Diapositiva 1 - Liceo Statale J.Joyce
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Diapositiva 1 - Liceo Statale J.Joyce
Poppea Seconda moglie dell’imperatore Nerone Poppea Sabina fu la seconda moglie dell'imperatore romano Nerone. Dalla madre,anche essa chiamata Sabina Poppea riprese la bellezza. Il primo matrimonio di Poppea Sabina fu con Rufrio Crispino. Nel 51 Agrippina, allora sposata a Claudio e imperatrice, lo rimosse dal suo incarico, poiché aveva favorito Messalina, precedente imperatrice e moglie di Claudio, e i suoi figli. Poppea gli aveva dato un figlio dallo stesso nome, che dopo la morte della madre sarebbe stato affogato in una battuta di pesca dall'imperatore Nerone. Poppea Sabina sposò quindi Otone, anche se solo per usarlo e raggiungere il suo vero obiettivo; l'imperatore Nerone. Dopo esserne divenuta l'amante, Poppea divorziò da Otone e concentrò tutte le sue attenzioni sul suo progetto di sposare Nerone. L'influenza di Poppea sull'imperatore divenne tale che le sue pressioni indussero Nerone a divorziare dalla prima moglie Claudia Ottavia, allo scopo di sposare Poppea. Poppea diede a Nerone una figlia, Claudia Augusta, che morì quando aveva solo quattro mesi. Mentre era in attesa della nascita del secondogenito, ebbe una discussione violenta con Nerone, che secondo lei passava troppo tempo ai giochi. In un accesso di rabbia Nerone le diede un calcio nell'addome, causandone la morte. Cornelio Tacito, Annales XIII,45 Non minus insignis eo anno impudicitia magnorum rei publicae malorum initium fecit. Erat in ciuitate Sabina Poppaea. Huic mulieri cuncta alia fuere praeter honestum animum. Quippe mater eius, aetatis suae feminas pulchritudine supergressa, gloriam pariter et formam dederat; opes claritudini generis sufficiebant. Sermo comis nec absurdum ingenium: modestiam praeferre et lasciuia uti. Rarus in publicum egressus, idque uelata parte oris, ne satiaret aspectum, uel quia sic decebat. Famae numquam pepercit, maritos et adulteros non distinguens; neque adfectui suo aut alieno obnoxia, unde utilitas ostenderetur, illuc libidinem transferebat. Igitur agentem eam in matrimonio Rufri Crispini equitis Romani, ex quo filium genuerat, Otho pellexit iuuenta ac luxu et quia flagrantissimus in amicitia Neronis habebatur: nec mora quin adulterio matrimonium iungeretur. Femina: > foemia, “femmina” (*DHE) . Puella: “ragazza”. Virgo: “vergine”. Ancilla: serva vilica. Hera: “padrona di casa”. Domina:dominus (domus);gr. Damao sansc. Damjami “domare”, “comandare”. Mulier: “donna”. Uxor: “moglie”, “essere abituato” (*EUK) Coniux: “compagna di giogo”, “coniuge” (cum iugum). Consors: “consorte”. “compagna di sorte”, Sponsa: “fidanzata”, “sposa”, > p.pf. spondeo “prometto”, gr. spendo “offro una libagione”, “consacro con un accordo”. Matrona: >mater, comporta un’idea accessoria di nobiltà e di dignità, donna che s’è unita in matrimonio con un uomo, per tutto il tempo che il matrimonio dura, anche in mancanza di figli: il nome verrebbe dal titolo di “madre” pur senza averlo effettivamente conseguito ma nella speranza e con l’auspicio di conseguirlo. Matrimonium: >mater. Nuptiae: >v. nubo (alicui),es,nupsi,nuptum,ere ( “coprire”,”velarsi”, prendere il velo per qualcuno ), con riferimento alla sposa che andava in corteo ala casa dello sposo coperta di un velo rosso: nubes è la “nuvola”, così detta perché copre il cielo. Dotalis: dotale, che riguarda la dote, che si porta in dote. Univira: donna che si è sposata una sola volta (unus + vir) Mater familias: appellativo riservato alla donna che è in potestà e possesso del marito o di chi ha la potestà e il possesso del marito, dato che essa è entrata non solo nel matrimonio ma anche nell’ambito familiare del marito e nella condizione di sua erede. Pietas: > v. piare ( “placare con sacrifici”, “espiare” ), virtù del rispetto, che la matrona doveva nutrire verso gli dei e verso i parenti. Castitas: virtù della purezza, che dalla sfera religiosa si estendeva a quella morale per indicare ogni comportamento esente da colpa. Fides: > v. greco péitho ( “persuado” ) e s. pistis ( “fede” ), nel rapporto di coppia indica la “lealtà” che quindi, a maggior ragione tra i coniugi, assume il carattere della virtù della fedeltà. Foedus: > v. greco péitho ( “persuado” ) e s. pistis (“fede” ), s. “patto”, nello specifico il “patto d’amore”. Fidus: > v. greco péitho ( “persuado” ) e s. pistis ( “fede”), agg. “affidabile”, “fedele”, da cui l’italiano “fidanzato” e derivanti. Lanificium: tradizionale funzione della matrona, consistente nell’occuparsi della filatura e tessitura della lana per i vestiti dell’intera famiglia. Incestus : agg. , s. incestum , “incesto” Adulterium: > agg. alter e v. altero, adultero (“altero”, “corrompo”), “tradimento”. Moechia: > greco moichéia (da una radice che significa “orinare” e indica il disprezzo nutrito verso questa funzione fisiologica, equivalente di adulterium), valore massimamente dispregiativo, in riferimento ad una donna . Stuprum: in origine indicò genericamente “disordine” e “vergogna”, poi fu collegato specificamente ad atti sessuali disonorevoli, ma senza implicare necessariamente la violenza sessuale come nel derivante italiano “stupro”. Scortum: donna che si unisce a molti uomini (diminutivo scherzoso scortillum), la parola (da cui l’italiano “scorza”) significa propriamente “cuoio”, “pelle” per indicare la prostituta, e richiamare il francese volgare peau (“pelle”), che ha lo stesso significato. Meretrix: “meretrice”, > mereo (“guadagno”), quindi “colei che guadagna denaro (attraverso rapporti amorosi)”. Prostituta: > p. pf. di prostituo (“prostituisco”) Lupa: “prostituta” di professione o, si direbbe, per vocazione. Ritratto di Sabina Poppea Quell’anno ebbe inizio una spudoratezza di grandi sventure per lo Stato non di minor conto. Si trovava in città Sabina Poppea. Questa donna ebbe ogni altra qualità eccetto che un animo onesto. Infatti sua madre, che aveva superato in bellezza tutte le donne del suo tempo, le aveva trasmesso il buon nome ed allo stesso tempo la bellezza; i mezzi equivalevano la rinomanza di stirpe. Aveva un tono affabile ed un’intelligenza affatto limitata. Ostentava sobrietà di modi e si prestava a licenziosità. Raramente si mostrava in pubblico, e dopo essersi per giunta velata una parte del volto, per non saziare la vista, o perché così le si addiceva. Non si curò mai della sua reputazione, dal momento che non faceva distinzione fra mariti ed adulteri; e non sentendosi mai legata al suo o all’altrui affetto, laddove fosse apparsa un’utilità, là indirizzava la sua passione. Dunque Otone riuscì a sedurla, benchè vivesse sposata con Rufro Crispino, cavaliere romano dal quale aveva avuto un figlio, grazie al suo ardore giovanile, allo sfarzo in cui viveva e poiché era considerato essere amico intimo di Nerone: e non si aspettò di far seguire il matrimonio all’adulterio. Donna nell’antichità: tgo.it; alalba.it; lyricsmania.it; Virgilio Eneide w. 5-6-9 Orazio Odi, I 5,5-8; Giovenale, Satira VI 286-293 Le leggi: Storia del diritto romano; vari siti internet Donne Perdute: Sallustio “De Catilina coniuratione 24”; Cornelio Tacito “Annales XI 12-26-31; XII,3-6; XIII, 45; XIV,8; Cicerone “Pro Caelio”; Petronio, Satyricon, 111-112 Donne Virtuose: E. Cantarella, passato prossimo pag 53; Ovidio, Fasti Liber Li; Livio, Ab Urbe Condita libro I par. 57-59; Joerg Breu il vecchio, il suicidio di Lucrezia 1475. Realizzato dalla Classe 3°l d La donna nell’antichità: Sempronia, Agrippina Minore, Poppea, Messalina: Giannini Elettra, Peci Jennifer, Tata Maria Cristina Il Lessico: Cignarella Michela Regia: Cantello Ilaria, Placidi Arianna, Saviano Marta