338 Accostamenti tra arte antica e contemporanea :Layout 1
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n° 338 - gennaio 2009 © Tutti i diritti sono riservati Fondazione Internazionale Menarini - è vietata la riproduzione anche parziale dei testi e delle fotografie Direttore Responsabile Lucia Aleotti - Redazione, corrispondenza: «Minuti» Via Sette Santi n.1 - 50131 Firenze - www.fondazione-menarini.it Accostamenti: arte antica e contemporanea Una occasione di dialogo a distanza ravvicinata tra opere del passato e del Novecento al Museo Amedeo Lia di La Spezia Una mostra ricca di spunti permette di rileggere con prospettiva diversa alcuni capolavori del Museo Lia della Spezia, collezione straordinaria per panorama cronologico e tipologico; la raccolta spazia dalle “arti maggiori”, pittura e scultura, senza tralasciare la miniatura fino a un entusiasmante percorso che raccoglie una sterminata produzione di manufatti artistici italiani ed europei (dal VI secolo a.C. fino ad approdare al XVIII). Una raccolta che rispecchia la passione collezionistica di Amedeo Lia, che da oltre dieci anni ha donato alla città un polo di attrazione culturale di primissimo ordine. La mostra Accostamenti – nata da una fervida intuizione dello stesso Amedeo Lia – offre una duplice occasione: da un lato si possono rileggere in modo inedito alcuni dei capolavori del Museo, che può vantare una quadreria di circa duecento opere, dalle tavole due-trecentesche ai dipinti settecenteschi; dall’altro la mostra offre l’opportunità di conoscere un versante ignoto dell’animo del collezionista e del suo interesse per la produzione artistica dell’ultimo secolo, che solo in apparenza diverge dalla sua spiccata propensione antiquaria. Come racconta Andrea Marmori, Direttore del Museo Lia, «l’obiettivo della mostra è di far conoscere al pubblico questo incredibile patrimonio che il museo conserva: un’altra dimostrazione che l’arte antica può interessare anche i cultori dell’arte contemporanea. Il percorso espositivo mostra come il dipinto antico è stato scuola, palestra o esempio per alcuni pittori che hanno ora dissacrato, ora seguito la lezione accademica dei maestri del passato, a seconda della propria pulsione o congerie culturale. Non esiste una frattura tra l’antico e il moderno». La mostra mette così a confronto opere di arte antica, stabilmente conservate nel Museo, con opere del XX secolo, fornendo al visitatore nuove occasioni di paragone e ulteriori spunti di riflessione. L’ordinamento delle opere proposte e l'allestimento sono stati concepiti prevedendo la precedenza delle opere antiche, alle quali, una per ciascuna, viene appunto accostata un’opera del XX secolo, proveniente dalla collezione privata di Amedeo Lia. I criteri adottati nel proporre l’or- in alto: Filippo Lauri:Venere, Cupido e Satiro in basso: Pierre Auguste Renoir (?): Nudo femminile disteso dinamento della mostra non seguono un ordine, ma procedono per sintonie e assonanze secondo tre principi: il tema legato al soggetto narrato dal dipinto, la composizione (ovvero la struttura narrativa del dipinto) e il colore, anche se in alcuni casi i criteri di confronto si fondono e so- pag. 2 in alto a sinistra: Giorgio Chiulinovich: Madonna col Bambino e santi in basso a sinistra: Tino Stefanoni: Le tre matite verdi in alto a destra: Paolo Anesi: Paesaggio con un fiume e un castello in basso a destra: Ardengo Soffici: Paesaggio marino vrappongono tra loro. Una ricerca da cui è nato un viaggio artistico di elevatissima qualità con nomi del calibro di Maurice Utrillo, Pierre Auguste Renoir, Giorgio De Chirico, Massimo Campigli, Filippo De Pisis, Ottone Rosai e Ardengo Soffici, solo per citare alcuni tra i protagonisti della prima metà del Novecento. Accanto ad artisti consolidati figurano alcuni pionieri dell’astrazione italiana Osvaldo Licini, Alberto Magnelli, Enrico Prampolini, Atanasio Soldati - presenti in mostra con dipinti di rilevanza storica, e poi esempi delle ricerche astratte internazionali con autori stranieri, come Max Bill, Jean Dewasne, Aurélie Nemours, che ben definiscono l’ampiezza e l’apertura degli interessi di Amedeo Lia. Opere tutte messe in dialogo con dipinti del passato in un confronto stimolante e ricco di suggestioni. Il biglietto da visita per l’intera mostra è rappresentato dal primo accostamento, due capolavori che sono la cifra e il viatico per l’intero percorso espositivo: l’Autoritratto di Pontormo, opera di grande fascino che rappresenta uno dei volti noti del museo, dialoga con Contralto 2 di Aurélie Nemours, un perfetto incastro geometrico di forme quadrate, divenuto cifra stilistica dell’artista a cui il Centre Pompidou ha dedicato una grande retrospettiva nel 2004. Un capitolo a sé stante della mostra è rappresentato da un ritratto di Amedeo Lia firmato nel 2007 da Rocco Normanno; il collezionista appare effigiato alla maniera rinascimentale, attorniato da opere d’arte facente parti della sua collezione. Una presenza che segue lo spettatore lungo tutto l’itinerario anche tramite alcuni frasi che testimoniano la sua passione e curiosità nell’avventurarsi nel mercato dell’arte. L’ingegnere ha ammesso che ancora non ha svelato tutto sulle sue infinite collezioni: «Gli oggetti che colpi- pag. 3 vano il mio gusto, nato ed arricchito nelle immancabili sia pur fugaci visite ai musei, durante le quali sempre avrei rubato, determinavano su di me un’emozione così forte che mi dava forza e coraggio per prendere la decisione di non poter tornare a casa se non in compagnia della nuova scoperta: e quante, quante rinunce!». Grazie a questo amore instancabile per la storia dell’arte si possono ammirare una serie di capolavori inediti, come il superbo Cavallo disegnato da Giorgio De Chirico sotto lo sguardo attento dello stesso Lia. L’opera, che mostra tutto la forza del pictor optimus, è stata accostata a un Paesaggio con cacciatore di Francesco Zuccarelli: una sintonia palmare che va oltre l’analogia del tema incentrato sui cavalli. E ancora un dipinto mitologico di Filippo Lauri, pittore di gusto arcadico, è accostato a un nudo disteso di spalle attribuito verosimilmente a Renoir: in questo caso la matrice classica e l’attenzione al contesto, oltre che la sensualità del corpo nudo, accomunano le due opere. Numericamente cospicuo è poi il gruppo di opere sei e settecentesche presenti in mostra, tra cui spicca il grande quadro mitologico con le Nozze di Bacco e Arianna variamente attribuito a Bernardo Strozzi o al suo allievo Bernardo Stroifi, che è messo a confronto con il cielo stellato di Dorazio per la comune scelta cromatica e in parte tematica (il desiderio di qualcosa di irraggiungibile). Il baluginare nella profondità del blu in Dorazio dimostra la diacronicità dell’esperienza artistica e di come attraverso il tempo si perpetui un analogo modo di raccontare. I confronti continuano sul tema del paesaggio: da quello venato di classicismo di Paolo Anesi in tandem con Ardengo Soffici, alla Veduta della Piazza del Quirinale di Gaspar van Wittel a confronto con uno scorcio di Montmarte di Maurice Utrillo fino all’arioso Paesaggio di Jan Frans van Bloemen, chiamato non a caso dai suoi contemporanei l’Orizzonte, che si incontra con una strada solitaria di Ottone Rosai. Sorprendenti infine alcuni accostamenti: il San Bartolomeo di Nicola di Maestro Antonio, pittore marchigiano documentato intorno al 1472 con Montè del fiorentino Alberto Magnelli, che nella sua ricerca astratta dimostra di aver studiato con attenzione la pittura del Quattrocento. Due opere in apparenza lontane ma accomunate dagli stessi toni caldi, legati alla terra e da un medesimo gioco di forme taglienti. E ancora, Le tre matite verdi di Tino Stefanoni (1974) potrebbero vestire - cinquecento anni indietro - i panneggi ieratici della Vergine e dei Santi che ancora affascinano lo sguardo, protagonisti di una tavola dipinta da Giorgio Schiavone. Epoche diverse si incontrano alternando soggetti in alto: Maestro romano: Tavola imbandita con fiori e frutta in basso: Filippo De Pisis: Natura morta autunnale e stili differenti in una mostra seducente e ricca di intuizioni; una rassegna davvero ampia e complessa che è stata suddivisa in due momenti espositivi differenti: il primo capitolo aperto fino all’8 marzo 2009, mentre il secondo si inaugurerà il 19 marzo (fino al 28 giugno 2009). Una rassegna bifronte a testimonianza del fatto che il piacere dell’arte e della scoperta trascendono il tempo e ogni forma d’espressione. E soprattutto che il lavoro del collezionista - come la sua personalità - è sempre in divenire. federico poletti pag. 5