Cinema dell`altro mondo SCHERMI D`AFRICA
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Cinema dell`altro mondo SCHERMI D`AFRICA
Comunicato stampa Cinema dell’altro mondo SCHERMI D’AFRICA Una selezione di film africani presentati alle ultime edizioni del Festival del Cinema Africano, Asia e America Latina di Milano. Un appuntamento che intende portare a Bergamo una panoramica del cinema africano. Film che non trovano spazio nei circuiti commerciali italiani, ma che hanno avuto visibilità nei più grandi festival cinematografici internazionali, ricevendo premi e segnalazioni. Una proposta che pone particolare attenzione a temi quali la migrazione, l'incontro e confronto tra differenti culture e religioni, la ricerca di una propria identità, il rapporto tra tradizione e modernità e quello tra generazioni diverse, tutto ciò attraverso la scoperta e l'esplorazione di nuove cinematografie, di modi diversi di raccontare di sé, della propria cultura e visione del mondo. Uno sguardo altro sulla contemporaneità di un intero continente, mostrata attraverso una varietà di generi (commedie, drammi, musical), formati (lungometraggi e cortometraggi) e paesi di provenienza (Algeria, Tunisia, Senegal, Burkina Faso, Etiopia). Proiezioni serali e per alcuni titoli su prenotazione anche per le scuole, accompagnati su richiesta a incontri e laboratori di approfondimento sui temi di intercultura e cultura africana. Un calendario di film e cortometraggi abbinato anche a un concorso fotografico: Bergamo Africa. Un'occasione per approfondire i temi presenti nei film. Gli scatti dovranno riguardare scorci, luoghi, persone o elementi che richiamano il continente africano presenti sul territorio di Bergamo e provincia. Una proposta di Cinema Conca Verde In collaborazione con Festival del Cinema Africano, d’Asia e America Latina, COE Centro Orientamento Educativo, Segretariato Migranti, Agenzia per l’integrazione, Cooperativa Ruah. Con il sostegno di Fondazione Cariplo, Europacinemas Il programma dei film: Martedì 9 ottobre 2012 MASCARADES di Lyes Salem, Algeria/Francia 2008, v.o. arabo/francese con sott.italiano, 92 minuti, commedia Un'esilarante commedia ambientata in un villaggio della regione delle Aurès in Algeria, che ironizza su temi che vanno dal tradizionalismo all'ipocrisia e alla corruzione. In piena notte Mounir, ubriaco, sveglia l'intero villaggio annunciando che sua sorella Rym sta per sposare un ricco uomo d'affari. Diventando centro d'attenzione e pettegolezzo di tutto il paese, Mounir, per tenere fede alla sua dichiarazione, comincerà i preparativi per il matrimonio. Salvare l'apparenza diventerà per lui una vera ossessione. Mascarades uscito nel 2009 nelle sale algerine e francesi, è il lungometraggio di esordio dell’attore-regista Lyes Salem, qui nel ruolo del baffuto ed orgoglioso Mounir. Il film ha partecipato a numerosi festival cinematografici, tra cui il FESPACO - Festival Panafricano del Cinema di Ouagadougou in Burkina Faso, una delle più importanti manifestazioni cinematografiche del continente africano dove, nel 2009, ha ricevuto lo Stallone di bronzo, il terzo premio del concorso per lungometraggi. Come lo stesso regista ha dichiarato in diverse interviste, il film è anche un omaggio ai generi cinematografici: dal western, richiamato soprattutto dalla scelta delle ambientazioni e degli scenari naturali, arsi e polverosi e dai tagli inequivocabili di certe inquadrature; alla commedia mediterranea -italiana certo, ma anche maghrebina-, con una particolare attenzione allo studio dei caratteri dei personaggi e una buona dose di satira. Il piccolo villaggio in cui è ambientata la storia vive di un’ordinaria quotidianità: gli anziani, seduti al sole, attendono che il tempo passi; i piccoli commercianti si arrangiano come possono; buoni e solidali sono i rapporti di vicinato. E’ in questo contesto che vive Mounir, giardiniere, sposato, un figlio a carico e una sorella di cui prendersi cura, Rym, affetta da narcolessia. Con la complicità della cognata e del nipotino, la giovane e bella Rym da alcuni anni ha e coltiva una relazione segreta con Khlifa, il migliore amico di Mounir. La giovane coppia attende da tempo di dichiararsi a Mounir, ma quando il momento della verità sembra arrivato, tutta la faccenda si complica. Una notte Mounir, ubriaco ed esasperato dalle dicerie che circolano in paese su sua sorella -le donne del villaggio insinuano da tempo che la ragazza non troverà mai marito a causa della sua malattiaannuncia pubblicamente che un ricco uomo d’affari straniero ha chiesto la mano di Rym. La tranquilla cittadina si smaschera allora per quello che è: un covo di gelosie ed invidie, di manifesta ipocrisia e corruzione. Mounir e la sua famiglia diventano in poco tempo centro delle attenzioni e dei riguardi cerimoniosi di tutti i compaesani che sperano di trarre vantaggi economici dal fastoso matrimonio che si prospetta al villaggio. La farsa continuerà sino a quando Khlifa non troverà il coraggio di uscire allo scoperto. Lyes Salem è un giovane autore nato in Algeria, classe 1973, da padre algerino e madre francese. Formatosi presso il Conservatorio nazionale d'arte drammatica di Parigi, esordisce nel 1998 come attore teatrale, da allora lavora come attore di teatro, televisivo e cinematografico, recitando in film da lui stesso girati o realizzati da altri registi. Nel 2001 realizza il suo primo cortometraggio “ JeanFarès”, che, presentato al Festival del Cinema Africano di Milano nel 2002, riceve il premio come migliore cortometraggio. Nel 2003 realizza il suo secondo cortometraggio “Cousines”, premiato nello stesso anno al Festival Internazionale del Cortometraggio di Clermont-Ferrand, in Francia. “Mascarades” è il suo primo lungometraggio, scelto nel 2008 per rappresentare l’Algeria ai premi Oscar. Prima del film sarà proiettato il cortometraggio C’EST DIMANCHE! di Samir Guesmi, Algeria/Francia 2007, v.o. francese con sott.italiano, 31 minuti, commedia Ibrahim vive in Francia con il padre. A scuola è un disastro e a fine anno i professori gli consegnano una nota di demerito. Le bugie hanno le gambe corte, ma a volte la paura di deludere non lascia via di scampo: incapace di comunicare con il padre, severo e così lontano dalla sua realtà, Ibrahim gli fa credere che la nota sia invece un diploma. Fuori di sé dalla gioia, il padre, orgoglioso di suo figlio, trascina Ibrahim in un crescendo di situazioni per lui imbarazzanti, sino a quando l'amara verità non sarà scoperta. Unico rifugio per il ragazzo è l’amica Fatou, la sola in grado di confortarlo e infondergli un po’ di coraggio per cercare di riappacificarsi con il padre. Da quando la madre li ha lasciati, Ibrahim e suo padre sembrano vivere infatti ciascuno la propria vita, senza condividere emozioni né confidenze. Ibrahim accumula insuccessi a scuola e affronta in modo impacciato le prime emozioni e attrazioni sentimentali dell’adolescenza; il padre si divide tra il lavoro, la casa e qualche amico al bar, senza davvero prestare attenzione ai bisogni e alle aspirazioni del figlio. Si aggiunge a tutto questo il fatto che l’adulto è analfabeta, un’incapicità su cui Ibrahim costruisce e gioca il suo inganno al padre. Una divertente commedia degli equivoci che porterà padre e figlio a scontrarsi, ma anche a confrontarsi in maniera decisiva sul loro rapporto per riuscire infine ad avvicinarsi l’uno all’altro. Il film riceve una menzione speciale della Giuria e vince il Premio Ismu al Festival del Cinema Africano, d'Asia e America Latina di Milano nel 2008. Lo stesso anno vince il Premio del Pubblico al Festival Internazionale del Cortometraggio di Clermont-Ferrand, in Francia. Samir Guesmi, nato a Parigi nel 1967, ma con origini algerine, è un attore di cinema e teatro. Debutta, giovanissimo, nel 1987. Ha recitato in numerosi film, per il grande schermo e per la TV, di produzione africana e francese, dapprima come con ruoli secondari, per poi garantirsi anche interpretazioni come primo protagonista. Tra gli altri lo ritroviamo attore protagonista in “Ciliegine” di Laura Morante del 2011; “Hors-la-loi” di Rachid Bouchareb del 2010; “Racconto di Natale” di Arnaud Desplechin del 2008, tutti film distribuiti anche nelle sale italiane; in “Andalucia” del 2007, il lungometraggio d’esordio di Alain Gomis -del quale in questa rassegna presentiamo il recentissimo film “Aujourd’hui”-. “C’est dimanche!” è il suo esordio alla regia. Martedì 16 ottobre LE CRI DU COEUR di Idrissa Ouédraogo, Burkina Faso/Francia 1994, v.o. francesce con sott.italiano, 86 minuti, drammatico Moktar lascia il Mali insieme alla madre per raggiungere il padre, emigrato a Lione da molti anni. Deve abbandonare il suo villaggio, le amicizie, ma soprattutto il nonno con cui ha un forte legame. Una volta giunto in Francia, si trova spaesato ed in difficoltà ad ambientarsi ed abituarsi alla nuova vita in città. La notte è tormentato da incubi in cui gli appare una iena. Mentre il padre e la madre saranno incapaci di comprendere la sua inquietudine, Moktar troverà in Paulo, adulto incontrato per caso, un amico che saprà aiutarlo a superare le sue paure ed accettare il cambiamento. Il film comincia in Africa, in Mali, nel villaggio in cui Moktar è nato e vive con la madre, Saffi, e l'anziano nonno. Qui la vita di Moktar scorre tranquilla, dilatata nei tempi e negli spazi, a contatto con la natura e in compagnia del nonno saggio, figura maschile per lui fondamentale. Moktar lascia a malincuore tutto questo, mentre la madre è entusiasta all'idea di partire, ricongiungersi con il marito e cominciare una nuova vita in Europa. Lo scenario del film cambia completamente e ci troviamo ora in Francia. Il padre, dopo anni di lavoro e sacrifici, è riuscito ad aprire una sua officina meccanica, raggiungendo una discreta posizione economica. Moktar sembra dapprima ambientarsi senza probelmi: a scuola va bene, trova senza difficoltà degli amici, si rivela da subito un alunno brillante e preparato, ma qualcosa dentro di lui non va. Idrissa Ouédraogo ci vuole parlare non tanto delle difficoltà materiali legate alla migrazione, ma della sofferenza che deriva dal senso di sradicamento e dall’incognita del “mondo nuovo” e lo fa attribuendo questi sentimenti non agli adulti bensì ad un bambino. Il senso di disorientamento di Moktar prende la forma di una iena, animale con connotazioni negative che diventa qui metafora delle sue paure e che segna il rito di passaggio dall'infanzia ad una nuova età della vita. Anche sul piano delle scelte registiche (campi lunghi/primi piani, dilatazione/contrazione dei tempi, luminosità/oscurità, ... ) si sottolinea il cambiamento che avviene tra i due territori geografici paragonabili ai "territori dell'animo" di Moktar. Solo quando egli riuscirà a definire i confini del suo passato e delle sue origini africane, riuscirà a dare senso al suo presente e ad accettare la nuova vita in un'altra città e cultura. Il film fu presentato nel 1994 alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia. Idrissa Ouédraogo è uno dei registi africani più noti a livello internazionale. Nato nel 1954 a Banfora, in Burkina Faso, studia cinema a Ouagadougou e successivamente a Kiev, nell'allora Unione Sovietica, specializzandosi poi alla Sorbona di Parigi. Realizza il suo primo cortometraggio, "Poko", nel 1981, per il quale vince il Gran Premio al Fespaco, in Burkina Faso, nello stesso anno. Realizza diversi cortometraggi per poi esordire nel lungometraggio con "Yam Daabo" nel 1986. Seguono poi "Yaaba" nel 1989, che vincerà il Premio della Critica al Festival di Cannes di quello stesso anno; "Tilai" del 1990, Gran Premio della Giuria sempre al Festival di Cannes del 1990 e Gran Premio al Fespaco l'anno successivo; "Karim na sala" (1991); "Samba Traoré" del 1993, Orso d'Oro alla Berlinale; "Le cri du couer" (1994); "Kini e Adams" (1997); "La Colère des dieux" (2003), fino ad arrivare all'ultimo film realizzato "Kato Kato" del 2006. La produzione di questi lungometraggi è stata inframezzata dalla realizzazione di altri cortometraggi, mediometraggi e serie Tv, nonché da partecipazioni ad opere collettive quali "Lumière et compagnie" del 1995, per celebrare il centenario della nascita del cinema; "Les parias du cinéma" del 1997 e "11'09''01 – September 11" del 2002. E' stato membro di Giurie Internazionali ai festival di Venezia, Tokyo, Amiens e tenuto conferenze nelle più prestigiose università internazionali (Harvard, New York, Musée de L'Homme di Parigi e Ouagadougou). Prima del film sarà proiettato il cortometraggio LA PELOTE DE LAINE di Fatma Zohra Zamoun, Algeria/Francia 2006, v.o. arabo con sott.italiano, 14 minuti, commedia Mohamed dall'Algeria si trasferisce in Francia con la moglie e i due piccoli figli. Segregata in casa dal marito, che ogni giorno chiude a chiave la porta dietro di sé, Fatiha si ingegna e trova il modo di stabilire un contatto con il mondo esterno, trovando la complicità della vicina di casa e guadagnando così un pò di libertà. Per realizzare questo film la regista ha preso spunto da racconti di vita reale di alcune famiglie di origine magrebina emigrate in Francia nel corso degli anni settanta. Tratta, con tono leggero ed ironico, due temi cari a gran parte della cinematografia africana: quello dell’immigrazione e quello dell’indipendenza della donna. Il film riceve segnalazioni e premi a numerosi festival cinematografici, tra i quali, nel 2006, il Tanit d’argento nella sezione cortometraggi alle Giornate Cinematografiche di Cartagine e nel 2007 una menzione speciale della giuria ufficiale per il concorso cortometraggi africani e il Premio CEM Mondialità al Festival Cinema Africano d’Asia e America Latina di Milano. Fatma Zohra Zamoun nasce nel 1967 in Algeria. Nel 1988 si trasferisce in Francia, a Parigi. Da quel momento si divide tra le sue due passioni: il cinema e la pittura. Dal 1995 realizza numerosi cortometraggi e documentari autoprodotti. Coltiva la sua passione per l’arte e la pittura, curando mostre e pubblicando numerosi saggi, insegna inoltre storia dell’arte all’Università di Marne-laVallée a Parigi. Martedì 23 ottobre MAKING OF di Nouri Bouzid, Tunisia 2006, v.o. arabo con sott.italiano, 120 minuti, drammatico Shukri, che tutti chiamano Bahta, nello studio e in famiglia non trova conforto e sfoga così le sue frustrazioni esibendosi in gare semiclandestine di street dance. Mentre i notiziari annunciano la caduta di Baghdad, eccitato dall’atmosfera di tensione che c’è nell’aria, ma al contempo insoddisfatto della realtà che lo circonda, Bahta progetta di partire per l'Italia. Quando anche il suo piano di fuga fallisce, conosce lo scultore Abdu, che lo accoglie come apprendista in casa, cercando inizialmente di recuperarlo all’osservanza religiosa, ma con l'unico intento di plagiare Bahta, e farne un aspirante shahîd (martire) da utilizzare in un attentato suicida. Insofferente a ogni potere, il ragazzo si ribella e scappa di nuovo, fino all'ineluttabile compiersi del suo destino. Un film controverso e difficile che scopre tutte le sue carte, portandoci direttamente sul set e nel backstage per rivelare le fragilità di questo film e della sua realizzazione, facendone così la forza stessa. Ad un certo punto della storia Batha fugge di nuovo, a fuggire non è solo il personaggio ma anche l'attore che lo impersona, Lofti Abdelli. Batha si ribella ad Abdu e Lofti si ribella al Nouri. La tortura psicologica e il dubbio distruttivo a cui è sottoposto Batha provocano inquietudine anche nel giovane attore che sente minare le sue convinzioni. Così Bouzid è costretto a rincorrere il suo attore e con lui ragionare e discutere perché il film possa proseguire. Da qui in avanti si succedono una serie di incursioni del "making of" nel film stesso. Bouzid, senza veli, ci mostra le difficoltà e il rischio di girare questa storia. Mostra apertamente le sue paure: fare un film come questo in un paese, la Tunisia, in cui la libertà di espressione è costretta e soffocata; realizzare un film che tratta il tema dell'integralismo religioso e che rischierà di scontentare tutti, perchè dichiaratamente provocatorio. Contro ogni aspettativa il film vincerà nel 2006, proprio in Tunisia, il Tanit d’oro alle Giornate Cinematografiche di Cartagine, oltre a ricevere il premio per la Migliore Sceneggiatura al Tribeca Film Festival di New York. Nouri Bouzid è uno dei registi di riferimento della cinematografia maghrebina. Nasce a Sfax, in Tunisia, nel 1945. Dopo essersi diplomato nel 1972 all'INSAS, l'Istituto Superiore per le Arti dello Spettacolo di Bruxelles, in Belgio, comincia a lavorare come assistente alla regia e cosceneggiatore di molte produzioni nazionali ed internazionali. Nel 1973 torna in Tunisia dove inizia a lavorare per la RTT - Télévision Tunisienne, ma viene viene arrestato e incarcerato sino al 1979 per reato di opinione, a causa della sua appartenenza al gruppo radicale Perspectives. Ha affermato in una conferenza nel 2011: "gli anni della prigione mi hanno aiutato a costruire un mondo interiore. La prigione mi ha permesso di conoscere, incontrare, immaginare i miei personaggi, di decostruirli per poi ricostruirli". Nel 1986 realizza il suo primo lungometraggio "L'homme de cendres", un film che tratta il tema della pedofilia con almeno dieci anni di anticipo rispetto a quando verrà affrontato dai media in Europa. Il film viene selezionato al Festival di Cannes e vince il Tanit d'Oro alle Giornate Cinematografiche di Cartagine. Prosegue la sua produzione realizzando "Le sabots en or" nel 1989, "Bezness" nel 1992, "Bent Familia" nel 1997, "Poupées d'argile" nel 2001 e dopo "Making Of" realizza nel 2009 un cortometraggio, "Errance", all'interno del film collettivo a episodi "L’Afrique vue par..." in cui troviamo una delle ultime apparizioni cinematografiche del grande attore-griot africano Sotigui Kouyaté, scomparso nel 2010. Accanto alla professione di regista e sceneggiatore, Bouzid contribuisce nel 1994 alla fondazione dell'Edac, Scuola delle Arti e del Cinema di Tunisi, dove tuttora insegna. Martedì 30 ottobre UN TRANSPORT EN COMMUN - SAINT LOUIS BLUES di Dyana Gaye, Senegal/Francia 2009, v.o. wolof e francese con sott.italiano, 48 minuti, musical Un viaggio in taxi brousse da Dakar a Saint-Louis, durante il quale i passeggeri raccontano se stessi cantando i propri sogni e progetti di vita. Il tempo del viaggio permetterà a tutti questi individui, inizialmente sconosciuti e apparentemente senza nulla in comune, di conoscersi ed unire i loro destini. Le canzoni e le musiche -tutte scritte per mano della stessa regista- svelano in musica i sentimenti segreti di ciascun personaggio, facendo del film un musical divertente ed ottimista che non manca di esplorare gli aspetti sociali e individuali della realtà contemporanea senegalese. Otto personaggi condividono un viaggio attraverso le strade trafficate e congestionate della periferia di Dakar, che diventano scenari in cui danzare coreografie a ritmo di hip hop, del blues, delle arie da operetta e del Sabakh, la musica tradizionale senegalese. Un patchwork di stili musicali che rispecchia gli umori e le ragioni del viaggio dei passeggeri del taxi brousse. C'è la giovane Souki che sta andando al funerale del padre che non ha mai avuto modo di conoscere; Madame Barry propretaria di un salone di bellezza che sta tornando dai suoi figli, dopo anni che è stata lontana, in città a far carriera; Binette e Joséphine che hanno terminato le loro vacanze; Malick che prima di partire per l'Italia vuole salutare la sua fidanzata; Antoine, un turista francese, che ritarda la sua partenza per poter rivedere Dorine, l'impiegata del salone di bellezza di Madame Barry, di cui si è innamorato... Ciascuno di loro è alla ricerca di qualcosa: di una identità, dell'emancipazione e chi altri di una redenzione. "Il taxi brousse è il modo più popolare utilizzato dai senegalesi per viaggiare attraverso il paese: unica condizione necessaria per partire è che la vettura sia al completo. Questo modo particolare di viaggiare costringe i passeggeri ad una certa intimità, sconosciuti stretti uno accanto all'altro: è questa possibilità di dialogo che io ho voluto raccontare" così Dyana Gaye descrive gli intenti che l'hanno portata a girare questa commedia musicale. Presentato nei più importanti festival cinematografici internazionali (Locarno, Toronto, Sundance film festival, ...), il film riceve nel 2009 il Gran Premio per il Miglior Cortometraggio al Dubai Film Festival, negli Emirati Arabi e nel 2010 il premio come Miglior Cortometraggio Africano al Festival del Cinema Africano, d'Asia e America Latina di Milano. Prima del film sarà proiettato il cortometraggio DEWENETI di Dyana Gaye, Senegal 2006, v.o. wolof con sott.italiano, 15 minuti, commedia Per le strade della città di Dakar il piccolo Ousmane, un talibé allievo della scuola coranica, mendica sorridente. Ha trovato il modo di far presa sulla gente e riesce ogni volta a far lasciare loro una monetina nel suo barattolo: regala a tutti fortuna e successo, raccogliendo i loro desideri. Quando un giorno scopre l'esistenza di Babbo Natale decide di scrivergli una lettera affinchè tutti i desideri raccolti nelle sue peregrinazioni vengano esauditi. Un bambino saggio e solare che insegna il significato della solidarietà e della generosità: bisogna saper dare ma anche saper ricevere. Il film ci permette di scoprire la città di Dakar attraverso gli occhi di Ousmane: le vedute dall'alto ce la descrivono come una città in continua espansione; si affacia sul mare e il porto è in piena attività; c'è il mercato e i vicoli stretti con le botteghe artigiane; le strade sempre trafficate e rumorose... E' una città frenetica e variopinta. Ousmane non ne è spaventato, bensì la percorre fiero e sicuro, con il suo piccolo bagaglio di ingenuità mista ad una precocissima saggezza. Delle persone che incontra, di genere, età, estrazione sociale differenti, riesce a cogliere i tratti peculiari. Cattura la loro attenzione e disponibilità, senza pietismi, ma con un intelligente e astuto gioco di parole e di ruoli a cui è impossibile sottrarsi e, di cui a volte si diventa persino complici. Quando deve riconosce l'impossibilità di stabilire con loro una relazione, ma non per questo demorde e prosegue il suo viaggio di ricerca per le vie della città, perchè ha un progetto da portare a termine ed un sogno che aspetta di avverarsi. Il cortometraggio viene presentato in numerosi festival cinematografici internazionali, ricevendo premi e segnalazioni. Tra i tanti, nel 2006 riceve il Premio Cinit al Festival del Cinema Africano, d'Asia e America Latina di Milano e nel 2007 riceve il Premio speciale della Giuria al Festival Internazionale del Cortometraggio di Clermont-Ferrand, in Francia. Dyana Gaye è una regista di origini senegalesi nata a Parigi nel 1975. Studia cinema all'Università Paris 8 St Denis, laureandosi nel 1998. Nel 1999 il suo debutto cinematografico con il cortometraggio "Une femme pour Souleymane", a cui segue nel 2004 "J'ai deux amours". Dopo "Deweneti", suo terzo cortometraggio, nel 2009 gira il mediometraggio "Un transport en commun Saint Louis Blues", un musical africano tra i pochi film di questo genere realizzati nel continente. Attualmente sta lavorando alla produzione del suo primo lungometraggio. Martedì 6 novembre AUJOURD’HUI di Alain Gomis, Senegal/Francia 2012, v.o. francesce con sott.italiano, 86 minuti, drammatico Oggi per Satché è l'ultimo giorno della sua vita, ne è certo anche se sembra godere di perfetta salute. Preso da questa strana giornata, in cui ripercorre tutta la sua vita, è pronto ad accettare la morte che sente imminente. Un viaggio interiore che attraversa diversi stati d’animo, tempi e luoghi della sua esistenza: la casa dei genitori, il suo primo amore, gli amici dell'adolescenza, ... E per Satché questa traversata ha l’intensità della prima volta. Vive le stesse impossibilità e poi si ritrova oggi, terminando la giornata a casa sua, con la moglie e i due piccoli figli. Guarda le cose con profondità, riscoprendo il significato di ogni istante. Una narrazione frammentata e poetica che racconta un tema universale. "Come a volte succede, tutti sapevano. Come? Nessuno potrebbe dirlo con precisione, forse l'esperienza. E' come se la morte avvertisse del suo arrivo. Accade alla vigilia, come una certezza che si insinua nel corpo e nella mente di colui che viene prescelto e dei suoi cari. Non ci sono dubbi ed è inutile lottare". Siamo di fronte ad un rituale di passaggio, in cui Satché penetra la dimensione del sogno. Un viaggio consapevole verso la morte, attraverso cui riscoprire il senso della vita ed il valore di quanto si sta per lasciare. Una sospensione metafisica che Gomis riporta sullo schermo con intensa abilità registica, scegliendo di far interpretare il ruolo di Satché al poliedrico Saul Williams, noto poeta, performer, attore, cantante e musicista statunitense. Aujourd'hui è stato presentato nel concorso ufficiale all'ultimo Festival di Berlino e ha vinto il premio come Miglior Lungometraggio Finestre sul Mondo al Festival del Cinema Africano, d'Asia e America Latina di Milano lo scorso Marzo 2012. Alain Gomis nasce in Francia nel 1972 da padre senegalese e madre francese. Studia Storia dell'Arte e successivamente si diploma in Cinema. Inizia la sua esperienza cinematografica realizzando dei reportage sulla vita dei giovani immigrati in Francia, esordendo nel 1996 con la regia di alcuni cortometraggi, tra cui si impone "Tourbillons", del 1999, selezionato ad importanti festival cinematografici dedicati al cortometraggio (Clermont-Ferrand, Villeurbanne, ...). Nel 2001 esordisce nel lungometraggio con "L'Afrance" premiato nello stesso anno al Festival di Locarno con il Pardo per la Migliore Opera Prima e nel 2002 con il Premio del Pubblico al Festival del Cinema Africano, d'Asia e America Latina di Milano. Nel 2003 firma "Petite Lumière", seguito nel 2007 da "Andalucia" presentato, quello stesso anno, al Festival di Venezia nella sezione Giornate degli Autori e per cui, sempre nel 2007, il protagonista Samir Guesmi riceve il premio come Miglior Attore al Festival Internazionale di Namur, in Belgio. Prima del film sarà proiettato il cortometraggio LEZARE di Zelalem Woldemariam, Etiopia 2010, v.o. Amarico con sott. Italiano, 15 minuti, drammatico Lezare significa "per oggi". Attraverso la vicenda di un ragazzino in un piccolo villaggio del sud dell'Etiopia si tratta il tema del riscaldamento globale e dei pericoli che ricadranno sulle future generazioni. Il piccolo Abush è un bambino di strada che, affamato, cerca di rendersi utile per poter guadagnare un pasto. Nel villaggio in cui vive, la comunità è preoccupata per l'avanzare del deserto, che rende il terreno non più fertile, ma arido e secco, impossibile da coltivare. Per contrastare la desertificazione la comunità tutta si impegna allora in un intervento di riforestazione, occupandosi della piantumazione di centinaia di alberi da frutto. Abush collabora alla semina e gli viene promessa in cambio una moneta. Quando però si accorge di averla persa, credendo che questa possa essergli caduta durante il lavoro di semina, torna al campo e sradica tutte le piantine appena piantumate. Il cortometraggio è un piccolo racconto morale che sottolinea la necessità per l’uomo di progettare azioni virtuose in un'ottica di sostenibilità ambientale, mettendo al bando il profitto individuale e riconoscendo invece la responsabilità che oggi abbiamo verso l’intera comunità e soprattutto verso le generazioni future. Lezare ha ricevuto numerosi premi a festival internazionali, tra questi il Premio della Giuria Giovane per Miglior Cortometraggio al Tarifa African Film Festival, in Spagna e il Tanit di bronzo nella sezione cortometraggi alle Giornate Cinematografiche di Cartagine in Tunisia, entrambi nel 2010. Nel 2011 partecipa al 21° festival del Cinema Africano, d’Asia e America Latina di Milano dove riceve una menzione speciale della giuria ufficiale e il premio CEM Mondialità. Zelalem Woldemariam è un giovane regista e produttore etiope. Esordisce alla regia cinematografica nel 2005 con il lungometraggio “The 11th Hour”. Sempre nel 2005 fonda la Zeleman Production, una casa di produzione etiope che realizza documentari, film per la televisione e programmi radiofonici. È inoltre direttore di un festival di cortometraggi ad Addis Abeba, in Etiopia. Tutti i film sono in lingua originale con sottotitoli in italiano. ORARIO PROIEZIONI ore 21.00 ore 10.00 per scuole su prenotazione Ingresso serale 5,00 – 4,50 Ingresso scuole mattino 4,00 I lungometraggi LE CRI DU COEUR, SAINT LOUIS BLUES ed i cortometraggi C’EST DIMANCHE, LA PELOTE DE LAINE, DEWENETI, LEZARE, sono indicati e consigliati anche per le scuole (classi medie inferiori e superiori). Le proiezioni per le scuole sono disponibili solo su prenotazione telefonando al numero 035/320828 al massimo dieci giorni prima della data di proiezione e sono confermate una settimana prima della data con un minino di 70 presenze complessive. Le visioni per gli studenti possono prevedere sempre su prenotazione laboratori ed incontri di approfondimento sui temi legati all'intercultura, alla migrazione e ad aspetti particolari della cultura africana (tradizione orale, miti e leggende, tradizione musicale, infanzia ed educazione, ruolo della donna, rispetto della natura, ...). È possibile organizzare proiezioni, incontri e laboratori anche nelle singole scuole, concordando giorni ed orari. Per informazioni Perico Giuseppe (Cinema Conca Verde) Michela Facchinetti (Festival del Cinema Africano, d' Asia e America Latina) curatori del progetto S.A.S. Servizio Assistenza Sale Cinematografiche Via Goisis 96/b - 24124 Bergamo T 035/320828 www.sas.bg.it | [email protected]