andrea pozza european jazz quintet benny green

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andrea pozza european jazz quintet benny green
ANDREA POZZA EUROPEAN JAZZ QUINTET
Ancona Jazz segue Andrea Pozza da diverso tempo, e non manca di riproporlo nei suoi nuovi progetti. Andrea rientra nel ristretto numero dei grandi pianisti italiani, in particolare tra quelli che sono riusciti ad appropriarsi della tradizione bop e classica facendone il punto di partenza per un personale discorso solistico. Ha collaborato a lungo con Gianni Basso, Steve Grossman, Enrico Rava (dal 2004 al 2008, concerto alle Muse nella prima edizione del Summer Festival) e ha diretto proprie formazioni, specialmente trii, in cui ha spesso fornito un saggio di qualità compositive superiori. Ospitiamo perciò ben volentieri anche questa recentissima formazione, completata da due musicisti olandesi e da due inglesi considerati tra i migliori delle ultime generazioni. Il più esperto è il sassofonista Dick De Graaf, attivo dal 1986, a lungo nelle orchestre di Frank Grasso e John Clayton e poi leader di varie formazioni sempre sorrette da precisi indirizzi di repertorio. L’altro olandese è il bassista Jos Matchell, che si divide anche con il trombone a pistoni e la tuba, fisso nella “Brussels Jazz Orchestra”, nella “Metropole Orchestra” e nel gruppo di Dick De Graaf “Jazz Meets Classic”. Chris Brewer è attualmente di casa al Ronnie Scott di Londra, ma il suo infuocato sax alto si è fatto sentire spesso anche all’estero, Spagna soprattutto, al fianco del pianista Chano Dominguez e del sassofonista e flautista Jorge Pardo. Shane Forbes, infine, è considerato l’astro nascente della batteria in Inghilterra e, pur giovanissimo, ha già suonato con i maggiori jazzisti nazionali, il sassofonista Jean Toussaint e la cantante Claire Martin, solo per citarne alcuni.
Un inizio scattante, con musicisti da scoprire ed ascoltare per la prima volta, e quindi di particolare interesse: la via del festival è tracciata.
BENNY GREEN / MARTIN WIND / MATT WILSON
Per una serie di circostanze sfavorevoli, Benny Green non ha mai avuto l’opportunità di suonare nelle precedenti edizioni di “Ancona Jazz”. Eppure il suo nome è da inserire tra quelli più rappresentativi del piano jazz moderno di impostazione bop. A dire il vero, Green partecipò ad un’edizione de “Le Strade del Jazz” (al Pergolesi di Jesi, nel 2004), in duo con il chitarrista Russell Malone. Fu un’esibizione straordinaria, in cui il pianista sfoggiò tutte le sue peculiari caratteristiche: tecnica scintillante, swing poderoso, fedeltà assoluta al linguaggio codificato dei grandi del passato (Bud Powell, Oscar Peterson, Ahmad Jamal, Phineas Newborn Jr.) ma capacità, allo stesso tempo, di filtrare qualsiasi influenza in uno stile personale dal forte potere comunicativo. Ogni jazzofilo conosce bene la carriera di questo pianista. Nato nel 1963, Green ha esordito nei Jazz Messengers di Art Blakey durante gli anni ’80; in seguito è stato con Betty Carter, a lungo nel trio di Ray Brown, e ha collaborato con tanti altri nomi di prestigio, in concerto e su disco, quali Milt Jackson, Freddie Hubbard, Etta Jones, Houston Person, Bob Belden, Jim Snidero, Mark Murphy. Dal 1991 dirige propri trii e piccole formazioni, cornici ideali per esaltare il suo solismo straripante. Il trio con cui si presenta alla Mole è anomalo perché creato appositamente con altro importante festival europeo , Jazz Baltica in Germania, con il quale Ancona Jazz è in ottimi rapporti di collaborazione e di produzione artistica. Martin Wind e Matt Wilson non costituiscono soltanto uno dei più solidi team ritmici in circolazione, ma sono entrambi leader di gruppi stimolanti e importanti nella scena del jazz contemporaneo. Ecco perciò che il trio diventerà una sorta di All Stars, in cui la classe enorme dei solisti saprà unirsi ad una profonda intelligenza progettuale. Concerto unico in Italia ed imperdibile per chi cerca creatività e bellezza al di fuori della routine.
COLOURS JAZZ ORCHESTRA direzione e arrangiamenti BOB
BROOKMEYER
La Colours Jazz Orchestra è la più importante realtà jazzistica marchigiana degli ultimi anni. Formata da giovani musicisti, molti dei quali già con rilevante carriera, la big band accetta volentieri il confronto e gli stimoli che una figura di rilievo, solista o arrangiatore, può fornirle. E Ancona Jazz sostiene con entusiasmo tale prerogativa, tanto da averla ospitata la scorsa edizione al fianco di Kenny Wheeler e di aver chiamato ora, in esclusiva europea, il grande trombonista, compositore e arrangiatore Bob Brookmeyer. Brookmeyer è una figura di riferimento assoluto nel jazz dagli anni 50. Specialista del trombone a pistoni, che suona con uno stile subito identificabile, sia per la particolarità dello strumento sia per il fraseggio, molto libero dal punto di vista armonico ma sempre ancorato alla linea melodica del tema, collabora infatti con Stan Getz (1953­54), Gerry Mulligan (1954­57), Jimmy Giuffre (1957­58) e poi con Clark Terry, di nuovo con Mulligan nella “Concert Jazz Band”, fino alla fondazione della Thad Jones­Mel Lewis Big Band, alla quale fornirà un corposo contributo di arrangiamenti. E queste sono soltanto le partecipazioni di maggiore rilievo. Con il passare del tempo, il trombonista abbandona lo strumento per sviluppare impressionanti qualità di arrangiatore, compositore e didatta. La sua originalità risiede nell’essere riuscito a fondere la tavolozza dei colori, la passione per il timbro, tipici di un Gil Evans, con la verve, la fantasia ritimica e lo swing di Gerry Mulligan. Un maestro della partitura jazzistica, quindi, che ha avuto molti allievi illustri, a partire da colei che è considerata la migliore di oggi, Maria Schneider.
Bob risiederà per cinque giorni in città, fornendo prima un interessantissimo workshop aperto al pubblico poi, dopo tre lunghe sedute di prove, il fondamentale concerto, che si può tranquillamente definire come l’evento musicale dell’anno in campo jazzistico.
MARTIN TAYLOR “SPIRIT OF DJANGO”
Ancona Jazz Summer Festival non poteva mancare di celebrare il centesimo anniversario della nascita di Django Reinhardt, e lo fa invitando uno dei massimi chitarristi mondiali, ed espertissimo nella musica di Django, l’inglese Martin Taylor. Lo stesso Taylor ci informò lo scorso anno, in occasione del suo memorabile concerto in solo nel Summer Festival di luglio, della ricostituzione del gruppo “Spirit of Django” dopo un intervallo di ben quindici anni. Lo prenotammo subito, perché il chitarrista si muove nella direzione di Django non ripetendone pedissequamente il repertorio, a conferma di una modernità sconvolgente di un linguaggio inventato negli anni ’30 e che conserva tuttora un fascino primario tra i chitarristi di tutto il mondo.
Martin Taylor può vantare una carriera di oltre quarant’anni, in cui ha sviluppato uno stile ed una tecnica del tutto personali, sia all’acustica che all’elettrica, specializzandosi nei concerti in solitudine, ma collaborando volentieri anche con altri musicisti di varia estrazione, come ad esempio Stephane Grappelli, nel cui gruppo rimase per un decennio dal 1979 al 1990 registrando oltre venti dischi, e poi Chet Atkins, Bill Wyman, Dionne Warwick, Sacha Distel e Jamie Cullum. Il nuovo disco dello “Spirit of Django” è appena uscito, nel maggio di quest’anno, e verrà presentato in esclusiva nel nostro festival. Il sestetto, singolare per la presenza dell’eccellente cantante scozzese Alison Burns, molto stimata in Patria, è arricchito dalla presenza di un altro importante esponente del jazz classico d’Inghilterra, il multi sassofonista Alan Barnes, autore di un concerto stupendo, con il suo quartetto, allo Sperimentale nel novembre del 2000.
Molto attento alla scena jazzistica inglese, il nostro festival è lieto di presentare ancora una volta questi musicisti, straordinari dal lato artistico e umano. ACK VAN ROOYEN /ULF MEYER / MARTIN WIND
Ack Van Rooyen è uno dei jazzisti di maggior valore che l’Europa abbia espresso. Nato in Olanda l’ 1 gennaio 1930, da studente visita gli Stati Uniti, dove ha modo di incontrare ed ascoltare tutti i grandi solisti del nuovo jazz che si stava formando. Al suo ritorno comincia a frequentare i più importanti solisti olandesi, francesi, ma soprattutto tedeschi. In Germania inizierà infatti la lunga collaborazione con l’orchestra di Bert Kaempfert (autore di canzoni e temi famosissimi, spesso cantati da Frank Sinatra), dove svolge il ruolo di principale solista. Suona inoltre con Wolfgang Dauner e Albert Mangelsdorff, con i quali gira il mondo in tournee, è poi membro dell’ “United Jazz & Rock Ensemble” e dell’orchestra di Peter Herbolzheimer. Viene infine chiamato spesso dai principali musicisti americani di passaggio in Europa, specialmente Clark Terry e Gil Evans, il quale lo fa sedere tranquillamente nella sezione di trombe della propria orchestra. Un eccellente musicista di sezione, dunque, ma anche splendido solista, sempre legato allo sviluppo melodico e profondo conoscitore del linguaggio jazzistico. Da alcuni anni il suo strumento principale è il flicorno, il cui timbro morbido gli permette di esplorare al meglio una musica più raccolta e cameristica, sfociata naturalmente nell’unione con il duo ritmico di Ulf Meyer e Martin
Wind. Meyer e Wind, entrambi tedeschi, suonano insieme da oltre un decennio e risultano partner ideali per questo omaggio all’indimenticabile Chet Baker, soprattutto alle atmosfere che Baker riuscì ad inventare con una formula strumentale analoga.
Presentare per la prima volta ed in esclusiva un musicista del calibro di Ack Van Rooyen è motivo di orgoglio per il nostro festival. E la cornice affascinante dell’Anfiteatro Romano è la sede forse più consona per un messaggio di così alto valore poetico ed emozionale. ANITA WARDELL QUARTET / DENA DE ROSE TRIO
Secondo una tradizione tipica di Ancona Jazz, almeno una serata viene dedicata al canto. Ci è sembrato bello e intrigante mettere insieme una delle migliori cantanti inglesi con colei che, secondo il nostro parere, è la più originale nel panorama americano degli ultimi anni. Anita
Wardell si esibì un paio di anni fa a Montemarciano, per le “Strade del Jazz”, e offrì uno splendido concerto, che le permise di sfoggiare qualità ben note di vocalist legata ad uno stile particolare, il vocalese (adattamento di un testo ad un assolo strumentale), ed insospettate prove di maturità espressiva grazie a ballads di notevole profondità nell’interpretazione e nella cura dei dettagli. Nata in Inghilterra ma formatasi in Australia, Anita ha vinto premi importanti in Patria e da tempo dirige un quartetto formato da eccellenti musicisti inglesi in grado formare con lei un gruppo estremamente coeso, ideale in ogni contesto.
Dena De Rose è già invece molto nota al nostro pubblico. La prima volta che si esibì ad Ancona fu nel 2001 allo Sperimentale, e coincise anche con il suo primo tour in Italia. Da allora è intervenuta in diverse altre occasioni, per lo più al Ridotto delle Muse, e in situazioni altrettanto disparate, dal solo al duo al trio. Anche stavolta sarà accompagnata da due musicisti, però con strumentazione insolita, con la chitarra di Ulf Meyer al posto della batteria. In tutto questo periodo Dena è cresciuta ancora, se possibile; i suoi approcci ai brani, standard o original, sono sempre improntati ad uno sviluppo che molto lascia all’improvvisazione e ad uno stile vocale vicino ad uno strumento, particolarità che le deriva dal fatto di esser anche eccellente pianista al servizio di se stessa. Il contrabbassista Martin Wind, vero “artist in residence” del Summer Festival 2010 è partner fisso di Dena da anni, e pertanto ne conosce al meglio sussulti e deviazioni, accelerazioni e cambi di tempo, secondo la tesi più nobile del jazz che vede l’artista come compositore ed esecutore nello stesso momento.
Un’altra serata in esclusiva italiana, imperdibile per chi ama il canto jazz nelle sue accezioni più vive e coinvolgenti.
EUMIR DEODATO EUROPA XPRESS
L’appuntamento con la musica brasiliana riguarda quest’anno Eumir Deodato, uno dei nomi più illustri dell’immenso bacino musicale sudamericano. Nato a Rio de Janeiro nel 1942, Deodato comincia già a diciassette anni a suonare ed arrangiare per tipi del calibro di Antonio Carlos Jobim, Elis Regina e Milton Nascimento, tanto da vivere in prima persona il fondamentale movimento della Bossa­Nova. Nel 1968 si trasferisce a New York, dove ha modo di lavorare con il chitarrista Luiz Bonfà, ma soprattutto di incontrare il produttore Creed Taylor, che lo ingaggia come arrangiatore primario dell’etichetta CTI, specializzata in uno stile cross­over, in cui l’unione tra il jazz e la bossa si compie ad un livello di fruibilità superiore, grazie a sonorità accattivanti ed originali. In quegli anni Deodato è dietro a registrazioni famose di Wes Montgomery, George Benson, Astrud Gilberto, lo stesso Jobim, Paul Desmond, Frank Sinatra, Roberta Flack e Aretha Franklin. Nel 1973 pubblica da leader l’album “Prelude”, che venderà oltre dieci milioni di copie in tutto il mondo e che gli permette di vincere il suo primo Grammy Award. Oggi la sua discografia comprende oltre cinquecento titoli e ben sedici dischi di platino. Autentico giramondo, quando viene in Italia Deodato mette insieme un gruppo con alcuni dei migliori jazzisti italiani, che riescono ormai ad esaltare al meglio l’inconfondibile suono del suo piano Fender e i suoi immortali arrangiamenti di brani famosissimi, come lo storico “Also Spracht Zaratustra”, che lo fatto conoscere ed amare in ogni luogo.
DAVID KIKOSKI / EDDIE GOMEZ / ROBERTO GATTO
David Kikoski è quasi di casa, ormai, in Italia. Frequenti sono infatti i suoi giri, in veste da leader o da sideman. Ciò ne ha fatto un musicista molto conosciuto e apprezzato, in virtù di uno stile che, partendo da doti tecniche ragguardevoli, si dimostra sempre adattabile a contesti diversi. Tale eclettismo, che a volte può essere un segnale di debolezza espressiva, in Kikoski si rivela invece qualità vincente, specchio di un bagaglio culturale ampio e metabolizzato. Strumentista estroverso, dotato di swing poderoso e fervida fantasia, Dave ha suonato con John Scofield, Michael Brecker, Chris Potter, Joe Henderson, Dave Holland, Chick Corea, John Patitucci, Tom Harrell, e in particolare con il leggendario batterista Roy Haynes, nel cui gruppo è presente fin dal 1985. Ha quindi diretto propri trii, sempre con ritmiche eccellenti, trovando soprattutto in Eddie
Gomez un partner ideale. D’altra parte Gomez è uno dei più famosi bassisti del mondo, e la sua lunga collaborazione con Bill Evans, dal 1966 al 1977, rimarrà per sempre nella storia del jazz come archetipo di una rinnovata concezione della formula del trio. L’elemento di novità, anche in quest’ultimo concerto del festival, consiste nella presenza alla batteria di Roberto Gatto, musicista notissimo e da tempo ai vertici in campo nazionale. Un concerto molto atteso, ispirato ed intrigante, degna conclusione di un festival tutto da vivere ed ascoltare.