono già state redatte e sono in corso di verifica tecnica in vista dell’inchiesta pubblica, mentre altre cinque sono previste nel prossimo triennio. Una certa apatia al riguardo da parte delle delegazioni di taluni Paesi lascia supporre che in alcune aree sarebbe preferita l’assenza di regolamentazioni (aggiornamento ottobre 2010) Contenitori per la raccolta dei rifiuti (CEN/TC 183/WG1) Titolo Contenitori mobili per rifiuti - Parte 1: Contenitori a 2 ruote, con capacità fino a 400 l, per dispositivi di sollevamento a pettine - Dimensioni e progettazione UNI EN 840-2:2004 Contenitori mobili per rifiuti - Parte 2: Contenitori a 4 ruote e coperchio(i) piatto(i), con capacità fino a 1 300 l, per dispositivi di sollevamento a perno (maschio) e/o a pettine - Dimensioni e progettazione UNI EN 840-3:2004 Contenitori mobili per rifiuti - Parte 3: Contenitori a 4 ruote e coperchio(i) basculante(i), con capacità fino a 1 300 l, per dispositivi di sollevamento a perno (maschio) e/o a pettine - Dimensioni e progettazione UNI EN 840-4:2004 Contenitori mobili per rifiuti - Parte 4: Contenitori a 4 ruote e coperchio(i) piatto(i), con capacità fino a 1 700 l, per dispositivi di sollevamento a perno (maschio) largo o BG e/o a pettine largo - Dimensioni e progettazione Contenitori mobili per rifiuti - Parte 5: Requisiti prestazionali e metodi di UNI EN 840-5:2004 prova UNI EN 840-6:2009 Contenitori mobili per rifiuti - Parte 6: Requisiti di igiene e sicurezza UNI EN 12574-1:2006 Contenitori stazionari per rifiuti - Parte 1: Contenitori con capacità fino a 10 000 l con coperchio/i piatto/i o basculante/i, per dispositivo di sollevamento a perno, a doppio perno o a tasca - Dimensioni e progettazione UNI EN 12574-2:2006 Contenitori stazionari per rifiuti - Parte 2: Requisiti prestazionali e metodi di prova UNI EN 12574-3:2006 Contenitori stazionari per rifiuti - Parte 3: Requisiti di igiene e di sicurezza UNI EN 13071-1:2008 Contenitori stazionari per rifiuti con capacità fino a 5 000 l, sollevati dall'alto e svuotati dal basso - Parte 1: Requisiti generali UNI EN 13071-2:2008 Contenitori stazionari per rifiuti con capacità fino a 5 000 l, sollevati dall'alto e svuotati dal basso - Parte 2: Requisiti addizionali specifici per sistemi interrati o semi-interrati prEN 13071-3 allo studio Contenitori stazionari per rifiuti con capacità fino a 5 000 l, sollevati dall'alto e svuotati dal basso - Parte 3: Connessioni raccomandate per il sollevamento UNI EN 15132:2006 prEN 16194 allo studio UNI EN 1501-1:2010 UNI EN 1501-2:2010 UNI EN 1501-3:2008 UNI EN 1501-4:2008 prEN 1501-5 allo studio Veicoli per la raccolta dei rifiuti (CEN/TC 183/WG2) Veicoli raccolta rifiuti e relativi dispositivi di sollevamento - Requisiti generali e di sicurezza - Parte 1: Veicoli raccolta rifiuti a caricamento posteriore Veicoli raccolta rifiuti e relativi dispositivi di sollevamento - Requisiti generali e di sicurezza - Parte 2: Veicoli raccolta rifiuti a caricamento laterale Veicoli raccolta rifiuti e relativi dispositivi di sollevamento - Requisiti generali e di sicurezza - Parte 3: Veicoli raccolta rifiuti a caricamento frontale Veicoli raccolta rifiuti e relativi dispositivi di sollevamento - Requisiti generali e di sicurezza - Parte 4: Codice di prova dell'emissione acustica per veicoli raccolta rifiuti Veicoli raccolta rifiuti e relativi dispositivi di sollevamento - Requisiti generali e di sicurezza - Parte 5: Dispositivi di sollevamento dei veicoli raccolta rifiuti Sistemi di identificazione (CEN/TC 183/WG3) Identificazione e/o determinazione della quantità di rifiuti a UNI EN 14803:2006 Altri prodotti (CEN/TC 183/WG1) Ricoveri per contenitori mobili per rifiuti con capacità fino a 1 700 l - Requisiti prestazionali e metodi di prova Mobile non-sewer-connected toilet cabins - Requirements of services and products relating to the deployment of cabins and sanitary products L’elenco completo delle norme UNI è disponibile attraverso il catalogo on-line all’indirizzo: www.uni.com in questo settore, ma la partecipazione vivace ed in qualche caso conflittuale di altre delegazioni, fra cui quelle di Germania, Italia, Spagna, Portogallo e Finlandia, assicura invece un alto livello di interesse ed una probabile con- clusione condivisa. Guardando agli oltre vent’anni di conduzione italiana dei lavori in questo settore risulta evidente il ruolo trainante e determinante del WG1 nell’ambito del TC 183, grazie all’inappun- Gestione dei rifiuti Ve us rs o ion es e cl e us le iv ttro o n de ic iS a oc i Riferimento UNI EN 840-1:2004 tabile servizio di segreteria assicurato dai Funzionari dell’UNI che si sono succeduti in questo lungo arco di tempo, come pure alla continuità di azione assicurata dal fatto di aver fruito del contributo di uno stesso Convenor per tutto il periodo ed al sostegno costante degli operatori che hanno supportato l’iniziativa. Tuttavia, ad una riflessione più complessiva, gli elementi determinanti di questo successo appaiono, al di là degli indubbi contributi di singole persone o imprese, l’inventiva, l’adattabilità, l’attenzione tecnica ed il rispetto delle regole che spesso caratterizzano l’impegno dei nostri rappresentanti negli organismi internazionali. dossier NORME E PROGETTI DEL COMITATO CEN/TC 183 Gianmaria Baiano FISE Assoambiente Convenor del CEN/TC 183/WG1 e Coordinatore del GL8 Attrezzature e macchine per la raccolta dei rifiuti della Commissione Tecnica Ambiente UNI Il lavoro di normazione nel CEN/TC183 Waste management: un vantaggio competitivo nello sviluppo dei prodotti All’interno del CEN/TC 183 “Waste management” opera, fin dal 1988, il gruppo di lavoro “WG1”, incaricato della redazione delle norme relative ai contenitori per i rifiuti, che spazia, in pratica, dalle pattumiere che abbiamo sul terrazzo ai bidoni a due ruote, dai contenitori stradali a quattro ruote ai contenitori stazionari (cosiddetti “a Casetta”) , fino ai grandi contenitori interrati ed alle campane stradali. Il gruppo di lavoro è stato diretto, sin dall’inizio, da un coordinatore italiano, Gianmaria Baiano, e da una segreteria italiana presso l’UNI, che, in questi vent’anni e più, ha redatto norme spesso considerate inizialmente ‘impossibili’, unificando progressivamente standard tra loro estremamente differenziati, originati da storia e tradizioni molto diverse tra loro, che si presentavano a volte come assolutamente inconciliabili. Per di più, i prodotti che erano oggetto della normativa (i contenitori per rifiuti) si sono nel frattempo evoluti in modo rapidissimo (proprio nel periodo in cui li stavamo normando …!). Quando il nostro lavoro ha preso il via, infatti, alla fine degli anni 80, i rifiuti erano raccolti in Italia per oltre il 90% in modo indifferenziato, e i contenitori stradali (sia a due che a quattro ruote e stazionari) erano destinati prevalentemente alla raccolta del rifiuto indifferenziato, il cosiddetto “tal quale”, mentre alla raccolta differenziata, soprattutto di vetro e carta, raramente plastica, erano per lo più destinate le U&C n.10 novembre/dicembre 2010 31 CONAI – Consorzio Nazionale Imballaggi – è il consorzio privato senza fini di lucro costituito dai produttori e utilizzatori di imballaggi con la finalità di perseguire gli obiettivi di recupero e riciclo dei materiali di imballaggio previsti dalla legislazione europea e recepiti in Italia attraverso il Decreto Ronchi (ora Dlgs. 152/06). In un quadro di responsabilità condivisa in cui si chiedono a tutti i soggetti coinvolti - imprese, Pubblica Amministrazione, cittadini nuovi comportamenti che permettano di far fronte a nuove responsabilità, i Ministeri dell'Ambiente e delle Attività Produttive hanno definito obiettivi lasciando alle imprese la libertà di decidere come raggiungerli. La politica definisce il cosa, le imprese il come. CONAI è il perno di uno dei sistemi europei più efficaci ed efficienti di recupero e valorizzazione dei materiali di imballaggio basato sul principio della responsabilità condivisa fra i cittadini che sono chiamati a separare i rifiuti in casa, i comuni che organizzano la raccolta differenziata e il mondo delle imprese che provvede al loro riciclo/recupero. Sulla base di tali presupposti CONAI partecipa alle attività di normazione UNI, EN e ISO sia nell’ambito della progettazione ecoefficiente degli imballaggi sia nell’ambito delle migliori pratiche di gestione a fine vita. Walter Facciotto - Direttore Generale CONAI I PROGETTI INNOVATIVI ALLO STUDIO PRESSO IL CEN/TC 183 a Titolo principale Waste management Levels of performance and acceptance for street cleaning and municipal waste management services Waste management – Waste visual elements 32 sole campane stradali. Come tutti sanno, oggi il rifiuto indifferenziato non esiste praticamente più e, di solito, i contenitori sono disponibili in tutte le versioni destinate alla raccolta delle singole frazioni di rifiuto, dalla versione per la raccolta della carta a quella della plastica, dall’organico all’indifferenziato, che oggi si chiama “frazione residua”. Personalmente, io mi sono accostato al lavoro della normativa, a metà degli anni ’90, spinto molto dalla curiosità, oltre che dalla necessità di comprendere meglio le norme relative ai prodotti di cui dovevo occuparmi in azienda. Muovendomi con cautela, mi chiedevo se mi sarebbe toccato di passare le notti davanti al mio pc per portare avanti anche questo ennesimo lavoro (cioè la redazione delle bozze per lo sviluppo della normativa) che mi sarei dovuto accollare, gratuitamente, per il noto meccanismo che opera nei comitati formati da poche persone, dove i volontari sono identificati in automatico….. Il lavoro sviluppava mediante riunioni successive, nelle quali i partecipanti esaminavano la bozza di norma in fase di elaborazione, proponendo varianti, aggiunte, nuove parti. Alla prima riunione a cui ho preso parte, infatti, abbiamo passato quasi tutto il tempo ad analizzare i contenitori per rifiuti focalizzando l’attenzione anche su dettagli (il sistema di sollevamento, gli interassi delle ruote, le maniglie, etc ..) e discutendo animatamente le varie soluzioni. Ognuno illustrava gli standard esistenti nel proprio Paese evidenziandone i vantaggi e gli svantaggi e proponendo spesso il proprio standard come il candidato migliore da inserire nella norma. Sembravamo quasi un gruppo di lavoro incaricato di sviluppare qualche nuovo contenitore. Riguardando gli appunti, al ritorno, mi sembrava di aver appreso di più, su certi problemi, in questa prima riunione che in mesi di lavoro nel mio ufficio tecnico. Mah, sarà un’eccezione, mi sono detto. Ma poi, man mano che il lavoro si sviluppava, mi sono accorto che il gruppo di lavoro era in realtà una eccellente finestra aperta sul settore di mia competenza, che mi consentiva una visione privilegiata del mercato europeo dei contenitori per rifiuti e mi mostrava sia lo stato di fatto dei prodotti più diffusi, sia le tendenze più rilevanti e le probabili future evoluzioni. Ciò significa, in pratica, passare in rassegna i prodotti esistenti sul mercato esaminandoli ed evidenziando anche il gradimento o la bocciatura riscontrata dalle varie soluzioni presso la clientela. Significava, in sintesi, avere accesso ad una grande quantità di informazioni ed esperienze messe gratuitamente a disposizione dai vari partecipanti, analizzando in anticipo le soluzio- Ve us rs o ion es e cl e us le iv ttro o n de ic iS a oc i Gestione dei rifiuti dossier CONAI (aggiornamento ottobre 2010) Parte specifica Part 1: General requirements (in approvazione) Part 2: Ways to measure the levels of performance and to settle the acceptance, to draw up and to operate contracts for general or separate collection services of municipal waste (allo studio) Part 3: Ways to measure the levels of performance and to settle the acceptance, to draw up and to operate contracts for manual and mechanical street and sidewalk cleaning and washing (di prossima stesura) Part 4: Ways to measure the levels of performance and to settle the acceptance, to draw up and to operate contracts for containers cleaning and maintenance (di prossima stesura) Part 5: Ways to measure the levels of performance and to settle the acceptance, to draw up and to operate contracts for abandoned waste removal (da mettere allo studio in futuro) Part 6: Ways to measure the levels of performance and to settle the acceptance, to draw up and to operate contracts for street pit cleaning (da mettere allo studio in futuro) Part 7: Ways to measure the levels of performance and to settle the acceptance, to draw up and to operate contracts for graffiti removal services (da mettere allo studio in futuro) Part 8: Ways to measure the levels of performance and to settle the acceptance, to draw up and to operate contracts for pneumatic waste collection (da mettere allo studio in futuro) This European Standard specifies a way to identify the various fractions of municipal waste by a set of visual elements, including colours, symbols, text, etc. This standard is intended to create a unique operative model to easily identify the waste from visual elements thereby facilitating collection and recycling services for both consumers and collectors. (allo studio) U&C n.10 novembre/dicembre 2010 Ci sono più tipologie di rifiuto che colori nell’arcobaleno. Stabilire i colori per ogni materiale rappresenta un sogno per ogni “Normatore del rifiuto” che si rispetti. Se da un lato appare quanto mai logico ed opportuno standardizzare i colori dei rifiuti, dall’altro le abitudini ed i localismi impediscono spesso il concretizzarsi di una unificazione. Dal 1989 ad oggi il CEN/TC 183 ha normato contenitori (Waste Container) gruppo WG1, automezzi (Refuse Collection Vehicles RCV) gruppo WG2, dispositivi per l’identificazione e pesatura (Identification Systems and Determination of the Quantity of Waste) gruppo WG3. Il successo delle norme è assolutamente visibile: la scelta di solo cinque tipi di attacchi per i contenitori contribuisce ogni giorno in Europa a garantire la sicurezza di persone e operatori, anche grazie alla compatibilità di container e mezzi di raccolta. Il 7 settembre 2009 durante il meeting WG1 meeting in Colonia presso la sede del RAL (ottima occasione per una proposta fulcrata sui colori!), la delegazione italiana ha proposto di standardizzare a livello CEN gli elementi visivi che possano caratterizzare le singole tipologie di rifiuti urbani oggetto della raccolta differenziata. Nasce così il concetto di “Waste Visual Elements”. Mi piace ricordare che lo spunto nacque da una vista al Museo Egizio di Torino nel luglio dello stesso anno. A livello UE ed altresì in tutti i 31 Paesi del CEN, esiste una forte differenza di colori ed aspetti estetici per ogni tipologia di rifiuto; esistono norme nazionali, regionali e locali molto diverse fra loro. Molto spesso una persona che si sposta per lavoro incontra in strada contenitori di colore diverso fra dove abita e dove lavora. Per esempio in Lombardia il contenitore della carta è identificato con il bianco e la plastica con il giallo; in Piemonte è il contrario; ed ancora la carta è blu in Emilia Romagna ed in Catalunya, ma è rossa in Austria. I colori non sono un elemento sufficiente: sembrano tanti, ma i rifiuti sono di più! Non è possibile fare differenze troppo esigue, ad esempio con sfumature e toni dello stesso colore: il colore utilizzato per verniciare un contenitore in metallo (inox, alluminio, ferro zincato a caldo) sarà sempre diverso dal materiale plastico stampato ad iniezione o in rotazionale! Inoltre, nel tempo, i colori virano riducendo progressivamente la loro intensità in funzio- ne dei raggi solari. Anche la lingua non è più sufficiente: nella città di Brescia che conta circa 200.000 abitanti, coesistono 151 razze di uomini con moltissime lingue diverse. Le immagini possono non essere sufficienti per identificare in modo univoco i materiali, sebbene le tecnologie moderne consentono elevati livelli di qualità di stampa. Altri fattori quali la pericolosità o la fonte/origine di provenienza dei rifiuti generano la necessità di dare chiare ed univoche informazioni agli utenti/cittadini/studenti. L’uso di pittogrammi consente di usare supporti in bianco e nero e permette di stilizzare l’aspetto grafico; il difetto consiste nella difficoltà di cogliere immediatamente il “buco giusto”. A peggiorare la situazione, entrano in gioco le raccolte multi-materiali: Vetro + Alluminio; Plastica + Metalli; Vetro + Plastica + Alluminio. O ancora tutti i materiali riciclabili in un unico contenitore. Un altro caso è la raccolta dello stesso materiale ma suddiviso per colore (ad esempio Vetro verde, bianco e marrone) ovvero RAEE (diviso in 5 categorie). Si ritiene quindi necessaria una standardizzazione che consenta una progressiva formazione scolastica e porti, nel tempo, a creare “elementi visivi caratteristici” che diventeranno ovvi e naturali. Le sagome dei cartelli stradali STOP e DIVIETO DI SOSTA sono subito riconoscibili anche senza colori e scritte. Come si va a “Scuola guida” così si potrà andare a “Scuola di ecologia”! dossier La standardizzazione dei colori e degli elementi visivi per la raccolta differenziata dei rifiuti a Francesco Mondini SINTERPLAST SpA Membro del GL8 Attrezzature e macchine per la raccolta dei rifiuti della Commissione Tecnica Ambiente UNI e delegato italiano presso il CEN/TC 183 Gestione dei rifiuti Ve us rs o ion es e cl e us le iv ttro o n de ic iS a oc i ni tecniche ritenute migliori, ed applicabili senza grandi aggravi di costo, che si vogliono proporre come standard per la normativa man mano che viene completata ed estesa a tutte le famiglie di prodotti. Nel mondo delle industrie italiane, in generale, la normativa tecnica è stata spesso considerata come un vincolo aggiuntivo, un laccio costrittivo che si aggiunge a tutti gli altri ed alle richieste e prescrizioni già imposte da leggi e decreti più o meno necessari. E così noi, spesso (per fortuna non sempre) ci interessiamo alle norme solo dopo che sono state già approvate, adeguandoci lentamente, quasi contro voglia, come se il nuovo requisito normativo aggiuntivo non fosse compensato da nulla (nessun vantaggio né tecnico né commerciale, solo costi…) Con il lavoro nel TC 183 ho invece scoperto il grande vantaggio competitivo che ci deriva dal vivere la norma durante tutto l‘iter della sua redazione. Questo ci consente non solo di essere pronti per primi, precedendo la concorrenza, (il che comunque non è cosa da poco), ma ci permette soprattutto di avere informazioni sulle soluzioni migliori già studiate o realizzate in qualche mercato più all’avanguardia, inserendole nei nostri prodotti e risparmiando in tal modo una grande quantità di tempo e denaro nella fase di sviluppo prodotti. Con il tempo, comunque, la norma pian piano si va affermando anche nei segmenti di mercato più ‘lenti’; i clienti si adeguano e spingono i fornitori e tutto il settore a fare altrettanto. Ciò tende a diluire il vantaggio competitivo acquisito, ma l’evoluzione continua del mercato e dei prodotti pone sempre nuovi obbiettivi all’attività della normazione, che non termina mai, perché questi nuovi prodotti, nati da poco e con poca storia pregressa alle spalle, sono ancora in evoluzione e ciò rende necessario un conseguente adeguamento della norma. Inoltre, il campo operativo della normativa si sta estendendo dal settore di lavoro tradizionale dei prodotti, con le loro specifiche costruttive e prestazionali, ad un settore relativamente nuovo: i servizi. La norma inizia in tal modo a standardizzare non più soltanto il prodotto, ma anche l’applicazione e l’utilizzo dello stesso, entrando più efficacemente a regolare il fine effettivo, il vero scopo a cui è destinato il prodotto : il servizio operativo. Per poter stampare libri di testo per le scuole è necessario unificare gli “elementi visivi caratteristici” per ogni materiale che viene raccolto in modo differenziato. L’attività seguita alla proposta italiana a Colonia del 7 settembre 2009 ha visto una Analisi di Mercato nell’area CEN al fine di conoscere l’attuale situazione di abbinamento fra materiali e colori/simboli/scritte. La ricerca ha avuto l’obiettivo di acquisire standard nazionali e regionali esistenti. L’analisi di mercato è stata sintetizzata in una “Tabella Arlecchino” comprendente colori e denominazioni assai eterogenei e contradditori. Da qui emerse una chiara indicazione: qualsivoglia standardizzazione avrebbe generato molti scontenti quantomeno iniziali! U&C n.10 novembre/dicembre 2010 33 La gestione del ciclo integrato dei rifiuti è un insieme complesso d’attività che, oggi più che mai, presuppone strutture e organizzazione di tipo industriale, e quindi normative chiare e standardizzazioni e tipizzazioni universalmente riconosciute. A maggior ragione oggi, in un quadro di liberalizzazione del settore che vedrà a breve il confronto concorrenziale per la gestione del ciclo dei rifiuti. Gli obiettivi di standardizzazione risulteranno pertanto importanti per garantire che questo confronto avvenga in un sistema di regole e modelli certi. In un settore che sempre più tende a costruire e irrobustire un moderno sistema industriale, economicamente forte e tecnologicamente aggiornato allo stato dell’arte, gli aspetti normativi, già oggi fondamentali, tenderanno ad assumere un ruolo sempre più centrale. Daniele Fortini - Presidente Federambiente a Il 28 settembre 2010 durante un meeting del WG1 la delegazione italiana ha presentato a Milano la prima Proposta di norma “WASTE VISUAL ELEMENTS” contenente un’innovativa e strutturata soluzione con indicazione degli “elementi visivi caratteristici” di ogni frazione di rifiuto urbano oggetto di raccolta differenziata e soprattutto con i criteri di base finalizzati ad una adesione giustificata e consapevole da parte di oltre 500 milioni di abitanti. La proposta è stata approvata all’unanimità consentendo il successivo passaggio al meeting CEN TC/183 di novembre in Olanda per l’avvio formale della standardizzazione. La logica introdotta nella proposta di norma si basa su alcuni criteri fondamentali: • colori riservati per la creazione del pannello e per la identificazione immediata di ogni forma di pericolo; 34 LA POSIZIONE ITALIANA SUI LIVELLI DI PRESTAZIONE DE Qui di seguito pubblichiamo, a beneficio dei lettori del presente dossier, esclusivamente a titolo esemplificativo, uno dei contributi presentati dalla delegazione italiana nell’ambito dei lavori del CEN/TC 183. Si tratta di un contributo realizzato da HERA che ha proposto l’inserimento di un’apposita appendice alla parte 2 della norma sui servizi di igiene urbana allo studio, nello specifico alla parte relativa ai livelli di servizio di raccolta rifiuti. Tale appendice propone, proprio in relazione agli indicatori sui livelli di prestazione e sugli standard di qualità dei servizi ambientali, di mettere in relazione, per ogni frazione merceologica del rifiuto considerato e fissato un obiettivo percentuale di raccolta differenziata, la tipologia di area territoriale omogenea in cui viene effettuata la raccolta (in modo da distinguere per esempio tra grandi centri urbani e piccoli centri rurali) e la tipologia di sistema di raccolta adottato o prescelto (stradale con contenitori statici o carrellati di diversa volumetria, di prossimità con piccoli contenitori e sacchi). Tale contributo è attualmente in discussione e pertanto deve essere letto esclusivamente come una possibile esemplificazione del lavoro in corso. Si ringrazia HERA e tutti gli altri membri della delegazione italiana al CEN/TC183 per la cortese disponibilità. Proposta di Appendice sui livelli di servizio e di qualità Valori di riferimento per le principali frazioni merceologiche/tipologie di rifiuto e correlazione con la % di Raccolta Differenziata, l’area territoriale omogenea ed il sistema di raccolta implementato La fase di analisi e progettazione dei servizi ambientali, in particolare di quelli di gestione dei rifiuti urbani, finalizzata alla loro implementazione operativa, è di norma composta, in estrema sintesi, da: 1. un’analisi delle informazioni relative al contesto territoriale (distribuzione popolazione, morfologia del territorio, vincoli paesaggistici ed urbanistici, ecc.); 2. un’analisi dei dati relativi al flusso dei rifiuti prodotti (totale e per filiera) nell’area considerata; 3. un’analisi del numero e tipologia delle utenze presenti (domestiche e non domestiche, loro distribuzione, eventuali variazioni stagionali, ecc.); 4. un’analisi dei servizi erogati o erogabili (a livello tecnico ed economico – produttività attesa, compatibilità dei sistemi di raccolta con il territorio, parametri di costo elementari/di sistema/di struttura relativi all’area considerata, ecc.); 5. una definizione delle strategie di raccolta in funzione: a. del modello territoriale ed organizzativo; b. delle produzioni attese per filiera/territorio/utenza; c. degli obiettivi di raccolta separata che si vogliono perseguire; d. della disponibilità e copertura impiantistica; e. della sostenibilità economica, sociale ed am- Ve us rs o ion es e cl e us le iv ttro o n de ic iS a oc i Gestione dei rifiuti dossier FEDERAMBIENTE U&C n.10 novembre/dicembre 2010 • colori definiti con precisione per alcune frazioni merceologiche che coprono circa il 75% in peso dei materiali; • concetto del Materiale Prevalente in volume all’interno di un contenitore; • pannelli standard con una parte obbligatoria ed un’area libera; • elementi grafici obbligatori quali cornici, geometrie e posizioni da rispettare; • varie tipologie di elementi visivi che coesistono su un pannello indicatore: colori, testi, logogrammi, simboli; • utilizzo di QR code per diffondere facilmente le informazioni e del corretto Simbolo di Mobius. Si prevede che la standardizzazione porterà in breve tempo ad un incremento della raccolta differenziata grazie al facile ed immediato riconoscimento dei materiali. Altresì la progressiva formazione continua ed omogenea delle persone - a partire dagli studenti - porterà ad una abitudine ecologica nel medio periodo. Sono ovvie, inoltre, le motivazioni di carattere economico/commerciale che derivano da una riduzione di scorte ed da una produzione più standard. Il beneficio ricadrà in modo diffuso sia sui gestori del servizio di raccolta che sui comuni e quindi sui cittadini. La raccolta differenziata di successo è basata su conoscenze diffuse ed omogenee e può, anche grazie alle norme tecniche, diventare dovunque un’azione normale! Giovanni Bragadina ID&A srl Membro del GL8 Attrezzature e macchine per la raccolta dei rifiuti della Commissione Tecnica Ambiente UNI e delegato italiano presso il CEN/TC 183 EI SERVIZI DI IGIENE URBANA. IL CONTRIBUTO DI HERA SPA Area metropolitana '6/7-'7/7 '6/7-'7/7 '3/7-6/7 Area urbana '3/7-6/7 '3/7-6/7 '2/7-3/7 Area extra-urbana '2/7-3/7 '2/7-3/7 '1/7-2/7 AREA OMOGENEA FILIERA: Indifferenziato SISTEMA DI RACCOLTA % RD: 30-35 % Raccolta con contenitori statici Raccolta stradale con contenitori Raccolta di prossimità con piccoli FREQUENZA [g/g] elevata volumetria (> 2 m3) carrellati media volumetria (< 2 m3) contenitori (< 30 l.) e sacchi Area metropolitana 3/7-6/7 3/7-6/7 2/7-3/7 dossier AREA OMOGENEA FILIERA: Indifferenziato SISTEMA DI RACCOLTA % RD: 0 % Raccolta con contenitori statici Raccolta stradale con contenitori Raccolta di prossimità con piccoli FREQUENZA [g/g] elevata volumetria (> 2 m3) carrellati media volumetria (< 2 m3) contenitori (< 30 l.) e sacchi Area urbana 2/7-3/7 3/7-6/7 2/7-3/7 Area extra-urbana 1/7-2/7 1/7-2/7 1/7-2/7 Gestione dei rifiuti Ve us rs o ion es e cl e us le iv ttro o n de ic iS a oc i bientale dei modelli e sistemi implementati. Il processo è quindi molto complesso e risente di una molteplicità di variabili esogene ed endogene, spesso rilevanti e addirittura vincolanti, che si inseriscono ed agiscono al suo interno come al contorno. Considerato quanto sopra esposto, è chiaro come, anche i parametri e gli indicatori relativi ai livelli di servizio ed agli standard di qualità, risentano di tali variabili, modelli, strategie di sistema. Per dare evidenza di ciò, si vedano i grafici qui riportati, che solo a livello qualitativo evidenziano come, ad esempio, alcuni indicatori relativi ai livelli di servizio ed agli standard di qualità, e di conseguenza i parametri di costo relativo (in questo caso, €/t), siano dipendenti: 1. dalla frazione merceologica del rifiuto considerato; 2. dagli obiettivi di raccolta separata che si vogliono perseguire. I grafici stessi evidenziano anche come alcuni indicatori del livello di servizio e standard di qualità, in funzione degli obiettivi di raccolta separata che ci si prefigge, vadano correttamente seguiti e progettati/ri-programmati pena la mancata sostenibilità economica e sociale nell’implementazione di un servizio. Una scarsa attenzione nella gestione di tali processi porterebbe infatti ad un aumento non sostenibile degli oneri economici e sociali se i livelli di servizio ed alcuni standard di qualità non venissero adeguatamente rivisitati verso “il basso” o verso “l’alto” all’aumentare della % di raccolta separata. E’ quindi chiaro che i valori presenti nel testo (del progetto di norma allo studio, ndr) possano fornire AREA OMOGENEA FILIERA: Indifferenziato SISTEMA DI RACCOLTA % RD: 60-65 % Raccolta con contenitori statici Raccolta stradale con contenitori Raccolta di prossimità con piccoli FREQUENZA [g/g] elevata volumetria (> 2 m3) carrellati media volumetria (< 2 m3) contenitori (< 30 l.) e sacchi Area metropolitana 2/7-3/7 2/7-3/7 1/7-2/7 Area urbana 1/7-2/7 1/7-2/7 1/7-2/7 1/7 1/7 1/7 Area extra-urbana AREA OMOGENEA FILIERA: Organico % RD: 30-35 % FREQUENZA [g/g] media volumetria (1-2 m3) Raccolta di prossimità con piccoli carrellati media volumetria (< 2 m3) contenitori (< 30 l.) e sacchi Area metropolitana 2/7-3/7 2/7-3/7 2/7-3/7 Area urbana 1/7-2/7 1/7-2/7 1/7-2/7 Area extra-urbana 1/7-2/7 1/7-2/7 1/7-2/7 FILIERA: Organico % RD: 60-65 % FREQUENZA [g/g] AREA OMOGENEA SISTEMA DI RACCOLTA Raccolta stradale con contenitori Raccolta stradale con contenitori SISTEMA DI RACCOLTA Raccolta stradale con contenitori Raccolta stradale con contenitori media volumetria (1-2 m3) Raccolta di prossimità con piccoli carrellati media volumetria (< 2 m3) contenitori (< 30 l.) e sacchi Area metropolitana 2/7-3/7 2/7-3/7 2/7-3/7 Area urbana 1/7-2/7 1/7-2/7 1/7-2/7 Area extra-urbana 1/7-2/7 1/7-2/7 1/7-2/7 AREA OMOGENEA FILIERA: Riciclabili (Carta, Plastica, Vetro) SISTEMA DI RACCOLTA % RD: 30-35 % Raccolta stradale con contenitori Raccolta stradale con contenitori Raccolta di prossimità con piccoli FREQUENZA [g/g] media volumetria (1-2 m3) carrellati media volumetria (< 2 m3) contenitori (< 30 l.) e sacchi Area metropolitana 1/7-2/7 1/7-3/7 1/7 Area urbana 1/7-2/7 1/7-2/7 1/14-1/7 Area extra-urbana 1/14-1/7 1/14-1/7 1/14-1/7 AREA OMOGENEA a FILIERA: Riciclabili (Carta, Plastica, Vetro) SISTEMA DI RACCOLTA % RD: 60-65 % Raccolta stradale con contenitori Raccolta stradale con contenitori Raccolta di prossimità con piccoli FREQUENZA [g/g] media volumetria (1-2 m3) carrellati media volumetria (< 2 m3) contenitori (< 30 l.) e sacchi Area metropolitana 1/7-3/7 1/7-3/7 1/7-2/7 Area urbana 1/7-2/7 1/7-2/7 1/14-1/7 Area extra-urbana 1/14-1/7 1/14-1/7 1/14-1/7 solo indicazioni e valori di primo riferimento, i quali debbano poi essere “tradotti” ed eventualmente rimodulati in relazione al contesto territoriale, alle variabili collegate, ai modelli ed alle strategie di siste- ma implementabili o implementate. Per questo, al fine di: • indicare a livello europeo dei valori normati e collegati ai livelli di servizio ed agli standard di U&C n.10 novembre/dicembre 2010 35 AREA OMOGENEA FILIERA: Indifferenziato % RD: 0 % SISTEMA DI RACCOLTA Raccolta con contenitori statici Raccolta stradale con contenitori Bacino d’utenza [ab./cont] elevata volumetria (> 2 m3) Area metropolitana carrellati media volumetria (< 2 m3) 50-80 30-50 Area urbana 35-50 25-40 Area extra-urbana 25-40 20-35 FILIERA: Indifferenziato PRODUTTIVITA' [kg/ora_addetto] SISTEMA DI RACCOLTA Raccolta con contenitori statici elevata volumetria (> 2 m3) Raccolta stradale con contenitori carrellati media volumetria (< 2 m3) Raccolta di prossimità con piccoli contenitori (< 30 l.) e sacchi 1700-2000 600-800 250-400 FILIERA: Organico Raccolta con contenitori statici Raccolta stradale con contenitori carrellati media volumetria (< 2 m3) Area metropolitana 65-100 40-65 Area urbana 45-65 30-50 Raccolta con contenitori carrellati media volumetria (1-2 m3) Raccolta stradale con contenitori carrellati bassa volumetria (120-1.000 l.) Raccolta di prossimità con piccoli contenitori (< 30 l.) e sacchi 900-1.200 300-500 150-300 Area extra-urbana 30-50 25-45 FILIERA: Riciclabili (Carta, Plastica, Vetro) Produttività [kg/ora_addetto] SISTEMA DI RACCOLTA SISTEMA DI RACCOLTA Raccolta con contenitori statici Raccolta stradale con contenitori Bacino d’utenza [ab./cont] elevata volumetria (> 2 m3) carrellati media volumetria (< 2 m3) Area metropolitana 80-120 50-80 Area urbana 55-80 40-65 Area extra-urbana 40-65 30-55 carta plastica vetro Raccolta con contenitori statici elevata volumetria (> 2 m3) Raccolta stradale con contenitori carrellati media volumetria (< 2 m3) Raccolta di prossimità con piccoli contenitori (< 30 l.) e sacchi 800-1.200 500-700 250-400 300-500 200-300 100-150 1500-2000 800-1300 300-500 a AREA OMOGENEA AREA OMOGENEA AREA OMOGENEA AREA OMOGENEA qualità, a supporto di una analisi e progetFILIERA: Organico SISTEMA DI RACCOLTA tazione di massima % RD: 30-35 % Raccolta con contenitori statici Raccolta stradale con contenitori dei modelli di raccolBacino d’utenza [ab./cont] elevata volumetria (> 2 m3) carrellati media volumetria (< 2 m3) ta territoriale e che Area metropolitana 150-200 100-150 possano essere “traArea urbana 120-150 80-120 dotti”/rimodulati in Area extra-urbana n.d. n.d. relazione al contesto territoriale ed alle variabili collegate alla FILIERA: Organico SISTEMA DI RACCOLTA gestione dei rifiuti; % RD: 60-65 % Raccolta con contenitori statici Raccolta stradale con contenitori • rendere possibile l’iBacino d’utenza [ab./cont] elevata volumetria (> 2 m3) carrellati media volumetria (< 2 m3) dentificazione, per Area metropolitana 120-150 80-120 ogni soggetto interesArea urbana 100-120 60-100 sato, del proprio posiArea extra-urbana n.d. n.d. zionamento rispetto a tali valori di riferimento ed attivare una auFILIERA: Riciclabili (Carta, Plastica, Vetro) SISTEMA DI RACCOLTA toregolamentazione a % RD: 30-35 % Raccolta con contenitori statici Raccolta stradale con contenitori livello europeo; Bacino d’utenza [ab./cont] elevata volumetria (> 2 m3) carrellati media volumetria (< 2 m3) • identificare dei liArea metropolitana 200-300 150-250 velli di servizio e Area urbana 150-250 100-200 standard di qualità Area extra-urbana 80-150 60-120 che siano in prima battuta “giustificabili” in termini di effiFILIERA: Riciclabili (Carta, Plastica, Vetro) SISTEMA DI RACCOLTA cacia/efficienza/e% RD: 60-65 % Raccolta con contenitori statici Raccolta stradale con contenitori conomicità o meglio Bacino d’utenza [ab./cont] elevata volumetria (> 2 m3) carrellati media volumetria (< 2 m3) sposabili ad obiettivi Area metropolitana 100-150 80-120 di sistema sostenibili Area urbana 80-120 50-100 (dal punto di vista Area extra-urbana 40-80 30-60 sociale, ambientale, economico); • indirizzare gli Stati Membri verso modelli e paraLEGENDA: Area metropolitana (grandi centri urbani e metropometri collegati ai sistemi di raccolta che siano li ad elevata densità abitativa) sostenibili dal punto di vista sociale/ambienArea urbana (centri urbani media densità abitale/economico; tativa) Area extra-urbana (zone periferiche a densità abi• garantire comunque servizi che salvaguardino tativa medio/bassa o bassa) 36 PRODUTTIVITA' [kg/ora_addetto] SISTEMA DI RACCOLTA Ve us rs o ion es e cl e us le iv ttro o n de ic iS a oc i AREA OMOGENEA SISTEMA DI RACCOLTA Bacino d’utenza [ab./cont] elevata volumetria (> 2 m3) FILIERA: Indifferenziato % RD: 60-65 % AREA OMOGENEA Gestione dei rifiuti dossier FILIERA: Indifferenziato % RD: 30-35 % U&C n.10 novembre/dicembre 2010 l’igiene, la salubrità e la sicurezza dei cittadini; qui di seguito si allegano una serie di griglie valoriali costruite per (dati di “input”): 1. tipologia di rifiuto/frazione merceologica; 2. obiettivo % di raccolta separata; e che contemplino una ripartizione per aree omogenee di diversa densità abitativa quali: 1. Area metropolitana (grandi centri urbani e metropoli ad elevata densità abitativa); 2. Area urbana (centri urbani media densità abitativa); 3. Area extra-urbana (zone periferiche a densità abitativa medio/bassa o bassa); e per tipologia di sistema adottato o prescelto: 1. Raccolta con contenitori statici elevata volumetria (> 2 m3); 2. Raccolta stradale con contenitori carrellati media volumetria (< 2 m3); 3. Raccolta di prossimità con piccoli contenitori (< 30 l.) e sacchi.. Tali griglie sono costruite per alcuni indicatori del livello di servizio e standard di qualità, ed i livelli valoriali in esse contenute sono da interpretare secondo le seguenti modalità: • Il range di riferimento indicato in ogni cella identifica, nel valore più basso, un livello di bassa intensità/standard e, nel valore più alto, di alta intensità/standard; • Il valore mediano compreso al loro interno può essere considerato come il valore normalizzato e di riferimento. In relazione ai livelli di servizio e nello specifico anche sull’indicatore correlato alla produttività di sistema, è chiaramente opportuno evidenziare, in congruenza con quanto sopra descritto, livelli valoriali costruiti per (dati di “input”): 1. tipologia di rifiuto/frazione merceologica; 2. tipologia di sistema adottato o prescelto. Revisione della norma UNI 10802 alla luce dei nuovi rapporti tecnici prodotti dal CEN a L’UNI con il gruppo di lavoro GL5 “Suolo e rifiuti” della Commissione Ambiente ha voluto recepire le elaborazioni innovative contenute nei rapporti tecnici prodotti nel 2006 dal CEN, rinnovando completamente la norma UNI 10802. I rifiuti sono generalmente di natura eterogenea e, per poter prendere decisioni informate sul loro trattamento, recupero o smaltimento è necessario condurre una caratterizzazione di base dei rifiuti e fare un programma di prova in cui stabilire la quantità di materiale da prelevare su cui definire le caratteristiche di interesse. In appoggio alla Direttiva sulle discariche, il CEN mediante il Comitato Tecnico TC 292, ha suddiviso in tre categorie le prove per la caratterizzazione dei rifiuti solidi al fine di standardizzarne la metodologia. Le tre categorie individuate sono: 1. Prove di "caratterizzazione di base" dei rifiuti che danno informazioni sul comportamento alla lisciviazione a lungo termine e sulle proprietà tipiche dei rifiuti stessi. In questo tipo di prove vengono valutati principalmente parametri chimico-fisici . 2. Prove di "conformità" caratterizzate da una facile e veloce esecuzione tecnica e destinate a determinare se il rifiuto è conforme allo specifico comportamento previsto dalla caratterizzazione di base o a valori di riferimento quali quelli normativi. 3. Prove di "verifica sul campo", ovvero prove veloci per confermare la congruenza del rifiuto con il campione sottoposto a prove di conformità. Generalmente per poter eseguire prove di caratterizzazione dei rifiuti è richiesto precedentemente un campionamento dei rifiuti da analizzare. Per poter consentire un campionamento significativo e armonizzarlo a livello europeo, il CEN ha definito la norma UNI EN 14899:2005 “Caratterizzazione dei rifiuti. Campionamento dei rifiuti. Schema quadro di riferimento per la preparazione e l'applicazione di un piano di campionamento”. In Italia, a partire dal 1999 e poi attraverso successive revisioni fino all’attuale versione del 2004, era stata già prodotta la norma UNI 10802 “Rifiuti. Rifiuti liquidi, granulari, pastosi e fanghi. Campionamento manuale e preparazione ed analisi degli eluati”. Questa norma è citata per il campionamento e l’analisi dei rifiuti nei Decreti del Ministero dell’Ambiente: DM 5 febbraio 1998 “Recupero rifiuti non pericolosi”, DM 12 giugno 2002, n. 161 “Norme tecniche per il U&C n.10 novembre/dicembre 2010 dossier Gestione dei rifiuti Ve us rs o ion es e cl e us le iv ttro o n de ic iS a oc i recupero agevolato dei rifiuti pericolosi ex Dlgs 22/1997” DM 3 agosto 2005 “Definizione dei criteri di ammissibilità dei rifiuti in discarica”. In particolare, la norma UNI EN 14899:2005, definisce come requisito obbligatorio, quello di redigere un piano di campionamento per soddisfare l'obiettivo del programma di prova. Tale norma specifica i passi procedurali da intraprendere nella preparazione e applicazione di un piano di campionamento che descriva il metodo di raccolta del campione. La norma UNI 10802: 2004, che è stata redatta in Italia, definisce le istruzioni tecniche necessarie per condurre a termine un piano di campionamento. La norma UNI EN 14899 può essere utilizzata per: • produrre piani di campionamento da utilizzare in circostanze regolari o sistematiche (ovvero elaborazione di norme secondarie/derivate dedicate a scenari di campionamento ben definiti); • incorporare i requisiti di campionamento specifici nella legislazione nazionale; • progettare e sviluppare un piano di campionamento da utilizzare caso per caso. Lo sviluppo di un piano di campionamento nell'ambito di questo quadro di riferimento richiede di procedere attraverso tre fasi o attività: 1. definizione del piano di campionamento; 2. prelievo di un campione in campo in conformità al piano di campionamento; 3. trasporto del campione in laboratorio. Nel processo di definizione del piano di campionamento l'obiettivo del programma di prova è tradotto in istruzioni tecniche specifiche e concrete per il tecnico che deve eseguire il campionamento stesso. Utilizzando queste istruzioni, il tecnico preleva il tipo e il numero di campioni adeguato a soddisfare l'obiettivo del programma di prova, potendo fornire così, al responsabile decisionale, tutte le informazioni richieste sulla caratterizzazione dei rifiuti oggetto di indagine. Il processo di definizione del piano di campionamento costituisce pertanto una fase fondamentale nel campionamento dei rifiuti. Il gruppo di lavoro WG 1 del CEN/TC292 sulla caratterizzazione dei rifiuti, ha prodotto, nel 2006, cinque nuovi Rapporti Tecnici (CEN/TR15310-1/5) che hanno aggiornato e, in alcuni casi, modificato radicalmente l’impostazione delle precedenti tecniche di campionamento. I rapporti tecnici sono i seguenti: • TR15310-1 Characterization of waste Sampling of waste materials - Part 1: Guidance on selection and application of criteria for sampling under various conditions; 37 UNI 10802 UNI EN 12506 UNI EN 13370 UNI EN 13137 UNI EN 13656 UNI EN 13657 UNI EN 14039 UNI CEN/TS 14405 UNI EN 14346 UNI EN 12920 UNI EN 14345 UNI EN 14735 UNI EN 14899 UNI EN 15002 UNI CEN/TS 14429 UNI CEN/TS 15364 UNI CEN/TS 15862 CEN/TR 15310-1 CEN/TR 15310-2 CEN/TR 15310-3 CEN/TR 15310-4 CEN/TR 15310-5 FprCEN/TR 16110 prEN 15875 FprCEN/TS 15862 a FprCEN/TS 15863 FprCEN/TS 15864 FprCEN/TR 16176 FprCEN/TR 16130 prEN 16123 FprCEN/TS 16229 prEN 16023 FprCEN/TR 16184 38 U&C n.10 novembre/dicembre 2010 Gestione dei rifiuti Ve us rs o ion es e cl e us le iv ttro o n de ic iS a oc i Gestione dei rifiuti dossier UNI EN 12457 Le norme citate dal D.M. 3 agosto 2005 Rifiuti - Rifiuti liquidi, granulari, pastosi e fanghi - Campionamento manuale e preparazione ed analisi degli eluati Caratterizzazione dei rifiuti - Analisi degli eluati - Determinazione di pH, As, Ba, Cd, Cl-, Co, Cr, Cr(VI), Cu, Mo, Ni, NO2- , Pb, S totale, SO4--, V e Zn Caratterizzazione dei rifiuti - Analisi degli eluati – Determinazione di ammonio, AOX, conducibilità, Hg, indice fenolo, TOC, CN- facilmente liberabile, FCaratterizzazione dei rifiuti - Lisciviazione - Prova di conformità per la lisciviazione di rifiuti granulari e di fanghi. Parte 1: Prova a singolo stadio, con un rapporto liquido/solido di 2 l/kg, per materiali con elevato contenuto di solidi e con particelle di dimensioni minori di 4 mm (con o senza riduzione delle dimensioni). Parte 2: Prova a singolo stadio, con un rapporto liquido/solido di 10 l/kg, per materiali con particelle di dimensioni minori di 4 mm (con o senza riduzione delle dimensioni). Parte 3: Prova a doppio stadio, con rapporti liquido/solido di 2 l/kg e 8 l/kg, per materiali con elevato contenuto di solidi e con particelle di dimensioni minori di 4 mm (con o senza riduzione delle dimensioni). Parte 4: Prova a singolo stadio, con un rapporto liquido/solido di 10 l/kg, per materiali con particelle di dimensioni minori di 10 mm (con o senza riduzione delle dimensioni). Altre norme citate dalla decisione del Consiglio 19 dicembre 2002, n. 2003/33/CE Caratterizzazione dei rifiuti - Determinazione del carbonio organico totale (TOC) in rifiuti, fanghi e sedimenti Caratterizzazione dei rifiuti - Digestione assistita a microonde con una miscela di acido fluoridrico (HF), acido nitrico (HNO3) e acido cloridrico (HCl) per la successiva determinazione degli elementi contenuti nei rifiuti Caratterizzazione dei rifiuti - Digestione per la successiva determinazione della porzione solubile in acqua regia degli elementi contenuti nei rifiuti Caratterizzazione dei rifiuti - Determinazione del contenuto di idrocarburi nell'intervallo compreso tra C10 e C40 mediante gascromatografia Caratterizzazione dei rifiuti - Prove di comportamento alla lisciviazione - Prova di percolazione a flusso ascendente (nelle condizioni specificate) Caratterizzazione dei rifiuti - Calcolo della sostanza secca mediante determinazione del residuo secco o del contenuto di umidità Ulteriori norme elaborate dal Comitato Tecnico CEN/TC 292 Caratterizzazione dei rifiuti - Metodologia per la determinazione del comportamento alla lisciviazione dei rifiuti in condizioni specificate Caratterizzazione dei rifiuti - Determinazione del contenuto di idrocarburi mediante gravimetria Caratterizzazione dei rifiuti - Preparazione di campioni di rifiuti per prove ecotossicologiche Caratterizzazione dei rifiuti - Campionamento di rifiuti - Indicazioni per la preparazione e applicazione di un piano di campionamento Caratterizzazione dei rifiuti - Preparazione di porzioni di prova dal campione di laboratorio Caratterizzazione dei rifiuti - Prove di comportamento alla lisciviazione - Influenza del PH sulla lisciviazione con aggiunta iniziale di acido/base Caratterizzazione dei rifiuti - Prove di comportamento alla lisciviazione – Prova di capacità di neutralizzazione acida e basica (in via di recepimento) Characterization of waste - Compliance leaching test – One stage batch leaching test for monoliths at fixed liquid to surface area ratio (L/A) for test portions with fixed minimum dimensions Characterization of waste - Sampling of waste materials - Part 1: Guidance on selection and application of criteria for sampling under various conditions Characterization of waste - Sampling of waste materials - Part 2: Guidance on sampling techniques Characterization of waste - Sampling of waste materials - Part 3: Guidance on procedures for sub-sampling in the field Characterization of waste - Sampling of waste materials - Part 4: Guidance on procedures for sample packaging, storage, preservation, transport and delivery Characterization of waste - Sampling of waste materials - Part 5: Guidance on the process of defining the sampling plan Altri progetti allo studio presso il Comitato Tecnico CEN/TC 292 Characterization of waste - Guidance on the use of ecotoxicity tests applied to waste Characterization of waste - Static test for determination of acid potential of sulfidic waste Characterization of waste - Compliance leaching test - One stage batch leaching test for monoliths at fixed liquid to surface area ratio (L/A) for test portions with fixed minimum dimensions Characterisation of waste - Leaching behaviour test for basic characterisation - Dynamic Monolithic Leaching Test with periodic leachant renewal, under fixed test conditions Characterisation of waste - Leaching behaviour test for basic characterisation - Dynamic Monolithic Leaching Test with continuous leachant renewal under conditions relevant for specified scenario(s) Characterization of waste - Screening methods for elemental composition by X-ray fluorescence spectrometry for on-site verification Characterization of waste - On-site verification Characterization of waste - Guidance on selection and application of screening methods Characterization of waste - Sampling and Analysis of weak acid dissociable cyanide discharged into tailings ponds Characterization of waste - Determination of calorific value Characterization of waste - State-of-the-art document - Analysis of eluates dossier LE NORME UNI PER LA CARATTERIZZAZIONE DEI RIFIUTI chiature elettriche ed elettroniche. Limitandoci ad esempi: le apparecchiature possono essere riparate; spesso chi ripara decide, di fatto, il passaggio a rifiuto e può separare dei componenti (che non diventano rifiuti); molte apparecchiature vanno messe in sicurezza (allontanamento dei materiali pericolosi) prima di essere ulteriormente trattate. Persino la distinzione tra rifiuti pericolosi, e non, ha delle forti peculiarità. La policy comunitaria affronta la questione a 360 gradi. Non solo si prevede una gestione ambientalmente compatibile del rifiuto e una minore presenza di sostanze pericolose. Si persegue anche l’obiettivo ambizioso di influenzare le logiche di progettazione dei nuovi veicoli in modo che gli stessi siano costruiti con più materiali riciclati, parti e materiali meno pericolosi e che i veicoli risultino più efficienti ed efficaci. Non si dimentichi, anche, che molti dei mezzi di trasporto hanno particolari obblighi burocratici (sono iscritti al PRA). Per farla breve, queste scelte, mettono pressione e incidono in modo particolare sulle plastiche. I pezzi in plastica saranno riconoscibili, più semplici nella formulazione pur senza limitarne la presenza nel veicolo. Andando al cuore della normativa, si sono fissati obiettivi cogenti di riciclaggio del veicolo, si sono poste limitazioni nell’uso di sostanze pericolose nella produzione di nuovi componenti. Si è incentivato il riutilizzo di materiali riciclati fissando obiettivi minimi nell’omologazione di veicoli nuovi. Non si è trascurato di ridurre l’impatto delle imprese partecipanti alla filiera del trattamento (autodemolitori, frantumatori, fonderie di seconda fusione ed altro). dossier decrescente d’importanza: • riduzione dei rifiuti prodotti (in termini qualitativi e quantitativi), • riutilizzo replicato dei materiali, componenti, macchinari ed altro, • riciclo ovvero l’utilizzo di vecchi materiali per fare nuovi prodotti, • recupero almeno dell’energia contenuta nel rifiuti • e, solo come estrema istanza, la posa, inertizzato e in condizioni di sicurezza, del rifiuto residuo in discarica. Con giusto zelo, si sono posti degli obiettivi da raggiungere ad un tempo determinato. I traguardi quantitativi attuali sono da raggiungere entro il 2020. A questo livello sommario, la normativa europea si può considerare recepita (anche se non sempre attuata) dal nostro Paese1. I rifiuti prodotti debbono essere registrati, inviati mediante vettori autorizzati a impianti autorizzati al trattamento. Le operazioni registrate sono soggette ad una rendicontazione annuale (MUD). Ora, poi, siamo nella fase di trasferimento delle registrazioni a un sistema automatizzato (SISTRI2). Tutto è organizzato perché il rifiuto possa essere gestito in modo trasparente, tracciabile e il cittadino possa sapere dove finiscono i rifiuti pericolosi e come siamo in grado di recuperare i materiali di rifiuto. Non solo di materiali si tratta ma anche di componenti, apparecchiature, macchine ed altro. I veicoli fuori uso costituiscono una categoria di rifiuti da trattare con un capitolo a parte per varie ragioni. Le macchine e i veicoli hanno delle logiche diverse rispetto ai materiali di rifiuti; logiche spesso simili a quelle che si ritrovano nelle filiere delle apparec- Stefania Balzamo ISPRA - Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca Ambientale Coordinatrice del GL5 Suolo e rifiuti della Commissione Tecnica Ambiente UNI a Una norma nazionale per la gestione dei veicoli fuori uso Da anni la Comunità Europea è alle prese con la gestione dei rifiuti prodotti nei nostri Paesi. Dopo lunga esperienza e diverse revisioni si è arrivati a una definizione chiara del percorso. Queste sono le priorità, in ordine Gestione dei rifiuti Ve us rs o ion es e cl e us le iv ttro o n de ic iS a oc i • TR15310-2 Characterization of waste Sampling of waste materials - Part 2: Guidance on sampling techniques; • TR15310-3 Characterization of waste Sampling of waste materials - Part 3: Guidance on procedures for sub-sampling in the field; • TR15310-4 Characterization of waste Sampling of waste materials - Part 4: Guidance on procedures for sample packaging, storage, preservation, transport and delivery; • TR15310-5 Characterization of waste Sampling of waste materials - Part 5: Guidance on the process of defining the sampling plan. Il gruppo di lavoro 5 “Suolo e rifiuti” della Commissione Ambiente dell’UNI ha voluto recepire le elaborazioni innovative contenute in questi rapporti tecnici, rinnovando completamente la norma UNI 10802. E’ iniziato quindi un lavoro di revisione della norma tramite il lavoro di un gruppo ristretto che ha studiato approfonditamente i Rapporti Tecnici sopracitati e producendo una proposta di inglobamento di questi all’interno della norma. E’ stato deciso di inserire nella norma alcune delle informazioni contenute nei rapporti TR15310 dalla Parte 3 alla 5, lasciando come rapporto tecnico a parte solo il primo, tradotto in italiano, dove sono sviluppati tutti i più attuali metodi statistici per il calcolo del numero dei campioni da prelevare e le tipologie di campionamento da seguire. Il Rapporto TR15310-2 è stato inserito solo marginalmente in quanto nella norma UNI 10802 le tecniche utilizzate per il campionamento erano già state esaurientemente trattate e corredate da illustrazioni e da schede particolarmente chiarificatrici. La revisione della nuova UNI 10802 è giunta alla fine della procedura di approvazione nell’ambito del GL5 e dovrebbe essere pubblicata al più presto dopo l’inchiesta pubblica. COMMISSIONE AMBIENTE UNI Nel corso degli ultimi 10 anni la legislazione sui rifiuti ha subito notevoli cambiamenti ognuno dei quali ha comportato necessariamente la disponibilità di norme in grado di valutare il rispetto o meno delle leggi. Sia a livello comunitario attraverso i vari comitati tecnici CEN quali i TC 292 , TC 308, TC 183, PC 366 che a livello nazionale attraverso il GL5, GL8, GL13, GL14 della Commissione UNI “Ambiente”, l’attività di normazione svolta negli ultimi anni è stata notevole permettendo a tutti gli operatori del settore di disporre di strumenti utili per la valutazione dei processi coinvolti nella gestione dei rifiuti. E’ infatti noto a tutti che senza delle norme precise che ci indicano come eseguire i controlli chimici e biologici atti a classificare i rifiuti o delle norme che stabiliscano come raccogliere e trattare i rifiuti per poter essere avviati allo smaltimento finale, ci troveremmo in una situazione di completa anarchia. Un grosso lavoro è stato fatto ma molto resta da fare. L’aggiornamento dei metodi di controllo dei rifiuti in funzione dell’evoluzione tecnica delle apparecchiature, la necessità di disporre di nuovi test che possano definire meglio la pericolosità e quindi il destino dei rifiuti sono solo alcune delle nuove sfide con cui dovremo confrontarci nei prossimi anni. Luigino Maggi - Presidente Commissione Tecnica Ambiente UNI U&C n.10 novembre/dicembre 2010 39 40 dovrebbe essere effettuata considerando che: • la lista indicata nella presente norma non è limitativa; a partire dalle basi di valutazione costituite dai dati relativi, ogni impresa può elaborare i propri indicatori adattandoli ai bisogni individuati; • gli indici possono essere complementari ed in questo caso non possono essere considerati singolarmente; • i valori degli indici, comparati tra diverse unità operative, possono assumere significato molto diverso secondo il livello o la modalità di analisi. Per esempio, in presenza di indici globali identici si possono avere indici analitici diversi; • un indice è significativo e comparabile se i dati utilizzati nel rapporto corrispondono alla definizione precisa dei termini del rapporto ed il loro valore è ricavato su basi omogenee tra di loro; • gli indici sono relativi al contesto utilizzato; il modo di calcolo ne influenza il significato. Provvedimenti fiscali, tra l’altro, possono alterare nel tempo i dati di base: questo fatto dovrebbe essere considerato nel confrontare serie storiche a valori attuali. L’uso degli indici può essere sistematico o secondo necessità per gli obiettivi da perseguire. È compito della direzione aziendale individuare la funzione responsabile della raccolta e dell’elaborazione degli indici. La presente norma consente la costruzione di banche dati di settore. Alcuni indici possono essere espressi in unità di misura anche diverse da quelle indicate nel testo (per esempio: ore/km, ore/persona, ore/n° cicli) più aderenti alla specifica realtà da gestire. Il principale parametro di riferimento per la valutazione degli indicatori di manutenzione è l’ora motore, ove applicabile, salvo tenere in considerazione l’incidenza su tale parametro delle ore di lavoro dell’attrezzatura (ore PTO) e dei chilometri eventualmente percorsi. Tale incidenza varia a seconda del tipo di servizio svolto, dalla gravosità dello stesso, e dalle specificità del territorio interessato. Classificazione degli asset per l’igiene ambientale ai fini della manutenzione Raccolta, trattamento, trasporto e conferimento Autocompattatori Laterali Leggero (mtt ≤ 7,5 t) Medio (7,5 t < mtt < 18 t) Pesante (18 t ≤ mtt ≤ 26 t) Ultrapesante (mtt > 26 t) Posteriori Mini (mtt ≤ 3,5 t) limite fra patente B e patente C Leggero (3,5 t < mtt ≤ 7,5 t) Medio (7,5 t < mtt < 18 t) Pesante (18 t ≤ mtt ≤ 26 t) Ultrapesante (mtt > 26 t) Frontale Leggero (mtt ≤ 7,5 t) Medio (7,5 t < mtt < 18 t) Pesante (18 t ≤ mtt ≤ 26 t) Ultrapesante (mtt > 26 t) Veicoli Trasporto/conferimento Vasche Leggero (mtt ≤ 2,2 t) Medio (mtt > 2,2 t) Pianali con sponda idraulica Autocarri liftcar (multilift) Mini (mtt ≤ 3,5 t) limite fra patente B e patente C Leggero (3,5 t < mtt ≤ 7,5 t) Medio (7,5 t < mtt < 18 t) Pesante (18 t ≤ mtt ≤ 26 t) Ultrapesante (mtt > 26 t) Autocarro con gru Autocarro/autoarticolato trasporto Autocarro Pesante (mtt ≤ 26 t) Ultrapesante (mtt > 26 t) Rimorchio (compattante e non) Trattore stradale Semirimorchio (compattante e non) Attrezzature scarrabili Cassoni compattanti Cassoni non compattanti Cassone con gru Contenitori stradali (anche interrati) Igiene del suolo e spazzamento ed attrezzature e veicoli speciali Veicoli Veicoli ausiliari per nettezza urbana (mtt < 3,5 t cicli, motocicli, quadricicli) Spazzatrici aspiranti Piccola (capacità ≤ 2 m3) Media (2 m3 < capacità ≤ 4 m3) Grande (capacità > 4 m3) Spazzatrici meccaniche Lavastrade Piccola (capacità ≤ 2 m3) Media (2 m3 < capacità ≤ 5 m3) Grande (capacità > 5 m3) Lavacassonetti Spurgo Vari Aspirafoglie Spazzaneve Spargisale Attrezzature (scarrabili) Aspirafoglie Spazzaneve Spargisale Lavastrade Veicoli speciali Macchine operatrici di vario tipo (carrelli elevatori, pale, costipatori, ecc.) Autocarri cava Ve us rs o ion es e cl e us le iv ttro o n de ic iS a oc i Qui di seguito pubblichiamo, a beneficio dei lettori del presente dossier, esclusivamente a titolo informativo, lo stato di avanzamento di un nuovo progetto di norma nazionale allo studio nel gruppo di lavoro GL8 “Attrezzature e macchine per la raccolta dei rifiuti” della Commissione UNI Ambiente. Si tratta della prima concretizzazione di una proposta pervenuta all’UNI grazie alle istanze delle aziende di igiene ambientale, a cui sta lavorando alacremente un gruppo di tecnici di tali aziende, con grande interesse e grande partecipazione per i soggetti del settore. Tale contributo è attualmente in discussione presso il GL8 e pertanto deve essere letto esclusivamente come una informativa sul lavoro in corso. Si ringraziano il relatore del progetto e tutti i partecipanti per la cortese disponibilità. Sintesi del progetto di norma allo studio – provvisorio in attesa di definizione Titolo - Indici di manutenzione per il settore della raccolta e spazzamento dei rifiuti urbani. Scopo e campo di applicazione La norma intende guidare il settore dell'Igiene Ambientale nell'utilizzo di una serie di indicatori che permettano la valutazione delle attività svolte dal servizio di manutenzione e dei costi sostenuti, elaborando indici utili ad una comparazione fra i servizi aziendali interni e per un confronto fra le aziende dello stesso settore, nonché per la definizione di indicatori nei confronti di fornitori di veicoli/attrezzature e fornitori di manutenzione interni (officine di manutenzione) ed esterni (forniture in full e global service). Introduzione Un indice è un rapporto di due dati destinato a: • rappresentare un evento determinato in modo obiettivo e preciso; • controllare il grado di raggiungimento degli obiettivi; • essere comparato tra unità distinte della stessa impresa o tra imprese diverse. L’analisi e la valutazione degli indici possono essere applicate a: • un settore di attività; • un’impresa nell’ambito del proprio settore di attività; • l’evoluzione storica di un’impresa al suo interno; • la funzione manutenzione nell’ambito di un’impresa; • la definizione dei rapporti fra le funzioni manutenzione ed utilizzo, comunque definite; • l’evoluzione storica della funzione manutenzione al suo interno. Nota: gli indici ricavati costituiscono interessanti indicazioni di "benchmarking" ma non consentono da soli una valutazione delle imprese che sono diverse le une dalle altre per storia, cultura, organizzazione, territorio. La scelta di un appropriato numero di indici a Gestione dei rifiuti dossier UNA NUOVA PROPOSTA DI ATTIVITÀ NORMATIVA PER L’IGIENE URBANA - LA MANUTENZIONE DEI MEZZI E I RELATIVI INDICI U&C n.10 novembre/dicembre 2010 dossier Gestione dei rifiuti Ve us rs o ion es e cl e us le iv ttro o n de ic iS a oc i a Attualmente, tale filiera è impercettibilmente coordinata e in modo duttile attraverso un Accordo di programma quadro per la gestione dei veicoli fuori uso (una scelta non così rigida come un’Agenzia o un consorzio pubblico o privato) Il legislatore, per i veicoli fuori uso, ha previsto un ampio programma, per quanto corredato da norme tecniche, talvolta particolareggiate, che meritava un momento d’incontro, un tavolo tecnico neutro dove mettere insieme le diverse conoscenze tecniche, competenze e visioni del problema. UNI, in questa prospettiva, ha garantito la possibilità di un pacato confronto tra produttori, importatori di veicoli, frantumatori, Enti pubblici con contenuti tecnici, consumatori. Il lavoro in UNI è particolarmente interessante ma non cogente per le parti, si tratta di fissare le caratteristiche di un insieme di componenti o materiali in modo tale che siano compatibili fra loro. Le organizzazioni contribuiscono a titolo volontario all’attività di normazione spinte dalla possibilità di influire sulla definizione dei contenuti delle norme e non subire requisiti stabiliti dai concorrenti, essere informati sui futuri sviluppi normativi, con tempi e costi di adattamento ridotti e, quindi, con vantaggi competitivi sulla concorrenza, essere aggiornati sullo "stato dell'arte" dei prodotti/servizi/processi relativi alla propria attività. Questo è il percorso di normazione tecnica scelto spesso in Europa. UNI, in Italia è la porta (unica) per accedere e avere peso su tali iniziative. Queste sono state le spinte anche per il nostro gruppo di lavoro. Il risultato è una norma che potrebbe, per ora, essere considerata unica nel quadro continentale. L’esito che si voleva ottenere differisce un poco da prodotti tipici di UNI. Non si inserisce automaticamente nei capitoli norma tecnica o linea guida. Non si è trattato, in questo caso, di costruire un’interfaccia condivisa o un protocollo analitico. Tornando alla radice del lavoro di normazione, si può definire, senza dubbio, il nostro, un documento che dice “come fare bene le cose”, garantendo sicurezza, rispetto per l’ambiente e prestazioni certe. Il contenuto ambientale non è evidente, a prima vista. Si tratta, infatti, di porre le premesse per raggiungere l’obiettivo specifico di reimpiego, riciclo e recupero3. Per raggiungerlo, gli insediamenti della filiera debbono arrivare ai standard operativi e ambientali di qualità. Questa norma questo ha prodotto; sollecitando la capacità di comunicare tra tecnici di campi attigui e indicando un minimo di informazioni da essere condiviso (es. condizioni per la messa in sicurezza e lo smontaggio). Tra le condizioni al contorno vi era la necessità che lo strumento fosse duttile lasciando libera la filiera di smontare i materiali nel punto più conveniente. Questa norma tecnica, anche, non doveva interferire con la modalità organizzativa che la filiera autonomamente ha prescelto (si ricordi che in Europa esistono dei consorzi come l’olandese ARN4). Per ora, nel nostro Paese, si è scelta la forma del sopra citato Accordo di Programma. Si è sentita, inoltre, la necessità ambiziosa di ricucire scelte e interpretazioni di vario livello gerarchico in un insieme di informazioni coerenti per il lettore (pur evitando di produrre un manuale) e lo si è fatto usando lo spazio destinato agli allegati. Non tutto è stato realizzato. Se vi sarà consenso, resta aperta la possibilità di migliorare il prodotto UNI, almeno, sul versante delle materie prime in uscita dalla frantumazione, della standardizzazione delle plastiche secondarie ottenute dal mercato automotive e dei prodotti post shredding. Un altro capitolo, poco praticato, riguarda il riuso. Nel campo autoveicoli questo significa la rigenerazione di componenti usati (es. motorini d’avviamento ma anche centraline elettroniche ed altri componenti). Sono pronte nuove frontiere come lo smon- Note 1 Per approfondire: rifiuti in generale - http://ec.europa. eu/environment/waste/legislation/index.htm sui veicoli - http://ec.europa.eu/environment/waste/ elv_index.htm norme nazionali - http://www.reteambiente.it/normativa /4991/ 2 il più recente intervento normativo: Dm Ambiente 28 settembre 2010 - http://www.reteambiente.it/normativa /13957/ 3 Secondo quanto previsto all’art. 7 “Reimpiego e recupero” del D.lg. 209/2003 e successive modifiche e integrazioni; gli obiettivi fissati debbono essere garantiti da tutti gli operatori economici della filiera 4 www.arn.nl U&C n.10 novembre/dicembre 2010 41 Ve us rs o ion es e cl e us le iv ttro o n de ic iS a oc i Claudio Dozio Arpa Lombardia Coordinatore del GL13 Gestione dei veicoli fuori uso (secondo la Direttiva 2000/53/CE) della Commissione Tecnica Ambiente UNI Dal waste management alle norme tecniche per il recupero Nel luglio 2002, Parlamento e Consiglio Europeo deliberavano il VI Piano d’Azione, definendo la strategia destinata a caratterizzare le Direttive Europee e la legislazione di ogni Paese della Comunità a protezione dell’Ambiente per i dieci anni a venire. E’ ormai quasi tempo di formulare bilanci. In particolare riguardo la produzione e gestione dei rifiuti, se nel decennio precedente obiettivo prioritario era garantire la legalità delle operazioni di smaltimento in discarica, in questo nuovo ciclo temporale esso è divenuto quello di contenerne al massimo la produzione ed il fabbisogno crescente di discariche, pena un impatto ambientale insostenibile. Di qui la strategia orientata a sostituire lo smaltimento con il recupero, meglio se attraverso attività di riciclo. È una strategia complessa, per sviluppare la quale alcuni Stati (tra cui il nostro) non hanno certo brillato. Implica una sostanziale integrazione tra politiche di protezione ambientale e strategie di sviluppo economico, la ricerca finalizzata a tecnologie dedicate e nuovi materiali, la pratica del green public procurement, il diffondersi di una cultura orientata al consumo “sostenibile”. Nonostante i risultati raggiunti si è diffusa un’idea abbastanza “burocratica” dell’impatto sull’economia reale della normativa ambientale europea, di cui viene più percepito l’insieme oneroso di “lacci o laccioli” che non l’utilità di linee guida inerenti lo sviluppo ordinato dell’attività economica connessa con effetti positivi sulla qualità della vita quotidiana. Così, seppure le buone ragioni della strategia europea appaiano ben chiare osservando in TV i guasti di una rivolta popolare contro la realizzazione dell’ennesima discarica, è incontestabile che nella realtà quotidiana troppo spesso si dimentica che l’enorme at- a Gestione dei rifiuti dossier taggio dei veicoli ibridi e la lavorazione di componenti al litio. Questa norma può essere un punto di partenza in questo senso ma è già solida realtà. Nel mondo odierno la concorrenza sul mercato si esercita tra stati o grandi agglomerati sulle tecnologie. Procedure come questa possono rappresentare un vantaggio tecnologico. 42 U&C n.10 novembre/dicembre 2010 tività economica e di servizi orientati alla raccolta, preparazione e gestione logistica dei rifiuti è fondamentale per favorire la legalità e rendere possibile la differenziazione dei successivi trattamenti; ma anche che tutto ciò ha senso pratico solo nella prospettiva - ogni anno che passa, sempre più inevitabile - che se ne renda possibile il massimo grado di recupero, sia in termini di materia prima che – eventualmente – quale fonte energetica sostitutiva. Sebbene i successi di tale impostazione siano noti (la raccolta differenziata è possibile, si riduce il volume di rifiuti mandati in discarica, il mercato ha introitato l’idea che il loro smaltimento abbia un costo; ecc.) e su questa base si siano sviluppati un grande numero di sistemi per la raccolta e la distruzione, in sede di bilanci è bene provare a chiedersi se le statistiche non nascondano in realtà dei problemi irrisolti che è necessario affrontare. Sarebbe interessante promuovere un’indagine tra tutti coloro che hanno qualche responsabilità in materia: nel settore o nelle situazioni che conosciamo la strategia europea è adeguatamente perseguita? I comportamenti del mercato corrispondono a rendere credibile la prospettiva indicata? Le imprese, i protagonisti cioè dell’attività economica – ciascun gruppo nello specifico settore di riferimento – perseguono interessi “di filiera” tesi a supportare una simile prospettiva, utilizzando appieno gli strumenti disponibili ? Per rispondere è forse opportuno riflettere su cosa si debba intendere per “ciclo di Recupero”. Per la Direttiva Europea e anche la Legge italiana “la disciplina in materia di gestione dei rifiuti si applica fino al completamento delle operazioni di recupero – che uti- Corrado Scapino - Presidente FISE Unire a lizzano rifiuti per generare materie prime secondarie, combustibili o prodotti, attraverso trattamenti meccanici, termici, chimici o biologici, - che si realizza quando non sono necessari ulteriori trattamenti perché le sostanze, i materiali e gli oggetti ottenuti possono essere usati in un processo industriale o commercializzati come materia prima secondaria, combustibile o come prodotto da collocare, a condizione che il detentore non se ne disfi o non abbia deciso, o non abbia l'obbligo, di disfarsene.” Se l’espressione s’interrompesse prima della sottolineatura i risultati disponibili sarebbero soddisfacenti. Eppure una definizione così netta vista dal lato del mercato non sembra lasciare spazio a interpretazioni: non basta che un impianto sia concepito tecnicamente in grado di produrre una materia prima da un rifiuto; perché si possa parlare di recupero compiuto chi lo gestisce dev’essere anche in grado di commercializzare e vendere il prodotto in tal modo realizzato. Altrimenti dovrà giocoforza liberarsene come un rifiuto. Ed è questa sottolineatura che giustamente c’interroga circa il percorso talvolta ancora da fare. Il ciclo virtuoso concepito con il VI piano d’Azione si è dimostrato efficace con quei rifiuti riconducibili al materiale originario attraverso operazioni relativamente semplici: lattine d’alluminio, bottiglie di vetro, materiali di arredo, manufatti termoplastici monopolimero: perché una volta separati, dilavati e – più o meno finemente – triturati possono essere reimmessi nel mercato attraverso i cicli originali di produzione degli stessi prodotti a fine vita. La stessa cosa non può dirsi nel caso di rifiuti più complessi - di struttura non omogenea o non facilmente stampabili - per diverse ragioni, tra cui la difficoltà di far pagare il giusto prezzo per materiali ottenuti attraverso attività onerose di riciclo in un mercato che deve accettare con essi nuove materie prime o prodotti necessariamente in competizione con tutti gli altri per funzionalità, qualità, prezzo di vendita. Se infatti oggi si può dire che in molteplici situazioni è ormai acquisita l’idea che un prodotto finito sia realizzato a partire da un rifiuto, solo in alcuni casi - frutto del contesto aziendale e della sagacia con cui esso è progettato e proposto (la carta riciclata, il pile, il pannello ecologico, ecc) - si può parlare di un corretto posizionamento commerciale. In generale, invece, permane l’idea che un rifiuto possa essere anche accettato come materia prima, ma solo a condizione che costi poco o niente trattandosi in fondo di un rifiuto. Consolidare il mercato di riferimento dei prodotti del Riciclo significa in definitiva sviluppare un settore della Green Economy con conseguenze fondamentali sia per le strategie di politica ambientale che per l’economia di intere filiere produttive. E poiché molte strade fin qui seguite (mercati protetti, prodotti di modesta qualità a basso prezzo) hanno dimostrato i loro limiti, forse è il caso di non sottovalutare anche un approccio di altro tipo: convincere quote crescenti del mercato globale ad accettare prodotti di buona qualità che utilizzano materiale riciclato nonostante il costo, ampiamente giustificato dalla motivazione ambientale, non possa risultare inferiore a quello dei prodotti da materia prima vergine. In realtà serve un approccio nuovo da parte del mercato, interessato a completare il ciclo del recupero: l’indirizzo di risorse economiche e finanziarie oggi finalizzate perlopiù alla raccolta ed allo smaltimento; attività di ricerca e sviluppo orientate ad un settore produttivo che – diversamente da altri – non sarà delocalizzato; competenze ed organizzazione aziendale; capacità di marketing ed alleanze commerciali. Si potrebbe aggiungere, anche un diverso impegno da parte della P.A. e della U&C n.10 novembre/dicembre 2010 Gestione dei rifiuti Ve us rs o ion es e cl e us le iv ttro o n de ic iS a oc i FISE Unire, l’Associazione che rappresenta, a livello nazionale, le aziende di recupero dei rifiuti appartenenti alle diverse filiere merceologiche (carta, vetro, plastica, RAEE, acciaio, gomma, veicoli fuori uso, abiti usati, inerti) considera di fondamentale importanza l’attività di standardizzazione UNI e CEN con riferimento alle caratteristiche e requisiti dei processi e dei materiali recuperati dai rifiuti al fine della promozione e dello sviluppo degli sbocchi di mercato degli stessi. Ciò risulta essenziale anche per la diffusione nel nostro Paese degli “acquisti verdi” e più in generale del Green Public Procurement. L’Associazione ritiene infatti che solo attraverso l’adeguata qualificazione dei materiali e beni riciclati sarà possibile opporsi a pratiche lesive della concorrenza nel mercato di riferimento, come dimostrano le esperienze nel settore del granulo di gomma e degli aggregati riciclati. grande impresa; o di intere filiere produttive destinate a coinvolgere non solo i produttori del rifiuto od i riciclatori ma anche i settori produttivi potenzialmente in grado di utilizzare la materia prima riciclata ed il sistema del consumo sostenibile. Ma è noto che il mercato favorisce il determinarsi di queste condizioni quanto più risultano utili a regolare la competizione e gli interessi correlati. Ed è su questo piano che emerge – esplicito – il ruolo della normazione. Qualsiasi sia l’articolo realizzato, qualunque ne sia l’impiego, un utilizzatore di materie prime le seleziona ed acquista sulla base di due fattori: prezzo e caratteristiche. E, di solito, può essere interessato a sostituire il fornitore solo a condizione che il prezzo diminuisca o le caratteristiche del suo materiale siano migliorative. Come determinare tali caratteristiche? Secondo quali tecniche e metodologie? Con quali livelli di raffinatezza? Sotto quali denominazioni riconoscerle? Quali norme imposte dalla Legge osservare? La commercializzazione di un prodotto implica sempre l’accordo tra due interessi, eventualmente contrapposti: le norme tecniche del CEN, dell’ISO e degli Enti di normazione nazionale, come noto, servono ad introdurre punti di riferimento accettati da tutti i soggetti normalmente in competizione in ogni settore produttivo nell’area di mercato di riferimento. Ora, se le materie prime riciclate debbono entrare normalmente in competizione con le risorse vergini nella produzione di manufatti o in utilizzi comuni, come non pensare che questo processo non debba riguardare anch’esse, pur non sottovalutando il diverso punto di partenza? E non solo perché il sussistere di una norma tecnica relativa all’impiego di un rifiuto quale materia prima viene richiesto dalla legislazione ambientale. Ma soprattutto perché il mercato pretenderà comunque il verificarsi di un simile presupposto! Non è un processo semplice, né tantomeno breve. Le filiere aziendali interessate ad un ciclo di recupero raccolgono imprese spesso molto diverse sotto il profilo della dimensione, delle risorse, delle priorità: produttori, riciclatori, altri produttori, clienti finali. Debbono anzitutto riconoscersi, quindi condividere gli interessi comuni, infine rispettarsi al punto da collaborare sul piano tecnico e normativo. Senza sottovalutare il fatto che il mercato dei rifiuti è spesso locale e regolato da legislazioni nazionali mentre il mercato dei prodotti è perlopiù internazionale, o comunque quantomeno europeo. Se ci si pensa appena è un grande impegno – anche culturale – richiesto a soggetti che fino a qualche decina d’anni fa dossier FISE UNIRE 43 a 44 di quest’anno - la prima norma tecnica del settore a livello europeo riguardo i materiali prodotti da pneumatici fuori uso (caratterizza i materiali prodotti dal ciclo di recycling, sulla base di dimensioni ed impurezze, stabilisce e normalizza i metodi di campionatura e di prova in tutte le fasi del processo). Con la Specifica Tecnica non sono risolti tutti i problemi relativi alla commercializzazione di questi materiali; ma è una base indispensabile perché – attraverso ulteriori attività tese ad auspicabili integrazioni – il Legislatore ed il Mercato possano considerare questi materiali quali materie prime seconde a tutti gli effetti, anziché rifiuti; sempre che sia possibile svilupparne adeguatamente il mercato degli impieghi. E questo è il tema di riflessione che, citando infine un caso reale, abbiamo voluto qui proporre. Elio A. Savi IMF srl Chairman del CEN/PC 366 Tyres recycling e membro del GL14 Materiali da recupero di pneumatici fuori uso della Commissione Tecnica Ambiente UNI Ve us rs o ion es e cl e us le iv ttro o n de ic iS a oc i dossier Gestione dei rifiuti ignoravano reciprocamente l’esistenza; o nemmeno esistevano. Per testimoniare tale complessità cito un esempio, fra gli altri, che conosco da vicino: il comparto dei pneumatici fuori uso (o a fine vita). Stando alle associazioni dei Produttori (ETRMA) e dei Riciclatori (ETRA) - a livello Comunitario riguarda il Recupero di 3,5 Milioni di T/anno. La peculiarità che complica il recupero dei granulati ottenuti dal riciclo dei PFU è nella loro vulcanizzazione. Non possono quindi essere riciclati per produrre nuovi pneumatici bensì utilizzati o tal quali o nella produzione di manufatti di altra natura impiegando leganti di varia natura (polimeri, bitumi, cemento). Il che significa : nuovi materiali e nuovi prodotti per mercati da sviluppare. Di riciclo si cominciò a parlare una ventina d’anni or sono. Nel 1999 la Commissione Europea convocò un “Forum del recycling” per discutere i risultati raggiunti ed esplorare gli ostacoli esistenti nell’U.E. Il rapporto finale del Forum, tutti d’accordo, raccomandava lo sviluppo di standards per i materiali e le applicazioni del riciclo. Nel 2000 un lavoro preliminare fu iniziato grazie ai riciclatori di ETRA. La redazione di un CWA consentì primi elementi d’indirizzo che nel 2002 si conclusero con la pubblicazione di un documento preliminare del CEN: CWA14243. Nel 2003 il CEN creò un gruppo di lavoro (con Segreteria svedese) per trasformare questo documento in uno standard europeo. Nel 2005 la bozza di documento non raggiunse la maggioranza qualificata necessaria causa il diverso grado d’interesse tra Paesi e contrasti emersi anche in Italia tra Produttori e Riciclatori. Due anni dopo l’UNI, sostenuto dai riciclatori in ARGO, assumeva l’iniziativa riproponendo il processo normativo. Nel gennaio 2007 il CEN affidò all’UNI la Segreteria perché la filiera interessata giungesse a definire una prima norma tecnica europea. I tempi erano finalmente maturi. Il grande spirito di collaborazione indotto dalla Segreteria e l’intelligenza delle parti rappresentanti la filiera - con i Produttori riuniti in Ecopneus impegnati insieme ai Riciclatori ed ai rappresentanti dei settori di principale impiego - consentirono alla Delegazione italiana di condividere al 100% un progetto di Business Plan poi presentato nel novembre dello stesso anno alla trentina di esperti della Task Force europea. Fu l’inizio di un percorso ad ostacoli (proposte, redazioni, contrasti, mediazioni) che attraverso oltre una ventina di risoluzioni approvate all’unanimità, hanno portato il gruppo di lavoro che ho avuto l’onore di coordinare (CEN/PC 366) a redigere - ed il CEN a pubblicare nell’aprile U&C n.10 novembre/dicembre 2010 a Ve us rs o ion es e cl e us le iv ttro o n de ic iS a oc i Ci aiutano le norme a mantenere sani denti e gengive a Lavarsi i denti dopo ogni pasto, scegliere l’adeguato spazzolino e sostituirlo spesso, utilizzare il filo interdentale, scegliere un buon dentifricio sono tutte azioni che aiutano a prevenire le malattie di denti e gengive. Per la scelta di questi prodotti ci vengono in aiuto anche le norme tecniche, che garantiscono al consumatore sicurezza, qualità, rispetto dell’ambiente e prestazioni. “Odontoiatria – Dentifrici - Requisiti, metodi di prova e marcatura” è il titolo della norma UNI EN ISO 11609, che specifica i requisiti delle proprietà fisiche e chimiche dei dentifrici e fornisce, oltre a una guida per gli appropriati metodi di prova, i requisiti per la loro marcatura, etichettatura e imballaggio. La norma, che si applica ai dentifrici destinati ad essere utilizzati quotidianamente dai consumatori al fine di promuovere la loro igiene orale, riporta requisiti relativi a: fluoro totale contenuto, metalli pesanti, pH, microbiologia, abrasività. Tra i metodi di prova troviamo quello per la determinazione del pH, dell’abrasività (dello smalto e dentina), della stabilità. La norma sostituisce la UNI EN ISO 11609 del 2001. Passiamo agli spazzolini da denti, classificati nella norma in tre tipologie. La UNI EN ISO 16409 “Odontoiatria - Prodotti per l’igiene orale - Spazzolini interdentali manuali” (che sostituisce l’edizione 2007) specifica i requisiti e i metodi di prova per i criteri di prestazione degli spazzolini interdentali manuali con la testa della spazzola a sezione circolare. La norma riporta anche le indicazioni del fabbricante re- 46 lative alle istruzioni per l’uso e alla marcatura dell’imballaggio. L’uso dello spazzolino dovrebbe essere affiancato dall’uso del filo interdentale: si applica al porta filo e al filo interdentale integrato per uso manuale la nuova norma UNI EN ISO 28158 “Odontoiatria - Porta filo e filo interdentale integrato”, elaborata allo scopo di presentare i requisiti e i metodi di prova per questi prodotti utilizzati per la cura professionale o domestica dell’igiene orale o come parte di un trattamento dentale. I requisiti si riferiscono ai materiali, alla forma e alla resistenza. Queste norme tecniche devono essere utilizzate dal fabbricante per poter fornire sul mercato prodotti per l’igiene orale adeguati e soprattutto con caratteristiche di sicurezza in linea con lo stato dell’arte, oltre a garantire un livello di prestazione volto a far durare nel tempo i prodotti: per gli spazzolini, per esempio, la parola prestazione significa avere le setole che durano nel tempo e con una tenuta adeguata (la norma propone dei test specifici per verificare la tenuta delle setole e la loro resistenza al piegamento, che rende lo spazzolino inutilizzabile). L'utilizzare prodotti conformi a tale norma si traduce anche in meno costi (perché se comprano meno) e minori quantità di rifiuti prodotti. A livello nazionale i lavori normativi in campo odontoiatrico sono seguiti dalla Commissione “Tecnologie biomediche e diagnostiche”. formazioni comunicabili al conducente per mezzo di simboli studiati appositamente per l’utilizzo nelle autovetture, autocarri e autobus, indipendentemente da marca e modello. Espressione di un consenso internazionale raggiunto tra i principali produttori automobilistici, i simboli riportati nella norma limitano il rischio di confusione che potrebbe risultare dall’esistenza di simboli multipli e contraddittori visibili sul cruscotto. La versione aggiornata della ISO 2575 offre per la prima volta agli utilizzatori anche un CDROM contenente tutti i simboli grafici in tre differenti formati - Adobe Illustrator (ai), Encapsulated Postscript (eps) e Drawing Interchange Format (dxf) – allo scopo di soddisfare le esigenze di qualsiasi progettista grafico del veicolo. "Oltre a fornire la grafica vettoriale, gli utenti riceveranno un elenco completo dei significati di ogni simbolo" riporta Gary Rupp, project leader della nuova norma. "I costruttori di veicoli ed i loro fornitori apprezzeranno di sicuro il CD-ROM: le informazioni contenute potranno garantire che ogni simbolo visualizzato all'interno del proprio veicolo sia disegnato correttamente e che comunichi in modo esatto il suo significato”. La ISO 2575 raggruppa più di 350 simboli (segni convenzionali) per l'utilizzo sui comandi, indicatori e spie. Fornisce inoltre indicazioni sui colori appropriati delle spie ottiche, che informano il conducente sia della corretta operazione sia del malfunzionamento del di spositivo associato. Per fare un esempio, il colore rosso rappresenta il pericolo sia nei confronti delle persone che dell’equipaggiamento (comunicando gravi danni immediati o imminenti). Alcuni colori sono utilizzati per spie specifiche, come il colore blu per le luci abbaglianti. Giunta alla sua ottava edizione, la nuova ISO 2575:2010 – che annulla e sostituisce la versione del 2004 – è stata aggiornata con nuovi simboli per funzioni aggiuntive, in considerazione della continua evoluzione tecnologica del settore. La norma è stata elaborata dal comitato tecnico ISO/TC 22 “Road vehicles” SC 13 “Ergonomics applicable to road vehicles”. ■ Ve us rs o ion es e cl e us le iv ttro o n de ic iS a oc i a cura della Comunicazione UNI rubriche Vita quotidiana U&C n.10 novembre/dicembre 2010 Simboli per comandi, indicatori e spie: quando il cruscotto è a norma C’è un linguaggio universale dei simboli d’informazione che segnalano al conducente di un veicolo un problema al motore, la necessità di gonfiaggio degli pneumatici o quella di aggiungere carburante nel serbatoio. Questo linguaggio è contenuto nella nuova edizione della norma internazionale ISO 2575:2010 “Road vehicles – Symbols for controls, indicators and tell-tales”, che raggruppa le in- Collana Costruzioni: in CD-Rom le raccolte di norme UNI per l’edilizia a Nel campo dell’edilizia la conformità dei processi, dei prodotti e dei servizi alle norme tecniche è un fattore di fondamentale importanza. Lo è sempre stato, ma ancor più lo è adesso che si vanno affacciando nel complesso panorama delle costruzioni nuove sfide che aprono scenari particolarmente interessanti per chi opera nel settore, come ad esempio: la sostenibilità edilizia (pubblicata a catalogo in queste settimane la UNI EN 15643-1 “Sostenibilità delle costruzioni - Valutazione della sostenibilità degli edifici – Parte 1: Quadro di riferimento generale”), il rendimento energetico (si pensi alla norma UNI CEI EN 16001 sui sistemi di gestione dell’energia), la classificazione acustica delle unità immobiliari (recente la pubblicazione della norma UNI 11367 “Acustica in edilizia - Classificazione acustica delle unità immobiliari - Procedura di valutazione e verifica in opera”), l’accessibilità (un tema, quest’ultimo, indicato come una delle priorità dagli organismi di normazione internazionale). La collana Costruzioni, pubblicata in queste settimane in una nuova edizione, raccoglie le norme UNI del settore, aggiornate al 31 ottobre 2010. Secondo uno schema già collaudato, la collana si compone di sei differenti serie, appositamente ideate per venire incontro alle esigenze pratiche di chi opera nel settore, a diversi livelli della filiera: committenti, progettisti, imprese, installatori, produttori e laboratori. Un quadro estremamente esauriente che si sviluppa in 60 CD-Rom, che contengono il cor- pus normativo di settore, in italiano e – laddove non presente la traduzione – in inglese. Le raccolte contengono anche eventuali errata corrige successivamente pubblicati, così da fornire un quadro perfettamente aggiornato sullo stato dell’arte della normativa tecnica. Di poco precedente si segnala anche la pubblicazione del CD-Rom “Eurocodici”, appartenente alla medesima collana. Gli Eurocodici sono norme tecniche europee - elaborate dal CEN su specifico mandato della Commissione Europea - che forniscono le regole di calcolo per la progettazione delle strutture - edifici e opere di ingegneria civile - e dei relativi elementi strutturali, nonché le regole per la verifica di conformità dei prodotti strutturali ai Requisiti Essenziali numero 1 e numero 2 (resistenza meccanica e stabilità; sicurezza in caso di incendio) stabiliti dalla direttiva 89/106 sui prodotti da costruzione. Il CD-Rom si rivolge in particolare agli ingegneri civili ed edili i quali possono trovare in esso uno strumento di grande utilità pratica per lo svolgimento del loro lavoro. Nuova edizione della Guida tecnica CEI 82-25: novità per il settore fotovoltaico Il CEI annuncia la pubblicazione della nuova edizione della guida CEI 82-25 “guida alla realizzazione di sistemi di generazione fotovoltaica collegati alle reti elettriche di Media e Bassa Tensione”. La guida tecnica fornisce ai progettisti, agli installatori e, in genere, agli operatori di impianti fotovoltaici i criteri per la progettazione, l’installazione e la verifica dei sistemi di generazione, destinati ad operare in parallelo alla rete di distribuzione di Media e di Bassa Tensione. La guida è stata aggiornata principalmente per: • apportare le modifiche rese necessarie dall’evoluzione normativa e legislativa; • tenere in considerazione quanto sviluppato dal CT82 in collaborazione con altri comitati in materia di cavi, contatori, interruttori in BT e con organizzazioni esterne al CEI, tra cui il corpo nazionale dei vigili del fuoco; • aggiornare aspetti legati al dimensionamento meccanico e ai sistemi fotovoltaici a concentrazione; • revisionare la parte relativa all’interfacciamento alla rete elettrica; • aggiornare e ampliare l’articolo riguardante la misura dell’irraggiamento solare e i relativi strumenti di misura. La nuova edizione della guida tecnica contiene 4 allegati. L’allegato A riporta il riepilogo della normativa, i documenti e le leggi di riferimento in vigore da rispettare per la progettazione e la verifica elettrica di un impianto fotovoltaico, mentre l’allegato B definisce i criteri per la progettazione e la verifica meccanica di un impianto fotovoltaico. L’allegato C fornisce cenni sulla risorsa energetica solare fotovoltaica, nonché sulla potenzialità degli impianti fotovoltaici. L’allegato D, che rappresenta la principale novità della presente edizione della guida tecnica, fa riferimento alle prove essenziali da effettuare su moduli e assiemi fotovoltaici a concentrazione solare per verificare il soddisfacimento dei requisiti minimi di sicurezza e qualità, oggetto delle norme CEI EN applicabili, ed ottenere una valutazione preliminare della sicurezza e qualità dei componenti esaminati. Questo volume recepisce gli aggiornamenti legislativi del nuovo Conto Energia. La guida CEI 82-25 (ed.2010) è disponibile presso tutti i punti vendita CEI e il CEI WebStore al prezzo di € 60,00 (prezzo Soci € 48,00). ■ U&C n.10 novembre/dicembre 2010 a cura della Comunicazione UNI e CEI Ve us rs o ion es e cl e us le iv ttro o n de ic iS a oc i rubriche Recensioni 47 FOCUSnorma NORMA TITOLO negli edifici, il legno strutturale e le prese interbloccate con dispositivo a corrente differenziale. UNI EN 15643-1 Sostenibilità delle costruzioni - Valutazione della sostenibilità degli edifici - Parte1: Quadro di riferimento generale 14/10/2010 Commissione Tecnica Prodotti, processi e sistemi per l'organismo edilizio Fornisce i principi generali ed i requisiti, espressi attraverso una serie di norme, per la valutazione degli edifici in termini di prestazione ambientale, sociale ed economica, tenendo in considerazione le caratteristiche tecniche e la funzionalità dell'edificio. Progettisti, costruttori. Fa parte di una serie di norme che forniscono un sistema per la valutazione di sostenibilità degli edifici utilizzando un approccio basato sul ciclo di vita. La serie di norme permette la valutazione di sostenibilità, simultaneamente e con gli stessi presupposti, sulla base delle caratteristiche tecniche e della funzionalità dell’oggetto di valutazione. prEN 15643 parti 2, 3 e 4; ISO 15392; ISO 15686 parti 1, 2, 7 e 8. Futuro CPR (Regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che abrogherà la direttiva del Consiglio 89/106/CEE) ■ NORMA TITOLO PUBBLICAZIONE OT COMPETENTE SOMMARIO A CHI SI RIVOLGE IL VALORE AGGIUNTO ALTRE NORME CORRELATE IL QUADRO LEGISLATIVO NORMA TITOLO PUBBLICAZIONE OT COMPETENTE SOMMARIO A CHI SI RIVOLGE IL VALORE UNI CEI 11222 Luce e illuminazione - Impianti di illuminazione di sicurezza negli edifici - Procedure per la verifica periodica, la manutenzione, la revisione e il collaudo 09/09/2010 Luce e illuminazione Specifica le procedure per effettuare le verifiche periodiche, la manutenzione, la revisione ed il collaudo degli impianti per l'illuminazione di sicurezza negli edifici, costituiti da apparecchi per illuminazione di emergenza, al fine di garantirne l'efficienza operativa. Si rivolge alle persone preposte all’espletamento del servizio di manutenzione. Elenca una serie di verifiche periodiche necessarie per controllare lo stato di funzionamento dell’impianto, nel corso delle quali si deve rendere disponibile la documentazione tecnica relativa all’impianto, compresa l’eventuale documentazione di progetto. Uno specifico punto della norma è dedicato alla manutenzione periodica, che consiste in una serie di operazioni programmate. UNI EN 1838 - CEI EN 50171:2002 - CEI EN 50172:2006 CEI EN 60598-2-22:1999 ■ PUBBLICAZIONE OT COMPETENTE SOMMARIO A CHI SI RIVOLGE IL VALORE AGGIUNTO ALTRE NORME CORRELATE IL QUADRO LEGISLATIVO NORMA TITOLO PUBBLICAZIONE OT COMPETENTE SOMMARIO a AGGIUNTO ALTRE NORME CORRELATE IL QUADRO LEGISLATIVO 48 UNI 11035-3:2010 Legno strutturale- Classificazione a vista dei legnami secondo la resistenza meccanica - Parte 3: Travi Uso Fiume e Uso Trieste 27/10/2010 Commissione Legno Completa il pacchetto relativo alla classificazione a vista dei legnami secondo la resistenza meccanica. Tratta il legname, destinato all’uso in strutture portanti, riconducibile alle definizioni di Uso Fiume e Uso Trieste. Architetti, ingegneri, strutturisti, professionisti del settore. Definisce le modalità della classificazione a vista che deve essere condotta con: scelta della regola in funzione del tipo di legname; esame a vista di tutte le facce e delle testate di ciascun elemento ligneo; applicazione a tutte le sezioni dell'elemento ligneo di tutti i criteri di classificazione previsti da un prospetto che indica la combinazione specie/provenienza, la sigla di identificazione del materiale, la regola di classificazione appropriata, la categoria a cui ciascun elemento ligneo può essere assegnato e la classe di resistenza cui ciascun elemento può essere assegnato; assegnazione dell'elemento ligneo alla categoria peggiore fra quelle ottenute in c); se l’elemento ligneo non rientra nella categoria minima, deve essere scartato in quanto non classificabile per uso strutturale. UNI 11035-1; UNI 11035-2; UNI 11119; UNI EN 338; UNI EN 384; UNI EN 1310; UNI EN 13183-1; UNI EN 13183-2; UNI EN 14081-1. ■ Ve us rs o ion es e cl e us le iv ttro o n de ic iS a oc i a cura delle Aree Tecniche UNI e CEI rubriche In questo numero di U&C presentiamo come principali novità dell’attività normativa la sostenibilità delle costruzioni, gli impianti di illuminazione di sicurezza U&C n.10 novembre/dicembre 2010 A CHI SI RIVOLGE IL VALORE AGGIUNTO ALTRE NORME CEI 23-96 Prese interbloccate con dispositivo a corrente differenziale con sganciatori di sovracorrente per installazione fissa per uso domestico e similare (PID) 01/09/2010 CT 23 - Apparecchiatura a bassa tensione si applica alle prese interbloccate con dispositivo a corrente differenziale (PID) con funzionamento dipendente dalla tensione di rete, per installazione fissa per uso domestico e similare, con sganciatori di sovracorrente progettisti, installatori, costruttori, verificatori aggiorna i riferimenti normativi e modifica e aggiunge alcune prescrizioni e condizioni di prova CEI 23-42, CEI 23-44 CORRELATE IL QUADRO LEGISLATIVO DM 37/08, D.lgs 81/08, D.Lgs 106/09 ■ NORME Ve us rs o ion es e cl e us le iv ttro o n de ic iS a oc i CEI, UNI calizzata La presente sezione è fo sulla pubblicazione delle norme UNI e CEI. e ISO e IEC Relativamente alle norm k che rimandano segnaliamo i seguenti lin ioni: alle più recenti pubblicaz norme ISO: www.iso.org/iso/search.htm norme IEC: http://webstore.iec.ch a TUTTENORME le NOVEMBRE DICEMBRE 2010 NORME CEI DATA TITOLO LINGUA DI PREZZO DI PUBBLICAZIONE LISTINO (€) EN/IT 11,00 EI 83,00 EI 0,00 Ve us rs o ion es e cl e us le iv ttro o n de ic iS a oc i ORGANO TECNICO: CT 8/28 - ASPETTI DI SISTEMA PER LA FORNITURA DI ENERGIA ELETTRICA CEI EN 60059/A1 2010-09 Correnti nominali IEC. CEI 8-7;V1 8 pagine (Variante) Fasc. 10684 E ORGANO TECNICO: CT 11/7 - LINEE ELETTRICHE AEREE E MATERIALI CONDUTTORI CEI EN 50540 2010-09 Conduttori per linee aeree - Conduttori di alluminio con CEI 11-80 rivestimento in acciaio (ACSS). 62 pagine Fasc. 10670 ORGANO TECNICO: CT 15/112 - MATERIALI ISOLANTI - SISTEMI DI ISOLAMENTO CEI 15-195;V1 2010-09 Materiali isolanti elettrici - Proprietà di resistenza alla sollecitazione termica. Parte 3: Istruzione per il calcolo delle caratteristiche di resistenza alla sollecitazione termica. 8 pagine (Variante) Fasc. 10672 ORGANO TECNICO: CT 17 - GROSSA APPARECCHIATURA CEI EN 62271-100 2010-09 Apparecchiatura ad alta tensione. Parte 100: Interruttori a CEI 17-1 corrente alternata. 344 pagine (Settima edizione) Fasc. 10682 E CEI EN 60947-2/A1 2010-10 Apparecchiature a bassa tensione. Parte 2: Interruttori CEI 17-5;V1 automatici. 62 pagine (Variante) Fasc. 10787 CEI EN 62271-110 2010-09 Apparecchiatura ad alta tensione. Parte 110: Manovra di CEI 17-95 carichi induttivi. 32 pagine Fasc. 10683 E CEI EN 62271-110 2010-10 Apparecchiatura ad alta tensione. Parte 110: Manovra di CEI 17-95 carichi induttivi. 52 pagine Fasc. 10788 ORGANO TECNICO: CT 20 - CAVI PER ENERGIA CEI EN 60332-3-22 2010-09 Prove sui cavi elettrici e a fibre ottiche in condizioni di CEI 20-22/3-2 incendio. Parte 3-22: Prova per la propagazione verticale della fiamma su fili o cavi montati verticalmente a fascio - Categoria A. 30 pagine Fasc. 10659 CEI EN 60332-3-23 2010-09 Prove sui cavi elettrici e a fibre ottiche in condizioni di CEI 20-22/3-3 incendio. Parte 3-23: Prova per la propagazione verticale della fiamma su fili o cavi montati verticalmente a fascio - Categoria B. 28 pagine Fasc. 10660 CEI EN 60332-3-24 2010-09 Prove sui cavi elettrici e a fibre ottiche in condizioni di CEI 20-22/3-4 incendio. Parte 3-24: Prova per la propagazione verticale della fiamma su fili o cavi montati verticalmente a fascio - Categoria C. 28 pagine Fasc. 10661 CEI EN 60332-3-25 2010-09 Prove sui cavi elettrici e a fibre ottiche in condizioni di CEI 20-22/3-5 incendio. Parte 3-25: Prova per la propagazione verticale della fiamma su fili o cavi montati verticalmente a fascio - Categoria D. 28 pagine Fasc. 10662 CEI 20-56 2010-09 Cavi da distribuzione con isolamento estruso per tensioni nominali da 3,6/6 (7,2) kV a 20,8/36 (42) kV inclusi. 120 pagine Fasc. 10658 CEI 20-91;V1 2010-10 Cavi elettrici con isolamento e guaina elastomerici senza alogeni non propaganti la fiamma per applicazioni in impianti fotovoltaici . 6 pagine (Variante) Fasc. 10779 ORGANO TECNICO: CT 22 - ELETTRONICA DI POTENZA CEI EN 62040-3/A11 2010-09 Sistemi statici di continuità (UPS). Parte 3: Metodi di specifica CEI 22-24;V1 delle prestazioni e prescrizioni di prova. 14 pagine (Variante) Fasc. 10677 ORGANO TECNICO: CT 23 - APPARECCHIATURA A BASSA TENSIONE CEI EN 60669-2-1/A12 2010-10 Apparecchi di comando non automatici per installazione CEI 23-60;V2 elettrica fissa per uso domestico e similare. Parte 2-1: Prescrizioni particolari - Interruttori elettronici. 8 pagine (Variante) Fasc. 10789 CEI 23-95 2010-09 Interruttori differenziali con sganciatori di sovracorrente destinati ad essere incorporati o associabili a prese fisse (SRCBO). 128 pagine (Seconda edizione) Fasc. 10665 a tutte le norme NUMERO I Soci CEI hanno diritto ad uno sconto sul prezzo di listino dei prodotti e servizi CEI Legenda: EN = inglese - IT = italiano - EI = inglese e italiano - EN/IT = recepita in inglese, sarà tradotta in italiano 50 U&C n.10 novembre/dicembre 2010 EN/IT 203,00 EI 91,00 EN/IT 67,00 EI 67,00 EI 44,00 EI 41,00 EI 40,00 EI 44,00 IT 136,00 IT 11,00 EI 13,00 EI 8,00 IT 137,00 DATA CEI 23-96 2010-09 TITOLO LINGUA DI PREZZO DI PUBBLICAZIONE LISTINO (€) a Ve us rs o ion es e cl e us le iv ttro o n de ic iS a oc i Prese interbloccate con dispositivo a corrente differenziale IT 150,00 con sganciatori di sovracorrente per installazione fissa per uso domestico e similare (PID). 140 pagine (Seconda edizione) Fasc. 10666 CEI 23-97 2010-09 Prese interbloccate con interruttori automatici magnetotermici IT 118,00 per installazione fissa per uso domestico e similare (PIA). 112 pagine (Seconda edizione) Fasc. 10667 ORGANO TECNICO: CT 27 - ELETTROTERMIA CEI EN 60703 2010-10 Metodi di prova per impianti elettrotermici con cannoni CEI 27-12 elettronici. 30 pagine Fasc. 10796 EI 36,00 CEI EN 60519-7 2010-10 Sicurezza degli impianti elettrotermici. Parte 7: Norme CEI 27-29 particolari per gli impianti con cannoni elettronici. 30 pagine Fasc. 10795 EI 34,00 ORGANO TECNICO: CT 29/87 - ELETTROACUSTICA/ULTRASUONI CEI EN 61094-2 2010-09 Elettroacustica - Microfoni di misura. Parte 2: Metodo primario EN/IT 125,00 CEI 29-18 per la taratura in pressione di microfoni campione di laboratorio con la tecnica di reciprocità. 50 pagine Fasc. 10690 E CEI EN 60318-6 2010-09 Elettroacustica - Simulatori del cranio e orecchio umano. EN/IT 47,00 CEI 29-52 Parte 6: Accoppiatore acustico per la misura delle vibrazioni dell'osso. 22 pagine Fasc. 10689 E ORGANO TECNICO: CT 31 - MATERIALI ANTIDEFLAGRANTI CEI EN 60079-20-1 2010-09 Atmosfere esplosive. Parte 20-1: Classificazione dei gas e dei EN 140,00 CEI 31-90 vapori - Metodi di prova e dati. 84 pagine Fasc. 10681 E ORGANO TECNICO: CT 34 - LAMPADE E RELATIVE APPARECCHIATURE CEI EN 60809/A4 2010-10 Lampade per veicoli stradali - Prescrizioni dimensionali, EN 59,00 CEI 34-42;V2 elettriche e fotometriche. 48 pagine (Variante) Fasc. 10745 E CEI EN 62493 2010-09 Valutazione delle apparecchiature di illuminazione EI 117,00 CEI 34-130 relativamente all'esposizione umana ai campi elettromagnetici. 84 pagine Fasc. 10676 CEI UNI 11222 2010-09 Luce e illuminazione. Impianti di illuminazione di sicurezza IT 41,50 CEI 34-132 negli edifici. Procedure per la verifica periodica, la manutenzione, la revisione e il collaudo. 16 pagine Fasc. 10655 ORGANO TECNICO: CT 46 - CAVI SIMMETRICI E COASSIALI, CORDONI, FILI, GUIDE D'ONDA, CONNETTORI PER RADIOFREQUENZA CEI-UNEL 36762 2010-10 Identificazioni e prove da utilizzare per cavi per sistemi di IT 9,00 CEI 46 categoria 0 in relazione alla coesistenza in condutture contenenti cavi per sistemi di I categoria. 6 pagine Fasc. 10784 CEI EN 60966-2-1 2010-10 Cordoni di cavo coassiale e per radiofrequenza. Parte 2-1: EN 50,00 CEI 46-38 Specifica settoriale per cordoni di cavo coassiale flessibile. 26 pagine Fasc. 10721 E CEI EN 60966-2-5 2010-10 Cordoni di cavo coassiale e per radiofrequenza. Parte 2-5: EN 20,00 CEI 46-77 Specifica di dettaglio per cordoni per ricevitori radio e TV - Gamma di frequenza da 0 a 1000 MHz, connettori IEC 61169-2. 14 pagine Fasc. 10724 E CEI EN 60966-2-6 2010-10 Cordoni di cavo coassiale e per radiofrequenza. Parte 2-6: EN 20,00 CEI 46-78 Specifica di dettaglio per cordoni per ricevitori radio e TV - Gamma di frequenza da 0 a 3000 MHz, connettori IEC 61169-24. 14 pagine Fasc. 10725 E CEI EN 60966-2-3 2010-10 Cordoni di cavo coassiale e per radiofrequenza. Parte 2-3: EN 17,00 CEI 46-81 Specifica di dettaglio per cordoni di cavo coassiale flessibile - Gamma di frequenza da 0 a 1000 MHz, connettore IEC 61169-8. 14 pagine Fasc. 10722 E CEI EN 60966-2-4 2010-10 Cordoni di cavo coassiale e per radiofrequenza. Parte 2-4: EN 20,00 CEI 46-137 Specifica di dettaglio per cordoni per ricevitori radio e TV - Gamma di frequenza da 0 a 3000 MHz, connettori IEC 61169-2. 14 pagine Fasc. 10723 E tutte le norme NUMERO U&C n.10 novembre/dicembre 2010 51 DATA TITOLO LINGUA DI PREZZO DI PUBBLICAZIONE LISTINO (€) 67,00 50,00 Ve us rs o ion es e cl e us le iv ttro o n de ic iS a oc i ORGANO TECNICO: CT 48 - COMPONENTI ELETTROMECCANICI PER APPARECCHIATURE ELETTRONICHE CEI EN 61076-3-114 2010-10 Connettori per apparecchiature elettroniche - Prescrizioni di EN CEI 48-180 prodotto. Parte 3-114: Connettori rettangolari - Specifica di dettaglio per custodie di protezione da impiegare con connettori ad 8 vie schermati e non schermati per frequenze fino a 600 MHz, per ambienti industriali, che incorporano l'interfaccia della serie IEC 60603-7 - Variante 11 relativa alla IEC 61076-3-106 - Tipo di accoppiamento a baionetta. 30 pagine Fasc. 10726 E CEI EN 61076-3-117 2010-10 Connettori per apparecchiature elettroniche - Prescrizioni di EN CEI 48-181 prodotto. Parte 3-117: Connettori rettangolari - Specifica di dettaglio per custodie di protezione da impiegare con connettori ad 8 vie schermati e non schermati per ambienti industriali, che incorporano l'interfaccia della serie IEC 60603-7 - Variante 14 relativa alla IEC 61076-3-106 - Accoppiamento di tipo push-pull. 26 pagine Fasc. 10727 E CEI EN 61076-3-001 2010-10 Connettori per apparecchiature elettroniche - Prescrizioni di EI CEI 48-182 prodotto. Parte 3-001: Connettori rettangolari - Specifica di prodotto in bianco. 156 pagine Fasc. 10786 CEI EN 60512-9-1 2010-10 Connettori per apparecchiature elettroniche - Prove e misure. EI CEI 48-183 Parte 9-1: Prove di durata - Prova 9a: Funzionamento meccanico. 16 pagine Fasc. 10785 ORGANO TECNICO: CT 57 - SCAMBIO INFORMATIVO ASSOCIATO ALLA GESTIONE DEI SISTEMI ELETTRICI DI POTENZA CEI EN 61850-7-420 2010-10 Reti e sistemi di comunicazione per l'automazione nell'ambito EN CEI 57-76 dei sistemi elettrici. Parte 7-420: Strutture di comunicazione di base - Nodi logici relativi alle risorse energetiche distribuite. 106 pagine Fasc. 10728 E ORGANO TECNICO: CT 59/61 - APPARECCHI UTILIZZATORI ELETTRICI PER USO DOMESTICO E SIMILARE CEI EN 50523-1 2010-10 Collegamento in rete di apparecchi elettrici di uso domestico. EN CEI 59-36 Parte 1: Specifiche funzionali. 82 pagine Fasc. 10747 E CEI EN 50523-2 2010-10 Collegamento in rete di apparecchi elettrici di uso domestico. EN CEI 59-37 Parte 2: Struttura dati. 20 pagine Fasc. 10748 E CEI EN 60335-1/EC 2010-09 Sicurezza degli apparecchi elettrici d'uso domestico e similare EI CEI 61-150;V3 – Sicurezza. Parte 1: Norme generali. 8 pagine (Variante) Fasc. 10679 CEI 107-53;V1 2010-10 Ventilatori aeratori d’uso domestico e similare - Verifica delle IT prestazioni. 6 pagine (Variante) Fasc. 10797 ORGANO TECNICO: CT 62 - APPARECCHIATURE ELETTRICHE PER USO MEDICO CEI EN 60613 2010-09 Caratteristiche elettriche e di carico dei complessi EI CEI 62-37 tubo-guaina per diagnostica medica. 46 pagine Fasc. 10673 CEI EN 60601-2-29 2010-09 Apparecchi elettromedicali. Parte 2: Prescrizioni particolari EN/IT CEI 62-79 relative alla sicurezza fondamentale e alle prestazioni essenziali di simulatori per radioterapia. 34 pagine Fasc. 10691 E CEI EN 61676/A1 2010-09 Apparecchi elettromedicali - Strumenti dosimetrici usati per EN/IT CEI 62-132;V1 la misura non-invasiva della tensione del tubo radiogeno in radiologia diagnostica. 10 pagine (Variante) Fasc. 10692 E CEI EN 62353 2010-10 Apparecchi elettromedicali - Verifiche periodiche e prove da EI CEI 62-148 effettuare dopo interventi di riparazione degli apparecchi elettromedicali. 110 pagine (Prima edizione) Fasc. 10793 CEI UNI EN 1041 2010-09 Informazioni fornite dal fabbricante di dispositivi medici. EI CEI 62-151 48 pagine Fasc. 10657 CEI EN 62494-1 2010-09 Apparecchi elettromedicali - Caratteristiche dei sistemi digitali EI CEI 62-156 per la produzione di immagini mediante raggi X. Parte 1: Definizione e prescrizioni per radiografia generale. 44 pagine Fasc. 10675 CEI EN 62220-1-3 2010-09 Apparecchi elettromedicali - Caratteristiche dei dispositivi EI CEI 62-157 digitali per la produzione di immagini mediante raggi X. Parte 1: Determinazione dell'efficienza quantica di rivelazione - Rivelatori usati per immagini dinamiche. 74 pagine Fasc. 10674 a tutte le norme NUMERO 52 U&C n.10 novembre/dicembre 2010 170,00 17,00 143,00 120,00 38,00 0,00 10,00 71,00 81,00 14,00 139,00 57,00 50,00 84,00 DATA CEI EN 62563-1 CEI 62-162 2010-10 TITOLO LINGUA DI PREZZO DI PUBBLICAZIONE LISTINO (€) a Ve us rs o ion es e cl e us le iv ttro o n de ic iS a oc i Apparecchi elettromedicali - Sistemi di visualizzazione delle EI 145,00 immagini mediche . Parte 1: Metodi di valutazione. 120 pagine Fasc. 10794 ORGANO TECNICO: CT 65 - MISURA, CONTROLLO E AUTOMAZIONE NEI PROCESSI INDUSTRIALI CEI EN 62453-2 2010-10 Specifica dell'interfaccia dello strumento di descrizione dei EN 151,00 CEI 65-209 dispositivi di campo. Parte 2: Principi e descrizione dettagliata. 162 pagine Fasc. 10744 E ORGANO TECNICO: CT 78 - LAVORI ELETTRICI SOTTO TENSIONE CEI EN 61111 2010-09 Lavori sotto tensione - Tappeti di materiale isolante per scopi EN/IT 101,00 CEI 78-10 elettrici. 40 pagine Fasc. 10685 E CEI EN 61112 2010-09 Lavori sotto tensione - Teli di materiale isolante per scopi EN/IT 125,00 CEI 78-11 elettrici. 48 pagine Fasc. 10686 E CEI EN 62192 2010-09 Lavori sotto tensione - Corde isolanti. EN/IT 71,00 CEI 78-12 28 pagine Fasc. 10688 E CEI EN 61477 2010-09 Lavori sotto tensione - Prescrizioni minime per l'uso di attrezzi, EN/IT 44,00 CEI 78-13 di dispositivi e di equipaggiamenti. 22 pagine Fasc. 10687 E ORGANO TECNICO: CT 79 - SISTEMI DI RILEVAMENTO E SEGNALAZIONE PER INCENDIO, INTRUSIONE, FURTO, SABOTAGGIO E AGGRESSIONE CEI 79-5/1;V1 2010-10 Protocollo di comunicazione per il trasferimento di informazioni IT 0,00 di sicurezza (allarmi). Parte 1: Livelli di trasporto. 6 pagine (Variante) Fasc. 10780 CEI 79-5/2;V1 2010-10 Protocollo di comunicazione per il trasferimento di informazioni IT 0,00 di sicurezza (allarmi). Parte 2: Livello applicativo. 4 pagine (Variante) Fasc. 10781 ORGANO TECNICO: CT 82 - SISTEMI DI CONVERSIONE FOTOVOLTAICA DELL'ENERGIA SOLARE CEI 82-25 2010-09 Guida alla realizzazione di sistemi di generazione fotovoltaica collegati alle reti elettriche di Media e Bassa Tensione. 164 pagine Fasc. 10668 C IT 60,00 ORGANO TECNICO: CT 86 - FIBRE OTTICHE CEI EN 61300-2-34 2010-10 Dispositivi di interconnessione e componenti passivi per fibre EN 25,00 CEI 86-39 ottiche - Procedure di prova e di misura fondamentali. Parte 2-34: Prove - Resistenza di componenti di interconnessione e muffole a solventi e fluidi contaminanti . 16 pagine Fasc. 10734 E CEI EN 61314-1 2010-10 Dispositivi di interconnessione e componenti passivi per fibre EN 50,00 CEI 86-70 ottiche - Fan-out per fibre ottiche. Parte 1: Specifica generica. 26 pagine Fasc. 10737 E CEI EN 61202-1 2010-10 Dispositivi di interconnessione e componenti passivi per fibre EN 76,00 CEI 86-128 ottiche - Isolatori per fibra ottica. Parte 1: Specifica generica. 34 pagine Fasc. 10730 E CEI EN 61754-15 2010-10 Dispositivi di interconnessione e componenti passivi in fibra EN 36,00 CEI 86-164 ottica - Interfacce di connettori per fibre ottiche. Parte 15: Famiglia di connettori tipo LSH. 22 pagine Fasc. 10739 E CEI EN 60793-1-47 2010-10 Fibre ottiche. Parte 1-47: Metodi di misura e procedure di EN 39,00 CEI 86-225 prova - Perdite per macrocurvatura. 24 pagine Fasc. 10729 E CEI EN 61280-2-3 2010-10 Procedure di prova per sottosistemi di telecomunicazioni in EN 104,00 CEI 86-287 fibra ottica. Parte 2-3: Sistemi numerici - Misure di jitter e wander. 48 pagine Fasc. 10731 E CEI EN 61280-2-9 2010-10 Procedure di prova per sottosistemi di telecomunicazioni in EN 59,00 CEI 86-288 fibra ottica. Parte 2-9: Sistemi numerici - Misura del rapporto segnale-rumore ottico per i sistemi a multiplazione stretta di lunghezza d'onda. 28 pagine Fasc. 10732 E CEI EN 61290-10-1 2010-10 Amplificatori ottici - Metodi di prova. Parte 10-1: Parametri del EN 67,00 CEI 86-289 funzionamento in multicanale - Metodo impulsivo mediante l'uso di un deviatore ottico ed un analizzatore di spettro ottico. 32 pagine Fasc. 10733 E CEI EN 61300-2-48 2010-10 Dispositivi di interconnessione e componenti passivi per fibre EN 28,00 CEI 86-290 ottiche - Procedure di prova e di misura fondamentali. Parte 2-48: Prove - Cicli di temperatura-umidità. 18 pagine Fasc. 10735 E tutte le norme NUMERO U&C n.10 novembre/dicembre 2010 53 DATA CEI EN 61300-3-43 CEI 86-291 2010-10 TITOLO LINGUA DI PREZZO DI PUBBLICAZIONE LISTINO (€) EN 50,00 EN 45,00 EN 31,00 Ve us rs o ion es e cl e us le iv ttro o n de ic iS a oc i Dispositivi di interconnessione e componenti passivi per fibre ottiche - Procedure di prova e di misura fondamentali. Parte 3-43: Esami e misure - Misura di funzione di trasferimento di modo per sorgenti di fibre ottiche. 26 pagine Fasc. 10736 E CEI EN 61753-031-3 2010-10 Norma di prestazione di dispositivi di interconnessione e CEI 86-292 componenti passivi per fibre ottiche . Parte 031-3: Dispositivi di diramazione 1XN e 2XN monomodo, non connettorizzati e non selettivi in lunghezza d'onda, per Categoria U - Ambiente non controllato. 24 pagine Fasc. 10738 E CEI EN 61754-24-11 2010-10 Dispositivi di interconnessione e componenti passivi in fibra CEI 86-293 ottica - Interfacce di connettori in fibre ottiche. Parte 24 -11: Connettori tipo SC-RJ con involucro di protezione basato sulla IEC 61076-3-117. 18 pagine Fasc. 10740 E CEI EN 61754-24-21 2010-10 Dispositivi di interconnessione e componenti passivi per fibre CEI 86-294 ottiche - Interfacce di connettori in fibre ottiche. Parte 24 -21: Interfaccia standard per connettori tipo SC-RJ con involucro di protezione basato sulla IEC 61076-3-106, Variante 06. 18 pagine Fasc. 10741 E CEI EN 62149-2 2010-10 Componenti e dispositivi attivi a fibra ottica - Norme CEI 86-295 prestazionali. Parte 2: Dispositivo laser con superficie a cavità verticale e con emissione a 850 nm. 26 pagine Fasc. 10742 E CEI EN 62343-5-1 2010-10 Moduli dinamici - Metodi di prova. Parte 5-1: Equalizzatore CEI 86-296 dinamico del gain tilt - Misura del tempo di risposta. 24 pagine Fasc. 10743 E ORGANO TECNICO: CT 100 - SISTEMI E APPARECCHIATURE AUDIO, VIDEO E MULTIMEDIALI CEI EN 60728-7-3 2010-09 Impianti di distribuzione via cavo per segnali televisivi, sonori CEI 100-125 e servizi interattivi. Parte 7-3: Monitoraggio dello stato di un impianto esterno ibrido fibra-coassiale - Specifica del Bus (PSTIB) di interfaccia tra i transponder e l'alimentazione elettrica. 74 pagine Fasc. 10663 CEI EN 60728-1-1 2010-10 Impianti di distribuzione via cavo per segnali televisivi, sonori CEI 100-161 e servizi interattivi. Parte 1-1: Cablaggio a RF per reti domestiche a due vie. 118 pagine Fasc. 10782 CEI EN 60728-13 2010-10 Impianti di distribuzione via cavo per segnali televisivi, sonori CEI 100-162 e servizi interattivi. Parte 13: Impianti in fibra ottica per la trasmissione di segnali di radiodiffusione televisiva. 140 pagine Fasc. 10783 ORGANO TECNICO: CT 101 - ELETTROSTATICA CEI 101-4;V1 2010-09 Elettrostatica. Parte 5-2: Protezione di dispositivi elettronici dai fenomeni elettrostatici - Guida d'uso. 8 pagine (Variante) Fasc. 10680 ORGANO TECNICO: CT 205 - SISTEMI BUS PER EDIFICI CEI EN 50491-2 2010-09 Requisiti generali per i Sistemi elettronici per la casa e CEI 205-17 l'edificio (HBES) ed i Sistemi di automazione e controllo di edifici (BACS). Parte 2: Condizioni ambientali. 34 pagine Fasc. 10664 ORGANO TECNICO: CT 210 - COMPATIBILITÀ ELETTROMAGNETICA CEI EN 55014-1/A1 2010-10 Compatibilità elettromagnetica - Prescrizioni per gli CEI 110-1;V1 elettrodomestici, gli utensili elettrici e gli apparecchi similari. Parte 1: Emissione. 36 pagine (Variante) Fasc. 10790 CEI EN 61000-4-4/A1 2010-09 Compatibilità elettromagnetica (EMC). Parte 4-4: Tecniche CEI 210-35;V2 di prova e di misura - Prova di immunità a transitori/treni elettrici veloci. 10 pagine (Variante) Fasc. 10669 CEI EN 61000-4-14/A2 2010-10 Compatibilità elettromagnetica (EMC). Parte 4-14: Tecniche CEI 210-56;V2 di prova e di misura - Prova d'immunità a fluttuazioni di tensione. 16 pagine (Variante) Fasc. 10791 a tutte le norme NUMERO 54 U&C n.10 novembre/dicembre 2010 EN 28,00 EN 50,00 EN 50,00 EI 111,00 EI 145,00 EI 162,00 EI 0,00 EI 51,00 EI 55,00 EI 12,00 EI 17,00 DATA CEI EN 61000-4-34/A1 CEI 210-95;V1 2010-10 TITOLO EI 38,00 EI 169,00 IT 0,00 Ve us rs o ion es e cl e us le iv ttro o n de ic iS a oc i Compatibilità elettromagnetica (EMC). Parte 4-34: Tecniche di prova e di misura - Prove di immunità ai buchi di tensione e alle variazioni di tensione per le apparecchiature con corrente di ingresso superiore a 16 A per fase. 22 pagine (Variante) Fasc. 10792 ORGANO TECNICO: CT 309 - COMPONENTISTICA ELETTRONICA CEI EN 60384-1 2010-09 Condensatori fissi per uso in apparecchiature elettroniche. CEI 309-16 Parte 1: Specifica generale. 156 pagine Fasc. 10656 ORGANO TECNICO: CT 311 - GENERAZIONE, MICROGENERAZIONE ED EFFICIENZA ENERGETICA CEI 11-20;V3 2010-09 Impianti di produzione di energia elettrica e gruppi di continuità collegati a reti di I e II categoria. 4 pagine (Variante) Fasc. 10671 CEI UNI EN 15900 2010-10 Efficienza energetica dei servizi. Definizioni e requisiti. CEI 311-5 12 pagine Fasc. 10746 E ORGANO TECNICO: CT 501 - VALUTAZIONE, ATTESTAZIONE E CERTIFICAZIONE DELLA CONFORMITÀ CEI UNI EN ISO/IEC 17050-1 2010-09 Valutazione della conformità - Dichiarazione di conformità CEI 501-12 rilasciata dal fornitore. Parte 1: Requisiti generali. 20 pagine Fasc. 10678 LINGUA DI PREZZO DI PUBBLICAZIONE LISTINO (€) tutte le norme NUMERO NORME UNI NUMERO DATA EN 22,50 EI 32,00 I soci effettivi hanno diritto allo sconto del 50% sul prezzo di listino. Norme pubblicate dal 4 settembre al 28 ottobre 2010 TITOLO LINGUA DI PUBBLICAZIONE a ORGANO TECNICO: ACUSTICA E VIBRAZIONI UNI EN 15927:2010 7-10-2010 Servizi offerti dagli audioprotesisti EN UNI EN ISO 10052:2010 19-10-2010 Acustica - Misurazioni in opera dell’isolamento acustico per IT via aerea, del rumore da calpestio e della rumorosità degli impianti - Metodo di controllo UNI EN ISO 7779:2010 7-10-2010 Acustica - Misurazione del rumore aereo emesso dalle EN apparecchiature informatiche e di telecomunicazione UNI/TS 11387:2010 14-10-2010 Acustica - Linee guida alla mappatura acustica e mappatura IT acustica strategica - Modalità di stesura delle mappe ORGANO TECNICO: ACUSTICA E VIBRAZIONI; PRODOTTI, PROCESSI E SISTEMI PER L’ORGANISMO EDILIZIO UNI EN ISO 10140-1:2010 21-10-2010 Acustica - Misurazione in laboratorio dell’isolamento acustico EN di edifici e di elementi di edificio - Parte 1: Regole di applicazione per prodotti particolari UNI EN ISO 10140-2:2010 21-10-2010 Acustica - Misurazione in laboratorio dell’isolamento acustico EN di edifici e di elementi di edificio - Part 2: Misurazione dell’isolamento acustico per via aerea UNI EN ISO 10140-3:2010 21-10-2010 Acustica - Misurazione in laboratorio dell’isolamento acustico EN di edifici e di elementi di edificio - Part 3: Misurazione dell’isolamento del rumore da calpestio UNI EN ISO 10140-4:2010 21-10-2010 Acustica - Misurazione in laboratorio dell’isolamento acustico EN di edifici e di elementi di edificio - Parte 4: Procedure e requisiti di misurazione UNI EN ISO 10140-5:2010 21-10-2010 Acustica - Misurazione in laboratorio dell’isolamento acustico EN di edifici e di elementi di edificio - Parte 5: Requisiti per le apparecchiature e le strutture di prova UNI EN ISO 10848-4:2010 7-10-2010 Acustica - Misurazione in laboratorio della trasmissione EN laterale, tra ambienti adiacenti, del rumore emesso per via aerea e del rumore di calpestio - Parte 4: Applicazione a un giunto con almeno un elemento pesante UNI EN ISO 15186-2:2010 21-10-2010 Acustica - Misurazione mediante intensità sonora EN dell’isolamento acustico in edifici e di elementi di edificio - Parte 2: Misurazioni in opera PREZZO DI LISTINO (€) 46,50 64,00 73,50 91,00 54,50 36,00 32,00 32,00 57,00 27,00 51,50 U&C n.10 novembre/dicembre 2010 55 DATA TITOLO UNI EN ISO 15186-3:2010 21-10-2010 36,00 UNI EN ISO 3822-3:2010 12-10-2010 Acustica - Misurazione mediante intensità sonora EN dell’isolamento acustico in edifici e di elementi di edificio - Parte 3: Misurazioni in laboratorio alle basse frequenze Acustica - Misurazione in laboratorio del rumore emesso dai IT rubinetti e dalle apparecchiature idrauliche utilizzate negli impianti per la distribuzione dell’acqua - Parte 3: Condizioni di montaggio e di funzionamento delle apparecchiature e delle valvole sull’impianto Miele di melata o miele di bosco - Definizione, requisiti e metodi analisi Miele di castagno (Castanea sativa Miller) - Definizione, requisiti e metodi analisi Ambienti delle industrie alimentari - Sistemi di monitoraggio degli insetti Miele di acacia (Robinia pseudacacia L.) - Definizione, requisiti e metodi analisi Miele di eucalipto - Definizione, requisiti e metodi di analisi Miele di agrumi (Citrus spp.) - Definizione, requisiti e metodi analisi Macchine per l’industria alimentare - Spezzatrici automatiche - Requisiti di sicurezza e di igiene Macchine per l’industria alimentare - Celle di lievitazione intermedia - Requisiti di sicurezza e di igiene Macchine per l’industria alimentare - Macchine tritacarne - Requisiti di sicurezza e di igiene Macchine per l’industria alimentare - Macchine taglia cotolette - Requisiti di sicurezza e di igiene Macchine per l’industria alimentare - Macchine cubettatrici - Requisiti di sicurezza e di igiene Macchine per l’industria alimentare - Macchine clippatrici - Requisiti di sicurezza e di igiene Macchine per l’industria alimentare - Impastatrici per prodotti alimentari - Requisiti di sicurezza e di igiene Macchine per l’industria alimentare - Mescolatrici planetarie - Requisiti di sicurezza e di igiene Carne e prodotti a base di carne - Conta di Pseudomonas spp. presunto Microbiologia di alimenti e mangimi per animali - Preparazione dei campioni di prova, della sospensione iniziale e delle diluizioni decimali per l’analisi microbiologica - Parte 5: Regole specifiche per la preparazione di latte e prodotti derivati IT 41,50 IT 41,50 IT 32,00 IT 36,00 IT IT 36,00 41,50 EN 64,00 EN 64,00 EN 60,00 EN 57,00 EN 66,00 EN 60,00 IT 66,00 IT 66,00 EN 27,00 EN 36,00 EN 60,00 EN 54,50 EN 57,00 EN 60,00 EN 46,50 EN 102,50 ORGANO TECNICO: AGROALIMENTARE UNI 11375:2010 23-09-2010 UNI 11376:2010 23-09-2010 UNI 11381:2010 23-09-2010 UNI 11382:2010 23-09-2010 UNI 11383:2010 UNI 11384:2010 23-09-2010 23-09-2010 UNI EN 12042:2010 21-10-2010 UNI EN 12043:2010 21-10-2010 UNI EN 12331:2010 9-09-2010 UNI EN 13870:2010 9-09-2010 UNI EN 13871:2010 9-09-2010 UNI EN 13885:2010 9-09-2010 UNI EN 453:2010 7-09-2010 UNI EN 454:2010 7-09-2010 UNI EN ISO 13720:2010 7-10-2010 UNI EN ISO 6887-5:2010 7-10-2010 LINGUA DI PUBBLICAZIONE PREZZO DI LISTINO (€) 41,50 Ve us rs o ion es e cl e us le iv ttro o n de ic iS a oc i tutte le norme NUMERO ORGANO TECNICO: AMBIENTE UNI EN 15852:2010 7-10-2010 7-10-2010 UNI EN 15859:2010 14-10-2010 a UNI EN 15853:2010 UNI EN 1911:2010 7-10-2010 UNI EN ISO 14015:2010 9-09-2010 UNI EN ISO 14050:2010 16-09-2010 56 U&C n.10 novembre/dicembre 2010 Qualità dell’aria ambiente - Metodo normalizzato per la determinazione di mercurio gassoso totale Qualità dell’aria ambiente - Metodo normalizzato per la determinazione di deposizione di mercurio Qualità dell’aria - Certificazione degli analizzatori automatici di polveri negli impianti di filtrazione per l’utilizzo su sorgenti fisse - Criteri di prestazione e procedure di prova Emissioni da sorgente fissa - Determinazione della concentrazione in massa di cloruri gassosi espressi come HCI - Metodo di riferimento normalizzato Gestione ambientale - Valutazione ambientale di siti e organizzazioni (EASO) Gestione ambientale - Vocabolario DATA UNI EN ISO 21258:2010 7-10-2010 TITOLO PREZZO DI LISTINO (€) EN 54,50 EN 54,50 IT 57,00 EN 66,00 EN 70,00 EN 60,00 EN 27,00 EN 22,50 EN 27,00 EN 46,50 EN 36,00 EN 27,00 EN 27,00 EN 32,00 EN 27,00 EN 22,50 EN 27,00 EN 22,50 EN 22,50 EN 64,00 EN 73,50 a Ve us rs o ion es e cl e us le iv ttro o n de ic iS a oc i Emissioni da sorgente fissa - Determinazione della concentrazione in massa di monossido di diazoto (N2O) - Metodo di riferimento: metodo a infrarosso non dispersivo UNI EN ISO 25140:2010 7-10-2010 Emissioni da sorgente fissa - Metodo automatico per la determinazione della concentrazione di metano utilizzando un rilevatore a ionizzazione di fiamma (FID) ORGANO TECNICO: APPARECCHI DI SOLLEVAMENTO E RELATIVI ACCESSORI UNI EN 13135-1:2010 26-10-2010 Apparecchi di sollevamento - Attrezzatura - Parte 1: Apparecchiatura elettrotecnica UNI EN 13135-2:2010 7-10-2010 Apparecchi di sollevamento - Attrezzatura - Parte 1: Attrezzatura non elettrotecnica UNI EN 1493:2010 7-10-2010 Sollevatori per veicoli ORGANO TECNICO: CALZATURE UNI CEN ISO/TR 16178:2010 21-10-2010 Calzature - Sostanze critiche potenzialmente presenti nelle calzature e nei componenti delle calzature UNI EN ISO 10765:2010 9-09-2010 Calzature - Metodo di prova per la caratterizzazione dei materiali elastici - Caratteristiche di trazione UNI EN ISO 10768:2010 9-09-2010 Calzature - Metodo di prova per la determinazione della resistenza dei materiali elastici per le calzature all’estensione ripetuta - Resistenza alla fatica ORGANO TECNICO: CCT UNI CEN/TS 843-9:2010 14-10-2010 Ceramiche tecniche avanzate - Proprietà meccaniche delle ceramiche monolitiche a temperatura ambiente - Parte 9: Metodo di prova per la resistenza alla slabbratura UNI EN 1007-7:2010 9-09-2010 Ceramiche tecniche avanzate - Compositi ceramici - Metodi di prova per i rinforzi - Parte 7: Determinazione della distribuzione della resistenza alla trazione e della deformazione alla rottura di filamenti in un cavo multifilamento ad alta temperatura UNI EN 15365:2010 7-10-2010 Ceramiche tecniche avanzate - Proprietà meccaniche delle fibre ceramiche ad alta temperatura in ambiente inerte - Determinazione del comportamento allo scorrimento a caldo (creep) mediante il metodo delle estremità e degli afferraggi freddi UNI EN 843-7:2010 9-09-2010 Ceramiche tecniche avanzate - Proprietà meccaniche delle ceramiche monolitiche a temperatura ambiente - Parte 7: Prove su anelli a C (C-ring) UNI EN 843-8:2010 9-09-2010 Ceramiche tecniche avanzate - Proprietà meccaniche delle ceramiche monolitiche a temperatura ambiente - Parte 8: Linee guida per l’esecuzione delle prove di accettazione UNI EN ISO 11990-2:2010 9-09-2010 Laser e sistemi laser - Determinazione della resistenza al laser di tubi tracheali - Parte 2: Palloncino dei tubi tracheali ORGANO TECNICO: CEMENTO, MALTE, CALCESTRUZZI E CEMENTO ARMATO UNI EN 12350-10:2010 9-09-2010 Prova sul calcestruzzo fresco - Parte 10: Calcestruzzo autocompattante - Prova di scorrimento confinato mediante scatola ad L UNI EN 12350-11:2010 9-09-2010 Prova sul calcestruzzo fresco - Parte 11: Calcestruzzo autocompattante - Prova di segregazione mediante setaccio UNI EN 12350-12:2010 9-09-2010 Prova sul calcestruzzo fresco - Parte 12: Calcestruzzo autocompattante - Prova di scorrimento confinato mediante anello a J UNI EN 12350-8:2010 9-09-2010 Prova sul calcestruzzo fresco - Parte 8: Calcestruzzo autocompattante - Prova di spandimento e del tempo di spandimento UNI EN 12350-9:2010 9-09-2010 Prova sul calcestruzzo fresco - Parte 9: Calcestruzzo autocompattante - Prova del tempo di efflusso UNI EN 459-1:2010 7-10-2010 Calci da costruzione - Parte 1: Definizioni, specifiche e criteri di conformità UNI EN 459-2:2010 7-10-2010 Calci da costruzione - Parte 2: Metodi di prova LINGUA DI PUBBLICAZIONE tutte le norme NUMERO U&C n.10 novembre/dicembre 2010 57 DATA TITOLO UNI EN 998-1:2010 7-10-2010 UNI EN 998-2:2010 7-10-2010 Specifiche per malte per opere murarie - Parte 1: Malte per intonaci interni ed esterni Specifiche per malte per opere murarie - Parte 2: Malte da muratura ORGANO TECNICO: CIG UNI 10682:2010 21-10-2010 PREZZO DI LISTINO (€) EN 46,50 EN 51,50 IT 60,00 EN 54,50 Ve us rs o ion es e cl e us le iv ttro o n de ic iS a oc i Piccole centrali di GPL per reti di distribuzione - Progettazione, costruzione, installazione, collaudo ed esercizio UNI EN 13203-3:2010 7-10-2010 Apparecchi domestici alimentati a gas per la produzione di acqua calda sanitaria abbinati a un collettore solare - Apparecchi di portata termica nominale non maggiore di 70 kW e capacità di accumulo di acqua di 500 litri - Parte 3: Valutazione del consumo di energia UNI EN 257:2010 9-09-2010 Termostati meccanici per apparecchi utilizzatori a gas UNI EN 30-1-1:2010 16-09-2010 Apparecchi di cottura a gas per uso domestico - Parte 1-1: Sicurezza - Generalità UNI/TS 11291-6:2010 9-09-2010 Sistemi di misurazione del gas - Dispositivi di misurazione del gas su base oraria - Parte 6: Requisiti per gruppi di misura con portata minore di 10 m3/h (contatore MINOREG10) ORGANO TECNICO: COMPORTAMENTO ALL’INCENDIO UNI EN 13823:2010 16-09-2010 Prove di reazione al fuoco dei prodotti da costruzione - Prodotti da costruzione esclusi i pavimenti esposti ad un attacco termico prodotto da un singolo oggetto in combustione ORGANO TECNICO: COSTRUZIONI STRADALI ED OPERE CIVILI DELLE INFRASTRUTTURE UNI CEN/TS 15901-6:2010 5-10-2010 Caratteristiche superficiali delle pavimentazioni stradali ed aeroportuali - Parte 6: Procedura per determinare l’aderenza della pavimentazione mediante misurazione del coefficiente di aderenza trasversale (SFCS): SCRIM© UNI CEN/TS 15901-7:2010 5-10-2010 Caratteristiche superficiali delle pavimentazioni stradali ed aeroportuali - Parte 7: Procedura per determinare l’aderenza della pavimentazione utilizzando un dispositivo con scorrimento longitudinale fisso (LFCG): il GripTester© UNI EN 12697-44:2010 27-10-2010 Miscele bituminose - Metodi di prova per conglomerati bituminosi a caldo - Parte 44: Propagazione della fessura mediante prova di flessione su provino semi-circolare UNI EN 12697-47:2010 9-09-2010 Miscele bituminose - Metodi di prova per conglomerati bituminosi a caldo - Parte 47: Determinazione del contenuto di ceneri degli asfalti naturali UNI EN 13285:2010 14-10-2010 Miscele non legate - Specifiche UNI EN 13286-2:2010 14-10-2010 Miscele non legate e legate con leganti idraulici - Parte 2: Metodi di prova per la determinazione della massa volumica e del contenuto di acqua di riferimento di laboratorio - Costipamento Proctor ORGANO TECNICO: CTI UNI CEI EN 15900:2010 7-10-2010 Efficienza energetica dei servizi - Definizioni e requisiti UNI CEN/TR 15404:2010 21-10-2010 Combustibili solidi secondari - Metodi per la determinazione del comportamento termico delle ceneri a temperature caratteristiche UNI CEN/TR 15985:2010 9-09-2010 Isolanti termici - Prodotti di polistirene espanso (EPS) ottenuti in fabbrica - Certificazione volontaria delle materie prime UNI CEN/TS 15405:2010 21-10-2010 Combustibili solidi secondari - Determinazione della massa volumica di pellet e brichette UNI CEN/TS 15406:2010 21-10-2010 Combustibili solidi secondari - Determinazione delle proprietà ponte di materiale alla rinfusa UNI CEN/TS 15639:2010 21-10-2010 Combustibili solidi secondari - Determinazione della durabilità meccanica dei pellet LINGUA DI PUBBLICAZIONE EN EN 54,50 96,00 IT 57,00 EN 84,50 EI 41,50 EI 41,50 EN 32,00 EN 22,50 EN EN 41,50 51,50 EN EN 22,50 36,00 EN 22,50 EN 32,00 EN 32,00 EN 22,50 a tutte le norme NUMERO 58 U&C n.10 n.7 luglio/agosto novembre/dicembre 2010 2010 TITOLO LINGUA DI PREZZO DI PUBBLICAZIONE LISTINO (€) UNI EN 13141-2:2010 9-09-2010 EN 46,50 UNI EN 15599-1:2010 16-09-2010 EN 46,50 UNI EN 15599-2:2010 16-09-2010 EN 22,50 UNI EN 15600-1:2010 16-09-2010 EN 46,50 UNI EN 15600-2:2010 16-09-2010 EN 22,50 UNI EN 15805:2010 7-10-2010 EN 22,50 UNI EN ISO 9229:2008 UNI/TS 11325-3:2010 21-09-2010 14-10-2010 Ventilazione degli edifici - Verifica della prestazione di componenti/ prodotti per la ventilazione degli alloggi - Parte 2: Bocchette per l’estrazione e l’immissione dell’aria Isolanti termici per gli impianti degli edifici e le installazioni industriali - Isolamento termico realizzato in sito con prodotti di perlite espansa (EP) - Parte 1: Specifiche per i prodotti legati e sfusi prima della messa in opera Isolanti termici per gli impianti degli edifici e le installazioni industriali - Isolamento termico realizzato in sito con prodotti di perlite espansa (EP) - Parte 2: Specifiche per i prodotti messi in opera Isolanti termici per gli impianti degli edifici e le installazioni industriali - Isolamento termico realizzato in sito con prodotti di vermiculite espansa (EV) - Parte 1: Specifiche per i prodotti legati e sfusi prima della messa in opera Isolanti termici per gli impianti degli edifici e le installazioni industriali - Isolamento termico realizzato in sito con prodotti di vermiculite espansa (EV) - Parte 2: Specifiche per i prodotti messi in opera Filtri per la rimozione di particelle in aria di ventilazione - Dimensioni normalizzate Isolamento termico - Terminologia Attrezzature a pressione - Messa in servizio ed utilizzazione delle attrezzature e degli insiemi a pressione - Parte 3: Sorveglianza dei generatori di vapore e/o acqua surriscaldata IT IT 66,00 41,50 ORGANO TECNICO: CUNA UNI 11324:2010 16-09-2010 IT 54,50 EN 46,50 EN 64,00 EN 57,00 EN 41,50 IT 36,00 EN 80,50 IT 66,00 IT 46,50 IT 36,00 IT 51,50 EI 60,00 EN 41,50 tutte le norme DATA Ve us rs o ion es e cl e us le iv ttro o n de ic iS a oc i NUMERO a Macchine agricole e forestali - Fasciatrici portate, semiportate e trainate per balle di foraggio - Sicurezza UNI EN 1374:2010 9-09-2010 Macchine agricole - Scaricatori di insilato fissi per sili cilindrici - Sicurezza UNI EN 14910:2010 9-09-2010 Macchine da giardinaggio - Tagliaerba a motore con conducente a piedi - Sicurezza UNI EN ISO 4254-10:2010 9-09-2010 Macchine agricole - Sicurezza - Parte 10: Spandivoltafieno e ranghiatori rotativi UNI EN ISO 9261:2010 9-09-2010 Macchine agricole per l’irrigazione - Irrigatori e tubi irrigatori - Specifiche e metodi di prova ORGANO TECNICO: CUOIO, PELLI E PELLETTERIA UNI 11380:2010 23-09-2010 Cuoio e pelli - Linee guida per la misurazione della superficie di cuoi e pelli mediante misuratrici elettroniche ORGANO TECNICO: DISEGNI TECNICI/DOC.TECNICA DI PRODOTTO UNI EN ISO 26909:2010 27-10-2010 Molle - Vocabolario ORGANO TECNICO: DOCUMENTAZIONE, INFORMAZIONE AUTOMATICA UNI 11386:2010 14-10-2010 Supporto all’Interoperabilità nella Conservazione e nel Recupero degli Oggetti digitali (SInCRO) UNI ISO 3297:2010 27-10-2010 Informazione e documentazione - Sistema internazionale unificato per la numerazione delle pubblicazioni in serie (ISSN) ORGANO TECNICO: ERGONOMIA UNI 11377-1:2010 23-09-2010 Usabilità dei prodotti industriali - Parte 1: Principi generali, termini e definizioni UNI 11377-2:2010 23-09-2010 Usabilità dei prodotti industriali - Parte 2: Metodi e strumenti di intervento UNI EN ISO 9241-400:2007 21-09-2010 Ergonomia dell’interazione uomo-sistema - Parte 400: Principi e requisiti per i dispositivi fisici di ingresso ORGANO TECNICO: IMBALLAGGI UNI EN ISO 4180:2010 14-10-2010 Imballaggi - Imballaggi di trasporto completi e pieni - Regole generali per la definizione dei programmi di prova di prestazione U&C n.10 novembre/dicembre 2010 59 DATA TITOLO LINGUA DI PUBBLICAZIONE PREZZO DI LISTINO (€) EN 51,50 EN 73,50 EN 57,00 EI 51,50 Ve us rs o ion es e cl e us le iv ttro o n de ic iS a oc i ORGANO TECNICO: IMPIANTI DI ASCENSORI, MONTACARICHI, SCALE MOBILI E APPARECCHI SIMILARI UNI EN 115-2:2010 9-09-2010 Sicurezza delle scale mobili e dei marciapiedi mobili - Parte 2: Regole per il miglioramento della sicurezza scale mobili e dei marciapiedi mobili esistenti UNI EN 12158-1:2010 9-09-2010 Montacarichi da cantiere per materiali - Parte 1: Montacarichi con piattaforma accessibile UNI EN 12158-2:2010 9-09-2010 Montacarichi da cantiere per materiali - Parte 2: Montacarichi inclinati con dispositivi di trasporto non accessibili ORGANO TECNICO: IMPIANTI ED ATTREZZI SPORTIVI E RICREATIVI UNI CEN/TR 15913:2009 5-10-2010 Installazioni per gli spettatori - Criteri di disposizione degli spazi di osservazione per spettatori con esigenze speciali UNI CEN/TR 16041:2010 21-10-2010 Biciclette - Risposte alle richieste di interpretazione della norma EN 14764 UNI CEN/TR 16042:2010 21-10-2010 Biciclette - Risposte alle richieste di interpretazione della norma EN 14765 UNI CEN/TR 16043:2010 21-10-2010 Biciclette - Risposte alle richieste di interpretazione della norma EN 14766 UNI CEN/TR 16044:2010 21-10-2010 Biciclette - Risposte alle richieste di interpretazione della norma EN 14781 UNI EN 1069-1:2010 7-10-2010 Acquascivoli - Parte 1: Requisiti di sicurezza e metodi di prova UNI EN 1069-2:2010 7-10-2010 Acquascivoli - Parte 2: Istruzioni UNI EN 14974:2010 9-09-2010 Installazioni per gli utilizzatori di attrezzature per sport su rotelle - Requisiti di sicurezza e metodi di prova UNI EN 15288-1:2010 27-10-2010 Piscine - Parte 1: Requisiti di sicurezza per la progettazione UNI EN 15312:2010 7-10-2010 Attrezzature sportive di libero accesso - Requisiti, inclusa la sicurezza, e metodi di prova ORGANO TECNICO: INGEGNERIA STRUTTURALE UNI CEN ISO/TS 17892-10:2005 14-09-2010 Indagini e prove geotecniche - Prove di laboratorio sui terreni - Parte 10: Prove di taglio diretto UNI CEN ISO/TS 17892-11:2005 14-09-2010 Indagini e prove geotecniche - Prove di laboratorio sui terreni - Parte 11: Determinazione della permeabilità con prove a carico costante o a carico variabile UNI CEN ISO/TS 17892-12:2005 14-09-2010 Indagini e prove geotecniche - Prove di laboratorio sui terreni - Parte 12: Determinazione dei limiti di Atterberg UNI CEN ISO/TS 17892-1:2005 7-09-2010 Indagini e prove geotecniche - Prove di laboratorio sui terreni - Parte 1: Determinazione del contenuto in acqua UNI CEN ISO/TS 17892-2:2005 7-09-2010 Indagini e prove geotecniche - Prove di laboratorio sui terreni - Parte 2: Determinazione della massa volumica dei terreni a grana fine UNI CEN ISO/TS 17892-3:2005 7-09-2010 Indagini e prove geotecniche - Prove di laboratorio sui terreni - Parte 3: Determinazione della massa volumica dei granuli solidi - Metodo del picnometro UNI CEN ISO/TS 17892-5:2005 7-09-2010 Indagini e prove geotecniche - Prove di laboratorio sui terreni - Parte 5: Prova edometrica ad incrementi di carico UNI CEN ISO/TS 17892-6:2005 7-09-2010 Indagini e prove geotecniche - Prove di laboratorio sui terreni - Parte 6: Prova con la punta conica UNI CEN ISO/TS 17892-7:2005 7-09-2010 Indagini e prove geotecniche - Prove di laboratorio sui terreni - Parte 7: Prova di compressione non confinata su terreni a grana fine UNI CEN ISO/TS 17892-8:2005 7-09-2010 Indagini e prove geotecniche - Prove di laboratorio sui terreni - Parte 8: Prova triassiale non consolidata non drenata UNI CEN ISO/TS 17892-9:2005 7-09-2010 Indagini e prove geotecniche - Prove di laboratorio sui terreni - Parte 9: Prove di compressione triassiale, consolidate, su terreni saturi UNI EN 15258:2009 5-10-2010 Prodotti prefabbricati di calcestruzzo - Elementi per muri di sostegno UNI EN 1536:2010 7-10-2010 Esecuzione di lavori geotecnici speciali - Pali trivellati UNI EN 1538:2010 7-10-2010 Esecuzione di lavori geotecnici speciali - Diaframmi a tutte le norme NUMERO 60 U&C n.10 novembre/dicembre 2010 EN 27,00 EN 22,50 EN 27,00 EN 27,00 EN EN 66,00 57,00 EN EN 51,50 46,50 EN 66,00 EI 46,50 EI 51,50 EI 41,50 EI 36,00 EI 41,50 EI 36,00 EI 57,00 EI 36,00 EI 36,00 EI 41,50 EI 54,50 EI 54,50 EN EN 76,50 64,00 DATA UNI EN 15878:2010 UNI EN 1991-4:2006 16-09-2010 23-09-2010 TITOLO LINGUA DI PUBBLICAZIONE 80,50 108,50 73,50 32,00 46,50 a Ve us rs o ion es e cl e us le iv ttro o n de ic iS a oc i Sistemi di stoccaggio statici di acciaio - Termini e definizioni EN Eurocodice 1 - Azioni sulle strutture EI - Parte 4: Azioni su silos e serbatoi UNI/TS 11379:2010 23-09-2010 Scaffalature metalliche - Progettazione sotto carichi sismici IT delle scaffalature per lo stoccaggio statico di pallet ORGANO TECNICO: INGEGNERIA STRUTTURALE;PRODOTTI, PROCESSI E SISTEMI PER L’ORGANISMO EDILIZIO UNI 11385:2010 14-10-2010 Pozzetti e camere d’ispezione di calcestruzzo non armato, IT rinforzato con fibre di acciaio e con armature tradizionali - Requisiti e metodi di prova complementari alla UNI EN 1917 ORGANO TECNICO: LEGNO UNI 11035-3:2010 27-10-2010 Legno strutturale - Classificazione a vista dei legnami IT secondo la resistenza meccanica - Parte 3: Travi Uso Fiume e Uso Trieste UNI CEN/TS 14464:2010 16-09-2010 Segati di legno - Metodo per la misurazione EN della formazione di crosta UNI EN 12490:2010 9-09-2010 Durabilità del legno e dei prodotti a base di legno EN - Legno massiccio trattato con i preservanti - Determinazione della penetrazione e ritenzione del creosoto nel legno trattato UNI EN 1533:2010 7-10-2010 Pavimentazioni di legno - Determinazione della resistenza EN a flessione sotto carico statico - Metodi di prova UNI EN 312:2010 7-10-2010 Pannelli di particelle di legno - Specifiche EN UNI EN 408:2010 7-10-2010 Strutture di legno - Legno massiccio e legno lamellare EN incollato - Determinazione di alcune proprietà fisiche e meccaniche ORGANO TECNICO: LUCE E ILLUMINAZIONE UNI CEI 11222:2010 9-09-2010 Luce e illuminazione - Impianti di illuminazione di sicurezza IT negli edifici - Procedure per la verifica periodica, la manutenzione, la revisione e il collaudo ORGANO TECNICO: MANUTENZIONE UNI EN 13306:2010 27-10-2010 Manutenzione - Terminologia di manutenzione EN ORGANO TECNICO: METALLI NON FERROSI UNI 9956:2010 21-10-2010 Titanio - Spugna di titanio - Definizioni, caratteristiche e prove IT UNI EN 12735-1:2010 16-09-2010 Rame e leghe di rame - Tubi di rame tondi senza saldatura EN per condizionamento e refrigerazione - Parte 1: Tubi per sistemi di tubazioni UNI EN 12735-2:2010 16-09-2010 Rame e leghe di rame - Tubi di rame tondi senza saldatura EN per condizionamento e refrigerazione - Parte 2: Tubi per apparecchiature UNI EN 13148:2010 27-10-2010 Rame e leghe di rame - Nastri stagnati a caldo EN UNI EN 14938-2:2010 16-09-2010 Rame e leghe di rame - Determinazione del contenuto di EN bismuto - Parte 2: Metodo spettrometrico per assorbimento atomico in fiamma (FAAS) UNI EN 15023-3:2010 16-09-2010 Rame e leghe di rame - Determinazione del contenuto EN di nichel - Parte 3: Metodo spettrometrico per assorbimento atomico in fiamma (FAAS) UNI EN 15025:2010 16-09-2010 Rame e leghe di rame - Determinazione del contenuto di EN magnesio - Metodo spettrometrico per assorbimento atomico in fiamma (FAAS) UNI EN 15605:2010 16-09-2010 Rame e leghe di rame EN - Spettrometria a emissione ottica accoppiata a plasma induttivo UNI EN 15915:2010 16-09-2010 Rame e leghe di rame - Determinazione del contenuto di EN argento - Metodo spettrometrico per assorbimento atomico in fiamma (FAAS) UNI EN 15916-2:2010 16-09-2010 Rame e leghe di rame - Determinazione del contenuto EN di tellurio - Parte 2: Contenuto medio di tellurio - Metodo spettrometrico per assorbimento atomico in fiamma (FAAS) PREZZO DI LISTINO (€) tutte le norme NUMERO 22,50 32,00 32,00 36,00 54,50 41,50 51,50 27,00 41,50 46,50 60,00 27,00 32,00 27,00 64,00 36,00 27,00 U&C n.10 novembre/dicembre 2010 61 DATA UNI EN ISO 10215:2010 7-10-2010 TITOLO EN 27,00 EN 22,50 EN 17,50 EN 17,50 Ve us rs o ion es e cl e us le iv ttro o n de ic iS a oc i Anodizzazione dell’alluminio e sue leghe - Determinazione visiva della chiarezza d’immagine degli strati di ossido anodico - Metodo della scala grafica UNI EN ISO 11876:2010 7-10-2010 Metalli duri - Determinazione del calcio, rame, ferro, potassio, magnesio, manganese, sodio, nichel e zinco nelle polveri metalliche di cobalto - Metodo per spettrometria di assorbimento atomico in fiamma UNI EN ISO 2085:2010 7-10-2010 Anodizzazione dell’alluminio e sue leghe - Controllo della continuità degli strati di ossido anodico sottili - Prova al solfato di rame UNI EN ISO 2128:2010 7-10-2010 Anodizzazione dell’alluminio e sue leghe - Determinazione dello spessore degli strati di ossido anodico - Metodo non distruttivo mediante microscopio a sezione ottica UNI EN ISO 2143:2010 9-09-2010 Anodizzazione dell’alluminio e sue leghe - Valutazione della perdita di potere assorbente dello strato di ossido anodico fissato - Prova alla goccia di colorante con preattacco acido UNI EN ISO 2376:2010 7-10-2010 Anodizzazione dell’alluminio e sue leghe - Determinazione della tensione elettrica di perforazione UNI EN ISO 2931:2010 9-09-2010 Anodizzazione dell’alluminio e sue leghe - Valutazione della qualità del fissaggio dello strato di ossido anodico mediante misurazione di ammettenza UNI EN ISO 3210:2010 9-09-2010 Anodizzazione dell’alluminio e sue leghe - Valutazione della qualità del fissaggio degli strati di ossido anodico mediante misurazione di perdita di massa dopo immersione in soluzioni fosfo-cromiche acide UNI EN ISO 3211:2010 7-10-2010 Anodizzazione dell’alluminio e sue leghe - Valutazione della resistenza degli strati di ossido anodico alla criccatura per deformazione UNI EN ISO 6581:2010 9-09-2010 Anodizzazione dell’alluminio e sue leghe - Determinazione della solidità comparativa alla luce ultravioletta e al calore degli strati di ossido anodico colorati UNI EN ISO 7599:2010 9-09-2010 Anodizzazione dell’alluminio e sue leghe - Specifiche generali per rivestimenti per ossidazione anodica sull’alluminio UNI EN ISO 7759:2010 7-10-2010 Anodizzazione dell’alluminio e sue leghe - Misurazione delle caratteristiche di riflettanza delle superfici di alluminio mediante fotogoniometro o fotogoniometro ridotto UNI EN ISO 8993:2010 7-10-2010 Anodizzazione dell’alluminio e sue leghe - Sistema di valutazione della corrosione puntiforme - Metodo delle immagini tipo ORGANO TECNICO: METROLOGIA DELLA PORTATA, PRESSIONE, TEMPERATURA UNI EN 13798:2010 7-10-2010 Idrometria - Specifiche di un pozzetto pluviometrico di riferimento ORGANO TECNICO: MOBILI UNI EN 12227:2010 7-10-2010 Box per uso domestico - Requisiti di sicurezza e metodi di prova ORGANO TECNICO: NANOTECNOLOGIE UNI CEN ISO/TS 27687:2010 7-09-2010 Nanotecnologie - Terminologia e definizioni relative a nano-oggetti - Nanoparticelle, nanofibre e nanolastre UNI EN ISO 29701:2010 21-10-2010 Nanotecnologie - Prove di rilevazione di endotossine su campioni di nanomateriali per sistemi in vitro - Prova Limulus amebocyte lysate (LAL) ORGANO TECNICO: NAVALE; SICUREZZA UNI EN ISO 12402-2:2010 9-09-2010 Dispositivi individuali di galleggiamento - Parte 2: Giubbotti di salvataggio, livello prestazionale 275 - Requisiti di sicurezza UNI EN ISO 12402-3:2010 9-09-2010 Dispositivi individuali di galleggiamento - Parte 3: Giubbotti di salvataggio, livello prestazionale 150 - Requisiti di sicurezza LINGUA DI PREZZO DI PUBBLICAZIONE LISTINO (€) EN 22,50 EN 17,50 EN 22,50 EN 22,50 EN 22,50 EN 17,50 EN 46,50 EN 27,00 EN 32,00 EN 27,00 EN 60,00 EI 32,00 EN 46,50 EN 46,50 EN 46,50 a tutte le norme NUMERO 62 U&C n.10 novembre/dicembre 2010 DATA UNI EN ISO 12402-4:2010 9-09-2010 TITOLO EN 46,50 EN 46,50 EN 46,50 IT 41,50 IT 76,50 Ve us rs o ion es e cl e us le iv ttro o n de ic iS a oc i Dispositivi individuali di galleggiamento - Parte 4: Giubbotti di salvataggio, livello prestazionale 100 - Requisiti di sicurezza UNI EN ISO 12402-5:2010 9-09-2010 Dispositivi individuali di galleggiamento - Parte 5: Aiuti al galleggiamento (livello 50) - Requisiti di sicurezza UNI EN ISO 12402-6:2010 9-09-2010 Dispositivi individuali di galleggiamento - Parte 6: Giubbotti di salvataggio e aiuti al galleggiamento per scopi speciali - Requisiti di sicurezza e metodi di prova supplementari ORGANO TECNICO: PRODOTTI, PROCESSI E SISTEMI PER L’ORGANISMO EDILIZIO UNI 11371:2010 23-09-2010 Massetti per parquet e pavimentazioni di legno - Proprietà e caratteristiche prestazionali UNI 9182:2010 9-09-2010 Impianti di alimentazione e distribuzione d’acqua fredda e calda - Criteri di progettazione, collaudo e gestione UNI EN 12311-2:2010 9-09-2010 Membrane flessibili per impermeabilizzazione - Determinazione delle proprietà a trazione - Parte 2: Membrane di gomma e di materiale plastico per l’impermeabilizzazione di coperture UNI EN 12317-2:2010 9-09-2010 Membrane flessibili per impermeabilizzazione - Determinazione della resistenza al taglio delle giunzioni - Parte 2: Membrane di materiale plastico e gomma per l’impermeabilizzazione di coperture UNI EN 14516:2010 16-09-2010 Vasche da bagno per impieghi domestici UNI EN 14527:2010 16-09-2010 Piatti doccia per impieghi domestici UNI EN 14695:2010 5-10-2010 Membrane flessibili per impermeabilizzazione - Membrane bituminose armate per l’impermeabilizzazione di impalcati di ponte di calcestruzzo e altre superfici di calcestruzzo soggette a traffico - Definizioni e caratteristiche UNI EN 15643-1:2010 14-10-2010 Sostenibilità delle costruzioni - Valutazione della sostenibilità degli edifici - Parte1: Quadro di riferimento generale UNI EN 806-4:2010 9-09-2010 Specifiche relative agli impianti all’interno di edifici per il convogliamento di acque destinate al consumo umano - Parte 4: Installazione UNI EN ISO 8394-1:2010 27-10-2010 Edilizia - Sigillanti - Parte 1: Determinazione dell’estrudibilità dei sigillanti UNI EN ISO 8394-2:2010 27-10-2010 Edilizia - Sigillanti - Parte 2: Determinazione dell’estrudibilità dei sigillanti impiegando un’apparechiatura normalizzata ORGANO TECNICO: PROTEZIONE ATTIVA CONTRO GLI INCENDI UNI EN 15767-3:2010 7-10-2010 Attrezzature portatili alimentate da pompe antincendio per il getto di agenti estinguenti - Monitori portatili - Parte 3: Dispositivi per schiuma UNI ISO/TS 13075:2010 14-10-2010 Sistemi di estinzione a estinguenti gassosi - Sistemi di estinzione ingegnerizzati - Metodo per l’implementazione, la prova e la verifica del calcolo delle portate ai fini dell’approvazione ORGANO TECNICO: RECIPIENTI PER IL TRASPORTO DI GAS COMPRESSI, DISCIOLTI O LIQUEFATTI UNI EN 13081:2009 19-10-2010 Cisterne per il trasporto di merci pericolose - Equipaggiamenti di servizio per cisterne - Adattatori ad accoppiatore per il recupero dei vapori UNI EN 13082:2009 19-10-2010 Cisterne per il trasporto di merci pericolose - Equipaggiamenti di servizio per cisterne - Valvola per il recupero dei vapori UNI EN 13083:2009 19-10-2010 Cisterne per il trasporto di merci pericolose - Equipaggiamenti di servizio per cisterne - Adattatore per il carico e lo scarico dal fondo UNI EN 13648-1:2009 26-10-2010 Recipienti criogenici - Dispositivi di sicurezza per la protezione contro la sovrappressione - Parte 1: Valvole di sicurezza per il servizio criogenico UNI EN ISO 10156:2010 27-10-2010 Gas e miscele di gas - Determinazione del potenziale di infiammabilità e della capacità ossidante per la scelta delle connessioni di uscita delle valvole per bombole LINGUA DI PREZZO DI PUBBLICAZIONE LISTINO (€) tutte le norme NUMERO 27,00 EN 22,50 EN EN EI 46,50 46,50 51,50 EN 46,50 EN 66,00 EN 22,50 EN 27,00 EN 41,50 EN 17,50 EI 41,50 EI 36,00 EI 41,50 EI 36,00 EN 51,50 a EN U&C n.10 novembre/dicembre 2010 63 NUMERO DATA 19-10-2010 UNI EN ISO 15614-5:2005 19-10-2010 LINGUA DI PUBBLICAZIONE PREZZO DI LISTINO (€) Specificazione e qualificazione delle procedure di saldatura per materiali metallici - Specificazione della procedura di saldatura - Parte 1: Saldatura ad arco Specificazione e qualificazione delle procedure di saldatura per materiali metallici - Prove di qualificazione della procedura di saldatura - Parte 4: Saldatura di finitura di getti di alluminio Specificazione e qualificazione delle procedure di saldatura per materiali metallici - Prove di qualificazione della procedura di saldatura - Parte 5: Saldatura ad arco di titanio, zirconio e loro leghe EI 32,00 IT 46,50 EI 51,50 Macchine per materie plastiche e gomma - Mescolatori interni - Requisiti di sicurezza Sicurezza del macchinario - Valutazione e riduzione dei rischi generati dalle radiazioni emesse dal macchinario - Parte 2: Procedura di misurazione dell’emissione di radiazione Schermi per posti di lavoro in presenza di laser - Requisiti di sicurezza e prove Protettori del piede e della gamba - Requisiti e metodi di prova per puntali e solette antiperforazione Dispositivi di protezione delle vie respiratorie - Elettrorespiratori a filtro completi di elmetto o cappuccio - Requisiti, prove, marcatura Dispositivi di protezione delle vie respiratorie - Elettrorespiratori a filtro completi di maschere intere, semimaschere o quarti di maschere - Requisiti, prove, marcatura Scale - Parte 2: Requisiti, prove, marcatura Macchine per costruzioni - Compatibilità elettromagnetica delle macchine con alimentazione interna elettrica Scale per sottotetto - Requisiti, marcatura e prove Sicurezza del macchinario - Requisiti di sicurezza di laminatoi a caldo di prodotti piani Sicurezza del macchinario - Requisiti di sicurezza di laminatoi a freddo di prodotti piani Sicurezza delle macchine per la lavorazione del legno - Seghe circolari - Parte 5: Seghe circolari da banco/ troncatrici con taglio dal basso Sicurezza delle macchine per la lavorazione del legno - Seghe circolari - Parte 6: Seghe circolari per legna da ardere e combinate seghe circolari per legna da ardere/seghe circolari da banco, con carico e/o scarico manuale Sicurezza delle macchine per la lavorazione del legno - Seghe circolari - Parte 7: Seghe per tronchi monolama con tavola di avanzamento integrata e carico e/o scarico manuale Sicurezza delle macchine per la lavorazione del legno - Seghe circolari - Parte 9: Troncatrici a doppia lama con avanzamento integrato e con carico e/o scarico manuale Protezione personale degli occhi - Occhiali a visiera per utilizzatori di motocicli e ciclomotori Dispositivi individuali per la protezione contro le cadute - Cordini Guanti di protezione - Requisiti generali e metodi di prova IT 60,00 IT 36,00 EN 41,50 EN 51,50 IT 76,50 IT 73,50 EN EN 57,00 60,00 EN EI 36,00 73,50 EI 73,50 IT 73,50 IT 76,50 IT 70,00 IT 60,00 EN 54,50 EN 36,00 IT 51,50 Ve us rs o ion es e cl e us le iv ttro o n de ic iS a oc i UNI EN ISO 15614-4:2006 ORGANO TECNICO: SICUREZZA UNI EN 12013:2008 19-10-2010 UNI EN 12198-2:2009 7-09-2010 UNI EN 12254:2010 9-09-2010 UNI EN 12568:2010 9-09-2010 UNI EN 12941:2009 26-10-2010 UNI EN 12942:2009 26-10-2010 UNI EN 131-2:2010 UNI EN 13309:2010 9-09-2010 16-09-2010 UNI EN 14975:2010 UNI EN 15093:2009 9-09-2010 5-10-2010 UNI EN 15094:2009 5-10-2010 UNI EN 1870-5:2010 12-10-2010 UNI EN 1870-6:2010 5-10-2010 UNI EN 1870-7:2010 12-10-2010 UNI EN 1870-9:2010 5-10-2010 a tutte le norme ORGANO TECNICO: SALDATURE UNI EN ISO 15609-1:2006 12-10-2010 TITOLO UNI EN 1938:2010 7-10-2010 UNI EN 354:2010 7-10-2010 UNI EN 420:2010 5-10-2010 64 U&C n.10 novembre/dicembre 2010 DATA UNI EN 421:2010 9-09-2010 TITOLO LINGUA DI PREZZO DI PUBBLICAZIONE LISTINO (€) 46,50 41,50 57,00 32,00 32,00 Ve us rs o ion es e cl e us le iv ttro o n de ic iS a oc i Guanti di protezione contro le radiazioni ionizzanti e la EN contaminazione radioattiva UNI EN ISO 13287:2008 19-10-2010 Dispositivi di protezione individuale - Calzature - Metodo di EI prova per la resistenza allo scivolamento UNI EN ISO 14122-4:2010 9-09-2010 Sicurezza del macchinario - Mezzi di accesso permanenti al EN macchinario - Parte 4: Scale fisse UNI EN ISO 17491-3:2008 21-09-2010 Indumenti di protezione - Metodi di prova per indumenti che EI forniscono protezione contro prodotti chimici - Parte 3: Determinazione della resistenza alla penetrazione mediante un getto di liquido (prova al getto) UNI EN ISO 17491-4:2008 21-09-2010 Indumenti di protezione - Metodi di prova per indumenti che EI forniscono protezione contro prodotti chimici - Parte 4: Determinazione della resistenza alla penetrazione mediante spruzzo di liquido (prova allo spruzzo) ORGANO TECNICO: SPECIFICHE E VERIFICHE DIMENSIONALI E GEOMETRICHE DEI PRODOTTI UNI EN ISO 10360-5:2010 7-10-2010 Specifiche geometriche dei prodotti (GPS) - Prove di EN accettazione e prove di verifica periodica per macchine di misura a coordinate (CMM) - Parte 5: CMM dotate di sistemi tastatori a contatto a stilo singolo e multiplo UNI EN ISO 25178-601:2010 16-09-2010 Specifiche geometriche dei prodotti (GPS) - Tessitura/stato EN della superficie: metodo areale - Parte 601: Caratteristiche nominali degli strumenti a contatto (stilo) UNI EN ISO 25178-602:2010 16-09-2010 Specifiche geometriche dei prodotti (GPS) - Tessitura/stato EN della superficie: metodo areale - Parte 602: Caratteristiche nominali degli strumenti senza contatto (tastatori cromatici confocali) UNI EN ISO 25178-701:2010 16-09-2010 Specifiche geometriche dei prodotti (GPS) - Tessitura/stato EN della superficie: metodo areale - Parte 701: Campioni di taratura e di misura per strumenti a contatto (stilo) ORGANO TECNICO: STANIMUC UNI EN 13128:2009 12-10-2010 Sicurezza delle macchine utensili - Fresatrici (incluse alesatrici) UNI EN 13218:2008 14-09-2010 Macchine utensili - Sicurezza - Rettificatrici fisse IT ORGANO TECNICO: TECNOLOGIE BIOMEDICHE E DIAGNOSTICHE UNI CEI EN 1041:2009 7-09-2010 Informazioni fornite dal fabbricante di dispositivi medici EI UNI EN 1865-1:2010 7-10-2010 Attrezzature per il trasporto dei pazienti utilizzate nelle autoambulanze - Parte 1: Sistemi generali di barelle e attrezzature per il trasporto dei pazienti EN UNI EN 1865-2:2010 7-10-2010 Attrezzature per il trasporto dei pazienti utilizzate nelle autoambulanze - Parte 2: Barelle a propulsione assistita EN UNI EN ISO 10873:2010 21-10-2010 Odontoiatria - Adesivi per protesi dentali EN UNI EN ISO 10993-10:2010 7-10-2010 Valutazione biologica dei dispositivi medici - Parte 10: Prove di irritazione e sensibilizzazione cutanea EN UNI EN ISO 11609:2010 7-10-2010 Odontoiatria - Dentifrici - Requisiti, metodi di prova e marcatura EN UNI EN ISO 11737-2:2010 19-10-2010 Sterilizzazione dei dispositivi medici - Metodi microbiologici EI - Parte 2: Prove di sterilità eseguite nel corso della definizione, della convalida e del mantenimento di un processo di sterilizzazione UNI EN ISO 28158:2010 9-09-2010 Odontoiatria - Porta filo e filo interdentale integrato EN UNI EN ISO 8362-2:2010 7-10-2010 Contenitori per iniettabili e accessori - Parte 2: Chiusure per EN flaconi per iniettabili ORGANO TECNICO: TESSILE E ABBIGLIAMENTO UNI EN 15930:2010 27-10-2010 Fibre - Elasticità delle fibre - Metodi di prova EN UNI EN ISO 105-D01:2010 9-09-2010 Tessili - Prove di solidità del colore - Parte D01: Solidità del EN colore al lavaggio a secco utilizzando solvente percloroetilene UNI EN ISO 105-E05:2010 7-10-2010 Tessili - Prove di solidità del colore EN - Parte E05: Solidità del colore agli acidi tutte le norme NUMERO 54,50 41,50 54,50 51,50 91,00 57,00 51,50 27,00 36,00 73,50 46,50 54,50 a 27,00 22,50 32,00 22,50 17,50 U&C n.10 novembre/dicembre 2010 65 DATA UNI EN ISO 2061:2010 14-10-2010 TITOLO LINGUA DI PREZZO DI PUBBLICAZIONE LISTINO (€) EN 32,00 EN 41,50 EN 46,50 IT 51,50 IT 51,50 Ve us rs o ion es e cl e us le iv ttro o n de ic iS a oc i Tessili - Determinazione della torsione dei filati - Metodo di conteggio diretto UNI EN ISO 2307:2010 14-10-2010 Corde di fibra - Determinazione di alcune proprietà fisiche e meccaniche UNI EN ISO 9554:2010 14-10-2010 Corde di fibra - Specifiche generali ORGANO TECNICO: TRASMISSIONI OLEOIDRAULICHE E PNEUMATICHE; SICUREZZA UNI EN 982:2009 5-10-2010 Sicurezza del macchinario - Requisiti di sicurezza relativi a sistemi e loro componenti per trasmissioni oleoidrauliche e pneumatiche - Oleoidraulica UNI EN 983:2009 5-10-2010 Sicurezza del macchinario - Requisiti di sicurezza relativi a sistemi e loro componenti per trasmissioni oleoidrauliche e pneumatiche - Pneumatica ORGANO TECNICO: TRASPORTI INTERNI UNI EN 1526:2008 26-10-2010 Sicurezza dei carrelli industriali - Requisiti aggiuntivi per funzioni automatiche sui carrelli ORGANO TECNICO: TRASPORTO GUIDATO SU FERRO UNI 11378:2010 23-09-2010 Metropolitane - Materiale rotabile per metropolitane - Caratteristiche generali e prestazioni UNI 7360:2010 23-09-2010 Metropolitane - Sagoma cinematica e sagoma limite del materiale rotabile - Profilo minimo degli ostacoli e distanziamento fra i binari UNI 7361:2010 23-09-2010 Metropolitane - Scostamenti laterali massimi dei rotabili in moto UNI EN 12663-1:2010 7-10-2010 Applicazioni ferroviarie - Requisiti strutturali delle casse dei rotabili ferroviari - Parte 1: Locomotive e materiale rotabile per passeggeri (e metodo alternativo per i carri merci) UNI EN 12663-2:2010 7-10-2010 Applicazioni ferroviarie - Requisiti strutturali delle casse dei rotabili ferroviari - Parte 2: Carri merci UNI EN 13674-2:2010 23-09-2010 Applicazioni ferroviarie - Binario - Rotaia - Parte 2: Rotaie per scambi e incroci utilizzate in accoppiamento con rotaie Vignole da 46 kg/m e oltre UNI EN 13674-3:2010 23-09-2010 Applicazioni ferroviarie - Binario - Rotaia - Parte 3: Controrotaie UNI EN 13803-1:2010 7-10-2010 Applicazioni ferroviarie - Binario - Parametri di progettazione dei tracciati del binario - Scartamento del binario da 1 435 mm e maggiore - Parte 1: Piena linea UNI EN 14730-1:2010 9-09-2010 Applicazioni ferroviarie - Binario - Saldatura alluminotermica delle rotaie - Parte 1: Approvazione dei processi di saldatura ORGANO TECNICO: UNI-CEI VALUTAZIONE DELLA CONFORMITÀ UNI CEI EN ISO/IEC 17050-1:2010 9-09-2010 Valutazione della conformità - Dichiarazione di conformità rilasciata dal fornitore - Parte 1: Requisiti generali ORGANO TECNICO: UNICEMENTO UNI CEN/TS 12390-11:2010 12-10-2010 Prove sul calcestruzzo indurito - Parte 11: Determinazione della resistenza ai cloruri del calcestruzzo, diffusione unidirezionale UNI EN 12390-2:2009 12-10-2010 Prove sul calcestruzzo indurito - Parte 2: Confezione e stagionatura dei provini per prove di resistenza UNI EN 12390-3:2009 26-10-2010 Prove sul calcestruzzo indurito - Parte 3: Resistenza alla compressione dei provini UNI EN 12390-5:2009 12-10-2010 Prove sul calcestruzzo indurito - Parte 5: Resistenza a flessione dei provini UNI EN 12390-6:2010 21-09-2010 Prove sul calcestruzzo indurito - Parte 6: Resistenza a trazione indiretta dei provini UNI EN 12390-7:2009 26-10-2010 Prove sul calcestruzzo indurito - Parte 7: Massa volumica del calcestruzzo indurito UNI EN 12390-8:2009 26-10-2010 Prove sul calcestruzzo indurito - Parte 8: Profondità di penetrazione dell’acqua sotto pressione a tutte le norme NUMERO 66 U&C n.10 novembre/dicembre 2010 IT 36,00 IT 51,50 IT 46,50 IT 27,00 EN 57,00 EN 64,00 EN 91,00 EN 46,50 EN 73,50 EN 64,00 EI 32,00 EI 57,00 EI 36,00 EI 54,50 EI 41,50 EI 41,50 EI 41,50 EI 36,00 TITOLO UNI EN 1367-2:2010 5-10-2010 UNI EN 15743:2010 5-10-2010 UNI EN 1744-1:2010 5-10-2010 UNI EN 196-7:2008 26-10-2010 UNI EN 196-8:2010 26-10-2010 UNI EN 480-10:2009 21-09-2010 Prove per determinare le proprietà termiche e la degradabilità degli aggregati - Parte 2: Prova al solfato di magnesio Cemento sovrasolfatato - Composizione, specifiche e criteri di conformità Prove per determinare le proprietà chimiche degli aggregati - Parte 1: Analisi chimica Metodi di prova dei cementi - Parte 7: Metodi di prelievo e di campionatura del cemento Metodi di prova dei cementi - Parte 8: Calore d’idratazione - Metodo per soluzione Additivi per calcestruzzo, malta e malta per iniezione - Metodi di prova - Parte 10: Determinazione del tenore di cloruri solubili in acqua Additivi per calcestruzzo, malta e malta per iniezione - Metodi di prova - Parte 13: Malta da muratura di riferimento per le prove sugli additivi per malta Additivi per calcestruzzo, malta e malta per iniezione - Parte 2: Additivi per calcestruzzo - Definizioni, requisiti, conformità, marcatura ed etichettatura LINGUA DI PREZZO DI PUBBLICAZIONE LISTINO (€) EI 46,50 EI 57,00 EI EI 80,50 51,50 EI 46,50 EI 36,00 tutte le norme DATA Ve us rs o ion es e cl e us le iv ttro o n de ic iS a oc i NUMERO UNI EN 480-13:2009 5-10-2010 UNI EN 934-2:2009 26-10-2010 ORGANO TECNICO: UNICHIM UNI CEN/TS 15968:2010 7-10-2010 9-09-2010 UNI EN 13623:2010 7-10-2010 UNI EN 14733:2010 27-10-2010 UNI EN 15928:2010 7-10-2010 UNI EN 15947-1:2010 27-10-2010 UNI EN 15947-2:2010 27-10-2010 UNI EN 15947-3:2010 27-10-2010 UNI EN 15947-4:2010 27-10-2010 UNI EN 15947-5:2010 27-10-2010 UNI EN 15950:2010 27-10-2010 UNI EN ISO 2871-1:2010 9-09-2010 a UNI EN 13398:2010 UNI EN ISO 2871-2:2010 9-09-2010 UNI EN ISO 4787:2010 7-10-2010 UNI EN ISO 8510-2:2010 21-10-2010 Determinazione del perfluoro ottano sulfonato (PFOS) estraibile in articoli solidi, rivestiti e impregnati, nei liquidi e nelle schiume antincendio - Metodo per il campionamento, l’estrazione e l’analisi per mezzo di LC-qMS o LC-MS Bitumi e leganti bituminosi - Determinazione del ritorno elastico di un bitume modificato Disinfettanti chimici ed antisettici - Prova in sospensione quantitativa per la valutazione dell’attività battericida rispetto alla Legionella di disinfettanti chimici per sistemi acquosi - Metodo di prova e requisiti (Fase 2, stadio 1) Bitumi e leganti bituminosi - Controllo della produzione in fabbrica di bitumi in emulsioni, di bitumi flussati e fluidificati Concimi - Determinazione della finezza di macinazione (procedura a secco) Articoli pirotecnici - Fuochi artificiali, Categorie 1, 2 e 3 - Parte 1: Terminologia Articoli pirotecnici - Fuochi artificiali, Categorie 1, 2 e 3 - Parte 2: Categorie e tipologie di fuoco artificiale Articoli pirotecnici - Fuochi artificiali, Categorie 1, 2 e 3 - Parte 3: Requisiti minimi di etichettatura Articoli pirotecnici - Fuochi artificiali, Categorie 1, 2 e 3 - Parte 4: Metodi di prova Articoli pirotecnici - Fuochi artificiali, Categorie 1, 2 e 3 - Parte 5: Requisiti per la costruzione e prestazione Concimi - Determinazione dell’acido N- (1,2-dicarbossietil)-D,L-aspartico (acido iminodisuccinico, IDHA) mediante cromatografia liquida ad alta risoluzione (HPLC) Agenti tensioattivi - Detergenti - Determinazione del contenuto di sostanza attiva cationica - Parte 1: Sostanza attiva cationica ad alta massa molecolare Agenti tensioattivi - Detergenti - Determinazione del contenuto di sostanza attiva cationica - Parte 2: Sostanza attiva cationica a bassa massa molecolare (tra 200 e 500) Vetreria da laboratorio - Strumentazioni volumetriche - Metodi per la verifica della capacità e per l’utilizzo Adesivi - Prova di distacco per un assemblaggio ottenuto per incollaggio di un materiale flessibile su rigido - Parte 2: Distacco a 180° EI 36,00 EI 57,00 EN 51,50 EN 22,50 EN 54,50 EN 41,50 EN EN 17,50 41,50 EN 32,00 EN 46,50 EN 57,00 EN 51,50 EN 32,00 EN 22,50 EN 22,50 EN 46,50 EN 22,50 U&C n.10 novembre/dicembre 2010 67 NUMERO DATA ORGANO TECNICO: UNINFO UNI CEN ISO/TS 14907-1:2010 7-10-2010 UNI CEN ISO/TS 17575-1:2010 7-10-2010 Riscossione elettronica dei pagamenti - Procedure di prova per gli apparati utente e gli apparati fissi - Parte 1: Descrizione delle procedure di prova Riscossione elettronica dei pagamenti - Definizione dell’interfaccia applicativa per sistemi autonomi - Parte 1: Addebito Riscossione elettronica dei pagamenti - Definizione dell’interfaccia applicativa per sistemi autonomi - Parte 2: Comunicazione e connessione ai livelli inferiori Sistemi di tubazioni multistrato per le installazioni di acqua calda e fredda all’interno degli edifici - Parte 7: Guida alla valutazione di conformità Sistemi di tubazioni di materia plastica - Materie plastiche termoindurenti rinforzate con fibre di vetro (PRFV) a base di resina poliestere insatura (UP) - Rapporto sulla determinazione della abrasione media dopo un numero definito di cicli di prova Materie plastiche - Profilati di policloruro di vinile non plastificato (PVC-U) per applicazioni edilizie - Parte 1: Designazione dei profilati di PVC-U Materie plastiche - Profilati di policloruro di vinile non plastificato (PVC-U) per applicazioni edilizie - Parte 3: Designazione dei profilati di PVC-UE Sistemi di tubazioni e di canalizzazioni di materia plastica - Elementi di rialzo di materiale termoplastico per camere di ispezione e passi d’uomo - Determinazione della rigidezza anulare Materie plastiche - Membrane di policloruro di vinile plastificato (PVC- P) per piscine interrate - Parte 1: Membrane omogenee di spessore nominale maggiore o uguale a 0,75 mm Materie plastiche - Membrane di policloruro di vinile plastificato (PVC- P) per piscine interrate - Parte 2: Membrane rinforzate di spessore nominale maggiore o uguale a 1,5 mm Materie plastiche - Prodotti semi- finiti termoplastici per lavorazioni a macchina - Requisiti e metodi di prova Laminati decorativi ad alta pressione (HPL) - Fogli a base di resine termoindurenti (generalmente chiamati laminati) - Parte 8: Classificazione e specifiche per laminati con effetti estetici particolari Laminati decorativi ad alta pressione (HPL) - Fogli a base di resine termoindurenti (comunemente chiamati laminati) - Parte 9: Classificazione e specifiche per laminati con strato interno alternativo Materie plastiche - Determinazione delle caratteristiche all’urto Charpy - Parte 1: Prova d’urto non strumentato Materiali polimerici cellulari flessibili - Determinazione delle caratteristiche sforzo-deformazione in compressione - Parte 1: Materiali a bassa massa volumica Materiali polimerici cellulari flessibili - Determinazione delle caratteristiche sforzo-deformazione in compressione - Parte 2: Materiali ad alta massa volumica Materiali polimerici cellulari flessibili - Determinazione del valore del flusso d’aria ad una caduta di pressione costante LINGUA DI PUBBLICAZIONE PREZZO DI LISTINO (€) EN EN 84,50 46,50 EN 51,50 EN 41,50 EN 27,00 EN 46,50 EN 46,50 EN 27,00 EN 36,00 EN 41,50 EN 60,00 EI 41,50 EN 32,00 EN 46,50 EN 22,50 EN 27,00 EN 32,00 Ve us rs o ion es e cl e us le iv ttro o n de ic iS a oc i ORGANO TECNICO: UNIPLAST UNI CEN ISO/TS 21003-7:2010 7-10-2010 UNI CEN/TR 15729:2010 7-10-2010 UNI EN 13245-1:2010 9-09-2010 UNI EN 13245-3:2010 9-09-2010 UNI EN 14982:2010 7-10-2010 UNI EN 15836-1:2010 9-09-2010 UNI EN 15836-2:2010 9-09-2010 UNI EN 15860:2010 9-09-2010 UNI EN 438-8:2009 12-10-2010 UNI EN 438-9:2010 7-10-2010 UNI EN ISO 179-1:2010 9-09-2010 UNI EN ISO 3386-1:2010 16-09-2010 a tutte le norme UNI CEN ISO/TS 17575-2:2010 7-10-2010 TITOLO UNI EN ISO 3386-2:2010 16-09-2010 UNI EN ISO 7231:2010 9-09-2010 68 U&C n.10 novembre/dicembre 2010 DATA TITOLO LINGUA DI PREZZO DI PUBBLICAZIONE LISTINO (€) EN 46,50 IT 36,00 EN 57,00 Ve us rs o ion es e cl e us le iv ttro o n de ic iS a oc i ORGANO TECNICO: UNIPLAST; TESSILE E ABBIGLIAMENTO UNI EN 15619:2010 9-09-2010 Supporti tessili rivestiti di gomma o materie plastiche - Sicurezza delle strutture temporanee (tendoni) - Specifiche per supporti tessili rivestiti destinati a tendoni e strutture analoghe ORGANO TECNICO: UNSIDER UNI 9163:2010 21-10-2010 Tubi, raccordi e pezzi accessori di ghisa a grafite sferoidale per condotte in pressione - Giunto elastico automatico - Dimensioni di accoppiamento ed accessori di giunto UNI EN 1247:2010 21-10-2010 Macchine per fonderia - Requisiti di sicurezza per siviere, materiali di colata, macchine per colata centrifuga, macchine per colata continua o semicontinua UNI EN 13480-3:2010 23-09-2010 Tubazioni industriali metalliche - Parte 3: Progettazione e calcolo UNI EN 545:2010 14-10-2010 Tubi, raccordi e accessori di ghisa sferoidale e loro assemblaggi per condotte d’acqua - Requisiti e metodi di prova UNI EN ISO 18286:2010 9-09-2010 Lamiere laminate a caldo di acciaio inossidabile - Tolleranze sulle dimensioni e sulla forma UNI EN ISO 9444-2:2010 9-09-2010 Acciaio inossidabile laminato a caldo in continuo - Tolleranze sulle dimensioni e sulla forma - Parte 2: Nastri larghi e fogli/lamiere ORGANO TECNICO: VALVOLE INDUSTRIALI UNI EN ISO 10497:2010 7-10-2010 Prove su valvole - Requisiti per la prova di resistenza al fuoco tutte le norme NUMERO EN 161,00 EN 80,50 EN 27,00 EN 27,00 EN 41,50 NORME RITIRATE CON SOSTITUZIONE Dal 4 settembre al 28 ottobre 2010 IN DATA SOSTITUITA DA NORMA RITIRATA IN DATA SOSTITUITA DA 21/10/2010 09/09/2010 09/09/2010 23/09/2010 23/09/2010 23/09/2010 23/09/2010 23/09/2010 23/09/2010 23/09/2010 21/10/2010 09/09/2010 UNI 9956:1992 UNI CEI EN ISO/IEC 17050-1:2005 UNI CEI EN ISO/IEC 17050-1:2005 UNI CEN ISO/TS 21003-7:2009 UNI CEN/TS 1007-7:2007 UNI CEN/TS 14938-2:2007 UNI CEN/TS 15023-3:2007 UNI CEN/TS 15025:2007 UNI CEN/TS 15365:2006 UNI CEN/TS 15404:2007 UNI CEN/TS 15405:2007 UNI CEN/TS 15406:2007 UNI CEN/TS 15605:2008 UNI CEN/TS 15639:2008 UNI EN 1069-1:2002 21/10/2010 09/09/2010 09/09/2010 07/10/2010 09/09/2010 16/09/2010 16/09/2010 16/09/2010 07/10/2010 21/10/2010 21/10/2010 21/10/2010 16/09/2010 21/10/2010 07/10/2010 UNI EN 1069-2:2000 UNI EN 12042:2006 UNI EN 12042:2006 UNI EN 12043:2002 UNI EN 12158-1:2005 UNI EN 12158-2:2005 UNI EN 12227-1:2001 UNI EN 12227-2:2001 UNI EN 12254:2008 UNI EN 12254:2008 UNI EN 12311-2:2002 UNI EN 12312-10:2006 UNI EN 12312-12:2003 UNI EN 12312-13:2003 UNI EN 12312-14:2008 UNI EN 12312-15:2006 UNI EN 12312-16:2006 UNI EN 12312-17:2005 UNI EN 12312-18:2005 UNI EN 12312-19:2006 UNI EN 12312-1:2001 UNI EN 12312-20:2006 UNI EN 12312-2:2003 UNI EN 12312-3:2004 UNI EN 12312-4:2004 UNI EN 12312-5:2005 UNI EN 12312-6:2005 UNI EN 12312-7:2006 07/10/2010 21/10/2010 21/10/2010 21/10/2010 09/09/2010 09/09/2010 07/10/2010 07/10/2010 09/09/2010 09/09/2010 09/09/2010 16/09/2010 23/09/2010 23/09/2010 23/09/2010 23/09/2010 23/09/2010 23/09/2010 23/09/2010 23/09/2010 16/09/2010 23/09/2010 16/09/2010 16/09/2010 16/09/2010 16/09/2010 16/09/2010 16/09/2010 a NORMA RITIRATA UNI 10682:1997 UNI 10759:1998 UNI 11222:2006 UNI 7247:1973 UNI 7248:1973 UNI 7360:1974 + A1:1997 UNI 7361:1974 UNI 7491:1975 UNI 8378:1982 UNI 8882:1998 UNI 9163:1987 UNI 9182:2008 UNI 10682:2010 UNI EN ISO 4254-10:2010 UNI CEI 11222:2010 UNI 11378:2010 UNI 11378:2010 UNI 7360:2010 UNI 7361:2010 UNI 11378:2010 UNI 11378:2010 UNI 11378:2010 UNI 9163:2010 UNI 9182:2010; UNI EN 806-4:2010 UNI 9956:2010 UNI CEI EN ISO/IEC 17050-1:2010 UNI CEI EN ISO/IEC 17050-1:2010 UNI CEN ISO/TS 21003-7:2010 UNI EN 1007-7:2010 UNI EN 14938-2:2010 UNI EN 15023-3:2010 UNI EN 15025:2010 UNI EN 15365:2010 UNI CEN/TR 15404:2010 UNI CEN/TS 15405:2010 UNI CEN/TS 15406:2010 UNI EN 15605:2010 UNI CEN/TS 15639:2010 UNI EN 1069-1:2010 UNI EN 1069-2:2010 UNI EN 12042:2010 UNI EN 12042:2010 UNI EN 12043:2010 UNI EN 12158-1:2010 UNI EN 12158-2:2010 UNI EN 12227:2010 UNI EN 12227:2010 UNI EN 12254:2010 UNI EN 12254:2010 UNI EN 12311-2:2010 UNI EN 12312-10:2010 UNI EN 12312-12:2010 UNI EN 12312-13:2010 UNI EN 12312-14:2010 UNI EN 12312-15:2010 UNI EN 12312-16:2010 UNI EN 12312-17:2010 UNI EN 12312-18:2010 UNI EN 12312-19:2010 UNI EN 12312-1:2010 UNI EN 12312-20:2010 UNI EN 12312-2:2010 UNI EN 12312-3:2010 UNI EN 12312-4:2010 UNI EN 12312-5:2010 UNI EN 12312-6:2010 UNI EN 12312-7:2010 U&C n.10 novembre/dicembre 2010 69 IN DATA SOSTITUITA DA NORMA RITIRATA IN DATA SOSTITUITA DA 16/09/2010 16/09/2010 09/09/2010 09/09/2010 07/10/2010 07/10/2010 07/10/2010 07/10/2010 07/10/2010 07/10/2010 09/09/2010 07/10/2010 09/09/2010 09/09/2010 09/09/2010 09/09/2010 09/09/2010 21/10/2010 09/09/2010 09/09/2010 07/10/2010 UNI EN 14035-17:2004 UNI EN 12735-1:2008 UNI EN 12735-2:2008 UNI EN 131-2:1994 UNI EN 13135-2:2005 UNI EN 13135-2:2005 UNI EN 13141-2:2004 UNI EN 13148:2002 UNI EN 13245-1:2006 UNI EN 13285:2004 UNI EN 13286-2:2005 UNI EN 13306:2003 UNI EN 13309:2002 UNI EN 13398:2004 UNI EN 13480-3:2009 UNI EN 13674-2:2006 UNI EN 13674-3:2006 UNI EN 1374:2002 UNI EN 13798:2003 UNI EN 13823:2005 UNI EN 13870:2005 UNI EN 13870:2005 UNI EN 13871:2005 UNI EN 13871:2005 UNI EN 13885:2006 UNI EN 13885:2006 UNI EN 14035-10:2004 16/09/2010 16/09/2010 09/09/2010 07/10/2010 07/10/2010 09/09/2010 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restate a terra! a tutte le norme NORMA RITIRATA UNI EN ISO 179-1:2007 UNI EN ISO 2061:1998 UNI EN ISO 2162-3:1998 UNI EN ISO 2307:2005 UNI EN ISO 2871-1:1996 UNI EN ISO 2871-2:1996 UNI EN ISO 3386-1:2000 www.uni.com 72 U&C n.10 novembre/dicembre 2010 a us Ve rs o ion es e cl e us le iv ttro o n de ic iS a oc i U&C_CoverNovDic_progetto 27/12/10 17:29 Pagina AC a us Ve rs o ion es e cl e us le iv ttro o n de ic iS a oc i U&C_CoverNovDic_progetto 27/12/10 17:29 Pagina IV