Dr PAOLO BARON

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Dr PAOLO BARON
Dr PAOLO BARON
MEDICO CHIRURGO
PALMANOVA (UDINE)
PRESIDENTE ASSOCIAZIONE BELENOS
SOCIO FONDATORE DELL’ASSOCAZIONE MEDICINA e COMPLESSITA’
(AMeC )
MEDICO ORIENTATORE PREMIO TERZANI SULLA UMANIZZAZIONE DELLA
MEDICINA
RADICALI LIBERI E ANTIOSSIDANTI
CHE COSA SONO E COME VENGONO PRODOTTI
Nel 1956 Denham Harman creò la teoria dei radicali liberi, scorie prodotte dal
catabolismo metabolico, secondo la quale con il passare degli anni essi si
accumulerebbero svolgendo una potente azione ossidante e quindi causa
dell’invecchiamento.
I radicali liberi sono prodotti di “scarto” che si formano naturalmente all’interno
delle cellule del corpo quando l’ossigeno viene utilizzato nei processi metabolici
per produrre energia (ossidazione).
Dal punto di vista biochimico, i radicali liberi sono molecole particolarmente
instabili in quanto possiedono un solo elettrone anziché due (anione superossido
O2-, idrossile OH-, diossido di azoto NO2, ossido nitrico NO-, idrogeno H-,
ossigeno O+, ossigeno singoletto O2+, ecc.). Questo li porta a ricercare un
equilibrio appropriandosi dell’elettrone delle altre molecole con le quali vengono a
contatto, molecole che diventano instabili e che a loro volta ricercano un elettrone
e così via, innescando un meccanismo di instabilità a “catena”. Questa serie di
reazioni può durare da frazioni di secondo ad alcune ore e può essere
ridimensionata o arrestata dalla presenza dei vari agenti antiossidanti.
Durante il metabolismo cellulare, per azione degli enzimi citoplasmatici o
mitocondriali, come l’enzima superossido dismutasi (SOD, zinco dipendente), i
radicali liberi prodotti vengono trasformati in perossido di idrogeno (acqua
ossigenata), tossico e dannoso per le strutture cellulari. A sua volta il perossido di
idrogeno, grazie all’enzima catalasi (CAT) e glutatione perossidasi (GSAPx, selenio
dipendente), viene ridotto in ossigeno e acqua. L’ossigeno e l’acqua possono ora
essere escreti dal corpo attraverso l’urina, il sudore e la respirazione.
Gli ulteriori radicali liberi presenti possono essere resi meno attivi grazie all’azione
degli agenti antiossidanti che, interagendo con l’elettrone mancante, permettono
ai sistemi enzimatici della cellula di neutralizzarli.
E’ da ricordare che se sono in quantità minima aiutano il sistema immunitario
nell'eliminazione dei germi e nella difesa dai batteri.
COME AGISCONO SULL’ORGANISMO
L’azione distruttiva dei radicali liberi è indirizzata soprattutto sulle cellule, in
particolare sui grassi che ne formano le membrane (liperossidazione), sugli
zuccheri e sui fosfati, sulle proteine del loro nucleo centrale, specialmente sul
DNA (acido desossiribonucleico) dove alterano le informazioni genetiche e sugli
enzimi.
L’azione continua dei radicali liberi si evidenzia soprattutto nel precoce
invecchiamento delle cellule e nell’insorgere di varie patologie, anche severe, e,
recentemente, è stato ipotizzato un meccanismo legato allo stress ossidativo
anche per spiegare le complicanze del diabete.
GLI AGENTI ANTIOSSIDANTI ANTIDOTI DEI RADICALI LIBERI
Gli agenti antiossidanti riportano l’equilibrio chimico nei radicali liberi grazie alla
possibilità di fornire loro gli elettroni di cui sono privi.
L’organismo umano si difende naturalmente dai radicali liberi producendo degli
antiossidanti endogeni come la superossido dismutasi, la catalasi e il glutatione.
Superata una certa soglia è però necessario integrare la carenza di produzione
interna con un apporto/integrazione dall’esterno.
I principali sono:
• Pigmenti vegetali: polifenoli, bioflavonoidi
• Vitamine: vitamina C, vitamina E, betacaroteni (provitamina A)
• Micronutrienti ed enzimi: selenio, rame, zinco, glutatione, coenzima Q10,
melatonina, acido urico, ecc.).
I composti fitochimici sono un insieme estremamente disomogeneo di sostanze
accomunati comunque dalle seguenti caratteristiche:
•
•
•
•
sono peculiari del regno vegetale
non sono sintetizzate dall’uomo
hanno spesso un’azione protettiva sulla salute umana se assunte a livelli
significativi
hanno meccanismi di azione complementari e sovrapponibili.
Tali sostanze esercitano diverse funzioni biologiche quali l’attività antiossidante, la
modulazione degli enzimi detossificanti , la stimolazione del sistema immunitario,
la riduzione dell’aggregazione piastrinica, la modulazione del metabolismo
ormonale , la riduzione della pressione sanguigna, l’attività antibatterica e
antivirale.
Polifenoli
Nel mondo vegetale i polifenoli sono composti ubiquitari e fondamentali nella
fisiologia della pianta,contribuendo alla resistenza nei confronti di microrganismi e
insetti, alla pigmentazione e alle caratteristiche organolettiche. È noto infatti che
frutta e vegetali necessitano di una molteplicità di composti per preservare la loro
integrità dovuta alla continua esposizione a tensioni ambientali, compresi i raggi
UV e le alte temperature. Questi fattori stimolano la sintesi di composti protettivi
come le antocianine; proprio per la particolare combinazione di calore e luce ne
sono ad esempio particolarmente ricchi vegetali e frutta tipici dell’area
mediterranea Il termine polifenoli include parecchie classi di composti con una
struttura chimica comune: sono derivati del benzene con uno o più gruppi
idrossiliciassociati all’anello . Questa struttura consente a tali composti di
funzionare attivamente da: scavenger per stabilizzare i radicali liberi, agenti
riducenti, chelanti di metalli pro-ossidanti e la formazione di ossigeno singoletto. I
polifenoli costituiscono i principi attivi di molte piante medicinali e i meccanismi
d’azione responsabili della loro attività farmacologica non sono ancora
completamente conosciuti. Generalmente influenzano la qualità, l’accettabilità e la
stabilità dell’alimento agendo come aromatizzanti, coloranti e antiossidanti. Si
stima che l’assunzione media giornaliera della popolazione occidentale con la
dieta sia di circa 1 g. Tuttavia questo dato è influenzato sia dal metodo utilizzato
per la loro determinazione sia dalla disponibilità di banche dati attendibili.
Suddivisione delle sostanze biologicamente attive presenti negli alimenti di
origine vegetale.
SOSTANZE FITOCHIMICHE
POLIFENOLI
FLAVONOIDI
>
>
>
>
>
>
ACIDI FENOLICI
isoflavoni
flavoni
flavonoli
antocianine
flavanoni
flavanoli
STILBENI
LIGNANI
FITOESTROGENI
GLUCOSILONATI
CAROTENOIDI
SOSTANZE BIOLOGICAMENTE ATTIVE PRESENTI NEGLI ALIMENTI DI
ORIGINE VEGETALE
Flavonoidi
Costituiscono una categoria di sostanze polifunzionali ad elevata bioattività, che
comprende più di 5000 composti. Possiedono proprietà biochimiche di interesse
funzionale nel campo nutrizionale e terapeutico; per citare alcuni esempi, rutina,
diosmina ed esperidina sono presenti in alcune specialità farmaceutiche; i
flavonoidi del ginkgo biloba, biancospino e vite rossa sono invece i componenti
principali di molti estratti fitoterapici; la quercetina nel tè, il kaempferolo nei
broccoli e cavoli, la mericitina nell’uva e nel mirtillo sono solo alcuni dei numerosi
flavonoidi presenti negli alimenti.
È stato dimostrato che i flavonoidi hanno un ruolo importante nella
cardioprotezione, dal momento che molti studi riportano che diete ricche in
flavonoidi riducono il rischio di malattie cardiovascolari. Inoltre, nella
neuroprotezione, frutti ricchi di antocianine svolgono un ruolo protettivo contro il
declino
della
funzione
cognitiva
legata
all’invecchiamento
e
nella
chemioprotezione essi aumentano l’attività degli enzimi detossificanti della fase
II.
Dal punto di vista chimico sono difenilpropani distinti in varie classi a seconda del
grado di ossidazione dell’anello eterociclico. Nella Fig.2 vengono rappresentate le
strutture chimiche dei principali componenti; il numero e le specifiche posizioni
dei gruppi OH o la natura dei gruppi funzionali determinano la funzione dei
flavonoidi come agenti antiossidanti, agenti antinfiammatori, agenti citotossici e
agenti mutageni in vitro o in vivo, a dimostrazione di come piccole differenze di
struttura determinano grandi diversità nelle attività biologiche.
La categoria degli isoflavoni ha ricevuto recentemente particolare attenzione per
le sue peculiari proprietà; questi composti vengono anche inclusi nel gruppo di
sostanze vegetali ad attività estrogenica denominate fitoestrogeni.
Fitoestrogeni
Sono sostanze ubiquitarie di origine vegetale che hanno proprietà ormonali di tipo
estrogenico e sono state identificate in oltre 300 piante delle quali solo poche
sono commestibili. Si trovano in concentrazioni elevate nella soia e in quantità
inferiori in molti tipi di frutta, verdure e cereali integrali. Negli alimenti di origine
vegetale sono presenti i fitoestrogeni precursori delle forme attive che, dopo la
loro ingestione, devono essere metabolizzati ed attivati da parte della flora
batterica intestinale per essere assorbiti ed essere biologicamente attivi [24].
Oltre agli isoflavoni tra i fitoestrogeni sono compresi altre due categorie di
composti: i lignani e i cumestani; i primi costituiscono la principale fonte di
fitoestrogeni per la popolazione occidentale. Sono presenti in quasi tutti i cereali
(integrali) e in gran parte delle sostanze vegetali, con più alte concentrazioni nei
semi di sesamo e di lino. I cumestani invece si formano prevalentemente durante
i processi di germinazione. Il c u m e s t r o l o è il principale composto presente
nei germogli di fagioli, nei cavoletti di Bruxelles e nei semi di girasole.
Isoflavoni
Le evidenze epidemiologiche e sperimentali sugli effetti benefici degli isoflavoni si
riferiscono soprattutto alle seguenti condizioni:patologie cardiovascolari,
ipercolestorolemia, sindrome premestruale, menopausa, osteoporosi e neoplasie
[24-34]. La daidzeina e la genisteina sono i composti più attivi e sono
particolarmente rappresentati nella soia e in tutti i suoi derivati quali farina, salse,
olio, latte e formaggio. Si trovano anche in altre leguminose quali lenticchie,
fagioli, piselli, fave, ceci e nei cereali integrali come grano, riso, orzo, segale e
avena; nella Tab. 2 viene riportato il contenuto di isoflavoni totali in alcuni
alimenti e il loro apporto con la dieta. La genisteina mostra un’attività 5-6 volte
maggiore della daidzeina, ma quest’ultima è il principale isoflavone introdotto con
la dieta; entrambi esistono principalmente come beta-glucosidi che vengono
rapidamente assorbiti previa idrolisi nel tratto gastrointestinale nei corrispondenti
agliconi. Nell’intestino essi subiscono ad opera della microflora una
biotrasformazione in numerosi metaboliti, ad esempio la daidzeina è ridotta a
diidrodaidzeina
che
può
essere
metabolizzata
ulteriormente
a
odesmetilangolesina e/o ad equolo, un isoflavone .
Flavonoli: es. quercetina > cipolla, mirtillo, vino rosso, molti frutti e vegetali
Flavanoli es. epicatechina > vino rosso, tè verde come procianidina nelle mele e
nel cioccolato
Antocianine : es. claridina > maggiori costituenti delle bacche dei frutti rosa (es
lamponi)
Flavanoni : es. esperidina > limone e arancia
Suddivisione dei flavonoidi in classi e relativa indicazione delle sostanze
più rappresentative
Classe
Sostanza
Alimento
Isoflavoni
Genisteina
Daidzeina
Soia
Soia
Flavoni
Rutina
Luteolina
Crisina
Apigenina
Esperedina
Tangeretina
Cipolla, mela, uva, broccoli e tè
Limone, olive e sedano
Buccia della frutta
Sedano e prezzemolo
Arance
Agrumi
Flavonoli
Antocianine
Miricetina
Kemferolo
Enina
Cianidina
Delfinidina
Tè, cipolle, broccoli, fagioli,
cereali, mele e uva
Uva
Indivia, broccoli e tè
Uva nera e vino rosso
Uva, lamponi e fragole
Melanzane
Flavanoli
Catechine
Mele, tè, vino e cioccolata
Epicatechina
Uva nera e vino rosso
Epigallocatechine
Mele, tè, vino e cioccolata
Naringinina
Taxifolina
Buccia degli agrumi
Agrumi
Flavanoni
Quercetina
È stata riscontrata una variabilità individuale considerevole nel tipo di risposta
metabolica all’intervento dietetico con soia o daidzeina.Tale variabilità è da
correlarsi alla capacità individuale di conversione in equolo; è stato riscontrato
che la conversione della daidzeina ad equolo avviene solo nel 35% della
popolazione. L’entità della trasformazione è legata al tipo di microflora, al tempo
di transito intestinale e al pH, fattori che possono essere influenzati dalla dieta,
dai farmaci assunti, da malattie intestinali e da interventi chirurgici. E’ ormai
evidente che esistono due distinti gruppi di persone e che i soggetti “batteriotipi”, per la loro capacità di produrre equolo, forniscono la chiave per
comprendere l’efficacia delle diete a base di proteine di soia nel trattamento o
nella prevenzione delle patologie ormono-dipendenti. Il non aver distinto i
soggetti produttori di equolo da quelli non produttori potrebbe spiegare in modo
plausibile la variabilità dei dati ottenuti in studi clinici sui benefici salutistici della
soia [37]. Comunque dai risultati di alcuni studi su donne in premenopausa si
evince che gli effetti fisiologici non dipendono esclusivamente dalla conversione
dell’aglicone ad equolo, ma suggeriscono che altri metaboliti non identificati sono
anche biologicamente attivi. Rimane controverso l’utilizzo degli isoflavoni nella
prevenzione dei tumori ormoni-dipendenti o come alternativa “naturale” alla
terapia ormonale classica durante la menopausa. Sono inoltre anche carenti dati
sugli effetti endocrini della daidzeina e genisteina della soia nell’infanzia. La
sicurezza degli isoflavoni negli infant formula a base di soia è stata studiata
recentemente in relazione ai possibili effetti ormonali, ad una eventuale riduzione
della fertilità e all’incremento delle disfunzione sessuali, ma sono necessari
comunque ulteriori studi in proposito [38, 39]. E’ stata anche ipotizzato un
aumento di tumori al seno e all’apparato riproduttivo in relazione ad una elevata
assunzione di isoflavoni.
Glucosinolati
I glucosinolati sono un gruppo di sostanze fitochimiche che comprendono una
miscela di più di 130 differenti composti largamente distribuiti soprattutto nella
famiglia delle Crocifere (B r a s s i c a c a e come cavolfiori, cavoletti di Bruxells,
broccoli). Negli ultimi anni sono stati oggetto di speciale interesse sia per gli
effetti fisiologici che esercitano sia per la potenziale attività come p l a n t food
protection agent ( P F PA). Da un punto di vista chimico sono costituiti da un
glicone comune, caratterizzato da un tioglucosio e da una ossima sulfonata, e da
un glicone derivato da aminoacidi, in particolare metionina, fenilalanina, tirosina e
triptofano. In seguito alla rottura del tessuto i glucosinolati, contenuti nella
cellula, sono rapidamente idrolizzati da mirosinasi (tioglucosidasi) a intermediari
instabili che si riarrangiano spontaneamente in isotiocianati, tiocianati o nitrili.
Questi prodotti di idrolisi sembra svolgano una funzione nei meccanismi di difesa
delle piante contro erbivori, parassiti e batteri patogeni e sicuramente
contribuiscono all’aroma.
L’interesse per i glucosinolati è dovuto alla correlazione riscontrata in recenti studi
fra consumo di Brassicacae e ridotto rischio di cancro. Essi da soli esibiscono
bassa bioattività, ma la protezione da carcinogenesi e dalla progressione dei
tumori appare essere correlata ad una serie di prodotti di degradazione, volatili e
non, ottenuti da sistemi enzimatici in particolare dalle mirosinasi esogene. Gli
isotiocianati derivati da glucosinolati aromatici e alifatici hanno mostrato in
modelli animali una attività chemioprotettiva, in quanto agenti bloccanti la
carcinogenesi chimica. In particolare il meccanismo di azione si esplica attraverso
una induzione nella fase II degli enzimi detossicanti, quale chinone riduttasi,
NADPH-riduttasi,
glutationesulfotrasferasieglucoriniltrasferasi,einibizionedeglienzimi della fase I che
attivano la carcinogenesi.
Biodisponibilità
Si intende con questo termine la velocità e l’entità con la quale una sostanza
attiva viene assorbita e diventa disponibile nel sito di azione. La determinazione
del composto attivo nel sito di azione non è generalmente possibile, ma poiché
esistono relazioni predeterminate fra la concentrazione nel sito d’azione e nel
circolo sistemico, la biodisponibilità può essere intesa come disponibilità sistemica
ottenuta misurando la concentrazione nel circolo sanguigno per un tempo
determinato dopo la somministrazione orale.
La biodisponibilità può essere influenzata da fattori intrinseci all’alimento e
all’organismo umano quali l’efficienza del processo digestivo, la composizione
della microflora intestinale, l’assorbimento intestinale e il metabolismo postassorbitivo durante il quale si possono formare degli analoghi con attività
biologica diversa dai composti di partenza.
La letteratura recente è particolarmente ricca di studi meccanicistici concernenti
l’assorbimento e il metabolismo, soprattutto dei polifenoli, dal momento che essi
appartengono alla categoria di composti più rappresentativa comprendente un
gran numero di sostanze fitochimiche biologicamente attive. I polifenoli
generalmente sono poco assorbiti, largamente metabolizzati e rapidamente
eliminati; il loro metabolismo avviene attraverso un pathway comune.
La maggior parte dei composti è Presente negli alimenti come esteri, glucosidi o
polimeri che non possono essere assorbiti nella loro forma originaria, ma devono
essere idrolizzati dagli enzimi intestinali e/o dalla microflora del colon. Questa
microflora possiede una grande capacità di deglicosilazione che avviene molto
rapidamente. L’ assorbimento a livello gastrico è invece limitato sia per la ridotta
area di scambio, confrontata con quella dell’intestino, sia per la resistenza
all’idrolisi dovuta al pH e agli enzimi gastrici. Quando è coinvolta la flora
intestinale l’efficienza dell’assorbimento è spesso ridotta in quanto la flora può
degradare anche gli agliconi e produrre acidi aromatici semplici. Ha inoltre in
questa fase una funzione importante anche lo stato fisiologico dell’organismo
quando ad esempio vengono assunti farmaci. L’aglicone libero può passare nella
cellula epiteliale passivamente o per diffusione facilitata; comunque, la forma
glucosidica può essere trasportata anche intatta all’interno della cellula attraverso
un c a rr i e r e poi essere idrolizzata dalle beta-glucosidasi presente nel citosol.
Nelle cellule dell’intestino tenue avviene la coniugazione glucoronide e in minor
misura a forme solfate metilate; le antocianine rappresentano una eccezione
perché è stata riscontrata la presenza nel plasma e nelle urine della forma
glicosilata immodificata, fatto che implicherebbe il coinvolgimento di recettori di
trasporto.
Alcuni flavonoidi, come ad esempio la rutina, non vengono deglicosilati e
raggiungono l’ileo terminale e l’intestino crasso. Gli isoflavoni invece vengono
assorbiti nel colon perché genisteina e daidzeina sono relativamente resistenti alla
degradazione, anche se la daidzeina in alcuni individui viene convertita dagli
enzimi batterici in equolo. La quercitina è rapidamente idrolizzata dalla flora del
colon in composti fenolici a basso peso molecolare pertanto viene assorbita meno
efficientemente rispetto all’intestino tenue; in uno studio dove venivano utilizzati
soggetti ileostomizzati si è riscontrato un assorbimento della quercitina aglicone,
somministrata oralmente, pari al 24%.
Nel fegato i flavonoidi coniugati vengono deglucoronidati dalle beta-glucoronidasi
e poi solfate, mentre i glucuronidi intatti sono metilati; invece gli agliconi che
raggiungono il fegato come tali vengono ivi coniugati. I coniugati sono secreti via
biliare nel duodeno dove sono soggetti all’azione degli enzimi batterici betaglucoridasi e poi riassorbiti (circolo enteropatico).
Tra le varie e innumerevoli sostanze a disposizione sicuramente quelle che
possiedono una maggiore ed ampia attività sono il thè verde, il resveratrolo, la
curcuma e la curcumina. Vediamole ora in particolare.
Camellia Sinensis
Le foglie di Tè verde sono conosciute da almeno 4000 anni come
portatrici di salute . Il thé verde si ricava dai germogli delle foglie e dalle
foglie giovani della pianta conosciuta come "camellia sinensis".Le sue
origini si perdono nel tempo; in Cina si narra che l'imperatore Shen
Nung fu il primo bevitore di té verso il 2700 a.C., mettendo le foglie
della pianta dentro una brocca di acqua bollente dando così inizio a
questa usanza .
Dal secondo secolo d.C. alcuni testi medici cinesi riportano i benefici
ottenibili dal thé, mentre un monaco giapponese, Eisai, nel 1211 d.C.
scrisse un libro intitolato "mantenere la salute bevendo thé" dove
scrisse:" Il thé è una medicina miracolosa per mantenere la salute, ha lo
straordinario
potere
di
prolungare
la
vita."
Nel sedicesimo secolo, gli esploratori europei che per primi provarono il
té dichiararono di averlo usato per combattere febbre, mal di testa,
dolori articolari e mal di stomaco.
Che si creda oppure no a queste storie, dobbiamo sapere che le foglie di
questa pianta sono utilizzate da almeno 4000 anni e che sono sempre
state conosciute come portatrici di salute. Tecnicamente, per esser
chiamato thé, il prodotto deve essere ricavato dalle foglie della"camellia
sinensis", la sempreverde pianta del thé. Ci sono solo tre tipi di thé:
nero, oolong e verde, così classificati secondo il metodo di lavorazione.
Essi differiscono dalla durata della fermentazione delle foglie: quello
nero viene essicato e fermentato, l'oolong parzialmente fermentato,
mentre quello verde viene solamente lavato e riscaldato per prevenire la
fermentazione. I vari nomi con i quali di solito è identificato si riferiscono
alla regione dove cresce la pianta (Ceylon, Darjeeling, Souchong, ecc),
comunque tutti i tipi provengono dalla camellia sinensis.
Thè
verde
e
cancro.
Uno dei più interessanti sviluppi della ricerca degli ultimi anni è stato lo
scoprire le straordinarie proprietà di anti-invecchiamento e anti-cancro
del té verde. Si è riscontrato che i paesi con alto consumo
(principalmente Cina e Giappone) hanno una bassa percentuale di
ammalati di cancro. In Giappone, le donne che insegnano la cerimonia
del té (perciò assumono molto più té rispetto la media), sono note per la
loro longevità; casi di morte per cancro in questo gruppo sono molto
rari.Le pecentuali di cancro al seno, colon, pelle, pancreas, esofago e
stomaco sono estremamente basse fra i bevitori di té verde.
Nello stesso modo, è stato notato che i fumatori giapponesi che
consumano té verde sembrano godere di una protezione contro il cancro
al polmone. Difatti, nel mondo industrializzato i giapponesi hanno sia il
più alto tasso di fumatori che quello più basso di cancro al polmone.
Ricerche in vitro e su animali hanno indicato che può essere efficace
anche contro una più ampia varietà di tumori, inclusi leucemia e glioma.
Ciò è dovuto al potere dei suoi componenti che includono carotenoidi,
clorofilla, polisaccaridi, grassi, vitamina C ed E, manganese, potassio e
zinco.
Comunque, gli esperti sono d'accordo che c'è un tipo di costituenti in
particolare che fornisce i maggiori benefìci per la salute: essi sono i
polifenoli. Questi sono delle catechine con potenti proprietà antiossidanti. Sono un sottogruppo dei flavonoidi, composti fitoestrogeni che
possiamo trovare in molti vegetali, frutta, thé, caffé, cioccolato e vino
rosso.Tutti i tre tipi di thé contegono polifenoli; nel té verde
l'ossidazione delle catechine è minima, così da lasciare inalterate le
proprietà antiossidanti, mentre la fermentazione necessaria alla
produzione degli altri tipi di thé riduce il contenuto di catechine
perdendo
specialmente
quelle
più
fortemente
bioattive:
le
epigallocatechine -gallato (EGCG). Le EGCG sono indicate dagli esperti
come le più importanti per la prevenzione dei tumori. Esse hanno anche
dimostrato di avere un potere antiossidante 20 volte più forte della
vitamina E nel proteggere i lipidi del cervello, che sono molto sensibili
agli
stress
ossidativi
(Chem
Pharm,
Bulletin
38-1990).
Recentemente uno studio eseguito al Karolinska Institute di Stoccolma,
un gruppo di ricercatori diretto dal dr. Yihai Cao ha scoperto che il té
verde può bloccare l'angiogenesi -lo sviluppo di nuovi vasi sanguigni che
servono ai tumori per crescere e formare metastasi.Il dr. Cao ha
sottolineato comunque che può essere necessario un forte consumo di té
per
molto
tempo
per
ottenere
quei
benefìci.
Un altro studio (University of Shizuoka, Giappone) ha dimostrato che il
thé verde può prevenire la formazione di metastasi. Le cellule del cancro
secernono un particolare enzima per penetrare e colonizzare vari tessuti
dell'organismo. E' il processo di metastasi che è letale, non il tumore
principale. Quindi, trovare sostanze che impediscano la metastasi è di
primaria
importanza
per
sconfiggere
il
cancro.
Questo studio ha trovato che le EGCG inibiscono la secrezione
dell'enzima che provoca la metastasi da parte delle cellule tumorali, così
bloccando la loro capacità di invadere altri tessuti. Risultati simili sono
stati presentati al 38.mo congresso dell' American Society for Cell
Biology a San Francisco da un gruppo di ricercatori della Purdue
University. Le loro scoperte hanno indicato che bere quattro o più tazze
di té verde al giorno potrebbero fornire sufficienti composti attivi per
rallentare o prevenire la crescita delle cellule tumorali.Forse il risultato
più sorprendente delle recenti ricerche è stata la scoperta che il té verde
può proteggere contro i tumori della pelle (melanomi).In uno studio un
gruppo di ricercatori ha scoperto che bere té verde può inibire la
formazione di tumori associati all'esposizione a raggi solari UVB.In alcuni
casi con tumori già formati dovuti agli UVB, la sua assunzione ha
rallentato la loro crescita e in qualche caso ne ha ridotto le dimensioni.
In un ulteriore studio i ricercatori hanno applicato i componenti del thé
direttamente sulla pelle e quindi l'hanno esposta ai raggi UVB.La pelle
protetta ha sofferto meno danni rispetto a quella non protetta. Alcuni
produttori di creme solari hanno così cominciato a usare il thé verde nei
loro prodotti. Altri studi eseguiti principalmente in Giappone e Stati Uniti
hanno dimostrato le sue proprietà anche con altri tipi di tumore, quali
leucemia (inibizione della proliferazione delle cellule tumorali), cancro al
seno, all'ovaio, allo stomaco, al fegato, alla prostata, all'esofago, ecc.
Uno di questi studi all'università di Shizuoka ha scoperto che il té verde
può lavorare in sinergia con i farmaci chemioterapici, aumentandone
l'efficacia e può proteggere le cellule dai danni provocati dall'esposizione
a
radiazioni.
Le
scoperte
più
recenti.
Le più interessanti scoperte sono indirizzate al trattamento e
prevenzione dell'artrite reumatoide, ma forse la più eccitante è quella
che ha riportato uno studio eseguito dal Cancer Chemotherapy Center a
Tokyo in Giappone e che dimostra che il thé verde va molto oltre al suo
semplice, ma comunque forte potere antiossidante. Se gli studi saranno
confermati, catapulteranno di diritto questa antica bevanda al centro
della scienza del 21.mo secolo. E' stato dimostrato che le EGCG
inibiscono fortemente e direttamente la telomerasi. Telomerasi è
l'enzima che rende "immortali" le cellule tumorali mantenendone la
parte finale dei loro cromosomi (telomeri). La capacità delle cellule
tumorali di mantenere i loro telomeri nel DNA, può essere il segreto
della loro "immortalità". Di conseguenza, riuscire a eliminare i telomeri
così da provocare la morte della cellula tumorale, potrebbe essere una
delle strade per sconfiggere questa malattia. Il primo inibitore naturale
della telomerasi ad essere stato scoperto sono appunto le EGCG del thé
verde. Malattie cardiovascolari. Le malattie cardiovascolari sono
associate
a
diversi
fattori
di
rischio.
Sorprendentemente sembra che il thé verde attenui molti di questi
rischi. Riduce i livelli di colesterolo LDL e di trigliceridi. Il potente effetto
antiossidante del thé verde inibisce l'ossidazione del colesterolo LDL
nelle arterie, causa principale nella formazione dell'arteriosclerosi. La
formazione di coaguli di sangue (trombosi) è la causa principale di infarti
e colpi apoplettici, il thé verde ha dimostrato di inibire la formazione di
questi grumi con la stessa efficacia dell'aspirina. Può inoltre aumentare i
livelli di HDL, il colesterolo buono, che aiuta a rimuovere le placche
dell'arteriosclerosi dalle pareti delle arterie. Pressione sanguigna. Una
delle cause della pressione alta è la perdita di elasticità delle arterie. Il
thé verde è ipotensivo, abbassando la pressione sanguigna. Zuccheri nel
sangue. Quando si assumono amidi con l'alimentazione, l'enzima amilasi
è necessario per trasformarli in zuccheri semplici che possono essere
assorbiti
nel
sangue.
Da studi eseguiti: i polifenoli del thé verde inibiscono l' attività
dell'amilasi dell'87%; estratti di thé verde riducono il normale aumento
di glucosio e di insulina quando si ingeriscono 50 grammi di amidi.Alti
livelli di glucosio e di insulina nel sangue predispongono a diabete e
malattie cardiovascolri e sono associati con un'accelerazione
dell'invecchiamento. Per molte persone, gli zuccheri sono i maggiori
responsabili di accumulo di grassi. Uno studio su animali ha mostrato
una riduzione di grassi nel corpo conseguenza di integrazioni con
lecatechine
del
thé
verde.
Meccanismo d’azione
Attività lipolitica, dovuta alle basi xantiniche, capaci di inibire la fosfodiesterasi
con un aumento dell’AMPc intracellulare, responsabile dell’attivazione della lipasi
intracellulare, e ai flavonoidi, in grado di inibire la catecol O-metiltranferasi
(COMT), potenziando così l’attività delle catecolamine. Si ha così un consumo di
lipidi (effetto dimagrante, accentuato dalle catechine che aumentano la
termogenesi, il corpo produce più calore, quindi “brucia” più “grassi”).
Azione ipocolesterolemizzante dovuta alle saponine, che si legano al colesterolo
esogeno, bloccandone l’ingresso nel torrente ematico, le catechine inibiscono la
perossidazione delle lipoproteine a bassa densità (LDL), (Studio condotto dal
Medical College of Calcutta). Azione antiipertensiva, le catechine inibiscono
l’attività dell’ACE, Angiotensin Converting Enzyme, che interviene nella
conversione dell’Angiotensina I (forma inattiva) in Angiotensina II, attiva, che ha
un’azione vasocostrittiva sui vasi arteriosi. Azione antiaggregante piastrinica,
svolta dalle catechine.
Azione broncodilatatoria, basi xantiniche, a livello dei bronchioli polmonari.
Effetto venocostrittivo, flavonoidi, con diminuzione della permeabilità venosa.
Mantenimento della densità ossea, (specie nelle donne anziane) flavonoidi,
attraverso un’azione estrogeno simile (studio scientifico condotto dall’University of
Western Australia di Perth, pubblicato sull’American J.of Clinical Nutrition).
Aumento della diuresi, per le basi xantiniche.
Azione antiinfiammatoria, i polifenoli bloccano la migrazione dei neutrofili e la
risposta infiammatoria. Azione anticarie dentale, svolta dalle catechine, che hanno
potere battericida diretto contro lo streptococco mutans, impediscono l’adesione
batterica ai denti, inibiscono la glucosil-transferasi, limitano la biosintesi del
lucano “appiccicoso”, inibiscono le amilasi umane e batteriche.
Azione antiossidante,
rallentano o prevengono l’ossidazione di molecole. L’ossidazione è una reazione
chimica che trasferisce elettroni da una sostanza ad un ossidante, si producono
radicali liberi, responsabili dell’innesco di una reazione a catena che danneggia le
cellule. Gli antiossidanti terminano le reazioni a catena, intervenendo sui radicali
intermedi o inibendo altre reazioni di ossidazione, facendo ossidare se stessi.
Spesso gli antiossidanti sono agenti riducenti (formano ioni positivi) come i
polifenoli. Tra questi i gallati di epicatecolo e di epigallocatecolo (EGCG) si
comportano come disattivatori di numerosi mutageni chimici:
• per interazione col citocromo P-450 microsomiale epatico (responsabile
dell’attivazione dei precarcinogeni);
• reagendo direttamente con mutageni, formando addotti atossici, facilmente
eliminabili, con agenti cancerogeni, (nitrosammine, idrocarburi policiclici,
aflatossine);
• potenziando l’attività dei sistemi antiossidanti di difesa dell’organismo
(glutatione perossidasi e catalasi).
Azione anticarcinogenica
• EGCG blocca l’angiogenesi, fondamentale per lo sviluppo tumorale.
• Interagendo con le proteasi, enzimi deputati alla distruzione delle proteine,
i gallati controllano le cellule cancerose, perché alcune di queste in fase
metastatica, producono proteasi. Bloccano, inoltre, la distruzione di proteine
fondamentali per il Sistema Nervoso Centrale.
• Inibisce la crescita delle cellule tumorali, L’EGCG si lega all’enzima DHFR
(diidrofolato reduttasi), noto target per i farmaci anti cancro, coinvolto anche
nelle anomalie congenite e impedisce alle cellule tumorali di produrre DNA (Studio
condotto dall’Università di Murcia, Spagna in collaborazione con John Innes
Centre of Norwich, Gran Bretagna)
• Uno studio italiano condotto su 62 maschi, con lesioni pre-maligne alla prostata,
ha dimostrato che estratti di the verde, assunti quotidianamente sono efficaci fino
al 90% nel prevenire il cancro alla prostata; inoltre una ricerca policentrica,
effettuata dalle Università di Modena, Parma, Reggio Emilia, coordinata dal Prof.
Saverio Bettuzzi ha identificato il possibile target di azione dell’EGCG, il gene della
clusterina, che induce il suicidio cellulare (apoptosi). Le catechine riducono la
secrezione di testosterone, l’estradiolo abbassa il rischio di sviluppare il cancro
della prostata, della mammella e dell’utero.
Tra le indicazioni all’utilizzo del the’ verde vi sono:
• Prevenzione e cura, in associazione i a terapie farmacologiche, radioterapiche e
Chirurgiche, in alcune patologie tumorali e loro metastasi.
• Prevenzione di aterosclerosi vascolare, specie a livello aortico.
• Stati infiammatori.
• Stress ossidativi, base patogenetica di molte malattie degenerative e
neurodegenerative , complicanze della malattia diabetica, osteoatrosi, malattie
cardiovascolari.
Resveratrolo
Il resveratrolo (3,5,4’-triidrossistilbene) è un fenolo, non flavonoide, presente
nella buccia dell’acino d’uva, nel vino, in alcune bacche e semi oleosi (arachidi) ed
in particolari piante. In Asia si utilizza la pianta Polygonum cuspidatum, ricca in
resveratrolo per la cura di patologie epatiche e cardiache. La concentrazione di
resveratrolo presente nel vino, dipende dalla pianta di vite, dalla sede geografica
di coltivazione e dal tempo di fermentazione, il contenuto di resveratrolo è
maggiore nel vino rosso che in quello bianco.
Meccanismo d’azione
Azione
cardioprotettiva.
Per
le
proprietà
antiossidante
ed
antiaggregantepiastrinica, che si esplica attraverso l’inibizione della sintesi degli
eicosanoidi e la modulazione della sintesi dell’acido arachidonico.
Azione ipocolesterolemizzante e ipolipidemizzante. Il resveratrolo protegge
le LDL, (trasportatrici del colesterolo verso le cellule) dall’ossidazione, riduce la
concentrazione di colesterolo, dei trigliceridi e delle lipoproteine VLDL, che hanno
un ruolo nell’insorgenza dell’aterosclerosi.
Attività ormono-simile. Il resveratrolo ha una struttura chimica simile al
dietilstilbestrolo, estrogeno sintetico, ciò spiega la sua azione ormonosimile, in
grado di legarsi competitivamente ai recettori per gli estrogeni. Poiché l’azione
degli estrogeni influisce sui livelli di colesterolo e sul flusso sanguigno, alcuni
studiosi ritengono che l’azione del resveratrolo sulla prevenzione di malattie
cardio-vascolari sia legata anche a tale meccanismo d’azione alternativo.
Azione
ipotensiva.
Mediata
dall’ossido
nitrico
(fattore
di
rilascio
endotelioderivato EDRF), che agisce sulla muscolatura liscia dei vasi sanguigni,
provocando vasodilatazione, con conseguente aumento del flusso ematico e
funzione omeostatica.
Attività antitumorale. Il resveratrolo ha un’azione preventiva grazie alle
proprietà antiossidanti, antimutagene ed antiinfiammatorie. Inibisce la
tirosinchinasi, enzima coinvolto nella trasduzione del segnale nel citoplasma delle
cellule coinvolte nella regolazione della mitogenesi.
Un gruppo di scienziati dell’Health System, Univ. della Virginia, ha scoperto che il
resveratrolo inibisce l’azione della proteina: fattore kB nucleare (NF-kB), questa si
trova nel nucleo ed attiva i geni responsabili della sopravvivenza delle cellule
tumorali. Mayo, Prof. di Biochimica molecolare, Univ. della Virginia, ha dimostrato
che le cellule del cancro trattate con resveratrolo muoino perché diventano
sensibili a un composto “il fattore alfa” della necrosi del tumore (TNFa). Secondo
le ricerche il resveratrolo inizierebbe nella molecola NF-kB una reazione che
porterebbe le cellule del cancro all’autodistruzione per apoptosi o morte cellulare
programmata (Pcd, Programmed cell death).
Attività antinfiammatoria. Esplicata attraverso l’inibizione della cicloossigenasi
e dell’idroperossidasi.
Azione immunostimolante. Mediata dalla interleuchina II e dalla produzione di
anticorpi da parte dei linfociti.
Azione antivirale. In un studio italiano diretto dal prof. Garaci, presidente
dell’Ist. Superiore di Sanità e Ordinario di Microbiologia, Univ. Tor Vergata e dalla
dr.ssa Palmara, cattedra di Microbiologia, Univ. La Sapienza di Roma, pubblicato
sul Journal of Infectious Disease, si è valutata la capacità del resveratrolo di
inibire la replicazione virale del virus influenzale A umano. In vitro il resveratrolo
blocca la proteinchinasi, enzima che regola il meccanismo di crescita e di
replicazione virale. In vivo il resveratrolo ha ridotto la carica virale nei topi trattati
rispetto ai placebo. Carlo Grassi, Professore di Malattie Respiratorie, Univ. di
Pavia, afferma che il resveratrolo è un antivirale efficace in diverse forme
d’influenza, herpes virus, influenza aviaria e non solo contro un unico ceppo
virale. Il resveratrolo agisce potenziando il sistema immunitario e non sul virus
singolo.
Azione anti-invecchiamento. In vitro su colture di fibroblasti del derma, il
resveratrolo stimola la proliferazione cellulare, la produzione di collagene, inibisce
l’azione delle proteasi, responsabili della degradazione della matrice collagenica e
cattura efficacemente e selettivamente le radiazioni UV-B. Al pari di una dieta
ipocalorica che, come si sa, aumenta il tempo di sopravvivenza anche del 30%
compresi i mammiferi, il resveratrolo è in grado di stimolare l’attività di un
enzima chiamato SIR2. La somministrazione di resveratrolo in vitro aumenta
l’attività delle SIR2, in assenza di restrizione calorica, ed estende la durata della
replicazione enzimatica del lievito Saccharomyces cerevisiae fino al 70% e,
sperimentazioni effettuate sul Nothobranchius furieri, un pesciolino africano la
cui vita dura circa dodici giorni, dimostra come un trattamento con resveratrolo
riesca quasi a raddoppiare la loro sopravvivenza inibendo ritardando nel
contempo l’insorgenza delle disfunzioni correlate all’età in questo pesce.
Ancora Il Resveratrolo migliora la salute e la sopravvivenza di ratti in dieta
ipercalorica
Indicazioni
• Per contrastare il processo dell’invecchiamento.
• Trattamento preventivo di patologie cardio-vascolari.
• Prevenzione di neoplasie.
• Ipertensione arteriosa.
• Ipercolesterolemia, iperlipemia.
• Stati infiammatori-infettivi virali.
Radice di Curcuma longa
Recentemente la Curcuma Longa è diventata popolare come spezia in Occidente,
mentre in India questa radice gialla ha sempre avuto un posto d’onore per le
proprietà alimentari-salutistiche. È considerata simbolo di prosperità e rimedio
depurativo per tutto il corpo. Insieme allo zenzero e al cardamomo è ingrediente
fondamentale del curry, è anche chiamata zafferano delle Indie. La Curcuma è
una pianta erbacea perenne, della famiglia delle Zinziberacee, con grandi foglie
simili a quelle del giglio, coltivata in Oriente ed in Africa, insieme alle altre due
specie simili (Giava e Zedoaria). Dalle radici tuberiformi, di colore arancione, si
ottiene la polvere, nota per le proprietà digestive, stimolanti ed epatoprotettive,
diuretiche. Si riteneva un tempo che avesse proprietà coleretiche e colagoghe,
spasmolitiche delle vie
biliari. Attualmente si sono scoperte anche proprietà antiflogistiche,
epatoprotettive, antiossidanti, azione antispasmodica sulla muscolatura liscia del
tubo digerente, antimicrobiche indirette, per azione stimolante il sistema
immunitario. La parte utilizzata a scopo medicinale è il rizoma o radice e
contiene:
• 4-14% di un olio volatile giallo-arancio composto da turmelone, atlantone e
zenzerone;
• 0.3-5.4% di curcumina;
• 30% di zuccheri;
• resine composte da circa 200 varietà di sesquiterpeni;
• proteine;
• vitamine;
• minerali.
Meccanismo d’azione
Azione antiinfiammatoria.
• inibizione della sintesi dei leucotrieni;
• inibizione dell’aggregazione piastrinica;
• promozione della fibrinolisi;
• inibizione della risposta dei neutrofili all’infiammazione;
• stabilizzazione della membrana dei lisosomi;
• stimolazione dei corticosteroidi surrenalici;
• incremento dell’emivita del cortisolo endogeno;
• sensibilizzazione dei recettori del cortisolo.
Effetti cardiovascolari.
• riduzione della colesterolemia;
• inibizione dell’aggregabilità piastrinica, per un incremento della prostaciclina e
inibizione dei trombossani;
• interferenza nell’assorbimento intestinale di colesterolo;
• stimolazione del colesterolo -7α- reduttasi epatica, con aumento della
conversione del colesterolo in acidi biliari;
• protezione delle pareti artero-venose per azione dell’olio volatile contenente
turmelone, terpenoidi, sesquiterpeni, zenzerone che agiscono come potenti
bioflavonoidi.
L’olio volatile è costituito essenzialmente da terpenoidi ed ha 15 atomi di
carbonio, risulta molto insaturo e si pensa che possa incrementare la sintesi di olii
altamente insaturi simili a quelli dell’olio di pesce, ciò giustificherebbe
ulteriormente l’azione antiaggregante piastrinica.
Azione epatica.
• Epatoprotezione verso fattori tossici come il tetracloruro di carbonio e
galattosamina;
• azione colagoga-coleretica;
• normalizzazione degli enzimi epatici nelle epatiti croniche attive.
la
Azione antiossidante.
Molto più efficace delle vitamine C ed E. L’azione si esplica a livello del DNA.
Azione antitumorale. In tutte le fasi della cancerogenesi; la radice di curcuma è
efficace specie verso i cancerogeni chimici e riduce i mutageni urinari. Può essere
associata a farmaci di sintesi in quanto non ha dimostrato interferenze
farmacologiche. Uno studio pubblicato da Yang et al. rivela come la curcumina
possa disaggregare la beta-amiloide, la curcumina non solo si lega a betaamiloide e ne previene l’aggregazione, ma è in grado di marcare le placche
amiloidee in sezioni cerebrali di pazienti Alzheimer e topi TG2576 (topi transgenici
usati come modello della malattia di Alzheimer). In vivo la curcumina iniettata in
un topo TG anziano, attraversa la barriera emato-encefalica e si lega alle placche.
Gli autori sono anche riusciti a dimostrare che i topi transgenici, con avanzata
accumulazione amiloidea, se alimentati con curcumina, presentano riduzione dei
livelli di amiloide e delle placche. Uno studio condotto dal prof. Tze-Pin Ng et al.
dell’Università di Singapore, sottoponendo a un test per le funzioni cognitive un
migliaio di asiatici di età compresa tra i 60 e i 93 anni, non ancora colpiti da
Alzheimer, ha evidenziato che i soggetti che consumavano piatti a base di curry in
modo regolare o occasionale davano risultati nettamente migliori, rispetto a chi
ne faceva uso raramente o mai. Ciò, ipotizzano gli scienziati, è da ricondurre
all’azione anti-ossidante della curcuma ingerita anche saltuariamente.
Curcumina
È una sostanza fenolica naturale (diferuloilmetano) contenuta nel rizoma della
pianta di Curcuma longa. La Curcuma è una pianta erbacea perenne, che vive nei
climi tropicali, originaria dell’Asia meridionale. La curcumina è stabile nello
stomaco e nell’intestino tenue, la sua elevata lipofilia le permette un rapido
assorbimento gastro-intestinale per diffusione passiva, viene escreta sia per via
fecale che urinaria. I principi metabolici della curcumina sono bioattivi.
Meccanismo d’azione
Attività antinfiammatoria.
• Modulazione del metabolismo dell’acido arachidonico, la curcumina inibisce
l’attività dell’enzima ciclossigenasi e perossidasi che dà origine alla Prostaglandina
H2 (PGH2), trasformata in altre sostanze coinvolte nelle infiammazioni.
• Attivazione di enzimi responsabili della detossificazione di prodotti elettrofili
della perossidazione lipidica (glutatione tranferasi e glutatione per ossidasi).
• Azione antiproliferativa e apoptotica (morte cellulare programmata) sulle cellule
muscolari lisce delle arterie, attraverso l’inibizione della proteintirosinkinasi e
proteinkinasi C.
• Inibizione dell’incorporazione dell’acido arachidonico nelle membrane
lipidiche, evitando la liberazione di eicosanoidi, mediatori di infiammazione
(PGE2, leucotrieno B4 e C4) e di enzimi idrolitici (collagenasi, elastasi,
ialuronidasi)
prodotti dai macrofagi.
• Inibizione della produzione del fattore di necrosi tumorale (TNF-alfa) secreto da
macrofagi e monociti umani. (Chan 1995).
• Inibizione della fosfolipasi D.
Azione immunomodulante. Inibizione della produzione dell’interleuchina-12 dei
macrofagi.
Azione ipolipemizzante.
• Stimolazione dell’enzima colesterolo -7α- idrossilasi
colesterolo negli acidi biliari.
• Riduzione della perossidazione lipidica plasmatica.
con
escrezione
di
Azione antiossidante, Verso gli acidi grassi polinsaturi, inibendo la lipossigenasi
1, riduce la perossidazione lipidica, blocca il radicale anione superossido (O2), il
radicale idrossile (OH), l’ossigeno singolo, il biossido nitrico (NO2) ed incrementa
gli acidi grassi essenziali.
Azione anti carcinogenica. Attualmente solo a livello sperimentale in vitro e in
vivo. La curcumina ha attività antiproliferativa, antitumorale e anticancerosa.
Attività antiproliferativa su colture di cellule tumorali mammarie e polmonari,
indotte da agenti estrogenici, come pesticidi chimici. Prevenzione tumorale per
un’azione apoptotica sulle cellule tumorali, in cancri del colon e della mammella in
ratti. Protezione da metastasi intestinali in melanomi indotti in ratti. Protezione
del danno cromosomico prodotto da radiazioni in cellule del midollo spinale e
inibizione della mutagenesi da radiazioni UV.
La Curcumina attiva i geni difensivi e protegge i
ossidative
neuroni contro lo stress
Indicazioni
• Stati infiammatori, specie osteo-articolari.
• Stress ossidativi e stati patologici conseguenti.
• Epatopatie.
• Patologie tumorali, in associazione a terapie di sintesi.
• Prevenzione di affezioni cardio-vascolari.
• Stati infettivi ed allergici (per azione indiretta immuno modulante).
Non somministrare la Curcuma durante la gravidanza, l’allattamento e ai bambini.
Interazioni medicamentose
Non associare la curcuma:
• ad una terapia antiaggregante ed anticoagulante;
• a trattamento con farmaci ipocolesterolemizzanti;
• farmaci antiinfiammatori non steroidei.
Negli animali, la curcuma riduce la glicemia, pertanto potrebbe aumentare
l’efficacia dei medicamenti per il diabete.
Tossicità: Non nota
Da quanto esposto risulta che ciascuna delle sostanze prese in esame e, a
maggior ragione la possibilità di averle a disposizione tutte insieme in una
originale composizione dal nome OXYCURMA, , ci permette di poter prevenire e
trattare un gran numero di malattie ma, in specie, le malattie conseguenti allo
stress ossidativi e quindi di prevenire la degenerazione tessutale e quindi
l’invecchiamento, oltre ad aumentare le difese immunitarie contro virus e batteri
ed associarla, come integrazione ed in associazione alla chirurgia, chemioterapia
e radioterapia, nelle malattie neoplastiche.
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