Si trova sulle rive del Po la capitale delle “start up”
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Si trova sulle rive del Po la capitale delle “start up”
RAPPORTO 38 27 MAGGIO 2013 PIEMONTE Si trova sulle rive del Po la capitale delle “start up” SECONDO INFOCAMERE TORINO E’ LA CITTÀ ITALIANA CON IL MAGGIOR NUMERO DI AZIENDE INNOVATIVE UN PRIMATO CHE PERMETTE AL PIEMONTE DI IMPORSI TRA LE REGIONI E CONFINDUSTRIA GIOVANI VARA UN PIANO PER AIUTARE LE “IMPRESE IN CULLA” Diego Longhin Torino l Piemonte in vetta alla classifica delle start up. Basta guardare la lettura dei primi dati della sezione speciale del registro delle imprese gestito dalle Camere di commercio dedicata alle neonate imprese innovative. L’analisi è stata realizzata da InfoCamere su un totale di 307 società, costituite o in fase di costituzione negli ultimi due anni, che hanno come oggetto sociale «lo sviluppo, la produzione e la commercializzazione di prodotti o servizi innovativi ad alto valore tecnologico». Il Piemonte al top dal punto di vista geografico. È la regione con 50 imprese che fa segnare il maggior numero di iniziative innovative, seguita dalla Lombardia, 47 società, e dal Veneto, 39 aziende. E anche i dati a livello provinciale indicano un primato del NordOvest: Torino, con 41 realtà, è in testa nella classifica per numero di start up avviate. E il capoluogo piemontese è seguito, a grande distanza a distanza, da Padova (19), Trento (18), Milano (17) e Roma (16). In realtà 50 imprese possono sembrare poche, ma l’analisi viene fatta con criteri rigidi e soprattutto la selezione deve rispettare le indicazioni del decreto «Crescita» approvato lo scorso dicembre. Le «startup innovative» sono società di capitali di piccole dimensioni dove i soci sono anche lavoratori. Tra i requisiti si richiede la forma di società di capitali, con sede principale in Italia, un assetto societario formato da persone fisiche e la costituzione da non più di 48 mesi. E poi la non distribuzione di utili, la destinazione di una quota non inferiore al 20 per cento degli utili stessi alla ricerca e sviluppo. Uno degli aspetti che definisce le start up innovative in Italia è la necessità di avere un terzo della forza lavoro composta da personale in possesso di alte preparazioni come il dottorato di ricerca, laurea e almeno tre anni di attività di ricerca certificata presso istituti pubblici o privati, nazionali o esteri. Società che possono partecipare ai bandi specifici del ministero e che possono godere di sostegni particolari. Non mancano poi le iniziative a livello piemontese per sostenere le neonate aziende che vogliono innovare e i giovani che tentano la strada dell’impresa. Sulla spinta dei dati confortanti Confindustria Piemonte è già partita. Si chiama «ImprendiPiemonte» e sarà uno sportello dove gli imprenditori under 40 si metteranno a disposizione degli aspiranti colleghi, giovani e non solo: daranno loro una mano a stilare business plan, li aiuteranno a muoversi nelle paludi burocratiche, suggeriranno strategie. Spiega il presidente del gruppo Giovani imprenditori di Confindustria regionale, Marco Gay, che «l’obiettivo è di creare un format, un modello che, se funziona, può essere replicato da tutte le associazioni territoriali del sistema Confindustria». Come funzionerà questo I corner dedicato a chi vuole creare da zero un’azienda? «Sarà un punto in cui i giovani, ma non solo, che hanno intenzione di creare un’impresa e che non sanno da dove iniziare potranno essere aiutati — risponde Gay — faremo loro da mentori, gli indicheremo i passaggi. Insomma, metteremo a loro disposizione le nostre conoscenze e soprattutto la nostra voglia di fare». L’impegno di Confindustria e degli enti locali ha poi portato per la prima volta nei padiglioni del Lingotto un’anteprima del salone Smau, ad inizio maggio. In due giorni sono state presentate le principali start up del Piemonte, premiate, e le attività degli incubatori, ad iniziare dall’I3P del Po- li. Lo Smau a Torino non è stata solo una vetrina: accanto alla tradizionale area espositiva dedicata alle tecnologie digitali per le imprese i laboratori, le start up e gli spin off del Piemonte hanno incontrato imprese e centri di ricerca. Oltre 40 le realtà coinvolte tra laboratori, atenei, poli tecnologici, parchi scientifici, acceleratori d’innovazione e finanziarie regionali. Le neonate aziende devono svilupparsi e aver la capacità di creare business e occupazione, diventando sempre più grandi. Prossimo appuntamento? Il sesto forum sulle Innovazioni necessarie di Stresa, il 5 luglio sul Lago Maggiore. © RIPRODUZIONE RISERVATA Nei due grafici ecco un altro specchio del Piemonte che produce: la metà delle imprese della regione si trovano nel Torinese Si chiama montagna la risorsa nascosta dell’area PROGETTO DELL’UNCEM PUNTA A CREARE UNA FILIERA ATTORNO AL LEGNO COME AVVIENE IN DANIMARCA E IN GERMANIA. IN PALIO TREMILA NUOVI POSTI DI LAVORO UTILIZZANDO I 900 MILA ETTARI DI BOSCO DELLA REGIONE Torino 'oro nero del Piemonte potrebbe essere il legno, al pari del petrolio per gli Emirati Arabi. Già. I 900 mila ettari di foreste che possiede la regione potrebbero essere utilizzati, in parte, per produrre energia elettrica e termica e per creare una nuova filiera con circa 3 mila posti di lavoro. Almeno questi sono i calcoli dell'Uncem, l'Unione delle Comunità Montane del Piemonte, che da tempo studia la possibilità di creare un nuovo comparto per fornire energia ad abitazioni e piccole e medie imprese. E sta cercando un appoggio nella Regione in vista del nuovo piano energetico. Un filone che già esiste e che basta solo adattare. I modelli sono quelli di Danimarca e Germania: valorizzare la filiera del legno locale, tornando a gestire i boschi, aumenLido Riba tando così l’uso presidente di energia verde, Uncem con una crePiemonte che riunisce i paesi scente riduzione del carbone, gemontani nerando investimenti e posti di lavoro. «Si aprirebbe una nuova fase economica, green, clean e smart e la montagna si giocherebbe nuove carte a vantaggio di tutti», dice l'Uncem. I 900mila ettari di foreste piemontesi, un decimo del Paese, devono tornare a essere gestiti e coltivati. Oggi il valore è quasi nullo, a differenza di altre regioni alpine dove la gestione forestale permette al 50-80 per cento del materiale estratto di essere valorizzato nei settori industriali e artigianali. Per dare più valore ai boschi, si deve puntare in primis sulla produzione energetica. Uncem ha individuato nella pirogassificazione con piccole centrali cogenerative la migliore tecnologia. I tecnici della delegazione piemontese hanno visitato tutti gli impianti del genere in Europa. Centrali piccole, inserite in capannoni industriali completamente rivestiti di legno o pietra, spesso dismessi e oggi riutilizzati, con emissioni inferiori a quelle di qualche stufa domestica. Nel Cuneese qualche cosa ha iniziato a muoversi. Gli enti locali, però, ad iniziare dai Comuni, oltre a molti gruppi di cittadini, temono e cercano di bloccare la realizzazione di queste mini centrali. «Un peccato - dice Lido Riba, presidente Uncem Piemonte - è incredibile che sia il territorio a bloccare questo sviluppo ecosostenibile». (d. lon.) L © RIPRODUZIONE RISERVATA