Incontro gruppo NT – 21 maggio 2015 – Il testo biblico

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Incontro gruppo NT – 21 maggio 2015 – Il testo biblico
Incontro gruppo NT – 21 maggio 2015 –
Osea 2,16 Perciò, ecco, la attirerò a me, la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore.
17 Le renderò le sue vigne e trasformerò la valle di Acòr in porta di speranza.
Là canterà come nei giorni della sua giovinezza, come quando uscì dal paese d'Egitto.
18 E avverrà in quel giorno - oracolo del Signore - mi chiamerai:
Marito mio, e non mi chiamerai più: Mio padrone.
19 Le toglierò dalla bocca i nomi dei Baal, che non saranno più ricordati.
20 In quel tempo farò per loro un'alleanza con le bestie della terra e gli uccelli del cielo e con i rettili del
suolo; arco e spada e guerra eliminerò dal paese; e li farò riposare tranquilli.
21 Ti farò mia sposa per sempre, ti farò mia sposa nella giustizia e nel diritto,
nella benevolenza e nell'amore,
22 ti fidanzerò con me nella fedeltà e tu conoscerai il Signore.
23 E avverrà in quel giorno - oracolo del Signore - io risponderò al cielo ed esso risponderà alla terra;
24 la terra risponderà con il grano, il vino nuovo e l'olio e questi risponderanno a Izreèl.
25 Io li seminerò di nuovo per me nel paese e amerò Non-amata; e a Non-mio-popolo dirò: Popolo mio, ed
egli mi dirà: Mio Dio.
Nello scorso incontro, si è posto l’accento su quelle difficoltà che provengono dalla responsabilità dei coniugi. Il testo
della Relatio Synodi di questa sera ci invita a guardare anche alle “fragilità” che le famiglie vivono senza una
responsabilità diretta e a riporle sotto lo sguardo, dentro il progetto di Dio.
Il testo biblico scelto per questo incontro parla non solo dell'esperienza drammatica di Osea, ma
anche dell'esperienza drammatica che Dio fa con il suo popolo. Parla dell'infedeltà della sposa di
Osea, ma anche di quella di Israele nei confronti del suo Dio.
Quanto alla struttura: Osea 2 è diviso in due parti, con al centro una "cerniera". La cerniera è
costituita dai versetti 16 e 17. La prima parte è drammatica, nera, buia; la seconda parte, invece, è
piena di luce. Osea, prima di parlare di speranza, parla della sua drammatica esperienza. Osea non
nasconde a se stesso, agli altri, a Dio il suo dramma, lo guarda in faccia. Prima di parlare di
speranza, descrive esattamente la gravità della sua esperienza. Osea è il profeta dell'amore
misericordioso di Dio, ma da un punto di vista umano è un fallito su tutti i fronti: un marito fallito,
un padre fallito, un uomo fallito1.
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Come guardo le fragilità e le difficoltà della mia famiglia? Le ignoro o ne sono
consapevole? Le sottolineo con senso di disperazione o di speranza? Con chi mi confronto?
Nella nostra cerniera, arriva il fatto nuovo, arriva una notizia incredibile: Dio torna a sedurre il suo
popolo (vv 16 - 17). Che cosa fa Dio, che cosa fa Osea? Di fronte a questa situazione, che cosa
decide di fare? Si chiude in se stesso? No. Decide di fare una cosa sorprendente: vuole riconquistare
sua moglie, la vuole ri-sedurre. Dio decide di ri-sedurre il suo popolo come un'amante ri-seduce la
propria amata. La forza e la vita di questi versetti stanno proprio nel fatto che a parlare qui è proprio
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Si è sposato una prostituta (cfr.Os 1,2). I figli hanno tre nomi terribili (cfr.Os 1,3-9); uno lo chiamerà Izreel,
in memoria di quanto era accaduto nell'omonima valle, in cui c'era stata una strage: Ieu, in nome di Dio,
aveva massacrato e disperso la casa regnante (cfr. 2Re 9,22); il nome di questo primo figlio è una lugubre
profezia: "Dio disperde". È come se ci avessero detto di chiamare nostro figlio Auschwitz, Mostar, Timor
Est. Il secondo figlio, che è una bimba, si chiama Non-Amata. Il terzo figlio Non-popolo-mio. Il popolo di
Dio esisteva perchè era popolo di Dio: Non-popolo-mio testimonia, nel suo stesso nome, che non esiste più,
perchè Dio, per lui, non conta più nulla. I figli, in una coppia, sono il futuro; Osea e la sua famiglia non
hanno più futuro, non hanno più vie d'uscita.
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Dio, perché Osea con le sue sole forze non riuscirebbe a trovare la porta della speranza della propria
vita. E' un intervento di Dio che cambia quella situazione.
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La grazia di Dio ci accompagna sempre ma dobbiamo saperla riconoscere e accogliere. In
quale modo la mia famiglia è aperta alla grazia, è capace di ri-sedurre, riconquistare la
vocazione che sta vivendo?
Si parla di deserto. Il deserto ha tanti significati nella Bibbia. In questo contesto, secondo me, è
giusto vedere il tempo nel quale il popolo di Israele, liberato dalla terra d'Egitto, ha iniziato la sua
meravigliosa avventura d'amore con il suo Dio. In altre parole, il tempo della luna di miele: "io la
condurrò nel deserto per ricostituire quell'amore che un giorno abbiamo sperimentato". È
importante, in questa "cerniera", sottolineare che il Signore trasforma in porta di speranza proprio
quel luogo, la valle di Acòr. Non un'altra situazione, ma proprio quella diventa una porta di
speranza, perché questo è l'agire di Dio nella Bibbia2.
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Vivo l’esperienza di voler essere in un “altro luogo” o sono consapevole che proprio qui e
ora il Signore mi parla? La mia famiglia è capace di fare memoria della sua singolare storia
per rintracciare la presenza di Dio e aprirsi alla speranza? Anche questa può essere una
fragilità.
Inizia, ora, la seconda tavola del nostro dittico, quella gioiosa. Nel primo oracolo sviluppa il tema
del nome nuovo. Cambiando il nome la persona diventa una persona nuova. Stiamo attenti a questo
gioco di parole tra "marito" e "padrone": "Diventerò suo marito, capirà, allora, che io non sono il
suo padrone. Lei con me si è sentita sempre schiava, si è sentita sempre un oggetto, non ha capito
che io l'amavo". Per Gomer, la moglie di Osea, Osea era il padrone. Non aveva capito. "Marito
mio", meglio sarebbe qui tradurlo con "uomo mio", infatti, il termine qui usato è "ish", che indica
l'uomo nel senso che per realizzarsi ha bisogno di "issah", "donna" (cfr. Gen 2,23),
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“Marito”, “moglie”, “figli”… ci relazioniamo a loro come “ruoli” o come persone? Quanto
giocano le nostre aspettative nei loro confronti? Sappiamo riconoscerli e accettarli per quello
che sono, con i loro desideri e tempi? Anche questa può essere una fragilità.
Abbiamo, inoltre, un meraviglioso esempio di che cosa può fare la potenza dell'amore di Dio. Il
termine ebraico che nel nostro testo è tradotto con "ti fidanzerò" e "ti farò mia sposa", viene
utilizzato solamente per le prime nozze di una ragazza vergine. Ciò significa che il passato di
adulterio viene trasformato in una verginità stupenda di nuova creatura.
Abbiamo capito che la Parola di Dio è capace di trasformare determinate situazioni di difficoltà in
porte di speranza. Tuttavia, ritengo che la stessa Parola di Dio ci inviti a fare un passo ulteriore:
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Un giorno il Signore disse a Geremia di scendere nella bottega del vasaio (cfr. Ger 18,1-4). Geremia andò e
vide il vasaio che stava lavorando la creta sul tornio. Geremia ebbe modo di notare che, se il vaso si
guastava, il vasaio riprendeva in mano la creta e ricominciava a fare quel vaso con la stessa argilla, senza
cambiare il materiale. Ritengo che questo episodio della vita di Geremia contenga una preziosa indicazione
spirituale: il Signore con noi non cambia il materiale, ma è proprio su noi stessi, su quello che siamo, che
ricostruisce una nuova possibilità.
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diventare noi stessi, per i nostri fratelli in difficoltà, delle porte di speranza, cioè diventare persone
attraverso le quali sperimentare la consolazione derivante dall'aver riscoperto la speranza.
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La mia famiglia è “porta di speranza” per gli altri?
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