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Milano. Commesse, che passione
Milano
MARTED 15 GENNAIO 2002
Pagina 10
Commesse, che passione
Benetton scopre le ragazze della porta accanto
Lucrezia: "Non me ne andrei in un ufficio, proprio non sono capace di stare ferma"
Francesca: "Mi piace il mio lavoro perché mi mette ogni giorno confronto con gli altri"
Ci sono le laureate, ma c'anche chi non ha finito le superiori. Non necessario un fisico da modella, contano
esperienza e gentilezza
Maglietta d'ordinanza, ettra i 18 e i 35 anni, Manuela, Luminita e Barbara guidano i clienti nel negozio di corso
Vercelli
NANDO DALLA CHIESA
Ragazze, l'incubo finito. Non occorre pi essere coscelunghe e allampadate per lavorare nei negozi di successo. Si
puessere normali, carine o fresche o solo simpatiche e gentili per spingere la moda verso i suoi trionfi. Lo dice
Benetton. Meglio, il primo negozio in assoluto che ha avuto l'onore e l'onere di rappresentare quel marchio
direttamente e non solo in franchising. In corso Vercelli a Milano, 2400 metri quadri su due piani. Due vetrine pi tre di
Sisley sulla grande via, nove vetrine laterali su via Scarpa.
Barbara, Francesca, Manuela, Lucrezia... C'anche Luminita, rumena, laureata, che ha trovato marito in Italia. Su
quaranta dipendenti che ci lavorano a tempo pieno o parziale, sono trentaquattro le donne che fanno funzionare ogni
giorno questi enormi spazi bianchi e lucenti. Tutte tra i diciotto e i trentacinque anni, etmedia 2728, tutte o quasi con
la loro maglietta d'ordinanza, verde, azzurra o amaranto, dipende dai giorni. Hanno il diploma superiore o la scuola
dell'obbligo. Che pernon un problema, visto che Barbara, che ha smesso presto di studiare, oggi la stimata
vicedirettrice di questo emporio d'élite. L'importante l'esperienza, il tatto verso la clientela, «perché bisogna pur
ricordarsi», dice lei, «che l'uomo di corso Vercelli ama il colletto della camicia rigido». Si sono fatte spesso
un'esperienza in altri grandi centri commerciali; diverse vengono dalla Rinascente o da Giacomelli sport. Le loro
famiglie di origine sono le pi svariate, ma c'un punto che accomuna quasi tutte: la passione per ciche moda,
immagine, relazioni con il pubblico.
Francesca, 28 anni, gli occhi azzurri da pubblicitollirio, voleva fare la fotografa. Ma la famiglia, il padre
commercialista, l'ha spinta verso gli studi magistrali. Ha mollato tutto all'ultimo anno («perché? una stupidit
giovanile») e ora, dopo avere fatto la commessa alla Rinascente e altrove, fa la visual. Si riavvicinata insomma alle
prime vocazioni adolescenziali. «Non porto la maglietta della divisa perché curo gli allestimenti in vetrina e non devo
essere riconoscibile. un mestiere che faccio da sette anni. Se mi piace? Certo, anche perché mi fa confrontare con
altre persone, le colleghe che mi aiutano nelle mie scelte, o i clienti che le condizionano con i loro gusti. Cambiarlo?
Mai, neanche se dovessi farmi una famiglia. No, per ora all'uscita non mi viene a prendere nessuno. Anzi, se me lo
trova... Scherzi a parte, quello che occorre un po' pi di rispetto per le commesse. Il cliente pensa "questa qui per
lavorare, deve starmi dietro", ma non facile essere sempre gentili ed educate ogni mattina. Pensi poi quando arriva il
Natale, che vengono qui, non sanno che cosa vogliono, e ti fanno mettere tutto a soqquadro, alla ricerca di un regalo
bellissimo che costi pochissimo».
Lucrezia detta Lucky, invece, la divisa la porta. la maglietta a rombi della Sisley, il marchio pi trendy e giovanile della
casa. Anche lei non cambierebbe il suo lavoro, «sicuramente non me ne andrei in un ufficio, mi piace il rapporto con
il pubblico e poi proprio non sono capace di rimanere ferma». Ventiquattro anni, il padre operaio a Corsico, famiglia
meridionale, Lucrezia ha il viso timido e allegro, in tinta con il suo maglioncino nocciola. Un diploma a mettra perito
aziendale e ragioniere in una scuola privata, voleva fare il grafico pubblicitario. Ma partita anche lei dalla
Rinascente, con una sostituzione estiva. Il grafico pubblicitario, scoppia a ridere, lo fa comunque il suo fidanzato, con
il quale si incontra sul metro a Bisceglie per tornare insieme a casa la sera.
S perché poi c'il tempo libero, che rivela ogni tanto alcune affinitinteressanti. Pochi giornali, ma attenzione per i
problemi del mondo attraverso la tiv. Cinema, i film inglesi e irlandesi per Francesca, tutto Bruce Willis per Lucrezia.
Sensibilitper l'oriente, anche. Francesca trascorre molto tempo nei meeting e nella preghiera, adepta convinta com'
della religione buddista. Mentre Lucrezia nel tempo libero, oltre a uscire qualche volta a pizze, legge i saggi di Hesse
e pratica yoga.
Commesse. Un delizioso film degli anni cinquanta. Un fortunato serial televisivo. Il direttore qui un animalista di
nome Cavallo (Roberto). Un trentacinquenne orgoglioso di essere andato controcorrente nell'assunzione delle sue
ragazze, di avere privilegiato la gentilezza e la simpatia, di avere puntato sulla buona normalit sulla ragazza della
porta accanto. Di avere commesse innamorate del loro lavoro. Alcune delle quali hanno fatto carriera; una, Camilla,
addirittura diventata da poco responsabile di Benetton Belgio. Orgoglioso e contento, il direttore, anche perché le
scelte per cosdire sociali non sempre pagano. D'altronde, ricorda, ne sa qualcosa proprio Benetton che ha visto
falcidiato il suo fatturato negli Stati Uniti subito dopo le campagne di Oliviero Toscani contro la pena di morte.
Ma possibile che funzioni tutto bene? «Un problema in veritci sarebbe», azzarda Francesca. «Troppe donne. Anche
a comprare, sono solo loro. Sissignori, se l'uomo deve regalare qualcosa, manda l'amica o al massimo viene con lei
per farsi consigliare; non parliamo poi di quando viene direttamente con la fidanzata o la moglie e le fa scegliere il
regalo. Una tristezza infinita. A proposito lei come fa?». Scusi Francesca, non ho sentito bene...