Maurizio sul Mattino della Domenica del 17 giugno 2012
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Maurizio sul Mattino della Domenica del 17 giugno 2012
sport www.mattinonline.ch il Mattino della domenica 17 giugno 2012 Pallanuoto: intervista al capitano Taglialatela che parla del “miracolo” Lugano 21 a cura di MO.GIO “La voglia di essere uniti ci assicurerà il futuro” A pallanuoto Maurizio Taglialatela ha iniziato a giocare all’età di sette anni, dopo aver “bruciato” tutte le tappe nel settore giovanile, nel 1997 eccolo esordire in prima squadra dove si è subito illustrato per la grande determinazione e per la sua mentalità vincente. Oltre ad un attaccamento ai colori sociali che ben presto lo hanno portato ad essere uno dei “leader” del team, tanto da guadagnarsi la fascia di capitano nel 2006. Da chi era partita la decisione di darti il “comando”? Tutta la squadra, in questi casi l’allenatore mette tutto nelle mani dei giocatori, alla fine hanno scelto me. Sono davvero felice ed orgoglioso di essere il “portavoce” del team. Possiamo dire che il Lugano è una sorta di… miracolo visto che nella sua bacheca ci sono ben 13 titoli e numerose Coppe, tutto questo sempre con un budget limitato quasi all’osso? Sicuramente, il nostro club non può permettersi un “capitale” come quello del Kreuzlingen, i turgoviesi dispongono addirittura di un budget tre volte superiore al nostro. Noi giocoforza dobbiamo puntare sul vivaio e lo facciamo davvero bene visto che ogni anno nascono sempre dei talenti molto interessanti, come ad esempio i fratelli Radivojevic, oppure Maksimovic, giocatore di movimento trasformato in portiere, oppure ancora Zanola ed altri. Forse per questo gli scudetti si assaporano di più, proprio perché la forza viene dal… cuore della società. Tutti sono consapevoli del compito loro affidato, acquistano maggiore fiducia nei loro mezzi, sanno che da loro dipendono le sorti della squadra e si responsabilizzano maggiormente. Di conseguenza aumentano la grinta, la voglia di far bene e di vincere naturalmente. Tutto questo merito anche di Salvati che da una decina d’anni sta portando avanti con successo la sua filosofia. Si vede che lui è un allenatore vincente e che è abituato a lavorare con i ragazzi. Sin dai primi allenamenti quando era arrivato in Svizzera c’ha fatto capire cosa è veramente lo spirito di sacrificio, come far diventare competitivo un collettivo. Ci ha dato le basi per crescere ed i risultati sono lì tutti da vedere. Qui i soldi chiaramente non centrano anche se ovviamente gli stranieri devono essere pagati. È per con- tro fondamentale invece la voglia di dimostrare il proprio valore. Nel 2006 ecco arrivare il tuo primo titolo. Prima del mio 1° scudetto la squadra era reduce da altri tre titoli, in successioni quelli ottenuti con Mirsad Galijas, successivamente con Kemeny ed infine con Jovanovic. Fu davvero un grande successo perché la nostra squadra non era favorita, valeva si e no il quinto posto in classifica. Anche qui c’erano molto giovani che si sono subito calati nella loro parte diventando protagonisti. E poi tre stranieri con i fiocchi come Supe, Rodic e Marino. E poi a livello internazionale la qualifica al turno principale di Coppacampioni… Una grande impresa perché nelle eliminatorie in Grecia la squadra non era al completo, alla fine abbiamo creato la sorpresa. Il nostro obiettivo prioritario era quello di acquisire esperienza, ma alla fine siamo riusciti anche a giocare bene e questo ci ha permesso di battere avversari che sulla carta erano più forti di noi. Ad Eger in Ungheria poi ci siamo scontrati con i… mostri sacri della pallanuoto inter- Pallanuoto: Lugano OK Sfida importante ieri per il Lugano visto che al Lido affrontava il Ginevra, avversario diretto per il terzo posto. La compagine, orfana dell’allenatore Salvati (squalificato per un turno), ha vinto un’autentica battaglia (13-12). Dopo alterni vantaggi, il break decisivo dei ticinesi nell’ultimo quarto grazie alle reti di Peric e Lazzarini. Inutile il gol di Malaspinas nel finale. Oggi trasferta a Kreuzlingen (inizio alle 19.30). “Mao” e la coppa dello scudetto nazionale, ma per noi è stata un’esperienza incredibile che non dimenticheremo mai. Come è stato… assorbito il radicale cambiamento della squadra dopo alcune pesanti partenze? Direi bene, ci siamo rimboccati le maniche, il club ha lavorato sodo, inserendo poi dei giovani che si sono subito trovati bene come ad esempio Dusan Radovijevic che ha già segnato numerosi gol. Tutti sono stati capaci di adattarsi e di capire che solo sudando avrebbero ottenuto qualche premio. Mi sembra che, fino ad ora, siamo riusciti a far bene visto che stiamo lottando per il terzo posto e che siamo andati in finale di Coppa svizzera. Sono convinto che i frutti del nostro lavoro si vedranno in futuro. Obiettivi di quest’anno? Chiaramente vincere il titolo mi sem- La scheda Nome: Maurizio “Mao” Cognome: Taglialatela Nato il: 21 maggio 1981 Società: Lugano NPS Scudetti vinti: 3 (1997, 2006 e 2010) Coppe svizzere: 5 Esordio in prima squadra: 1997 bra esagerato, visto che abbiamo diversi ragazzi che si devono ancora perfettamente integrare nel collettivo. Abbiamo comunque dei mezzi per far bene, anche se alcune assenze nei playoff peseranno, come quelle dei fratelli Radivojevic. Ed anche io, a causa del mio infortunio alla gamba, non potrò probabilmente più giocare quest’anno. Ma, come detto, c’è grande voglia di emergere. Peo, il “maestro” Neppure il tempo di salutare il “Cremo” ed ora tu, che in punta di piedi ci hai lasciati per raggiungere il tuo grande amico Arnaldo. Con voi se ne è andato un pezzo di storia del giornalismo sportivo. Sapevi dare al tutto la giusta ironia, anche se rispetto al “Cremo” rendevi le cose un po’ più… pepate, proprio per accendere la discussione. Certo è cne, smuoverti dalle tue idee era come scalare l’Everest a piedi nudi. Alla fine però tutti a bere un drink al Federale di Lugano. Quanti momenti indimenticabili, tutti evidentemente legati al mondo dei media. I campi di basket erano il tuo regno, uno sport che tu amavi in modo particolare, tanto che il “Cremo” un giorno ti volle alla TSU togliendoti dal tuo studio di architettura. Eravate voi la vera voce del basket, anche se poi hai spaziato su altre discipline (hockey e sport natatori). La tua gentilezza era sempre squisita, in ogni momento, anche quando l’evento sportivo creava, inevitabilmente, forti pressioni. Lavorare allora non è come oggi, che abbiamo i computer con i quali si può inviare tutto e presto. La tua grande capacità era quella di saper giudicare – anche creando come detto giuste polemiche – sempre con grande equilibrio ed obiettività. Un giorno mi hai chiamato chiedendomi di passare a trovarti nel tuo piccolo “botteghino” di Massagno per farmi vedere il tuo immenso archivio fotografico, spuntavano fuori immagini da ogni angolo, quelle del basket migliore a livello emotivo, quello che tanto per intenderci faceva il tutto esau- rito nelle palestre luganesi ai tempi del boom del basket. Ad un certo punto hai preso due sacchi della spesa e mi hai messo dentro quasi 200 foto, mi hai fissato negli occhi dicendomi “tieni, queste ti possono fare comodo perché tanto a me ora non servono più”. Ricordo il tuo sguardo, non era il solito, al contrario era “spento” quel giorno, come se tu volessi nascondermi qualcosa. E quel qualcosa l’ho capito dopo visto che quel male è poi riuscito a sconfiggerti. Caro Peo, sei stato un grande giornalista ma, soprattutto, un grande uomo. Mi dicevi sempre “guarda che quando devi giudicare qualcosa o qualcuno, non ti devi mai lasciare condizionare dall’esterno, sii sempre te stesso e abbi il coraggio di dire ciò che pensi, se sei tranquillo con la tua coscienza”. Siamo a metà degli anni ‘70 in ques’immagine Peo e Cremo assieme al presidente della FIBA Williams Jones. Per quanto possibile ho cercato di seguire il tuo consiglio, anche negli ultimi tempi eri sempre pronto a dire la tua quando non eri d’accordo su certe valutazioni. Ora l’angolo dei… saggi, con la tua “partenza”, non c’è più, ma la tua voce sarà sempre presente nei miei ricordi, stanne certo. Cari Peo e “Cremo”, ci mancherete davvero tanto. MO.GIO