Coltivare l`intimità di coppia Il sessuologo può essere di aiuto
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Coltivare l`intimità di coppia Il sessuologo può essere di aiuto
25 LA PROVINCIA VENERDÌ 26 SETTEMBRE 2014 Coltivare l’intimità di coppia Il sessuologo può essere di aiuto Dal 29 settembre a Lecco la settimana del benessere sessuale «Utile affrontare problemi che influiscono negativamente sulla vita» Farbenel’amorefabene all’amore. Nell’era della comunicazione, parlare di sesso è sicura fonte di audience. Sesso sbandierato, bistrattato, banalizzato. Eppure, in pochi campi sopravvivono così numerosi e diffusi tabù tanto che, a parlarne seriamente, di sessualità si fa fatica, tanto più davanti a un dottore che ti radiografa possibili problemi o fobie. Disturbi da affrontare Matrimoni in crisi Spesso questa è una causa Studi medici aperti raccorda costantemente con la dottoressa oncologa Silvia Villa, presidentessa della Lilt. «Con l’ambulatorio siamo in fase iniziale:attendiamoancoraqualchemese per verificare se le abitudini al fumo, nei pazienti seguiti, è davvero cessata». Un ambulatorio nato, tra l’altro, all’interno del reparto di cardiologia, proprio per supportare i pazienti che hanno avuto un evento ischemico o un angina, a smettere di fumare, e condotto dalle dottoresse Sandra Suraci e Caterina De Carlini. «I farmaci precedenti erano controindicati. La vareniclina è invece utilizzata anche da chi ha avuto un evento cardiovascolare» spiega il dottore. Va da sé che l’ambulatorio è aperto a tutti, non sono ai malati di cuore. Ma è nato con questo particolare target: «Purtroppo, studi clinici italiani dicono che, a sei mesi da una terapia antifumo, il 25 per cento dei pazienti cardiopatici riprende a fumare. Questo in qualche modo annulla la terapia e gli sforzi medici fatti». Secondo lestimedell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) , circa un terzo della popolazione mondiale fuma. In Italia invece, secondo i risultati dell’indagine Iss-Doxa 2012, è il 20,8 per cento degli adulti, di età superiore ai 15 anni, che si dichiara fumatore: ben 10,8 milioni di persone, in prevalenza uomini. La fascia di età con più alta percentuale di fumatori è quella compresa tra i 25 e i 44 anni. L. BOS. Lecco, bensì dalla sede centrale di Abio a Milano. Ci facciamo conoscere come Abio Italia: è un modo di raccogliere fondi per istituire corsi di formazione per nuovi volontari. I corsi infatti, molto impegnativi e con la presenza di psicologi, sono anche onerosi per l’associazione. Soprattutto, con questa Giornata nazionale, diffondiamo ciò che facciamo, e incontriamo anche persone che fanno volontariato. pennarelli, piccoli gadget. Animiamo la presenza dei bimbi con palloncini, truccabimbi, momenti di gioco e svago. Cosa sta facendo Abio a Lecco? In pediatria al Manzoni nel 2013 abbiamo donato l’arredo della saletta centrale del reparto, dove si ritrovano i bambini: tavolini, armadi e forniture nuove. Ovviamente, la parte principale è stare insieme ai bambini, aiutarli condividendo un po’ del tempo con loro durante l’ospedalizzazione. Ci sono in corso altri progetti e idee: sarebbe bello sostituire, ad esempio, le poltrone letto delle mamme, nelle camere. Seguiamo anche ciò che ci viene chiesto in ospedale. Abbiamo preparato kit per i bambini in isolamento: non potendo uscire, abbiamo fatto pervenire loro fumetti, fogli con Chi può diventare volontario Abio? Tutti, tra i 18 e i 65 anni. L’importante è seguire il corso di formazione: 6-7 incontri e 60 ore di tirocinio in ospedale affiancati da un tutor. Le ore devono essere effettuate tutte. È un impegno. Il corso serve anche a vedere le attitudini personali: non si tratta di stare solo con i bambini. Occorre verificare la disposizione psicologica, e la disponibilità di tempo: c’è una riunione mensile, e poi le tre ore settimanali di volontariato nel reparto. Quali gli obiettivi dell’associazione? Ridurre al minimo il potenziale rischio di trauma che ogni ricovero presenta, collaborando con le diverse figure operanti in ospedale per una promozione del benessere del bambino. E ancora, sviluppare una crescente attenzione alle indicazioni previste dalla Carta dei Diritti dei Bambini e degli Adolescenti in Ospedale. 1 Laura Bosisio Adesso la Federazione italiana di sessuologia scientifica (Fiss) esce allo scoperto, per così dire, con una iniziativa popolare originale, prima nel suo genere: la settimana del benessere sessuale. Dal 29 settembre al 4 ottobre, ci si potrà prenotare, in uno degli studi medici che aderiscono all’iniziativa. Per un colloquio «a sfondo sessuale», certo, ma con una finalità ben precisa: affrontare i problemi psicologici connessi all’intimità. «Ho aderito a questa settimana perché è promossa dalla Fiss. Il motivo è sensibilizzare sull’importanza del benessere psicologico legato in particolare alla sfera sessuale»affermaElenaMaggioni, psicologa, con una formazione quadriennale in sessuologia clinica e studio in centro a Lecco. «È la prima edizione e credo sia utile – afferma-perpromuovereunacultura anche del benessere sessuologico». Un’area, spiegano gli psicologi, spesso lasciata in disparte, che si affronta con estremo imbarazzo. « Mi trovo spesso di fronte a tantissime persone che hanno problemi, che influiscono in maniera negativa sulla proprio vita. Ricevo tantissime email: scrivere risulta comunque più facile, si vincono le ritrosie». E capita che, chi ne vuol parla- Un’opera di Munch “Ossessione” re, magari non ottiene le giuste risposte. Insomma, se il sesso è tabù e parlarne un autentica vergogna, per tantissimi è anche vero, paradossalmente, alla base di problematiche affettive, matrimoniali e non, adulte o adolescenziali, gira e rigira, si finisce sempre lì. Lo psicosessuologo, figura nuova «Problema diffuso, per cui non si sa a chi rivolgersi. Del resto, il sessuologo, o lo psicosessuologo, è una figura relativamente nuova. Anche con questa iniziativa, vogliamo far sapere che esistiamo: il sessuologo, e lo psicologo specializzato in sessuologia, è una figura professionale affidabile a cui potersi rivolgere». Il messaggio è chiaro e rassicurante: una soluzione, a problemi che le persone pensano irrimediabili, c’è. Ma chi si rivolge più volentieri a questi medici del benessere affettivo? «Le persone più disparate» spiega la dottoressa Maggioni. « Forse la situazione più comune, e più frequente di quanto si pensi, è quella di coppie sposate che non sono mai riuscite ad avere rapporti sessuali completi. Ma anche casi individuali: ansia da prestazione, problemi di orgasmo per le donne, di erezione per gli uomini. Paure, fobie rispetto alla sessualità che limitano il trovarsi nella coppia». L’approccio dello specialista è dunque al crocevia tra psicoterapia e medicina clinica. Le cause? «Le più svariate. Una educazione rigida o povera rispetto alla sessualità, abusi o traumi. Più spesso, però, sono problematiche ben più semplici. E la buona notizia è che si può guarire». 1 L. Bos. Vivere la sessualità in maniera negativa, e, soprattutto, non affrontare queste difficoltà schiettamente, se possibile con il proprio partner, non fa bene all’amore. È una delle maggiori cause di crisi nel matrimonio, assicurano gli psicologi. Anche per questo è stata indetta dalla Federazione italiana di sessuologia scientifica (FISS) la Settimana del Benessere Sessuale. Molti gli studi che apriranno le porte per colloqui gratuiti individuali o di coppia, per tutta la prossima settimana, dal 29 settembre al 4 ottobre (tutti i recapiti sul sito della Fiss). Secondo le stime della Siss, i disturbi del sesso riguarderebbero sedici milioni di italiani: in pratica, un italiano su quattro non vive bene la propria sessualità. Uno degli scopi della sessuologia clinica è proprio quello di cercare di restituire una qualità di vita migliore alle persone che soffrono di qualche disfunzione sessuale. «Le cause di questi disturbi - spiegano gli organizzatori della settimana - possono essere legate a problemi organici, ma spesso la loro natura è prevalentemente psicologica: è una sofferenza che nasce dalle emozioni vissute nel rapporto sessuale e che possono avere radici in noi stessi, nell’educazione che abbiamo ricevuto, oppure anche nella relazione che stiamo vivendo. L. BOS. “Giornata del ciclamino” Malati oncologici a Lecco Contro la sclerodermia Le frontiere della cura Per il ventesimo anno consecutivo il Gruppo italiano per la Lotta alla sclerodermia (Gils) promuove la “Giornata del Ciclamino”. Presente in più di 100 piazze italiane, il Gils si pone come obiettivo quello di far conoscere e favorire la diagnosi precoce della sclerodermia. Per fare questo l’associazione raccoglie fondi a favore della ricerca: quest’anno in particolare, il Gils si propone di supportare un progetto sulle problematiche dell’apparato gastroenterico e della nutrizione nel malato sclerodermico e sensibilizzare i cittadini su una malattia che, oggi, è ancora poco conosciuta. Come negli anni precedenti, l’ospedale Mandic di Merate aderisce all’iniziativa mettendo a disposizione, questa mattina, dalle 9 alle 12, i suoi specialisti che offriranno a tutti gli interessati visite e controlli gratuiti per la preven- zione e la diagnosi della patologia. «Sclerodermia – spiega Massimo Vanoli, direttore della Struttura di medicina generale dell’ospedale meratese, che con i suoi collaboratori si fa carico dell’iniziativa – letteralmente significa pelle dura. La malattia, però, non colpisce solamente la cute: può infatti interessare anche organi interni come il cuore, i polmoni, il tubo digerente, i reni». «Questa malattia – continua lo specialista del Mandic – è ancora poco conosciuta: è una patologia cronica, autoimmune, invalidante, multiorgano appunto , che colpisce in prevalenza le donne. Nella maggior parte dei casi il sintomo più precoce è il cambiamento di colore delle mani, che nel linguaggio medico è definito Fenomeno di Raynaud, dopo l’esposizione al freddo: la pelle si fa bianca, poi cianotica e rossa come il colore, appunto, del ciclamino». 1 L.Bos. «La ricerca clinica in oncologia: la realtà lecchese». Questo il titolo del convegno che si terrà domani all’Aula Magna dell’ospedale Manzoni. Dalle 8.30 alle 15 si parlerà nuove frontiere della cura ai tumori. La convention vedrà la partecipazione di diversi professionisti sanitari tra cui medici oncologi, gastroenterologi, anatomopatologi, e farmacisti, che da tempo negli ospedali di Lecco e Merate (e sul territorio provinciale) si occupano di ricerca clinica e dei trattamenti delle principali neoplasie. Sarà l’occasione per fare il punto della situazione sui malati oncologici negli ospedali lecchesi, le cure attuali e le prospettive. «La terapia per curare i tumori rappresenta oggi una delle sfide più impegnative per medici e ricercatori» spiega il primario del Dipartimento oncologico, An- tonio Ardizzoia. «Un’arma fondamentale, nella quale sono riposte grandi speranze, è rappresentata proprio dalla ricerca scientifica: che comporta raccogliere dati, condurre esperimenti, e interpretare i risultati». L’obiettivo ultimo è che un giorno si possa dire fine alla parola cancro. Intanto, anche negli ospedali lecchesi sono in uso, in via sperimentale e non, biofarmaci sempre più efficaci, per terapie mirate e personalizzate, grazie ai cosiddetti biofarmaci di nuova generazione. «Per partecipare attivamente alla ricerca clinica sul cancro, insieme ad altri centri italiani, nel nostro reparto di oncologia medica all’ospedale di Lecco è stato istituito già da qualche anno l’Ufficio sperimentazioni cliniche» continua il primario. Il convegno è aperto al grande pubblico. 1 L. Bos.